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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Pirati/Palagiano (Idv): Governo per contrasto alla criminalità

Posted by fidest press agency su sabato, 2 Maggio 2009

“Dopo il nuovo attacco ai danni del mercantile italiano Jolly Smeraldo, credo sia arrivato il momento per le istituzioni di reagire, di intraprendere una concreta azione per tutelare gli equipaggi italiani da tali atti criminali”. Lo dichiara Antonio Palagiano, Capogruppo dell’Italia dei Valori in Commissione Affari sociali. “L’Italia è il Paese del continente europeo più bagnato dal mare e la sua flotta commerciale e del turismo da crociera è una tra le prime al mondo. Migliaia di cittadini italiani – continua Palagiano – lavorano come personale qualificato su petroliere, portacontainer e transatlantici. Pertanto l’Italia è, con i suoi oltre duemila passaggi annuali al largo delle coste somale, uno dei Paesi più esposti agli attacchi”. “Non possiamo affidare le vite e l’incolumità degli equipaggi italiani alle singole o sporadiche iniziative di qualche armatore previdente – prosegue il dipietrista –  è ora che il Governo italiano, che si dichiara così sensibile alla questione sicurezza,  intraprenda un’azione concreta di contrasto alle organizzazioni criminali che sottendono questo tipo di episodi, ad esempio promuovendo un’iniziativa presso l’ONU che autorizzi il contingente militare internazionale, che sorveglia una così vasta area di mare, a bloccare le navi d’appoggio e ad attaccarle per catturare i predoni”. “Questa situazione – conclude il deputato dell’Idv – è diventata drammatica ed urgente. Non è il caso di aspettare il rimpatrio dei primi morti per reagire”.

2 Risposte a “Pirati/Palagiano (Idv): Governo per contrasto alla criminalità”

  1. pacallo91 said

    non mi sembra che il governo sia così sensibile al settore della giustizia se fa tagli su tagli…non trovate?????

  2. fidest said

    Mi son sempre chiesto perchè solo in Italia, tra i paesi del mondo più industrializzati, il corso della giustizia continui ad avere templi biblici prima di condurci ad una sentenza definitiva. Eppure ci vorrebbe poco e non ci vengano a dire che mancano le risorse. Forse è più economico far durare un processo tra i vari livelli di giudizio otto o dieci anni? Non pensano i nostri legislatori i danni diretti e riflessi che ne derivano lungo tutta la filiera giustizia? Credo che lo sappiano molto bene e a questo punto lascio a chi legge trarne le debite conclusioni. Riccardo Alfonso

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