Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Archive for 21 agosto 2018

76° Corso di Studi cristiani: “L’umano alla prova”

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Assisi dal 22 al 26 agosto alla Cittadella di Assisi, organizzato dalla Pro Civitate Christiana, affronterà il tema “L’umano alla prova”, autentica sfida culturale del nostro tempo.
La Laudato SI’, 202, di Papa Francesco, costituisce il focus principale, dal quale prendono il via le varie Sessioni del Corso.Riteniamo molto significativa la citazione testuale:«Molte cose devono orientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità che ha bisogno di cambiare», osserva Papa Francesco in Laudato Sì, 202. E poi spiega: «Manca la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti. Questa consapevolezza di base permetterebbe lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita. Emerge così una grande sfida culturale, spirituale ed educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione».
Associazioni, gruppi, movimenti e singoli, credenti e non credenti, si incontreranno per il 76° Corso di studi della PCC, per riflettere e avanzare proposte di dialogo affinchè la svolta che Papa Francesco ha posto in atto metta radici. Si tratta, infatti, di tradurre in scelte concrete e durature la proposta di cambiamento che sgorga profetica dal magistero di Francesco.
I filosofi, Laura Boella, Donatella Di Cesare, Salvatore Natoli, il cibernetico, epistemologo e scrittore Giuseppe O.Longo, il giornalista scientifico e scrittore Pietro Greco, la biblista Rosanna Virgili, il teologo e saggista Brunetto Salvarani, Francesco Comina, giornalista e saggista, i testimoni Marco Pozza, Padre Alejandro Solalinde, Fondatore del Centro ‘Hermanos en camino’ in Messico, Francesca Di Maolo, Presidente Istituto Serafico di Assisi , Enzo Bianchi, Fondatore della Comunità di Bose, segneranno valide piste di ricerca e di riflessione, dalle quali ci auguriamo che i partecipanti traggano fermenti di vita che diano consistenza e spessore all’umano.

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Le donne in famiglia: sentinelle della salute

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Sono le donne che in famiglia si occupano della salute di tutti, di figli, genitori anziani e partner. Li accompagnano a fare gli esami, vanno in farmacia per acquistare farmaci e si preoccupano di fare prevenzione. Il quadro è stato tracciato da un’indagine condotta dall’Ispo (Istituto per gli studi sulla pubblica opinione). Emerge, infatti, che la donna si occupa della salute dei familiari malati per tutte le loro esigenze (51% contro il 9% degli uomini), s’informa sulla prevenzione (49% contro il 9% degli uomini), li accompagna dal medico (45% contro 12% dei maschi) e va in farmacia (44% contro il 14% degli uomini), ma è più pigra nell’adottare comportamenti salutari. Infatti, fa meno attività fisica (49% contro il 58% degli uomini), non rinuncia alle sigarette (23%, 17% gli uomini) e all’alcol (17% contro il 9% degli uomini. «Le donne e gli uomini vengono da pianeti diversi nel campo della salute» Le differenze si fanno più spiccate sul fronte della prevenzione dei tumori (65% donne contro il 45% degli uomini) e della sfera intima. “Il 72% delle donne va dal ginecologo almeno una volta ogni 2 anni, mentre il 60% degli uomini non è mai andato dall’andrologo”. (Servizio Fidest)

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Mangiare informati è meglio

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Basta correggere alcuni comportamenti a tavola per ottenere un buon risultato in termini di protezione cardiovascolare. Le informazioni più recenti confermano che la prevenzione è più semplice di quanto si possa immaginare: migliorare l’alimentazione è un’arma efficace contro le malattie cardiovascolari. La dieta, e in particolare quella mediterranea, dichiarata patrimonio dell’Unesco, è in grado, infatti, di garantire un’azione protettiva sul cuore e sui vasi sanguigni. Largo, quindi, ad alimenti che possano favorire la salute del cuore, come frutta e verdura, cereali integrali e fibre, evitando invece cibi poveri di grassi saturi, colesterolo e sodio. Ma gli italiani come si comportano a tavola? In generale evitano di mangiare ciò che dal loro punto di vista può far male, riducendo il più possibile i grassi, con un’attenzione maggiore ai prodotti freschi. Il merito di questa educazione all’alimentazione sana e corretta è in gran parte da attribuire alle numerose campagne di informazione e di comunicazione sul miglioramento dello stile di vita e in particolare sull’importanza della dieta nella prevenzione alle malattie. Si pensava che da sola questo tipo di informazione non potesse migliorare realmente il modo in cui le persone mangiano e prima ancora acquistano cibo. Ora uno studio pubblicato sulla rivista International Journal of Public Health dimostra che una maggiore attenzione alla sfera emotiva porta effettivamente a una dieta più sana. Un esempio per tutti è l’“Agenda per la prevenzione cardiovascolare 2012” nata da un’iniziativa della Siprec (Società italiana per la prevenzione Cardio-vascolare) con il supporto di Teva, multinazionale farmaceutica, leader nella produzione di farmaci equivalenti, impegnata nel miglioramento della qualità dell’assistenza ai pazienti associata al concetto di qualità e di sicurezza. L’agenda comprende un diario, dove annotare i valori di pressione arteriosa, colesterolo, glicemia, ecc., e una trentina di ricette semplici e gustose, tratte dalla cucina regionale nostrana, in grado di prevenire le malattie cardiovascolari. Ebbene, dal momento del lancio, 90mila agende sono andate letteralmente a ruba in pochi mesi. (Servizio Fidest)

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Malattie autoimmuni: trattamento da erbe cinesi

