Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Archive for 7 gennaio 2010

Teatro: “Solaris, toccata e fuga”

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

Roma 10 e venerdì 15 gennaio 2010 ore 21.00 al Teatro Testaccio via Romolo Gessi, 8  presenta  “Solaris, toccata e fuga” drammaturgia Angela Antonini e Paola Traverso con Angela Antonini “Mise en Espace”, Massimo D’orzi  “Linguaggio indecifrabile, geroglifico egizio”, tuttavia il solo unico vero linguaggio è quello della donna protagonista di Solaris, il grande capolavoro della letteratura del Novecento, che sfida la logica scientifica, razionale, positivista degli scienziati debolmente innamorati della vita, l’indifferenza di coloro che osservano il mondo freddamente, per cancellarne i colori, per abbassarne i volumi. Libera composizione di drammaturgie che appartengono a differenti scritture e poeti per tentare una rappresentazione – quasi un dipinto-  dell’uomo davanti alla forma nuova, mondo non ancora conquistato, sole rosso che si avvicina. Realtà sfuggente di sensazioni vaghe indefinite incarnate da un corpo di donna che, inafferrabile, appare e scompare ogni volta che l’uomo sfida le tenebre e chiude gli occhi. Lungo le rive del testo di Solaris incontriamo Ariel di Shakespeare, Madeleine de L’indifferente di Proust, la Ragazza di Antonioni, il girasole impazzito di Montale, Calipso di Omero, la femminetta di Leopardi, Viola di Calvino, toccata e fuga di immagini che raccontano dell’illusione del poeta quando cede al pensiero di un amore possibile.
Angela Antonini Interprete originale, spesso autrice dell’atto performativo che la vede in scena, fonda la sua personale ricerca su un’idea di teatro che rifiuta la linea cupa del teatro contemporaneo che concentra le proprie energie unicamente sul linguaggio dimenticandosi del contenuto che si ripete ogni volta che si apre un sipario: la perversione della specie umana e la follia come unico risultato delle passioni umane.
Massimo D’orzi Regista.  Esordisce giovanissimo in teatro portando in scena autori del Novecento quali Sartre (Morti senza tomba), A. Miller (Una specie di storia d’amore) e Joyce (Esuli).  Attualmente sta lavorando alla docu-fiction Ombre di luce ambientato all’interno dell’Università La Sapienza di Roma, e al documentario su uno dei più grandi musicisti della musica popolare brasiliana: Guinga.

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Pourquoi Pie XI a-t-il condamné l’Action Française?

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

È uscito nel mese di aprile un interessante libro di Yves Chiron e Èmile Poulat, Pourquoi Pie XI a-t-il condamné l’Action Française? (Niherne, Èditions BCM, 2009), in cui gli autori dimostrano che la condanna fu essenzialmente religiosa e non diplomatica, in quanto Pio XI non poteva tollerare la secolarizzazione della politica che morale sociale è oggetto della dottrina cattolica. Infatti, molti autori, e specialmente i maurrassiani, hanno sostenuto che Pio XI per diplomazia internazionale filo-germanica ha voluto indebolire la Francia di Aristide Briand e la sua politica, condannando un forte movimento di riscossa nazionale anti-tedesca come l’Action Française.  Yves Chiron cita a pagina 8 del libro suscritto l’abbé V.A. Berto (Une opinion sur l’Action Française, in “Itineraires”, aprile, 1986, p. 77-92; rist. Niherne, Edizioni BCM, 2009), il quale aveva sostenuto che la condanna era stata apportata “per motivi direttamente e specificatamente religiosi” e sempre l’abbé Berto commentava che “Pio XI giudicava inaccettabile una riduzione della filosofia politica a mera empiriologia con rapporti solamente estrinseci con la fede, la teologia, la morale cattolica in e in piena autonomia intrinseca” (p. 8 e 9). Lo Chiron fa notare che religione e politica (non partitica o azione diplomatica nazionale/internazionale) non sono separabili secondo la dottrina cattolica, la quale in ciò si distingue nettamente dal liberalismo, che propugna la piena separazione tra Chiesa e Stato (“libera Chiesa in libero Stato”), religione e politica. Onde la dottrina maurrassiana, paradossalmente, pecca di un certo naturalismo o liberalismo sociale e politico, pur essendo monarchica, antidemocratica e autoritaria. Di fronte a questa tendenza soprattutto di Maurras, poiché l’élite cattolica dell’Action Française, nata attorno al 1890, era stata falciata dalla prima grande guerra del ‘15-‘18, il Papa nel 1926 volle “unificare l’azione sociale dei laici cattolici francesi, sotto la direzione dottrinale dell’episcopato” (p. 13), per evitare una deriva naturalista e liberale, ossia di separazione tra temporale e spirituale della morale sociale. (Curzio Nitoglia) (mauras)

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Mostra di fotografie di Stefano Nicolini

