Editoriale. Si è avuta l’impressione dalle dichiarazioni prima di Berlusconi e poi di Tremonti che entrambi nel presentare la manovra di correzione dei conti pubblici abbiano insistito su un provvedimento “imposto” e che il governo ha “dovuto” subire ab torto collo. Argomento ripreso da altri leader della coalizione, mentre le opposizione sembrano voler sorvolare l’argomento. In realtà ciò che è stato fatto è una conseguenza del lassismo governativo e parlamentare che ha sottovalutato la situazione e si è baloccato su temi di natura diversa come il “processo corto” prima e quello “lungo” poi e l’astuzia di voler far ricadere il grosso della manovra sulle spalle della prossima legislatura. Anche l’alibi di un debito pubblico fuori norma derivante dalle spese folli degli anni ottanta non regge se si pensa che nei venti anni successivi ci sarebbe stato il tempo sufficiente per una inversione di tendenza e nel porre mano a quelle riforme strutturali da tutti attese, ampiamente promesse e chiaramente disattese.
Ma tant’è oggi dovremmo avere il buon senso di incominciare a rimboccarci le maniche e mettere nero su bianco ciò che da tempo la stessa Corte dei Conti, oramai da anni inascoltata, richiede al governo e al parlamento per sanare gli oltre 70 miliardi di euro di sprechi e i 250 miliardi di evasioni fiscali. Non solo, Se la manovra odierna fosse stata fatta un mese fa non avremmo perso altri 30 miliardi che ci sono costati per i maggiori interessi passivi sul debito primario.
D’altra parte non è un mistero, nonostante l’allusione di una lettera “riservata” inviata dalla Bce e controfirmata dai governi francesi e dai tedeschi nella quale si “ordinava” ill cambiamento di rotta del governo italiano per salvare il salvabile, che la richiesta verteva su un tema oltremodo noto e che possiamo così riassumere: “Gli interventi di correzione devono essere adeguati per assicurare il conseguimento degli obiettivi di riequilibrio in termini strutturali, in linea, per altro, con il Consiglio Ecofin”. E si soggiungeva: “Ogni evoluzione sul piano economico e delle finanze pubbliche che risulti più favorevole delle attese va sfruttata per accelerare la riduzione del disavanzo”. E tutto questo è stato raccomandato, o meglio ripetuto, circa sei mesi fa precisando che le misure di risanamento devono partire dal 2012 per “persuadere gli operatori dei mercati finanziari e il pubblico in generale della natura durevole delle politiche correttive e della sostenibilità del percorso tracciato per il debito pubblico.” Proprio sapendo queste cose, che non sono un segreto, che il governo a nostro avviso ha mancato al suo impegno e ha fatto precipitare la situazione, innescata di certo altrove, ma ha trovato nell’Italia il suo tallone di Achille. In pratica queste cose ce le siamo andate a cercare e chi è causa del suo mal… solo che a piangere non sono i responsabili ma le… vittime, purtroppo. (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)
Archive for 14 agosto 2011
(fidest) E.U.: Politiche di bilancio
Posted by fidest press agency su domenica, 14 agosto 2011
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