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Una pianta cinese dalle cui radici da duemila anni si ricava un estratto che cura la malaria potrebbe essere usata per combattere le malattie autoimmuni. L’estratto, conosciuto come Chang Shan, si ricava da un tipo di ortensia che cresce in Tibet e Nepal. Recenti studi avevano suggerito che l’alofuginone, un composto derivato da un ingrediente bioattivo dell’estratto, poteva essere utilizzato per trattare molti disordini auto-immuni. Ora i ricercatori dell’Harvard School of Dental Medicine hanno scoperto i meccanismi molecolari che stanno dietro l’azione di questo estratto di erbe. L’alofuginone (Hf), si legge su Nature Chemical Biology, innesca una risposta che blocca lo sviluppo di una classe nociva di cellule immunitarie, chiamate Th17, implicate in molti disturbi autoimmuni. «Lo Hf previene la risposta autoimmune senza danneggiare la normale attività immunitaria».
«Questo studio è un esempio interessante per capire come il meccanismo molecolare dietro una pratica della medicina erboristica tradizionale cinese possa portare a nuove intuizioni sui meccanismi umani di regolazione fisiologica e a nuovi approcci nei trattamenti delle malattie», (fonte Tracy Keller, primo autore della ricerca. Nature Chemical Biology doi:10.1038/nchembio.790) (Redazione Fidest)

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Circolarità delle persone, diffusione delle malattie, rischi alimentari, e pandemie possibili

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Tutto ciò impone la necessità di trasformare l’assistenza universale in prevenzione universale. Questo comporta, necessariamente, un cambiamento sia degli stili di vita sia un diverso rapporto con il sistema sanitario, nel suo complesso. Si deve partire con una rivisitazione del ruolo del medico di famiglia per meglio “personalizzare” il suo rapporto con gli assistibili di riferimento. Anche il sistema, a sua volta, deve assumere un diverso modus operandi prevedendo, ad esempio, il possesso, da parte di tutti, di una tessera sanitaria dotata di un chip dove siano estraibili sia l’anamnesi del paziente sia le cure e tutti gli accertamenti diagnostici effettuati e con aggiornamenti in tempo reale.
Si parte, quindi, dal medico di base poiché è più indicato nel conoscere la storia sanitaria del suo paziente e può evitare, al tempo stesso, che se è richiesta una visita specialistica non si debbano ripetere analisi, accertamenti ecc. sovente superflui ma semmai più validi se “preparati” dal medico di “famiglia” per offrire al collega tutti i possibili dati per addivenire ad una diagnosi accurata. D’altra parte è stato ripetuto più volte, in congressi medici, che “prevenire” è meglio che “curare” e che la prevenzione fa risparmiare tempo e denaro sia allo stato sia ai cittadini e alle famiglie, nel loro complesso. E questa possibilità non può essere rinviata sine die. E’ tempo di passare dalle parole ai fatti e di farlo subito. Mai come oggi è giusto il detto “il tempo è denaro”, e nella sanità vale doppio essendo, le risorse disponibili, sempre più scarse. La sanità pubblica, quindi, deve rispondere al dettato della qualità da una parte e, dall’altra, al miglior utilizzo dei suoi mezzi. Qui parliamo di una piccola torta (le risorse) che è tagliata con mani poco ferme, tanto da lasciare molte briciole, (gli sprechi) e fa sì che se ne faccia un utilizzo insoddisfacente. Vi è anche un segnale forte che è, al tempo stesso, scientifico e culturale.
Dobbiamo puntare, concretamente, sulla prevenzione perché essa può anche svolgere un ruolo educativo nella ricerca della conoscenza di se stesso e dei rischi che si possono correre se non si ha, in modo corretto, un rapporto con la medicina. Il servizio militare obbligatorio, ad esempio, era, anni addietro, per i giovani maschi italiani e degli altri paesi del mondo, che seguivano la stessa metodica, un modo per fare prevenzione. Oggi non lo è più e ne sanno qualcosa gli specialisti di quelle pratiche mediche più interessate a tale genere di accertamento: andrologi, urologi, fisiologi ecc.
Ho sostenuto da sempre, e riversato il concetto nei miei libri, che esistono dei diritti inalienabili che tutti dovremmo riconoscere e far rispettare e tra questi vi è la salute, in un ambiente sano e un’alimentazione preservata dagli inquinamenti. Lo dobbiamo al nostro presente e al futuro dei nostri figli e nipoti. Non si può, del resto, costruire le proprie fortune sui mali altrui e sul cattivo uso delle risorse che esistono in natura. (servizio fidest)

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Antibiotici: uso e abuso

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Siamo abituati alla loro esistenza, sappiamo che quando abbiamo un’infezione batterica dobbiamo prenderli. Gli antibiotici sono diventati talmente diffusi che non riusciamo neanche a immaginare un mondo senza penicillina, come meno di un secolo fa. E sono così comuni che li usiamo anche quando non dovremmo, ovvero per curare infezioni virali, contro le quali sono del tutto inefficaci, come raffreddori e influenze, per accelerare la guarigione o prevenire un peggioramento dei sintomi. Solo la Grecia e Cipro fanno peggio di noi.
L’Italia è il paese europeo con il più alto consumo di antibiotici e anche il più alto tasso di antibioticoresistenza, un problema che sta diventando sempre più preoccupante.
L’antibioticoresistenza è un problema che coinvolge la comunità e le strutture sanitarie, ma in ospedale la possibilità di trasmissione è amplificata. “Le infezioni nosocomiali – ci viene spiegato dagli esperti – sono spesso causate da microrganismi resistenti agli antibiotici e ciò può costituire un fattore di fallimento del trattamento delle infezioni, causando aumento della morbilità, allungamento delle degenze ospedaliere e incrementando la mortalità legata a queste malattie”. Secondo i dati del rapporto Osmed di qualche anno fa curato dall’Istituto Superiore di Sanità, gli antibiotici sono tra i farmaci più usati dagli italiani: otto bambini su dieci ricevono nel corso dell’anno almeno una prescrizione di antibiotici. “Sono un salvavita, però si assiste a un uso improprio, proprio perché non è stato fatto capire a sufficienza cosa comporti l’uso inappropriato. L’antibiotico ha un’azione battericida o batteriostatica: uccide direttamente i batteri o li blocca nella crescita, è il sistema immunitario poi a eliminarli definitivamente.” Inoltre non sono tutti uguali. “Quelli ad ampio spettro agiscono su molte specie di batteri, quindi su molte infezioni, quelli a spettro limitato esercitano un’azione più selettiva, mirata ad alcune infezioni”. “Gli antibiotici, quindi, servono a combattere le infezioni batteriche, come per esempio tonsilliti, polmoniti e meningiti ma non l’influenza e il raffreddore, causati da virus”. In questi casi la somministrazione di antibiotici è inutile, anzi può essere dannosa. “Per capire l’origine di un’infezione è necessario rivolgersi al medico che, solo dopo una visita e dopo aver opportunamente interpretato eventuali esami, sarà in grado di formulare una diagnosi”. Il mal di gola è uno dei mali di stagione più frequenti e il suo rapporto con gli antibiotici è per certi versi contrastante e fonte di dubbi. “Anche in questo caso occorre capirne l’origine.” “Si raccomandano gli antibiotici solo nel caso di un’infezione batterica e non di origine virale, che va trattata invece con farmaci che servono ad alleviare i sintomi, ridurre il dolore e disinfettare la gola”. Il ruolo del farmacista è dunque importante per una corretta informazione. “Poche e semplici le regole da seguire: ricorrere agli antibiotici solo quando è necessario e dietro prescrizione medica, mai auto-somministrarli, non interrompere la terapia prima dei tempi e non assumere antibiotici per curare infezioni virali.” “Inoltre il farmacista può consigliare l’uso del generico che fornisce le medesime garanzie di sicurezza, efficacia e qualità dei farmaci originali ma a un prezzo inferiore”. (Servizio Fidest)

