Vallerano (VT) il 21 agosto alle ore 21,30, Piazza dell’Oratorio i musicisti, guidati dal direttore artistico Maurizio Gregori, daranno vita al progetto “Replay”, che vede accomunare i brani del precedente repertorio con nuove composizioni dal sound trasversale. A seguire, il 22 agosto appuntamento col grande schermo che vedrà proiettare il film di Pietro Creta “Una delicata storia”, che rievoca la vita vissuta in un paese rurale nel dopoguerra. Il 23 agosto, la Movie Dream Band, formazione che reinterpreta le migliori colonne sonore del cinema italiano, si esibirà in un programma che comprende la musica dell’anima di Nino Rota, la poesia di Nicola Piovani e la magia di Ennio Morricone. Dulcis in fundo, sabato 25 agosto, la celeberrima Notte delle Candele, che quest’anno raggiungerà ancora più numerosi visitatori, con i suoi centomila lumi scenografati in ogni angolo, vicolo, piazza del Paese per quasi trenta eventi tra concerti, mostre, danze e installazioni. Un record che in ogni edizione (quest’anno sarà la dodicesima) batte il precedente, confermando l’obiettivo, sicuramente già raggiunto e superato, di unire turismo e cultura in une festa interattiva. Tema di quest’anno sarà il Regno degli Abissi. L’ingresso ai concerti di Piccole Serenate Notturne è gratuito, per la Notte delle Candele, che inizierà con le prime stelle della sera, è di € 5. Sito ufficiale: http://www.nottedellecandele.eu
Archive for 20 agosto 2018
Notte delle candele
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
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Scuola: 11 settembre primo sciopero del nuovo anno
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
L’autorità di garanzia per gli scioperi pubblica l’astensione dal servizio di tutto il personale docente, Ata ed educativo, a tempo determinato e indeterminato delle istituzioni statali e comunali: lo stesso giorno in cui è stata richiesta alla Questura di Roma l’autorizzazione per un sit-in presso Piazza del Parlamento dalle 9.00 alle 14.00 del personale precario durante l’inizio della discussione del Mille-Proroghe presso la Camera dei Deputati, sul quale stanno confluendo anche altre organizzazioni sindacali. Il clou della contestazione di piazza è previsto per le ore 12.00, quando i precari, confluiti nella capitale da tutto il Paese, saranno tutti presenti nella piazza davanti a Montecitorio per far sentire la propria voce ai parlamentari e dimostrare di non essere dei fantasmi. Durante il sit-in sarà richiesto un incontro di una delegazione ristretta per spiegare le ragioni della contestazione ai responsabili delle istituzioni del Parlamento e del Miur.Sono diversi i motivi che hanno indotto il giovane sindacato a proclamare il primo sciopero nazionale del nuovo anno scolastico, alla vigilia dell’inizio delle lezioni, e ad organizzare una manifestazione nazionale a tutela del personale precario: oltre alla difesa della riapertura delle GaE per tutto il personale abilitato e alla salvaguardia dei ruoli, la piattaforma di protesta include la richiesta di adeguamento dell’organico di fatto a quello di diritto, inclusi i posti in deroga su sostegno, la stabilizzazione del personale precario, l’assunzione su tutti i posti vacanti e disponibili, una revisione globale poi della Legge 107/15, che l’attuale governo ha soltanto scalfito, lo sblocco dell’indennità di vacanza contrattuale, l’adeguamento degli stipendi all’inflazione.Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Lo sciopero permetterà al personale docente e Ata precario delle regioni dove l’11 settembre saranno iniziate già le lezioni di poter partecipare alla manifestazione che si terrà a Roma per difendere il testo del Mille-proroghe licenziato dal Senato con l’emendamento salva-precari nel primo giorno di riapertura dei lavori parlamentari a Montecitorio. Ricordiamo che il momento è cruciale: se approvato definitivamente, l’emendamento LeU 6.3 all’art. 6 del decreto legge 91 darebbe modo a migliaia di precari, già entro l’autunno, di avere i contratti di supplenza al termine delle attività didattiche o annuali, proprio dalle graduatorie ad esaurimento e concorrere nei ruoli in surroga rispetto ai posti andati vacanti e disponibili. Inoltre, verrebbe sterilizzato il contenzioso pendente che ha ingolfato i tribunali amministrativi e del lavoro, ponendo fine alla particolarità tutta italiana del mancato incontro tra domanda e offerta, cioè tra posti vacanti e personale abilitato pronto a subentrare.
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“La Via”: progetto espositivo di Arti Visive e Letterarie
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Martina Franca Palazzo ducale dal 29.8 al 25.9.2018, inaugurazione, con i due curatori ed Assessore alla Cultura, il giorno 29 agosto alle ore 18. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con Il Corriere Nazionale.net e Corriere di Puglia e Lucania, sarà visitabile con orari: 9-13 e 16-19 (dal lun al ven), 9.30-12.30 e 16-19 (sab e dom), in concomitanza, presso la stessa sede, alla mostra “L’Altra Metà del cielo” con opere di Pablo Picasso. Il tema della mostra è l’Arte, quale Essenza, universale e metatemporale, a disposizione dell’Umanità ed attiva nel ciclo, trasformativo, di vita-morte-rinascita. Notevoli, a tutt’oggi, gli attestati di riconoscimento, al progetto “La Via”, rilasciati da competenti autorità ed enti: Mons. Gianfranco Ravasi (Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, in Vaticano), Card. Stanislaw Dziwisz (già segretario particolare di Giovanni Paolo II e Arcivescovo di Cracovia), Mons. Slawomir Oder (postulatore della causa di beatificazione di Papa Wojtyla), Mons. Giampaolo Crepaldi (Vescovo di Trieste), prof. Vittorio Messori (giornalista e scrittore), Curia Arcivescovile di Bari, le pagine dell’Avvenire, del Sole24 Ore e di Famiglia Cristiana… Così ne scrive, in sintesi, il suo curatore: <<L’Arte riconnette all’Universo, oltre ogni dualità e nel rispetto delle diversità esistenti; Essa è la Via della libera espressione che attiva il superamento dei modelli precostituiti e riconosce tecniche e specificità, esclusive e tipiche, per ognuno.>>
Espongono: Fedele Eugenio Boffoli; Lucia Carraretto, suor Rosalba Facecchia ASC, Grazia Foti, Salvatore Marchesani, Francesco Mignacca, Rosa Pino, Marina Postogna, Isidoro Raciti, Mariagrazia Semeraro, Antonella Sidoti.
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Isabelle Bourgeois: la vostra gioia è la mia destinazione
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
By Tony Robinson. I primi lettori di Pressenza ricorderanno Isabelle Bourgeois come una giornalista appassionata che ha fatto pate dell’equipe di base della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza. Quasi ogni giorno Isabelle caricava un video di riepilogo degli eventi del giorno, raccontando sia gli aspetti seri che quelli divertenti del viaggio.
In realtà, Isabelle è una giornalista professionalmente qualificata che ha lavorato in zone di guerra come Iraq, Etiopia e Kosovo per la Croce Rossa ma, disperata per le storie narrate dai media, Isabelle ha abbandonato il giornalismo mainstream e ha deciso di inseguire il suo sogno, guidata da uno scopo profondo: cercare la gioia nel mondo e trasmetterla al maggior numero possibile di persone.Poiché conosco molto bene Isabelle dal periodo in cui abbiamo partecipato alla Marcia Mondiale, lei mi ha chiamato poche settimane fa per dirmi che era in corso il suo tour “Joy for the Planet” e che voleva venire a cercare persone ispiratrici in Ungheria. Ho capito che, dopo aver dormito per sei mesi nel suo camper, probabilmente avrebbe gradito il letto per gli ospiti e la doccia calda che avrei potuto offrirle! Così è venuta a Budapest e l’ho aiutata quando ha incontrato un giovane ballerino giapponese con cui era in contatto, che si era offerto di ballare in un video per diffondere la gioia attraverso la danza. Abbiamo parlato molto del suo progetto, del suo obiettivo e del futuro.
