Stoccolma. Perché è importante trattare il diabete e secondo quali principi: su questo tema il professor Stefano Del Prato, Presidente della Fondazione Diabete Ricerca della Società Italiana di Diabetologia che ha tenuto un’apprezzatissima lettura al congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD). “No al trattamento ‘a taglia unica’, si a quello ispirato alla medicina di precisione – sottolinea Del Prato – che deve tener conto oggi di una serie di caratteristiche cliniche del paziente, riassunte nell’acronimo ABCDE, ma che già strizza l’occhio al futuro, quando saranno disponibili indicatori di farmacogenomica e biomarcatori, rilevabili da un semplice prelievo di sangue, per una terapia realmente su misura”.
E’ importante migliorare il controllo della glicemia, nell’ottica di ridurre il rischio vascolare?
La domanda può sembrare di per sé di poco senso perché trattandosi di pazienti diabetici iperglicemici, la cosa più ovvia da pensare è che sia necessario migliorare il controllo della glicemia. E questo è sempre stato supportato dall’idea che migliorare il controllo della glicemia è efficace nel prevenire le complicanze microvascolari, cioè quelle a carico di reni, occhi e nervi. Purtroppo i risultati di studi anche importanti su grandi numeri, tesi a migliorare il controllo della glicemia, non hanno dato grandi soddisfazioni sulla riduzione del rischio delle malattie cardiovascolari, che rimangono la principale causa di morte nella popolazione diabetica. Da qui nasce la domanda: ma ha senso controllare la glicemia, visto che tra l’altro in alcuni casi, un controllo stretto della glicemia si associa ad un qualche potenziale rischio, quale quello delle crisi ipoglicemiche? E’ solo una domanda retorica naturalmente, alla quale si può rispondere solo ‘si, è necessario controllare la glicemia ovviamente’. Intanto per controllare il rischio di complicanze microvascolari. Ma anche perché sono disponibili dati che dimostrano che, se opportunamente trattato il diabete già nella fase iniziale, questo può tradursi in un miglioramento significativo del rischio cardiovascolare, in particolare del rischio di infarto del miocardio, che si riduce di circa il 15%. Quello che emerge da tutti gli studi, sia di intervento sia quando si utilizzano i dati generali associati, è una specie di ‘numero magico’, perché tutti indicano una riduzione del 15% del rischio cardiovascolare. Mentre il rischio micro-vascolare, con un buon controllo glicemico, si riduce di almeno il 25-30%.
Ma questi sono dati generali, ‘medi’. Quando si va ad osservare più attentamente, si scopre che all’interno della totalità della popolazione diabetica ci sono dei sottogruppi che rispondono in modo completamente diverso ai trattamenti. Una recente analisi dello studio ACCORD ad esempio ha confrontato i soggetti con insufficienza renale, con quelli con una normale funzionalità renale. Ne è risultato che i soggetti con insufficienza renale, a parità di controllo glicemico, sono esposti a maggiori rischi. Ulteriori analisi di questo e di altri studi di intervento hanno dimostrato che la risposta ai trattamenti anti-diabetici varia anche in base all’età, e alla durata della malattia, che più alte sono, più definiscono una popolazione a maggior rischio. È necessario dunque essere coscienti di qual è il rapporto costo-beneficio dei trattamenti all’interno di queste diverse popolazioni.
Ma allora, visto che ci sono altri fattori di rischio cardiovascolari, quali ipercolesterolemia e ipertensione, il cui trattamento ai fini della riduzione del rischio cardiovascolare è molto vantaggioso, perché non limitarsi a correggere quelli e ‘dimenticare’ per un po’ della glicemia?
Perché esistono importanti dati epidemiologici che dimostrano come il diabetico, anche con colesterolo e pressione normali, continui ad avere un rischio di mortalità cardiovascolare che è doppio rispetto ad un soggetto senza diabete. Quindi il vero obiettivo è trattare tutti i fattori di rischio cardiovascolari, senza trascurarne alcuno. E recenti analisi dimostrano proprio come trattare un fattore di rischio, rispetto a trattarne due, è meno efficace in termini di eventi ma anche in termini di riduzione di ricoveri e di controlli ambulatoriali. Trattare tutti i fattori di rischio porta dunque notevoli vantaggi anche in termini di spesa e di qualità di vita.
Quali sono i giusti obiettivi glicemici da perseguire con la terapia, allora?
L’obiettivo terapeutico di una persona con diabete di tipo 2 deve essere quelli di un controllo glicemico che sia adeguato alla propria condizione. Anche l’obiettivo di emoglobina glicata da raggiungere deve cioè essere personalizzato. I soggetti senza complicanze, quelli giovani e con recente diagnosi di diabete dovrebbero essere trattati in modo estremamente intensivo per raggiungere valori di glicemia quanto più vicini alla normalità, cioè un’emoglobina glicata pari o inferiore al 7%, perché questo si traduce in una protezione a lungo termine. Invece nei soggetti che vanno incontro ad episodi di ipoglicemia, in quelli che abbiano già delle complicanze in atto, come l’insufficienza renale, in quelli con una ridotta spettanza di vita è indicato un controllo glicemico un po’ più rilassato, pari a valori di emoglobina glicata superiori a 7, fino ad arrivare a 8-8,5%.
Che tipo di peso ha nella scelta di un trattamento la sua safety?
La sicurezza del trattamento è fondamentale e questo concetto si è imposto all’attenzione generale perché nello studio ACCORD è stato rilevato un aumento del rischio di mortalità, tra i soggetti trattati. Ma andando ad analizzare bene quali fossero i soggetti con questo eccesso di rischio di mortalità, si è scoperto che si tratta di un gruppo abbastanza piccolo, che per qualche ragione non chiara, nonostante l’intensificazione della terapia, continua ad avere un valore di emoglobina glicata, cioè di controllo glicemico, non buono. Come se fossero resistenti a qualsiasi forma di trattamento. Questo significa che dobbiamo imparare a conoscere meglio i pazienti con diabete perché sono una popolazione eterogenea, composta da vari gruppi, all’interno dei quali alcuni possono risentire in maniera estremamente positiva di uno stretto controllo glicemico, mentre altri potrebbero essere esposti ad un qualche rischio; per questo è necessario diversificare gli obiettivi terapeutici. Trattare l’iperglicemia è importante, ma gli obiettivi di trattamento devono essere individualizzati.
Come fare dunque a personalizzare il trattamento del diabete scegliendo il farmaco giusto per il paziente giusto?
Ovviamente questo non è compito facile. Probabilmente in futuro avremo degli indicatori che ci consentiranno di distinguere questi gruppo dal totale della popolazione diabetica. Noi abbiamo suggerito un modo abbastanza empirico per tenere a mente gli elementi che possono aiutare a definire gli obiettivi del controllo glicemico, definiti dalle prime 5 lettere dell’alfabeto: A come ‘age’ (età), B come ‘body weight’ (peso corporeo: soggetto grasso, soggetto magro), C come complicanze (la presenza, l’assenza, il grado di severità delle complicanze o di altre patologie associate), D come ‘durata della malattia’ e infine la E, che ha 3 significati: E come eziologia (cioè quello che sta al di sotto e che genera l’iperglicemia in termini di meccanismi); E come educazione ed empowerment dei pazienti, che è una componente essenziale del risultato della cura; infine E come economia, che è qualcosa con la quale abbiamo a che fare quotidianamente e che va tenuta presente anche nella gestione della persona con diabete. Terapia personalizzata significa ‘medicina di precisione’: cercare di individuare qual è il farmaco o la strategia terapeutica più adeguata per quel particolare individuo. Abbiamo bisogno di indicatori guida in questo senso. Una strategia molto empirica, come visto, è l’ABCDE. Per il futuro avremo indicatori più precisi quali quelli della farmacogenetica, marcatori genetici in grado di darci informazioni sia sulla possibilità di risposta ad un certo tipo di trattamento, sia sul possibile rischio di effetti collaterali per quella terapia. Stiamo cercando di individuare anche dei biomarcatori, indicatori facilmente acquisibili da un prelievo di sangue o un campione di urine, che ci permetteranno di identificare quei soggetti con caratteristiche tali per avere l’indicazione ad un trattamento rispetto ad un altro.