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Huading Awards Group Releases Global Top 100 Best Known and Respected Celebrities List

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

The Huading Awards™ (huadingaward.com), organized by the Huading Awards Group in collaboration with Lansion Media (lansionmedia.com), the data-driven agency responsible for data collection and analysis, released today the Global Top 100 Best Known and Respected Public Figures List of the most famous and talked about celebrities in China.“Considering the prevailing scandalous ‘Me Too’ environment, the Huading 100 shines a light on those celebrities who project positive images and can serve as aspirational role models,” stated awards founder Haige Wang.Taking top spots on the list this year are Oprah Winfrey, Steven Spielberg and Nicole Kidman. Rounding out the top 10 are Tom Hanks, Jackie Chan, Aamir Khan, Tom Cruise, Frances McDormand, Sally Hawkins and Sterling K. Brown.This is the 9th time that the Huading Awards Group has released the list of 100 celebrities nominated by Chinese media editors, producers and entertainment reporters to be the basis of a public image satisfaction survey. Selected by third-party research institutions for the Chinese audience aged 18-45, criteria include professional achievement, ethical standards, social influence and philanthropy. Lansion Media is the data-driven market research organization responsible for the process of data collection and analysis behind the Huading Awards. The world-renowned awards represent the voice and choice of the Chinese people.The Top 100 global celebrities include celebrities in the fields of film, television, music and public image. These celebrities have performed exceptionally well in past years, both in terms of professional achievement and public good. Many celebrities who promoted the “Me Too” campaign are also on the list, such as Lady Gaga and Hugh Jackman. In addition, the Huading Awards Group launched the “Declaration of Self-Discipline of Hollywood Celebrities and Social Responsibility.” This declaration represents the voice of Hollywood’s positive energy.
Previous Huading Awards attendees include Halle Berry, Hilary Swank, Jackie Chan, Jeremy Irons, Mel Gibson, Natalie Portman, Nicolas Cage, Nicole Kidman, Orlando Bloom and Quentin Tarantino.

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Edmentum: a new partnership with Boulevard Arts

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Edmentum (edmentum.com), a global leader and the original pioneer in online teaching and learning programs, announced a new partnership with Boulevard Arts. Edmentum and Boulevard Arts will partner closely over the 2018-19 and 2019-20 school years to build a full suite of augmented reality (AR) activities for humanities courses – including English 9-12, World History, U.S. History, and Art Appreciation and History. This unique partnership brings together Boulevard’s industry-leading expertise in developing high-quality virtual, augmented, and mixed reality experiences with Edmentum’s proven, 60-year history in digital curriculum, assessments, and education consulting to create new levels of student engagement and personalized learning.
“Boulevard Arts is one of the premier developers of virtual and augmented reality experiences and I have tremendous respect for the work Elizabeth Reede and her team have done to further arts education, equity, and immersive experiences for all kids. Our partnership opens up endless possibilities to students and educators,” said Jamie Candee, president and CEO of Edmentum. “Augmented reality learning experiences allow us to break down traditional barriers of accessibility and achieve our mission of bringing outcome-based educational programming to every child.”Edmentum delivers rigorous, research-based digital curriculum that helps to personalize learning and meets the evolving needs of schools and districts. Boulevard Arts, alternatively, is comprised of professional curators, educators, and engineers who are deeply committed to partnering with museums and cultural heritage sites to develop arts-based experiences shared through augmented, virtual, and mixed reality technologies. This partnership will bring to life rich visuals and media to which students all around the country might not otherwise have access.
“Boulevard is pleased to be teaming up with Edmentum to provide new learning opportunities for students throughout the U.S.,” said Elizabeth L. Reede, Co-Founder and CEO of Boulevard Arts. “Our arts-based interdisciplinary content seamlessly integrated with Edmentum’s course offerings will foster excitement and introduce a new and innovative means of educational engagement through augmented reality technology.”For the first project, Edmentum and Boulevard Arts are developing several AR activities to be folded into Edmentum’s English 9A and 9B courses, and will continue to create AR experiences for additional courses in the future. Please contact Edmentum for further information.

