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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Archive for 14 marzo 2020

Bce. Urso (FdI): da Lagarde no gaffe ma chiara linea politica

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

“Conosco Christine Lagarde molto bene, abbiano lavorato insieme come ministri del Commercio Estero nel Consiglio Europeo. Non è affatto una sprovveduta ma una convinta assertrice degli interessi francesi. La domanda era concordata e la sua risposta ponderata. Benissimo ha fatto il presidente Mattarella a reagire subito con grande autorevolezza. Se qualcuno gioca contro l’Italia, la nostra risposta deve essere corale, forte e netta. Uniti più che mai!”. È quanto ha scritto su Facebook Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia, il quale ha aggiunto: “Non credo affatto che si sia trattato di una “gaffe” ma della malcorta espressione di una chiara linea politica, molto diversa da quella realizzata da Mario Draghi nel suo esercizio di Governatore della BCE e da quella che tanto più ora necessità alla luce della emergenza coronavirus. Proprio per questo, occorre non solo denunciare ma imporre alle istituzioni europee una corale reazione sin dalla riunione di oggi con la sospensione del Patto di stabilità e l’adozione di un piano straordinario di investimenti e sostegno a imprese e famiglie anche con misure non convenzionali”, conclude il senatore Urso

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Stati Uniti d’Europa. Lagarde, BCE e i cristalli

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Un elefante in un negozio di cristalli. Ci è venuta in mente questa scena per sintetizzare il comportamento della neo presidente della Banca Centrale Europea (BCE), Christine Lagarde.I cristalli, delicatissimi, cioè la situazione economica, energetica e sanitaria che il Mondo sta affrontando e subendo, sono venuti giù frantumandosi in mille pezzi: le borse in picchiata e lo spread impennato.
“Non siamo qui per ridurre gli spread” è stata la spallata alla cristalleria della Lagarde. Eppure, Christine Lagarde non è una sprovveduta: è stata più volte ministra francese: del Commercio Estero, dell’Agricoltura e Pesca, dell’Economia, dell’Industria e dell’Impiego, poi direttrice del Fondo Monetario Internazionale e, ora, presidente della BCE. Il rumore dei cristalli ha coperto quello che c’è di positivo nelle proposte della BCE: invariati i tassi; finanziamenti agevolati per le banche, per finanziare l’economia reale; ampliamento del Quantitative easing di 120 miliardi e rinvio degli stress test sulle banche.I frammenti di cristallo dispersi nell’aria, con la luce rifratta e riflessa dalle schegge, hanno, però, illuminato la scena e reso chiaro ai nostri governanti che la BCE non può sostituirsi alla Politica; e che fisco, sanità, trasporti, educazione, lavoro e produttività sono temi dei quali deve occuparsi la Politica, non quella dei singoli Stati, ma quella di uno Stato unitario, che si chiama Stati Uniti d’Europa.Se ce ne fosse bisogno per capirlo, è lì a dimostrarlo l’effetto globale, sanitario ed economico, della infezione virale. (Primo Mastrantoni, segretario Aduc)

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Governo. Coronavirus e una carrellata di pericolose stupidità

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Beppe Grillo, garante del M5S. Oggi dichiara: “La sfida attuale è quella di trovare un vaccino per il Coronavirus. Una volta scoperto, la prossima sfida sarà sicuramente la produzione e la distribuzione in tutto il mondo”. 10 anni fa dichiarava: “Di vaccino si può morire: sono convinto che le persone debbano essere messe al corrente dei pericoli che comportano certe pratiche vaccinali”.
Nicola Zingaretti, segretario del PD. Il 3 febbraio scorso irrideva alla preoccupazione per il Coronavirus. Allarmismo infondato, diceva. Ha girato per l’Italia e si è infettato del virus. Ora è in quarantena.
Matteo Salvini, segretario della Lega. 20 giorni fa dichiarava: “Riaprire tutto quello che si può aprire: fabbriche, negozi, musei, gallerie, palestre, discoteche, bar, ristoranti e centri commerciali. Poi, 2 giorni fa, ha detto: chiudere tutto adesso, senza eccezioni, senza dubbi, senza interpretazioni.
Giorgia Meloni, presidente di FdI. 10 giorni fa dichiarava, in tono entusiastico, rivolta ai turisti stranieri: “Le immagini e le notizie che vi arrivano dalla nostra Nazione non raccontano il vero; ci sono turisti ovunque; ristoranti, bar e negozi sono tutti aperti, il tempo è fantastico. Poi, 2 giorni fa, ha detto: chiudere tutto per 15 giorni.
Discettano sulla salute che è il bene più prezioso che abbiamo, senza sapere di che parlano e cosa propongono. Eppure, i dati scientifici erano lì a dimostrare la pericolosità della diffusione virale. Offrono un carrello pieno di pericolose stupidità che paghiamo noi. (Primo Mastrantoni, segretario Aduc)

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Coronavirus. La vita e le malattie continuano anche in clima di emergenza

