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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Archive for 26 luglio 2015

L’anima rivoluzionaria della Parigi sessantottina con La Bohème

Posted by fidest press agency su domenica, 26 luglio 2015

BohèmeMacerata arena Sferiterio 26 luglio, 1 e 7 agosto 2015, ore 21. Dopo il successo del 2012 torna sul palcoscenico dello Sferisterio La Bohème del 2012 del regista Leo Muscato premio Abbiati nel 2013. L’allestimento, concepito per lo spazio unico dello Sferisterio e ambientato in una viva e incandescente Parigi del 1968, si inserisce pienamente tra gli spettacoli più apprezzati e fortunati del Macerata Opera e viene riproposto in tutta la sua bellezza al Festival prima di essere ospitato, a partire da ottobre, dai Teatri del Circuito Lirico Lombardo e Reggio Emilia.A dirigere l’Orchestra Filarmonica Marchigiana è il Maestro David Crescenzi, noto al pubblico dello Sferisterio per aver diretto Cleopatra di Lauro Rossi con la regia di Pier Luigi Pizzi, inaugurando la stagione 2008, e lo scorso anno la serata Nozze d’oro, gala per i cinquant’anni del Macerata Opera Festival. In palcoscenico Carmela Bohème1Remigio e Arturo Chacón-Cruz sono i coloratissimi Mimì e Rodolfo. Con loro nel cast: Larissa Alice Wissel, Damiano Salerno, Andrea Porta, Andrea Concetti, Antonio Stragapede, Alessandro Pucci, Giacomo Medici, Roberto Gattei, Gianni Paci, Giovanni Di Deo.Le scene sono di Federica Parolini, mentre Silvia Aymonino e Alessandro Verazzi firmano rispettivamente costumi e luci. Sul palco anche il Coro Lirico “V. Bellini”, il complesso di paloscenico Banda Salvadei e i Pueri Cantores “D. Zamberletti”. Per Leo Muscato la scelta di ambientare l’opera durante le rivoluzioni del 1968 è frutto di un’analisi del lato “politico” di Puccini. Quando Puccini cominciò a lavorare su La vie de bohème di Murger era ormai un compositore di successo. Probabilmente in quel soggetto ravvisava un po’ se stesso all’epoca della Scapigliatura. Quei giovani, animati da un forte sentimento di ribellione e di disprezzo nei confronti della cultura e del perbenismo borghese, avevano desunto il loro nome da una libera interpretazione del termine francese Bohème (vita da zingari), e si erano ispirati alla vita libertaria e anticonformista degli artisti parigini descritta proprio nel romanzo di Murger.

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Amadeus di Peter Shaffer

Posted by fidest press agency su domenica, 26 luglio 2015

Teatro di San Carlo - Concerto 07/03/2014 - dir. John Axelrod

Teatro di San Carlo – Concerto 07/03/2014 – dir. John Axelrod

amadeusNapoli martedì 28 luglio e mercoledì 29 luglio ore 20 Teatro San Carlo concerto di John Axelrod nella versione di Amadeus di Peter Shaffer. Sul palcoscenico del Lirico l’attore Luca Barbareschi, impegnato a vestire i panni del rivale del genio di Salisburgo, l’italiano Antonio Salieri, ruolo che Barbareschi ha già ricoperto in passato nella versione in prosa di Amadeus firmata da Roman Polanski. Accanto a Barbareschi, Francesco Bonomo interpreterà Mozart mentre Dajana Roncione sarà Costanza. Sul podio, a dirigere Orchestra e Coro del San Carlo su musiche dello stesso Mozart, John Axelrod impegnato anche al pianoforte. Voci soliste Marie – Pierre Roy (soprano), Eva Vogel (mezzosoprano), Alexander Kaimbacher (tenore) e Thomas Tatzl (basso).
Amadeus è la storia di una feroce gelosia, quella che nasce nel cuore di Salieri, celebre compositore del suo tempo,

Direttore: John AxelrodContralto: Rinat ShahamMaestro del Coro:Salvatore CaputoMaestro del Coro di Voci Bianche: Stefania RinaldiOrchestra, Contralto, Coro Femminile e Coro di Voci Bianche del Teatro di San CarloSpettacolo Stagione Sinfonica 2012-2013Gustav Mahler Sinfonia n° 3 in re min.Sabato 3 novembre 2012, ore 20.30 (Turno S)Domenica 4 novembre 2012, ore 18.00 (Turno P)

