A mio avviso il PD sbaglia ancora una volta. Pare confermata la loro intenzione da voler portare nel governo i soliti “tromboni” mentre è forte la richiesta di accantonarli e di farsi rappresentare da facce nuove e al tempo stesso persone esperte ma non necessariamente dei tecnici avulsi dalla politica. In questo senso la base non solo pentastellata, ma dello stesso partito democratico, è perentoria. Perché si è convinti che se i programmi sono buoni è necessario affidarli nella mani di persone che non siano legate alle vecchie consorterie. Pensiamo ad esempio a Renzi che impone tre sue candidati per la poltrona di ministro nella logica del manuale Cencelli, come si faceva al tempo della prima Repubblica. Oggi il Pd, è bene ricordarlo, ha poco a che fare con la sua matrice ideologica avendola smarrita già prima che Renzi di impadronisse del partito e andasse al governo facendo le scarpe al suo presidente del consiglio con la famosa frase della vigilia: Stai sereno, non ho nessun interesse a prenderti il tuo posto, salvo poi tradirlo subito dopo.
Sono cose che non si possono dimenticare e lo stesso Zingaretti dovrebbe farsene una ragione. (Riccardo Alfonso)
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Governo: programmi e compagine governativa
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
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Pentastellati: Il progetto di governo sarà votato sulla piattaforma Rousseau
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Si sono concluse le consultazioni avviate dal Presidente della Repubblica, che ha dato a Giuseppe Conte l’incarico di formare un nuovo Governo. Nel suo discorso, Luigi Di Maio, ha ribadito quali devono essere le priorità per il nostro Paese. Il MoVimento 5 Stelle non si sottrarrà agli impegni presi con gli italiani. “Siamo sempre stati un MoVimento post-ideologico, non esistono soluzioni di destra o di sinistra, bensì semplicemente soluzioni. Sono i programmi, i temi, le scelte, i veri protagonisti della politica.Abbiamo degli obiettivi da realizzare e il nostro programma è sempre lo stesso, quello votato da 11 milioni di italiani. Vogliamo portare a termine il lavoro iniziato il 4 marzo 2018! Prima che la proposta di progetto di Governo, condivisa tra le forze politiche che intendono entrare in maggioranza, venga sottoposta al Presidente della Repubblica, la stessa sarà votata online su Rousseau.”
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Mamme lavoratrici: ancora troppi gli ostacoli
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Milano. Sono ancora tanti gli ostacoli, e troppi i sacrifici che le mamme lavoratrici italiane sono costrette ad affrontare una volta tornate a lavoro. In Italia il 37% delle donne tra i 25 e i 49 anni con almeno un figlio risulta infatti inattiva. E la percentuale cresce con l’incrementare del numero di figli, per arrivare a uno sconcertante 52,5% nel caso di donne con tre o più figli.Si guardi, per esempio, al 2016: stando ai numeri dell’Ispettorato nazionale del lavoro, in quell’anno le donne che si sono licenziate poco dopo la gravidanza sono state 35.140. Di queste, solo 5.261 sono passate a un’altra azienda dopo il periodo di maternità. Per tutte le altre, cioè ben 29.879 donne, la difficoltà di conciliare famiglia e lavoro è stata tale da tenerle lontane dal mondo lavorativo.Ma quali sono le principali preoccupazioni che affliggono le neo-mamme al momento di tornare al lavoro?
Una risposta a questa domanda arriva da uno studio statunitense condotto da OnePoll, per il quale sono state intervistate 1.000 donne (tenendo conto che negli Stati Uniti, come afferma il Dipartimento del Lavoro, il 75% delle madri lavora full-time).Grazie a questo studio si è scoperto che il 40% delle donne ha paura di essere troppo stanca per lavorare in modo efficiente; il 39% teme l’imbarazzo delle macchie provocate dalle fuoriuscite del latte materno; il 37% è preoccupata dei cambiamenti che il rispettivo ruolo potrebbe aver subito durante il periodo di assenza. Altro timore diffuso è quello di ritrovarsi a dover interrompere l’allattamento una volta rientrata in azienda.Nonostante tutti questi timori, il 79% delle donne intervistate ha dichiarato comunque di essere tornata a lavoro, e di aver trovato un buon supporto sul luogo di lavoro.
In Italia, guardando i numeri, si scopre una realtà diversa, confermata dal basso tasso di occupazione femminile.Ma non deve essere per forza così:
«Il rientro al lavoro dopo la maternità è un passaggio delicatissimo e denso di ansie» spiega Carola Adami, amministratore delegato della società di head hunting Adami & Associati «ma esistono alcuni alcuni accorgimenti ed alcune tecniche per rendere questo momento meno difficile».«In primo luogo, è necessario eliminare i tipici sensi di colpa che tengono le neo-mamme lontane dal rientro: tornare nel mondo del lavoro non significa in alcun modo compromettere il benessere dei figli, anzi, per molti versi è vero il contrario. Certo, mescolare carriera e maternità comporta dei sacrifici» sottolinea l’head hunter «ma il fatto stesso di avere una carriera soddisfacente permette di vivere anche la vita familiare con maggiore serenità. Ovviamente per tutte le mamme, e ancor di più per le working mom, è necessario rinunciare all’ideale della ‘mamma perfetta’, concentrandosi invece sull’essere dei buoni genitori, così da eliminare l’ansia eccessiva».Esistono poi tanti elementi pratici per permettere un rientro a lavoro indolore.
Vanno ovviamente presi in considerazione gli asili nido, individuando la soluzione migliore tra il nido ordinario e il tagesmutter; è inoltre inevitabile affidarsi a una baby sitter, perlomeno ‘a chiamata’, per poter gestire agevolmente anche le emergenze.«Non sono pochi gli studi che dimostrano i vantaggi, per le aziende, di contare delle mamme nel proprio organico» sottolinea ancora Carola Adami «e per questo i dirigenti aziendali dovrebbero impegnarsi doppiamente per rendere il luogo di lavoro più accogliente per le working mom. La parola d’ordine, da questo punto di vista, è ‘flessibilità’, un concetto che, grazie allo smart working, si sta diffondendo sempre di più.Non è certo un caso se nelle classifiche dedicate alle compagnie ‘amiche delle neo-mamme’ spiccano aziende altamente innovative e presenti anche in Italia, come Marriott, IBM, American Express, Procter & Gamble, Lego, Johnson & Johnson e via dicendo» conclude l’head hunter.