Archive for 18 settembre 2015
E’ importante curare il diabete? “Si, senza dubbio. Ma con le giuste istruzioni per l’uso”
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
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Paf hosts conference on responsible gaming
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
On Tuesday 29 September, the Åland-based gaming company Paf will host the international Paf Responsible Gaming Summit for the second time. The purpose of this conference is to increase knowledge about responsible gaming.“Responsible gaming is the most important and most complex issue facing the gaming industry. We want to highlight that with the Paf Responsible Gaming Summit, the objective of which is to increase the exchange of knowledge and the cooperation within the gaming industry in relation to responsible gaming. Our hope is that we and the gaming industry’s different organisations and stakeholders can learn from one another, as well as sharing experiences, ideas and real solutions during our day-long conference here on Åland”, says Anders Ingves, CEO of Paf.Among other things, this year’s Paf Responsible Gaming Summit will discuss the issue of responsible gaming from an international legislative and research perspective with speakers from Italy, Estonia, Finland, Spain, the United Kingdom and Sweden taking part. In addition, the behavioural economist Sille Krukow from Denmark will provide concrete examples of how online gaming environments can be designed responsibly from a behavioural economics perspective.The conference will end with presentations from representatives invited from some of Europe’s largest gaming operators, who will share the methods, tools and processes they use in their business to combat problem gaming. The full programme and list of speakers can be found at the dedicated conference website: https://www.paf.com/rgsummit2015.“We organise the Paf Responsible Gaming Summit every other year and our hope is that the conference will increase cooperation and transparency between us and other gaming operators so that the industry as a whole can evolve. I believe that we can develop more quickly if we do it together rather than individually,” explains Anders Ingves.The Paf Responsible Gaming Summit is aimed at gaming operators, researchers, decision-makers, business partners, interest groups and other players active in the gaming industry. The conference is organised every other year and last took place in 2013 in Mariehamn on Åland.
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Cloud & the Car: GM and IBM Present Use Cases that Actually Impact
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
London, UK The auto industry is currently buzzing with key words like autonomous cars, Big Data, IoT and cloud. This industry – once called conservative – is making more noise about emerging technologies than even the consumer electronics space. Apart from the clamour to demonstrate real business benefits, it even presents use cases in real time. Cloud is one such area. IBM, for example, showcases a cloud-based predictive maintenance and real-time diagnostics platform at the 2015 Frankfurt motor show. This could possibly highlight a new era, in which IoT will not merely be used as a purchase puller but more as a tool that can impact internal savings and improve bottom line performance of auto manufacturers. Although having been here all along, cloud services are now coming into play, as approx. 90 percent of vehicles are expected to be connected by 2020. Everyone is talking about how data from vehicles can enable services such as predictive diagnostics, UBI and other consumer centric services. Cloud services however, are currently only being used to harness typical use cases such as ERP, CRM, marketing, talent acquisition and training. The justification of such a shift comes from IBM’s partnership with a Tier 1 supplier like Continental. The latter will be using IBM cloud services for their eHorizon solution by applying analytics and managing complex data streams. The idea behind such a partnership stems from the fact that there needs to be a collaborative effort from the industry to enable the cloud to harness benefits. In such a scenario Continental will have direct relationships with OEMs, and IBM would become their managed service provider for data analysis. What IBM has previously done was to process as well as return vehicle raw data using tools like SPSS and others. Now they have gone a step ahead. By using their IoT solution for the auto industry, they will be able to showcase insights for newer applications applying the raw data. Additionally, even secured data transfers and data privacy would be taken care of by help of cyber secured protocols which happen to be key challenges in the process of the cloud adoption. Such partnerships add great value to OEMs, especially premium OEMs. Take the classic case of an OEM which loses track of its customer beyond the vehicle sale. There is a significant opportunity with respect to product planning and other related elements which the OEM misses out on due to the lack of customer/vehicle data feedback. Among the auto OEMs GM seems to be leading the way with their internal route of having their own data centres along with their legacy powerhouse OnStar boasting of 4G LTE connectivity. All said and done, they have had OnStar for more than 15 years. Why couldn’t they harness its power to overcome related recall issues? A typical GM answer to this is their Driver Assurance program which is set up to understand component durability using OnStar’s embedded connectivity and cloud based servers.
GM’s prognostics entry is focused on three things namely the battery, starter, and fuel pump. It identifies diagnostic trouble codes which show up any kind of an irregularity on the functions of these elements that are transmitted back to their OnStar cloud server, which essentially means two things:
1. Reinstating the use of 4G LTE which is very practical in this case to understand the severity of fault code in real-time and
2. Off board algorithm processing, which means processing information in the cloud, negating the need for on-board processing that takes a toll on the on-board TCU requiring high computational capacity.
Basically this means that GM is not only minimizing their cost due to their in-house embedded expertise and cloud processing but it is also supporting customers with proactive monitoring of the vehicle. This is GM’s distinct edge to reduce recall/warranty issues and improve the bottom-line. Ford’s Microsoft Azure platform is another example, which is cloud based (OTA) updating where the goal of their FSDN is to keep vehicles up-to-date and relevant throughout the vehicle ownership period. The cloud and the car will not only achieve off board analysis in real time but can also aid OEMs harness critical data sets that provides them a medium of revenue prospects which directly influences their bottom line, example maintenance services opportunities and warranty analytics. OEMs who do not have an internal capability should ideally work with cloud based ecosystem partners to leverage their strengths in terms of managed services, reduced investments on licensing fee and real-time computational power. As for cloud based service providers, they are expected to generate revenues in excess of 50 percent by 2020 using high performance computing for the future of the automotive industry which will be determined by autonomous vehicles and cloud based connected car platform solutions. As well as the cloud helping OEMs keep in touch with customers once they have bought the vehicle, a new 3D car configurator solution uses the cloud to support OEMs and their customers at the point of sale. Frost & Sullivan has recently published a White Paper analysing a new 3D car configurator platform developed by IBM and ZeroLight offering a one-stop shop, omni-channel car configurator solution for OEMs and their retail strategy. For complimentary access to this White Paper, visit: http://corpcom.frost.com/forms/PR_3DCarConfigurator.
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Catella Bank issues SAS/MasterCard Eurobonus Travel Cash Card
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
Catella Bank is the issuer of the MasterCard Eurobonus Travel Cash prepaid card, being launched today by SAS. The new, innovative card will be the first co-branded multi-currency prepaid card in the airline industry in Europe. It is a multiple purse card that enables you to hold multiple currencies on the card at the same time. “This a prestige project for Catella, and we are very proud that they have chosen us as the issuer. Catella has exclusively been issuing cards for over 25 years, and this project leverages our expertise in issuing multiple currency cards,” says Tord Topsholm, Managing Director of Catella Bank.The Eurobonus Travel Cash prepaid card is being launched today by SAS in collaboration with MasterCard and Rêv Worldwide. This innovative card product provides SAS Eurobonus members with a single piece of plastic that incorporates a frequent flyer card along with a globally accepted payment card. The card supports up to 12 currencies, giving the cardholder the option to remotely load the card via a bank account in their home currency, and subsequently exchange currencies prior travelling, thus keeping control of exchange rates at all times. The new card will come with MasterCard’s latest Contactless MasterCard®technology, allowing small value transactions to be made by simply tapping the card on the terminal, which is convenient for travellers as it makes payments faster. Using the card is more secure than carrying cash, and maintains access to funds 24 hours a day, seven days a week, wherever MasterCard is accepted.“Catella is proud to be the issuer of the SAS Eurobonus prepaid card. Combining the frequent flyer card with a truly innovative, contactless and multi-currency payment card creates added value for the consumer and confirms Catella’s position in prepaid,” says Marc Becker, Head of Prepaid at Catella Bank. (Photo: Torp Topsholm)
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Legal Affairs MEPs call for better protection for traditional know-how
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
Geographical indication (GI) protection should be extended to regionally and locally manufactured goods and handicraft products rooted in traditional know-how so as to preserve local cultural heritage and boost growth, say Legal Affairs Committee MEPs in a non-legislative resolution voted on Tuesday. MEPs urge the Commission to propose a single European geographical indication protection system for non-agricultural products without delay.”I welcome the support of the Legal Affairs Committee. This is a first step towards a European protection of European know-how. But it is now for the European Commission to take up the case, and I hope it will lead to a proposal for European legislation soon, already as part of Commission’s communication on the internal market expected for October”, rapporteur Virginie Rozière (S&D, FR) said after the vote.The committee’s non-legislative resolution supporting extension of EU-level protection instrument from agricultural products and foodstuffs to non-agricultural products was approved unanimously (with 3 abstentions).