Questo è Begoodee e quella piccola finestra sopra il sedile del conducente e del passeggero è il posto dove dorme Isabelle! Sembra proprio che Isabelle sia guidata da una grande forza. Ciò che all’inizio sembra essere una coincidenza, in seguito sembra sempre destinato ad accadere. Come dice lei stessa: “Sono la persona giusta nel posto giusto, al momento giusto con le persone giuste.”
Tony Robinson, co-direttore di Pressenza, membro del Partito Umanista Internazionale e Mondo senza Guerre e Violenza, membro del comitato di coordinamento di Abolition 2000, e autore del libro ” Coffee with Silo and the quest for meaning in life” ( Caffè con Silo e la ricerca di senso nella vita). (fonte: Pressenza International press agency)
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In Arberia: Collettivo noMade
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Palermo aprirà, il giorno 23 Agosto 2018 ore 17:45 presso l’Installazione Arte Contemporanea Palazzo Oneto di Sperlinga in via Bandiera 24 a Palermo, la Collettiva d’arte contemporanea allestita nel sottotetto di palazzo Oneto di Sperlinga alla presenza di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona e Cesira Palmeri di Villalba e rimarrà aperta al pubblico fino al 4 novembre 2018 con ingresso gratuito.
Il progetto è in totale condivisione con i padroni di casa Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona e Cesira Palmeri di Villalba curato da Marilena Morabito e organizzato dall’Associazione Acav.
Arberia è il nome che usano gli Arbëreshë (Albanesi d’Italia) per definire la loro nazione “sparsa” nell’Italia meridionale. Una nazione dispersa geograficamente in molti luoghi ma unita dalla lingua. Infatti, l’antica lingua arbëreshë è stata parlata e trasmessa per generazioni dai discendenti di quei “migranti” che fuggirono dall’impero Ottomano e vennero a stabilizzarsi in Italia tra il XV e XVI secolo. Una lingua che si è posta dunque come una sorta di confine, di argine, di contenitore identitario, scavalcando e mettendo in questione l’idea consueta di confine amministrativo-territoriale.
Radio noMade esplora parte di tale nazione (Albania d’Italia) mettendo a fuoco le sue peculiarità e dando forma ad una Geografia dell’Altrove. Il collettivo noMade presenta un’istallazione che ripercorre il lavoro: una sintesi che offre una riflessione poetica intorno alle nostre comuni radici mediterranee e la conoscenza primigenia. Il visitatore è invitato all’ascolto di un soundwalk che delinea un percorso sinestesico nei meandri della memoria collettiva.
Per la chiusura di Manifesta12, il collettivo presenterà la performance di teatro sensoriale al Teatro Mediterraneo dal 2 al 4 novembre.
Radio noMade è in diretta grazie ad un collettivo di artisti-ricercatori che crede nella forte suggestione del suono come mezzo con il quale l’uomo ascolta e viene ascoltato. Radio noMade propone di concentrarsi sull’immaginario di paesaggi sonori nel quale il fruitore possa trovare la sua libertà di creazione.
Il fuoco è posto sui processi di comunità attraverso la creazione di un Archivio Vivo. Il collettivo affonda le sue radici nel concetto di nomadismo che assunto come categoria interpretativa del mondo ne coglie il suo continuo divenire, il suo non essere mai lo stesso, la sua relatività.www.radionomade.com
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Ponte Morandi cordoglio e azioni legali
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Genova. È una scena drammatica quelle che in queste ore passa nelle tv degli italiani, un evento tragico che si spera non reclami altre vittime. Il crollo del ponte Morandi di Genova sulla A10 non ha ancora un motivo acclarato, di certo è allucinante che una cosa così accada dopo tutti i precedenti che si sono avuti in Italia (crollo di un ponte in Lombardia, viadotti sbriciolati in Sicilia solo pochi giorni dopo l’inaugurazione, il viadotto di Camerano nelle Marche, ecc). Noi di CODICI siamo al fianco di tutte le persone e i familiari delle vittime coinvolte nell’incidente, ci attiveremo nei prossimi giorni per offrire assistenza legale e psicologica gratuita, come abbiamo già fatto in altre tragedie (vedi deragliamento di Pioltello), a tutti coloro che vorranno costituirsi parte civile nel processo che si aprirà nei prossimi mesi.
“Siamo convinti che queste cose non accadano per fatti naturali, ma per negligenze umane; per tale ragione ci attivereremo presentando un’azione collettiva, certi che ci siano delle responsabilità in merito all’accaduto” dichiara il Segretario Nazionale CODICI, Ivano Giacomelli.Come Associazione a difesa e tutela dei Consumatori, presenteremo un esposto alla magistratura, dopo aver sentito esperti del settore, per aiutare come possiamo il prezioso lavoro dei magistrati. Stiamo preparando un’azione di classe per assistere gli sfollati che abitavano nei palazzi adiacenti il Ponte di Genova. Tali edifici, infatti, dovranno essere abbattuti a causa del crollo del Ponte. Tutta CODICI esprime ai parenti delle vittime il suo più sentito cordoglio per la loro perdita.
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Festival del teatro urbano
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Roma. Saranno la Scalinata Monumentale del Museo della Civiltà Romana all’Eur (24 e 25 agosto), e Piazza di San Cosimato a Trastevere (30 agosto), ad ospitare, INEUROFF, il festival di Teatro Urbano e Nuovo Circo che da nove anni colora la città di Roma grazie a mirabolanti opere teatrali.La kermesse, diretta e organizzata da Ondadurto Teatro, compagnia di Teatro Urbano accreditata in tutto il mondo, presenterà in anteprima assoluta la sua nuova produzione dal titolo “Terra mia”, un’opera che vedrà in azione macchinari scenici e grandi oggetti in movimento.
Un’edizione quella del 2018 dedicata ai diversi Punti di Vista, per allenarsi a ritrovare e rifondare i propri valori, un lavoro di ricerca artistica, che fonde diversi linguaggi per mostrare al pubblico panorami che fuoriescono dal confine nazionale, attraverso un percorso performativo multidisciplinare, ponte di conoscenza verso le differenze. Seguendo questo filo rosso, in scena si alterneranno le compagnie di danza Margine Operativo e Cie Twain-
physical dance theatre, i performers Sara Mennella e Benjamin Delmas, fino ai gruppi circensi Circus Follies e Cia. Alta Gama.
Venerdì 24 e Sabato 25 Agosto all’EUR, a partire dalle ore 19.00, le produzioni artistiche dialogheranno con lo spazio architettonico simbolico e rarefatto, proponendo al pubblico delle performance dal grande formato ed impatto emotivo, che ben si sposeranno con la linearità delle linee urbane. Momenti pregni di fascino scaturito proprio dall’architettura e dai suoi volumi, con il Colonnato del Museo della Civiltà Romana a scenografare il tutto.
Tra una performance e l’altra, aspettando il debutto dello spettacolo TERRA MIA, ultimo nato in casa Ondadurto, un’opera multimediale originale, accessibile a un pubblico internazionale ed eterogeneo, che utilizza linguaggi scenici contemporanei e dà vita a una feroce e travolgente indagine sull’assenza di identità, si potrà degustare l’aperitivo della chef stellata Cristina Bawerman, presente con Ape Romeo Chef&Baker,
Giovedì 30 Agosto a Trastevere invece sin dalle ore 16.00, nella storica Piazza di San Cosimato, gli spettacoli snelliranno la loro forma, a favore di un’interazione con gli spettatori, passanti occasionali ignari di ciò che sta per accadere.