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

E’ una sorta di messaggio che speriamo possa arrivare anche a chi di dovere. Gli ospedali e il sistema sanitario, messi a dura prova dall’emergenza in corso, continuano ad essere tali: un servizio per la salute pubblica. Sistema sanitario che in questo momento registra una massiccia mobilitazione per il Covid-19, ma che continua ad essere uno dei più importanti servizi pubblici erogati.
Giusti e anche troppo pochi gli inviti fatti a non recarsi in ospedale quando si crede di avere i sintomi da coronavirus. Giusti anche in considerazione che, prima di questa emergenza, i pronto soccorso, mediamente, erano diventati il luogo di accoglienza (anche psicologico) di tutti i sintomi dell’essere umano, favorito dal fatto che spesso guardie mediche e medici di famiglia (anche per non assumersi responsabilità), oltre a dire di prendersi un’aspirina la prima cosa che facevano era consigliare di recarsi al pronto soccorso (nostre fantasie estremiste? Chiunque conosca un qualche addetto ospedaliero che opera in un pronto soccorso, provi a fargli una domanda su questa nostra osservazione….). In questo invito a chiedere maggiore spazio per l’emergenza in corso, occorre quindi essere attenti, per la psiche degli esseri umani, ad effetti del tipo (estremizzando): “lei ha solo il cancro, non ci intasi che abbiamo l’emergenza coronavirus”… che è un “estremizzando” fino ad un certo punto visto che in alcuni casi sono state anche sospese le terapie chemio, ovviamente ritenendole rimandabili. Effetto sulla psiche che può portare qualcuno a non chiedere il supporto sanitario ospedaliero quando invece ne avrebbe bisogno.
Certamente questa emergenza sta anche avendo riflessi su alcuni comportamenti leggeri di guardie mediche e medici di famiglia, responsabilizzandoli maggiormente e che, non a caso, oggi sono anche loro in prima fila. Ma il problema che abbiamo evidenziato con l’esempio del cancro crediamo che esista.
E’ bene ricordare che il Servizio sanitario esiste e lavora come più di prima: i tendoni che vediamo crescono vicino agli ospedali, le realizzazioni di presidi provvisori in strutture trasformate alla bisogna, etc sono solo la punta di iceberg della mobilitazione in corso. L’emergenza c’è e va considerata con tutta la sua determinante importanza, ma al primo posto c’è e deve rimanere sempre la salute dell’individuo. Che, non solo può avere il cancro anche in questo periodo ma, per esempio, anche un dolore all’appendice che se non considerato in tempo e a modo può portare a conseguenze più pericolose per l’individuo e più impegnative per la struttura sanitaria… a svantaggio quindi dei malati e degli ospedali, nonché delle finanze pubbliche.
Ci rendiamo conto della difficoltà di far sì che un messaggio del genere possa essere recepito nella sua giustezza, in modo che non si sottovaluti l’emergenza in corso. Ma crediamo siano fattibili campagne pubblicitarie ad hoc, che diano il giusto equilibrio alle capacità e disponibilità delle nostre strutture sanitarie. (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)

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Il ruolo fondamentale dell’agricoltura

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Con l’ultimo decreto di emergenza per il contenimento del coronavirus, il premier Conte ha riconosciuto il ruolo fondamentale dell’agricoltura per il Paese – dichiara il presidente nazionale Confeuro Andrea Michele Tiso. Il nostro settore continuerà a lavorare anche in questi giorni per garantire a tutta la popolazione l’indispensabile fornitura di beni essenziali, partecipando alla sforzo collettivo dell’Italia affinché si possa tornare appena possibile a una situazione di normalità.Dall’ultimo provvedimento del Governo sono infatti escluse le attività del settore agricolo e zootecnico, comprese le filiere alimentari che garantiscono i beni di prima necessità, oltre ai servizi, ai trasporti e agli esercizi commerciali indispensabili come le farmacie. Consapevoli dell’importanza cruciale che riveste l’agricoltura, in questo momento sentiamo sulle nostre spalle una responsabilità ancora maggiore verso tutti i cittadini e verso il Paese – spiega Tiso. Grazie all’impegno di coltivatori, allevatori e trasportatori di tutta Italia, la fornitura di alimenti sarà garantita. Un lavoro che avviene quotidianamente lontano dai riflettori, che d’improvviso rivela la sua funzione fondamentale per la collettività.A tutti i lavoratori della filiera agroalimentare Confeuro rivolge uno speciale ringraziamento e il sostegno della sua rete, con la certezza di poter superare anche grazie a loro questo difficile momento.

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Gammastamp SpA donazione al reparto Rianimazione dell’ospedale Sant’Andrea

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

L’aggravarsi dell’emergenza sanitaria spinge il tessuto imprenditoriale italiano a fare un atto di responsabilità nei confronti del Paese per supportarlo in una fase acuta di crisi come l’attuale. Nonostante sia un periodo delicato per le imprese in prima persona, la sanità pubblica ha bisogno anche del supporto del settore privato per potersi potenziare ed essere capace di far fronte alla richiesta di posti letto e apparecchiature mediche per curare al meglio i pazienti contagiati dal Covid-19.Con questa consapevolezza, Gammastamp ha deciso di devolvere all’ospedale Sant’Andrea di Vercelli una donazione di 50 mila euro destinati all’acquisto di dispositivi medici per il reparto di Rianimazione.Fortemente legata alla zona del vercellese, Gammastamp è consapevole dell’importanza per un’impresa di supportare il proprio territorio e le dinamiche economiche, sociali e umane che lo rendono efficiente e produttivo. Per questa ragione l’azienda, con la sua iniziativa, si augura di essere solo la prima di una lunga serie di organismi economici privati che contribuisco fattivamente per superare questo momento delicato! Gammastamp è un’impresa con ha cuore la propria comunità locale, per questo auspica di poter essere un modello d’esempio per altri imprenditori della provincia a diventare attivi sostenitori della comunità locale in questo momento di emergenza, e desidera dare un concreto conforto al personale medico sanitario e alle famiglie delle numerose persone che in questi giorni stanno combattendo il Covid-19. L’iniziativa del gruppo Gammastamp spinge ulteriormente l’attivismo di un territorio che ha iniziato a fare squadra per affrontare l’emergenza. Cittadini, enti e imprese della provincia di Vercelli si stanno, infatti, mobilitando a favore dei servizi e degli operatori sanitari: l’Asl di Vercelli ha ringraziato le fondazioni, banche e personalità che hanno avviato donazioni o raccolte fondi per sostenere le strutture ospedaliere impegnate a fronteggiare l’epidemia.
Non solo, l’intera provincia si è messa in moto anche per aiutare il più possibile la comunità assicurando agevolazioni alle famiglie sui mutui e le spese scolastiche, fornendo un servizio di consegna a domicilio di spesa e farmaci a opera della Croce Rossa e dell’amministrazione pubblica. Dunque, l’azione di Gammastamp si innesta in un territorio coeso e determinato nell’affrontare l’emergenza in corso, e di un’azienda pronta a investire nella salute dei concittadini e nel futuro della comunità.
Gammastamp SpA è un’azienda che opera nel territorio di Bianzè, in provincia di Vercelli, dal 1964. E’ specializzata nello stampaggio metallico e plastico, in lavorazioni meccaniche, assemblaggi, e trattamenti termici per la realizzazione di particolari di minuteria metallica e prodotti meccanici. La solida esperienza e le competenze maturate nel corso di oltre cinquant’anni di attività, hanno reso l’impresa un riferimento di mercato nel settore dello stampaggio metallico, specialmente per l’industria automobilistica.Il gruppo ha sede centrale in Italia e siti produttivi in Italia e Polonia, dai quali consegna componenti a clienti in più di 25 paesi del mondo.