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Il Giapponismo in Europa: la grande mostra a Palazzo Roverella
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Rovigo Palazzo Roverella 28 settembre 2019 – 26 gennaio 2020 Vernice per la Stampa: venerdì 27 settembre, ore 11,30. Sul finire del XIX secolo la scoperta delle arti decorative giapponesi diede una notevole scossa all’intera Arte europea. Un potente vento di rinnovamento, se non proprio un uragano, che dall’Oriente investiva modelli, consuetudini stratificate nei secoli, conducendo l’arte del Vecchio Continente verso nuove e più essenziali norme compositive fatte di sintesi e colori luminosi.
La svolta avvenne quando, all’inizio degli anni ’60 dell’Ottocento cominciarono a diffondersi in Europa, e principalmente in Francia, ceramiche, stampe, ed arredi da giardino dall’Impero del Sol Levante che, pochi anni addietro, nel 1853, si era aperto al resto del modo.
Le prime xilografie si diffusero, dall’inizio, grazie al commercio di vasi e ceramiche, con cui questi venivano “avvolti” e “impacchettati”. I preziosi fogli erano spesso i celebri manga di Hokusai o altre brillantissime stampe di Utamaro e Hiroshige che tanta influenza ebbero sugli Impressionisti, sui Nabis, fino alle Secessioni di Vienna e Monaco per concludere il loro ascendente con i bagliori della Grande Guerra trasformandosi in un più generico culto dell’oriente nel corso degli anni 20 e 30 del Novecento.
La moda giapponista, esplosa attorno al 1860 e destinata a durare almeno un altro cinquantennio coinvolse dapprima la ricca borghesia internazionale, ma soprattutto due intere generazioni di artisti, letterati, musicisti e architetti, trovando via via sempre più forza con l’innesto della nascente cultura e Liberty e modernista sempre più attenta ai valori decorativi e rigorosi dell’arte giapponese.
E’ il taglio che Francesco Parisi ha scelto per descrivere questa effervescente pagina della storia dell’arte europea e mondiale nella grande mostra Giapponismo, Venti d’Oriente nell’arte europea.
Nelle 4 ampie sezioni in cui è dipanato il racconto, egli affianca originali e derivati, ovvero opere scelte fra quelle che giungendo dal Giappone divamparono a oggetto di passioni e di studi in Europa, accanto alle opere che di questi “reperti” evidenzino la profonda influenza.
Pittura e grafica, certo. Ma anche tutto il resto, dall’architettura, alle arti applicate, all’illustrazione, ai manifesti, agli arredi,… A dar conto, per la prima volta in modo organico, di quanto capillarmente e profondamente quel Giapponismo sia entrato nel corpo della vecchia Europa. Quattro sezioni, quante furono le grandi Esposizioni Universali che in quei decenni contribuirono, grazie alla presenza dei padiglioni giapponesi, a svelare ed amplificare il nuovo che giungeva da così lontano, da quel luogo misterioso e magico.
Dall’esposizione londinese del 1862, dove i “prodotti” del Sol Levante debuttarono, a quelle parigine del ’67 e ’78, che ebbero nelle proposte il loro elemento di maggiore attrattività, fino all’esposizione del cinquantennale dell’Unità d’Italia del 1911 che ebbe una vasta influenza su molti artisti delle nuove generazioni.
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Cinquantottesima edizione dei Convegni di Scholé
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Brescia 5-6 settembre 2019 promossa dall’editrice Morcelliana proprietaria del marchio Scholé, si svolgerà la Cinquantottesima edizione dei Convegni di Scholé. Il Comitato scientifico ha convenuto di dedicare il consueto appuntamento annuale – che porta a Brescia oltre un centinaio di pedagogisti da tutti gli atenei italiani – al tema “Nuovi bisogni educativi e nuove responsabilità pedagogiche”. I lavori dopo i saluti e la presentazione del professor Luciano Pazzaglia, Segretario di Scholé, avranno inizio nel pomeriggio di giovedì 5 settembre con la presidenza della professoressa Loredana Perla. Alle 14,45 l’intervento dal titolo “Crisi dello Stato sociale e nuove responsabilità educative”, relatrice la professoressa Lucia Boccacin, discussant il professor Giuseppe Tognon. Alle 16,45 l’intervento dal titolo “Denatalità e impoverimento della famiglia”, relatore il professor Alessandro Rosina, discussant la professoressa Paola Milani. A seguire dibattito. Il giorno dopo, venerdì 6 settembre, la seconda sessione, con la presidenza affidata alla professoressa Giuseppina D’Addelfio. Alle 9 la prima relazione dal titolo “I nuovi bisogni educativi”, relatore il professor Davide Zoletto, discussant il professor Fabio Bocci. Alle 10,45, la seconda relazione “Dipendenza mediatica e povertà cognitiva”, relatore il professor Pier Cesare Rivoltella, discussant il professor Davide Parmigiani. Alle 12,15 le conclusioni del convegno affidate al professor Luigi d’Alonzo.
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Perché il controllo della curva dei rendimenti dovrebbe essere l’assolo finale di Draghi
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
A cura di Steve Donzé, Senior Macro Strategist di Pictet Asset Management. Il governatore della Banca Centrale Europea dovrebbe prestare grandissima attenzione ai colleghi della banca centrale giapponese. Infatti, l’eurozona, con la sua economia a diverse velocità, ha bisogno di una radicale politica di controllo della curva dei rendimenti in stile giapponese tanto quanto il Giappone. Dovrebbe trattarsi dell’ultimo coniglio estratto dal cappello di Draghi prima della fine del suo incarico nella seconda parte dell’anno.
Il Giappone rappresenta una realtà all’avanguardia a livello globale in fatto di politiche monetarie non ortodosse. I suoi esperimenti con l'”helicopter money” negli anni Trenta e, più di recente, con il quantitative easing e i tassi di interesse negativi, hanno offerto lezioni preziose alle altre banche centrali.Grazie alla sua politica di controllo della curva dei rendimenti, la Bank of Japan (BOJ) è ancora una volta al centro dell’attenzione delle sue controparti, dal momento che le autorità monetarie sono alla ricerca di metodi per ridurre gli stimoli senza compromettere la crescita.
