G20 e i paradisi fiscali
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 novembre 2009
Alla vigilia dell’incontro dei ministri delle Finanze di St Andrews, la CRBM chiede al G20 di compiere dei passi concreti nella lotta contro i paradisi fiscali. Secondo la CRBM finora al riguardo si è fatto ben poco. Affidare un ruolo fondamentale all’OCSE non ha pagato i dividendi, tanto che la lista nera dell’organizzazione sovranazionale è già vuota, quasi come se il problema fosse quasi del tutto risolto. Meglio allora far riferimento al Financial Secrecy Index (http://www.financialsecrecyindex.com/), che invece annovera ben 60 Paesi nella sua lista nera basata su una serie di indicatori ben precisi. Colpisce come in “prima posizione” si trovi lo Stato americano del Delaware, meno rinomato come paradiso fiscale rispetto a Lussemburgo, Svizzera e Cayman Island, che invece seguono “in classifica”. “E’ inutile l’attivismo nazionale dell’ultima ora del ministro Giulio Tremonti”, ha dichiarato Andrea Baranes della CRBM, presente in Inghilterra nei giorni del vertice, “se poi non si riesce a fare veri progressi a livello multilaterale”. “E’ palese che le liste OCSE sono inefficaci, e l’evasione e l’elusione fiscali continuano indisturbate in barba agli impegni del G20 o ai dubbi scudi fiscali” ha continuato Baranes. “Il problema non si risolve solo con sortite lampo in Svizzera, ma è l’intera rete internazionale dei paradisi fiscali che va smontata ed oggi la società civile internazionale propone la via di uscita tecnica ed operativa per farlo. Serve solo una vera volontà politica” ha concluso Baranes
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