È dai tempi di “Vamos a la playa” dei Righeira che ogni estate ha il suo tormentone. Quest’anno invece di una canzonetta o di un modo di dire, a tenere banco sulle spiagge è una domanda politica: “è Matteo Renzi ad aver sbagliato partito o è il Pd ad aver sbagliato leader?”. Come per tutti i tormentoni che si rispettino, la risposta non c’è. Ma una cosa è comunque chiara: le strade del presidente del Consiglio e del Pd prima o poi sono destinate a separarsi. Vedremo chi lascerà chi, quando e con quale scusa, ma date pure la cosa per fatta. Siamo però sicuri, cari lettori, che la stragrande maggioranza di voi dirà senza tante perifrasi: ma chissenefrega! E noi con voi. Ma sì, francamente non c’è bisogno di attingere all’armamentario qualunquista – e voi sapete bene che TerzaRepubblica se ne tiene alla larga – per dire che delle convulsioni del Pd cui siamo costretti ad assistere quotidianamente non solo non importa niente a nessuno (tranne che agli interessati) ma si tratta di uno spettacolo deprimente, e inutile ai fini della soluzione dei problemi del Paese. Naturalmente questo giudizio vale anche per gli altri protagonisti della vita politica (si fa per dire), partiti allo stato gassoso da cui non scaturisce un’idea che una per tirare fuori dalle secche il Paese. Il quale è ancora fermo, immerso in una stagnazione che ha impedito che l’uscita dalla recessione si trasformasse in vera ripresa, con il divario Nord-Sud che si fa abissale (si vedano gli ultimi dati Svimez) e la disoccupazione che torna a salire e rende probabile la dura profezia del Fondo Monetario, secondo cui ci vorranno altri 20 anni per tornare ai livelli pre crisi mondiale. Basta guardarsi intorno (senza la mediazione di giornali e tv, che sono occhiali deformanti) per vedere che partite Iva sono evaporate, il piccolo commercio si sta esaurendo, che le poche grandi realtà industriali che abbiamo guardano (inevitabilmente) sempre più all’estero, e che non basta l’export a cambiare le sorti del nostro sempre più povero capitalismo.E, oltretutto, è un Paese violentato da vicende di cattiva per non dire squallida amministrazione, come quelle romane (ma è solo un esempio dei tanti), che contribuiscono a rendere ancora più sfiduciati e depressi gli italiani.In questo quadro – di cui vi graziamo ulteriori dettagli, vuoi perché li conoscete bene e vuoi perché alla vigilia delle vacanze sarebbe crudele elencarli – l’unica medicina utile, sul piano pratico come su quello della psicologia collettiva, è imprimere una svolta all’andamento dell’economia. Renzi l’ha capito, e non è un caso che nel momento più difficile della sua scommessa politica – dopo la ridimensionata patita alle amministrative il suo grado di consenso non si è più risollevato, anzi – ha tirato fuori l’idea di un taglio significativo, ancorché progressivo, delle tasse. Un piano pensato e presentato come una sfida alla destra del “meno tasse per tutti” che non ha saputo realizzare quel sogno e alla sinistra che ne è ideologicamente contraria. E frutto di una politica di comunicazione che ha come presupposto far dimenticare l’esistenza del Pd ed arrivare alle elezioni politiche, anticipate o a scadenza naturale che siano, avendo profilato il Pdr (Partito di Renzi) in un crescendo di promesse di cambiamenti radicali. Progetto politico comprensibile, e per molti versi anche utile (noi però gli consigliammo di metterlo in atto ai tempi delle primarie, forse ora è un po’ tardi per emanciparsi da un partito di cui è anche segretario), ma che rischia d’infrangersi contro una complessità che è molto più grande e articolata di quanto Renzi non immagini. Cogliere il punto della questione fiscale come chiave elettorale (come fu per gli 80 euro) è