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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 112

Afghanistan: le cifre che fanno riflettere

Posted by fidest press agency su mercoledì, 26 gennaio 2011

Il parlamento italiano si accinge ad esaminare il DL sulle missioni internazionali. Dal suo esame emerge che “gli interventi di cooperazione allo sviluppo” hanno subito una contrazione delle erogazioni nel primo semestre del corrente anno di un buon 42% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nello stesso tempo sono aumentati gli stanziamenti militari. Se le cifre vogliono dire qualcosa dobbiamo rilevare che il governo tende ad assegnare un compito maggiore alle azioni militari. Tutto questo contrasta con le dichiarazioni ufficiali degli esponenti dell’attuale maggioranza che pongono l’accento sulla necessità che si sostengano i bisogni delle popolazioni per rafforzare il ruolo politico e sociale rispetto a quello militare. Se poi consideriamo che da più parti si insiste sul disimpegno militare della coalizione entro uno o al massimo due anni e che persino il Ministro La Russa accenna al fatto che dovrebbe esserci una riduzione del contingente militare italiano a partire dal secondo semestre del corrente anno, tale eventualità appare chiaramente in antitesi con il maggiore impegno militare, in uomini e armamenti che da qualche mese ad oggi si sta verificando, Ci auguriamo che il Parlamento possa dire, di là delle dichiarazioni di facciata, una parola definitiva sul nostro impegno militare in Afghanistan perché sarebbe oltremodo intollerabile che i nostri ragazzi continuino a morire o ad essere feriti per una presenza che si allontana maggiormente da un’azione di pace per diventare a tutti gli effetti una guerra. D’altra parte è fallita anche l’operazione di “sterilizzazione del territorio” per eliminare i campi di oppio che, invece, continuano a proliferare indisturbati e a produrre lauti guadagni ai talebani che, a loro volta, possono convertirli in acquisto di armi sempre più sofisticate. In altri termini dobbiamo smetterla di dire una cosa e farne un’altra perchè c’è di mezzo la vita tra militari e civili vittime del fuoco amico e di quello ostile. (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)

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