Attraverso il controllo della curva dei rendimenti, la BOJ intraprende acquisti di titoli con gli obiettivi specifici di mantenere i tassi a breve termine al -0,1% e i rendimenti dei titoli di Stato decennali allo 0%.La principale attrattiva di questa politica è la capacità di operare come un tapering “furtivo” del QE. La BOJ è riuscita a ridurre i suoi acquisti obbligazionari annuali di 60.000 miliardi di JPY portandoli a 20.000 miliardi senza perturbare i mercati finanziari.In questo modo ha potuto evitare una ripetizione del taper tantrum statunitense del 2013, quando i rendimenti obbligazionari hanno registrato un’impennata dopo l’annuncio della Federal Reserve di un ridimensionamento del QE.
L’altro grande successo del controllo della curva dei rendimenti è stato l’aver aiutato il Giappone a iniziare a risanare il debito mantenendo i costi del credito al di sotto del livello della sua crescita economica nominale, un elemento fondamentale in quello che Ray Dalio di Bridgewater ha definito “beautiful deleveraging”.Da questo punto di vista, il controllo della curva dei rendimenti sarebbe positivo per l’eurozona, o almeno per alcuni suoi Paesi, in particolare per l’Italia, il cui debito pubblico del 130% del PIL, il secondo maggiore della regione dopo la Grecia, è tutt’altro che sostenibile.Gli interessi pagati dal Paese ammontano al 4% del PIL, quattro volte rispetto a quanto pagato dalla Germania e il doppio della media OCSE. Inoltre, i suoi costi di servizio del debito sono superiori di 0,9 punti percentuali rispetto al tasso di crescita del PIL nominale.
In un’altra analogia con il Giappone, i Paesi periferici dell’eurozona hanno difficoltà a incentivare i prestiti ai privati. Senza l’iniezione di liquidità della BCE, la ripresa economica nell’Europa meridionale, dove si registra tuttora una contrazione del credito, potrebbe presto venir meno.Per una regione in cui alcuni Paesi necessitano di una stretta monetaria e altri Paesi di stimoli, un abbandono in stile statunitense della politica ultra-espansiva potrebbe risultare deleterio.Al contrario, un controllo europeo della curva dei rendimenti offrirebbe un sostegno mirato all’area meridionale del continente.In pratica, la BCE potrebbe introdurre un massimale, ad esempio, dello 0,5% per il debito a 10 anni dell’eurozona. Sebbene rappresenti una forte correzione, ciò dovrebbe contribuire a ridurre il divario tra i costi del credito dell’Italia e il suo PIL nominale, aiutando il Paese a ridurre il debito rispetto alle dimensioni della sua economia.Il controllo della curva dei rendimenti potrebbe altresì ridurre le pressioni sulle banche dell’eurozona, che non soltanto detengono grandi quantità di titoli di Stato, ma hanno anche difficoltà a smaltire quasi 800 miliardi di euro di debiti in sofferenza.
Questa politica, ad esempio, ridurrebbe le pressioni sulle banche italiane, che collettivamente detengono il 28% del debito sovrano interno e sono alle prese con una miriade di crediti deteriorati.Tutto questo non significa però che il controllo della curva dei rendimenti sia un’impresa facile. Dal momento che il costo del debito scenderebbe, i governi potrebbero essere tentati di indebitarsi maggiormente. Per evitare potenziali indebitamenti incauti e placare i timori dei falchi fiscali come la Germania, la BCE potrebbe subordinare il massimale sui rendimenti ad alcuni obiettivi predefiniti di disciplina fiscale.In teoria, il controllo della curva dei rendimenti impegna una banca centrale all’acquisto di una quantità di debito potenzialmente illimitata. Tuttavia, in pratica, come mostra il Giappone, gli acquisti obbligazionari totali della BCE dovrebbero gradualmente diminuire senza un programma esplicito di tapering.La BCE dovrebbe essere pronta a difendere i suoi rendimenti target con lo stesso vigore della BOJ, che ha effettuato “offerte di acquisto illimitate di titoli” soltanto qualche volta dal lancio del programma per evitare un rialzo dei tassi durante le ondate di vendita del mercato obbligazionario.Questo, però, non dovrebbe rappresentare un grosso problema. La BCE si è dimostrata sia flessibile sia credibile, traendo vantaggio da un quadro istituzionale rigoroso che ne garantisce l’indipendenza politica.Il controllo della curva dei rendimenti potrebbe rivelarsi una soluzione pratica al dilemma con cui Draghi è alle prese. Potrebbe, anzi dovrebbe, essere il suo assolo finale.
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Lavoro da casa
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Per preservare il benessere dei lavoratori smart lo specialista di MioDottore ha stilato un pratico decalogo di suggerimenti su cosa fare e non fare:
1. Posizionare frontalmente monitor, tastiera e tutto il materiale di lavoro;
2. Utilizzare una seduta ergonomica o il supporto di un cuscino dietro alla regione lombare;
3. Preferire un tappetino per il mouse con poggia-polsi;
4. Interrompere l’attività lavorativa più o meno ogni mezz’ora, alzandosi in piedi e camminando per qualche minuto;
5. Scegliere un ambiente luminoso durante le ore diurne e abbassare la luminosità dei monitor nelle ore serali per non disturbare il sonno;
6. Non tenere le gambe accavallate per troppo tempo;
7. Non lavorare in posizioni scomposte su divano o poltrona;
8. Non tenere oggetti nelle tasche posteriore dei pantaloni;
9. Non inclinare la testa di lato per sorreggere il telefono durante le chiamate;
10. Non piegare la testa in avanti per leggere, ma alzare il foglio o il dispositivo elettronico.
Nella sezione Chiedi al dottore, presente sulla piattaforma MioDottore, è possibile contattare medici e specialisti in modo semplice e intuitivo e approfondire con loro eventuali dubbi o perplessità sulle implicazioni fisiche e psicologiche dello smart working, ottenendo riscontri professionali entro un massimo di 48 ore.