Direttore: John AxelrodContralto: Rinat ShahamMaestro del Coro:Salvatore CaputoMaestro del Coro di Voci Bianche: Stefania RinaldiOrchestra, Contralto, Coro Femminile e Coro di Voci Bianche del Teatro di San CarloSpettacolo Stagione Sinfonica 2012-2013Gustav Mahler Sinfonia n° 3 in re min.Sabato 3 novembre 2012, ore 20.30 (Turno S)Domenica 4 novembre 2012, ore 18.00 (Turno P)

quando incontra Mozart e si accorge dei propri limiti di fronte a un tale genio. Shaffer nello scrivere la sua pièce trae spunto dal dramma di Puskin Mozart e Salieri in cui quest’ultimo per gelosia e invidia arriva ad avvelenare Mozart pur di essere ricordato dai posteri se non come musicista almeno come assassino. Invidia, rabbia, senso di impotenza, bisogno d’amore e di libertà, indignazione, sono dunque le passioni che muovono i protagonisti della vicenda. «Mi sembrava interessante rifare “Amadeus” dopo tanto tempo e con l’esperienza di teatro accumulata in questi anni –afferma Luca Barbareschi – mettere in scena questo spettacolo è stata un’impresa colossale, uno dei maggiori successi degli ultimi anni in cui ho avuto il privilegio di essere diretto da uno dei più grandi registi del mondo, Roman Polanski e di avere i costumi del Premio Oscar Milena Canonero. Sono felice ed emozionato di partecipare nuovamente a questa avventura in una cornice straordinaria come quella del Teatro San Carlo di Napoli. Questo “Amadeus” sarà sicuramente diverso nella concezione scenica rispetto al “mio”, ma è sempre una storia di invidia e gelosia, ed è questo che mi è piaciuto subito quando ho letto Shaffer: il racconto di sentimenti universali, senza tempo». «Tutti conoscono Mozart e tutti conoscono Amadeus, il film di Milos Forman vincitore del premio Oscar e basato proprio sull’opera di Peter Shaffer» – racconta John Axelrod. «Questo lavoro – continua il direttore – che ho adattato per una live performance su palcoscenico con orchestra, coro, attori e solisti, è un dramma totale, un’opera d’arte di teatro e musica, di sinfonica e lirica insieme, che sfida la tradizionale nozione di concerto. La storia segue la musica, come la musica segue il testo» . (foto: amadeus)

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I sacerdoti devono possedere la gioia di imparare da Gesù per donare

Posted by fidest press agency su domenica, 26 luglio 2015

ateneo regina apostolorumMonsignor Jorge Carlos Patròn Wong, Segretario per la Congregazione per il Clero è intervenuto al Corso di Formatori di Seminari, promosso dall’Istituto Sacerdos, dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Il corso è in svolgimento nella sede del Pontificio Collegio Maria Mater Ecclesiae a Roma per concludersi il 30 luglio prossimo. Il corso si rivolge a formatori di seminari (rettori, direttori spirituali ed altri formatori) con il proposito di assistere i Vescovi diocesani nella preparazione e formazione di coloro che si dedicano alla formazione dei futuri sacerdoti. E consente inoltre ai sacerdoti provenienti da vari paesi l’opportunità di approfondire la loro conoscenza dell’antropologia cristiana che è alla base di ogni formazione nella fede e delle diverse tematiche che riguardano la formazione dei futuri sacerdoti nelle circostanze attuali. In occasione della presenza di Monsignor Patròn Wong, si è fatto il punto sulla formazione o meglio sulla sfida che questa deve cogliere che è quella sicuramente di integrare insieme l’elemento umano, apostolico ed intellettuale affinché i seminaristi ed i sacerdoti abbiano la stessa formazione di Gesù e un cuore di Pastore. Il sentimento predominante sembra quello che oggi il sacerdote è chiamato ad esprimere all’esterno quell’intimità ed empatia che egli ha con Cristo, attraverso un atteggiamento umano che si risolve in misericordia, ascolto e dialogo.
La bellezza del corso, seppur i corsisti provengono da paesi diversi, è confermare che la realtà è una sola mantenendo declinazioni differenti che solo attraverso l’universo cattolico può contenere in sé. (Michela Coluzzi)