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Roche Italia schiera le sue forze e il suo network a sostegno del personale sanitario e delle istituzioni

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Lo fa per tutti coloro che sono in prima linea nel fronteggiare l’emergenza coronavirus, dei pazienti e dei giovani delle zone più colpite. Con una lettera inviata al Ministro della Salute e a tutti i Presidenti delle Regioni, l’azienda farmaceutica leader nella diagnostica, nel diabete e nelle biotecnologie, si è messa a disposizione del sistema in affanno.
“Come azienda che opera nelle scienze della vita, raggiungiamo ogni giorno milioni di italiani con farmaci e test diagnostici e in questa situazione di emergenza sentiamo ancora più forte la responsabilità del nostro ruolo sociale. Tempi straordinari richiedono sforzi altrettanto straordinari. Se vogliamo lasciare un’impronta, come Azienda e come persone, dobbiamo pensare in maniera diversa e mettere a disposizione del Paese le nostre competenze e le nostre risorse. Grazie all’ascolto di diversi interlocutori, abbiamo individuato quattro aree di bisogno alle quali vogliamo rispondere con interventi capillari su tutto il territorio”, sottolinea il Presidente e Amministratore delegato di Roche Farma Maurizio de Cicco che si fa portavoce anche dei colleghi di Roche Diabetes Care e Roche Diagnostics. Con l’operazione “Roche si fa in 4”, l’azienda ha deciso di rispondere innanzitutto al bisogno più urgente indotto dalla pandemia: la necessità di disporre di farmaci utili a contrastare l’aggravamento delle condizioni di salute dei pazienti positivi al virus SARS-CoV-2. Il gruppo si impegna a fornire gratuitamente per il periodo dell’emergenza, tocilizumab (RoActemra) a tutte le Regioni che ne facciano richiesta, fatte salve le scorte necessarie a consentire la continuità terapeutica ai pazienti affetti da patologie per cui il prodotto è autorizzato. Il farmaco, attualmente impiegato per il trattamento dell’artrite reumatoide, non è indicato per il trattamento della polmonite da Covid-19, ma la comunità scientifica sta dimostrando interesse al suo utilizzo dopo l’inserimento nelle linee guida cinesi. Oltre alla donazione del farmaco, l’Azienda ha dato la propria disponibilità ad AIFA per avviare uno studio clinico sull’efficacia e sicurezza di tocilizumab anche in questi pazienti.
Inoltre, fino alla risoluzione dell’emergenza, l’azienda mette a disposizione gratuitamente il servizio di telemedicina integrata per le persone con diabete che consente la comunicazione della cartella clinica Smart Digital Clinic e l’app mySugr.
Il secondo bisogno individuato riguarda l’onda d’urto che ha investito il personale sanitario, la Protezione Civile e le associazioni di volontariato che non hanno risorse sufficienti per arginare, gestire e indirizzare appropriatamente le crescenti richieste della cittadinanza. Roche vanta un personale altamente specializzato, circa 1.000 persone, il 50% delle quali opera capillarmente su tutto il territorio e possiede un titolo di laurea in materie scientifiche, un capitale umano che può essere, parzialmente e su base volontaria, messo a disposizione del sistema, per offrire supporto e consulenza telefonica collaborando con chi già svolge questo difficile compito. La terza emergenza cui Roche intende offrire un supporto concreto, riguarda le strutture sanitarie che operano con mezzi economici e dotazioni insufficienti rispetto all’entità del fenomeno. Roche, in collaborazione con Cittadinanzattiva e FIMMG, si impegna a erogare 1 milione di euro per l’acquisto dei dispositivi di sicurezza individuale, mascherine e occhiali protettivi, per i medici di medicina generale che in questo momento ne sono sprovvisti. Questa operazione include anche una precedente donazione di caschi per la ventilazione dei pazienti ricoverati in terapia intensiva.
L’isolamento sociale forzato è all’origine del quarto bisogno individuato, una condizione che richiede notevole dose di pazienza e resilienza emotivo-psicologica, soprattutto da parte delle giovani generazioni. Roche, in partnership con un importante editore, dà avvio alla campagna “Stai a casa, leggi un libro”, rivolta agli under 25 dei territori in cui opera: in collaborazione con gli Assessorati alla Cultura di Milano e Monza Brianza, regalerà un libro accompagnato da materiale informativo utile ad aumentare la consapevolezza delle giovani generazioni sul tema della centralità del senso civico individuale e collettivo in una fase di emergenza sanitaria.