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Eagle Pipe and Beemac Trucking Announce Permian Yard Partnership

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Eagle Pipe, a 100% American owned, full-service, local stocking distributor of OCTG, Line Pipe and Poly Pipe announced today the opening of its new full-service Permian Basin stocking & trucking yard at 2700 FM Road 307 Midland, TX 79701. Eagle Pipe has partnered with Beemac Trucking and Logistics which will handle all transportation and tubular management services for the new facility. The opening of this yard will strengthen Eagle Pipe’s commitment to the Permian Basin and its expanding customer base. “Eagle Pipe & Beemac Trucking are committed to the highest level of pipe supply, service and logistics reliability. This partnership offers our customers a strategic advantage in the Permian Basin to lower costs and provide a surety of supply utilizing our enhanced local supply chain solution,” says Brandon Dewan, Eagle Pipe’s President and CEO.The 11 acre stocking yard with storage, dedicated fleet for trucking services, fully-automated inventory management system, forklifts, and inspection and repair capabilities will reduce overall costs to Eagle Pipe’s customers.”Beemac Trucking and Logistics is very excited to partner with Eagle Pipe in the opening of our new Permian facility,” says Loren Dworakowski, Beemac Trucking’s President. “The entrepreneurial spirit of the Eagle Pipe team, in addition to their focus on continuous supply chain improvement, aligns with the vision and core values of Beemac Trucking and Logistics.” The opening of this facility demonstrates Beemac’s continued focus on growth and will continue to add additional highly qualified oilfield drivers to its growing national fleet.

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Company Profile for Perficient

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Perficient is the leading digital transformation consulting firm serving Global 2000® and enterprise customers throughout North America. With unparalleled information technology, management consulting, and creative capabilities, Perficient and its Perficient Digital agency deliver vision, execution, and value with outstanding digital experience, business optimization, and industry solutions. Our work enables clients to improve productivity and competitiveness; grow and strengthen relationships with customers, suppliers, and partners; and reduce costs. Perficient’s professionals serve clients from a network of offices across North America and offshore locations in India and China. Traded on the Nasdaq Global Select Market, Perficient is a member of the Russell 2000 index and the S&P SmallCap 600 index. Perficient is an award-winning Platinum Level IBM business partner, a Microsoft National Service Provider and Gold Certified Partner, an Oracle Platinum Partner, an Adobe Premier Partner, and a Gold Salesforce Consulting Partner. http://www.perficient.com.

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DiDi Unveils Voice Assistant and AR Navigation Programs

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Didi Chuxing (“DiDi”), the world’s leading mobile transportation platform, shared its latest developments in AI technology applications with students, engineers and academic and industry partners, at the DiDi Tech Day in Beijing on Thursday.
At the event, DiDi’s tech executives, led by Bob Zhang Bo, Chief Technology Officer, shared details of breakthroughs in the company’s popular Express Pool service. When machine learning algorithms deliver a good user experience, carpooling is the most effective mobility option for drivers to increase their income, for passengers to reduce costs, and for cities to enjoy a high level of efficiency in the transportation system. Operating across more 100 cities in China, Express Pool now accounts for over 20% of all trips in many core markets.
DiDi also debuted two pilot projects slated for street testing, its indoor augmented reality (AR) navigation and a driver voice assistant. The interactive, app-based AR navigation service, which is built on computer vision positioning and 3D scene reconstruction technology, can help passengers seamlessly navigate through large buildings, such as airports, train stations and malls, to reach a vehicle pick-up location.The driver voice assistant, which is voice activated via an in-vehicle smart device, is designed to provide a full spectrum of services ranging from audio and video content search, information inquiry and temperature adjustment, to passenger communications, customer service, and even refuel, recharging or repair services.During the event, DiDi also announced the launch of its AI for Social Good project in conjunction with more than 10 founding partners.DiDi believes that as we develop more powerful AI capabilities, tech companies need to work more closely with communities to fully understand AI’s social impacts and to reinforce its social commitments. Tech Day 2018 marked the launch of DiDi’s AI for Social Good Initiative. Together with 10 founding partners, DiDi will seek joint technological and social solutions to environmental, safety, health and accessibility challenges.

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Lettera aperta dai detenuti dal carcere di Saluzzo

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Siamo un gruppo di detenuti del carcere Rodolfo Morandi di Saluzzo, che ha deciso di prendersi l’impegno di inviare ogni anno ai giornali, a ridosso dell’8 settembre, una lettera aperta alla cittadinanza. Così com’è difficile mantenere la propria parola fuori dal carcere, doppiamente difficile lo è per noi, poiché nel corso di un anno molte sono le cose che possono accadere: qualcuno di noi potrebbe essere stato trasferito in un altro carcere o agli arresti domiciliari; qualcuno potrebbe nel frattempo essere morto di cancro; altri, finito di scontare la propria pena, potrebbero già essere tornati in libertà. Ma faremo di tutto per essere fedeli a questo impegno; e sarà sufficiente che almeno due testate giornalistiche pubblichino la nostra lettera per poter dimostrare di aver mantenuto la promessa. Possiamo contare su Cascina Macondo, l’associazione di Promozione Sociale che da anni ci tiene impegnati con interessanti progetti e laboratori, e sarà sufficiente che un’altra sola testata, una rivista, un telegiornale, una fanzine, un blog, una pagina facebook, una sola, dia spazio a queste nostre parole.
Ringraziamo sinceramente coloro che avranno voluto accoglierci.
Ci teniamo a precisare che non parliamo a nome di tutti i detenuti del carcere di Saluzzo, e nemmeno a nome di tutti i detenuti delle carceri italiane. Così come è vero che fuori dalle mura, tra voi uomini liberi, ci sono mille teste e mille opinioni, altrettanto vero lo è per noi. Quindi parliamo a nostro nome, anche se supponiamo che molti potrebbero condividere i contenuti di questa lettera e le nostre intenzioni.
Potevamo scegliere, come periodo simbolico, i giorni a ridosso del Primo Maggio, festa dei lavoratori, in quanto ci piace pensare che, pur se ristretti, vorremo vestire il ruolo di “lavoratori per la riconciliazione”. Abbiamo invece scelto l’8 settembre, ricorrenza della nascita della Beata Vergine Maria, ma soprattutto giorno dell’armistizio e inizio della Resistenza. Simbolicamente ci è sembrato più appropriato, in quanto siamo detenuti che pacificamente vogliono conquistarsi nuovi strumenti: la parola, la filosofia, il diritto, la cultura, il dovere, l’istruzione. Ma fin qui è solo premessa. Perché scrivere una lettera aperta alla cittadinanza?
Semplicemente per esprimere a tutti voi che vivete al di là delle mura, donne e uomini liberi, un pensiero che abbiamo fatto nostro in questi anni di detenzione, di silenzio, di riflessioni. Un pensiero che vuole essere un consiglio soprattutto rivolto ai giovani, il seguente: “non fatevi mai giustizia da soli”. Ecco, ci tenevamo a dirlo che occorre resistere con ogni mezzo alla tentazione di farsi giustizia da soli. È l’errore che molti di noi hanno commesso.
Ci teniamo ad affermare questo principio di cui ora siamo davvero consapevoli.
Malgrado a volte lo Stato e le Istituzioni siano assenti, spesso latitanti, a volte ottuse e impietose, a volte arroganti e prepotenti quanto lo siamo stati noi in passato, malgrado questo, profondamente sentiamo di poter affermare: “non fatevi mai giustizia da soli, perché potreste scoprire un giorno che quella non era giustizia”. Noi abbiamo sbagliato e stiamo scontando la nostra pena.
A coloro che ancora non hanno sbagliato, a coloro che sono giunti al confine con l’errore, a coloro che pensano che non sbaglieranno mai, auguriamo di prendere in considerazione l’idea che noi, e la nostra esperienza, possiamo essere una risorsa e non un rifiuto. E che anche noi siamo uno spicchio di quella stessa cittadinanza di cui tutti facciamo parte. E che un mondo migliore non solo lo desiderano coloro che vivono liberi, ma anche coloro che vivono rinchiusi tra le mura di un carcere.