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Renzi: la subdola arte di sbagliare tutto

Posted by fidest press agency su domenica, 26 luglio 2015

gianoPer elencare gli errori di Matteo Renzi, basterebbe fare un pacchetto unico dell’intera azione di governo con il metodo seguito per accaparrarsi la Segreteria del PD; la sommatoria che ne deriva non salva una sola manovra, vuoi che sia politica nel PD che perde consensi, oltre che perdere personaggi qualificati, ma anche a livello governativo dove ha documentato l’assurda connivenza con Berlusconi, eseguendone gli ordini e gli impianti legislativi, dalla legge elettorale ai pochi provvedimenti di ruotine. La perdita di consensi che si ricava dai sondaggi è causata proprio dalle strane alleanze che è andato a cercarsi e che la base elettorale del PD mostra non solamente di non gradire, ma di respingere, ormai, con palese evidenza. Quando doveva portare la nazione a elezioni anticipate (dopo il successo alle europee), respinse ogni ipotesi in tal genere, ed oggi se ne comprende la ragione, una tornata elettorale in quei momenti avrebbero sancito la fine politica di Berlusconi, del berlusconismo e del capitalismo liberista che sta impoverendo la nazione. Quindi inventò i patti del nazareno, con Berlusconi che non si sentiva ospite provvisorio in quella sede, bensì il vero padrone di casa che esige il rispetto delle proprie esigenze e dei suoi inderogabili interessi.
Ribadire, nell’attuale clima politico, una ufficialità operativa con Berlusconi, danneggerebbe entrambi, alimentando solamente la protesta che conduce al M5S e l’assenteismo come segno di estrema delusione e di sfiducia nella classe politica. Ma a Renzi serve uno straccio di maggioranza, per portare avanti le riforme imposte da Berlusconi, con particolare riferimento al Senato dove i numeri sono risicati e non consigliano il ricorso al voto di fiducia.I cervelli opportunisti di FI hanno trovato l’escamotage: fornire a Renzi un manipolo di senatori in grado di tenere in piedi questo scalcinato governo, inventando una diatriba tra lo stesso Berlusconi e uno dei più fedeli esecutori della linea liberista, nella persona di Denis Verdini, che recita la parte del dissidente e inizia la scalata verso la cadente torre di Renzi. Accanto è esploso l’affaire Crocetta, con insistenti richieste di dimissioni del governatore della Sicilia. Il maggior richiedente di tali dimissioni torna ad essere mr. ex-tutto Berlusconi, perché vorrebbe elezioni anticipate in Sicilia, che considera come suo feudo politico, specialmente se riuscisse a ricucire i rapporti ormai striminziti con la mafia (basta ricordare quel 61 a 0 che rilanciò Berlusconi nelle alte sfere della politica amministrativa). Bisognerà vedere come si comporterà l’elettorati siciliano, se dovesse riuscire a superare la protesta che porta al M5S e la sfiducia che alimento l’assenteismo.
Renzi, in questo caso non ha molte scelte su cui riflettere. Deve rendersi conto che l’alleanza con B. serve solo a quest’ultimo, per cui l’insistenza o una futura programmazione di un partito della Nazione, allontanerebbe gli elettori PD che non avrebbero altra alternativa che votare Grillo per protestare; in tal caso sarebbe più corretto esprimere tale consenso con consapevolezza, come scelta convinta e non obbligata. Per far ciò Grillo dovrebbe presentare dei leader capaci, onesti, in grado di motivare attivamente la sola scelta che potrebbe impedire l’esordio di un nuovo ventennio all’insegna del “renzusconismo”, parto di un connubio incestuoso tra Berlusconi e il figlio prodigo Renzi. (Rosario Amico Roxas)

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Riforma della giustizia e intercettazioni

