“Domani prenderanno il via le prove d’accesso per i corsi di laurea in Medicina. Oltre 68mila aspiranti matricole dovranno contendersi poco più di 11mila posti disponibili banditi dal Miur di concerto con il Ministero della Salute. Ci chiediamo: ma è civile quella nazione che sa di aver bisogno di migliaia e migliaia di medici – abbiamo addirittura richiamato in servizio quelli andati in pensione – ma con i test d’ingresso estromette 1 studente su 6 secondo una selezione causale e fortuita? Di fronte alle vane promesse dell’ex governo giallo-verde permane l’attuale paradossale condizione: foraggiato il mercato parallelo dei corsi di preparazione, taglieggiate le famiglie che – nel caso di una mancata promozione – sono spesso costrette a iscrivere i figli in università all’estero moltiplicando i costi e alimentando un turismo universitario che ci penalizza.Chi esce diplomato deve potersi iscrivere all’Università e spetterà ai docenti, soprattutto il primo anno, fare una selezione, che a quel punto sarà solo di merito”.E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.
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Medicina: No a test d’ingresso
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
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Salvini e gli immigrati: Una riflessione per i pentastellati
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Non credo d’essere smentito affermando che le fortune politiche di Salvini partono dalla sua fermezza nel trattare il problema migratorio dopo che per tre anni consecutivi sono arrivati in Italia seicentomila immigrati e solo il 15% di costoro possono essere considerati rifugiati. E lo sarà ancora di più se lo rimandiamo all’opposizione. Non solo. Il cinismo di chi li ha accolti, in passato, si è manifestato con quanti vi hanno speculato e guadagnato con i fondi stanziati per ospitarli. Si è voluto nascondere la testa sotto la sabbia parlando dei salvataggi in mare come un diritto dal quale non si può prescindere senza pensare che è solo il primo atto, sia pure doveroso, ma che non esclude il seguito che è dato dalla possibilità di garantire loro un lavoro e una integrazione nel tessuto sociale nazionale. In questo senso è un tracciato che non possiamo garantire perché non abbiamo risorse, la disoccupazione incalza e molte aziende delocalizzano o sono in procinto di farlo lasciando l’Italia. Non possiamo nemmeno fingere d’ignorare che vi sono milioni d’italiani che sono ai limiti della sopravvivenza e s’impongono, per giunta, riforme onerose ma urgenti come quelle della sanità, del lavoro, della scuola e della giustizia. L’Italia non può permettersi d’adottare politiche in favore di una immigrazione non qualificata mentre per contro non fa nulla per fermare l’emorragia di centinaia di migliaia di giovani che lasciano il nostro Paese per cercare fortuna altrove e sono, per lo più, persone istruite, laureate, ricercatori e specialisti nei rami industriale e artigianale. Il danno che lasciano queste forze lavoro, altamente qualificate, è ancora più grave se si pensa che nei prossimi anni saranno sempre più richiesti specialisti e che il futuro di un paese dipenderà dalla sua capacità di evolversi tecnologicamente e nella ricerca e nel creare delle autostrade informatiche volte a trasformare lo stesso lavoro in teleworking, homeworking e autonomo. Tutto questo per colpa di una mancata visione del nostro futuro il PD non è capace di farsene carico, soprattutto per le sue divisioni interne, se si pensa che oggi abbiamo due segretari politici: il primo è Zingaretti con i voti della base e il secondo è Matteo Renzi che controlla l’80% dei parlamentari del suo partito. (Riccardo Alfonso)
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Scuola: Si riparte
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Oggi circa 840 mila insegnanti, sparsi per oltre 8 mila istituti autonomi, sono attesi a scuola per il canonico Collegio dei docenti. Ma l’anno scolastico non partirà per tutti, perché mancano all’appello 20 mila Ata, 2 mila Dsga e quasi 200 mila insegnanti. Per i docenti è un numero stratosferico: più del 20 per cento di tutta la categoria, oltre il doppio della già alta media nazionale di precari nell’amministrazione pubblica. Sono tutti precari ancora in attesa di nomina. Molti non arriveranno nemmeno per l’inizio delle lezioni. Costringendo i dirigenti scolastici a nominare dei supplenti temporanei, in attesa della nomina annuale. E questa, in un numero sempre maggiore di casi, si assegnerà a supplenti alle prime armi, senza formazione sull’insegnamento, i cosiddetti Mad.
“Per diverse settimane i presidi, compresi quelli neo assunti, dovranno sobbarcarsi un onere di lavoro non indifferente – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché saranno impegnati alla disperata ricerca dei candidati a coprire tante cattedre vuote: solo che dovranno farlo, in molti casi, con precari che non risultano presenti nemmeno in graduatoria ma hanno presentato una semplice domanda al preside e questi lo nominerà. Non prima, però, di averne ‘comparato’ le caratteristiche, ha fatto sapere genericamente il Miur”.“A parte il fatto che ci ritroveremo con metodi di comparazione difformi – continua Pacifico – hanno idea al ministero dell’Istruzione del carico di lavoro che già devono sostenere le segreterie scolastiche? Perché affidargli anche questo compito ingrato? Senza contare che la ricaduta sulla didattica di queste scelte non potrà di certo essere entusiasmante, visto che si tratta di docenti alle prime armi. Mentre gli insegnanti formati e abilitati potrebbero paradossalmente non essere nominati, perché si trovano in graduatorie affollate di precari. Il sistema sta esplodendo, è ora di cambiare: speriamo – conclude il sindacalista – che il nuovo governo ci ascolti e cambi finalmente registro rispetto a quelli che l’hanno preceduto”.