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Svelato il genoma del grano tenero
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Il grano tenero, il cereale più coltivato al mondo, non ha più segreti: il suo genoma è stato sequenziato grazie al lavoro – durato 13 anni – di oltre 200 scienziati, appartenenti a 73 istituti di ricerca in 20 nazioni.Per l’Italia ha partecipato il CREA, il più importante ente di ricerca agroalimentare del nostro Paese. La ricerca, appena pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Science, è stata condotta dall’IWGSC (International Wheat Genome Sequencing Consortium) un consorzio di collaborazione internazionale pubblico e privato, con 2.400 membri in 68 paesi.L’articolo scientifico (a seguire il link http://www.wheatgenome.org/News/Latest-news/Reference-Sequence ) descrive il genoma della varietà di riferimento per il frumento tenero, Chinese Spring. La sequenza genomica del DNA dei 21 cromosomi del frumento tenero, è di altissima qualità, la migliore mai ottenuta fino ad oggi per questa specie. Questo consentirà la produzione di varietà più adatte ai cambiamenti climatici e più sostenibili, con rese più elevate e una migliore qualità nutrizionale.Un risultato importante se si pensa che il grano tenero costituisce l’alimento base di oltre un terzo della popolazione mondiale e rappresenta quasi il 20% del totale delle calorie e delle proteine consumate in tutto il mondo, più di ogni altra fonte di cibo. Inoltre, costituisce anche una fonte importante di vitamine e minerali.
Il CREA, il più importante ente di ricerca agroalimentare italiano, ha contribuito all’annotazione manuale del genoma del frumento (cioè il riconoscimento dei singoli geni all’interno delle 15 miliardi di basi dell’intero genoma) attraverso la propria esperienza nello studio della resistenza delle piante al freddo, riconosciuta a livello internazionale. Alcune specie, e tra queste il grano tenero, possono sopravvivere fino a -20°C, nel caso di alcune varietà di frumento. Questa caratteristica dipende da una particolare famiglia di geni denominati CBF che conferiscono alla pianta la capacità di vivere a temperature di molti gradi sotto lo zero, con un enorme impatto sulla sua possibilità di essere coltivata nelle zone del pianeta con clima temperato. Il gruppo di ricerca del CREA, coordinato da Luigi Cattivelli, direttore del CREA Genomica e Bioinformatica, ha capitalizzato l’esperienza accumulata in due decenni di lavoro su questo argomento ed ha identificato i geni CBF nel nuovo genoma, un risultato che consentirà una miglior comprensione dei meccanismi di adattamento ai cambiamenti climatici.
In Italia il grano tenero è una importante coltura con profonde radici storiche. A cominciare dal lavoro di Nazareno Strampelli, il miglioramento genetico del frumento tenero è stato per molti decenni una priorità per la ricerca e l’industria sementiera italiana. Negli ultimi anni, tuttavia, abbiamo assistito ad una forte perdita di competitività nel settore del frumento tenero in Italia e nel 2018, stando agli ultimi dati, la produzione nazionale ed europea ha subito una forte riduzione a causa del clima sfavorevole, conseguenza dei cambiamenti climatici globali. “Le nuove conoscenze sul genoma del frumento tenero ed il fatto che il CREA sia parte di questa iniziativa – afferma Luigi Cattivelli, coordinatore CREA dello studio – possono fornire l’occasione per rivitalizzare il comparto tramite collaborazioni pubblico-private che consentano di trasferire le più avanzate conoscenze genomiche in nuove varietà resistenti alle malattie e più efficienti nell’uso delle risorse e più produttive. Un’azione indispensabile per un’agricoltura nazionale sostenibile capace di produrre alimenti di qualità”. Tanto per avere un’idea della situazione della coltura che fornisce il prodotto base per il pane, la pizza e l’industria dolciaria, la produzione nazionale di frumento tenero, che nei primi anni 70 era di circa 7 milioni di tonnellate, è oggi dimezzata con una produzione compresa tra 3,0 e 3,5 milioni di tonnellate, un quantitativo che copre meno del 50% del fabbisogno nazionale.
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XXIX Busker Festival Carpineto Romano
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Carpineto Romano (RM) 25 – 26 agosto 2018 dalle ore 21. Ogni anno artisti di strada, musici, attori, funamboli, giocolieri, ma anche artisti e talenti di ogni età, invadono le strade di uno dei paesi più caratteristici del Lazio e del Centro Italia, dando vita a un festival unico nel suo genere, in grado di far incontrare la suggestiva architettura del gioiello dei Monti Lepini e la contemporaneità, in un connubio che rende l’iniziativa rara e preziosa per tutto il territorio.29 anni per un festival di arte di strada sono tanti ed è difficile soddisfare ogni anno le aspettative che il pubblico ripone in esso ma nonostante l’età il Carpineto Romano Busker rimane il festival più seguito e “sincero” del centro Italia con due giorni unici di teatro, musica, performance e installazioni artistiche all’insegna della libertà. Un festival non dettato dalle mode del momento, ma un appuntamento che nacque come manifestazione di libertà d’espressione e che ha voluto da sempre mantenere questo spirito, senza tradire la sua missione.
Una libertà da sempre supportata dal Comune di Carpineto e che, nell’alternarsi delle rappresentanze, ogni anno decide di non rinunciare all’evento e di non privarne il territorio, attento e ricettivo.Diventato ormai parte integrante del patrimonio culturale della cittadina, il Festival Buskers di Carpineto Romano, finanziato dalla Regione Lazio, si distingue nel panorama nazionale grazie alla commistione dei tradizionali spettacoli di strada con spettacoli che solitamente trovano spazio solo nei teatri o nei live club come la commedia dell’arte e il teatro d’innovazione, spettacoli di circo contemporaneo con strutture aeree, performer di pittura dal vivo che trasformano piazze e vie in musei.
Dal 1990 a oggi, infatti, in occasione del Festival, le strade di Carpineto Romano si animano di quell’arte in grado di abitare ogni angolo urbano, con un percorso che tocca tutti i luoghi storici della parte vecchia del paese in piena tradizione “baschera”, dando vita a una festa unica di musica e colori. Per il 2018 la direzione artistica sarà affidata alle ScuderieMArteLive di Peppe Casa, con il coordinamento artistico di Linda Fiocco.
Questa edizione vedrà anche spettacoli speciali come “Luna Rossa” di e con Lucignolo e Giulian Giuliana o Infusion di e con Mariano Fiore, Why Not di e con Piero Ricciardi e lo spettacolo di danza verticale su parete della compagnia “Materia Viva”. Per il teatro l’insostituibile Guglielmo Bartoli ormai padrino del festival di Carpineto Romano. Il pittore Cristiano Quagliozzi realizzerà una performance di pittura dal vivo dedicata a Carpineto Romano.Per la musica ci saranno i Suzi3, Mannaggia a “Cappella”, Harry Piccirillo e il progetto di Marco Innocenti Drumbo drummer’s. Tra le novità del 2018 è prevista anche una partecipazione più forte di realtà artistiche del territorio negli spazi off del festival come il progetto musicale a cura di Susanna Mastini “l’anima di Napoli” e il Piccolo Coro La Fenice, gli spettacoli di Nuari, Trickester e Noysira e la Scuola Popolare di ballo del centro sud i “Karpineta”. Ormai diventata tradizione del festival è l’esposizione di pittura fatta dall’Associazione Artiamoci.
Tra gli ospiti confermati anche il vincitore della sezione circo dell’ultima BiennaleMArteLive Filippo Brunetti con un estratto dello suo spettacolo “L’ONIRONAUTA, la vincitrice della sezione Teatro Rossella Pugliese con lo spettacolo “Rusina” e i vincitori del Premio speciale ScuderieMArteLive, la Compagnia del Pianterreno e la compagnia di danza Verso Energhèia.
