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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 112

L’università italiana non beve vino

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 settembre 2011

Una bottiglia di vino su cinque vendute nell’intero globo è italiana. Un dato confortante in un settore industriale come quello del vino che è trainante di molteplici settori: dal settore agricolo di produzione delle uve, alla raccolta delle uve, al trasporto delle uve, al loro trattamento ed alla loro trasformazione in vino. Un intero universo economico si muove attorno ad una bottiglia di vino. Eppure, pare che la ricerca italiana si tenga a doverosa distanza da questo settore. Non esiste infatti in Italia una “università del vino”, che collabori nella ricerca e nella selezione del vitigno, del terreno adatto al suo impianto, come non esiste una ricerca diretta alla produzione del vino, dei metodi utilizzati, della miscelazione fra vini diversi. Una deficienza che pare pesa allorquando si tratti di vini di qualità (e non di quantità) e si tratti di incidere sul costo della singola bottiglia di vino, elevandolo alla sua qualità produttiva. I vini italiani infatti, concorrono verso prezzi sempre più bassi, vista l’enorme produzione nazionale, favorendo e rendendo più economiche in questo modo, le sofisticazioni e le adulterazioni del vino. Le ispezioni ed i controlli sul vino infatti, sono tutte postume, relative cioè alla verifica dle prodotto già imbottigliato e commercializzato, mentre la collaborazione della ricerca universitaria, offrirebbe l’opportunità di un controllo all’origine del vino e di un controllo diretto durante tutte le fasi della lavorazione come della produzione del prodotto primario: l’uva.Così l’Italia vanta una università (come una scuola) fra le più distaccate dal mondo economico e produttivo e sempre più sede di baronie familiari, parenterali e politiche.

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