Legal Affairs MEPs urge commission to propose legislation with the aim of establishing system for geographical indication (GI) protection, which could be used to indicate a specific geographical origin, certain qualities and traditional techniques of non-agricultural products, such as Laguiole knives, Bohemian glass, Scottish tartan, Carrara marble and Aubusson tapestry. “A link with the territory of production is essential in order to identify the special know-how and designate the quality, authenticity and characteristics of the product”, MEPs stress.In addition, geographical indications can have great economic potential and it can bring significant benefits especially for SMEs and EU regions, MEPs point out.
The protection system could also help to enhance traceability and help consumers to make better-informed choices by eliminating the confusion caused by misleading names or descriptions. System could also help combatting counterfeiting, fraudulent use of names of geographical origin and other unfair practices, MEPs add.
Mechanism for registration of products should be “most efficient, simple, useful and accessible”, Legal Affairs MEPs also propose and stress that the new system should keep costs and red tape for businesses to a minimum.
The text approved by the Legal Affairs Committee still needs to be endorsed by Parliament as a whole. A plenary vote is scheduled for 6 October (TBC).
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Catella: Summer turbulence weathered?
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
The Main index in the Catella Real Estate Debt Indicator (CREDI) for Sweden increased by 2.1 index points to 56.6, compared to 54.5 in June 2015. The increase was driven by both lenders and borrowers experiencing good financing conditions over the past three months. Meanwhile, forward-looking sub-indices confirm another slowdown and that financing conditions are expected to remain unchanged over the coming three month period.”The summer was marked by increased volatility in the financial markets. Even though the turmoil continued into September, the Catella Real Estate Debt Indicator (CREDI) suggests good access to financing. Real estate companies continue to finance themselves through preference shares – in total real estate companies have issued preference shares for SEK 3.8 billion this year alone. However, market participants indicate increased caution for the coming three months, and CREDI’s forward-looking index has fallen to the turning point of 50.0,” says Martin Malhotra, Director at Catella.The CREDI Main index shows overall improvement of 2.1 index points, to 56.6. The increase is due to strong growth in the sub-index for the past three months, with an increase of 4.5 points since June, to 63.1 in September. In this current survey, the divergence between the two sub-indices, Current Situation and Expectations for the coming three months, increased to 13.1 points.”The Swedish economy is currently growing rapidly from an international perspective. But the performance of the global economy is becoming increasingly uncertain, and there are indications that the slowdown we are seeing right now in emerging economies is the beginning of a global recession. Sentiment in the Swedish debt market is still robust and is being maintained by the strong economic growth,” says Arvid Lindqvist, Head of Research at Catella.If we look at the listed real estate companies, average interest reached a new record low level in the second quarter of 2015, at 2.8 percent. The average loan to value is also following a downward trend, and fell to 53.0. This is also approaching a record low, even though the proportion of bonds outstanding increased during the period. At the same time, companies’ reported values showed growth in excess of the growth in value that the listed sector experienced in Q2 2015.The twelfth edition of the Catella Real Estate Debt Indicator (CREDI) is attached and can also be downloaded from catella.se/credi. CREDI consists of two parts: one is an index based on a survey of listed property companies and active banks, and the other a set of indices based on publicly available data. Read more about the methodology here. This edition also includes an analysis of preferred shares and an overview of the property market.
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MEPs give go-ahead to relocate an additional 120,000 asylum seekers in the EU
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
Parliament’s backing in record time of the European Commission’s 9 September proposal to relocate 120,000 asylum seekers sends a clear signal to EU home affairs ministers, who meet again on Tuesday 22 September, that it is high time to act and finally agree on this second emergency scheme.”It is very rare for the Parliament to use this procedure on such an important matter, which needs proper consideration in this House. But following the Council meeting of Monday and the lack of consensus – or urgency – in reaching majority agreement on an organised and compassionate response to the refugee crisis here in the European Union, it is necessary that we respond and that people see the Parliament doing its job”, said the Chair of the Civil Liberties, Justice and Home Affairs Committee, Claude Moraes (S&D, UK) (see press release)Under the Commission proposal, additional 120,000 asylum seekers would be relocated from Italy (15,600), Greece (50,400) and Hungary (54,000). This number comes on top of the initial scheme to relocate 40,000 asylum seekers, approved by Parliament on 9 September and endorsed by the Justice and Home Affairs Council on 14 September The total number of people to be relocated is thus 160,000.
Parliament backed the Commission’s proposal (without amending it) by 370 votes to 134, with 52 abstentions. It then approved a legislative resolution by 372 votes to 124, with 54 abstentions, informing the Council that this approval is without prejudice to the position it will subsequently take on the proposal establishing a permanent crisis relocation mechanism, on which Parliament will co-decide on an equal footing with the member states. In the plenary debate on Wednesday, Luxembourg’s Minister for Immigration and Asylum, Jean Asselborn, speaking on behalf of the Council’s presidency, informed Parliament that “there will be an important change to the initial proposal: Hungary does not consider itself to be a frontline country and it does not want to benefit from the relocation scheme. The European Parliament needs to take this into account when giving its opinion”, he said.
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Valore economico della vaccinazione
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
Lione. “La prevenzione è una delle risposte più appropriate alle sfide per la salute e la crescita in Europa”, ha dichiarato Andrea Rappagliosi, Vice President Market Access, Health Policy e Medical Affairs di Sanofi Pasteur MSD. “I vaccini offrono grandi benefici agli individui, ai sistemi sanitari, alla società e all’economia e contribuiscono ad affrontare malattie infettive emergenti e riemergenti nonché a migliorare la salute di una popolazione che invecchia. Questa pubblicazione fornisce un’ulteriore prova della leadership di Sanofi Pasteur MSD in Europa come partner di scelta della Sanità Pubblica”, ha concluso.