Su martefunding.org dal 10 agosto è attiva una campagna di crowdfunding a sostegno del Carpineto Romano Buskers Festival: basta un piccolo contributo per supportare la crescita di un festival diventato un pezzo di storia e un punto di riferimento per la cittadina d’arte di Carpineto. Fonte: http://www.carpinetoromano.it
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Piero Angela alla Notte Europea dei Ricercatori 2018
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Piero Angela sarà insignito dell’Alta onorificenza del Civis Tusculanus venerdì 28 settembre, durante gli eventi della XIII edizione della Notte Europea dei Ricercatori organizzata da Frascati Scienza. Come spiega il sindaco di Frascati e presidente di Frascati Scienza Roberto Mastrosanti, l’onorificenza, che 20 anni fa fu consegnata a Rita Levi Montalcini, vuole sottolineare l’importanza e la centralità che la ricerca e la divulgazione scientifica ha per la città e l’Italia intera. Angela, giornalista, scrittore, divulgatore scientifico di fama nazionale e internazionale, rappresenta ‘la sintesi perfetta che in qualche modo racconta anche il nostro territorio’, spiega Mastrosanti. Un territorio, quello dell’area tuscolana, alle porte della capitale, che di fatto è la più vasta area italiana della ricerca e una delle più grandi d’Europa, che ‘in passato ha ospitato importanti personalità del mondo della ricerca, che vedrà ingrandire la propria comunità di scienziati, grazie all’insediamento del nuovo progetto del DTT, e che da anni con Frascati Scienza e la Notte Europea dei Ricercatori trova forme innovative e originali per divulgare la scienza’ coinvolgendo partner in tutta Italia. ‘Un ringraziamento va al presidente dell’Associazione Idee Nuove, Massimo Papini e al responsabile culturale Matteo Martini, per la fattiva collaborazione data all’Associazione Frascati Scienza e all’Amministrazione comunale’, conclude Mastrosanti.
A Roma, moltissimi i temi proposti dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità e gli appuntamenti negli spazi delle Università Tor Vergata e Roma Tre, il KETLab della Fondazione E. Amaldi (esperimenti sull’ultrasuono, il telerilevamento e tanto), il Museo dei Bambini di Roma Explora (con giochi e laboratori sugli sprechi alimentari), gli Istituti Fisioterapici Ospedalieri Regina Elena e San Gallicano (con una mostra sull’evoluzione della robotica in chirurgia e l’integrazione tra matematica, ingegneria, fisica, biologia…), l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ‘L. Spallanzani’ (tra simulazioni di allarme ebola e viaggi a 10.000X dentro la cellula), l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù (visite ai laboratori di ricerca ma anche Ted talks, ‘apericerca’, banconi della Ricerca) e l’Università Campus Bio-Medico, oltre agli incontri ‘sotterranei’ tra scienza e archeologia con GEA S.C.a.r.l, le lanterne romane costruite insieme al pubblico al Museo di Archeologia di Roma, i laboratori di ‘innovazione frugale’, la caccia ai tranelli e trabocchetti di cyberbullismo e giochi di scienze sui proverbi e sugli emoticon, tra le proposte della Lumsa.
La Notte Europea dei Ricercatori sarà anche l’occasione di scoprire la bellezza del cielo stellato a Rocca di Papa e Gorga (RM) in compagnia degli appassionati dell’Unione Astrofili Italiani (tra stelle, pianeti e motori intergalattici) e del Gruppo Astrofili dei Monti Lepini, tra armonie musicali, armonie celesti ed esperimenti di materia esposta al superfreddo, mentre a Cave il pubblico di Matita Enterntainment sarà coinvolto nella produzione di un audiovisivo di divulgazione scientifica.
In Sardegna divertimento assicurato con Le avventure energetiche del dott. Burger negli spazi della Sotacarbo a Carbonia e la Scienza dei cittadini e innovazioni per il loro coinvolgimento, a Sassari con i ricercatori dell’Università degli Studi di Sassari, ad Alghero con il Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica dell’Università di Sassari, e le stelle a Nuoro, con l’Associazione Astronomica Nuorese con UAI, mentre in Sicilia lo spettacolo è alla Fondazione GAL Hassin Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche, a Isnello (Palermo): appuntamento con i fantasmi dell’universo, la materia oscura, e con l’emozione di sperimentarsi scienziato per una notte, e nella sede Lumsa di Palermo, tra processi simulati e approfondimenti sul consenso informato ai vaccini. A Padova saranno di scena gli esoscheletri con Moveo Walks e Aget; a Ravenna, i misteriosi numeri di Dante e a Torino e San Donà di Piave saranno protagonisti i misteri del cervello raccontati tutti da esperti dell’Associazione Aget, mentre Verona si gioca a scoprire i segreti delle api (Scienza Divertente) e a Potenza la matematica scopre il suo lato divertente grazie ai ‘numeri’ dei ragazzi di Parimpari.
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La guerra lampo
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
La vera forza di Hitler e dei suoi generali è stata quella di aver “inventato” la guerra lampo. La caratteristica della prima guerra mondiale fu quella di impostare, per la massima parte, la sua strategia in una guerra di “posizione” e gli stati maggiori degli eserciti vittoriosi, in particolare, erano propensi nel credere che questa sarebbe rimasta la carta vincente anche per il futuro. Ciò spiega il motivo dell’enorme spesa militare affrontata dai francesi (circa 250 miliardi di franchi di allora) per costruire la “Linea Maginot” dalla Svizzera al Belgio.
La consideravano una forma di “assicurazione” contro un’invasione che venisse dalla Germania. I tedeschi, invece, che furono gli sconfitti da tale “guerra di posizione” furono i primi a rendersi conto delle potenzialità militari offerte dai mezzi meccanici e dalla loro capacità di movimentare il fronte bellico.
Quindi meno divisioni ippotrasportate, ma più autocarri con artiglierie d’accompagnamento alla fanteria e alle divisioni corazzate con strutture leggere su carri motorizzati e molto mobili. Da qui emerge la logica di un sostanziale rafforzamento dei mezzi d’offesa rendendoli anch’essi “veloci” e, possibilmente, autonomi rispetto a quei reparti che tradizionalmente sono più lenti: fanterie e artiglierie da campo.
Lo stesso dicasi per l’aviazione per la sua capacità di trasportare grossi carichi di bombe e di poter recare scompiglio tra le colonne di militari che si dirigevano al fronte o danneggiando seriamente le fabbriche d’armi o indebolendo la capacità di resistenza delle popolazioni con bombardamenti a tappeto sulle città.
L’aviazione poteva anche servire al trasporto delle truppe e, all’occorrenza, paracadutarle per la rapida conquista dei punti ritenuti strategici e per creare scompiglio nelle retrovie del nemico. Nonostante ciò ci siamo trovati alla vigilia del secondo conflitto mondiale con una preponderanza delle flotte aeree anglo-francesi costituite da velivoli da ricognizione, da bombardieri a breve e medio raggio (i maggiori potevano attaccare obiettivi posti non oltre i 1000 Km. di distanza dalle basi di partenza) e con carichi distruttivi modesti. La Luftwaffe invece, aveva messo a punto un efficacissimo tipo di bombardiere in picchiata la cui funzione d’appoggio ebbe valore decisivo nelle prime fasi della guerra, specie in funzione anticarro, antinave e per la sistematica distruzione a terra degli aerei nemici. Il che avvenne puntualmente durante l’attacco alla Polonia dove gran parte dei suoi mille aerei furono distrutti prima che volassero. Il tutto lasciava presagire che queste nuove dottrine d’intervento militare, in specie quella messa a punto dai tedeschi, portassero ad un grande successo gli eserciti che le avessero adottate per primi. Divenne così una forma di guerra che andò con il nome di “Blitzkrieg” (guerra lampo). Il suo punto di forza era costituito dalle divisioni corazzate (Panzerdivisionen), essenzialmente celeri, con carri leggeri e medi (tra le 6 e le 16 tonnellate) e soprattutto veloci e con un armamento efficace, ma non imponente. Questa tecnica fu ideata dal generale Guderian, teorico della guerra dei carri. Lo stesso risultato poteva verificarsi con l’uso in mare di una potente flotta di sommergibili e ancor più combinandola con gli aerei-siluranti in partenza dalle porta-aerei e l’utilizzo di truppe speciali d’assalto paracadutate o trasportate con alianti. (Oggi sostituiti con gli elicotteri da combattimento).