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A Capaci si cunta u cuntu di Santa Rosalia
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Capaci (Trapani) Domani, 3 settembre, alle 21, in piazzetta Santa Rosalia, sotto lo sguardo benevolo della Santuzza andrà in scena lo spettacolo, aperto al pubblico. Il testo e la regia sono di Maria Ansaldi, i costumi di Francesco Davì. Le foto fatte ai piccoli teatranti sono di Ornella Mazzola. L’evento è promosso dal comune di Capaci con il sindaco Pietro Puccio e dall’associazione Conti Pilo e da I Teatantranti Instabili, associazione culturale e di teatro amatoriale. Gli attori sono proprio i “Piccoli Teatranti” giunti al quarto anno di laboratorio. A loro il compito difficile di rappresentare il male, la peste che affliggeva e affligge ancora oggi in altre forme la Sicilia. Alla santuzza il compito di individuarlo ed estirparlo oggi come allora. La Santuzza sarà interpretata da un’attrice emergente che fa parte del vivaio dei teatranti, Annagiulia Testaverde. Ad accompagnare e incorniciare la messainscena anche il ballo delle vergini affidato a Clara Lombardo. “Siamo orgogliosi del nostro gruppo di ragazzi – dice il presidente de I Teatranti Instabili Giuseppe Costanzo – che sempre più innamorato del teatro, continua a grandi passi il percorso di conoscenza intrapreso”. A Capaci il culto della santa è radicato da anni, la stessa regista, insieme alla sorella Francesca Ansaldi, ricorda la festività e l’impegno profuso nella realizzazione di questa. “Ricordiamo la discesa della santa dal santuario ubicato nella montagna, suggestivo scorcio carico di spiritualità che merita di essere visitato”, dicono Maria e Francesca Ansaldi. E ricordano anche il padre adoperarsi per realizzare la tradizionale volata degli angeli all’arrivo della santa. Uno spettacolo ricco di emozioni, “facevo l’angelo mi sedevo accanto a lei in processione. Era un esperienza bellissima: le tenevo la mano tutto il tempo sapevo che era una statua ma per me in quel momento era una ragazza in carne ed ossa e le tenevo la mano” dice Mariapia Greco, vicepresidente de I Teatranti Instabili. Ad animare la rappresentazione del cunto ci sarà il gruppo folk di Capaci I pupi ri zuccaru, formato da Arturo Di Natale alla chitarra, Pino Ferrara alla fisarmonica, Clara Rappa e Lisa Croce alla voce, special guest Antonio Rizzuto alle percussioni.
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Pentastellati: Votazione sul nuovo Governo
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Nella giornata di martedì 3 settembre si svolgerà la consultazione online su Rousseau per decidere se il MoVimento 5 Stelle debba far partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte. Potranno partecipare gli iscritti al MoVimento 5 Stelle da almeno sei mesi, con documento certificato. Il programma di governo negoziato con il Partito Democratico sarà consultabile online a partire dall’inizio del voto. Come da nostri principi e valori fondanti l’ultima parola spetta agli iscritti del MoVimento 5 Stelle.La votazione si terrà dalle 9.00 alle 18.00. Il quesito sarà: “Sei d’accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?”
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Quattro parole sul PD e il rapporto con i pentastellati: Avviso ai naviganti
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Il PD è un partito con due anime che provengono da lontano: quella filo comunista e l’altra cattolica. Se partiamo da tempi più recenti abbiamo avuto come presidente del consiglio Enrico Letta uomo intelligente e preparato ma messo alle strette da una situazione politica che si stava sfibrando e che qualcuno lo ritenne inadeguato a gestirla. Si pensò ad una figura diversa giusto per tamponare l’emergenza. Nacque con questa premessa il governo Renzi ma il rimedio in breve si rivelò peggiore del previsto e si ricorse a Gentiloni. Nel frattempo si voleva liquidare il fiorentino in due battute ma l’interessato non volle mollare diventando una spina sul fianco del partito e soprattutto per le sue mire governative e di gestione del potere. L’elettorato percepì il disagio, e ancora di più l’incapacità di una classe dirigente di saper gestire al meglio l’impasse, cercando a modo suo di dargli uno scossone staccando la spina del voto. A beneficiarne furono i pentastellati ma l’errore più grande dei democratici fu quello di non capire che alle politiche del 2018 si poteva restare in gioco e non scegliere l’Aventino. In tutto questo c’era lo zampino del trombato di turno e così ci ritrovammo con un governo che fece di tutto e il contrario di tutto trasformando i pentastellati in una sorta di bancomat per l’alleato leghista in quanto a voti di consenso. Ora il PD sembra ravveduto ma c’è da capire a chi giova veramente questo cambio di rotta. Non è che pensa di fare l’operazione bancomat dei leghisti a scapito dei pentastellati? Vi è poi l’ipoteca Renzi con il suo inquietante “stai sereno” che fece cadere il governo Letta. E’ qui che si gioca la partita se andare al voto e veder cancellati del tutto sia il PD sia i pentastellati o provare a fare un’alleanza meno contingente e più duratura senza cercare sottobanco di fare l’operazione sanguisuga elettorale nei confronti dei pentastellati. Ora il cerino è nelle mani dei grillini e il vento che tira in Europa non offre loro serenità di giudizio. L’unica strada meno accidentata, a mio giudizio, è quella di pretendere nel toto ministri e sottosegretari, in quota Pd e non solo, uomini “nuovi” e non i soliti “tromboni”, perché non si tratta unicamente di programmi ma di chi deve attuarli e il fattore umano non è secondario. (Riccardo Alfonso)
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Four words on PD and the relationship with the pentastellates: Notice to mariners