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Istat: ad agosto scende fiducia consumatori
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Secondo i dati Istat resi noti oggi, ad agosto scende la fiducia dei consumatori da 113,3 a 111,9.”Effetto crisi di Governo. E’ chiaro che gli italiani, a fonte della caduta dell’Esecutivo, temono l’aumento dell’Iva. Per questo, rispetto a luglio, crolla sia il giudizio sulla situazione economica dell’Italia, da -48,5 a -54,2, che sulla famiglia, da -19,9 a -21,9, sia le attese sulla situazione economica dell’Italia (da -18,2 a -21,8) che le attese sulla famiglia (da -5,8 a -6). Per non parlare delle possibilità future di risparmio, che precipitano da -19 a -27,1″ afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Insomma, la priorità del prossimo Governo deve essere la ricerca dei 23,1 miliardi necessari per evitare la stangata dell’Iva” conclude Dona.
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International Master in Luxury Management
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Milano. L’International Master in Luxury Management (IMLux) è il primo master specialistico al mondo in luxury management secondo il ranking EdUniversal 2018 (nella cui classifica è preceduto solo da due MBA con differenti finalità) e da quest’anno è supportato dal Gruppo Prada – uno dei leader internazionali nel settore del lusso – in qualità di main sponsor insieme al francese Champagne Taittinger.
Il corso si configura come una collaborazione italo-francese – i due Paesi più importanti al mondo per prodotti di alta gamma – e dà accesso a un doppio titolo di studio: master di I livello del Politecnico di Milano e “master of science” della francese Neoma Business School. IMLux è in partenza il 9 settembre 2019 e da ottobre sarà già possibile iscriversi all’edizione 2020: un programma formativo erogato da MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business e da Neoma Business School in collaborazione con il Gruppo Prada e Champagne Taittinger, specificamente pensato per chi vuole acquisire le competenze necessarie a ricoprire posizioni chiave nelle aziende del lusso che, per la loro natura, richiedono abilità e creatività particolari. Il programma in lingua inglese – 12 mesi full time più un project work finale, trascorsi per metà a Reims, città francese ben nota per lo champagne, e per metà a Milano, una delle capitali della moda – si sviluppa in un contesto internazionale per provenienza degli studenti (ogni anno si contano circa venti differenti nazionalità), della faculty e delle aziende partner e offre l’opportunità di entrare in contatto con vere eccellenze nel campo della moda, della cosmesi, dell’arredamento, del food&beverage, dell’hôtellerie e dell’automotive.
Per iscriversi al master IMLux – che ha un numero di posti limitato – è necessaria una laurea triennale (180 ECTS) e un anno di esperienza professionale oppure una laurea di 4/5 anni (240 ECTS). Maggiori informazioni al link https://www.som.polimi.it/imlux
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Vacanze: Sindrome di rientro
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Stress, irritabilità, stanchezza, mal di testa e incapacità di concentrarsi sono alcuni dei “sintomi” del cosiddetto “post-vacation blues”, anche noto come “sindrome da rientro”. Un disturbo che sopraggiunge quando il corpo e la mente faticano a ritornare ai ritmi della “vita di tutti i giorni”. Dopo le vacanze, infatti, ritrovare le proprie abitudini potrebbe non essere facile: c’è bisogno di un po’ di tempo e di qualche piccolo accorgimento per ripartire con il piede giusto.Lo sappiamo, ma quando poi ci troviamo nel pieno della ripresa della nostra quotidianità non sempre è facile tenere a mente cosa fare per non renderla più difficile del necessario.E così, passeggiate all’aria aperta, non strafare pianificando subito tutto ma concedersi di ricominciare il più gradualmente possibile i vari impegni, ritagliarsi una porzione di giornata per sé e sfruttare il weekend per prolungare l’effetto vacanza… sono alcuni degli stratagemmi che dovrebbero fare parte del nostro “pacchetto rientro”.Ma, fondamentali alleati sono presenti anche nelle abitudini di tutti i giorni, ad iniziare – ebbene sì – da una corretta idratazione.L’acqua infatti rappresenta il 75% della massa cerebrale ed esistono delle chiare associazioni tra idratazione e performance cognitive. Anche una lieve disidratazione – con una perdita pari al 1,5% del nostro peso corporeo – può influire sull’umore, andando incontro ad una riduzione della concentrazione e mal di testa. “I risultati di un recente studio[1] indicano che anche una moderata disidratazione ha effetti negativi sul vigore, sulla memoria a breve termine e sull’attenzione. – spiega la dottoressa Elisabetta Bernardi, Biologa specialista in Scienza dell’Alimentazione e membro dell’Osservatorio Sanpellegrino – La reidratazione nei soggetti della ricerca ha dimostrato infatti un miglioramento nella sensazione di fatica, dei disturbi dell’umore, della memoria, dell’attenzione e della reazione agli stimoli”.L’acqua, oltre ad essere essa stessa un nutriente, apporta al corpo anche altri elementi preziosi, come per esempio il magnesio. “Scegliere acque ricche di questo micronutriente può aiutare l’organismo a ritrovare il proprio equilibrio psichico ed emotivo, specialmente quando i disturbi dell’umore diventano più frequenti – continua la dottoressa Elisabetta Bernardi – Il magnesio ricopre infatti un ruolo importante per la regolazione dell’umore e dei livelli di stress. Una buona abitudine è, dunque, quella di bere almeno 8 bicchieri d’acqua al giorno e concedersi spesso delle pause-idratazione”.
Oltre ad una corretta idratazione, seguire una sana alimentazione è l’altro aspetto da tenere in considerazione per ritrovare il proprio benessere psico-fisico. Durante le vacanze estive non viene spesso prestata la giusta attenzione a cosa si mangia e a risentirne è proprio il nostro organismo. Riabituarsi ad una dieta varia ed equilibrata contribuisce a ristabilire il proprio benessere oltre che aiutare a combattere la spossatezza e il malumore che caratterizzano il post vacanza. “Sono molteplici gli elementi che possono aiutarci in questo senso: ad esempio l’acido folico, presente principalmente nelle verdure verdi, nella frutta, nei legumi e nei prodotti integrami, aiuta a ridurre il rischio di depressione; la vitamina B e l’omega 3, contenuti soprattutto nel pesce, possono invece prevenire l’insorgere di disturbi dell’umore” – conclude la dottoressa Bernardi.