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

Venezia dal 22 gennaio al 28 febbraio 2010 Sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana a cura di Laura Cherubini una nuova mostra dedicata alle fotografie di Stefano Nicolini e intitolata: “Piscine”. L’inaugurazione è prevista per giovedì 21 gennaio, alle ore 17.30, con ingresso dallo Scalone monumentale della Libreria Sansoviniana (Venezia, Piazzetta San Marco n. 13/a). La mostra sarà aperta al pubblico da venerdì 22 gennaio. Orari e biglietti del Percorso integrato dei Musei di Piazza San Marco. In Piscine, spiega l’autore a Laura Cherubini, curatrice della mostra «sono passato dal ritrarre il gesto della natura al ritrarre la natura del gesto». Attraverso l’alternarsi di inedite soluzioni stilistiche, le fotografie in mostra, realizzate durante gli scorsi Campionati del mondo di nuoto Roma 2009, diventano paradigma della società attuale, proponendo differenti visioni della realtà a seconda del punto temporale da cui la si osserva.  I Nuotatori così scarnificati sono la metafora di quella parte della società globale per cui la bellezza, vuota di sentimento, è ridotta a pura estetica, modello per schiere crescenti di uomini e donne che la monotonia di un’azione senzaiideali riduce ad automi.  Nei Foto Disegni l’autore trova rifugio alle angosce dei nostri tempi presentando i protagonisti degli scatti in una dimensione fantastica e irriverente al tempo stesso. Una mano che si allunga sull’acqua come un artiglio, corpi di atleti sospesi in volo e tra realtà e sogno, verso cui proietta irresistibilmente l’immagine di una piscina vuota, dove un bianco abbagliante contiene le righe-corsie della prossima pagina da scrivere La prefazione al catalogo della mostra Piscine, pubblicato da Silvana Editoriale, è a cura di Maria Letizia Sebastiani. (nuoto)

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Giorno della Memoria

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

Trani, 27 Gennaio 2010 Cineteatro Impero alle ore 20:00 Giovedi 28 Gennaio 2010 Trinitapoli (BT), Auditorium dell’Assunta alle ore 20:00  In occasione del Giorno della Memoria 2010, il cartellone del Festival Musica Judaica 2009–2010 ospita la nuova produzione Moon above the Gobi, recital di cabaret, swing e country nei Campi di concentramento giapponesi durante la 2a Guerra Mondiale. Moon above the Gobi raccoglie una vasta antologia di  canzoni del genere cabarettistico, jazzistico e leggero scritte principalmente da ufficiali musicisti statunitensi nei Campi militari aperti sino al 1944 dal Giappone nella sperduta Manciuria, a Omori (presso Tokio), sull’isola di Taiwan, a Changi, Singapore, Muntok, Palembang, Sumatra, ecc.  Ufficiali delle truppe Alleate, con strumenti musicali di fortuna e molta determinazione e fantasia, riuscirono ad organizzare una discreta attività musicale e scrivere su quaderni collettivi numerosi poemi, testi musicali e melodie di classico sapore country tipico della frontiera americana. Musica mai banale, quella scritta nei Campi giapponesi conserva una freschezza e originalità che la lontananza geografica dallo scenario bellico europeo rende ancor più affascinante.  Sorprendono non poco le date che si trovano in calce ad alcuni pezzi musicali scritti da Edmund Lilly o Harry Berry e recanti 27 agosto oppure 12 settembre 1945; ben dopo lo sgancio dell’atomica su Hiroshima e Nagasaki e la successiva richiesta di armistizio del Giappone agli Stati Uniti. Numerosi militari sopravvissuti dichiararono che, soprattutto durante gli ultimi mesi della Guerra, sia le autorità militari del Campo che i prigionieri erano assolutamente ignari dello svolgimento del conflitto e la notizia della fine dei combattimenti e della successiva resa giapponese arrivò con la graduale liberazione dei Campi che si trovavano nelle più sperdute regioni del continente asiatico. Un’orchestra insolita formata dagli strumenti riscontrati dall’analisi organologica dei Campi giapponesi (2 chitarre, armonica a bocca, pianoforte, percussioni, clarinetto, ecc.) oltre a un ottetto vocale (o, più precisamente, un double quartet come scritto nei quaderni musicali) eseguiranno, tra l’altro We’re in Trouble Again, Ijo Arimasen e I’m Dreaming that I’m Steaming di Harry Berry nonchè Lullaby, Ev’ry waking moment, Banner in the sky e la meravigliosa Moon above the Gobi dal The Manchurian Notebook del colonnello statunitense Edmund Lilly, canzone che dà il titolo al Recital. (stalag)

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Don Mazzi alla Elledici di Rivoli

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

Rivoli (Torino), 15 gennaio 2010 alle ore 17.30 corso Francia 214 Cascine Vica Rivoli, L’Editrice Elledici in collaborazione con l’Oratorio salesiano “Don Bosco” di Rivoli organizza una giornata d’incontro con don Antonio Mazzi, da decenni in “prima linea” sui temi dell’educazione, del “disagio” giovanile e delle tossicodipendenze. Don Mazzi presenterà l’ultimo libro che ha pubblicato con la casa editrice salesiana, Le parabole di un Pierino (Elledici 2009).  Alle ore 21.00, nell’adiacente Teatro “Don Bosco” di via Stupinigi 1, don Antonio Mazzi terrà una conferenza sul tema: “La famiglia può ancora educare?”.
Don Antonio Mazzi – Nato a Verona nel 1929, nel 1956 viene ordinato prete nei Poveri Servi della Divina Provvidenza di don Calabria. Fin da subito si impegna nelle problematiche dell’età evolutiva e della disabilità. Nel 1979 è direttore dell’Opera don Calabria a ridosso del Parco Lambro di Milano, dove, incontrata tutta la gravità del fenomeno delle tossicodipendenze, fonda il Progetto Exodus (dal 1996 Fondazione Exodus). Collabora da sempre con quotidiani e periodici ma, a partire dagli anni ’90, ha accettato il confronto anche con la comunicazione televisiva come ospite di alcuni programmi. Ha ricevuto tre lauree honoris causa in pedagogia rilasciate dall’Università di Palermo (1994), dall’Università Lecce (1996) e dall’Ateneo di Macerata (2004).
Le parabole di un Pierino (Elledici  2009, pp. 136, € 8,00 brossura, € 12,00 ed. ril.) – In un libro per tutti, giovani e meno giovani, don Antonio Mazzi (da sempre un “Pierino” di quelli che non si accontentano delle “solite risposte” e chiedono agli “adulti” qualcosa di più autentico) propone testimonianze, storie e riflessioni: «Parabole laiche» e «Parabole laiche… un po’ meno» per il nostro tempo, raccontate con un linguaggio diretto, immediato, a volte provocatorio ma, soprattutto, maturato sul campo della strada e dell’esperienza. (don mazzi)

