The discussion of a Greek exit from the euro area dominates the news once again. In those debates, it seems that many people take the theoretical option of an orderly exit of Greece from the euro area for granted. But is that the case? Is an exit legally, economically and politically possible? What exactly would paths to Grexit look like and where would they be likely to end?This Policy paper by Jörg Haas provides a brief overview of the relevant legal framework, and discusses whether exit scenarios can be considered a realistic option from political and economic perspectives.The Policy paper confirms the legal difficulties for a member state to leave EMU and the legal impossibility for the EU to expel a member state. However, certain chains of events could lead to a situation in which Greece would introduce a parallel currency alongside the euro.This Policy paper analyses the circumstances and possible implications of such a move. It shows that a ‘de facto Grexit’ in an orderly fashion looks impossible. It would lead to tremendous financial, political and legal uncertainty. Three scenarios are assessed:
1. Greece jumps: Under pressure to fulfil its election promises, the Greek government decides to introduce a new parallel currency.
2. The Eurogroup and the ECB actively decide to push Greece out by restricting liquidity access, thus forcing the government to introduce a parallel currency.
3. Grexit by accident: Brinkmanship on both sides leads to a bank run in Greece leaving no short-term alternative than introducing a parallel currency.
The analysis shows that such a ‘de facto Grexit’ would likely leave both sides severely handicapped. Greece would still be formally member of the euro area but run a parallel currency. The Policy paper also illustrates how quickly a negotiation scenario can turn into a confrontational one, underlining the acute risk of an ‘accidental Grexit’.
Archive for 17 febbraio 2015
Grexit? Beware of slippery slopes
Posted by fidest press agency su martedì, 17 febbraio 2015
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La training app di Helly Hansen “This is my style” pensata per correre e per disegnare i propri tight
Posted by fidest press agency su martedì, 17 febbraio 2015
OSLO, Norvegia Helly Hansen trasforma chi pratica il running in veri designer grazie alla nuova training app “This is my style”, disponibile ora per i dispositivi iOS e Android. L’app, dedicata alle donne, raccoglie i dati come la distanza, la durata e il ritmo e con questi crea una serie di opzioni grafiche che vengono stampati poi su un esclusivo paio di tight da corsa. Unici e disiderabili. Più lontano si corre, più si possono sbloccare elementi colorati e di design. Più intensamente ci si allena, più il proprio look diventa interessante. Chi pratica la corsa può modificare, ottimizzare e dare stile ai propri disegni nel visualizzatore dell’app e poi pubblicare le proprie creazioni nella galleria di “This is my style” e condividerle con il mondo intero. I vincitori riceveranno i tights personalizzati con la stampa dei loro disegni unici.L’app viene lanciata in concomitanza con l’uscita della collezione training donna della primavera 2015 di Helly Hansen che unisce design all’avanguardia e alte performance in grado di migliorare attività di allenamento, su sentieri, su strada o in palestra. Il brand norvegese utilizza colori brillanti ispirati dai paesaggi vivaci della Scandinavia nonché impareggiabili tecnologie di Helly Hansen nella gestione dell’umidità.
Helly Hansen Fondata a Moss, in Norvegia, nel 1877, da allora Helly Hansen continua a proteggere i professionisti che lavorano nei mari e sulle montagne in ogni parte del globo. I prodotti Helly Hansen, connubio tra il design scandinavo e l’esperienza nelle condizioni più estreme, aiutano quotidianamente chi affronta gli elementi della natura a svolgere con fiducia la propria attività. Helly Hansen ha inventato i primi indumenti da lavoro impermeabili oltre 130 anni fa, il primo tessuto in pile nel 1960 e il primo intimo tecnico nel 1970, con la Lifa® Stay Dry Technology™. Oggi Helly Hansen fornisce le uniformi per gli operatori e le guide di montagna di oltre 60 comprensori sciistici nel mondo e di 33000 operatori della montagna. L’abbigliamento protettivo, l’intimo tecnico, lo sportswear e il footwear Helly Hansen per gli sport invernali, l’outdoor e la vela sono venduti in oltre 40 nazioni.