Oggi, la vaccinazione rappresenta solo lo 0,3% della spesa sanitaria in Paesi dell’UE come la Francia e l’Italia[1]. Benché solo una piccola frazione del budget sanitario venga assegnata ai programmi di vaccinazione in Europa, essi giocano un ruolo centrale nelle politiche di prevenzione e sono riconosciuti come uno degli interventi di Sanità Pubblica più virtuosi a favore dell’efficienza del sistema sanitario. Al di là dell’impatto riconosciuto sulla salute pubblica, il supplemento al Journal of Market Access and Health Policy illustra i benefici della vaccinazione sulla crescita economica, la sostenibilità e l’efficienza dei sistemi di assistenza sanitaria. Il supplemento evidenzia, inoltre, alcuni benefici invisibili forniti dalla vaccinazione e che sono ignorati dalle analisi economiche tradizionali.”Questa serie di articoli costituisce una fonte completa di informazioni sui benefici della vaccinazione e affronta la questione da diverse angolazioni e prospettive. Essi contribuiscono a ben comprendere l’ampio spettro di benefici e guadagni che le vaccinazioni apportano a vantaggio della salute, dell’economia e della società”, hanno dichiarato il Prof. Mondher Toumi e il Prof. Walter Ricciardi. “Trasferire questo messaggio ai pazienti e alle Autorità e aumentare la consapevolezza del valore reale della vaccinazione è di grande importanza al giorno d’oggi. Promuovere e rafforzare il ruolo dei vaccini è, infatti, in linea con il documento pubblicato di recente dal Consiglio dell’Unione Europea”, hanno aggiunto.”Sono numerosi e significativi i benefici generati dalle vaccinazioni in termini di salute ed economici. Eppure il loro valore reale è spesso sottostimato poiché si tratta di benefici non sempre tangibili o non immediatamente visibili e, per questo, difficili da quantificare e valorizzare adeguatamente”, ha affermato il Prof. Paolo Bonanni, Ordinario di Igiene dell’Università di Firenze.”Uno degli articoli dello studio che mi vede tra gli autori ha per l’appunto l’obiettivo di evidenziare alcuni benefici intangibili della vaccinazione che sono spesso trascurati nelle valutazioni economiche tradizionali e che potrebbero contribuire a una valutazione più accurata del pieno valore della vaccinazione”, ha concluso.”Lo stato di salute di una popolazione è importante anche per i riflessi sociali ed economici ed è, quindi, determinante per la crescita di un Paese. Molte vaccinazioni hanno le potenzialità per contribuire in modo sostanziale al miglioramento della salute della popolazione – in tutte le fasi della vita – e, dunque, allo sviluppo economico di uno Stato”, ha affermato il Prof. Carlo Signorelli, Ordinario di Igiene dell’Università di Parma. “Bambini e adolescenti più sani saranno gli adulti produttivi del domani; adulti e anziani in buona salute invecchieranno attivamente, offrendo il loro contributo nell’ambito della propria comunità e allontanando il declino funzionale e il relativo impatto sulla spesa sociale”. E ha concluso: “L’articolo dello studio al quale ho offerto il mio contributo scientifico tratta di come efficaci programmi di vaccinazione per tutte le età in Europa possano contribuire al raggiungimento di fondamentali obiettivi sanitari ed economici da parte dell’Unione europea entro il 2020. In questa direzione si sono espressi diversi Organismi internazionali come OMS, EU e OCSE”.”La vaccinazione rappresenta uno degli interventi sanitari dal miglior profilo costo-beneficio”, ha aggiunto Marina Panfilo, Market Access & Institutional Affairs Director di Sanofi Pasteur MSD, tra gli autori dello studio. “Le vaccinazioni, infatti, grazie ai casi di malattia prevenuti e alle relative complicanze evitate, possono generare importanti risparmi per il Sistema Sanitario Nazionale oltreché per la società stessa. In Italia, abbiamo esempi di politiche vaccinali che hanno prodotto risultati eccellenti in termini di outcome, come quella relativa alla vaccinazione universale contro l’epatite B o contro la varicella nelle otto Regioni in cui è stata introdotta, in termini di riduzione della morbilità e dei costi correlati[5]. Inoltre – ha aggiunto – è sempre più urgente e necessario migliorare ed estendere l’offerta vaccinale a favore degli adulti e anziani, in quanto l’Italia, insieme a Germania e Giappone, rappresenta uno dei Paesi più longevi al mondo e gli anziani vanno considerati come una risorsa – e non soltanto un costo – per la società. Pertanto, alla luce dei numerosi benefici che la vaccinazione genera sulla popolazione e sul SSN, è auspicabile che gli sforzi da parte delle Autorità su questo tipo di intervento sanitario siano congiunti e sempre crescenti”, ha concluso.
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“L’Arte come valore esistenziale”
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
Mantova dal 19 settembre al 1° ottobre 2015 (orario dal lunedì al sabato 10.00-12.30 e 16.00-19.30, chiuso festivi) Galleria “Arianna Sartori” Via Cappello 17 mostra personale di Francesco Tommasi, dal titolo “L’Arte come valore esistenziale”.Tommasi torna ad esporre da Arianna Sartori con una serie di nuove opere, sempre appartenenti alla famiglia della sua ricerca “ordine altro”, però questi lavori hanno un qualche cosa di particolare, sono la summa concettuale della sua ultra cinquantennale attività artistica. La tematica di questa rassegna è tutta rivolta ai valori sociali concreti.
Per Tommasi questa non è una novità in assoluto, da sempre le sue opere fanno riferimento a questi temi, anche se solo simbolicamente.
Infatti nelle sue ultime mostre si accennava a delle crisalidi nel momento della mutazione, con auspici di esiti tangibili.
Ebbene, in questi ultimi lavori esposti, le crisalidi sono diventate delle lussureggianti farfalle che portano con sé messaggi positivi, che non vengono quasi mai comunicati, come se non esistessero; al contrario degli eventi negativi che invece vengono ampiamente pubblicizzati.
Francesco Tommasi nasce a Ceresara (Mn) il 29 giugno 1935, vive e lavora a Mantova.
L’attività artistica di Tommasi (da autodidatta) inizia nel 1960. I suoi primi lavori affrontano temi sociali e sono realizzati a bassorilievo, in seguito passa alla pittura, sperimentando la tecnica dell’affresco dell’encausto e successivamente l’olio e l’acrilico. Nel volgere del tempo, la ricerca di Tommasi si evolve, i mutamenti si susseguono, cambiano i contenuti, cambiano gli stili, ma rimane invariato il suo ispirarsi (anche solo simbolicamente) ai temi sociali positivi. Tale principio vale pure dove le opere sono realizzate con espressione “ludica”, poiché questa esperienza artistica si avvicina alla vita, compendio di certezze e di eventi inattesi. Tommasi inizia ad esporre le proprie opere a partire dal 1970, partecipando a manifestazioni artistiche in molte località italiane, nel contempo allestisce anche mostre personali.
Nel 1987, Tommasi è tra i fondatori del gruppo artistico Fusionismo/Fusionart di Mantova, è tutt’ora componente. Partecipa costantemente a tutte le mostre organizzate dal gruppo (per questi dati, si rimanda il lettore a consultare le pagine dedicate al gruppo Fusionart, nel Dizionario Biografico “Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX”, terzo volume, edito da Sartori nel 2001.
Suo opere sono presenti in permanenza (donate) nella chiesetta della corte Pelagallo, Casale di Roncoferraro (Mn); nella Sala consiliare del Comune di Piubega (Mn); nella Casa di Riposo “Don Arrigo Mazzali”, Mantova; nell’Oratorio della Parrocchia di Piubega (Mn). (foto: Francesco Tommasi)
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Scoperta un’insulina ‘alien’ che potrebbe provocare il diabete 1 nei bambini
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
Stoccolma. Scoperta un’insulina ‘alien’ che potrebbe contribuire alla comparsa del diabete nei bambini, scatenando la formazione di autoanticorpi che potrebbero avere un ruolo nella comparsa di diabete di tipo 1, il diabete dei giovani e dei bambini. Il dosaggio di questi anticorpi realizzabile con uno specifico test messo a punto dagli autori dello studio potrebbe aiutare ad individuare precocemente i soggetti destinati a sviluppare in futuro diabete di tipo 1, mentre l’insulina modificata potrebbe in futuro diventare un obiettivo terapeutico per prevenire, appunto, il diabete di tipo 1. Lo studio è stato presentato al 51° congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD) in corso a Stoccolma.Il diabete di tipo 1 potrebbe essere causato da una forma di insulina ‘alien’, derivante dalla normale insulina prodotta dal pancreas, ma ‘arrugginita’ dai radicali liberi dell’ossigeno che si producono nel corso di un processo infiammatorio. L’insulina ‘alien’ non più riconosciuta dall’organismo come prodotto autoctono, scatena un bombardamento di anticorpi da parte del sistema immunitario che potrebbe contribuire allo sviluppo del diabete di tipo 1 nei bambini. L’84% dei piccoli con diabete tipo 1 al momento della diagnosi presenta anticorpi anti-insulina modificata dai radicali dell’ossigeno.