sì corretto dal punto di vista politico, ma temiamo non lo sia sul piano sostanziale. Una cosa del genere andava fatta subito, come primo passo del governo – perché più ci si avvicina alle urne e meno chi governa è disposto a mettere mano ai privilegi insopportabili di un pezzo della società italiana – e andava sostanziata (come andrebbe anche ora) sia da un preventivo piano di riduzione (il perimetro della cosa pubblica deve restringersi) e trasformazione (da spesa corrente a investimenti) della spesa pubblica, sia da un piano di messa a reddito del patrimonio pubblico. Si dirà: meglio tardi che mai. E sia. Ma quel piano fiscale non è lo shock che serve e che gli italiani stanchi di un ventennio inconcludente (la Seconda Repubblica) si aspettano. Non produrrà un flusso d’investimenti tale da configurare una netta inversione di tendenza, così come non spingerà più di tanto i consumi interni, che ormai si sono assestati su stili di vita molti diversi da quelli di quando eravamo ben oltre le nostre possibilità. E dunque, non servirà ad accrescere il pil in misura tale da poter accorciare le distanze nella crescita con gli altri paesi dell’euroclub. Ci inducono a pensare così alcuni fattori. Primo: la progressività della manovra, che inevitabilmente perde d’impatto. Secondo: l’assoluta genericità delle indicazioni sulla copertura della manovra da 50 miliardi. Che può anche essere fatta a deficit e negoziata con Bruxelles, ma presuppone un piano d’intervento compensativo sul debito che non c’è. Terzo: la non focalizzazione degli obiettivi. Non si può passare dalla prima casa al carico fiscale sulle imprese e tanto altro, proprio perché non c’è spazio per una manovra a 360 gradi. Quarto: l’esperienza. Di queste manovre ne abbiamo viste, o meglio sentite annunciare, un’infinità, ma se nessuna è andata in porto vuol dire un motivo ci sarà. Sia chiaro, non siamo affatto contrari ad un forte shock fiscale. Anzi, lo andiamo predicando e abbiamo scritto più volte, anche negli ultimi tempi, che Renzi avrebbe fatto bene a lavorarci. La pressione fiscale è troppo alta, scoraggia non solo gli imprenditori ma qualunque intrapresa. Intervenire è indispensabile. Ma è quel poco che c’è (e soprattutto quel tanto che non c’è) sul tavolo a spaventarci. Se si propone un patto agli italiani, come ha fatto Renzi, non si può non dire loro che la prossima legge di stabilità dovrà necessariamente partire dai 29 miliardi in più di entrate tributarie previste a legislazione vigente nel Def, con le clausole di salvaguardia pronte a scattare se non si procede a tagli di spesa di tale importo. Temiamo come la peste gli effetti annuncio, malattia ormai cronica della nostra politica. Speriamo solo che qualche giorno al mare o in montagna, anziché inutili tormentoni, porti un po’ di saggezza. (Enrico Cisnetto da Terza Repubblica)
Archive for 2 agosto 2015
Renzi e il partito sbagliato
Posted by fidest press agency su domenica, 2 agosto 2015
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Signo’ è caduto ‘o pallone dint’ ‘a terra
Posted by fidest press agency su domenica, 2 agosto 2015
Omignano 4 agosto 2015 ore 21.00 Signo’ è caduto ‘o pallone dint’ ‘a terra. La serata prevede la rappresentazione di Signo’ è caduto ‘o pallone dint’ ‘a terra, uno spettacolo di narrazione con Claudio Di Palma, Enzo Mirone e Massimiliano Sacchi, tratto da “La trilogia degli orti” Orto-Orthos. Una rapsodia in musica di parole sul calcio. Parole, ma anche corpi ed immagini che raccontano, nell’ideale rettangolo di gioco di una piazza, un cortile o un campetto, di rigori sbagliati e palloni perduti; di un calcio di strada che ormai non c’è più. Raccontano di dribbling memorabili e declini inesorabili. Un