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
The PD is a party with two souls who come from far away: that communist thread and the other Catholic. If we start from more recent times we have had Enrico Letta as intelligent and prepared man as president of the council but cornered by a political situation that was crumbling and that someone considered him inadequate to manage it. We thought of a different figure just to stop the emergency. The Renzi government was born with this premise but the remedy soon turned out to be worse than expected and it was resorted to Gentiloni. In the meantime, the Florentine was wanted to be liquidated in two lines but the interested party did not want to give up, becoming a thorn on the side of the party and above all for its governmental and power management aims. The electorate felt the discomfort, and even more the incapacity of a ruling class to know how to better manage the impasse, trying in its own way to give it a shake by pulling the plug of the vote. To benefit were the pentastellars but the greatest mistake of the Democrats was that they did not understand that the policies of 2018 could remain in play and not choose the Aventine. In all this there was the hand of the trumpet on duty and so we found ourselves with a government that did everything and the opposite of everything transforming the pentastellars into a kind of cash machine for the ally League as a consensus votes. Now the PD seems to have turned around but there is to understand who really benefits from this change of course. Isn’t he thinking of doing the cash machine operation of the Northern League at the expense of pentastellars? Then there is the Renzi mortgage with its disturbing “stay calm” which caused the Letta government to fall. It is here that the game is played if going to the vote and seeing both the PD and the pentastellatos obliterated completely or try to make a less contingent and more lasting alliance without trying under the table to do the electoral leech operation against the pentastellars. Now the match is in the hands of the grillini and the wind that pulls in Europe does not offer them serenity of judgment. The only road less bumpy, in my opinion, is to demand in toto ministers and undersecretaries, in Pd share and not only, “new” men and not the usual “trombones”, because it is not only about programs but those who must implement them and the human factor is not secondary. (Riccardo Alfonso journalist)
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Jackson Hole: la Fed intimidita da Trump
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
L’importante conferenza dei responsabili monetari mondiali di Jackson Hole, dedicata alle “Sfide per la politica monetaria”, ha prodotto poche e scarne idee e proposte. Si è invece segnalata piuttosto per le provocatorie dichiarazioni del presidente Trump contro Jerome Powell, capo della Federal Reserve, che vorrebbe asservito alle sue politiche e anche alle sue “manie”. Anche il tanto atteso discorso di Powell, in verità, ha lasciato molta delusione. Il presidente della Fed si è avventurato in una lacunosa rivisitazione della storia monetaria dal dopo guerra a oggi. L’ha suddivisa in tre fasi. La prima, dal 1950 al 1982, l’ha qualificata come di “instabilità e di grande inflazione”. Allora la politica della Fed fu indirizzata verso una stabilizzazione “stop and go”, con il forte utilizzo del tasso d’interesse per correggere il susseguirsi di momenti recessivi e di surriscaldamento del sistema economico. L’effetto di questo yo-yo fu l’esplosione dell’inflazione. Nella ricostruzione storica, Powell ha evitato di dire che il tasso di sconto della Fed nel biennio 1980-1 toccò la vetta del 20%, con effetti molto negativi per l’economia americana e, soprattutto, per i paesi più deboli del terzo mondo e anche dell’Europa. In primis l’Italia. Si deve anche a questi interessi stratosferici la crescita vertiginosa della bolla dei debiti pubblici. La seconda fase, dal 1982 al 2009 è stata caratterizzata da “grande moderazione e da grande recessione”. Secondo Powell, è stato un periodo di maggiore controllo, con un’inflazione abbastanza stabile accompagnata da una certa crescita economica. I mercati sarebbero stati disturbati da eventi finanziari estranei agli Usa: la bancarotta del debito pubblico della Russia nel 1998, il fallimento dell’hedge fund speculativo Long Term Capital Management e la crisi finanziaria e monetaria delle cosiddette “tigri asiatiche”.
All’improvviso sarebbero emersi “eccessi finanziari” che hanno portato alla Crisi Finanziaria Globale del 2008. Inspiegabilmente, Powell si chiede se “l’espansione economica prolungata non porti inevitabilmente a eccessi finanziari destabilizzanti”. Secondo lui, i mercati tenderebbero a dimenticare gli effetti delle crisi passate e si avventurerebbero su lidi finanziari più rischiosi.
Ma anche su quest’argomento, il capo della Fed, opportunisticamente, omette di menzionare due fondamentali decisioni assunte dal governo americano che, secondo noi, hanno avuto la massima responsabilità nella deregulation finanziaria.
Il primo provvedimento fu la cancellazione nel 1998 della legge Glass-Steagal Act, fortemente voluta nel 1933 dal presidente Roosevelt, che separava la banche commerciali da quelle di investimento, vietando alle prime di usare capitale e depositi in attività speculativa. Il secondo fu l’approvazione della legge Commodity Futures Modernization Act del 2000 che, purtroppo, “modernizzò “ i prodotti derivati noti come otc (over the counter). Essi non sarebbero stati più sottoposti alla legge, approvata nel 1936, che metteva dei limiti a tali operazioni speculative. Tutto ciò catapultò l’intero sistema bancario americano e internazionale nelle torbide acque della finanza più rischiosa e speculativa.
