Infezioni urinarie: nuove prove di efficacia
Posted by fidest press agency su giovedì, 21 gennaio 2016

Pharmacist giving pill bottle to customer
In alcuni è casi è possibile trattare i sintomi, le ricadute e le complicanze delle infezioni urinarie non complicate senza ricorrere alla terapia antibiotica. Soprattutto nell’ambito della medicina generale, ma anche in altre condizioni cliniche, questo tipo di disturbi è di riscontro comune e rappresenta il 25% circa di tutte le prescrizioni di antibiotici. Costi e oneri della cura devono quindi essere ben valutati perché spesso si tratta di forme di infezioni auto-limitanti e l’Escherichia Coli, il batterio più frequentemente isolato come agente responsabile, mostra tassi di resistenza significativi alla maggior parte degli antimicrobici. Nonostante in molte linee guida si suggerisca come primo intervento l’assunzione di un antibiotico, è diventato doveroso affiancare una strategia alternativa. Diversi studi qualitativi hanno stabilito che le donne, la categoria più colpita, sarebbero favorevoli a un ripensamento lamentando per prime gli eventi avversi dell’assunzione di antibiotici. Per verificare la fattibilità di un’alternativa un gruppo di ricercatori ha organizzato uno studio randomizzato in doppio cieco, pubblicato sul British Medical Journal, arruolando tra febbraio 2012 e febbraio 2014 un totale di 494 donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni, con sospetta infezione urinaria, reclutandole in 42 centri di cure primarie della Germania settentrionale. Criteri di inclusione erano disuria e urgenza/frequenza minzionale, con o senza dolore addominale, ma in assenza di segni patologici a carico del tratto urinario superiore, cateterizzazione e altre potenziali complicanze. (foto: Farmacista consegna pillole bianche)
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