narratore, due musicisti, due danzatori e una squadra di calciatori immaginari che scende in campo, insomma, a riprovare umori bambini. Eduardo Galeano, Stefano Benni, Osvaldo Soriano prestano, tra gli altri, la loro scrittura a questo gioco di rimandi fra luoghi del sud del mondo: Napoli, Buenos Aires, Valle de rio negro. Maradona, El gato Diaz o un anonimo quanto riconoscibile “ bambino col pallone”, invece, si alternano nel campo come protagonisti di una surreale, divertente e malinconica partita di calcio giocata dalle parole.Lo spettacolo sarà preceduto dall’ incontro con il Presidente Regionale Legambiente Michele Buonomo dal titolo Il ruolo strategico dell’agricoltura. A moderare il dialogo sarà Elisabetta Nepitelli Alegiani. L’ingresso agli eventi è gratuito.Lo spettacolo sarà preceduto dall’ incontro con il Presidente Regionale Legambiente Michele Buonomo dal titolo Il ruolo strategico dell’agricoltura. A moderare il dialogo sarà Elisabetta Nepitelli Alegiani (foto: claudio)
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Fiuggi festival: Trionfa il film Nobody From Nowhere
Posted by fidest press agency su domenica, 2 agosto 2015
Il film Nobody From Nowhere, secondo film diretto dallo scrittore e drammaturgo francese Matthieu Delaporte fa incetta di premi all’ottava edizione del Fiuggi Film Festival dove è stato proiettato in anteprima nazionale. Sebastien (Mathieu Kassovitz) vive solo e senza legami, nel tentativo di dare un senso alla sua vita osserva attentamente le abitudini degli sconosciuti, si traveste e ne assume l’identità. La Giuria, presieduta quest’anno da Susanna Tamaro, ha apprezzato tutti i film in concorso, ognuno portatore di un messaggio etico rilevante e ben sviluppato. E ha premiato il film di Delaporte per la genialità della struttura drammaturgica, per l’eccellenza della recitazione e l’originalità della storia, che racconta -con personaggi molto ben delineati- la catarsi di un uomo prigioniero di una nevrosi autodistruttiva che rinasce alla vita attraverso una paradossale paternità e un generoso sacrificio di sé. Questa la motivazione della Giuria composta da Daphne Sigismondi, vicedirettrice della School of Cinematic Arts di Los Angeles; il giornalista Luigino Bruni; Roberta Mazzoni, sceneggiatrice e regista; il giornalista Giuliano Guzzo. Ancora ad un’anteprima nazionale il Premio della Stampa accreditata al festival che ha scelto The Verdict, thriller giuridico del regista belga campione d’incassi Jan Verheyen. Il film, sorretto da un cast di prima categoria (Koen De Bouw, Johan Leysen, Veerle Baetens), mette in scena il dilemma morale di un uomo devastato dal dolore che decide di vendicarsi del rilascio ‘per un vizio di procedura’ del principale sospettato dell’omicidio di sua moglie e di sua figlia. E’ una straordinaria analisi delle contraddizioni di un sistema giudiziario di cui emergono carenze ed incoerenze nel quadro internazionale – si legge nella motivazione dei giornalisti – Inoltre, pone l’accento sulla sofferenza sempre in agguato per chi è coinvolto nelle maglie della giustizia.
La ricca selezione filmica del FFF 2015, ha scelto storie che rivelano la complessa miscela di bene e di male che è l’uomo. Al film di Delaporte è stato attribuito anche il Premio della Giuria Giovani accreditati al Festival e dei ragazzi di Arca Cinema Giovani. Questa la motivazione della Giuria giovani: Per la forte attinenza al tema di quest’anno del Festival e averci mostrato la complessità del lato oscuro del protagonista, in bilico tra il personaggio dell’uomo ordinario e le sue tendenze maniacali non visibili alla luce del sole; per il ritmo incalzante, la continua tensione e la magistrale interpretazione di Mathieu Kassovitz.