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Tumori cerebrali: informare i pazienti, coinvolgere le cure primarie
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Anche se rappresentano solo il 3% di tutte le neoplasie, i tumori cerebrali primitivi (ossia quelli che si sviluppano direttamente nel sistema nervoso centrale) sono responsabili del maggior numero di anni di vita persi rispetto ad altre neoplasie maligne. Infatti, nonostante i progressi diagnostico-terapeutici, la sopravvivenza media a 5 anni rimane intorno al 25%. In Italia, i tumori cerebrali rappresentano la 12a causa di morte, pari al 3% del totale dei decessi per tumori maligni: nel 2018 sono stati diagnosticati circa 6.000 nuovi casi di tumori cerebrali primitivi, di cui poco più della metà negli uomini. I tumori cerebrali colpiscono prevalentemente i giovani, visto che tra i soggetti di età inferiore a 15 anni sono al terzo posto in termini di frequenza e rappresentano il 13% del totale dei tumori, mentre il 7% nella fascia 15-19 anni.
Per tali ragioni la Fondazione GIMBE ha realizzato la sintesi in lingua italiana delle linee guida del National Institute for Health and Care Excellence (NICE), aggiornate a luglio 2018, che saranno inserite nella sezione “Buone Pratiche” del Sistema Nazionale Linee Guida, gestito dall’Istituto Superiore di Sanità. I contenuti di queste linee guida integrano quelle pubblicate dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), destinate prevalentemente ad un target specialistico e ultraspecialistico con obiettivi diagnostici e terapeutici. Le linee guida NICE, infatti, si rivolgono ai non specialisti e ai professionisti delle cure primarie, in particolare ai medici di medicina generale e infermieri, formulando raccomandazioni su vari aspetti della gestione della malattia: dalla valutazione dei bisogni assistenziali dei pazienti all’identificazione di un professionista sanitario di riferimento; dalla condivisione delle informazioni con pazienti, familiari e caregiver alla valutazione neuroriabilitativa; dalla gestione degli effetti precoci e tardivi di radioterapia e chemioterapia al follow-up a lungo termine dei pazienti.«Le linee guida NICE – puntualizza Cartabellotta – enfatizzano come i bisogni assistenziali dei pazienti affetti da tumori cerebrali rappresentino una sfida molto ardua in quanto, insieme alla disabilità fisica, tumore e relativi trattamenti possono condizionare il comportamento, le funzioni cognitive e la personalità del paziente». Per questo le linee guida raccomandano il coinvolgimento di pazienti, familiari e caregiver per fronteggiare la complessità dei loro potenziali bisogni assistenziali e sociali (psicologici, cognitivi, fisici, spirituali, emotivi) e, soprattutto, di prevedere un tempo adeguato per discutere del potenziale rilevante impatto del tumore cerebrale sulla vita del paziente e di chi lo circonda.«Auspichiamo che la versione italiana di questo documento del NICE – conclude Cartabellotta – rappresenti una base scientifica di riferimento, sia per la costruzione dei PDTA regionali e locali, sia per l’aggiornamento dei professionisti sanitari, oltre che per una corretta informazione di pazienti, familiari e caregiver». Le linee guida “Linee guida per il trattamento di tumori cerebrali primitivi e metastatici degli adulti” sono disponibili a: http://www.evidence.it/tumori-cerebrali.
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Sbloccate 5mila assunzioni nel Pubblico Impiego
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Firmato dai ministri Bongiorno e Tria il decreto per sbloccare 5mila assunzioni nel Pubblico Impiego, rivolte soprattutto al comparto delle funzioni centrali, e per autorizzare mobilità e scorrimento di graduatorie. Dalla lettura del testo ci sembra non si sia evitato, purtroppo, il rischio di procedere su sentieri già tracciati dai precedenti governi, e dalla recente legge “Concretezza” che guardano alla Pubblica Amministrazione più in un’ottica di controllo che come risorsa per il Paese.Che si ricominci ad assumere, con lo sblocco totale del turnover, ci sembra cosa positiva e, soprattutto, necessaria in una PA ridotta ai minimi termini e nella quale l’età media dei lavoratori è tra le più alte d’Europa, ma nel decreto appena approvato mancano totalmente le risorse economiche necessarie per assicurare il ricambio generazionale e garantire condizioni dignitose e sicure di lavoro, e misure a favore per la stabilizzazione di centinaia di migliaia di precari ed LSU. Inoltre era necessario estendere ulteriormente la validità delle graduatorie approvate per salvaguardare i diritti degli oltre ottantamila idonei che attendono di entrare nella PA.L’Unione Sindacale di Base ribadisce l’urgenza di un vero cambio di passo che, a cominciare dalle assunzioni, rimetta al centro della discussione le reali esigenze di una Pubblica Amministrazione al servizio dei cittadini e, in particolare, delle fasce più duramente colpite da oltre 10 anni di crisi e politiche di austerità.
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“OK Google, parla con Air France…”
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Air France soddisfa le esigenze dei clienti sempre più digital offrendo servizi tecnologicamente avanzati che utilizzano l’assistenza vocale. Ad esempio, da oggi, ovunque nel mondo i clienti della compagnia potranno controllare lo stato del proprio volo, consultare i relativi orari di partenza e arrivo o scoprire i servizi disponibili grazie a Google Assistant, disponibile su speakers intelligenti e smartphones compatibili.
“Voglio sapere se il mio volo AF1234 è in ritardo”, “Voglio conoscere i servizi a bordo del volo. Agli oltre 10 milioni di fan e followers che Air France conta sui diversi canali social, viene garantito dalla compagnia un servizio puntuale e tempestivo in grado di rispondere fino a 10.000 messaggi al giorno, in 9 lingue, compreso l`italiano, grazie alla competenza dei suoi agenti e di Louis, la chatbot che informa i clienti nel corso del proprio viaggio attraverso l’app di messaggistica istantanea di Facebook in tempo reale, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Su Messenger, inoltre, è stato di recente introdotto un nuovo sistema di pagamento che consente di prenotare i biglietti senza uscire dall’app.