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Coronavirus: bozza decreto, riduzione bollette

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Stando ad una delle bozze circolanti sul decreto legge del Governo per le misure economiche a favore di famiglie e imprese per l’emergenza Coronavirus, si ipotizza una riduzione delle bollette di luce e gas, attraverso un intervento sugli oneri di sistema.
“Se fosse così, sarebbe un’ottima notizia. Nel mercato tutelato, in questo trimestre, gli oneri di sistema gravano per il 21,26% sulle bollette della luce per il consumatore domestico tipo. Per il gas, però, l’incidenza è pari solo al 4,26%” afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori.”Per il gas, quindi, sarebbe bene intervenire anche sulle imposte, che gravano per il 38,40%, ad esempio riducendo l’Iva al 10% sull’intero consumo e non solo sui primi 480 Smc annuali” prosegue Vignola.”Infine, andrebbe esteso immediatamente il bonus sociale a chiunque perde il posto di lavoro e, per la luce, sospesa la tariffa bioraria nel Servizio di Maggior Tutela, applicando, anche nelle ore di punta, la tariffa della fascia più bassa (F3), visto che gli italiani sono costretti a restare a casa tutto il giorno” conclude Vignola.

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Coronavirus: medici che si ammalano

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

“Stiamo scoppiando. Si stanno ammalando troppi medici, ormai sono in centinaia quelli contagiati in tutta Italia. In trincea combattono contro il Coronavirus soprattutto i pediatri di famiglia, che in Italia sono 7.500, e ognuno di loro vede nel suo ambulatorio oltre 800 bambini. Se si ammalano i pediatri di famiglia la ricaduta sul Paese sarà pesantissima”. A dirlo è Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), che lancia un appello al ministro della Salute, Roberto Speranza: “Chiediamo un’attenzione particolare a chi è in prima linea ad assistere la popolazione sul territorio, attrezzando gli ambulatori pediatrici dei dispositivi necessari a proteggere loro stessi per difendere a cascata i cittadini più fragili”.
Di Mauro raccoglie l’SOS di migliaia di medici ambulatoriali da tutta Italia. “Dalla Lombardia, dove oltre 100 medici sono già stati contagiati, alla Campania, in cui la stessa sorte è toccata a decine di specialisti, in tanti- sottolinea il presidente della SIPPS – fanno sapere di sentirsi abbandonati, messi da parte, proprio perché lavorano nelle peggiori condizioni. C’è chi si procura i dispositivi di sicurezza in autonomia, ma questo non va bene”.
La SIPPS ringrazia tutti i pediatri per il loro lavoro, “con un occhio speciale a quelli di famiglia che sono i punti di riferimento sul territorio. Il decreto governativo ribadisce, infatti, che chi sta male non deve andare in ospedale, ma in presenza di un sintomo bisogna rivolgersi al medico di base o al pediatra di famiglia. Questo è un lavoro ad alto rischio e chiedo pertanto al ministro – ribadisce Di Mauro – di metterli nelle opportune condizioni di lavoro. Se si contagiano i medici finisce tutto”. Di Mauro conclude ricordando, infine, la perdita di Roberto Stella, “un medico di famiglia che ha assistito i suoi pazienti fino alla fine. Un grazie profondo va a lui e a tutti i medici di base e pediatri di famiglia che continuano con forza ad assistere i cittadini italiani. Proteggiamoli”.

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Criticità trasporto marino

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Lo shipping vive con estrema preoccupazione l’evolversi della grave emergenza Covid-19 anche per l’impatto che questa situazione sta avendo e continuerà ad avere sul sistema socioeconomico italiano.L’armamento italiano, le imprese di armamento che operano in Italia e le agenzie marittime si sono sin da subito messe a disposizione, attraverso i loro rappresentanti, delle Autorità nazionali e locali per contribuire alla soluzione di questa crisi sanitaria che ha colpito particolarmente il nostro Paese e che sta discriminando l’Italia e gli italiani nel mondo.Le problematiche che riguardano i trasporti marittimi sono numerose ed è urgente individuare soluzione adeguate a garantire l’operatività delle navi e la regolarità dei traffici.Si riporta in allegato la nota che AssArmatori, Confitarma e Federagenti hanno inviato ai Ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti, degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e della Salute per illustrare le criticità più importanti che il comparto sta riscontrando a livello operativo sin dall’adozione delle prime misure straordinarie adottate dal Governo e che nel progredire della crisi si sono fatte via via più stringenti.Le tre Associazioni auspicano l’urgente insediamento di un tavolo di analisi e di confronto del settore con le Amministrazioni coinvolte, alle quali sin da ora garantiscono la disponibilità a partecipare e a fornire il proprio supporto.

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Il diritto penale al tempo del coronavirus