Si aggiunse, poi, una tecnica di combattimento, affidata a specialisti “superdotati”, che nata all’inizio della seconda guerra mondiale si è poi, man mano, affinata a tal punto che i britannici ne fecero largo uso per combattere contro l’Afrikakorps, con il loro 22° Special Air Service Re-giment. Questo contingente, costituito con quel nome di copertura dalla ditta di spedizioni da David Stirling, fu poi collaudato in decine di campagne dalla Malesia alle Falkland, dall’Irak all’Ulster. Tali reparti possono operare, con estrema efficacia e alta professionalità, in team di quattro uomini (capo pattuglia, artificiere, radiotelegrafista e infermiere). Essi sono in grado di coprire 60 Km., in 20 ore con uno zaino da 25 chili. Sulla meticolosità del loro addestramento basti affermare che durante le infiltrazioni in Irak portavano via le proprie feci perché troppo diverse da quel-le della popolazione della zona. A sua volta la Francia può ricorrere sia ai Crap (Commandos de Recherche et Action dans la Profondeur) sia al 13° reggimento paracadutisti. Sono forze nate per infiltrarsi in territorio nemico e guidare attacchi nucleari, distruggere comandi e centri nodali.
Non si trattò, ovviamente, solo di operazioni militari terrestri. Per mare, infatti, le iniziative non mancarono e alcune furono casuali, ma di grande effetto. Ricordo quanto avvenne il 31 ottobre del 1940 quando gli inglesi rintracciarono lungo la costa spagnola un famoso mezzo d’assalto italiano chiamato “maiale” e riuscirono a riprodurlo chiamandolo “chariot” (carretto) per poi utilizzarlo da supporto per favorire l’opera dei sommozzatori nei loro raid contro le munite difese dei porti nemici. Un altro intelligente impiego, per merito degli inglesi, fu realizzato con i sommergibili nani con un equipaggio di quattro uomini e dotato di cariche esplosive fissate esternamente. Con questo mezzo nel settembre del 1943 i britannici danneggiarono nell’alto fiord la Torpitz. I giapponesi non furono da meno costruendo un siluro, il kaiteu, con un uomo al suo interno incaricato di dirigere l’arma contro un vascello nemico. I tedeschi, a loro volta, prepararono un mezzo navale denominato “bruco” formato da due siluri uno sull’altro. In uno di essi vi era un uomo che lo guidava e appena raggiunto il bersaglio, liberava l’altro siluro permettendogli di seguire la sua corsa finale verso l’obiettivo. Altri impieghi bellici furono offerti dal-le cosiddette “lenticchie” costituite da tre motoscafi di cui il primo guidato da un equipaggio e gli altri due con cariche esplosive. In prossimità del bersaglio i due motoscafi imbottiti di esplosivo erano fatti proseguire radiocomandati. Il “diavolo marino” a sua volta era un sommergibile capace di navigare ad altissima velocità (28-30 nodi) ed essendo munito di cingoli poteva avventurarsi anche sulla terra ferma utilizzando un lanciafiamme. Un altro piccolo sottomarino “il delfino” era capace di superare i trenta nodi sott’acqua. Era attivato da una turbina Walter a perossido d’idrogeno e manovrato esclusivamente per effetto dei timoni senza casse d’immersione perciò capace di guizzare sotto e sotto la superficie del mare proprio come un delfino.
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Dai diari “rimaneggiati” da Mussolini
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Al riguardo posso solo osservare con una riflessione. La verità storica non è facile da raggiungere, anche se il diretto protagonista ci dà un’interpretazione autentica dei suoi comportamenti. Sta di fatto che la responsabilità politica di scendere in guerra è molto pesante, qualsiasi fossero le ragioni da addurre. Per contro è arduo capire qualsiasi spiegazione, per quanto fosse ben argomentata, che sostenesse la validità di questo tipo di decisione. Resta l’autodifesa. Ciò dovrebbe spiegare la riscrittura del suo diario durante la Repubblica di Salò. Lo è sia per una guerra scatenata a dispetto di tutto sia per l’accusa, che si addebita al Duce, di essere il mandante del delitto Matteotti e dell’assassinio, avvenuto in Francia nel 1934, dei fratelli Nello e Carlo Rosselli.
Per Mussolini si trattò del gesto, per queste ultime due circostanze, d’alcuni irresponsabili fieri di poter agire in modo terroristico e di poter poi ottenere l’elogio del Capo senza riflettere che questi personaggi non meritavano, – sempre ad avviso di Mussolini, – come mezzo estremo, la morte. In definitiva possiamo soggiungere che tra le tante cose scritte da Mussolini, o dal suo imitatore, ci sentiamo di annotare solo due passi del diario che ci sembrano meritevoli di maggiore attenzione.
Il primo è datato 14/1/1939: “Partenza a mezzogiorno”. “Allegra partenza, cordialissima situazione. Chamberlain sorride confidenzialmente. Alifax non sorride, ma si compiace a modo suo mantenendosi riservato.
Gli inglesi residenti a Roma intonano uno strano canto: “for he is a jolly and a good fellow!” Il treno si muove porta via le illusioni, le speranze e forse anche la pace! E’ una giornata invernale. Essa è grigia come tante altre”. Sembra il resoconto di uno spettatore e non di un protagonista. Vi rileviamo un non so di fatalismo, sul corso degli eventi, e una tendenza a subirli piuttosto che dominarli.
La seconda annotazione è datata 18/7/1939 e quel giorno, tra l’altro, Mussolini scriveva: “E’ previsto un incontro con il Fuhrer per il 4 agosto. Bene. Ne sono soddisfatto. Parlerò chiaro. L’Italia non può affrontare una nuova guerra prima di tre o meglio cinque anni di preparazione”. E sempre su Hitler qualche mese dopo scrive: “E’ un personaggio che è balzato nella mia vita d’impeto. Chi è costui? Un uomo razionale? Un genio? Un Caligola, un Nerone? Oppure ci troviamo alla presenza di un esaltato, un “pazzo” come lo definii a Venezia quando lo vidi davanti per la prima volta? Proprio un genio direi di no e nemmeno proprio un pazzo. Quando parla alle folle le sue parole trionfano come una piena e travolgono con il fragore di una bufera. Ha portato i tedeschi alla potenza e li ha assecondati nei loro desideri e ha saputo rivelarne la vera natura”. A mio avviso ha fatto ancora di più. E’ riuscito a offrirci un modello di guerra diverso dal passato.
Come è successo per Napoleone ed ancor prima per i romani è bastato essere dei cattivi allievi delle scuole di guerra tradizionali per inventarsi una guerra diversa ed in tal modo scompaginare i modelli messi a punto dalla tradizione militare fondata su schemi convenzionali e su mosse scontate. (Riccardo Alfonso)
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I casti pensieri di Mussolini affidati al suo secondo diario
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Interessante, a questo punto potrebbe essere la conoscenza in diretta del parere del “capo” proprio nel momento più delicato dei rapporti internazionali e interni del fascismo con gli italiani. Ne erano consapevoli gli storici e con essi il convincimento di quanti ritenessero che il Duce curasse una sorta di diario sui giorni ed i mesi del suo governo e delle sue iniziative personali. Mi riferisco, nello specifico agli anni dal 1935 al 1939.