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Le aberrazioni del pensiero umano e le logiche capitaliste

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Non possiamo, di certo, fare della dietrologia senza ignorare una realtà che allora si mostrava con un volto diverso da quello da noi considerato con il senno di poi. Quante volte, infatti, a scuola, nei conversari tra amici, nei dibattiti politici di questi ultimi anni abbiamo parlato del fascismo e del nazismo e abbiamo cercato di capire da dove questi movimenti hanno tratto la linfa per crescere e maturare intorno e dentro di noi fino a portarci verso la soglia di una grande guerra. Abbiamo pensato al “grande vecchio”. Abbiamo pensato a taluni capitani d’industria timorosi della valanga comunista e pronti a foraggiare chi sapesse contenerla con efficacia. Abbiamo pensato a una borghesia umiliata e che voleva uscire dalle sue frustrazioni legittimando con più forza la sua presenza e le sue idee conservatrici. Abbiamo pensato ad Alberto Pirelli (classe 1882 e morto nel 1971) fu uno dei massimi esponenti dell’imprenditoria italiana. Negli anni tra le due guerre mondiali gli furono affidati, da Mussolini, importanti missioni e i cui resoconti si possono leggere dal libro i “Taccuini” (edizioni Il Mulino) dove l’industriale si rifà agli avvenimenti mondiali, e italiani in particolare, dal 1922 al 1943. Alcuni passi si riferiscono ai contatti avuti da Pirelli nel novembre del 1942 con gli esponenti di spicco dell’industria europea e, nello specifico, con i francesi, i tedeschi, gli svizzeri e i belgi.
Le sue critiche nei confronti della Germania si appuntarono soprattutto sulla mancanza di psicologia politica verso i paesi occupati e verso gli alleati. Essa suscitava sentimenti d’odio e di ribellione in tutte le popolazioni dei paesi occupati.
Scrive, infatti, Pirelli: “Gli ungheresi sono malcontenti per l’eccessiva valorizzazione dell’esercito rumeno, il clero nella sua generalità è ostile e cresce la riprovazione da parte dei neutri e nei paesi occupati per gli eccessi contro gli ebrei. Lo stesso popolo russo, che aveva accolto i te-deschi come dei liberatori, oggi, per le angherie subite, si rivolta rabbiosamente contro. Una situazione di disagio che in Italia così si spiegava: abbiamo mandato in Germania numerosi operai, un corpo di spedizione italiano è presente sul fronte russo, larghe forze germaniche si sono stabilite in Italia e tuttavia la situazione debitoria, per molti miliardi, che la Germania ha saputo crearsi nei confronti degli italiani è oltremodo eccessiva e ingenerosa”.
Si registra, poi, la mancanza assoluta di combustibili solidi e liquidi che la Germania ci concede con il contagocce. Basti pensare che su un’estrazione annua in Germania di 230 milioni di tonnellate di carbone, 40 milioni sono impiegati per il solo riscaldamento in Germania e ci si limita a 12 milioni la fornitura per l’Italia, da utilizzare sia per gli usi industriali sia domestici.
E’ il solito discorso che è immaginabile da parte di chi nel periodo delle vacche grasse si culla nel benessere e nei successi e non sa immaginare un modo di vivere diverso. Allorché si presenta l’altra faccia della medaglia arrivano puntuali i ripensamenti, le critiche, le ragioni del contrasto e la consapevolezza degli errori commessi.
Alla fine l’ora precipita. Il declino del fascismo e del nazismo è stato determinato, anche se non soprattutto, dall’assenza di talenti e dalla mancata formazione di una élite politica ed industriale adeguata alle circostanze. Va poi ad aggiungersi che una volta conquistato il potere emerge il disprezzo per la nomenklatura. Esso è frequente nelle dittature e non solo in quelle: “Nasce – per Federico Rampini – anche quando un popolo si riconosce troppo nei difetti dei propri dirigenti”. E per Alexis de Tocqueville “La storia è una galleria di ritratti dove ci sono pochi originali, e molte copie.” E le copie devono essere brutte, anzi bruttissime, per fare risaltare di più la bellezza e il carisma del dittatore. Il fascismo, la guerra civile, la presa di potere e la corsa per accaparrarsi un posto in prima fila in Europa e nel mondo sono i passaggi obbligati per un dittatore. (Riccardo Alfonso)

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Il fronte russo salvò la Gran Bretagna dall’invasione tedesca

