A margine del viaggio di Papa Francesco in Africa
Posted by fidest press agency su mercoledì, 11 settembre 2019
Di tanto in tanto ci pervengono riflessioni da parte di alcuni missionari che possiamo definire “di confine” per la loro opera condotta in luoghi dove la miseria è estrema e la morte falcidia giovani e meno giovani per fame e sete e malattie e là dove è difficile poter sostenere una idea di speranza che non vada a scontrarsi brutalmente con la disperazione e la rinuncia alla stessa vita. In quei luoghi insegnare ad aver fede, suscitare sentimenti di carità e risvegliare la speranza diventa un impegno estremo e gravoso. Si ha netta, in costoro, l’impressione che si stia vivendo una esperienza che ha risvolti molto amari per il genere umano. Vi è un divario enorme tra il bisogno ed il suo soddisfacimento e che questo bisogno non è lo stesso del povero in occidente. E’ di una “natura estrema”. E’ una miseria che uccide, falcidia senza remissione milioni di persone. Eppure sono per lo più i poveri che in occidente offrono un obolo ai fratelli più sofferenti, ma è pur sempre una goccia in un mare di necessità. Vorremmo che questi stessi missionari diventino testimoni della nostra cattiva coscienza, degli egoismi che non ci permettono di capire che la carità non ha più senso. Occorrono interventi che facciano giustizia di queste miserie, le riscattino in un piano di vaste proporzioni che partano dalla spontanea volontà di chi più dispone di lasciare una grossa fetta dei loro averi a chi averi non ha nemmeno per procurarsi un sorso d’acqua. Se riusciamo a renderci consapevoli di tutto ciò forse potremmo trovare nella speranza un barlume di certezza per il nostro futuro.
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