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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 108

Sesto Congresso C.O.R.T.E.

Posted by fidest press agency su mercoledì, 9 marzo 2016

scuderiRoma dal 9 all’11 marzo 2016 si tiene il sesto Congresso C.O.R.T.E. (studio e ricerche su ulcere piaghe, ferite e riparazioni tessutali) presieduto dal prof. Nicolò Scuderi presso il Palazzo dei Congressi di Roma Eur. Il prof. Scuderi è Direttore della 1° chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma e Direttore della UOC di Chirurgia Plastica presso il Dipartimento “Pietro Valdoni” del Policlinio Umberto I. ll prof. Scuderi è attualmente responsabile della conduzione di importanti protocolli di sperimentazione internazionali, in particolare nel settore dei nuovi materiali protesici biocompatibili, ed è stato coordinatore locale e nazionale di numerosi progetti di ricerca del CNR e del MURST.
In questo congresso il prof. Scuderi affronta, nello specifico, il tema riguardante le ulcere, le piaghe e le ferite difficili. “E’ – egli afferma – un problema “trasversale” che interessa i medici afferenti a decine di specialità mediche. Al punto tale che a ‘CO.R.TE., aderiscono oltre 70 tra enti e Società scientifiche – da quelle chirurgiche a quelle di medicina interna – tutte interessate alla scoperta di nuove medicazioni e interventi per scongiurare l’epidemia delle piaghe, delle ulcere e più in generale delle ferite difficili.” “Soprattutto nei pazienti ultra75enni – sottolinea il professor Nicolò Scuderi, – i tessuti cutanei subiscono modificazioni significative, diventando ipotrofici, meno elastici e caratterizzati da maggior fragilità capillare. Non solo: l’età ‘asseconda’ altri fattori di rischio intrinseci, rappresentati dalla limitata mobilità dei soggetti per cause diverse quali fratture ossee o sedazione farmacologica e dalla presenza di malattie con compromissione neuromotoria, come diabete, sclerosi multipla, miastenia, coma o lesioni spinali che, comportando ridotta o nulla sensibilità cutanea e assenza di percezione di sensazioni fastidiose o dolorose, impediscono la reazione motoria del paziente favorendo la comparsa delle lesioni cutanee”. E soggiunge: “Uno dei problemi più frequenti nel trattamento delle ferite viene dalla loro infezione: una vera e propria ‘epidemia’ – quella della deiscenza delle ferite che improvvisamente si riaprono o non si chiudono proprio – accompagnata dalla presenza in molti casi di germi resistenti o dal biofilm, quel sottile strato di materiale che viene elaborato dai batteri in attiva replicazione e che appare aderente al letto della lesione, e che contribuisce a ritardarne la guarigione. In presenza di biofilm, infatti, si creano le condizioni affinché i singoli microrganismi interagiscano scambiandosi reciprocamente nutrienti e metaboliti e costituendo vere e proprie comunità batteriche organizzate. I biofilm rappresentano perciò focolai protetti di infezione e di resistenza batterica all’interno della ferita, offrendo protezione ai batteri dall’azione degli agenti antimicrobici (antibiotici e antisettici)”.
Policlinico La Sapienza RomaPer il come si “affronta” il biofilm il prof. Scuderi precisa: “Una medicazione avanzata utilizzata per eliminare il biofilm presente nelle ulcere è una medicazione sterile antimicrobica a base di argento, composta da soffici fibre idrocolloidali di carbossimetilcellulosa sodica pura contenenti ioni argento. Questa medicazione assorbe e trattiene elevate quantità di essuda-to e di batteri e a contatto con l’ulcera crea un soffice gel che si conforma al letto della feri-ta, mantenendo l’ambiente umido necessario a favorire i processi di riepitelizzazione e aiutando nella rimozione dei tessuti non vitali della ferita senza danneggiare il nuovo tessuto. L’argento ionico distrugge i batteri, lieviti e muffe presenti nel biofilm. Tale presidio contribuisce a creare un ambiente antimicrobico rimuovendo il biofilm e prevenendone la riformazione aumentando l’efficacia dell’azione antisettica dell’argento. La medicazione crea così una barriera antimicrobica. Un recente dispositivo utilizzato per la rimozione del biofilm è costituito da una soluzione di acido-ossidante da utilizzarsi nello sbrigliamento, nell’irrigazione, nel lavaggio e nell’umidificazione di ferite acute e croniche come le ulcere del piede diabetico. Tale soluzione contiene