I team di ricerca italiani e inglesi hanno messo a punto un esame per rilevare la presenza di questi anticorpi diretto contro l’insulina ‘alien’ e ritengono che la loro scoperta possa portare a nuove strategie di trattamento. Il diabete di tipo 1 è una patologia caratterizzata dal fatto che il pancreas non è più in grado di produrre l’insulina. È una malattia ‘autoimmune’ in quanto il sistema immunitario aggredisce le cellule deputate alla produzione di insulina (cellule beta delle insule pancreatiche), producendo infiammazione e distruggendole. Questo processo è associato allo sviluppo di anticorpi diretti contro l’insulina, riscontrabili in almeno la metà dei bambini affetti dalla patologia. Tuttavia, il motivo per cui ciò avviene non è stato a tutt’oggi compreso. Uno studio presentato al congresso dell’EASD e realizzato grazie alla collaborazione dell’Università Campus Biomedico di Roma e della Queen Mary University di Londra, propone una nuova ipotesi. Secondo gli autori, alcune sostanze tossiche (radicali dell’ossigeno), rilasciate durante il processo infiammatorio autoimmune, si andrebbero a ‘legare’ all’insulina prodotta dal pancreas, modificandone così la struttura tanto da renderla ‘diversa’ dall’insulina normale. Queste forme di insulina ‘alien’ potrebbero innescare una risposta immunitaria, in quanto riconosciute come molecole estranee all’ organismo. Al fine di provare tale ipotesi, gli autori dello studio hanno sviluppato un nuovo dosaggio per individuare la presenza di anticorpi rivolti contro queste forme modificate (ossidate) di insulina nel sangue dei pazienti con diabete tipo 1. Utilizzando una serie di metodiche biochimiche (PAGE, 3D-fluorescence e spettrometria di massa) i ricercatori hanno dimostrato che i radicali dell’ossigeno cambiano significativamente la struttura dell’insulina e che le modifiche generate portano alla produzione di anticorpi specifici diretti più frequentemente contro l’insulina ‘modificata’ rispetto alla forma naturale non modificata. L’84% dei pazienti con diabete tipo 1 al momento della diagnosi presenta anticorpi anti insulina modificata dai radicali dell’ossigeno.
In conclusione – spiega il Dottor Rocky Strollo, Endocrinologia e Diabetologia, Università Campus Bio-Medico di Roma e membro della Società Italiana di Diabetologia – abbiamo dimostrato per la prima volta la presenza di anticorpi contro l’insulina ‘modificata’ nella maggior parte dei pazienti con diabete di tipo 1 e riteniamo che questa forma di insulina modificata possa avere un ruolo nello sviluppo del diabete di tipo 1. “Questo studio – prosegue Strollo – rappresenta un possibile cambiamento di paradigma nella patogenesi del diabete di tipo 1 poiché dimostra che l’autoimmunità pancreatica può essere indotta da modifiche ossidative dell’insulina. Il test da noi messo a punto per il dosaggio degli anticorpi anti-insulina ossidata è altamente sensibile (84%) e specifico (99%) per la diagnosi di diabete tipo 1. Il prossimo obiettivo delle nostre ricerche sarà di valutare se questo test potrà consentire di identificare precocemente i soggetti destinati a sviluppare in futuro il diabete tipo 1. Valuteremo inoltre se l’insulina ossidata possa rappresentare un target terapeutico per la prevenzione della malattia”. “Come presidente della SID vedo con grande piacere e orgoglio – commenta il professor Enzo Bonora – che la ricerca italiana in diabetologia abbraccia praticamente tutte le aree dove è necessario acquisire una maggiore conoscenza. Il diabete tipo 1 interessa una minoranza delle persone con diabete ma si tratta comunque di centinaia di migliaia di italiani, spesso adolescenti e spesso bambini. Riuscire ad identificare nuovi meccanismi di malattia per poi combatterli con gli strumenti appropriati è assai promettente per una cura migliore e anche per una efficace prevenzione. Quella prevenzione che finora nel diabete tipo 1 è stata inefficace”. Presentazione: “Antibodies to posttranslationally modified insulin in type 1 diabetes” Presenter: Dr Rocky Strollo, Area di Endocrinologia, Università Campus Bio-Medico, Roma e Queen Mary University of London, UK. Ricerca condotta in collaborazione tra i laboratori del dottor Ahuva Nissim (Queen Mary University) e del Professor Paolo Pozzilli (Università Campus Bio-Medico di Roma e Queen Mary)
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I deputati danno il via libera al trasferimento di ulteriori 120.000 richiedenti asilo nell’Unione europea
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
La proposta urgente di ricollocazione di 120.000 richiedenti asilo provenienti da Italia, Grecia e Ungheria verso altri Stati membri dell’UE ha avuto, giovedì, il sostegno del Parlamento. Le prime misure di emergenza provvisorie per un trasferimento iniziale di 40.000 richiedenti asilo in due anni da Italia e Grecia erano state approvate dal Parlamento il 9 settembre.Il sostegno in tempo record del Parlamento alla proposta della Commissione europea del 9 settembre per la ricollocazione di 120.000 richiedenti asilo invia il chiaro messaggio ai ministri europei per gli affari interni, che si incontreranno nuovamente martedì 22 settembre, che è giunto il momento di agire e di trovare finalmente un accordo su questa seconda proposta di emergenza. La proposta della Commissione prevede che altri 120.000 richiedenti asilo siano trasferiti dall’Italia (15.600), dalla Grecia (50.400) e dall’Ungheria (54.000). Questa cifra si aggiunge al trasferimento iniziale di 40.000 richiedenti asilo, approvato dal Parlamento il 9 settembre e dal Consiglio Giustizia e Affari interni il 14 settembre. Il numero totale di persone da rilocalizzare sale dunque a 160.000.
Il Parlamento ha sostenuto la proposta della Commissione (senza modifiche) con 370 voti favorevoli, 134 contrari e 52 astensioni. Successivamente, ha approvato la risoluzione legislativa con 372 voti favorevoli, 124 contrari e 54 astensioni, nella quale informa il Consiglio che questa approvazione non pregiudica la sua posizione che prenderà successivamente in merito alla proposta che istituisce un meccanismo di ricollocazione permanente, sul quale il Parlamento deciderà su un piano di parità con gli Stati membri.Prima della votazione il Presidente Schulz ha informato l’Aula sulla sua intenzione di inviare una lettera all’attuale Presidente del Consiglio, Xavier Bettel, per chiedere – in nome del Parlamento – fondi comunitari da liberare immediatamente per aiutare i paesi che ospitano la maggioranza dei rifugiati siriani (Libano, Turchia e Giordania).Nel dibattito in plenaria di mercoledì, il ministro lussemburghese per l’immigrazione e l’asilo, Jean Asselborn, intervenendo in nome della Presidenza del Consiglio, ha informato il Parlamento che “ci sarà un cambiamento importante alla proposta iniziale: l’Ungheria non si considera un paese in prima linea e non vuole beneficiare del regime di trasferimento. Il Parlamento europeo deve tenerne conto quando redigerà il suo parere”.Il sistema obbligatorio proposto assegnerebbe i richiedenti asilo agli Stati membri in base alla loro capacità di assorbirli, da calcolare utilizzando seguenti coefficienti: popolazione complessiva (40%); PIL (40%); media dei richiedenti asilo nel passato (10%) e tasso di disoccupazione (10%) (cfr. proposta di relocalizzazione per ogni Stato membro).Gli Stati membri che partecipano al sistema riceverebbero 6.000 euro per persona trasferita, incluso un tasso di prefinanziamento del 50% per consentire alle autorità nazionali di agire molto rapidamente. I paesi dai quali sarebbero trasferiti i richiedenti asilo riceverebbero 500 euro per ogni persona trasferita, per coprire i costi di trasporto.La proposta prevede che – per motivi debitamente giustificati e obiettivi, come un disastro naturale – se uno Stato membro è temporaneamente incapace di partecipare, debba contribuire al bilancio dell’UE fino allo 0,002% del suo PIL. Spetterà alla Commissione valutare i motivi comunicati dal paese e decidere se sia giustificata la sua mancata partecipazione al sistema, per un massimo di 12 mesi.