Ben 7 i film in concorso tutti inediti in Italia, di cui quattro in anteprima nazionale. Mattatore della serata finale del festival l’attore, conduttore e regista Mario Acampa, reduce dai set di Marco Bellocchio (Fai bei sogni) e Ron Howard per il film Inferno con Tom Hanks; in autunno sarà al cinema come protagonista del film Press, scritto e diretto da giovanissimi autori torinesi. Tra gli ospiti anche Benji e Fede, giovanissimo duo, promessa della musica pop italiana. Tra le iniziative di intrattenimento in programma la vigilia della premiazione anche un entusiasmante concerto della Capone & Bungt Bangt, band che utilizza strumenti ricavati da materiali riciclati. Non poteva mancare, inoltre, un omaggio a Mario Monicelli in occasione del centenario della nascita. Il grande regista è stato ricordato con la presentazione del libro/intervista di Mariano Sabatini e Oriana Maerini dal titolo Intervista a Mario Monicelli – La sostenibile leggerezza del cinema. Al film A Thousand Times Goodnight, anch’esso in anteprima nazionale, del regista norvegese Erik Poppe, protagonisti Juliette Binoche e NiKolaj Coster-Waldau, il Sindacato Cronisti Romani riconosce l’alto valore professionale e umano. Ai vincitori il Premio che ritrae il nuovo logo del festival, entrambi disegnati dal prof. Mauro Palatucci dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone. L’entusiasmo dei giovani che hanno frequentato il festival di quest’anno con le sue masterclass e workshop – chiosa il giovane direttore Angelo Astrei – ci spronano a fare di tutto per avere anche il prossimo anno degli autorevoli rappresentanti del mondo del cinema e della cultura. Con l’intento e il sogno di poter lasciare ai giovani una nuova ed altrettanto appassionante occasione di formazione.
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La Cina produce film su Matteo Ricci
Posted by fidest press agency su domenica, 2 agosto 2015
L’Hengdian College cinese co-produrrà con il regista Paolo Bianchini e con Paola Rota un film su Matteo Ricci, gesuita del XVI secolo, di cui dovrebbero iniziare le riprese a primavera del 2016. L’annuncio è stato dato dagli stessi produttori – Airaldo Piva, International Development Director del Fiuggi Film Festival nonché Ad della Hengdian in Europa, e i due registi italiani – nell’ambito di un focus sul cinema cinese svoltosi nell’ambito dell’ottava edizione del Fiuggi Film Festival.
Per l’occasione è stato proiettato in anteprima europea, in collaborazione con l’Istituto Confucio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il cortometraggio Rock–Paper-Scissors, girato dagli studenti dell’Ateneo cinese Hengdian College of Film & TV e al quale è stato assegnato il Fiuggi Film Festival Special Award ritirato dallo sceneggiatore e co-regista Zhang Xianfeng. E’ seguito un convegno al quale ha partecipato anche il prof. Armando Fumagalli in rappresentanza dell’Istituto Confucio. Per Piva il cinema cinese è forse l’unico in vera espansione. Nel 2014 è arrivato a cinque miliardi di dollari di fatturato. Questo offre un’ottima opportunità di espansione ed è un’occasione da non perdere.
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Greenpeace: Termina dopo 40 ore la protesta degli attivisti U.S.A.
Posted by fidest press agency su domenica, 2 agosto 2015

The Shell-leased icebreaker MSV Fennica approaches the St. Johns Bridge where climbers under the bridge are attempting to prevent the Fennica from passing under the bridge to join Shell’s Arctic drilling fleet.

Activists hang under the St. Johns Bridge in Portland, Oregon, In an attempt to block the Shell leased icebreaker, MSV Fennica July 29, 2015. The climbers are currently preventing the ship from passing underneath the bridge on its way to meet Shell’s drilling fleet. The climbers have enough supplies to last for several days. According to the latest federal permit, the Fennica must be at Shell’s drill site before Shell can reapply for federal approval to drill deep enough for oil in the Chukchi Sea., People vs Shell, Activists hang under the St. Johns Bridge in Portland, Oregon, In an attempt to block the Shell leased icebreaker, MSV Fennica July 29, 2015. The climbers are currently preventing the ship from passing underneath the bridge on its way to meet Shell’s drilling fleet. The climbers have enough supplies to last for several days. According to the latest federal permit, the Fennica must be at Shell’s drill site before Shell can reapply for federal approval to drill deep enough for oil in the Chukchi Sea.