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Prodotti proteici

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

Guardiamo con grande soddisfazione l’evolversi positiva della questione dei prodotti aproteici. Lo dichiara in una nota  il Dirigente Regionale Ugl Sanità Lazio Pietro Bardoscia. Oltre agli ultimi avvenimenti nel Lazio, relativi al Dicembre scorso,  in cui sembra che si prevederà un capitolo di bilancio finanziato con 3 milioni di euro per il 2010 destinato all’erogazione  dei prodotti aproteici è giunta il 30 Dicembre 2009, al Forum Nazionale delle Associazioni di Nefropatici,trapiantati d’organo  e di volontariato una lettera del Ministero della Salute- dipartimento della Qualità- nella quale si evince che nello schema di d.p.c.m.  ( che deve entrare in vigore ) relativo alla nuova definizione dei livelli essenziali di assistenza è prevista la fornitura gratuita dei  prodotti dietetici a favore delle persone affette da nefropatia cronica nei limiti e con le modalità fissate dalle Regioni.  La Ugl Sanità di Roma e Lazio  – conclude Bardoscia – si dichiara soddisfatta degli ultimi risvolti positivi  susseguitosi su questo  tema cosi delicato che premiano gli sforzi della nostra organizzazione sindacale a sostegno dei tanti pazienti nefropatici che  attraverso questi prodotti ritardano il loro ingresso in dialisi, una terapia salva/vita costosissima; una settimana di dialisi  costa infatti più di un mese di fornitura di prodotti aproteici.

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Genesis a gonfie vele

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

Numero di clienti duplicato e fatturato raddoppiato nell’ultimo anno. Sono risultati importanti quelli raggiunti da Genesis, azienda di Gorla Minore, che produce e commercializza impianti per la depurazione domestica dell’acqua e che utilizza il sistema CRM di Siseco.  La Genesis conta 35 tra collaboratori e operatori di call center. Con il telemarketing contattano una serie di potenziali clienti, fissano un appuntamento con quelli interessati e poi un agente va a casa delle persone per proporre i nostri depuratori per l’acqua. Prima la gestione era cartacea, poi un anno fa, Genesis ha scelto il gat.crm di Siseco, che ci ha davvero semplificato la vita: è un prodotto ottimo, che ci consente di avere in un attimo statistiche, storico e l’anagrafica. L’efficienza è aumentata almeno del 55%. Rispetto al 2008, nel 2009 il fatturato è aumentato del 50%». Ognuna delle 28 postazioni del call center è dotata di un computer, su cui si aggiornano in tempo reale i dati.
Genesis L’azienda, con sede a Gorla Minore (Va), fornisce macchinari made in Italy che grazie all’osmosi inversa depurano l’acqua del rubinetto, eliminando le eventuali impurità e gli inquinamenti. Il prodotto più venduto è New Slim, che produce fino a 90 litri all’ora. Grazie alle dimensioni ridotte (40 centimetri di base, 9,8 di altezza e 42,5 di larghezza) può essere installato sotto lo zoccolo della cucina. Il plus rispetto ad altre aziende che commercializzano prodotti simili, è che parte del macchinario è realizzata su misura per l’azienda, quindi gli interventi  in caso di guasto o malfunzionamento avvengono in un paio di giorni.
Siseco Nata nel 1987, Siseco (www.siseco.it) è azienda leader nel settore IT e sviluppa soluzioni rigorosamente “Made in Italy” grazie a un team interno di ingegneri e tecnici. I prodotti di punta sono GAT.crm, un sistema che vanta 10 anni di esperienza ed è utilizzato da oltre 25mila utenti, e b.com il CRM di nuova generazione realizzato in un’ottica web 2.0, potente, innovativo e altamente personalizzabile. Le proposte Siseco sono le uniche fornite già con i dati della Guida Monaci integrati: un database completo con l’anagrafica di 500mila aziende italiane verificate pronto per essere utilizzato e l’innovativo sistema di Lead Generation Integrato al CRM, basato sulla formula “Pay per Lead”. Sono oltre 250 le realtà in tutta Italia che utilizzano le piattaforme Siseco, tra queste Editalia (Istituto Gruppo Poligrafico Zecca dello Stato), Fastweb, Tre, Michelin, Il Sole 24 Ore, Telecom Italia, Editoriale Secondamano, Gruppo Phonemedia, Del Taglia Piscine.

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Racket in Sicilia

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

Girolamo Foti Segretario politico del movimentosud – Sicilia (GiPi) ha ruilasciato la seguente dichiarazione: “Visto il crescente verificarsi in Sicilia di fenomeni riconducibili al racket, valga da esempi.Quanto successo di recete a Palermo ed a Gela, considerati i reiterati appelli dei commercianti e delle associazioni di categoria, il movimentosud dei diritti invita tutti gli amici di facebook che condividono il nostro percorso e progetto politico di mobilitarsi e chiedere alle autorità politiche ed istituzionali, ai livelli più alti, di tornare ad un maggiore controllo del territorio affidando ai militari una nuova missione sul modello dei “Vespri siciliani” poiché l’attuale impiego non sembra fungere da deterrente alle azioni criminose. Così facendo le forze dell’ordine avranno maggiori margini di manovra per colpire l’organizzazione mafiosa che sta trovando nuovi equilibri interni. Non va poi tralasciato lo stato di sconforto e di sfiducia in cui versano i siciliani che assistono alle grandi discussioni sui massimi sistemi, così mentre a Roma si discute Sagunto è espugnata”.