Il fallimento dei ministri UE per gli affari interni di trovare un accordo per stabilire le modalità di trasferimento di 120.000 richiedenti asilo è stato duramente criticato da una larga maggioranza dei deputati durante il dibattito in plenaria di mercoledì sull’esito della riunione del Consiglio di lunedì. La maggioranza dei membri ha invitato gli Stati membri ad agire congiuntamente e con urgenza, per affrontare la crisi in corso e costruire un sistema di asilo e migrazione europea in grado di funzionare nel lungo termine.
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Minori: Le funzioni più usate a scuola? Quelle esecutive
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
Con l’ingresso a scuola le funzioni più utilizzate per svolgere i compiti in classe sono quelle esecutive. Dal tenere la stessa postura allo stare seduti per ore, dal mantenere un buon livello attentivo all’iniziare a mettere in atto tutti i processi necessari all’apprendimento. “Si pensi che fra i disturbi indagati quali potenziali conseguenze del disturbo del disordine esecutivo ci sono i disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), due entità invece molto diverse”. Avverte Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO), che al XVI Congresso nazionale dell’IdO, in programma a Roma dal 16 al 18 ottobre, parlerà de ‘L’analisi delle funzioni esecutive in età evolutiva’. “In molti disturbi nosograficamente definiti (disturbo dello spettro autistico, sindrome da deficit di attenzione e iperattività, Dsa) possiamo ritrovare una disorganizzazione delle funzioni esecutive, ma un disfunzionamento esecutivo come quadro clinico a sé può anche mimare sintomi comportamentali di tipo autistico, Dsa o Adhd. Ciò che differisce il primo dai precedenti- chiosa il medico- è che se viene individuato con appositi test e trattato con training specifici, il bambino nel giro di pochi mesi potrebbe stare meglio e riorganizzare tutte quelle aree che apparentemente erano così disorganizzate”. – Cosa sono le funzioni esecutive? “Sono funzioni cognitive superiori, necessarie per programmare, mettere in atto e portare a termine un comportamento finalizzato a uno scopo. Rimandano sia a processi cognitivi che al concetto di autoregolazione e all’attenzione (selettiva, sostenuta e shifting attentivo). Le funzioni esecutive sono tra loro interconnesse- continua la neuropsichiatra dell’IdO- e difficilmente se ne riesce a isolare una, anche se i loro domini li conosciamo: pianificazione, controllo inibitorio, flessibilità, resistenza alle interferenze, memoria di lavoro e così via”. Per descriverle sono stati formulati diversi modelli teorici e neuropsicologici.
“Chiaramente lo studio di questi diversi modelli teorici può aiutarci a comprendere come si organizzano queste funzioni, ma in età evolutiva ciascun bambino è a sé e il profilo di funzionamento è individuale. Inizialmente sono state descritte come funzioni frontali, e se volessimo dare loro una localizzazione anatomo-funzionale all’interno del sistema nervoso centrale- sottolinea il medico- potremmo dire che sono situate nei lobi frontali e a livello delle regioni prefrontali. Un elemento da sottolineare è che dentro le aree prefrontali ci sono diversi circuiti, e a livello della corteccia prefrontale c’è il circuito orbito-frontale legato agli aspetto emotivi e motivazionale. Ecco perché quando si osserva un bambino che presenta un disturbo comportamentale o un disordine di tipo cognitivo non si può prescindere dall’osservazione e dalla valutazione degli spetti emotivi e motivazionali”. Il network delle funzioni esecutive è “quindi considerato come il controllore del traffico a livello delle connessioni cer ebrali, che ci consente di mettere ordine tra le informazioni in entrata e in uscita. Se questo sistema di controllo funziona bene le informazioni circoleranno in modo fluido e sarà più facile per il bambino attribuire significati a ciò che percepisce dall’ambiente e dagli altri, attivando delle risposte comportamentali, motorie, relazionali e comunicative idonee alle richieste dell’ambiente”. – A che età può essere individuato un disfunzionamento di queste funzioni? “Il livello di funzionamento è completo intorno ai 14 anni, ma già dai 4-5 anni è possibile osservare in un bambino i precursori della memoria di lavoro piuttosto che delle abilità di pianificazione. Oggi sappiamo che i precursori delle funzioni esecutive si sviluppano già nel primo anno di vita. Sono state fatte delle correlazioni tra il tipo di funzione e la fascia di età- aggiunge l’esperta- ci sono alcune che si sviluppano nella prima infanzia e altre nella seconda”. – Quali sono i sintomi? “Una delle caratteristiche principali di questo disordine è il fatto che i bambini non riescono a pianificare il loro piano di azione in modo coerente rispetto agli obiettivi prefissati. Esiste un test di pianificazione quotidiana applicato a minori di 8 anni che ci permette di verificare se abbiano già una buona capacità di pianificazione”. Un’altra area da attenzionare è la memoria di lavoro: “Se è vero che l’abilità cognitiva si struttura più in la con l’età, nei primi anni di vita si può osservare quanto un minore riesca a trattenere le informazioni acquisite per poi manipolarle e riadattarle nei contesti”. Un ulteriore dominio è il controllo inibitorio: “Se il piccolo non lo ha, metterà in atto le perseverazioni per difficoltà sia di inibizione che di flessibilità – chiarisce la neuropsichiatra- ovvero ripeterà, anche laddove sia scorretto e non necessario, una sequenza verbale, di pensiero o di azione”. – Si guarisce da un disturbo delle funzioni esecutive? “In un’alta percentuale dei casi c’è un buon recupero se viene individuato prima che si strutturino i comportamenti psicopatologici e se trattato con tecniche giuste. Il minore potrà residuare un profilo di funzionamento lievemente atipico, che però non influenzerà in modo drammatico il funzionamento adattivo. Anche il Dsm 5, il manuale diagnostico, tiene conto del funzionamento adattivo e non solo dei punteggi ottenuti ai test”. – Cosa può fare la scuola? “Parliamo di bambini che posti di fronte a un compito da organizzare non ce la fanno e avranno un risultato estremamente scadente, perché si arrendono o preferiscono evitare piuttosto che iniziare e provare. In questo contesto i docenti possono essere d’aiuto nel riconoscere i campanelli d’allarme. Quando la maestra dice, ad esempio, ‘prendiamo i quaderni e scriviamo’- precisa Vanadia- è probabile che il bambino con disordine delle funzioni esecutive tirerà fuori dallo zaino contemporaneamente tutto quello che ha dentro senza riuscire ad organizzare una sequenza economica e funzionale. Prenderà il diario, l’acqua, la merenda, i colori e si troverà di fronte a un caos all’interno del quale dover selezionare ciò che gli serve. Questo ci fa capire come nel loro cervello ci sia una gran confusione- conclude il medico- senza volerlo, tutti i loro progetti diventano più complicati perché non riescono a filtrare le interferenze e le informazioni necessarie”.
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Immigrati e chi fa rispettare le leggi. Ma l’obbedienza e’ solo una virtu’?
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
Le immagini che giungono dall’Ungheria sono epocali: reti di metallo e filo spinato per impedire che alcuni esseri umani possano trovare rifugio dalla malvagita’, dall’arroganza, dalla sete di potere, dal fanatismo, dall’incapacita’ di altrettanti esseri umani. Niente di nuovo. La storia e’ piena di vicende del genere. Solo che, a differenza dei secoli passati, oggi ci sono i media, c’e’ la Rete, c’e’ l’informazione in tempo reale e a 360 gradi. Prima si veniva a sapere quel che accadeva solo dopo mesi e anni, coi particolari narrati in qualche libro di qualche tenace e attento osservatore. Oggi e’ tutto immediato. Meglio cosi’? Credo di si’, anche perche’ mi stava stretto il passato e non so cosa potra’ essere in futuro… E quel che piu’ colpisce, a parte alcune isolate e “tagliate” voci che trovano poco spazio sui media, e’ quella sorta di compattezza che le istituzioni ungheresi sembrano presentare nell’assecondare le scelte del governo in carica. Istituzioni in cui includo anche i cosiddetti servitori delle stesse: autorità intermedie, amministrative, fino ai poliziotti.
