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Scuola: Al via la settimana UE del Coding: Italia 25esima in digitalizzazione

Posted by fidest press agency su martedì, 8 ottobre 2019

Parte ‘Eu Code Week’, festival della programmazione informatica per promuovere le competenze digitali. Coinvolti più di 70 Paesi tra cui Turchia, Stati Uniti e India. L’evento, promosso dalla Commissione UE, è incentrato sull’importanza di giochi informatici ed esercizi interattivi nell’Istruzione moderna, quali metodologia didattica: partecipano attivamente scuole e insegnanti. Anief chiede di introdurre il coding a scuola, all’interno dei programmi.“Piuttosto che ripetere più volte gli stessi contenuti, nella scuola primaria, alle medie e alle superiori – dice Marcello Pacifico, presidente Anief – perché non insegniamo in modo induttivo ai nostri giovani le basi della programmazione informatica, a interagire col computer in modo semplificato, intuitivo? Possiamo farlo come negli altri Paesi dove i risultati sono tangibili. È chiaro che servono finanziamenti adeguati e una volontà politica, attuando un piano infrastrutturale, di potenziamento delle attrezzature, delle connessioni digitali e di formazione dei docenti”.In Italia è un gran parlare di informatica, di linguaggio digitale e di nuove tecnologie applicate alla didattica. Sul piano pratico, però, si fa poco. I numeri lo confermano. Quella che si apre oggi sarà infatti la settimana del coding, con oltre tremila attività organizzate solo in Italia e 25 mila complessive: proclamata dell’Unione europea, l’iniziativa prevede oltre 3 mila eventi per l’alfabetizzazione digitale, di cui circa l’80% coinvolgendo scuole di ogni ordine e grado. Tuttavia, il grado di informatizzazione dei nostri istituti scolastici rimane decisamente basso.Le attività programmate in questa settimana, scrive Orizzonte Scuola, vogliono certamente rappresentare “anche una risposta alle statistiche Ue che inseriscono il nostro Paese in fondo alle classifiche sull’innovazione digitale. Secondo il Digital Economy and Society Index (Desi) 2018 di Eurostat, che rileva i progressi compiuti dagli Stati membri in termini di digitalizzazione”, rimane il fatto che “l’Italia è solo venticinquesima in Ue” su questo fronte. Questa posizione non ci fa onore: significa che siamo tra i peggiori ad investire nel pensiero computazionale, che è la capacità di risolvere problemi, anche di una certa complessità, adottando la logica, contestualizzando ogni volta la strategia migliore per risolvere un problema.”
Per comprendere i motivi del ritardo del nostro Paese, basta andare a leggere il rapporto realizzato quest’anno dall’Agcom sullo “stato di sviluppo della scuola digitale”: l’agenzia nazionale premette che la digitalizzazione del sistema scolastico “si presenta come un processo estremamente complesso che, oltre a richiedere un’attenta pianificazione, si basa in primis sulla realizzazione delle infrastrutture; la dotazione di strumenti tecnologici più avanzati per la didattica (device innovativi come tablet, lavagne luminose, connessioni wi-fi), rappresenta quella condizione minima necessaria alla quale affiancare le adeguate competenze di un corpo docente che voglia garantire sia la gestione digitale della conoscenza, sia l’implementazione degli elementi di innovazione all’interno di un curricolo verticale”.

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