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Morti sul lavoro
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
«Nel silenzio assordante del mondo politico e istituzionale del Paese, salvo qualche lodevole eccezione, continua l’inaccettabile conta dei morti sul lavoro in Italia. In una manciata di ore si sono registrate ben 4 vittime, 3 in Lombardia e una in Abruzzo: numeri che rendono ancora più drammatico il bilancio dell’anno in corso, che già nei primi sei mesi si era attestato su livelli nettamente peggiori rispetto al 2018. Non è accettabile continuare a parlare di lavoro esclusivamente in termini macroeconomici e occupazionali, senza porsi il problema delle condizioni di salute e sicurezza in cui ciascuna attività viene svolta».Lo dichiara l’ing. Sandro Simoncini, urbanista e presidente di Sogeea SpA, azienda specializzata nella sicurezza sui luoghi di lavoro.«La creazione dell’Ispettorato unico nazionale non ha portato i benefici auspicati e, probabilmente, ha anche contribuito a un appesantimento burocratico inopportuno e a un drenaggio delle risorse a disposizione degli altri enti preposti alle attività di controllo e vigilanza. A conferma del fatto che qualsiasi riforma del settore non può risultare efficace senza una fruttuosa interlocuzione con imprese, rappresentanze dei lavoratori, specialisti in materia di sicurezza.In un Paese in cui ogni anno si verificano 50.000 infortuni solo tra i lavoratori minori di 15 anni è ovvio che si debba parlare di un problema culturale. La crisi economica ha ovviamente avuto ripercussioni pesanti: si taglia ciò che si ritiene superfluo, si assume personale con minore esperienza per risparmiare, si opta per soluzioni contrattuali che non assicurano tempi insufficienti a una adeguata formazione. La tutela della salute del dipendente, invece, deve essere curata con la stessa attenzione riservata a tutti i processi produttivi. Altrimenti la conta dei morti non avrà fine».
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Amazon.it: “Un click per la Scuola”
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
L’iniziativa è rivolta a tutte le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo e di secondo grado del territorio nazionale. Con Un click per la Scuola, Amazon donerà alle scuole che aderiranno all’iniziativa un credito virtuale pari ad una percentuale degli acquisti di prodotti venduti e spediti da Amazon. Gli acquisti devono essere effettuati dai clienti che confermeranno la partecipazione all’iniziativa sul sito http://www.unclickperlascuola.it, scegliendo la scuola che desiderano supportare. Le scuole potranno utilizzare il credito virtuale accumulato per richiedere gratuitamente i doni di cui hanno bisogno, scegliendo da un ampio catalogo di oltre 1.000 prodotti, pensati per rispondere alle esigenze di studenti e docenti, tra cui attrezzature elettroniche, cancelleria, articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, complementi d’arredo, accessori e altro ancora.
“La possibilità di supportare le scuole è un’opportunità che i nostri clienti ci hanno chiesto mentre devono sostenere le spese relative al rientro a scuola” afferma Giorgio Busnelli, responsabile della categoria Media per Amazon in Italia e in Spagna. “Con la nuova iniziativa di Amazon.it Un click per la Scuola siamo felici di supportare gli istituti scolastici che, grazie agli acquisti degli studenti e delle famiglie, potranno ricevere in dono prodotti utili alla propria scuola. Ad ulteriore conferma del nostro impegno a favore di studenti, famiglie e istituti scolastici, quest’anno parteciperemo al #DonoDay2019 Scuole realizzato dall’Istituto Italiano Donazione in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), supportando il primo roadshow del dono che coinvolgerà le scuole su tutto il territorio nazionale. Una bellissima iniziativa itinerante a cui ci uniremo per promuovere la formazione scientifica e informatica tra i ragazzi e soprattutto ragazze delle scuole primarie e secondarie”.
Inoltre, Amazon.it offre un’ulteriore opportunità di risparmio per il Ritorno a Scuola: tutti i clienti che acquistano un libro di testo insieme ad un’ulteriore spesa di almeno 20€ di prodotti idonei, riceveranno un buono regalo da 5€. L’offerta è valida fino alle ore 23:59 del 31 agosto 2019.
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A Bergamo il più giovane paziente italiano con mini-pacemaker senza fili
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Bastava un po’ di agitazione, un’emozione più forte del solito e il cuore di Marco (il nome è di fantasia) smetteva di battere. Un dolore improvviso al petto e il buio, uno svenimento, fin dai 7 anni. Interminabili secondi per i genitori, imprevisti e imprevedibili, capaci anche di non manifestarsi per mesi, anni e poi all’improvviso ricomparire. Un disturbo che la scienza definisce asistolia: il cuore di colpo smette di battere. Si tratta di un particolare tipo di bradiaritmia, un’alterazione del ritmo cardiaco per cui, per un periodo più o meno lungo, manca l’impulso che dovrebbe generarsi automaticamente nel nodo del seno e far battere il cuore. Così, senza sintomi premonitori, il battito cardiaco si ferma, provocando l’improvvisa perdita di coscienza e spesso brusche cadute a terra. Questa condizione risulta pericolosa sia per i possibili traumi, sia perché il cuore potrebbe non ripartire in modo corretto, ma con quella particolare aritmia ventricolare maligna che porta alla morte.L’equipe di Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione cardiaca del Papa Giovanni XXIII segue il bambino fin dal 2013 e, vista l’età e la frequenza irregolare dei disturbi, hanno fatto ricorso a un loop recorder. Con una specie di siringa, i medici posizionano sotto la cute, vicino al cuore, una sorta di minuscolo “registratore automatico”, grande solo un terzo di una pila ministilo AAA, in grado di registrare l’elettrocardiogramma, giorno e notte continuativamente, distinguendo e memorizzando sia le pause del battito che le aritmie pericolose. I curanti possono valutare il tracciato sul computer dell’ospedale, a cui viene inviato durante la notte. Registrare le aritmie al momento giusto aiuta i medici a diagnosticare con precisione l’irregolarità del battito cardiaco e a prendere una decisione tempestiva. Nel 2016 il cuore di Marco si ferma ancora, poco prima si era agitato per un piccolo incidente. La sincope dura 9 secondi. Già si inizia a parlare della possibilità di dover impiantare un pace maker endocavitario convenzionale, con un catetere, una sorta di filo che arriva al cuore. Un dispositivo che lo avrebbe sì protetto dalle asistolie, togliendogli però la possibilità di vivere come tutti i suoi coetanei, di fare sport, di giocare a pallone, di sciare e molto altro ancora. I genitori e i medici discutono a lungo e si concorda di aspettare: è un rischio, ma Marco non vuole smettere di giocare a pallone, né essere diverso dagli amici.