Posted by fidest press agency su domenica, 26 luglio 2015

andrea franceschi-enrico cisnetto-iole cisnetto  DSC_1326Si dice, ed è vero, che certe cose ti devono capitare personalmente per capire la reale portata dei loro effetti. Dovrebbe essere così anche per Matteo Renzi, almeno dopo che si è visto spiattellare sui giornali il testo delle telefonate intercettate tra lui e il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi, in cui tra le altre cose dava dell’incapace a Enrico Letta un mese prima di defenestrarlo e prenderne il posto a Palazzo Chigi. Forse avrà meglio compreso, dopo questa mascalzonata di cui è stato vittima, cosa significhi finire nel tritacarne del famoso circuito mediatico-giudiziario, quando questo prima intercetta cose che nulla hanno a che fare con le indagini per le quali gli ascolti sono stati autorizzati e poi, a orologeria, le fa diventare arma di sputtanamento politico e personale. Certo, nel frattempo c’è stata la presunta telefonata con i silenzi di Crocetta – che sarebbe bene smettesse di far danno alla Sicilia, ma per tutt’altri motivi – e quelle su Tirreno Power del sottosegretario De Vincenti – dalle quali si capisce che egli, da persona perbene qual è, aveva la sacrosanta e benemerita intenzione di riparare quell’azienda e i suoi dipendenti dalla furia iconoclasta della magistratura militante – ma siamo sicuri che, da buon egoista, Renzi abbia dato più peso alla vicenda Adinolfi, anche perché non può che essere letta (tranquilli, la minuscola non è un refuso) come un tentativo di sgambetto nei suoi confronti. Dunque, è sperabile che il presidente del Consiglio reagisca di conseguenza. Intendiamo dire, reagisca ben di più di quanto potrebbe prevedere la “disciplina” sulle intercettazioni telefoniche o telematiche che arriva alla Camera lunedì 27 luglio, all’interno della legge delega sul processo penale. Par di capire che essa tenda ad assicurare una maggiore tutela dei diritti alla riservatezza dei “terzi estranei”, dei “soggetti soltanto casualmente intercettati” e delle conversazioni “del tutto estranee all’oggetto dell’accertamento e quindi del tutto irrilevanti”. Bene. Peccato, però, che questa formulazione risulti decisamente vaga e quindi facilmente aggirabile: tutto dipende da chi e come vengono valutate la “non rilevanza” delle conversazioni e il “non coinvolgimento” dei soggetti. Basterà usare la stessa furbizia che già ora, per esempio, consente di intercettare senza limiti di tempo nonostante che sia espressamente prevista una scadenza oltre la quale andrebbero spente le “cimici”: i richiedenti l’autorizzazione spesso e volentieri dimenticano di apporre la data di inizio dell’ascolto, e altrettanta disattenzione ci mettono coloro che devono dare l’okay; quindi si spia fino a quando non si pesca qualcosa ritenuta utile, magari per tutt’altre ragioni rispetto al contenuto delle indagini cui l’intercettazione è collegata, e in quel momento si appone la data della settimana prima. Tutto regolare, no? Insomma, invece di piantare paletti perfettamente aggirabili, figli di superfetazioni barocche del pensiero giuridico, Renzi si rilegga l’articolo 15 della Costituzione, che solennemente protegge l’inviolabile segreto delle conversazioni, e poi predisponga un decreto molto semplice: le intercettazioni possono essere solo uno strumento d’indagine e non di prova, uno spunto investigativo senza alcun valore probatorio che stimoli la ricerca di riscontri oggettivi, e come tali non debbono per alcun motivo diventare, tutto o in parte, oggetto di divulgazione, neppure alle parti interessate. D’altronde, già ora il codice descrive la loro funzione quale mezzo di ricerca della prova, e non di prova in sé, ma visto che farle finire nei fascicoli processuali e quindi sui giornali è diventata barbara abitudine, adesso occorre intervenire. Non cerchi di regolare l’irregolabile. Per esempio, è inutile far periziare (come peraltro il codice già prevede) i brogliacci della polizia giudiziaria con le trascrizioni delle telefonate per avere maggiore garanzia di autenticità, o intervenire sulla loro selezione, oggi lasciata alla discrezionalità (arbitrio) di chi ascolta, per evitare che siano fonte di rappresentazione ingannevole: se non sono prove esibibili, non serve.Insomma, Renzi non dia retta ai farisei che raccontano agli italiani che le intercettazioni tutelano la loro sicurezza, che senza di esse tante indagini non sarebbero nemmeno iniziate e che così si scoprono le nefandezze della “casta”. Viceversa, si legga ciò che un magistrato come Carlo Nordio scrive dai tempi di Mani Pulite, e lo ascolti quando pubblicamente lo invita a “intervenire ora, con l’energia che gli è congeniale, usando lo strumento del decreto legge, per eliminare questa barbarie giuridica”.E magari, già che c’è, Renzi di una regolata anche alla normativa che, meritoriamente, ha già prodotto per salvare le imprese (nella fattispecie Ilva e Fincantieri) i cui cantieri vengono posti sotto sequestro dalle procure senza nessun riguardo per la tutela della continuità produttiva e dell’occupazione. Il suo decreto è stato molto utile, ma non è giusto, perché si riferisce solo agli “impianti strategici” (chi stabilisce quelli che lo sono?), lasciando tutti gli altri al loro destino. La politica industriale può (e in certi casi deve) discriminare tra chi è grande e strategico, e chi no, ma il diritto non può e non deve farlo. Il tema va affrontato da un altro angolo visuale: lo strabordante potere d’intervento delle procure, preventivo rispetto alle sentenze, richiede che si cambino le garanzie relative alla procedura. Come dimostra l’abuso dei provvedimenti cautelari, sta nella fase preliminare degli iter giudiziari il nocciolo dei problemi della (cattiva) giustizia italica. Ma questo richiede una riforma organica, non interventi spot, per di più timidi. Se davvero Renzi vuole dimostrare la differenza (che c’è) tra lui e Berlusconi e dare una svolta al Paese – e al suo governo – questo della giustizia, insieme a quello dell’economia (di cui parleremo la settimana prossima), è il terreno su cui si deve misurare. Con coraggio e, per una volta, senza concedere nulla al teatrino mediatico. (Enrico Cisnetto da Terzarepubblica.it)