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

In questi giorni si affastellano numerose notizie sulle prescrizioni imposte con i decreti urgenti emessi per contenere l’emergenza epidemica del coronavirus. Molte testate giornalistiche hanno diffuso informazioni errate in relazione alle fattispecie di reato che possono essere contestate a chi tenga comportamenti vietati. Proviamo a fare un po’ di chiarezza. L’ordinamento prevede un sistema di sanzioni con un crescendo di gravità per chi tenga condotte illecite.
La prima e più semplice condotta da valutare è quella di chi non rispetti le prescrizioni date con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (8.3.20 e seguenti, per approfondire: https://www.aduc.it/comunicato/coronavirus+disposizioni+valide+tutto+territorio_30811.php) senza che vi siano “comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di salute o rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”. In questo caso, la fattispecie generale a copertura di tutte le violazioni deve individuarsi nell’art. 650 c.p., ossia nella contravvenzione di “inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità” secondo cui, “chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico, o d’igiene, è punito, se il fatto non costituisce più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro”.
Questo reato, essendo una contravvenzione punita alternativamente con l’arresto o la sanzione pecuniaria è soggetta ad oblazione ex art. 162 bis c.p. e chi viola le prescrizioni dell’autorità potrebbe essere ammesso – a discrezione del Giudice – a pagare una somma simbolica di 103 euro. Chi abbia una valida ragione per sottrarsi agli obblighi imposti dall’Autorità, può ricorrere ad un’autocertificazione. Ma attenzione: in questo caso, ove la dichiarazione risultasse mendace si potrebbe incorrere in una sanzione più grave e l’autore dell’illecito potrebbe essere chiamato a rispondere del reato di falso ideologico commesso dal privato ai sensi del combinato disposto dagli artt. 76 DPR 445/2000 e 483 c.p. In altre parole, le sanzioni sarebbero più gravi e potrebbe essere contestato un delitto punito fino a due anni di reclusione. Lo stesso modello di autocertificazione (https://www.aduc.it/comunicato/coronavisrus+nuovo+regime+mobilita+individuale_30787.php) richiama poi la fattispecie di cui all’art. 495 c.p., ossia il delitto di “falsa attestazione o dichiarazione a pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri”. Il richiamo a questa norma, sembra riguardare non tanto il caso in cui venga dichiarata una falsa esigenza per sottrarsi alle disposizioni di urgenza, quanto l’ipotesi in cui vengano attestate false generalità al pubblico ufficiale, sia pure con lo stesso fine di sottrarsi alle disposizioni di urgenza dichiarando il falso. La pena è più grave e si assesta fra uno e sei anni di reclusione.
Veniamo poi ai comportamenti più estremi. Si potrebbero astrattamente ravvisare alcune responsabilità colpose nel caso in cui l’autore del reato trascurasse i propri sintomi e tenesse condotte improprie, magari in violazione di legge, provocando così qualche contagio. In queste ipotesi si potrebbero ravvisare le condotte di lesioni ed omicidio colposi purché sussista la prova del nesso di causalità fra la condotta e l’evento lesivo. In caso di condotte dolose, da “untore”, potrebbero essere altresì contestati i reati di lesioni ed omicidio volontario. Quest’ultima ipotesi ricorda invero i fatti di diffusione volontaria del virus HIV, con un’accettazione del rischio di contagio da parte dell’autore del reato (cfr. https://avvertenze.aduc.it/ilpenalista/hiv+aids+stato+della+normativa+della+giurisprudenza_26888.php). Uno dei casi più noti si è peraltro concluso con la condanna per lesioni volontarie aggravate poiché l’autore del reato aveva consapevolmente trasmesso il virus mediante rapporti non protetti con numerose donne (cfr. Cass. Pen. n. 48014, 26.11.2019). Per tornare al Covid-19, si potrebbe pensare, ad esempio, al caso di chi, consapevole di essere positivo e contagioso si rechi volontariamente in luoghi affollati cagionando la malattia ad altre persone ben individuate.
Le pene, a seconda della fattispecie contestata, possono andare dalla reclusione fino a tre mesi per le lesioni colpose, sino ad una pena da 6 a dodici anni per le lesioni dolose gravissime e 21 anni di reclusione (nel minimo) per l’omicidio volontario.
Il codice penale prevede altresì i reati di epidemia colposa e dolosa. In particolare, l’art. 438 c.p. prevede che “chiunque cagiona un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l’ergastolo”. Questa fattispecie è dolosa: in altre parole è richiesto che l’autore del reato, avendo nella sua disponibilità il virus, lo diffonda volontariamente. Il reato non è escluso nel caso in cui lo stesso soggetto sia infetto ed utilizzi la propria persona per la diffusione (cfr. Cass. Pen. n. 48014, 26.11.2019). Se il fatto avviene per colpa la pena è ben più contenuta e si assesta fra uno e cinque anni di reclusione (art. 452 c.p.).I reati di epidemia sono raramente contestati poiché prevedono stringenti requisiti per la loro configurabilità: la giurisprudenza richiede infatti che il contagio abbia dato luogo ad una diffusione incontrollabile, che abbia interessato un numero di soggetti indeterminato e che sia avvenuta in un periodo contenuto di tempo: per tale ragione, questa fattispecie fu esclusa nel citato caso di trasmissione di HIV, poiché il numero delle vittime era contenuto e ben determinato e il virus si era diffuso in un lungo arco temporale. Inoltre il delitto di epidemia è fattispecie a condotta vincolata ed è dunque richiesto un preciso percorso causale nella verificazione dell’evento: è invero necessaria la “diffusione di germi patogeni”. In altre parole, il delitto in esame non può essere contestato a chi abbia tenuto condotte omissive, ad esempio, non comunicando a sanitari i propri sintomi o il proprio stato di positività (cfr. Cass. Pen. n. 9133, 28.02.2017).Come sempre, il diritto penale deve ritenersi l’extrema ratio ed è inutile punire severamente i singoli se il virus si è già diffuso: a ben vedere la tenuta del sistema sanitario è nelle mani della maturità e della responsabilità morale – più che penale – dell’individuo.
(Fabio Clauser, legale, consulente Aduc)

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“L’editoria italiana chiede immediate misure di sostegno per l’intera filiera del libro”

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Solo in questo modo si può ripartire dopo lo stop per l’emergenza Coronavirus”: lo dichiara l’Associazione Italiana Editori (AIE) dopo il decreto del governo dell’11 marzo che impone la chiusura delle librerie fino al 25 marzo. “Affrontiamo l’emergenza, come tutti, con spirito di sacrificio e responsabilità – spiega il presidente di AIE, Ricardo Franco Levi –, ma è indispensabile e urgente che il governo e il parlamento facciano tutto ciò che serve per far sì che il mondo del libro, con tutte le sue imprese e i suoi lavoratori possa, al pari e insieme a tutta l’Italia e tutti gli italiani, reggere e superare questo difficilissimo momento. Tutto ciò che serve. Niente di meno”.“Già prima dei decreti che hanno limitato e quindi sospesa la libera circolazione dei cittadini in Lombardia e poi in tutta Italia – continua Levi – avevamo segnalato un calo di vendite del 25% con punte del 50%. La chiusura totale avrà conseguenze gravissime per noi editori e rischia di compromettere la rete delle librerie fisiche, già in forte difficoltà prima dell’emergenza Coronavirus, e dell’intero sistema”.“I danni che questa crisi potrebbe avere non sono solo economici: è in gioco la tenuta culturale del Paese” spiega Levi. AIE chiede in particolare il sostegno della domanda di libri: “Deduzione fiscale per gli acquisti di libri, ricostituzione della dotazione originaria della carta cultura per i giovani (la cosiddetta 18App), un rafforzamento del fondo destinato alle famiglie bisognose per l’acquisto dei testi scolastici fermo da vent’anni alla cifra di 103 milioni di euro”.AIE chiede inoltre, accanto alle altre associazioni confindustriali, strumenti per far fronte alla crisi di liquidità e ammortizzatori sociali in grado di preservare ogni professionalità interna al settore e scongiurare così perdite di posti di lavoro.La chiusura delle librerie non è il solo grave danno che sta subendo il settore, oggi alle prese con la cancellazione e la riprogrammazione delle Fiere e dei Saloni nazionali e internazionali. “Stiamo rischiando – spiega Levi – un circolo vizioso fatto di calo dei consumi, cui segue diminuzione delle prenotazioni, delle tirature, quindi del lancio delle novità. Questo si può tradurre in un calo della lettura i cui bassi indici già adesso segnalano che siamo in emergenza. L’Italia che uscirà dalla crisi Coronavirus non può permettersi di ripartire senza libri e lettori”.