acido ipocloroso, un noto agente antimicrobico, che agisce da conservante, inibendo la crescita di microorganismi all’interno della soluzione e prevenendo la contaminazione delle ferite esercitando un effetto antimicrobico locale negli strati superficiali delle ferite. Grazie alle sue proprietà fisico-chimiche e riducendo gli effetti dovuti alla presenza di microrganismi, questa soluzione crea un micro-ambiente ideale a supporto del processo fisiologico di guarigione, particolarmente rilevante nelle ferite croniche, favorendo l’eliminazione del biofilm e un’ottimizzata guarigione delle lesioni. Un nuovo trattamento per il biofilm è costituito da un liquido semi-viscoso opaco di colore violaceo per uso topico, da applicare localmente sulle ulcere cutanee. Esso contiene composti fenolici solfonati ed acido solforico in soluzione acquosa ed utilizza la caratteristica igroscopica dello zolfo presente in soluzione per assorbire l’acqua contenuta nel biofilm essiccandolo. Senza acqua i polimeri organici che formano la spina dorsale del biofilm precipitano, e una volta seccatosi può essere eliminato facilmente”. “Molto recentemente sono state realizzate speciali apparecchiature biomediche che servono ad eradicare il biofilm. Tali macchine usano la rivoluzionaria piattaforma tecnologica ‘BioFotonica’ e offrono una soluzione completamente nuova per il trattamento delle ferite che sfrutta la proprietà di rimodulare l’attività cellulare e la proprietà battericida della fluorescenza e dell’ossigeno. Questa sinergia innesca un effetto a cascata di reazioni biologiche che ripristinano e rimettono in moto il processo di guarigione. I cromofori contenuti in tale macchina sono illuminati con una luce multiled. Questo gel foto-convertitore della luce, per uso topico, è arricchito di cromofori fluorescenti, che in presenza di un ossidante e della luce innescano la terapia BioFotonica. La luce multiled stimola una reazione di trasformazione dei cromofori che raggiungono uno stato di energia più elevato. I cromofori attivati ritornano a uno stato di energia più basso, emettendo fotoni con livelli d’energia inferiori. Sfruttando le proprietà benefiche dell’ossigeno e le diverse lunghezze d’onda della luce, i fotoni penetrano nel tessuto sottostante a varie profondità creando un effetto ad ampio spettro. Tale meccanismo modula l’infiammazione (colori giallo e arancio-ne), favorisce la proliferazione dei fibroblasti (colori giallo e arancione), promuove la produzione di collagene (colore verde), promuove la modulazione dei fattori di crescita (colori giallo, arancione e piede diabeticoverde) ed infine elimina batteri ed altri microrganismi (ossigeno più luce).
Il piede diabetico costituisce la complicanza più invalidante dell’iperglicemia cronica trascurata. Si tratta di uno stato patologico che condiziona negativamente la qualità di vita del paziente, tanto da richiedere una scrupolosa e costante igiene dei propri piedi supportata da frequenti controlli medici. Un piede diabetico malcurato o sot-tovalutato espone il malato ad ulcere, piaghe sanguinanti ed infezioni che, a lungo andare, possono diffondere nei tessuti limitrofi e procurare cancrena. Obiettivo principale del tratta-mento del piede diabetico è senza dubbio prevenire l’ulcera plantare e, nel caso d’infezione in corso, arginare l’insulto patogeno entro il più breve tempo possibile. Il biofilm è una aggregazione complessa di microrganismi in una matrice adesiva e protettiva. La formazione di un biofilm inizia con l’ancoraggio di microrganismi liberamente fluttuanti ad una superficie. Quando un gruppo di batteri si accumula su di una superficie e raggiunge una particolare densità cellulare, inizia a secernere una sostanza polimerica che si compone di polisaccaridi, proteine e DNA, la quale associandosi alle molecole di acqua libere nell’ambiente circostante, dà origine ad una matrice in cui le cellule batteriche sono fortemente radicate. Le conseguenze della presenza della matrice è la quasi impossibilità di rimuovere con le sole procedure meccaniche il biofilm da una superficie cutanea. Inoltre è sempre la presenza di questa matrice che aumenta la resistenza dei batteri a disinfettanti e antibiotici sia topici che sistemici. Attualmente nuovi presidi medici e macchinari sono stati utilizzati per eradica-re e ridurre tale biofilm”.

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