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

La circostanza favorì inoltre gli alleati con l’apertura di nuovi fronti da Nord a Sud e da Est a ovest. S’incominciò anche a concepire l’idea della necessità di operare degli sbarchi di truppe per la conquista di determinati territori. I tedeschi a loro volta, non avevano accantonata l’idea d’occupare la Gran Bretagna dopo averla indebolita con massicci bombardamenti aerei ma l’operazione fu accantonata essendosi aperto, nel frattempo, il fronte russo. Ci pensarono in seguito gli alleati sia per sbarcare in Sicilia dalla vicina Africa e poi procedendo alla conquista dell’Italia con altri importanti sbarchi: Salerno, Anzio, Termoli, e poi in Normandia e in Provenza. Di tutti questi sbarchi il più imponente fu, senza dubbio, quello di Normandia. Fu allestita un’enorme flotta d’invasione, la più grande della storia con nove corazzate, 23 incrociatori, 104 cacciatorpediniere, 71 corvette, 6483 navi da sbarco e da appoggio per 133mila fanti da sbarco mentre dall’aria erano stati lanciati nella notte 24 mila paracadutisti (sedicimila americani ed ottomila inglesi). L’ora X scattò alle 6,30 di mattina del 6 giugno 1944. A contrastarli vi erano 208 mila uomini al comando del feldmaresciallo Erwin Rommel. L’impresa, pur necessaria, apparve così azzardata che lo stesso comandante in campo degli alleati generale Eisenhower aveva già preparato il bollettino della… sconfitta: “Lo sbarco è… fallito. L’esercito, l’aviazione e la marina hanno fatto quello che dall’eroismo e dalla dedizione al dovere ci si poteva aspettare. Se c’è una colpa o una responsabilità nel tentativo è mia soltanto”.
A farvi da scenario fu soprattutto Dunkerque. Fu una sorta di vendetta della storia se si pensa che questa cittadina francese di 30.000 abitanti, in buona parte pescatori e marinai, passò alla storia per aver assistito al rientro in Gran Bretagna del corpo di spedizione inglese stretto nella morsa della Wehrmacht e colpito dal cielo da un intenso bombardamento e mitragliamento aereo. La città fu ridotta a un cumulo di macerie e la spiaggia di rena finissima, che si stende a perdita d’occhio fino al confine con il Belgio, fu letteralmente sconvolta dalle esplosioni e insanguinata da migliaia di morti e feriti.
Allora il corpo di spedizione inglese fu sospinto verso il mare, da cui era venuto, dalla possente pressione delle Panzergruppe di von Kleist e dall’armata tedesca che premeva da Nord-est.
I tre porti d’imbarco di Boulogne, Calais e Dunkerque furono ridotti a uno solo: il 23 maggio del 1939 Boulogne cedé seguita da Calais tre giorni dopo. Disperatamente si cercò di tenere aperto un corridoio per consentire il flusso delle truppe verso Dunkerque.
Nonostante queste disperate condizioni il successo dell’operazione di sgombero dimostrò al mondo intero che la Gran Bretagna continuava ad essere la dominatrice dei mari. Vi fu anche un altro motivo di soddisfazione: furono impiegati con successo, e per la prima volta, i nuovi Spitfire, a sostegno degli Hurricane (bombardieri) e si rivelarono degni protagonisti del cielo. Si riuscì in questo modo a riportare in Gran Bretagna 338.226 uomini dei quali 120.000 francesi. La perdita tra morti, feriti e prigionieri fu di circa 69.000 uomini oltre ad un ingente materiale bellico, tra munizioni, cannoni, ecc.
Così passammo, in pochi anni, da una débâcle, dove tutto sembrava congiurare contro gli alleati, a un insperato trionfo militare pur segnato da migliaia di morti e da immani distruzioni. Lo sbarco in Normandia divenne in tal modo un’impresa militare straordinaria per la dimensione dello sforzo, per i suoi riflessi politici militari ed anche civili.
Ma se queste battaglie combattute in terra, in mare ed in cielo possono attrarci a tal punto che la cinematografia, in specie quella di Hollywood, ne fece il suo cavallo di battaglia riproducendo tali eventi in tanti modi diversi e riscuotendo dal pubblico enormi consensi, non devono distrarci dal considerare tutti quegli aspetti che hanno concorso a quel bagno di sangue che costò la vita a decine di milioni di uomini, donne, bambini ed anziani sui campi di battaglia e per le strade delle nostre città e nelle stesse case dove si erano rifugiati nell’estremo tentativo di proteggersi in qualche modo. Fu una sconfitta pagata a caro prezzo ma lo fu anche per i vincitori. (Riccardo Alfonso)

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L’esercito russo alle prese con la Wermacht

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Sul fronte orientale, i sovietici adottarono una diversa strategia in conformità alla vastità del terreno. Essa si imperniava sulla mobilità delle truppe ma questa volta per arretrare e non per avanzare. Una opportunità che avrebbe favorito i tedeschi, adusi a rapidi avanzamenti, ma questa volta non tennero in debito conto la vastità del territorio. In proposito dobbiamo, comunque, rilevare che il confronto con i tedeschi fu reso impari, almeno al primo impatto tra i due eserciti, soprattutto per le gravi deficienze registrate nelle capacità, dei quadri e degli alti comandi dell’esercito russo, di coordinare lo sforzo bellico. Era un qualcosa che andava oltre alla paventata duttilità o meno delle forze in campo. Queste lacune furono evidenti già con la campagna russa di Carelia, contro la Finlandia, sferrata nel 1939. Vi era, poi, una logica di combattimento che i russi preferivano. Era quella che permetteva la penetrazione dell’avversario per poi colpirlo lontano dai suoi centri di rifornimento. Per i tedeschi, invece, il calcolo era diverso. L’intendimento era di raggiungere le fonti energetiche, di cui la Russia disponeva in abbondanza in alcune parti del suo territorio, e da lì costituire un caposaldo per la soluzione finale e senza dover dipendere, in questo modo, dalle forniture militari e logistiche della Germania, posta, con l’avanzata prorompente dell’esercito tedesco, sempre più lontana dalle zone di operazioni. (Riccardo Alfonso)

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La “Linea Maginot”: un fallimento dichiarato