“Per arrivare al cuore non apriamo il torace – commenta la dottoressa Paola Ferrari -. La sonda passa attraverso la vena femorale. In questo caso però l’incognita maggiore riguardava il diametro della vena. Trattandosi di un ragazzino, lo strumento che ci permette di arrivare al cuore poteva avere dimensioni maggiori del vaso sanguigno di Marco, perciò abbiamo dovuto agire con estrema delicatezza. Siamo risaliti dall’inguine con il dispositivo che libera il pacemaker, lo abbiamo posizionato all’interno del cuore, nel ventricolo destro, e rilasciato nel sito d’ancoraggio, dove rimane grazie a piccoli ganci”.
“La scelta del dispositivo non è stata compiuta a cuor leggero. E’ una conquista tecnologica che ha ancora un grosso limite – prosegue la dottoressa Ferrari -. Quando la pila di un pace maker classico si esaurisce, noi riapriamo la ferita e lo sostituiamo. In questo caso, almeno per il momento, l’unica soluzione è lasciarlo nel cuore e metterne un altro simile, oppure posizionare un pace maker tradizionale”.
“In tutti i campi della medicina – conclude la dottoressa Ferrari – le nuove tecnologie stanno aiutando i medici e i pazienti, in particolare nell’aritmologia. Se poi parliamo di cuori piccoli come il pugno di un bimbo, tutto ciò che è “mini” può essere un “grandissimo” passo avanti”.
Il loop recorder fornisce un perfetto monitoraggio del battito cardiaco, ma i tracciati vanno interpretati. Al Papa Giovanni questo compito spetta a una nuova figura professionale, laureata in tecnica di fisiopatologia e perfusione cardiaca che ha seguito un training ad hoc durante la formazione universitaria, seguita dall’équipe del Papa Giovanni. Cristina Leidi, entrata a far parte della squadra di elettrofisiologia, è la persona che ogni giorno visiona i tracciati inviati da casa all’ospedale, da tutti i pazienti seguiti al Papa Giovanni, 750 fra adulti e pediatrici. Se qualcosa non va, il caso viene discusso collegialmente e nel caso sia necessario intervenire o modificare la terapia, il paziente viene contattato tempestivamente. Una soluzione che permette di seguire scrupolosamente anche i pazienti che abitano lontano, fuori provincia o regione. (foto: equipe elettrofisiologia copyright ASST Papa Giovanni XXIII)
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Cancro al polmone
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
AstraZeneca annuncia i risultati positivi di sopravvivenza globale (OS) dello studio di fase III FLAURA, uno studio randomizzato, in doppio cieco, multicentrico con osimertinib nel trattamento in prima linea di pazienti con carcinoma polmonare localmente avanzato o metastatico non a piccole cellule (NSCLC) che presentano mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR). Osimertinib ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante dell’OS rispetto ai precedenti standard di cura (SoC), gefitinib ed erlotinib. Lo studio FLAURA aveva già dimostrato un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza libera da progressione (PFS), prolungando il tempo in cui i pazienti vivevano senza progressione della malattia o morte per qualsiasi causa. La sicurezza e la tollerabilità di osimertinib si sono dimostrate coerenti con quelle dei precedenti studi clinici. Scott Pescatore, Vice President della Business Unit Oncology di AstraZeneca Italia, ha commentato: “Questi risultati rappresentano un traguardo importante nell’ambito dell’impegno di AstraZeneca di offrire nuove armi terapeutiche nel trattamento del tumore al polmone e rafforzano il valore di osimertinib come nuovo standard terapeutico in prima linea per i pazienti con carcinoma polmonare localmente avanzato o metastatico non a piccole cellule positivo alla mutazione dell’EGFR, ridefinendo le aspettative cliniche e offrendo nuove speranze ai pazienti.”AstraZeneca presenterà i risultati di OS dello studio FLAURA in uno dei prossimi congressi medici internazionali. Osimertinib è attualmente approvato in 74 paesi, tra cui Stati Uniti e Giappone, per il trattamento in prima linea del NSCLC localmente avanzato o metastatico EGFRm e ha ottenuto nel giugno 2018 l’approvazione della Commissione Europea nella medesima indicazione. Il cancro del polmone è la principale causa di morte per cancro tra gli uomini e le donne e rappresenta circa un quinto di tutti i decessi per cancro.1 Da un punto di vista istopatologico, il tumore del polmone viene distinto in NSCLC (circa l’80-85% delle diagnosi) e SCLC.2 Circa il 10-15% dei pazienti con NSCLC negli Stati Uniti e in Europa e il 30-40% dei pazienti in Asia presenta una mutazione di EGFR (EGFRm) 3—5. Questi pazienti sono particolarmente sensibili al trattamento con inibitori della tirosin chinasi di EGFR (TKI) i quali agiscono bloccando le vie di segnalazione cellulare che guidano la crescita delle cellule tumorali. Circa il 25% dei pazienti con NSCLC EGFRm presenta metastasi cerebrali alla diagnosi, una percentuale che aumenta a circa il 40% entro due anni dalla diagnosi.6 La presenza di metastasi cerebrali spesso riduce la sopravvivenza mediana a meno di otto mesi.
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La carne è un prodotto di lusso
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
In Italia dove costa il 20% di più rispetto alla media dell’Unione europea (Ue). Peggio ancora in Austria e Svizzera, seguite a distanza da Islanda e Norvegia dove i prezzi sono rispettivamente 1,65 e 1,55 più elevati, secondo i dati rilevati dall’istituto europeo di statistica Eurostat. “Se stai preparandoti a comprare della carne per un barbecue in queste ultime settimane di estate, potresti essere interessato a fare un confronto del prezzo della carne nel tuo Paese con altri Stati membri dell’Ue”, hanno scritto gli statistici sul sito ufficiale. Anche per altri generi alimentari gli italiani devono sborsare di più degli altri abitanti dell’Europa. Se si considera la media Ue al 100%, gli italiani pagano la carne il 120%, ossia più o meno come i danesi (121%) e gli svedesi (119%), più dei tedeschi (106%), ma meno dei francesi (131%), per non parlare dei lussemburghesi (142%) e degli austriaci (146%). L’Austria risulta il Paese Ue in cui la vita è più costosa per chi non è vegetariano o vegano, mentre la Romania e la Polonia i più economici (63% entrambe). In generale a est la carne costa meno, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”: in Bulgaria si paga il 64% in Lituania il 71% e in Ungheria il 74%.Gli Stati membri dove la carne costa meno sono Polonia e Romania con il 37% in meno della media Ue. I Paesi un cui il prezzo è più alto sono invece l’Austria (46% sopra la media), il Lussemburgo (42%) e la Francia (31%). La categoria ‘carne’ include manzo e vitello, maiale, agnello, pecora e montone, pollame, frattaglie commestibili e altri preparati. Attraverso lo strumento interattivo, si possono comparare i Paesi anche su altre categorie di merci.