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Copenaghen?

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

“E’ stato un fallimento” –  Questo il commento quasi unanime che ha frettolosamente messo una pietra sopra l’evento politico principale del 2009.  La sensazione è che tutto sia stato semplificato nel solito gioco di accuse; anche il nostro ministro per l’ambiente, ha accusato gli USA e la Cina di aver affossato il vertice in cinque minuti (vedi La Stampa 20/12/2009). In realtà a Copenaghen è successo qualcosa di importante che interessa il sistema di relazioni e poteri a livello multilaterale e che non riguarda solo il clima, ma l’economia, il commercio e molto altro. Ma per prima cosa occorre sgombrare il campo dalle false aspettative della vigilia del vertice. Chi aveva un minimo di conoscenza delle diverse posizioni mondiali, e non solo di quella europea o statunitense, o cinese, sapeva molto chiaramente che era assolutamente impossibile concludere un accordo vincolante. Non c’è analisi pre vertice che non lo mettesse bene in chiaro perchè le posizioni erano troppo distanti e il vertice dei paesi APEC, svoltosi a Singapore a metà novembre, lo aveva ufficializzato per tutti. Tanto per fare due conti, si calcola che dal 1800 al 2050 il pianeta abbia un bonus di emissioni di circa 2.200 miliardi di tonnellate di CO2 (per evitare che la temperatura media superi i due gradi). Sino al 2008 i paesi industrializzati ne hanno emessi 240, se si facesse una divisione pro capite fra gli abitanti della terra si otterrebbe che abbiamo superato la nostra “equa” quota, ovvero che abbiamo un debito rispetto al resto del mondo di 159 miliardi di t.l PVS, per farla corta, dicono che siamo in debito, che dobbiamo metterci a dieta e dubitano delle nostre intenzioni (la volontà di chiudere l’accordo di Kyoto è interpretata negativamente), pensano che i nostri sforzi per convincerli a ridurre le emissioni siano, per dirla brutalmente, “una fregatura” (il passato depone a loro favore), un modo per limitare il loro sviluppo, tenuto conto che da qui al 2020 la loro popolazione raddoppierà mentre la nostra rimarrà costante. A Copenaghen è qunque accaduto quello che accadde a Cancun nel corso dle vertice WTO nel 2005: I cosiddetti Basic: Brasile, India, Sud Africa e Cina hanno fatto gruppo e hanno dettato legge dicendo no ad un accordo che considerano non equilibrato. Copenaghen aveva un obiettivo irrealizzabile in un mondo che non crede nella cooperazione e nella condivisione degli oneri e dei benefici. Una analisi firmata da Nicholas Stern il 6 dicembre 2009, segnalava che se i paesi che hanno già stabilito dei limiti alle proprie emissioni con riferimento al 2020, li rispettassero, saremmo vicini a raggiungere l’obiettivo di limitare al 2020 il totale delle emissioni di CO2 equivalenti a 44 miliardi di tonnellate. Per la precisione il rapporto quantifica gli attuali impegni dichiarati in un target di 46 Gt al 2020, ne mancherebbero da tagliare solo 2 Gt. Detto in altre parole se i paesi lo vorranno non servirà alcun nuovo accordo. Tutto dipende dalla direzione in cui si muoveranno gli investimenti economici. Da cosa vorranno coloro che votano. (Roberto Meregalli in sintesi)

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Cresce il Bisogno di Sicurezza nel Mondo

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

Londra. Cresce il bisogno di sicurezza in tutto il mondo e la ricerca di nuovi, piu’ sicuri e avanzati sistemi e’ in cima alla lista delle priorita’ dei governi a livello globale. Soprattutto dopo il fallito attentato di Natale contro il volo Amsterdam-Detroit della Delta-Northwest Airlines. Nuova spinta, dunque, per il mercato biometrico che negli ultimi anni ha mostrato crescite significative costanti in tutta Europa, in Medio Oriente e in Africa. A guidare il mercato saranno i  progetti per la sicurezza delle infrastrutture critiche quali gli aeroporti, ma anche i nuovi passaporti elettronici, i programmi per l’identificazione delle persone in vari Paesi Europei (vale a dire tessere sanitarie, patenti e carte d’identità).Una nuova analisi, condotta da Frost & Sullivan, ritiene che il mercato nel 2008 è stato valutato in € 216.1 milioni e si prevede che raggiungerà  € 1,058.0 milioni entro il 2015, crescendo ad tasso medio annuo del 25,5 per cento nel periodo 2008-2015. Le tecnologie includono: riconoscimento di impronte digitali, del volto, dell’iride, della voce così come della geometria della mano e la verifica della firma. La convergenza della sicurezza per il controllo di accesso fisico e logico attraverso l’utilizzo di smart card con tecnologia biometrica integrata nella smart card stessa è uno dei principali motori del mercato. È destinata a diventare lo standard in molte organizzazioni per la gestione sicura delle credenziali. Il regolamento 9.303 dell’International Civil Aviation Organisation (ICAO) e il regolamento  2252 della Commissione Europea (CE) stanno favorendo notevolmente la distribuzione e l’utilizzo dei passaporti biometrici. Carte d’identità, patenti di guida e tessere sanitarie stanno, inoltre, per entrare in circolazione in vari Paesi europei, nei prossimi tre anni.
EMEA Biometrics Market fa parte dell’Automatic Identification & Security Growth Partnership Service programme di Frost & Sullivan, che anche include ricerche nei seguenti mercati: Electronic Physical Security in Banking and Finance, Electronic Physical Security in Retail, European Security Services Market, European Intrusion Detection System Market e, Opportunities in the European Access Control Market.
Frost & Sullivan, la Growth Partnership Company, lavora in stretta collaborazione con i propri clienti per aiutarli ad accelerare la loro crescita e a raggiungere risultati di rilievo in termini di  crescita, innovazione e leadership di mercato. Il Growth Partnership Service di Frost & Sullivan offre ai manager e ai loro team una serie di strumenti quali ricerche e modelli di best practice che permettono l’identificazione, la valutazione e l’implementazione di significative strategie di crescita. Frost & Sullivan ha oltre 45 anni di esperienza maturata lavorando per conto e in collaborazione con importanti societa’ a livello globale fra cui le prime 1000, aziende emergenti e investitori e vanta una rete di  piu’ di 40 uffici in cinque continenti. Per far parte della nostra Growth Partnership, si prega di visitare il sito http://www.frost.com