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“Monitor dei Mercati Emergenti”

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

A cura di Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management. Una pandemia incide sulle economie attraverso tre canali:
1) Mortalità: incide sulla produzione in quanto allontana in modo permanente alcune persone dalla forza lavoro;
2) Malattia, ospedalizzazione e assenteismo: la produzione è temporaneamente penalizzata;
3) Sforzi per evitare il contagio: le persone cambiano il loro comportamento in caso di epidemia, con la quarantena, evitando di viaggiare da/verso le regioni contagiate e riducendo il consumo di servizi: ristoranti, turismo, intrattenimento, mezzi di trasporto pubblici e acquisti offline.
Sebbene si tratti di una tragedia, la mortalità avrà un impatto economico molto limitato nel caso del coronavirus. Occorre guardare soprattutto agli altri due canali, in Cina e sul resto dei mercati emergenti.
I due canali stanno incidendo sull’economia cinese in due modi. Primo, attraverso una crisi dell’offerta: la produzione è fortemente ridotta, in quanto meno persone vanno a lavorare per via di malattia e quarantena. Questo effetto è accompagnato da una chiusura prolungata di alcuni stabilimenti dopo il prolungamento delle ferie per il Capodanno cinese.Il secondo è una crisi della domanda. La quarantena e il “fattore paura” limitano la mobilità delle persone e conducono a una notevole e temporanea flessione delle attività e dei servizi. Riteniamo che i settori più colpiti costituiscano il 52% del PIL cinese. In particolare, i servizi che saranno danneggiati in misura maggiore rappresentano il 18% del PIL (trasporti 4,5%; vendite all’ingrosso e al dettaglio 10%; strutture ricettive 2%; intrattenimento, cultura e sport 1%).Il coronavirus è chiaramente molto simile alla SARS. Nel 2003, quest’epidemia ha causato un calo dell’1,5% del PIL reale cinese su base annua tra il primo e il secondo trimestre, mentre le vendite al dettaglio nominali hanno perso 2,3 punti percentuali. A questi dati è seguita una forte ripresa (+1,2% per il PIL e +2,8% per le vendite al dettaglio).
Un notevole impatto di breve termine dovrebbe essere seguito da una robusta ripresa. L’impatto sulla crescita globale dovrebbe essere di circa 0,15 punti percentuale. Vale la pena di sottolineare che lo slancio economico globale si stava rafforzando nel memento in cui è scoppiata l’epidemia e dovrebbe naturalmente riprendersi se l’ipotesi di una crisi transitoria si rivelerà corretta.In particolare, citiamo le seguenti tre condizioni favorevoli:
1) Un crollo delle scorte mondiali ai minimi di 7 anni fa che ha generato quattro mesi consecutivi di forte rimbalzo nei nuovi ordini di scorte; un buon indicatore anticipatore a breve termine dell’attività industriale mondiale.
2) Forti segnali di ripresa nel commercio globale. Gli ordini per l’esportazione e il ciclo tecnologico per l’esportazione sono a livelli minimi, essendo stati tra i fattori principali alla base dell’indebolimento delle esportazioni globali.
3) Politiche monetarie molto accomodanti nei mercati emergenti, con il numero netto di banche centrali che operano tagli che si attesta al 63% e azioni ai livelli massimi dalla crisi finanziaria globale. L’allentamento monetario tende a produrre effetti sull’attività per almeno otto mesi. Nel complesso, l’epidemia di coronavirus non cambia la nostra visione costruttiva sui mercati emergenti. Prevediamo ancora un aumento del divario di crescita tra i mercati emergenti e i mercati sviluppati: è stato semplicemente rimandato.

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Formazione personale sanitario