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Medicina e scuole di specializzazione

Posted by fidest press agency su domenica, 26 luglio 2015

Paola-Binetti“La prossima settimana ci sarà la seconda edizione del concorso nazionale per l’accesso alle Scuole di specializzazione. I problemi strutturali sono noti a tutti, nonostante quest’anno il Ministero dell’Università e le Regioni abbiano trovato un buon accordo per oltre 6000 contratti di lavoro per i futuri specializzandi, almeno un 40 % dei giovani laureati è destinata a rimanere fuori da questa importante opportunità formativa, propedeutica a futuri inserimenti professionali”.
Lo afferma in una nota Paola Binetti, deputato di Area Popolare (Ncd- Udc) “Non sorprende quindi che ci sia un livello di attenzione enorme da parte dei concorrenti sulle modalità con cui si svolgerà la prova di concorso. L’esperienza dello scorso anno ha mostrato quanti e quali irregolarità si siano verificate, spiega Binetti- in gran parte involontarie, ma non per questo meno insidiose. Gli esclusi hanno ovviamente fatto ricorso denunciando le irregolarità ed è stato molte volte accolto, dando ragione a coloro che contestavano le modalità tecniche con cui si era svolta la prova.Note a tutti anche le conseguenze che hanno rallentato le procedure di iscrizione e hanno creato un disagio che si è ripercosso sulla organizzazione stessa della vita dei reparti e dei laboratori in cui gli specializzandi.
Numerose le interrogazioni che in Parlamento hanno fatto presente il problema, ricevendo sempre rassicurazioni piene e convincenti da parte del Ministro, in flagrante contraddizione però con quanto denuncia oggi il coordinamento degli specializzandi, che parla di cambi di sede comunicati agli interessati all’ultimo momento. Entrare in Scuola di specializzazione oggi significa avere un posto di lavoro assicurato per almeno 4-5 anni ed è logico che ogni concorrente sia impegnato a fare nel migliore dei modi la prova per cui si è certamente preparato a fondo in questi mesi.
Ma la sua attenzione sarà equamente suddivisa anche sul rispetto delle regole e dei regolamenti, per evitare che ci siano prevaricazioni di qualsiasi tipo.
Il Ministro sia particolarmente esigente su questo punto – auspica la parlamentare- in tutte le sedi concorsuali, imponendo standard rigorosi, senza eccezioni di sorta. Utilizzi tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire che le prove si svolgano nel miglior modo possibile, senza sottovalutare il rischio dei ricorsi. E la stessa cosa faccia il ministro l’8 settembre quando oltre 60.000 studenti tenteranno la prova di accesso a medicina per poco più di 9.000 posti”

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Fisco secondo Renzi: proposte eversive?