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XV Corso sul Diritto dei Popoli

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

La Fondazione Basso – Sezione internazionale e la Scuola di giornalismo, informano che sono aperte le iscrizioni al Corso di Formazione e Perfezionamento sul Diritto dei Popoli “L’Africa nella crisi economica. Dinamiche interne e relazioni internazionali”. Il ciclo di seminari avrà luogo da gennaio a giugno ogni ultimo venerdì del mese e può considerarsi come il proseguimento di un percorso di analisi e di studio sulla crisi economica e le relazioni internazionali iniziato con il precedente Corso sul Diritto dei Popoli e proseguito con la Scuola Napoletana per il Diritto dei Popoli del 2009. I temi che si andranno ad affrontare nel 2010 avranno come epicentro L’Africa, un continente dalle mille sfaccettature e attraversato da dinamiche molteplici e diverse. Come si inserisce l’Africa all’interno della crisi economica e finanziaria attualmente in corso? Nella serie di seminari previsti si cercheranno di analizzare più questioni: dal fallimento delle politiche di aiuto, ai fenomeni migratori legati al mancato accesso alle risorse. Tenendo conto della vastità del continente si cercherà di comprendere come nuovi rapporti economici internazionali si stanno costruendo e quali sono le loro conseguenze sulle società africane. In particolare qual è il ruolo che la Cina sta acquisendo e qual è l’impatto degli investimenti cinesi sulle economie locali? Inoltre si cercherà di approfondire la funzione svolta dalla giustizia internazionale in un contesto attraversato da conflitti che dietro il carattere etnico-religioso nasconde spesso interessi economici internazionali. I seminari prevedono anche una analisi critica del giornalismo in Africa e sull’Africa, un continente in cui l’informazione è in forte crisi e sul quale si fa informazione poco e superficialmente. In questo senso l’Africa sarà al centro del percorso che il Corso sul Diritto dei Popoli propone per il 2010 a tutti gli interessati. Calendario degli incontri: 29 Gennaio – L’industria della solidarietà 26 Febbraio – Le migrazioni interne ed esterne all’Africa 26 Marzo – Il ruolo della Cina nel continente Africano 30 Aprile – La crisi dell’informazione in Africa 28 Maggio – L’Africa e la giustizia internazionale 18 giugno – Il continente africano, l’economia globale e le relazioni tra i Popoli Parteciperanno: Linda Polman (Giornalista olandese, autrice di “L’industria della solidarietà) Christopher Kein (Tedesco, direttore del Centro Italiano per i Rifugiati) Esoh Elamé (Geografo camerunense Università Ca’ Foscari di Venezia) Michel Beuret (Giornalista della rivista svizzera L’Hebdo e autore del volume “Cinafrica”) Serge Michel (Giornalista freelance e autore del volume “Cinafrica”) Mariano Benni (Direttore dell’agenzia di notizie Misna) Flavia Lattanzi (Docente di Diritto Internazionale, giudice del Tribunale penale internazionale per i crimini nella ex-Jugoslavia) Andresia Vaz (Senegalese, giudice del Tribunale penale internazionale per il Rwanda) Rafael Grasa (Docente di relazioni internazionali, Universidad Autónoma de Barcelona) Jean Ziegler (Sociologo, Relatore speciale sul diritto all’alimentazione per la Commissione sui diritti dell’uomo delle Nazioni Unite) Sono ammessi al corso operatori sanitari, sociali e della comunicazione, laureati e laureandi in scienze della comunicazione, giurisprudenza, scienze politiche, sociologia, relazioni internazionali, economia politica, antropologia, psicologia, lettere e filosofia, scienze dell’educazione, scienze della formazione e lingue e letterature straniere. La quota di partecipazione per tutto il corso è di Euro 170,00. Le lezioni si terranno di venerdì e avranno la durata di 2 ore circa, dalle 17 alle 19.  Le iscrizioni sono aperte fi no al 27 gennaio 2010 presso la sede della Fondazione Basso – Sezione Internazionale via della Dogana Vecchia 5 Roma. http://www.internazionaleleliobasso.it

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Chi comanda in Italia?