In proposito si afferma che tali scritti esistevano realmente e che in proposito il Duce fece uso di una penna stilografica. Il prof. Brian Sullivan, incaricato di verificare l’attendibilità di quelle annotazioni, si convinse che il “falsario” fosse lo stesso capo del fascismo! La spiegazione, in sé sorprendente, si spiega nel fatto che Mussolini ritenne utile riscrivere le sue “memorie” a Salò, dopo aver consegnato all’ambasciatore giapponese la sua prima versione, nel tentativo di salvarsi l’immagine dall’inevitabile severo giudizio storico dei posteri. Questi fogli fecero la loro apparizione nel 1981. Ricordiamo, per la cronaca, che, due anni prima, comparvero i diari finti di Hitler. Ma è una sorta di telenovela dato che di tanto in tanto qualcuno crede di aver trovato i veri diari di Mussolini coevi al tempo in cui li avrebbe scritti. Non ultimo è stato il ritrovamento di Dell’Utri nel 2006, ma anche in questa circostanza quelli che prevalgono restano i dubbi d’autenticità.
La circostanza del ritrovamento dei diari nel 1981 fu ricordata, qualche anno dopo dal giornalista inglese Collin Simpson del “London Times. Egli in proposito scrisse. “La prima traccia dei diari la trovai in Sardegna dove alcuni fogli mi furono mostrati dagli attori Virginia McKenna e da suo marito Bill Travers. Furono subito fatti esaminare allo storico Mack Smith che li ritenne credibili”. Ma non tutti gli esperti furono dello stesso parere. Il grafologo Roy L. Davis osservò: “la mano di Mussolini aveva una tendenza a destra, quella del diario, invece, mostrava una propensione a sinistra. Il ritmo delle due mani è differente. La mano di Mussolini è più angolosa e sussultante di quella che aveva scritto il diario”.
Davis, a questo punto, incalza. Procede con altre osservazioni fra le lettere maiuscole e le parole d’uso comune, le differenze fra le mani e via dicendo. Per lui, alla fine, non vi sono dubbi. E’ improbabile che la scrittura dei diari appartenesse a Mussolini. Lo rimbecca l’esperto del British Museum Nicolas Barker il quale arriva alla definitiva conclusione che i diari sono veri. (Riccardo Alfonso)
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Gli umori degli italiani sul ruolo del fascismo negli anni di guerra
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
L’opinione pubblica – se stiamo alle segnalazioni dei Questori – viveva quei momenti di una guerra che si stava scatenando sempre più cruenta con “raccoglimento”, conscia della “gravità dell’ora”, con “titubanza” e con “spirito di sacrificio”. Parole che, dati i tempi, non potevano essere più ardite per esprimere un sentimento di “paura” e di “impotenza” dinanzi ad una decisione così drammatica per le sorti del paese. Non vi furono, naturalmente, manifestazioni esplicite di dissenso, ma infiniti elementi minori che danno l’indicazione di uno scollamento fra il sentimento popolare e il regime.
Dobbiamo, quindi, convenire con gli storici Salvatorelli, Renzo De Felice e molti altri che il momento d’effettivo consenso popolare al regime fosse già passato nel 1939/40. Per Paolo Spriano quella vigilia di guerra si annida il dramma degli italiani “nell’intreccio tra passività e im-potenza”. Certamente l’intervento italiano al fianco dei tedeschi ebbe anche cause più remote e più complesse dei semplici scatti d’umore di un dittatore. Piero Melograni a questo proposito non ha dubbi: “La decisione del 10 giugno 1940 si collega naturalmente agli orientamenti espansionistici e filo-tedeschi presenti da qualche tempo nella politica italiana.”
Mussolini in una sua relazione segreta, scritta il 31 marzo del 1940, annotava: “L’Italia non può rimanere neutrale per tutta la durata della guerra senza dimissionare dal suo ruolo, senza squalificarsi, senza ridursi al livello di una Svizzera moltiplicata per dieci.”
E il momento d’intervenire sembrò ineluttabilmente coincidere con la caduta della Francia e con l’isolamento della Gran Bretagna e, quindi, a condannarla a una “pace forzata”. Lo stesso Ciano, considerato il principale fautore del “non intervento”, davanti al trionfante attacco della Wermacht, contro l’esercito francese, si pronunciò per la prima volta a favore della guerra. Ciò che non fu valutato nella giusta misura è che, per Gheorghij Filatov, il destino del conflitto non fosse deciso dalle campagne militari fulminee, ma da fattori di lungo termine come le risorse umane e il potenziale industriale delle parti in causa e così via. In più andava considerata una differenza di fondo, per Rudolf Lill, fra le mire belliche di Hitler e quelle di Mussolini, essendo la vittoria sulla Francia per Hitler nient’altro che la fine della prima tappa della guerra e non della guerra stessa com’erano convinti i fascisti interventisti. Inoltre Mussolini non teneva conto della debolezza dell’apparato militare italiano come pure della scarsa disposizione degli italiani per la guerra a fianco della Germania nazista. Negligenza doppia e due volte fatale perché il Fuhrer era deciso a condurre quella guerra totale, che Mussolini non voleva e che l’Italia non poteva fare. D’altra parte per lo storico Richard A. Webster “Mussolini non poteva non scegliere la Germania, come non poteva non impostare la guerra come guerra fascista, guerra di impegno ideologico”.
“Non così la pensava il popolo italiano” – osserva il Webster – e lo stesso si può dire di molti, tra gli industriali e finanzieri, soprattutto quelli con maggiore esperienza nel mercato mondiale. Va altresì ricordato che i tedeschi, da qualche tempo, erano alleati scomodi in campo economico. Essi vedevano in Italia solo una riserva di mano d’opera e di derrate agricole piuttosto che un socio d’affari industriali.
L’errore dell’Italia fu di non aver tentato la strada americana, per i rifornimenti, ad esempio, di carbone che allora era l’ossigeno dell’industria del triangolo settentrionale italiano. Roosevelt, a sua volta, aveva intuito questa possibilità di agganciare al carro statunitense l’Italia e cercò in tutti i modi di avviare un dialogo di favore con Mussolini, al tempo della non belligeranza, ma purtroppo l’intervento si dimostrò tardivo. Alla fine dobbiamo rilevare con Giuseppe Bottai, uno dei più intelligenti gerarchi fascisti, che stava avvenendo qualcosa di strano, tra la gente, quanto annotava nel suo diario: “Che la sera del 10 giugno del 1940 la piazza (Venezia) si gremisce di una folla ora silenziosa, ora tumultuante. Si avverte la fatica dei pochi nuclei volitivi ad indirizzare grida e acclamazioni. ”Dobbiamo – rileva Corrado Vivanti – interpretare secondo queste poche righe il rapporto fra regime e popolo? Si trattava solo di un consenso organizzato e imposto? A questo punto ci sembra più logico concludere che l’adesione prevalente fosse dettata da un preconcetto. La maggioranza degli italiani era convinta che si trattasse unicamente di una guerra di “convenienza” e non effettiva. Gli entusiasmi, a questo punto, erano anch’essi frutto di un rituale accettato ma non digerito. L’equivoco aveva fatto perdere ogni forma di spontaneità. (Riccardo Alfonso)
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Retorica, ancora retorica di regime… tra il dire e il fare
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Così abbiamo vissuto i momenti prima e durante gli anni di guerra mentre la lotta s’inaspriva ed entrava di prepotenza nelle nostre case. E dire che la dichiarazione di guerra di Mussolini fu fatta senza consultare il suo gabinetto, il gran Consiglio Fascista, e nemmeno i suoi capi di Stato maggiore. Non poteva essere altrimenti: Mussolini ha sempre ragione! La stessa cosa fece autonominandosi comandante in capo delle forze armate.