Posted by fidest press agency su domenica, 26 luglio 2015

tasse“Le proposte di riforma fiscale lanciate da Renzi sono eversive nei confronti della permanenza dell’Italia nell’Unione Europea, perché sono contro il Def (documento di economia e finanza) scritto dallo stesso governo e approvato nei mesi scorsi dall’Ue”. Lo ha detto Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, parlando con i giornalisti al termine della capigruppo di Montecitorio. “Le proposte di Renzi potrebbero essere, tra l’altro, problematiche nei confronti dei mercati. Cosa potrebbero pensare i mercati? L’Italia vuole uscire dall’euro con questi tagli fiscali? Perché quello che vuol fare Renzi sarebbe al di fuori delle attuali regole europee”.
“Renzi lo spieghi in Parlamento. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Non si può dire all’opinione pubblica che si tagliano le tasse, senza dire che questo comporta la cancellazione dei vincoli europei”. “Noi siamo da sempre per il taglio delle tasse e siamo disponibili a discuterne, purché Renzi si assuma le sue responsabilità. Venga in Parlamento”, ha aggiunto Brunetta.

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Renzi il primatista dei cento metri

Posted by fidest press agency su domenica, 26 luglio 2015

palazzo chigi“Il Paese ha molte domande gravi da porre a Renzi. Le abbiamo anticipate da giorni: sulla sicurezza, sull’Europa, sui tagli alle tasse, sulla giustizia, sul colpo di Palazzo che l’ha portato dov’è. Ecco: dov’è? Qui no. In Parlamento no. Per cui poniamo un’ulteriore domanda al premier: Che fai? Scappi? Renzi scappa. Va dappertutto, America, Africa, Medio Oriente, Estremo Oriente: ha la guida Michelin incorporata nel programma di governo, ed è l’unico che rispetta con tempistica più veloce della luce”. Lo scrive ‘Il Mattinale’ ( http://www.ilmattinale.it ), la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera dei deputati. “Perché fa così? Perché scoppia. Gli sta saltando il disegno politico (perverso) con cui voleva inghiottire l’Italia in un solo boccone con le riforme elettorali e costituzionali, allargando il Partito democratico a Partito renziano della Nazione, divorando il centro e imbrigliando la sinistra grazie alla rincorsa delle primarie coronata con il colpo di Palazzo che ha abbattuto Letta. La realtà però è stata più forte delle finzioni. Lo smaschera. Perciò scappa”.”Renzi manifesta nella fuga la stessa logica che lo ha portato a liquidare Enrico Letta e a sostituirlo da fuori dei meccanismi costituzionali, imponendosi grazie a primarie la cui attendibilità è fasulla, e comunque non certificabile. Attingendo a strani maneggi con il Quirinale. Sfruttando un premio di maggioranza incostituzionale”.“Il nostro Presidente del Consiglio non sa cosa dire, è in totale black-out politico. Non regge mentalmente e caratterialmente al crollo dei consensi, alla sfiducia palpabile che gli manifestano i leader europei, stufi dei suoi origami verbali senza polpa. Ha cambiato così rapidamente, bluffando, le carte in tavola, che è riuscito a imbrogliare anche se stesso. E’ proprio un metodo para-politico il suo: ed è quello della fuga dalla democrazia e dalle responsabilità”.“Scappa sulla sicurezza. Ma scappa anche sull’Europa. Renzi scappa persino dallo sguardo di un Letta che se ne va dal Parlamento dopo l’onta subita di una dismissione motivata solo da bulimia di potere da parte di Renzi e del suo Giglio carnivoro. Di certo Renzi non ha avuto neppure il decoro, che è qualcosa di più del galateo istituzionale o della cortesia, di essere presente all’addio del predecessore sconfitto, umiliato ma carico di una dignità che dovrebbe costituire la stoffa della vita politica, e che Renzi non sa neanche cos’è. Infatti scappa e scoppia”, conclude ‘Il Mattinale’.

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