La terza fase, dal 2010 a oggi, negli Usa sarebbe caratterizzata da un’inflazione stabile intorno al 2% e da un crescente tasso di occupazione. Secondo Powell le sfide per la Fed sono quasi tutte esterne: il rallentamento della crescita globale, la politica dei tassi d’interesse zero e le incertezze delle politiche commerciali. A ciò egli aggiunge le complicazioni geopolitiche come la Brexit, le tensioni su Hong Kong e la dissoluzione del governo italiano.
Ammette di attenzionare gli effetti dei dazi sulle esportazioni cinesi per l’economia americana ma dimentica la crescente bolla del debito corporate, quello delle imprese, valuta come moderato il pericolo di instabilità finanziaria e non vede il rischio di nuove bolle finanziarie, i crediti insostenibili e gli altri eccessi finanziari simili a quelli ante 2008.
In questo modo Powell ha cercato di evitare lo scontro diretto con Trump. Esther L. George, presidente della Fed di Kansas City, che non condivide per niente le politiche economiche del presidente americano, è intervenuta a suo sostegno. Con una metafora ha ricordato che nel parco di Jackson Hole vi sono dei cartelli che invitano i turisti a non dare da mangiare agli orsi, poiché essi in passato si erano abituati alle merendine offerte, altrimenti cercavano di azzannare gli stessi turisti. L’allusione è evidente.
Forse per eccessivo riserbo Mario Draghi, presidente della Bce in scadenza, quest’anno non è venuto a Jackson Hole. Una certa rilevanza ha avuto il discorso di Mark Carney, governatore della Bank of England, che ha evidenziato gli enormi rischi della Brexit per l’economia inglese. Soprattutto senza un accordo. Secondo lui vi sarebbero un crollo della sterlina, una maggior inflazione, una minore domanda, serie perdite nel commercio, gravi incertezze e condizioni finanziarie negative. L’economia reale frenerebbe pericolosamente, anche per il rallentamento nei rifornimenti dei prodotti provenienti dall’Unione europea.
Ha anche evidenziato i rischi insiti nella prolungata politica del tasso zero e ha quantificato in ben 16.000 miliardi di dollari i titoli del debito globale negoziati con tassi d’interesse negativi.
Noi riteniamo che la stabilità economica non possa basarsi soltanto su politiche monetaristiche. Occorre, invece, definire politiche d’investimento e d’innovazione in tutti i campi dell’economia e del sociale se si vogliono favorire la crescita reale e lo sviluppo, di cui vi è assoluta necessità in gran parte del globo. (Di Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista)
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‘24Mattino’ si rafforza
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Il programma storico e di successo di Radio 24, si rafforza con la conduzione di Simone Spetia, affiancato da Paolo Mieli e Maria Latella. Dal 2 settembre la trasmissione inizia alle 6.30 e resta il punto di riferimento per l’informazione, l’analisi e l’approfondimento del prime time del mattino, con la lettura dei quotidiani, le analisi, i commenti, le interviste ai principali protagonisti della politica, dell’attualità, dell’economia.I tratti distintivi sono chiarezza, per districarsi al meglio in un mondo complesso; obiettività, presentando un giusto confronto tra opinioni, e tra punti di vista diversi ma tenendo come bussola la realtà dei fatti; e serietà, senza rinunciare ad una buona dose di ironia.Due nomi importanti del giornalismo italiano saranno protagonisti di questa avventura insieme al conduttore: Paolo Mieli alle 7.30 interverrà nella rassegna stampa con l’analisi sulle notizie della giornata e Maria Latella, che entrerà in scena alle 8.15 per commentare le notizie e intervistare insieme a Spetia i protagonisti dell’attualità.
Radio 24, dopo aver registrato il primo semestre dell’anno più forte della sua storia, e nel suo ventesimo anno il 2 settembre inaugura il nuovo palinsesto autunnale, innovativo, autorevole con ancora più informazione e narrazione di qualità.
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Industria: dati pessimi, ora rischio recessione
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, a giugno scende su base mensile sia il fatturato dell’industria (-0,5%) che gli ordinativi (-0,9%).”Dati pessimi. Ora rischio recessione per il secondo trimestre, che finisce nel peggiore dei modi, con un calo, rispetto al primo trimestre 2019, sia del fatturato che degli ordinativi” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Se poi confrontiamo i dati di oggi con i picchi pre-crisi, il quadro è ancor più sconfortante. Rispetto a giugno 2008 il fatturato totale è diminuito del 9,5%, quello interno è crollato addirittura del 16,8%. Gli ordinativi totali, rispetto a giugno 2007, sono calati in 12 anni del 14,1%, quelli interni sono franati del 17,4%” conclude Dona.
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Fnopi: Dare centralità alle politiche per la salute
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
“La crisi di Governo non è un fatto esclusivamente legato a maggioranze e minoranze parlamentari e alle capacità comunicative/decisionali dei partner di governo, ma coinvolge innanzitutto i cittadini e, soprattutto, può mettere a rischio l’esigibilità del loro diritto alla salute se non si darà continuità e centralità alle politiche per la salute”
Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) lancia un appello perché con la crisi non si blocchi il processo di crescita, adeguamento e innovazione in atto dell’assistenza sociosanitaria.
