I chirurghi dei Riuniti in Mongolia
Posted by fidest press agency su martedì, 25 agosto 2009
Bergamo. Arriverà in Mongolia il 4 settembre la delegazione di medici degli Ospedali Riuniti che per una settimana eseguirà interventi, soprattutto pediatrici, all’ospedale di Arvayheer. Si tratta della prima missione medica dopo i contatti avuti nei mesi scorsi in vista di un futuro gemellaggio tra le due strutture sanitarie, sul modello di quanto già avvenuto con l’Uzbekistan, sotto l’egida della regione Lombardia. Con Maurizio Migliori della Direzione Medica partiranno il primario di Chirurgia Pediatrica Daniele Alberti, i chirurghi plastici Marcello Carminati e Luca Ortelli, l’anestesista Bruno Carrara e Michele Andreoletti dell’Ingegneria Clinica, che compirà una ricognizione sulle apparecchiature in uso. Per una settimana si occuperanno di malformazioni congenite e di ridurre gli esiti di ustioni, molto frequenti tra i bambini della zona a causa dell’utilizzo di stufe per il riscaldamento, ma anche dell’addestramento del personale sanitario locale. Questa missione s’inserisce in un percorso avviato dall’Wopsec, associazione che raduna i chirurghi pediatrici a livello mondiale e che ha già intessuto rapporti di collaborazione con le autorità locali. I primi contatti sono scaturiti grazie a padre Ernesto Viscardi, missionario bergamasca della Consolata di Torino attualmente con altri confratelli in Mongolia. Grazie a Wopsec altre équipe hanno già portato il loro contributo: da alcuni sanitari francesi ai rappresentanti dell’ospedale di Treviso, che tornerà sul posto anche il prossimo ottobre e che ha apprezzato il coinvolgimento dei Riuniti per garantire una certa continuità alle missioni umanitarie. La delegazione bergamasca porterà con sé 60 chilogrammi di materiale tra indumenti, presidi e attrezzi chirurgici, parte dei quali sono stati donati da alcune aziende che operano nel settore. Nell’ambito del trasferimento nel nuovo ospedale, e della conseguente dismissione di alcune apparecchiature che saranno rinnovate, l’ospedale in Mongolia è tra le strutture che potrebbero ricevere parte della tecnologia dismessa.
Rispondi