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2015: Novartis ancora tra i top employer
Posted by fidest press agency su martedì, 17 febbraio 2015
Origgio, 16 febbraio 2015 – Nel 2015, per il terzo anno consecutivo, Novartis è tra le aziende ‘top employer’, in Italia Per la prima volta, inoltre, ben due realtà del Gruppo entrano a far parte del plotone di imprese che garantiscono ai propri dipendenti le migliori condizioni di lavoro: sia Novartis Farma che Sandoz hanno infatti ottenuto, per l’anno in corso, la prestigiosa certificazione del Top Employers Institute Italia. Ogni anno, questo ente indipendente prende in esame le condizioni di lavoro e le politiche di gestione delle risorse umane delle più importanti aziende italiane. L’analisi è condotta sulla base di parametri come l’ambiente di lavoro, le opportunità di carriera, gli investimenti in formazione e la cultura aziendale. Solo alle realtà che dimostrano di adottare i più elevati standard qualitativi, il Top Employers Institute assegna il proprio riconoscimento.Novartis Farma ottiene da tre anni la certificazione Top Employer e si conferma anche per il 2015 ai vertici della classifica delle migliori aziende italiane, attestandosi tra le prime dieci. Così Georg Schroeckenfuchs, Amministratore Delegato della società e Country President di Novartis in Italia, ha commentato il riconoscimento: “Questo risultato dimostra una volta di più la qualità e l’efficacia del nostro impegno nella valorizzazione dei collaboratori, la risorsa più importante di cui Novartis dispone. È un impegno concreto, volto a formare e a far crescere professionalmente persone motivate, in grado di offrire un contributo qualificato non solo all’azienda ma anche al paese, in termini di innovazione, efficienza del sistema salute, attenzione ai pazienti”.Quest’anno ottiene per la prima volta la certificazione Top Employer anche Sandoz, l’azienda del Gruppo Novartis impegnata nello sviluppo e commercializzazione dei farmaci equivalenti (o generici). Per Manlio Florenzano, Amministratore Delegato della società, “Si tratta di un traguardo importante e prestigioso per Sandoz, che riconosce l’impegno della nostra azienda verso le sue risorse umane. Credo che questo nostro risultato possa contribuire anche a rafforzare il ruolo e l’immagine di un settore, quello dei farmaci equivalenti e biosimilari, che sta diventando sempre più determinante per la sostenibilità del sistema salute”.
Novartis fornisce soluzioni terapeutiche innovative, in grado di far fronte alle esigenze in continua evoluzione dei pazienti e della società. Con sede a Basilea, in Svizzera, Novartis offre un portfolio diversificato, per meglio rispondere a queste esigenze: medicinali innovativi, farmaci per la cura degli occhi, generici a costi competitivi, vaccini preventivi e prodotti da banco. Novartis è la sola azienda al mondo a detenere una leadership in tutte queste aree. Nel 2014 le attività del Gruppo hanno registrato un fatturato di 58 miliardi di dollari, a fronte di investimenti in R&S in tutto il Gruppo pari a circa 9,9 miliardi di dollari (9,6 miliardi di dollari escluse le svalutazioni e gli ammortamenti). Le società del Gruppo Novartis contano circa 130.000 collaboratori a tempo pieno. I prodotti Novartis sono disponibili in oltre 180 Paesi del mondo.
Sandoz, società del Gruppo Novartis, è leader globale nella produzione e commercializzazione di medicinali generici equivalenti.