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

La Francia, arroccata dietro la sua “Linea Maginot”, si sentiva potente e sicura, ma la sua strategia difensiva non le permetteva “sortite” di rilievo per spostare i combattimenti sul territorio avverso. Infatti, l’imperativo dei militari era: C’est votre attaque seul que nous risposte-rons!” (risponderemo al fuoco soltanto se sarete voi ad attaccare). Insomma a guerra dichiarata i soldati francesi non avevano alcuna intenzione di provocare il nemico.
“Così – scrive Silvio Bertoldi – passano le settimane, i mesi. L’autunno declina in un grigio, gelido inverno, dalle Ardenne al confine con la Svizzera, nel cuore dell’Europa. Nelle città le luci sono spente, sibilano, di tanto in tanto, le sirene degli allarmi aerei, il razionamento non consente più la dolce vita stroncata dalle furie naziste, ma nulla di più.
Scende lentamente la neve e copre i forti che si fronteggiano e nei quali i due più potenti eserciti del mondo: quello francese e quello tedesco aspettano un ordine che non verrà.
Ogni giorno è uguale all’altro, come nelle caserme in tempo d’esercitazioni, i segnali di tromba, la pulizia delle armi, il rancio, l’adunata, mentre gli sguardi scrutano dalle feritoie la bianca distesa della terra di nessuno, delimitata dai reticolati di ferro spinato.
Al di là c’è un nemico con il quale progressivamente si è instaurato un rapporto confidenziale: sicché si scambiano, gridando, notizie, lazzi, proposte, giochi e auguri per il Natale e il Capodanno”. A sua volta la Gran Bretagna si presentava in una situazione ancora più precaria dei francesi. Infatti, il suo esercito non era dimensionato per interventi esterni, di speciale impegno, sul continente. Scrisse poi, ricordando quei tempi, il generale britannico J.F.C. Fuller: “Il più potente esercito del mondo, quello francese, si trovava dinanzi a non più di 26 divisioni tedesche, e se ne stava tranquillo, protetto dall’acciaio e dal cemento, mentre un alleato donchisciottesco (la Polonia) era sterminato.” Giustamente quel periodo fu definito da Roland Sdorgelys, “la drole de guerre” (la strana guerra) dove non si vuole cominciare, nessuno si azzarda ad attaccare e tut-ti sono convinti di poter continuare così chissà quanto, tan-to i tedeschi non riusciranno mai a scardinare l’imprendibile linea Maginot e i francesi meno ancora sfon-deranno la prospiciente linea Sigfrido germanica.
Dal Blitzkrieg si è passati al Sitzkrieg (la guerra stando seduti). Oggi sappiamo sin troppo bene che la linea Maginot fu il mito illusorio che cullò per molti mesi le fallaci speranze dello stato maggiore francese votato, se non rassegnato, a una guerra di logoramento. Si incominciò a costruire la linea Maginot nel 1928 nel presupposto di una vendetta tedesca, per ritorsione, al trattato di Versailles che aveva umiliato una Germania convinta di non essere mai stata sconfitta. L’opera fu voluta e patrocinata dal ministro della guerra Andrè Maginot, da cui prese il nome.
Nel 1934 era in pratica pronta e nel 1939 rifinita e agibile. Da Belfort a Sedan i forti “imprendibili” si susseguivano su due o tre linee parallele e ognuno era dotato di cupole per i cannoni protette da tre metri di cemento e difesi da reticolati, da postazioni di mitragliatrici e da cannoni anticarro.
Sotto terra si aprivano le gallerie, anche su sei piani, con depositi di munizioni e di viveri, gli alloggiamenti per la truppa, le sale di riunione e una ferrovia decauville collegava i vari settori.
Chi avrebbe potuto superare un simile sbarramento mai veduto prima nella storia? Lo affrontarono con successo i tedeschi giacché scoprirono il punto debole di tale linea difensiva: la parte lasciata scoperta a ridosso della frontiera belga. Dopo di tutto da quelle parti si presentava un ostacolo naturale: le Ardenne. Esse erano costituite da immense foreste, dove qualsiasi esercito al mondo avrebbe incontrato ostacoli naturali insuperabili, ma non certo, questa volta, per l’esercito tedesco. (Riccardo Alfonso)

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La metà delle scuole ha più di 50 anni: 2 su 10 chiuse o in ristrutturazione

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Il crollo del ponte Morandi dovrebbe rappresentare un monito per tutte le istituzioni preposte alla messa a norma di tutte le strutture pubbliche, a partire dai 42 mila plessi scolastici dove da settembre torneranno quasi otto milioni di alunni, oltre 850 mila insegnanti, 250 mila Ata e 6 mila dirigenti scolastici. Ancora di più perché nella giornata odierna è stata pubblicata, dal Sole 24 Ore, una notizia che lascia sconcertati: dei 6,2 miliardi di euro di fondi già stanziati e destinati all’edilizia scolastica, dal 2015 al 2018, sono stati utilizzati appena 604 milioni, quindi meno di un decimo. Le risorse, facenti capo alle Grandi Opere e alle relative spese messe in Bilancio, erano finalizzate alle migliorie delle strutture che fanno capo allo Stato, a partire quindi proprio dagli istituti scolastici, ma il 90 per cento ora si scopre che non sono stati utilizzati. Anzi, le spese risultano addirittura in calo per via delle lentezze burocratiche legate spesso alla compilazione di banche dati: il monitoraggio sulle opere pubbliche (Mop) è stato avviato solo nel 2016 e l’efficacia di questa banca dati dipenderà anche dalla rapidità nella risposta da parte delle amministrazioni nell’inserire tutte le informazioni. Gli ultimi dati ci dicono anche che un plesso scolastico su cinque è chiuso per sempre o in attesa di essere messo a norma. Ci sono delle Regioni dove il numero di edifici scolastici non attivi, per vari motivi, supera abbondantemente quello delle strutture dove si fa didattica. Poi c’è il capitolo degli interventi necessari da attuare sulle scuole attive: i dati ufficiali ci dicono che il piano di emergenza e il documento di valutazione del rischio sono stati riscontrati con certezza da meno di tre scuole su quattro (rispettivamente 73% e 72%); il certificato di collaudo statico da una su due (49%); quello di agibilità–abitabilità e di omologazione alla centrale termica da una su tre (39%); la certificazione della prevenzione incendi in corsi di validità è presente appena in un’istituzione scolastica su cinque (21%); il nulla osta provvisorio, sempre di prevenzioni incendi, in una scuola su sei (16%). Del certificato di collaudo dell’impianto di spegnimento sono fornite appena il 9% delle scuole. Il problema, tuttavia, non è solo relativo ai finanziamenti, benché fondamentali.