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

La risposta più ovvia sarebbe quella di porta con un’altra domanda: chi ha comandato sino ad oggi in Italia? Da qui potremmo capire chi sono gli eredi di tale governo del Paese. E’ un “comando” che non si riferisce, ovviamente, ai poteri costituiti dalle istituzioni: esecutivo, parlamento, magistratura. E’ un qualcosa di trasversale che ci attraversa e ci compenetra, ma che è altrettanto sfuggente. E’ stato il tema di una “conversazione” organizzata dai Centri studi della Fidest. Intorno al tavolo si sono seduti alcuni uomini delle istituzioni, politici quasi per necessità più che per convinzione. Forse è stato riduttivo o interessato il loro pensiero, ma senza dubbio improntato ad un visione della società italiana alquanto realistica. Si è parlato di una “reggenza” del potere in Italia negli anni che sono seguiti alla seconda guerra mondiale sino al giorno dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. I plenipotenziari, o se vogliamo i garanti, per i nostri “alleati” che conducevano una guerra “fredda” nei confronti del blocco sovietico che li opponeva sono stati diversi a seconda dei tempi: De Gasperi, Fanfani, Moro, Craxi, Andreotti. Tutti politici ma il loro ruolo non deve ingannare. Vi facevano da contro altare esponenti della finanza e dell’industria e, per qualcuno, anche un piccolo ed agguerrito esercito di “contras” a partire dai servizi segreti deviati alle logge massoniche spurie e per finire alla mafia. Chi poteva reggere le fila di tutto ciò? Non certo un uomo solo, anche se l’idea ha un suo fascino irresistibile. Negli anni novanta ci troviamo davanti ad una “caduta” verticale, degli equilibri politici ed economici interni italiani, più di quanto non accadesse negli altri Paesi del mondo. Si parlò, quindi, di una supplenza di poteri, da parte di altri organi dello Stato, considerato che la politica fu la più danneggiata da questo rimescolamento delle carte in campo internazionale e sembrava paralizzata dagli eventi. Si pensò alla magistratura, ma anche al potere economico. Ora siamo al dunque, e la palla che si gioca sembra voler tornare tra le gambe della politica, sia pure influenzata dal mondo imprenditoriale. Ecco perché si pensa che il padrone altro non può essere che Berlusconi nel suo modo d’incarnare le due cose insieme come leader di un partito e d’industriale della comunicazione. Ma è proprio così? Forse.

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La povertà nel mondo

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

Sono circa 1,3 miliardi gli individui, pari a più del 20% dell’intera popolazione mondiale, che vivono con meno di un dollaro Usa al giorno. Tra costoro il 70% è costituito da donne. Un altro dato è quello della disoccupazione che colpisce oltre duecento milioni di persone in età lavorativa, mentre ottocento milioni ricevono salari inferiori al livello di sussistenza. Se l’andamento resterà immutato, nei prossimi dieci anni i disoccupati saliranno ad un miliardo. Per contro gli aiuti pubblici allo sviluppo sono calcolati complessivamente intorno allo 0,3% del pil da parte dei paesi industrializzati. In pratica dobbiamo rilevare una “spaccatura” traumatica tra le condizioni di vita di una parte dell’umanità, che si avvicina a quella dell’annientamento (che si può calcolare intorno al 25% dell’intera popolazione mondiale), e la restante. E’ un aspetto che ha delle vaste sacche di miseria in Asia e nell’Africa Sub-Sahariana dove si concentra il 90% di tutti i poveri di reddito presenti sulla terra, ma questa povertà, sia pure in misura e modalità diverse, si estende anche nei paesi cosiddetti “ricchi”. Nei paesi del sottosviluppo si può essere poveri guadagnando un dollaro americano al giorno mentre in Italia, ad esempio, lo si può essere con 500 euro al mese pro capite. Se consideriamo questo rapporto ci accorgiamo che la povertà è molto diffusa ovunque. In Italia, considerando questa “misura”, come punto limite, dobbiamo annoverare tra i poveri non meno di otto milioni di abitanti.

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Gli imperi mafiosi in Italia

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

La camorra in Campania, denunciava anni fa il dottor Cordova, gestisce tutto. Si impongono “pizzi” persino sui cani. Non vi è attività, sia pure marginale, non soggetta al controllo capillare della criminalità organizzata che opera non solo in Campania ma anche in Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia. A Palermo, ad esempio, persino le famiglie sono indotte a dare il loro “tributo” al mafioso della zona per evitare guai maggiori: furti nelle abitazioni, scippi, danneggiamenti all’auto parcheggiata davanti casa, ecc. A questo punto è inutile parlare di decollo dell’economia e della modernizzazione e sviluppo di queste regioni  se non si riducono le camorre a livelli fisiologici. Questi argomenti furono esposti da tempo e ora ci chiediamo cosa è cambiato da allora? Ben poco, purtroppo. Basta pensare che nel 2001 i capitali mafiosi che insidiavano l’economia legale si aggiravano sui 300 mila miliardi di lire. Si trattava del ricavo complessivo del volume d’affari per usura e racket, stupefacenti, prostituzione, contraffazione di prodotti, gioco d’azzardo e totonero, smaltimento rifiuti tossici, immigrazione clandestina e traffico d’armi. Vanno aggiunti, altresì, i ricavi ottenuti in altre forme più o meno legali con compartecipazioni e cointeressenze di varia natura, quali le compravendite immobiliari, le attività finanziarie legate ai piccoli prestiti a tassi legali, all’import-export, alle società di servizi, ai cantieri e materiali edili, alle cliniche private, alle case per anziani, alle strutture diagnostiche ecc. Per l’ex Procuratore della Repubblica Caselli “il nuovo ordine mondiale è quello della criminalità organizzata.” Un fenomeno di questo genere trova per lo più impotenti se non compromessi diversi rappresentanti delle istituzioni. Alla fine governi ed holdings devono spesso venire a patti al cospetto di questi soggetti importanti della nuova geopolitica se non si vuole essere estromessi da certi mercati. Oggi nonostante gli arresti “eccellenti” e i sequestri si è tuttora lontani dal fare il pieno e i miliardi da riciclare o riciclati restano ancora tanti.