Presente in oltre 160 paesi e con oltre 26.500 collaboratori in tutto il mondo, Sandoz offre un ampio portafoglio di farmaci equivalenti di qualità a un prezzo accessibile.Con un fatturato globale di 9.2 miliardi di dollari nel 2013, Sandoz ha un portafoglio prodotti di circa 1100 molecole e detiene la leadership a livello mondiale nel settore dei Biosimilari, nonché nelle aree off-patent degli iniettivi-oncologici, di oftalmologia, di dermatologia e degli antibiotici.I prodotti Sandoz sono presenti nelle principali aree terapeutiche e comprendono farmaci per il sistema cardiovascolare, trattamenti per il sistema nervoso centrale e nell’area del dolore cronico, farmaci per i disturbi del tratto gastrointestinale e del metabolismo, terapie oncologiche e respiratorie e trattamenti per il sangue e gli organi emopoietici. Sandoz sviluppa, produce e commercializza questi farmaci così come i principi attivi farmaceutici e biotecnologici e si contraddistingue grazie alla sua abilità nello sviluppare e produrre prodotti complessi a valore aggiunto, che rappresentano quasi la metà del portafoglio di Sandoz.Oltre alla forte crescita organica degli ultimi anni, Sandoz ha operato una serie di acquisizioni tra cui Lek (Slovenia), Sabex (Canada), Hexal (Germania), Eon Labs (USA), EBEWE Pharma (Austria), Oriel Therapeutics (USA), Falcon (USA) e Fougera (USA).
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Energia e mercato tutelato
Posted by fidest press agency su martedì, 17 febbraio 2015
Le 16 Associazioni dei Consumatori hanno appreso che il Governo ha intenzione di presentare tra pochi giorni una Legge sulla Concorrenza che prevedrebbe l’abolizione del Mercato Tutelato: entro il 30 giugno 2015 per il settore gas e le piccole e medie imprese ed entro il 30 giugno 2016 per i consumatori domestici del settore elettrico.ACU, Adiconsum, ADOC, Adusbef, Assoconsum, Assoutenti, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Codacons, CODICI, Confconsumatori, CTCU Bolzano, Federconsumatori, Movimento Consumatori, Lega Consumatori e Unione Nazionale Consumatori, denunciano con forza il rischio che il principale effetto di questa misura sarà quello di aggiustare i conti delle aziende energetiche a spese dei consumatori domestici e delle piccolissime imprese. Vogliamo credere che non sia questa l’implicita intenzione del Governo.Il superamento del Mercato Tutelato, infatti, eliminerebbe sia il meccanismo dei prezzi di riferimento fissati dall’Autorità per i consumatori domestici, che impedisce comportamenti collusivi fra gli operatori, sia l’azione dell’Acquirente Unico. La fine del ruolo dell’Acquirente Unico che, per suo tramite, consente la partecipazione al mercato all’ingrosso anche dei clienti domestici del Mercato Tutelato, e che fino ad oggi ha comprato a prezzi concorrenziali assicurando una efficace tutela di prezzo ai piccoli clienti elettrici, determinerebbe quindi un significativo passo indietro dal punto di vista della concorrenza, con la facile previsione che la prima conseguenza sarà un aumento dei prezzi dell’elettricità per i clienti domestici.Inoltre, le famiglie dovrebbero a quel punto scegliersi un nuovo contratto di fornitura sul Mercato Libero. E’ facile prevedere che soltanto una piccola parte dei clienti domestici sceglierebbe un altro operatore rispetto a quello che sinora le ha servite nel Mercato Tutelato. La stragrande maggioranza dei consumatori semplicemente rimarrà con il suo fornitore di sempre, ovvero quello collegato alla Società di Distribuzione. E saranno soprattutto i consumatori vulnerabili quelli più esposti, perché poco mobili e meno capaci di valutare tutte le clausole di un contratto sul Mercato Libero. Non v’è dubbio che saranno proprio questi che pagheranno il conto più caro: troppo grande è la loro disparità di potere contrattuale, non compensabile dal semplice monitoraggio di tali prezzi da parte dell’Autorità per l’energia e/o da quella per la concorrenza per un periodo di tempo limitato.Non si tratta di fare allarmismi, ma di fare i conti. Nel mercato dell’energia elettrica, ad esempio, per i consumatori domestici, sia liberi che tutelati, circa l’83% dei volumi di vendita sono appannaggio dei primi 3 gruppi societari italiani, con il primo