Fin da bambino (sono nato nel 1953), quando piano piano mi sono reso conto cosa aveva significato il nazismo, avendo avuto la fortuna di aver sviluppato un alto senso civico, quello che piu’ mi lasciava “di stucco” era come mai tanti uomini e donne avessero potuto partecipare al tentativo di affermazione di quella ideologia. E restavo attonito quando ascoltavo e mi capitava di frequentare i cosiddetti fascisti locali che, al di la’ delle macchiette che avrebbero rimpianto qualunque cosa fosse appartenuto alla loro gioventu’, non facevano tagli netti con il pensiero e la pratica dei nazisti. Leggevo libri di storia, vedevo film, ascoltavo le storie vive di chi aveva partecipato alla seconda guerra mondiale (tra cui anche mio padre) e anche alcune mitizzazioni della cosiddetta guerra partigiana su cui -forse per fortuna e intuizione- ci facevo gia’ allora la tara. La mia centralita’ era l’essere umano, con un approccio che, andando avanti col tempo, era sempre meno confessionale. Come poteva un essere umano, figlio di un padre e di una madre, nipote di nonni, marito di donne che adoravano e con cui si riproducevano, amanti della musica e del vivere cordiale, obbedire ad ordini cosi’ raccapriccianti? Certo -mi rispondevo- chi fa il soldato o il servitore dello Stato ha come prioritario scopo l’obbedire, non importa a cosa: obbedire. E quante volte l’ho sentito da parte dei soldati di questo o quell’altro esercito (non necessariamente in armi). Non era un qualche pensatore dell’antica Roma che aveva esplicitato una frase che ancora oggi (pur -per fortuna- in modo diverso) viene ancora usata: dura lex, sed lex? Ma questo non mi convinceva mai, perche’ lo associavo all’altro detto latino medievale “mors tua vita mea”, che mi evocava (e mi evoca) barbarie e incivilta’. Da qui quanto evocato nel titolo di queste righe -l’obbedienza e’ solo una virtu’?-, grazie all’applicazione del quale, da parte di uomini e donne anche coraggiosi, in Italia e non solo abbiamo raggiunto livelli di civilta’ umana e giuridica in tempi che per velocita’ la storia ci aveva insegnato essere impensabili. E di muri, a partire da quello della Cina e d quello di Berlino, ne sono caduti, anche se altri, oltre a quello ungherese, ne sono stati costruiti.
Torniamo all’Ungheria. Dover parlare di nazismo et similia non e’ opportuno, e sarebbe fuorviante. Mentre mi sembra opportuno ricordare quei principi civici e umani che ispirano noi bipedi silenti; principi che, nella mia fattispecie, mi si sono formati come ho descritto sopra e, di conseguenza, non posso non evocarli per capire il presente e pormi alcune domande. Che sono:
Ma un poliziotto ungherese, come si sente quando pattuglia le reti e i reticolati con dall’altra parte persone che chiedono aiuto? Possibile che esiste solo il senso del dovere, lo stipendio a fine mese che probabilmente servira’ anche a dar da vivere a dei pargoli? Certo, se erano rarissimi i tedeschi che a meta’ del secolo scorso avevano avuto qualcosa da ridire sul nazismo, perche’ stupirsi? Sembra non siamo serviti quasi cento anni trascorsi, con l’umano che e’ andato sulla Luna, con quasi ovunque tutti gli esseri umani che hanno uguali diritti e doveri, anche se si continua a morire di fame ed e’ sopraggiunto l’avvelenamento da incuria, distruzione e avvelenamento ambientale. Ma i poliziotti ungheresi sono li’, a qualche centinaio di chilometri nelle nostre case, il loro governo fa parte integrante dell’Unione Europea, sulla loro pelle hanno vissuto tragedie note a tutti…. eppure, indefessi, vivono la loro obbedienza come una virtu’. Forse hanno dei mal di stomaco bincredibili quando fanno le loro pattuglie di fronte ai disperati che fuggono da guerra, fame e disperazione, ma probabilmente faranno buon uso di efficaci antidolorifici (premi sugli stipendi?). Sono fatto male io? Mi manca il senso dello Stato? Sono una persona “tutto diritti” e “niente doveri”? Non lo so. Comunque provo molto, ma proprio molto disagio che, piu’ si va avanti, si trasforma in arrabbiatura per meglio esserci, per invitare a disobbedire. (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)
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La Sicilia sta a guardare
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
Hamed Bin Al Hamed della famiglia reale di Abu Dhabi, detiene il 100% della Item Holding (con un fondo concreto di 50 miliardi di dollari, uno dei più ricchi del pianeta), ora punta ad altri 4 alberghi storici siciliani, e non solamente, in quanto ci sono programmi che interessano tutta la Sicilia. Secondo quanto mi consta, la società avrebbe infatti proposto l’acquisto dell’Excelsior di Catania, il San Domenico di Taormina, le Palme e Villa Igea di Palermo alla curatela del fallimento Acqua Marciadel gruppo Caltagirone.
Ma la burocrazia siciliana ha posto tali e tante limitazioni, da scoraggiare gli interessati (che non si lasciano, però, scoraggiare facilmente); ci sono sotto traccia interessi non confessati, contro i quali Renzi ha mostrato di essere restio e timoroso, come se una non velata minaccia pendesse sul suo capo.L’affare può essere sbloccato da Renzi, il solo che potrebbe neutralizzare gli ostacoli e stringere i tempi, prima che sia troppo tardi.L’Emiro Hamed Bin Al Hamed ha proposto al ministero di Grazia e Giustizia la successiva cessione dell’Excelsior di Catania, per trasformarlo in un palazzo pubblico (dependance del palazzo di Giustizia, mini-appartamenti, residence). Se l’affare andrà in porto, gli alberghi acquistati dall’Emiro saranno poi gestiti dal gruppo Hilton, così come nel caso de La Perla Jonica, ma stavolta con il marchio Waldorf Astoria.Basterebbe un intervento di Renzi, deciso e perentorio sulla curatela fallimentare di Acqua Marcia, per recuperare credibilità e consensi; ma lo stesso Renzi dovrebbe avere la dignità e il coraggio di mettersi contro quei poteri che vorrebbero ostacolare l’acquisizione, per agguantare il tutto con un piatto di lenticchie.Dovrebbe avere dignità e coraggio…. Ma come Manzoni fa dire a Don Abbondio: “Il coraggio se uno non ce l’ha, non se lo può dare !
Nelle more di una tale attesa, l’Emiro Hamed Bin Al Hamed all’inizio di quest’anno, quando la crisi greca era nel suo momento più grave, ha incaricato una equipe araba di esperti di selezionare le più appetibili isole greche (su 6.000 isole !), idonee a diventare polo internazionale turistico. Il piano di sviluppo, cui ha partecipato anche un ingegnere e architetto tunisino, è dettagliato e prevede un esordio di 5 miliardi di dollari di investimento in cinque anni. E’ allo studio la regolamentazione che dovrebbe gestire i rapporti tra investitori arabi e lo Stato Greco, specialmente per quanto riguarda la pianificazione circa la territorialità delle acque. Di seguito un primo elenco di 12 isole:
1) Lipsi (Dodecanneso)
2) Anafi (cicladi)
3) Antiparos (Cicladi)
4) Piccole Cicladi
5) Itaca (isole ioniche)
6) Ikaria
7) Fourni
8) Astiphalea
9) Isole Diapontie
10) Alonissos
11) Folegandros
12) Skopelos
Le ultime due non si trovano tra le mete turistiche greche più gettonate, probabilmente per via dell’assenza di un aeroporto. Possono comunque essere raggiunte a partire da Skiathos, oppure da Volos, città sulla costa greca, che potrebbero essere inserite nell’elenco, acquistando i diritti aeroportuali. Si tratta di un’isole ricche di verde e di spiagge dalla bellezza unica, considerate tra le migliori non solo della Grecia, ma anche del mondo. La Sicilia sta a guardare. (Rosario Amico Roxas)
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Torino street style
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
Torino il 19 e il 20 settembre Piazza Castello e una parte di Via Roma si trasformeranno in una grande palestra a cielo aperto per ospitare Torino Street Style, il festival dedicato al mondo degli sport di strada. Skateboard, longboard, acrobatica, arrampicata boulder, frisbee, shiatsu, slackline, roller, bmx e una gara notturna di trail running animeranno il terzo fine settimana di settembre della città Capitale Europea dello Sport 2015. Due giorni per scoprire e vivere in prima persona gli sport d’avventura nel centro della città!