Necessario chiudere velocemente il nuovo Patto per la Salute per blindare gli indispensabili 3,5 miliardi di aumento del Fondo sanitario nazionale previsto con l’ultima legge di bilancio e per portare a compimento le innovazioni in esso contenute a partire da: messa a sistema dell’infermiere di famiglia come da numerosi sondaggi richiede oltre l’85% dei cittadini, la valorizzazione delle competenze della professione Infermieristica e del Nuovo infermiere, innovazione dei modelli organizzativi per l’ottimale presa in carico delle vecchie e nuove fragilità, standard dell’assistenza sanitaria territoriale, revisione dei criteri di commissariamento delle Regioni che finora hanno prodotto risultati importanti dal punto di vista economico meno dal punto di vista della qualificazione dei servizi e del diritto alla salute. Un Patto che ha visto un confronto con tutti i protagonisti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) attraverso la maratona di ascolto degli stakeholder promossa dal ministro Grillo. In ballo, da chiudere a stretto giro, anche molti altri importanti provvedimenti come l’accordo Stato-Regioni su ospedali di comunità che deve essere approvato subito. Anche in Parlamento serve procedere speditamente sui disegni di legge che introducono la figura dell’infermiere di famiglia e la possibilità per le professioni non mediche di esercitare attività intramoenia, che secondo FNOPI deve essere volta a garantire il principio della libera scelta del cittadino e non invece un modo per aggirare le inefficienze del canale istituzionale.
Come pure il disegno di legge sulla violenza nei confronti del personale sanitario, che ormai fermo in Parlamento da troppi mesi necessità di un’importante accelerazione per la sua definitiva approvazione.
E ancora. Non più rinviabili le azioni che possono incidere positivamente sull’effettività’ dei Livelli Essenziali di Assistenza in tutte le Regioni del Paese, garantendo così equità di accesso ai servizi. Su tutte dare risposte incisive al problema delle carenze del personale soprattutto alla luce degli effetti di Quota100: di infermieri ne mancano oltre 50mila che con Quota 100 rischiano di aumentare fino a 75mila e con i normali pensionamenti ancora di più. Senza nuove assunzioni si rischia il collasso. La norma sblocca assunzione prevista nel Decreto Calabria è un primo passo apprezzabile, ma serve molto di più.
Responsabilità, coraggio per innovare e cambiare davvero, tutti insieme, il SSN sulla base delle evidenze e in funzione dei nuovi bisogni delle comunità è l’unica strada per garantire alla future generazioni il Diritto alla Salute e la più grande opera pubblica realizzata nel nostro Paese: il Ssn.
Su questo gli infermieri, che ogni giorno, 24 ore su 24, sono accanto a chi soffre assistendo chi ne ha bisogno, sono pronti a collaborare con tutti: Associazioni di cittadini e pazienti, istituzioni, tutte le altre professioni, mondo scientifico e accademico. Ci aspettiamo dal Governo e dal ministro della Salute che verrà la nostra stessa volontà di collaborare e di coinvolgere tutti nei processi di formazione delle decisioni in sanità.
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Tutto pronto per l’Orbetello Jazz Festival
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Orbetello. terza edizione della rassegna voluta dal Comune di Orbetello per la direzione artistica di Paolo Rubei dell’Alexanderplatz di Roma che, i prossimi 6, 7 e 8 settembre, offre tre imperdibili appuntamenti, entrando di diritto nel circuito internazionale dei grandi jazz festival europei.Saranno Bosso Giuliani Connections, Labyrinth Project di Israel Varela e Arcadia Trio feat Robin Eubanks gli ospiti che si alterneranno nella terrazza sulla Laguna della Polveriera Guzman (via Mura di Levante – Orbetello – GR) che in questa occasione si trasforma in palcoscenico d’eccezione.
Si comincia il 6 settembre con Bosso Giuliani Connections. Due eccelsi musicisti italiani, Fabrizio Bosso alla tromba e Rosario Giuliani al sax, guidano il quartetto completato da Alberto Gurrisi all’organo e Marco Valeri alla batteria, esibendosi in un repertorio dalle forti connotazioni ritmiche, che spazia dagli standard alle composizioni originali. Fabrizio Bosso è considerato uno dei migliori trombettisti a livello internazionale. Rosario Giuliani è un vero re del sassofono. Il loro è un percorso artistico che ormai dura da più di un ventennio e che nasce dall’incontro umano ed emotivo. Sul palco dell’Orbetello Jazz Festival, i due grandi musicisti italiani, saranno magistralmente sostenuti da Gurrisi e Valeri, anch’essi ritenuti dei fuoriclasse nel panorama jazzistico nazionale.
Il 7 settembre sarà il Labyrinth Project di Israel Varela ad entusiasmare il pubblico della laguna: l’affermato compositore, batterista e cantante messicano, ha riunito in una formazione cosmopolita artisti dallo straordinario livello internazionale e dalle eterogenee radici culturali ed etniche. Ne nasce un mix artistico inedito con musica originale, composta dallo stesso Israel Varela, di grande e raffinata ricerca. Un viaggio pieno di colori arricchito da momenti di pura improvvisazione che fa di ogni concerto, una storia tutta da scrivere. Per l’Orbetello Jazz Festival infatti, Varela (batteria, voce & live electronics) sale sul palco insieme al virtuoso pianista tedesco ECM Florian Weber, al mitico brasiliano Alfredo Paixao, più volte vincitore del Grammy, e alla sassofonista tedesca Anna-Lena Schnabel, per un concerto unico, trascinante, pieno di emozioni.