che raggiunge da solo addirittura il 76% (dati dalla Relazione dell’Autorità 2014). Una situazione che va chiamata col suo vero nome:oligopolio con forti venature di monopolio. Pressappoco quello che c’era in Italia prima della liberalizzazione del 1999.L’abolizione del mercato tutelato sarebbe un paradosso, considerando che da anni denunciamo all’Autorità per l’Energia, al Governo e al Parlamento come il mercato elettrico sia ancora costellato di pratiche commerciali scorrette e caratterizzato da scarsa trasparenza nelle offerte, che spesso maschera di reali vantaggi economici con effetti contrari alle aspettative dei consumatori, come emerge dall’ultima relazione dell’AEEGSI.Dall’ultima relazione dell’AEEGSI e dal rapporto di questi giorni, infatti, emerge che le famiglie passate al Mercato Libero hanno sottoscritto mediamente contratti più onerosi rispetto al mercato di maggior tutela, del +16,7% nel settore dell’energia elettrica (+42,5 Euro annui per il consumo di una famiglia media) e del +7,9% nel settore del gas (+68,2 Euro annui), per una maggior spesa complessiva di 121 euro annui.Inoltre molti utenti che sono passati al Mercato Libero l’hanno fatto con poca consapevolezza, spesso perché spinti dalle pratiche aggressive adottate dalle compagnie. Lo dimostra l’aumento esponenziale dei reclami relativi alle pratiche commerciali scorrette avvenuto negli ultimi anni, che incidono per il 18% sul totale dei 500 mila reclami scritti pervenuti alle aziende nel 2013: il 70% del totale dei riguardano proprio il Mercato Libero, per cause spesso legate alla fatturazione elettrica.Citiamo qui solo di passaggio, ma la questione richiederebbe un approfondimento a parte, il fatto che la scomparsa del Mercato Tutelato farebbe venir meno tutta la regolazione della qualità del servizio ad esso connessa.Non si può tacere, infine, che la prevedibile crescita dei prezzi fin qui argomentata, con trasferimento di ricchezza dal consumatore finale domestico alle Imprese, si aggiungerebbe ad una serie di gravami che già hanno trasformato la bolletta dei cittadini italiani in un bancomat per lo stato. Oltre all’altissima incidenza del costo degli incentivi alle fonti rinnovabili, sino ai costi per il decommissioning nucleare che si trascinano ad oltre vent’anni dalla chiusura delle centrali, non possiamo non ricordare che diverse norme succedutesi nel corso degli anni hanno stabilito dei prelievi in bolletta destinati al bilancio dello Stato, che costituiscono vere e proprie imposte di dubbia costituzionalità. Se è già intollerabile che la bolletta degli italiani sia utilizzata come un bancomat, è ancor più inammissibile che si trasformi in un meccanismo di remunerazione per le imprese mascherato da libera concorrenza.
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Nei giovani di età compresa tra i 10 e 19 anni aumentano le psicopatologie provocate da abuso di alcol e sostanze stupefacenti
Posted by fidest press agency su martedì, 17 febbraio 2015
A lanciare l’allarme è la Società Italiana di Psicopatologia (SOPSI) che si riunisce a Milano per il 19° Congresso Nazionale dal 23 al 26 febbraio.“L’assunzione di droghe – spiega il Professor A. Carlo Altamura, Professore Ordinario di Psichiatria dell’Università degli Studi di Milano e Direttore del Dipartimento di Neuroscienze e di Salute Mentale della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – oltre agli effetti immediati provoca gravi danni al cervello e, nelle persone predisposte, aumenta fino a 5 volte il rischio di sviluppare gravi malattie psichiatriche (solo in Italia colpiscono circa 2 milioni di persone), come schizofrenia e disturbo bipolare”. La droga compromette il funzionamento del sistema nervoso centrale: il suo abuso è dunque associato ad un elevato rischio di disturbo mentale e, in soggetti predisposti, le sostanze assunte regolarmente possono provocare alterazioni anatomiche della massa cerebrale. Inoltre, come evidenzia l’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nella fascia d’età considerata la prima causa di malattia e disabilità è la depressione, a cui seguono gli incidenti stradali. Molte volte esito estremo di una grave depressione è invece il suicidio, terza causa di morte tra gli adolescenti.