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

A seguito dell’epidemia globale di COVID-19 (Coronavirus), Newcross Healthcare – uno dei principali fornitori di personale sanitario e di supporto del Regno Unito – fornirà conoscenze essenziali e formazione al proprio staff utilizzando Docebo, leader globale nel settore delle piattaforme eLearning basate su IA. Con oltre 8.500 dipendenti in tutto il Regno Unito, Newcross metterà a disposizione del proprio personale informazioni e indicazioni pratiche sul coronavirus, garantendo la sicurezza degli operatori durante l’assistenza ai clienti e agli utenti del servizio sanitario.Data la rapida evoluzione dell’epidemia di Coronavirus, Newcross aveva bisogno di fornire una formazione clinica a tutto il suo personale nel modo più tempestivo ed efficace possibile. La collaborazione con Docebo ha permesso all’azienda di espandere il roll-out della formazione relativa alla protezione e al controllo del virus. Questo permetterà a ogni membro del personale sanitario di accedere al training necessario. In quanto azienda che opera in un settore altamente regolamentato e critico per la sicurezza, Newcross è oggi in grado di comunicare tutti gli aggiornamenti ai propri partner, ai Gruppi di Assistenza, agli organismi di regolamentazione, alle case di cura, alle case di riposo e alle strutture di accoglienza.Mark Story (Head of Learning Innovation di Newcross Healthcare) ha dichiarato: “Il nostro personale ha un ruolo fondamentale nel sistema sanitario e sociale del Regno Unito, e potrebbe essere chiamato a curare i pazienti affetti da Coronavirus. Abbiamo la responsabilità nei confronti del nostro personale di garantire una formazione aggiornata e tutto il supporto necessario per garantire la sicurezza e fornire un eccellente standard di assistenza agli utenti del servizio sanitario. L’uso di strumenti di formazione digitale come Docebo ci ha dato la possibilità di erogare training a chi ne ha più bisogno, in modo rapido, flessibile e con piena tracciabilità.”La tecnologia sta aiutando le aziende a reagire sempre più rapidamente ai cambiamenti del settore, nonché ad affrontare le problematiche inerenti la salute globale. In pochi giorni Docebo ha supportato Newcross nell’implementazione di un programma di formazione globale, consentendo al suo personale di partecipare ai corsi. Un training in presenza avrebbe comportato 900 eventi faccia a faccia e oltre 9 settimane per coinvolgere tutti gli utenti, laddove il primo caso di Coronavirus nel Regno Unito è stato segnalato il 31 gennaio (ovvero meno di sei settimane fa).
La formazione online permette alle aziende di acquisire messaggi e informazioni cruciali, aggregandole in un’unica fonte. Questo è particolarmente importante nel settore sanitario, in quanto la conformità è essenziale per far sì che il giusto personale sia impiegato nei giusti ambienti. Una formazione aziendale di tipo eLearning consente di monitorare e documentare in modo efficace il processo formativo.“L’attuale emergenza sanitaria globale del Coronavirus ha colpito duramente l’economia e la popolazione mondiale in modi che non avevamo mai sperimentato prima. Attraverso la lente del business e della formazione aziendale, ci ha anche portato a ripensare il modo in cui lavoriamo, apprendiamo e ci muoviamo,” ha dichiarato Claudio Erba, CEO di Docebo. “In questo caso, Newcross è stata in grado di rispondere rapidamente a questa sfida, e ora è pronta a fornire contenuti formativi al suo personale per far fronte ai cambiamenti relativi alla consulenza e ai requisiti normativi. La tecnologia è il catalizzatore di grandi cambiamenti, e la piattaforma eLearning Docebo ha permesso a Newcross di adottare rapidamente un nuovo modo di pensare e di apprendere.”Con l’evolversi della situazione di Covid-19, Docebo continuerà a sostenere Newcross e altre organizzazioni che hanno bisogno di supporto per affrontare questa sfida globale.

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Potenziata la rete informativa dell’Ausl Toscana Centro

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Da oggi l’Azienda Ausl Toscana Centro ha potenziato la propria rete informativa sull’emergenza Covid-19 in accordo con le ultime disposizioni ministeriali e regionali, attraverso tre canali specifici:
1) 055-545454 (tasto 1) dedicato ad informazioni di carattere generale relative all’applicazione delle recenti disposizioni normative (vedi sotto esempi di domande frequenti). Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 7.45 alle ore 18.30, il sabato dalle ore 7.45 alle ore 12.30.
2) 055-5454777 destinato esclusivamente ad informazioni di tipo sanitario per tutti coloro che hanno avuto un contatto stretto con un caso confermato. Il servizio è attivo 7 giorni su 7 dalle ore 8.00 alle ore 20.00.
3) info.covid@uslcentro.toscana.it, un indirizzo mail dedicato a cui il cittadino può scrivere per ricevere informazioni ed agevolare la sua eventuale presa in carico dal sistema sanitario.Al di fuori delle motivazioni che giustificano la segnalazione ai numeri dedicati o all’indirizzo email, l’Azienda invita a rivolgersi al proprio medico di famiglia o pediatra di libera scelta per informazioni.
L’Azienda raccomanda di restare a casa, salvo comprovate esigenze lavorative o sanitarie. Ricorda inoltre che restano valide per tutti i cittadini le regole comportamentale già ampiamente diffuse.

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Smart-working e coronavirus

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

L’emergenza coronavirus ha posto le aziende italiane di fronte alla necessità di attrezzarsi per offrire ai propri dipendenti l’opportunità di lavorare da casa. Di punto in bianco da una base di circa 570.000 persone si è passato a quasi 2 milioni di potenziali lavoratori che si sono ritrovati così alle prese con una realtà nuova, quella dello smartworking.“In realtà quello che è stato autorizzato, o meglio forzato, è il telelavoro, ovvero la possibilità di trasferire la sede lavorativa presso il domicilio del lavoratore”, precisa Simone Colombo, HR fractional ed esperto di direzione del personale in outsourcing.Secondo il consulente, “All’inizio molti hanno avuto l’impressione che si trattasse di una soluzione di breve durata e che fosse relativamente semplice organizzare le attività da remoto, ma ora che il periodo di Smartworking è stato prolungato fino al 3 aprile potremo verificare se le aziende hanno davvero adottato o stanno sviluppando la cultura dello Smartworking”. Per farlo occorre applicare parametri e chiavi di lettura precisi e oggettivi.Fino ad oggi gran parte degli accordi di Smartworking hanno previsto solo alcuni giorni la settimana e per particolari categorie. “Lavorare da remoto per 4/5 settimane consecutive metterà a dura prova le organizzazioni e i risultati attesi. In particolare le aziende dovranno prestare attenzione ad alcuni elementi critici”.
I dati forniti dall’Osservatorio sullo Smartworking del Politecnico di Milano dicono che tra i fattori critici evidenziati dai manager c’è la condivisione di informazioni (11%) all’interno del team di smartworker. Fra le altre criticità evidenziate la più frequente è la percezione di un senso di isolamento circa le dinamiche dell’ufficio (18%), seguita dal maggiore sforzo di programmazione delle attività e di gestione delle urgenze (16%). Altre difficoltà sono legate alle distrazioni esterne, come la presenza di altre persone nel luogo in cui si lavora (14%), alla necessità di frequenti interazioni di persona (13%) e alla limitata efficacia della comunicazione e della collaborazione virtuale (11%).La soluzione è quella di utilizzare tools ed applicazioni che permettano da una parte di organizzare i lavori e dall’altra un costante contatto con i colleghi. (penso ad Asana, Trello, ma anche gruppi Whatsapp, Telegram per i broadcast etc) Allo stesso tempo è fondamentale l’attività di coordinamento. Per chi lavora a distanza qualche riunione in più da remoto è utile per chiarirsi e comprendere meglio le problematiche, tenendo alto il livello di collaborazione e di appartenenza del gruppo.