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Il XX secolo va ricordato anche per il modo come cambiarono le operazioni belliche

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Se ritorniamo, infatti, agli eventi bellici che hanno preceduto la seconda guerra mondiale con i cosiddetti conflitti locali, scoppiati tra il 1918 e il 1939, possiamo notare che già allora si ebbe modo di verificare quanto fosse efficace l’uso combinato di forze aeronavali e dell’autotrasporto di truppe sul teatro d’operazioni belliche. Spostare, poi, grandi masse d’armati, da un settore operativo all’altro, o solo per rinforzare una linea di combattimento e di aggirarla, agevolmente, com’è avvenuto con l’invasione tedesca dell’Ucraina occidentale tra il 25 agosto e il 7 dicembre del 1941, dove erano ammassate, in un’area ristretta, oltre un milione di soldati russi, risulta un’impresa più agile ed efficace, rispetto alle grandi concentrazioni di truppe.
Da una parte ci troviamo con tanta confusione d’uomini e di mezzi e dall’altra un’agilità sorprendente di mezzi corazzati e motorizzati nel colpire le resistenze nemiche per accerchiarle e annientarle. Ebbene, sia pure con sistemi appena abbozzati, queste tecniche le ritroviamo ad esempio nella guerra cino-giapponese, nel settembre del 1931. In quella circostanza l’impiego delle “Tigri volanti” di Chennault “mercenari” sostenuti dagli U.S.A. seppero contrastare con efficacia l’avanzata giapponese sul territorio cinese. La stessa guerra civile di Spagna aveva dimostrato che le battaglie si vincono con una maggiore mobilità delle rispettive truppe. Nonostante ciò ci siamo trovati il 3 settembre del 1939 con una dichiarazione di guerra alla Germania, da parte della Francia e della Gran Bretagna, per onorare i patti firmati con la Polonia, senza un’adeguata preparazione militare tanto da iniziare le ostilità solo con modesti combattimenti dimostrativi, se escludiamo le azioni aeronavali.

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Epidemia di Ebola: Bambini a rischio nella Repubblica Democratica del Congo

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

Secondo l’UNICEF i bambini rappresentano una percentuale insolitamente elevata di persone colpite dall’attuale epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) orientale.
Due bambini sono già morti a causa della malattia. I centri di cura per Ebola di Beni e Mangina stanno attualmente curando sei bambini colpiti dalla malattia o sospetti. L’UNICEF ha individuato 53 bambini orfani che hanno perso i genitori a causa di Ebola.”I bambini colpiti dall’epidemia in corso necessitano di particolare attenzione e cure”, ha dichiarato il Dottor Gianfranco Rotigliano, Rappresentante dell’UNICEF nella RDC. “Le donne sono spesso le prime a prendersi cura dei bambini, quindi se sono colpite dalla malattia, c’è un rischio maggiore che i bambini e le famiglie diventino vulnerabili”.L’UNICEF e i suoi partner hanno formato 88 operatori psicosociali per assistere e confortare i bambini nei centri e per sostenere i bambini che sono stati dimessi in quanto liberi da Ebola, ma che possono ancora essere a rischio di stigmatizzazione all’interno della comunità. Gli operatori psicosociali organizzano attività di sensibilizzazione per facilitare il ritorno di questi bambini nelle loro comunità.”L’impatto della malattia sui bambini non è limitato a coloro che sono stati colpiti o sospettati di esserlo”, ha dichiarato Rotigliano. “Molti bambini si trovano di fronte alla malattia o alla morte dei loro genitori e dei loro cari, mentre alcuni bambini hanno perso gran parte dei loro familiari e sono isolati. Questi bambini hanno urgente bisogno del nostro sostegno”. L’UNICEF supporta le famiglie affidatarie per questi bambini e fornisce loro assistenza psicosociale e alimentare.

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A4: Serracchiani, vigilare su concessione in house a FVG

Posted by fidest press agency su martedì, 21 agosto 2018

“E’ legittimo chiedersi se siano poi così granitiche le certezze del presidente Fedriga sul fatto che Autovie non rischi nulla. E’ ovviamente auspicabile che non si interrompa il percorso che abbiamo tracciato assieme al Governo Gentiloni, che ha permesso la costituzione di una newco interamente pubblica controllata dalle Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto, cioè il mantenimento sul territorio di un solido asset finanziario”. Lo ha affermato la deputata del Pd Debora Serracchiani, commentando le dichiarazioni del presidente della Regione Massimiliano Fedriga su una possibile nazionalizzazione della società concessionaria dell’autostrada Venezia-Trieste, alla luce della proposta del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, di un fronte comune del Nord-Est per preservare le concessioni della A22 e dalla A4.
Per Serracchiani “la proposta che è venuta da Zaia di un summit tra i presidenti delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, e quelli delle Province autonome di Trento e Bolzano, va considerata assai seriamente, perché intende mettere in sicurezza una situazione che al momento è di transizione e che, nel rimescolamento cui sembra andremo incontro con la revoca delle concessioni ad ASPI, potrebbe causare inattesi danni collaterali. Infatti, non dimentichiamo che questo Governo ha un disperato bisogno di liquidità per far fronte ai suoi impegni elettorali, e i forzieri della A4 e della A22 potrebbero far gola”.“E’ necessario vigilare con molta cura – ha ribadito Serracchiani – soprattutto dopo che il Governo Salvini-Di Maio ha ritenuto di avviare la rinazionalizzazione del sistema autostradale, cogliendo l’occasione del tragico crollo del ponte a Genova ma essendo sostanzialmente in linea con un approccio neostatalista in economia”.

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