L’obiettivo è far conoscere al pubblico i valori e lo spirito del lifestyle outdoor in un contesto urbano completamente stravolto, con eventi che consentiranno a tutti di immergersi nel mondo dello sport più inedito e spettacolare.
La manifestazione è organizzata dal Comitato E5, una rete di associazioni sportive giovani e dinamiche, legate al territorio piemontese, che insieme diffondono una cultura sportiva nuova: sana ed alternativa, capace di proporre attività che coinvolgono e valorizzano il territorio.Il comitato è composto dalle associazioni: Verticalife, Street Boulder Italia, Skateboarding Torino, Ultimate Fresbee e Vertigim.
La Torino Street Style è una manifestazione all’insegna del watch to do: gli esperti del Comitato E5 guideranno il pubblico con dimostrazioni e spiegazioni, conducendolo nel fantastico mondo dell’arrampicata, Frisbee, BMX, Skateboarding, trail running, Street Boulder, Calisthenics e disciplinee aeree con esibizioni acrobatiche varie.
Un evento pensato e costruito in ottica family friendly; numerose le occasioni per mettersi alla prova e cimentarsi negli sport non tradizionali e non mancheranno le aree dedicate ai più piccoli.Il programma è fittissimo di attività sportive esclusivamente gratuite.Attesissima è la TNT acronimo di Torino Night Trail, gara notturna di corsa trail organizzata dall’A.S.D. Verticalife, un percorso di 6 Km e 600 metri di dislivello che condurrà al Colle della Maddalena. È possibile iscriversi attraverso il sito http://verticalife.it/torino-night-trail o direttamente al punto iscrizioni e ritiro pacco gara presso lo stand Verticalife in Piazza Castello dalle ore 10.00 di sabato 19 settembre fino alle 19.00, prima della partenza prevista al calar del buio alle ore 20.30.Nella due giorni troverà spazio anche la musica: dalle 16.00 Piazza Castello sarò teatro della battaglia di Freestyle Top of Torino a cura di Black City Night, mentre a partire dalle 19 diversi gli artisti che si alterneranno sul palco tra cui Raige, membro della storica OneMic, si esibirà con alcuni suoi ospiti speciali in un live sabato 19 alle 21.00.La manifestazione è realizzata grazie al contributo della Città di Torino, Servizio Politiche Giovanili, Assessorato alla Gioventù Città di Torino e con il patrocinio di Torino 2015 Capitale Europea dello Sport. (foto: Torino street style)
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Dichiarazione di Marco Perduca, membro di giunta Associazione Luca Coscioni e rappresentante all’ONU del Partito Radicale
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
In apertura della 30esima sessione del Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni unite, l’Alto Commissario ONU per i diritti umani, il principe giordano Zeid Ra’ad Zeid Al-Hussein, ha reso note una serie di raccomandazioni per limitare gli impatti negativi che l’attuale sistema internazionale del “controllo delle droghe” ha sui diritti umani. Il documento è il frutto di una consultazione con altre agenzie del sistema delle Nazioni unite e una trentina di paesi. Non è la prima volta che il sistema onusiano si interessa di stupefacenti, ma mai come questa volta le raccomandazioni dell’Alto Commissario son state così puntuali e in radicale rottura con quanto l’Ufficio di Vienna delle Nazioni unite, competente sulle droghe e il crimine, ha promosso per anni. Il documento, che verrà discusso il 28 settembre prossimo a Ginevra in tre ore di dibattito pubblico, chiede la totale depenalizzazione dell’uso e del consumo personale delle sostanze, senza far distinzione tra “leggere” e “pesante”; misure alternative a qualsiasi tipo di restrizione della libertà personale per i tossicomani con problemi penali; la promozione delle politiche di “riduzione del danno” a partire dalle terapie sostitutive (senza auspicare dosaggi a scalare); una piena informazione per i minori sull’uso delle sostanze; politiche che non discriminino gruppi etnici o le donne, nonché ampio accesso alle medicine essenziali a base di oppio (quindi fortemente ristrette nella produzione e la circolazione) specie per i paesi in via di sviluppo. Altro grande passo avanti, il riconoscimento che le droghe possano esser “usate” e non se ne faccia, sempre solo e comunque, “abuso”. Il documento si inserisce nel quadro della attività che le Nazioni unite stanno portando avanti da una ventina d’anni in materia di “droghe” e che nell’aprile del 2016 porteranno alla convocazione di una Sessione Speciale dell’Assemblea generale dell’Onu interamente dedicata agli stupefacenti. L’Italia, che da oltre un anno ha una nuova direzione tecnica del Dipartimento sulle dipendenze, ancora non ha chiarito quali siano i suoi orientamenti politici in materia, sia a livello nazionale visto che non c’è un sottosegretario competente e occorre convocare la sesta conferenza nazionale sulle droghe, sia a livello internazionale dove occorre creare un fronte trans-regionale per far sì che queste raccomandazioni del principe Zeid Al-Hussein divengano la base per il dibattito nella primavera dell’anno prossimo a New York. Prima il Governo si pone il problema meglio saprà affrontarlo.
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Conti pubblici: Governo nel caos
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 settembre 2015
Dichiarazione dell’onorevole Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia: “Era lo scorso lunedì che Renzi ha dichiarato, con mirabile sicumera, di avere già in tasca, in quanto concesso dalla Commissione europea, un extra deficit, in termini di flessibilità per la prossima Legge di stabilità, di 17 miliardi, pari a oltre un punto di Pil. Nessuno aveva replicato. Solo noi avevamo chiesto al presidente del Consiglio e al suo ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, di confermare o smentire tale affermazione, francamente surreale. Per tempi, quantità e modalità.
Per tutto il giorno ieri abbiamo incalzato il ministro. Silenzio di tomba. Oggi leggiamo un retroscena di ‘Repubblica’ che dice che il governo sta faticosamente negoziando con Bruxelles per avere qualche decimale di deficit in più. E, paradosso dei paradossi, a fronte di una informazione giornalistica a nostro parere corretta, Palazzo Chigi, coda di paglia, smentisce le trattative in corso.
Delle due l’una: o il governo ha già ottenuto tutto e ha ragione Renzi (e a questo punto siamo noi a chiedere alla Commissione europea su quale base giuridica e tecnica questo sia avvenuto e quando, visto che i documenti contabili governativo-parlamentari dell’Italia sono ancora di là da venire); oppure non solo Bruxelles non ha concesso nulla a Renzi, smentendo dunque il presidente del Consiglio italiano, ma non ha intenzione di dare niente di più di quanto già concesso lo scorso anno.
Qualunque sia la risposta, Renzi è in un mare di guai. Stretto fra le sue affermazioni false, al limite della manipolazione del mercato, e una trattativa con Bruxelles che, a detta della smentita di Palazzo Chigi, evidentemente appare ancora tutta in salita.
Stando così le cose, chiediamo ufficialmente alla Commissione Ue, nelle persone di Jyrki Katainen, Pierre Moscovici, Valdis Dombrovskis e dello stesso presidente Jean Claude Juncker, di fare chiarezza.
Ha la Commissione europea già concesso al presidente del Consiglio italiano 17 miliardi di extra deficit? Ha intenzione di concederglieli? O questi 17 miliardi sono solo frutto della fervida fantasia di Renzi e del suo governo? Non è pensabile che l’opinione pubblica, il Parlamento, i mercati, italiani ed europei, vengano così platealmente presi in giro. Se il ministro Padoan non risponde, risponda almeno la Commissione europea”.
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