Gran finale l’8 settembre con l’Arcadia Trio feat. Robin Eubanks. Arcadia Trio è il nuovo progetto di Leonardo Radicchi (sax tenore, sax soprano). Talentuoso ed eclettico musicista, Radicchi è uno dei più attivi e apprezzati a livello nazionale. Diplomato al Berklee College of Music di Boston, con questo progetto ha voluto indirizzare la sua ricerca musicale verso la formula del trio, insieme al contrabbassista Ferdinando Romano e al batterista Giovanni Paolo Liguori, due musicisti il cui curriculum vanta già numerose collaborazioni internazionali.Con loro Robin Eubanks, uno fra i più importanti trombonisti della sua generazione. Nato da una famiglia di musicisti ha iniziato presto la sua formazione per poi trasferirsi a New York dove ha iniziato una carriera ricca di collaborazioni e costellata di riconoscimenti. Un appuntamento unico per l’Orbetello Jazz Festival.
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Festival italiano sull’umorismo, sulla comicità e sulla satira
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Livorno, dal 27 al 29 settembre 2019 si terrà a Livorno la quarta edizione del festival IL SENSO DEL RIDICOLO, dedicato all’umorismo, alla comicità e alla satira. Il festival, diretto da Stefano Bartezzaghi e promosso da Fondazione Livorno, è gestito e organizzato da Fondazione Livorno – Arte e Cultura, con la collaborazione del Comune di Livorno e il patrocinio della Regione Toscana. È partner della manifestazione Aedes Siiq, con il supporto di Pictet e il contributo di SIAE.In tre giorni di eventi, attori, autori, filosofi, scrittori, giornalisti, radio-star, letterati e, naturalmente, comici si interrogheranno sul significato del riso e sulla straordinaria funzione illuminante dell’umorismo, della comicità e della satira.Dal guardaroba alla tavola, dagli oggetti da acquistare alle persone da conquistare, dall’etica all’etichetta ogni evenienza (quotidiana o no, materiale o spirituale che sia) ci ammonisce: il ridicolo è in agguato. Il festival livornese intitolato proprio al Senso del Ridicolo torna così per un’edizione, la quarta in cinque anni, curiosa degli angoli in cui si può annidare il ridicolo, nelle peripezie del costume, del potere, dell’animo umano.
Ascanio Celestini sta dedicando alle storielle che animano da sempre la nostra convivialità un progetto multimediale, convinto come è che esse possano rivelare a noi stessi il fondo oscuro della nostra mentalità collettiva (domenica 29 settembre, ore 11.30, Piazza del Luogo Pio).La critica più recente ha reso giustizia alla figura di Levi come scrittore e non solo testimone della Shoah: il principale esponente e animatore di questa nuova corrente di critica leviana è Marco Belpoliti, che ha scelto per noi pagine ironiche e umoristiche dell’autore di Se questo è un uomo, pagine che verranno lette da una delle voci teatrali più forti e affermate dei nostri anni, quella dell’attrice Federica Fracassi (domenica 29 settembre, ore 15, Bottini dell’Olio). Un caso forse inverso è quello di Woody Allen. Il senso del ridicolo gli dedica una rassegna di film curata come ogni anno da Gabriele Gimmelli: tre capolavori che testimoniano di altrettante stagioni della durevole creatività di Allen, nel tempo in cui un’ingiustificabile censura sociale è riuscita a mettere in ombra (speriamo solo momentaneamente) una stella di tale magnitudo (venerdì 27 – sabato 28 – domenica 29 settembre, ore 21, Teatro Vertigo). A parlare del caso-Allen sarà la scrittrice Nadia Terranova, sensibile ai temi della discriminazione sessista, come a quelli della libertà dal più cieco stigma sociale (sabato 28 settembre, ore 11.15, Bottini dell’Olio).
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Yemen: Save the Children
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
“Siamo profondamente preoccupati per la situazione dei bambini e delle loro famiglie nei governatorati meridionali dello Yemen, in particolare nella città portuale di Aden. Il nostro staff sul campo ci racconta che le persone sono terrorizzate. La situazione è precipitata in modo così rapido che non hanno avuto la possibilità di lasciare le loro case né di procurarsi beni di prima necessità come cibo e acqua e ora i negozi sono chiusi. Si sente il rumore degli aerei da guerra e a terra piovono bombe che uccidono, feriscono e provocano distruzione in maniera indiscriminata”, ha affermato Jason Lee, Direttore di Save the Children in Yemen, in merito all’escalation di violenze scoppiata ad Aden. I bambini, sottolinea Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – non hanno nessuna responsabilità nel conflitto che sta devastando il Paese da più di quattro anni, eppure ogni giorno continuano a subire sulla propria pelle le conseguenze della violenza. Vengono feriti in modo grave, vedono uccidere i loro genitori, fratelli o amici, sono costretti a fuggire dalle proprie case e non possono andare a scuola perché le strutture scolastiche vengono distrutte o chiuse. Un conflitto cruento sul quale, anche in Italia, Save the Children ha voluto accendere i riflettori lanciando la campagna “Stop alla guerra sui bambini” e una petizione on line, che ad oggi ha ricevuto quasi 130 mila firme, per chiedere all’Italia di fermare la vendita di armi italiane utilizzate contro i bambini in Yemen. “Quello che sta accadendo ha conseguenze spaventose sugli adulti, figurarsi sui bambini – ha proseguito Jason Lee – L’escalation di violenze in corso ad Aden è l’ennesima dimostrazione che gli interessi politici e militari continuano a prevalere sul benessere e sulla sicurezza della popolazione. Da ieri, l’aeroporto di Aden è stato chiuso temporaneamente e i voli sono stati sospesi. Inoltre, il porto cittadino è vitale per l’importazione e la distribuzione di forniture e beni essenziali in tutto il Paese ma questa insicurezza ne mette a grave rischio il funzionamento. È estremamente preoccupante che ora tali vie di accesso vitali, aeree e marittime, rischino di essere interrotte”.