Per una simile carica era considerato, a ragion veduta, una nullità. La mancata invasione dell’Inghilterra lo ringalluzzì: era una prova evidente che lui s’intendeva di faccende militari ben più del Fuhrer. Pura illusione. I rovesci militari italiani furono una conseguenza diretta del suo comando. Il diario di Ciano è spesso ricordato in questi frangenti per rilevare il grado di subalternità assoluta, persino umiliante, che si aveva rispetto alle iniziative tedesche e per le quali Mussolini non trovava di meglio che rispondere con dispetti e ricatti. La verità è che noi italiani, in particolare, siamo rimasti vittime di una cultura vagamente machiavellica della politica per la quale la valutazione delle scelte politiche e militari si faceva solo in base alla forza e alla potenza dei possibili alleati. E quella razza di pecore, come Mussolini definiva gli italiani, non poteva certo far lega con chi avrebbe potuto mangiarli con un sol boccone. Stava ora da capire chi fosse realmente il mangiatore di turno: la Germania nazista con il suo travolgente carisma militare che sembrava non avere intoppi e limiti territoriali o l’arroganza dei francesi e dei britannici? Costoro, in effetti, mancarono di tatto e di diplomazia. Tutto ciò non permise loro di trattare, nel giusto verso, la sensibilità del dittatore fascista.
Intanto Ciano annotava, nel suo diario, come a ogni vittoria tedesca il Duce asserisse: “Intendo avere la mia parte di bottino in Croazia e Dalmazia”, “non ci conviene esserci urtati con la Germania poiché anche noi dobbiamo prendere la nostra parte di bottino e così via.” Quest’ansia di arrivare in tempo, e nelle migliori condizioni possibili, per spartirsi con i tedeschi le spoglie delle potenze democratiche occidentali sembrava una costante del pensiero mussoliniano dalle prime ostilità del 1939 alla sua decisione di entrare in guerra e poi ancora negli anni successivi. (Riccardo Alfonso)
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La vita degli italiani durante la seconda guerra mondiale
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Nel 1940, scrive Giulia Borghese in un suo servizio sul Corriere della Sera dell’otto giugno del 1980, una famiglia milanese di sette persone (padre, madre, nonna e tre bambini) di cui il più grande faceva la prima elementare, e la donna di servizio fissa, per campare spendeva in un mese (quello di maggio per la precisione) £.4136,45 di cui 1367,20 per il vitto e 1689,65 per la casa.
Il salario della donna era di 160 lire, la luce e il gas costavano 213 lire, 21 il chilo la fesa di vitello, 24 il burro, 11,80 l’olio, cinque lire l’etto il caffè, 360 la fattura di un abito da uomo, un paletot di mezza stagione ne costava 700, ci volevano 200 lire per un paio di pantaloni di flanella, 65 per una dozzina di fazzoletti di lino, 35 per la tintura di un tailleur e sempre 35 per la pulitura delle volpi bianche. Una gardenia costava 3,60, le pantofole dei bambini sette lire, due il sapone, 12,50 una dozzina d’uova, 7,25 un chilo di zucchero, tre lire un biberon e una peretta di gomma. Intanto se gli uomini rispondevano all’appello della mobilitazione generale e si recavano al fronte, dopo un breve addestramento, spettava invece alle donne rimaste a casa a rimboccarsi le maniche per affrontare la vita con questa nuova emergenza che si chiamava guerra. Cominciava così per le italiane una nuova vita di coraggioso arrangiarsi. Venne persino utile – scrive la Borghese – quella pubblicazione rurale che era “L’agenda della massaia rurale”. Da essa s’insegnava come trasformare un angolo di giardino in pollaio, come si poteva essere econome nei mangimi, come si allevavano i pulcini, fra bottiglie di acqua calda e cuscini di piume e poi come si uccidevano i polli, si allevavano i conigli e si conservavano le pelli.
Come si economizzava sul combustibile, come si preparava il sapone, con la potassa caustica e il grasso non salato, come infine si seminava l’orto di guerra piantando cavoli e indivia al posto della petunia e aglio e pomodori al posto della verbena e delle dalie”
Ci s’ingegnava, persino, nel fare la marmellata con i petali di rosa e come si conservavano le uova per l’inverno. E ciò che non si sapeva, o non si riusciva ad apprendere, s’inventava.
Si scuoteva forte la panna dentro una bottiglia per formare, dopo un po’, meravigliose palline di burro e si mettevano i sali tamerici di Montecatini a bollire, in un bacile di rame ben stagnato, per formare degli splendenti cristalli di sale.
Le ultime vacanze la famiglia milanese sfollata le faceva ai bagni “Ro-Ro” di Fiumetto, mentre la mamma ricordava l’ultima gita all’estero, nel luglio del 1939, a Ginevra.
L’orizzonte si restringeva al paese, alla famiglia, all’orticello di guerra, dove si cercava di far crescere persino il tabacco. Un’operaia scrisse: “Mentre i nostri fratelli soldati combattono da prodi noi lavoriamo in silenzio come voi volete (al Duce) per la Patria e la Vittoria”. (Riccardo Alfonso)
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Il vocabolario di “guerra” degli italiani
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
In una disposizione del Ministero della Cultura Popolare del 25 maggio del 1940 si impartirono precise istruzioni sulla terminologia da usarsi nei riguardi dei nostri alleati vietando l’uso del termine “tedesco” per usare quello di “germanico”. Storicamente per noi italiani il termine “tedesco” aveva preso una connotazione tutt’altro che positiva, dai “tedeschi lurchi” di Dante alla “tedesca rabbia” di Petrarca e così via attraverso i secoli. Anche i titoli dei giornali si adeguarono: La battaglia di Francia fu dominata dalla “valanga d’acciaio tedesca” e prendono il sopravvento “l’offensiva germanica”, “il maglio germanico”, “la massa dei germanici vittoriosi”, ecc. Alla fine ci si accorse che fare indigestione di “germanesimo” stona alquanto quindi s’impose una rettifica e si dispose: d’ora in poi la parola “germanici” va usata nella proporzione del 70% rispetto al 30% di quella di “tedeschi”. Si scelse di chiamare la città russa Pietroburgo, in luogo di Pietrogrado, giacché la prima sapeva più di tedesco: “burg”. Ciò non impedì ai cronisti, durante le sfortunate vicende della campagna di Russia, di riportare la città al suo precedente nome di Leningrado e di Stalingrado. I velivoli divennero, riesumando una parola antica di D’Annunzio, “L’ala tricolore”. Poi si esaltarono gli “stuka” riduzione della parola tedesca (Stu(rzka(mpfflugzeuge)” ovvero “aeroplano da combattimento in picchiata”, i “Panzer” da “Panzer(wagen)”. Questa parola, per la cronaca, entrò nel lessico tedesco nel ‘500: si tratta della “panciera”, cioè la targa corazzata che protegge la pancia del guerriero. Poi in italiano la parola si …. smilitarizzò! Il “blitz” (blitzkrieg) divenne sinonimo di “guerra lampo” e i governi che si rifugiavano a Londra essendo i loro paesi invasi dai tedeschi furono irrisi come “governi-fantasma”.
Si fece poi uso e abuso d’espressioni quali: entusiasmo travolgente, mobilitazione totalitaria, vittoria folgorante, schieramento possente, avanzata irresistibile, folla oceanica, insopprimibile anelito, decisioni storiche, storico discorso, evento di portata storica ecc.
Resta abbastanza sintomatica la circostanza che dal 1943 nei bollettini di guerra scompaia la parola “nemici” per sostituirla con quella di “avversari”. (Riccardo Alfonso)
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Gli italiani cosa pensavano dell’interventismo militare dei fascisti?
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Secondo il parere di Guido Leto, capo dell’OVRA, la polizia segreta italiana, il paese nel 1939 era quasi unanimemente contrario a un’avventura bellica, ma non così nella primavera del ‘40 quando l’opinione pubblica fu presa da un ossessionante timore di arrivare tardi nel dividere la torta della spartizione europea. Dall’esitazione si passò, poi, alla fretta tanto che lo stesso Hitler scrisse a Mussolini pregandolo di spostare la dichiarazione di guerra già prevista per il 31 maggio 1940.