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Autovetture e nuovi carburanti

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

E’ la maggiore incognita, non tanto sulla sua entità complessiva, che dovrebbe mantenersi invariata ai livelli attuali (circa 30 milioni di unità). Quanto sulla sua composizione: oltre a notevoli spostamenti nel concorso delle autovetture alimentate con carburanti tradizionali (benzina, gasolio, gpi e metano) potrebbe infatti manifestarsi una sensibile incidenza di autovetture con tecnologie motoristiche di nuova generazione: ibride, elettriche, ad idrogeno e particolarmente quelle a celle a combustibile. Una incidenza, peraltro, soggetta a forti oscillazioni previsive per le incertezze inerenti al progresso tecnologico ed agli sforzi di contenimento dei costi. Complessivamente è ipotizzabile, con approssimazione, un declino delle vetture a benzina (da 23,4 a 17,8 milioni) ed un aumento di quelle tradizionali a maggior efficienza (quali quelle a gasolio che saliranno da 5 a 8,25 milioni) e quelle ambientalmente più compatibili (il gpl dovrebbe crescere da 1,2 a 1,4 milioni mentre per il metano le previsioni sono più incerte: da 300mila dovrebbe passare ad 1-2 milioni. Sullo sviluppo di autovetture alimentate da nuovi propellenti si possono fare stime ad ampia divaricazione, comprese tra 1, 2 e 3 bmilioni dei unità, con una crescita particolarmente sostenuta per le auto a “fuel cells”, che ad oggi sembrano essere tecnologicamente quelle più promettenti. Per concludere possiamo dire che tra le vetture alimentate con carburanti tradizionali ecologici e quelle funzionanti con nuovi propellenti, si potrebbe raggiungere una cifra di circa 6 milioni di unità, rispetto agli attuali 1,5 milioni costituiti solo da vetture a gpl e metano. Ciò di cui dobbiamo convincerci è che sia giunto il momento di fare una seria riflessione sulla necessità di rinnovare il parco auto associandolo alla necessità di progettare mezzi di locomozione meno dipendenti dal petrolio e dai suoi derivati

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L’economia, per il Cristiano

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

Dire che l’economia è un bene di tutto e per tutti, significa innanzitutto affermare che essa non può essere una realtà, una attività, una condizione neutra, ma deve “rispondere”, “corrispondere” in ragione della sua origine e della sua finalità. In sostanza, si tratta, oggi, in Italia come nel mondo, di una constatazione: l’economia deve essere guidata dall’etica perché è altrimenti terreno di corruzione e sviamento anche della politica oltre che del cuore dell’uomo. L’appello all’etica è generalizzato. Nella sorta di guado epocale in cui ci troviamo, pieno di contraddizioni, si intravede quale può essere il buon servizio di un orientamento. Solo che il vino buono di tale esigenza spesso sembra essere inquinato dall’uso di otri vecchi e ammuffiti. La Dottrina Sociale della Chiesa insiste con l’affermare il “carattere naturale del diritto di proprietà”, non come “diritto assoluto”. Ne esprime, anzi, la natura in termini sempre più articolati arrivando ad affermare il diritto naturale alla proprietà piuttosto come “un qualche potere sui beni esterni”. Secondo l’etica sociale cristiana limiti alla proprietà privata sono determinati dalla stessa origine dei beni. Essendo Dio all’origine prima, ne deriva una destinazione universale. Essendo il lavoro dell’essere umano l’origine seconda, la proprietà privata si colloca in questa gerarchizzazione. Il lavoro peraltro “è un lavorare con gli altri e un lavorare per gli altri”. Il lavoro ha una intrinseca dimensione sociale che deve fare riflettere per una somma di considerazioni che servono ad aprire nuovi orizzonti.

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Lode ad Allah

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

Lode ad Allah che dice: «O Profeta, combatti contro gli infedeli e gli ipocriti» e pace e preghiere siano sul capo dei mujaheddin e dei leader di quelli che nel Giorno del Giudizio saranno identificati dagli emblemi scintillanti sulla fronte e sulle braccia, e pace e preghiera siano sulla stirpe del Profeta e sui suoi compagni che hanno portato la bandiera e difeso la fede islamica e il santuario musulmano. L’Onnipotente dice: «Coloro che nascondono ciò che abbiamo rivelato dei chiari segni dopo che li abbiamo resi chiari nella Scrittura, costoro avranno la maledizione di Allah e saranno maledetti da coloro che maledicono». La Ummah (la comunità islamica, ndr) che conta un miliardo (di aderenti, ndr), alla Ummah del Jihad, l’Ummah del martirio e del martirio di se stessi, alla Ummah che è divenuta la miglior comunità mai sorta per l’umanità, alla nostra Ummah islamica (diciamo): Quanto identica è stanotte a ieri, quanto numerosi sono gliinsegnamenti ma quanto poco è l’apprendimento, per quanto tempo abbiamo dovuto bere dalcalice dell’umiliazione e siamo stati costretti ad abbandonare i padri da quando i nostri affari sono stati diretti dagli inferiori. La Ummah ora ha conosciuto che quando la clemenza danneggia il perdono è un segno di incapacità, che la pazienza normalmente è buona tranne quando si porta pericolo alla religione, che la perseveranza è normalmente da lodare tranne quando viene il momento dell’azione. La Ummah si è sollevata nella forma di al-Aqsa e la pietra ha parlato nelle mani dei nobili mujaheddin, siano essi uomini o donne, giovani o vecchi. Come risultato, gli Ebrei hanno cercato di fuggire ma invano. Non hanno trovato rifugio e sono stati messi totalmente allo scoperto, anche se nascosti dietro le mura, e hanno dovuto affrontare corpi umani che esplodono e fanno loro gustare la morte, che dà loro la caccia con il terrore e infligge loro un tremito che li spaventa come se dovessero fuggire da un leone. Poi venne la spedizione militare di New York ad appiccare il fuoco dell’odierna Habul, frantumando le sue torri, umiliando la sua arroganza, sciogliendo i suoi incantesimi, strappando tutte le bandiere che marciavano al suo seguito e proclamando l’inizio della sua rovina, a Dio piacendo. È questo jihad che è in grado di incitare e dare impulso ai figli della Ummah.