Save the Children chiede alle parti in conflitto coinvolte ad Aden di impegnarsi a mettere fine alle violenze, in un’area dove vivono circa 1,1 milioni di civili, di cui il 70% ha già bisogno di assistenza. L’Organizzazione chiede alle parti interessate di mettere in campo azioni efficaci per garantire la protezione dei civili, tra cui il ritiro dalle aree popolate, e di astenersi dall’utilizzare armi esplosive in queste zone. Deve essere infine consentito l’accesso umanitario alle organizzazioni in modo da fornire alle comunità l’assistenza di cui hanno bisogno.Nella prima metà del 2019, Save the Children ha fornito supporto a 206.000 persone ad Aden, di cui più della metà sono bambini che hanno beneficiato di programmi di protezione, salute e istruzione.
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Medici: “L’Italia non è un Paese attraente in cui lavorare”
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Le condizioni sono inadeguate, c’è una scarsa stabilità e crescita, con poche prospettive di fare carriera e gli stipendi sono bassi. E poi spesso i ‘rapporti’ tra politica e sistema sanitario, i falsi comitati di assunzione (i famosi ‘concorsi truccati’) finiscono regolarmente sui titoli dei giornali. Molti medici italiani ora all’estero sarebbero disposti a tornare a lavorare nel nostro Paese se le circostanze cambiassero». Parola di Lancet che in un articolo dal titolo “Health worker gap in Italy, the untold truth” firmato da Luca La Colla del dipartimento di Anestesiologia della Duke University, fa il punto sulla situazione non particolarmente rosea dei camici bianchi italiani. «Non penso, e certamente non spero – prosegue La Colla – che i politici, i sindacati e media nascondano intenzionalmente il problema, ma penso vi sia una comprensione inadeguata dei problemi reali. Il resto del mondo si sta muovendo rapidamente mentre l’Italia sta raggiungendo un punto di non ritorno». Secondo La Colla, l’attuale carenza di medici specialisti che sta mettendo in crisi molti sistemi sanitaria regionali, è dovuta anche al fatto che il nostro Paese «è poco attrattivo per i camici bianchi stranieri», «perché» si chiede il ricercatore «nessun dottore vuole trasferirsi dalla Francia, dalla Germania, dal Regno Uniti o dagli Usa, in Italia?» «Perché dobbiamo importare specialisti da Paesi che hanno un reddito inferiore al nostro o condizioni di lavoro peggiori?», si chiede ancora l’autore. Una via d’uscita, suggerisce La Colla, è «lavorare per migliorare il Ssn e renderlo più attrattivo, perché i benefici sarebbero enormi per la comunità medica e per i pazienti». (Fonte: doctor33)
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Rapporto Osmed sulla spesa farmaceutica
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Nel 2018 si assiste per il quarto anno consecutivo al calo della spesa farmaceutica a carico del Servizio sanitario nazionale sul territorio. Ma mentre l’anno prima era crollata la quota di spesa per farmaci acquistati dalle Asl e distribuiti direttamente dalle farmacie ospedaliere (DD) o attraverso le farmacie territoriali (DPC), nel 2018 ha subito un calo più marcato la “convenzionata”. A moderare questo calo e a consentire un po’ di ossigeno, sono state le maggiori entrate in farmacia dovute alle spese dei privati cittadini.
Nel 2017, a fronte di un calo dell’1,4% di tutta la spesa – pubblica e privata – nelle farmacie territoriali, la quota di spesa territoriale affrontata dalle Regioni, comprensiva sia della spesa convenzionata sia di quella in distribuzione diretta e per conto di classe A, era diminuita del 6,5% scendendo a 12,9 milioni di euro. Ma il crollo aveva interessato per lo più DD e DPC (-13,7%), mentre la convenzionata netta era diminuita solo dell’1,7%. Nel 2018, a fronte di un calo dell’1% di tutta la spesa – pubblica e privata – in farmacia, la spesa per DD e DPC si contrae del 3,6% meno dell’anno prima, mentre del 4,2% è la contrazione della convenzionata. In lieve calo pure le confezioni dispensate, dello 0,7%. Sommando i due canali, DD e DPC, lo scorso anno la spesa diretta delle Regioni presso le industrie è stata pari a 8,2 miliardi di euro e ha costituito il 41,4% della spesa totale del Ssn. Nelle Regioni, si sale in percentuale al 49,3% in Umbria fino a scendere al 29% della Valle d’Aosta, ultima.