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Quali sono i migliori corrieri in circolazione?
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Il nostro modo di fare acquisti sta rapidamente cambiando e la tendenza, che vede un ampio aumento dello shopping online, è sotto gli occhi di tutti. A confermare questa percezione ci sono i dati che ci dicono che nel 2018 lo shopping online è aumentato dell’8% rispetto all’anno precedente arrivando a valere 27,5 miliardi di euro[1]. I pacchi movimentati sono aumentati del 40% passando da 340 milioni l’anno nel 2015 a 480 milioni nel 2018[2]. Quando si parla di acquisti sul web bisogna inevitabilmente fare i conti con i servizi di consegna tramite corriere. Un business – quello dei servizi di consegna – che ha visto un aumento dei ricavi dal 7,3% nel 2018 rispetto al 2017 e addirittura del 22,7% rispetto al 2015 (da 3,5 miliardi a 4,3 miliardi di euro all’anno).Altroconsumo ha intervistato oltre 3.000 persone per analizzare la loro esperienza con le consegne nel corso dell’ultimo anno. L’indagine – pubblicata sul numero di settembre di Altroconsumo Inchieste – ha restituito una fotografia della situazione nel nostro Paese. Mediamente ogni persona riceve almeno 7 pacchi l’anno; con il 10% di persone che ne ricevono oltre 15. Il 62% degli intervistati non ha ricevuto il pacco nel giorno previsto: il 39% in ritardo, il 23% in anticipo (un punto negativo quanto la consegna in ritardo).
Il 12% dichiara di aver ricevuto il pacco danneggiato, nel 10% dei casi il danno era importante. L’indagine ha consentito anche di stilare una classifica di soddisfazione degli utenti rispetto ai principali spedizionieri.In base all’indagine di Altroconsumo i corrieri con cui si ricevono più consegne sono Bartolini (26% dei pacchi), Poste (22%), e Sda (19%), controllata da Poste italiane. E proprio Sda e Poste Italiane si attestano fanalino di coda nella classifica di soddisfazione degli utenti. Sda ha il numero più elevato di pacchi arrivati danneggiati: 18% rispetto alla media del 12% degli altri corrieri. Poste si posiziona molto bassa in classifica anche per quanto riguarda i pacchi mai arrivati con il 7% (superata solo dall’8% di Nexive). Eppure, proprio Poste Italiane punta a diventare leader di mercato entro il 2022, forte della propria capillarità e visto il calo degli altri servizi legati alla corrispondenza. Per raggiungere l’obiettivo sta lavorando su una serie di nuovi progetti, in cui rientra anche il grande centro di smistamento nel bolognese recentemente inaugurato.
Il colosso Amazon – che non è in classifica perché ha iniziato da poco ad operare come corriere – dal canto suo, non poteva restarne fuori: dopo la multa da 300mila euro ricevuta nel 2017 dall’Agcom, per aver esercitato l’attività postale in maniera abusiva, da novembre 2018 è a tutti gli effetti un corriere espresso autorizzato.Un settore in grande fermento che vede gli operatori alle prese anche con nuove sfide e alla ricerca di nuove soluzioni: dai droni (già utilizzati ad esempio in USA, UK e Cina) all’utilizzo di mezzi ibridi e di piccole dimensioni adatti a circolare anche nei centri storici e meno inquinanti.La soddisfazione media è indicata con un punteggio su 100, calcolato in base ai giudizi dati dagli intervistati su una serie di parametri quali: facilità degli ordini, varietà delle tariffe, tempi di consegna, rispetto dei tempi, condizioni dei pacchi consegnati, tracciamento e costi.
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L’Economia Circolare come nuovo modello per lo sviluppo sostenibile del territorio
Posted by fidest press agency su sabato, 31 agosto 2019
Città di Castello 19 settembre ore 9.00 Sala degli Specchi Quadrilatero di Palazzo Bufalini. Giornata di studio e dibattito sull’economia circolare – un modello accattivante con un grande potenziale per la trasformazione verso un’economia verde sostenibile. Accattivante ma non di facile applicazione, visto che rompe con la logica del modello predominante di processi produttivi lineari. E’ possibile ascoltare esperti sul tema e e sulle buone pratiche in atto. Modera: Karl-Ludwig Schibel Saluti: Sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta, Assessore all’ambiente Comune di Città di Castello, Massimo Massetti eAssessore all’ambiente Regione Umbria, Fernanda Cecchini. I temi del programma sono:
Progettazione circolare per la sostenibilità Federico Rossi, Università degli studi di Perugia
Economia circolare e il problema delle materie prime seconde Giuseppe Rossi, AURI
Evitare la nascita dei rifiuti e gestire al meglio quelli che ci sono Christian Goracci, Ennio Spazzoli, Sogepu
Green Public Procurement come strumento per promuovere l’economia circolare Silvano Falocco, Fondazione Ecosistemi
Il recupero delle macerie post sisma Moreno Marionni, VUS Valle Umbra Servizi
Buone pratiche di Bioeconomia circolare per la rigenerazione dei territori Daniela Riganelli, Novamont
Quale futuro per l’economia circolare in Umbria? Walter Ganapini, Direttore Generale Arpa Umbria
Verso una strategia regionale di sviluppo sostenibile Sandro Costantini, Servizio Valutazioni ambientali, sviluppo e sostenibilità ambientale
Economia circolare e simbiosi industriale: presentazione delle opportunità della nuova Programmazione Comunitaria Andrea Pignatti, Presidente InEuropa.
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