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Le polveri nel sangue

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

I particolati presenti nell’atmosfera inquinata delle nostre città, una volta inalati, non restano nei tessuti polmonari ma penetrano in circolo, raggiungendo in breve tempo tutti gli organi. Questo, secondo i ricercatori dell’Università cattolica di Leuven, in Belgio, sarebbe il meccanismo con cui l’inquinamento inguaia cuore e vasi aumentando la morbilità e la mortalità cardiovascolare. Lo hanno verificato direttamente, visualizzando come in una scintigrafia il passaggio dall’aria inspirata al sangue e ai tessuti di particelle simili a quelle inquinanti, legate a un isotopo radioattivo. “Anche se può essere l’anello che mancava per spiegare l’effetto deleterio degli inquinanti sul sistema cardiovascolare, si tratta senza dubbio di un riscontro sorprendente, perché si era sempre pensato che la barriera tra polmoni e sangue consentisse il passaggio solo a gas e vapori ma fosse impermeabile alle particelle” ha sottolineato Ben Nemery, pneumologo coordinatore dello studio pubblicato su Circulation. La barriera polmonare, invece, si è rivelata molto meno insuperabile, almeno per le particelle più piccole, le più pericolose, che provengono soprattutto dai motori diesel.  (Fonte: Zadig, Agenzia di Giornalismo Scientifico)

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Il messaggio evangelico

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

E’ particolarmente arduo, soprattutto perché i nostri contemporanei sono immersi in ambiti culturali spesso estranei a qualsiasi dimensione spirituale e d’interiorità, in situazioni dove dominano aspetti essenzialmente materialistici. Senza dubbio, più che in qualsiasi altro periodo della storia, si  deve inoltre notare una rottura nel processo di trasmissione dei valori morali e religiosi fra le generazioni, che conduce a una sorta di eterogeneità fra la Chiesa e il mondo contemporaneo. In questa prospettiva, il Consiglio ha un ruolo particolarmente importante di osservatorio, da un lato per individuare lo sviluppo delle diverse culture e le questioni antropologiche che vi sorgono e dall’altro per prospettare le possibili relazioni fra le culture e la fede cristiana, in modo da proporre nuovi modi di evangelizzazione, a partire dalle aspettative dei nostri contemporanei. Di fatto, è importante raggiungere gli uomini laddove sono, con le loro preoccupazioni e i loro interrogativi, per permettere loro di scoprire i punti di riferimento morali e spirituali necessari a qualsiasi esistenza conforme alla nostra vocazione specifica, e di trovare nella chiamata di Cristo quella speranza che non delude (cfr. Rm. 5, 5), fondandosi sull’esperienza stessa dell’Apostolo Paolo nell’Areopago di Atene (cfr. At. 17, 22-34). Fra i più grandi ostacoli attuali si osservano le difficoltà incontrate dalle famiglie e dall’istituzione scolastica, che hanno il gravoso compito di trasmettere alle giovani generazioni i valori umani, morali e spirituali che permetteranno loro di essere uomini e donne desiderosi di condurre una vita personale degna e d’impegnarsi nella vita sociale. È dunque urgente che tutti i protagonisti dei sistemi educativi si dedichino a uno studio antropologico serio, per considerare ciò che l’uomo è e ciò che lo fa vivere. In tutte le epoche, uomini e donne hanno saputo far risplendere la verità con un coraggio profetico. Questo stesso atteggiamento è ancora necessario ai nostri giorni. La società nel suo insieme deve così confrontarsi con temibili interrogativi sull’uomo e sul suo futuro, in particolare in ambiti quali la bioetica, l’uso delle risorse del pianeta, le deliberazioni in materia economica e politica, affinché l’uomo venga riconosciuto in tutta la sua dignità e rimanga sempre l’attore principale della società e il criterio ultimo delle decisioni sociali.

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L’auto ha un futuro?

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2010

In una conferenza svolta dai centri studi della Fidest è stato posto l’accento su un tema di grande rilievo nel mondo e di particolare importanza per quel settore della produzione industriale nazionale che fa capo alla Fiat. L’auto è, per lo più, considerata oggi come la maggiore fonte d’inquinamento, anche se non è la sola, ovviamente. Va anche detto in proposito che dal 1985 in poi l’inquinamento delle città italiane è diminuito per due fattori: qualificazione dei carburanti e delle autovetture. Ma il dato, in sé confortante, non è soddisfacente perché il rinnovo del parco auto è stato inadeguato (65% del totale) tanto che oltre 10 milioni di autovetture continuano a rilasciare nell’aria una quantità unitaria di inquinanti superiore dell’80-100% a quelle di moderna concezione. A ciò si è aggiunto un parco motoveicolare di circa 10 milioni di esemplari, considerato di entità straordinaria, rispetto agli altri Paesi della Comunità europea. D’altra parte se immaginiamo da qui a dieci anni un analogo sviluppo del mercato automobilistico in Paesi come la Cina e l’India l’inquinamento atmosferico che riusciremmo, in qualche modo, a ridurre in casa nostra diventerà inarrestabile altrove e con effetti inquinanti che interesseranno tutti i Paesi del mondo. Quindi non si tratta solo di tecnologie innovative nel processo produttivo delle auto e delle moto o dei motocicli e di carburanti più “puliti” ma di qualcosa che dobbiamo fare di diverso per migliorare la qualità della nostra vita e non certo quella di restare imbottigliati per ore nel traffico delle grandi città e soffocati dai vari gas di scappamento. E’ una svolta che ci deve far pensare seriamente ad una riconversione industriale della linea di produzione automobilistica verso altre forme di trasporto o, per lo meno, ricercando soluzioni più indirizzate ad un trasporto pubblico, almeno nelle grandi città.

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