Per oltre tre quarti del valore (78,2%, pari a circa 6,3 miliardi di euro) sono stati Asl e ospedali a distribuire i farmaci acquistati a livello regionale, mentre la Dpc ha caratterizzato il 21,8% della spesa, poco meno di due miliardi di euro. Nella ripartizione tra DD e DPC pesano in modo molto forte le scelte politiche delle 21 Regioni e il Rapporto registra ampia variabilità tra una Regione e l’altra. Per esempio, la distribuzione diretta in percentuale ammonta a oltre il 90% della spesa dei farmaci erogati con canali alternativi in Abruzzo, ma qui bisogna considerare che la DPC è stata introdotta solo lo scorso anno. La minor incidenza della DD diretta si presenta in Calabria (63,7%), Lazio e Trentino (66,9%) dove sono più incisive le farmacie territoriali. (fonte: farmacista33)
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La Germania cerca medici
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
Porte aperte, stipendi più alti e gratificazioni professionali che in Italia latitano. Sono queste le ragioni fondamentali che spingono molti giovani neolaureati in medicina a lasciare l’Italia in cerca di una specializzazione o di un lavoro più redditizio in direzione Germania. E a conferma di quanto l’interesse sia reciproco il 28 settembre l’istituto Isd (Internationales Sprachzentrum Dialogo) di Friburgo organizza un evento informativo sul riconoscimento del titolo di laurea in Medicina e sul corso di specializzazione in Germania. «Vogliamo essere un “ponte” con la Germania – spiega all’AdnKronos Salute Paolo Andreocci, direttore dell’Isd – Non promettiamo lavoro, ma una preparazione completa. Ogni anno sono circa 100 i medici da tutti i Paesi che frequentano la nostra scuola, molti sono italiani. A noi interessa prepararli per l’esame di lingua e offrire un pacchetto completo, dall’alloggio alle pratiche burocratiche». All’incontro milanese, ora riservato solo ai medici ma in futuro aperto anche agli infermieri, verranno affrontati vari punti: vantaggi del corso, tempistica e burocrazia del riconoscimento del titolo, certificazioni di lingua, ricerca del lavoro e prospettive future. «Trasferirsi in Germania non è solo una questione di lingua – precisa Andreocci – ma rispetto all’Italia è diverso l’approccio accademico e professionale. Qui chi fa la specializzazione è inquadrato come un medico e ha le stesse responsabilità, quindi anche uno stipendio adeguato. Gli italiani sono avvantaggiati da una vicinanza culturale e dal fatto che non devono sostenere l’esame sui contenuti medici, ma solo quello di lingua. E questo è già un passo avanti rispetto a chi viene da fuori l’Ue». (fonte: doctor33)
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Facebook non sa distinguere una immagine porno da un’opera d’arte
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
“Inaccettabile che social network popolari, danarosi e tecnologicamente avanzati come Facebook ed Instagram non siano riusciti ancora ad oggi a trovare una soluzione per distinguere una immagine porno da un’opera d’arte: per questa ragione, considerato che le censure si ripetono di continuo, ho deciso di promuovere un’azione legale per il danno che questa lacuna arreca al mondo dell’arte e a tutti gli operatori (artisti compresi) che vi lavorano. Sarà quella che in inglese definiscono una class action”Lo annuncia Vittorio Sgarbi, storico e critico d’arte, nonché deputato alla Camera, da alcuni mesi presidente della Fondazione Antonio Canova. E proprio il celebre scultore è stato l’ultima, illustre vittima degli algoritmi dei social network, bloccando la campagna di comunicazione di un’agenzia di Treviso che aveva utilizzato come immagine il gruppo scultoreo “Amore e psiche”. “Il punto – spiega Sgarbi – è proprio l’algoritmo: società stracolme di soldi, come Facebook, non possono affidare il controllo delle inserzioni sull’arte a un algoritmo. L’algoritmo non pensa, esegue. L’algoritmo non possiede conoscenza, ma applica dei blocchi che prescindono da valutazioni di merito. Ecco perché una scultura del Canova viene paragonata al culo di una Valentina Nappi qualsiasi: un orrore estetico. È un oltraggio al nostro patrimonio artistico”.Sgarbi individua la soluzione: “Basterebbe assumere giovani storici dell’arte. Facebook farebbe un’opera meritoria, e potrebbe vantarsi di promuovere l’arte invece delle stronzate (per non dire delle bufale) pubblicate ogni giorno da milioni di utenti nulla facenti. Il paradosso dei social network è che bloccano le opere d’arte ma non le notizie false” A seguire l’azione legale sarà l’avvocato Giampaolo Cicconi.
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Governo, le richieste dei medici a Conte: Molte le questioni irrisolte
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019
«Al professor Conte chiediamo di riportare tra gli argomenti prioritari del nascente Governo i temi della salute e della sanità. In questo mese di agosto, insieme alla crisi di Governo è scoppiata anche la crisi della carenza dei medici. Una crisi da tempo annunciata ma che solo negli ultimi tempi, quando già mostrava i primi effetti, si è cercato di tamponare, più che di prevenire o risolvere. Si tratta di una situazione esplosiva, se non affrontata con urgenza e nei giusti termini». A chiederlo è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli.
«Il Veneto ha adottato una delibera con la quale intende assumere cinquecento neolaureati nel sistema sanitario regionale, compromettendo così i livelli di qualità del nostro Servizio sanitario nazionale – spiega Anelli -. In molte Regioni questa pratica è già diffusa, e giustificata con la necessità di non chiudere reparti e non sospendere l’erogazione dei servizi». «Ma molte altre sono le questioni ancora irrisolte – continua il presidente della Fnomceo – C’è il fronte della violenza contro gli operatori sanitari, che attende un provvedimento concreto ed efficace. C’è il tema del definanziamento, che mette a dura prova l’erogazione delle cure e dei servizi, minando alla base l’indipendenza e l’autonomia della Professione, costrette in mille vincoli economici e burocratici, e aumenta le disuguaglianze di salute sul territorio».«L’auspicio è quello di veder rilanciato il Servizio sanitario nazionale, che consideriamo la nostra più grande impresa pubblica – conclude Anelli – e soprattutto la più importante, perché fa guadagnare a tutti i cittadini il bene della salute». (fonte doctor33)
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