“In questi ultimi anni – prosegue il Professor Altamura – tra i ragazzi che non hanno ancora compiuto 20 anni si registra un numero sempre più elevato di domande di aiuto per ansia e disturbi depressivi, spesso accompagnati da eccesso di alcol e droghe. Dobbiamo porre un freno a questa pericolosissima deriva e rinforzare le strategie volte a migliorare la salute ed il futuro delle giovani generazioni: questo può avvenire solo grazie ad assistenza e cure mirate”.
Ad avvalorare l’allarme lanciato dalla SOPSI sono diversi studi, che certificano questa vera e propria piaga sociale. Ad esempio, da una ricerca sull’abuso di sostanze (alcol, caffè ed energy drink) che sarà presentata all’incontro internazionale e condotta su 3011 adolescenti e giovani adulti italiani di entrambi i sessi di età compresa tra i 16 ed i 24 anni, emerge che il 53,6% consuma bevande alcoliche; tra questi, l’89,6% ha avuto comportamenti di binge drinking (il binge drinking è l’ingestione di 5 o più bevande alcoliche, 4 per le donne, in un’unica occasione, almeno una volta a settimana), nel campione complessivo la percentuale di binge drinkers si attesta al 48,1%. Dunque, dal campione emerge che quasi il 90% dei giovani adulti consumatori di alcol è anche bevitore binge.
Un altro studio si sofferma poi sugli effetti dell’uso di cannabis e la loro relazione con sintomi psicotici. Lo studio rileva come, dei 116 soggetti reclutati, il 50% abbia fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita e il 22% sia attualmente consumatore. I consumatori abituali di cannabis sono più spesso maschi e disoccupati. Dalla ricerca è emerso che quanti fanno uso di cannabis provano allucinazioni visive e rallentamento del tempo, mentre la percezione di spavento è associata all’interruzione del consumo, così come l’esperienza di allucinazioni uditive è legata all’assunzione di cannabis oltre 50 volte nell’arco della propria vita. Fondamentale, dunque, il ruolo della prevenzione primaria e secondaria sugli effetti dell’uso di cannabis tra quanti sono a rischio per disturbi psicotici.
Durante il Congresso SOPSI si parlerà poi della crisi economica globale, che ha diffusamente colpito il Paese, in funzione della Salute Mentale, ma anche di stress, vulnerabilità e di capacità di resilienza dell’individuo. La resilienza è il processo o la capacità di esito positivo a seguito dell’esposizione ad eventi traumatici o estremi, capacità di riprendersi e di uscire più forti e pieni di nuove risorse dalle avversità e processo attivo di resistenza, autoriparazione e crescita in risposta alle crisi ed alle difficoltà inevitabili della vita.
A Milano sono numerosi i lavori che si dedicheranno inoltre al tema della paura e, in particolare, al suo apprendimento, basato su un sistema differente da quello dell’imparare a riconoscere persone, oggetti e situazioni. L’acquisizione della paura è implicita e dipende da una specifica struttura del cervello denominata Amigdala. Di fatto, quando siamo spaventati proviamo paura in modo implicito e sappiamo esplicitamente cosa l’abbia provocata. Ma la risposta di paura può essere appresa anche senza coscienza: possiamo infatti sentirci spaventati senza sapere da cosa. Tra le numerose tematiche di cui si discuterà al MiCo Milano Congressi, ampio spazio sarà dato ai disturbi mentali, a quelli del comportamento alimentare, alla farmacogenetica, alla violenza contro le donne e alla dipendenza da Internet. “Il Congresso – conclude il Professor Altamura – è di alta qualità scientifica e riguarda le aree di interessi di tutti i partecipanti. In Plenaria saranno infatti presenti importanti opinion leader ed illustri esperti a livello internazionale: tra questi, Lieberman (Past President dell’American Psychiatric Association), Yehuda, Goodwin, Wittchen, Merikangas, Murray, Le Doux e numerosi altri esperti che operano nelle diverse strutture sparse sul territorio all’estero e italiano e che sono in prima linea nella assistenza e nel trattamento di quanti sono maggiormente esposti alle attuali problematiche socio-ambientali”.
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