Su tale circostanza vale la pena soffermarsi. Il periodo indicato dall’inconsapevole Mussolini non si conciliava con quello della nuova offensiva segreta che i tedeschi stavano per scatenare contro il tentennante esercito francese perciò era necessario uno slittamento senza, per altro, rivelarne le ragioni. Se poi scartiamo il cinque, il sei e l’otto giugno per il solo fatto che furono i tedeschi a proporre tali giorni, non restavano che il 7, il 9 ed il 10. La prima data fu esclusa perché cadeva di Venerdì, il nove perché era domenica e, quindi, restava solo il 10. A dire il vero il numero preferito da Mussolini era l’undici martedì, ma come si sa “né di Venere né di Marte non si sposa né si parte” e… tanto meno si fa la guerra! Ma tra il 10 e l’undici subentrò una furbesca soluzione: il primo giorno bastava limitarsi alla dichiarazione di entrare in guerra e il successivo per dare inizio alle ostilità. Taluni propendono nel credere che la scelta del 10 giugno, derivasse dal fatto che il giorno prima terminava il giro d’Italia con la nascita di una nuova stella nazionale: Fausto Coppi.
Per un bartaliano, come Mussolini, era un evento tristissimo che si aggiungeva a quello della domenica precedente con la conquista dello scudetto di calcio dell’Ambrosiana-Inter. Osserva Arturo Colombo: “Mussolini, parlando proprio il 10 giugno dal balcone di Palazzo Venezia, l’aveva definita, con perentoria sicumera, “l’ora delle decisioni irrevocabili”. In realtà ha ragione Gaetano Salvemini, quando afferma che l’intervento italiano in guerra appare come “il risultato dei capricci, delle incongruenze, delle incapacità e delle manie pubblicitarie e buffonesche di un uomo”. Persino i tedeschi se ne stupirono e lo stesso ammiraglio Canaris, capo dei servizi segreti germanici, sguinzagliò i suoi uomini a Roma per capire il vero motivo che aveva indotto gli italiani a una siffatta rapida iniziativa.
Quando gli assicurarono che nella pentola italiana non bolliva nessun secondo fine scosse la testa incredulo e sbottò: “si vede che gli italiani sanno custodire i loro segreti meglio dei tedeschi”. Così veniamo ad un’amara considerazione. (Riccardo Alfonso)
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L’entrata in guerra dell’Italia vista dagli storici e dai memorialisti
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
L’Italia partecipa, come c’è dato di capire, a una guerra di dimensioni continentali quasi per gioco o per puro capriccio e per calcolo: la possibilità di sedersi da vincitore al tavolo della pace senza sparare un solo colpo di cannone. Su questa difficile alleanza di Paesi e d’uomini furono scritti numerosi libri o interi capitoli d’opere illustri. Penso al diario di Ciano il cui resoconto si rifà agli anni 1937/1943 (editore Rizzoli), alle memorie del Maresciallo Alexander (1940/45 – editore Garzanti) e a quelle di Win-ston Churchill (editore Mondadori) e alle attente analisi de-gli storici Jeans Petersen, Basil H. Liddel Hart, Alan John P. Taylor, Elisabeth Wiskemann, Grigore Gafencu e alle rievocazioni settoriali d’Ugoberto Alfassio Grimaldi, di Gherardo Bozzetti, di Silvio Bertoldi, d’Antonio Bragadin e di Mario Cervi e a queste elencazioni dovrei aggiungere molti altri autori e opere che, per ragioni di spazio, non cito.
In tutto questo fiume di scritti e di rievocazioni frammisti a passione e a un misurato equilibrio tipico dello storico, si analizzano fatti e circostanze, sentimenti e calcoli che hanno attraversato la mente degli uomini nel bene e nel male.
Un insieme d’accurati e dettagliati resoconti nell’intento di darci una spiegazione logica, anche cercando di cogliere le reazioni a “caldo”, forse irrazionali, contraddittorie e inspiegabili, dei comportamenti dei protagonisti, dei comprimari e della stessa opinione pubblica in senso lato.
Tutti costoro venivano a volte sospinti verso una condotta autolesionista di cui erano coscienti pur accettandone, diremmo fatalisticamente, le conseguenze. Proprio su quest’aspetto si cerca tuttora di pervenire a un chiarimento per intendere cosa può averci sospinti verso la più grande tragedia di tutti i tempi. In effetti, i momenti della storia che contrassegnarono quel tempo non erano impregnati solo dall’idea di conquista e di dominio, ma anche dal desiderio di forgiare un popolo, una razza, di renderla ad esempio luminosa per gli altri, per coloro che per ragioni geografiche e di natali ne erano estranei e potevano esserne solo degli stupiti osservatori.
Posso quindi soffermarmi all’idea del fascismo che si stava maturando nelle nostre coscienze partendo da particolari a volte insignificanti prima di cedere il passo al crepitio delle armi. Mi riferisco a una ben diversa guerra combattuta in Italia. S’incominciò con l’obbligo di dare il “voi” in luogo dell’odiato “lei” e si continuò a farlo per molte altre cose. Ricordo, ad esempio, che il mio primo libro alle elementari era corredato da tantissime fotografie di figli della lupa e di balilla. C’erano il re, il duce, il Papa e molte frasi elogiative sul fascismo e sui personaggi della storia che diventavano “tanti guerrieri che brandivano l’acciaio”. (Riccardo Alfonso)
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Quarta edizione di TODAYS Festival
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 agosto 2018
Torino da Venerdì 24 a Domenica 26 agosto apertura porte: ore 18:00 / inizio concerti: ore 19. A pochi giorni dalla loro esibizione a TODAYS Festival, è stato annunciato l’annullamento del concerto dei My Bloody Valentine a #TODAYS18 per motivi personali della band e assolutamente non dipendenti dal festival. Gli organizzatori, colti impreparati, hanno lavorato intensamente per poter garantire la presenza degli scozzesi MOGWAI, simbolo mondiale del suono avanguardista e fra i nomi trainanti della scena underground internazionale. I biglietti acquistati precedentemente rimangono validi e sono ancora disponibili in prevendita. Chi non gradisce il cambiamento potrà ottenere il rimborso del biglietto acquistato.
il post rock scozzese dei MOGWAI, la band visionaria nata a Glasgow nel 1995 e composta da Dominic Aitchison al basso, Stuart Braithwaite chitarre e voce, Martin Bulloch alla batteria e Barry Burns alle tastiere, computer e chitarra, sarà protagonista del sabato 25 agosto sul palco di TODAYS.I Mogwai sono definiti “i pionieri del post-rock” con ben 22 anni di carriera alle spalle e una produzione musicale di nove album in studio, tredici EP, due album di remix, due live album e quattro compilation.
I Mogwai sono diventati il simbolo mondiale del suono avanguardista, fra i nomi trainanti della scena underground internazionale. Da sempre in prima linea quando si tratta di impegno sociale, la la band in passato ha realizzato la colonna sonora per Atomic, docufilm sul disastro nucleare a Hiroshima, poi divenuto un tour mondiale con date negli Stati Uniti, in Europa e nella stessa Hiroshima, per arrivare alla collaborazione con Trent Reznor nella realizzazione delle musiche per Before the Flood, opera prima di Leonardo di Caprio sul riscaldamento globale.
Lo scorso settembre hanno rilasciato “Every Country’s Sun”, il primo nuovo album studio dopo “Rave Tapes” risalente al 2014 per poi annunciare il “Mogwai World Tour” con date nei migliori festival del pianeta. Porteranno live a TODAYS quello che è stato definito dalla critica musicale l’album più coinvolgente che “distilla 22 anni di carriera in 56 minuti concisi di eleganza, di inno trance-rock e trascendentale euforia”.
Biglietto singola giornata a sPAZIO211: 25 eu + dp Biglietto singola giornata a INCET: 15 eu + dp http://www.todaysfestival.com
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