Portland (Stati Uniti). È terminata dopo oltre 40 ore la protesta non violenta dei ventisei climber di Greenpeace USA che il 29 luglio si erano calati con delle funi da un ponte di Portland (Oregon) sotto cui doveva passare MSV Fennica, una nave rompighiaccio della Shell, in procinto di salpare verso l’Artico. Per quasi due giorni gli attivisti hanno così impedito che la nave lasciasse il porto statunitense per raggiungere la flotta di trivellazione artica della compagnia petrolifera anglo-olandese.«Sono stati due giorni molto emozionanti per tutti noi, così come per gli oltre sette milioni di persone che hanno già aderito al nostro appello per salvare l’Artico», ha dichiarato Annie Leonard, direttore esecutivo di Greenpeace USA. «Con le nostre

An activist gestures in triumph as the Shell-leased icebreaker MSV Fennica turns away from the St. Johns Bridge where climbers attempted to prevent the ship from passing under the bridge to join Shell’s Arctic drilling fleet.
azioni non violente vogliamo contribuire a far crescere sempre più il movimento globale in difesa dell’Artico. Trivellare in cerca di petrolio in quest’area così importante e meravigliosa sarebbe un terribile errore, per questo chiediamo al Presidente Obama di ripensarci e ascoltare quei sette milioni di persone che in tutto il mondo, con un’unica voce, hanno gridato e continueranno a gridare: ShellNo!».
Ieri un giudice federale dell’Alaska aveva ordinato a Greenpeace USA di interrompere il blocco e far scendere i climber appesi al ponte, minacciando multe dal valore crescente, che nel giro di qualche giorno sarebbero passate da 2500 a 10 mila dollari per ogni ora di blocco. Gli attivisti hanno resistito per oltre 40 ore e sono scesi spontaneamente solo all’arrivo sul ponte delle autorità. Secondo l’ultima direttiva federale statunitense, la rompighiaccio MSV Fennica doveva assolutamente raggiungere il sito di trivellazione della Shell nel Mare dei Chukchi con il suo carico di attrezzature per le trivellazioni affinché la compagnia potesse richiedere l’autorizzazione a cercare il petrolio in profondità. Greenpeace chiede al Presidente Obama e al Dipartimento dell’Interno statunitense di revocare le licenze della Shell nell’Artico. (foto: portland protesta attivisti)
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Conferenza internazionale dei ministri della Cultura, Expo
Posted by fidest press agency su domenica, 2 agosto 2015
“La Conferenza internazionale dei ministri della Cultura che ha portato in Italia, a Milano, ad Expo, coloro che sono chiamati a disegnare le politiche culturali di più di ottanta Paesi nel Mondo fa onore al Governo italiano e costituisce uno straordinario esempio di quella nuova diplomazia culturale che abbiamo messo al centro dell’agenda europea”. Lo ha detto la presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, Silvia Costa, illustrando alla conferenza le dieci proposte del Parlamento Europeo contro la distruzione e il traffico dei beni culturali. “Questa conferenza internazionale è l’occasione per condividere con il Governo italiano e ministri della cultura questi impegni perché diventino una strategia in sede ONU e nell’ambito della Corte Penale Internazionale”, ha proseguito Silvia Costa. “Per fronteggiare la distruzione e il traffico dei beni culturali servono sostanzialmente due cose: concretezza e un gioco di squadra, a partire da UNESCO, perché siamo di fronte ad una responsabilità internazionale. Mi fa molto piacere che il Governo Italiano abbia raccolto per primo la sollecitazione del Parlamento Europeo confermando sinergia di intenti e di azion Il patrimonio culturale costituisce un elemento importante dell’identità culturale delle comunità, dei gruppi e degli individui, nonché della coesione sociale. La sua distruzione intenzionale, praticata in particolare da ISIS/Da’esh in Iraq e Siria, non priva solo di un bene comune interi popoli ma viola la dignità e i diritti umani. I saccheggi e il commercio illegale di siti e beni culturali e religiosi sono inoltre utilizzati per finanziare le attività terroristiche con la conseguenza che beni artistici e culturali sono trasformati in “armi da guerra”. A partire da queste considerazioni il Parlamento Europeo ha chiesto:
1. Alla Commissione Europea di assumere le misure necessarie, in collaborazione con l’UNESCO e la Corte Penale internazionale, per estendere la fattispecie di crimini contro l’umanità a quegli atti che danneggiano o distruggono intenzionalmente il patrimonio culturale e religioso dell’umanità ponendo in essere una vera e propria “pulizia culturale”;
2. Agli Stati membri dell’Unione Europea di adottare le misure necessarie per l’identificazione dei responsabili degli atti di distruzione del patrimonio culturale in Siria e in Iraq; laddove infatti questi fossero “foreign fighters”, e quindi cittadini di Paesi che hanno ratificato lo Statuto della Corte Panale Internazionale, gli Stati di appartenenza possono chiedere l’intervento della Corte;
3. di rafforzare i meccanismi di coordinamento e monitorare l’effettiva attuazione della Risoluzione 2199 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 12 febbraio 2015, al fine di porre termine al commercio illegale di beni culturali dai territori di Siria e Iraq, durante il conflitto in atto, impedendone quindi l’impiego come fonte di finanziamento del terrorismo;
4. All’Alto Rappresentante della Politica Estera Federica Mogherini di promuovere l’estensione della competenza dei Caschi Blu dell’ONU ai casi di distruzione del patrimonio culturale, anche attraverso programmi di formazione specifici volti ad individuare le priorità e gli interventi da effettuare in caso di conflitto o di gravi crisi umanitarie;
5. All’Unione, ai Governi e alla società civile di aderire alla Campagna #Unite4Heritage dell’Unesco e sostenere l’attuazione di programmi specifici finalizzati alla tutela del patrimonio in situazioni di emergenza, sulla base del Progetto dell’Unione Europea – UNESCO Emergency Safeguarding of the Syrian Heritage o del Syrian Observatory, nonché del progetto Mosul sviluppato dall’Initial Training Network for Digital Cultural Heritage, tramite borsa di studio Marie Curie;
6. Agli Stati membri di ratificare la Convenzione UNESCO (1970) concernente le misure da adottare per interdire e impedire l’importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali di illecita provenienza e promuovere campagne di sensibilizzazione per scoraggiarla. Nonché di ratificare la Convenzione dell’UNIDROIT del 1995 e la Convenzione Internazionale per la protezione dei Beni Culturali in caso di conflitti armati del 1954, con il suo secondo protocollo aggiuntivo del 1999;
7. Il potenziamento di programmi educativi al valore del patrimonio culturale, a tutti i livelli di istruzione, nonché i progetti di dialogo interculturale e interreligioso. E il sostegno dei progetti di sensibilizzazione riguardo al tema della distruzione e della circolazione illecita dei beni culturali a quelli concreti di formazione di professionisti specializzati nella protezione e restauro dei beni culturali in caso di situazioni di conflitto e di emergenza e nella lotta al traffico illecito, come quelli promossi dall’ICCROM in vari paesi;
8. La creazione di rifugi sicuri (safe heavens) per i beni culturali rubati o illegalmente rimossi dal paese di origine, sul modello della legge svizzera sulla protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, di catastrofe o situazione d’urgenza e migliorare il controllo delle frontiere;
9. Alla Commissione Europea di adottare una Direttiva Ue sull’importazione dei beni culturali all’interno dell’Unione europea, che dovrebbe richiedere un certificato obbligatorio di importazione, sulla base di quello previsto dalla Direttiva 2014/60/UE relativa alla Restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro;
10. Il rafforzamento della cooperazione tra le organizzazioni internazionali, in particolare tra l’UNESCO, l’INTERPOL, l’ICOMOS, l’ICOM, l’OMD e l’Unione europea, che può svolgere un ruolo importante in riferimento alla lotta al traffico illecito di beni culturali attraverso la rete l’EU- CULTNET; e il perfezionamento della raccolta di informazioni e la creazione di banche dati relative ai beni culturali usciti illecitamente dai territori colpiti da conflitti o gravi crisi umanitarie e, in particolare, promuovere e sostenere il progetto PSICHE dell’INTERPOL. In questo quadro ampliare la mission del satellite europeo COPERNICO.
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