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Italia bloccata: Chi lavora e chi no

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Sono circa 3 milioni (il 13,2% del totale degli occupati) i lavoratori che si sono ritrovati da un giorno all’altro a casa per via dei provvedimenti “straordinari” adottatati dal Governo nell’ultima settimana per far fronte all’emergenza sanitaria da COVID-19. Circa un milione di questi sono lavoratori autonomi, mentre 1,9 milioni dipendenti (per lo più addetti alle vendite). E mentre sono ancora tante le persone al lavoro in questi giorni per garantire servizi essenziali, 3,6 milioni (16% del totale) sono occupati in settori “a rischio chiusura”. È quanto emerge dall’analisi statistica della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Gli occupati in Italia ai tempi del Coronavirus”, che fotografa (nel diagramma 1) 23 milioni di lavoratori (5 milioni 306 mila autonomi e 17 milioni 146 mila dipendenti) che devono fare i conti con un’Italia “bloccata” da misure e provvedimenti di portata straordinaria.

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Sostegno: Ancora un anno con docenti senza specializzazione

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Gli insegnanti che conseguiranno il titolo a maggio non bastano a coprire i vuoti di organico. Anief chiede l’avvio di un percorso straordinario, in modalità telematica e a costi ridotti, riservato al personale con 24 mesi di servizio su posti di sostegno per conseguire la specializzazione e garantire il diritto all’istruzione di tutti gli alunni. Scarica la lettera inviata dal presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, al ministro Gaetano Manfredi.

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Scuola: Fino al 3 aprile si perderanno 75 milioni di ore di lezione

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Dal 24 febbraio scorso, quando è stata sospesa l’attività didattica nelle scuole delle iniziali zone rosse, fino al prossimo 3 aprile, gli studenti italiani rischiano di perdere 75 milioni di ore di lezione. Secondo le stime di Tuttoscuola, infatti, dal prossimo 15 marzo al 3 aprile 2020, il sistema scolastico nazionale perderà quasi 45 milioni di ore di lezione che andranno ad aggiungersi agli oltre 30 milioni di ore di lezione non effettuate dal 24 febbraio a tutto il prossimo 15 marzo.Diventa a questo punto fondamentale attivare nel modo più ampio possibile la formazione a distanza, soprattutto nella forma di lezioni in diretta in cui i bambini della primaria vedano e parlino con la propria maestra, e così gli studenti delle medie e delle superiori con i propri professori.Ma molti insegnanti italiani non hanno al momento le conoscenze informatiche per attivare queste lezioni, che peraltro sono piuttosto semplici e alla portata. E’ per questo che devono essere formati e assistiti al più presto.È importante che la scuola, intesa come comunità relazionale continua tra docenti e studenti, non subisca interruzioni, e che il rapporto con gli alunni e le loro famiglie sia alimentato quotidianamente. Per fortuna la diffusione di internet e degli smartphone (per i quali l’Italia non sfigura nei confronti: secondo il PewResearch Center – dati 2019 – il 71% dei cittadini italiani ne possiede uno, non lontano dal 78% della Germania o dall’80% degli USA) consente un livello e una intensità di comunicazione impensabile fino a pochi anni fa, ma mai come in questa circostanza vanno attivate e incoraggiate da parte degli insegnanti iniziative di circuitazione e di solidarietà orizzontale tra le famiglie, anche per evitare nuove forme di esclusione sociale. Obiettivi: evitare la discontinuità didattica, garantire la continuità delle relazioni tra insegnanti e studenti.Erano state 8 milioni e 280 mila le ore di lezione non effettuate in aula a tutto il 4 marzo; fino al 15 marzo prossimo non verranno svolte in aula ulteriori 23 milioni e 216 mila ore di lezione, di cui 18,5 milioni nelle scuole e negli istituti statali.Più precisamente da lunedì prossimo al 3 aprile, tra istituti statali e paritari, nelle scuole dell’infanzia non potranno essere svolte oltre 10 milioni e 140 mila ore di attività educativa; nelle scuole primarie le ore di lezione in aula che non potranno essere svolte saranno 13 milioni e 800 mila; nelle scuole secondarie di I grado verranno a mancare oltre 7 milioni e 400 mila ore di lezione; negli istituti della secondaria di II grado, tra licei, istituti tecnici e professionali non si effettueranno in aula circa 13,5 milioni di ore di lezione.Quante ore di lezione potranno essere recuperate con la didattica a distanza, per la quale il Ministero sta attivando interventi di sostegno, auspicando la massima disponibilità degli insegnanti e dei loro capi d’istituto? Non è facile saperlo. Ma considerato che negli ultimi giorni molte scuole hanno raccolto l’appello ministeriale o già si sono attivate di propria iniziativa, si può stimare che nei prossimi giorni circa un terzo delle scuole cercheranno di svolgere attività didattica on line.

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Scuola. Assistenti all’autonomia e alla comunicazione 

Posted by fidest press agency su sabato, 14 marzo 2020

Il sindacato ricorda come sia possibile il loro utilizzo nei progetti di didattica a distanza attivati dagli insegnanti di sostegno. Hanno diritto a continuare a essere retribuiti e non devono essere costretti a prendere ferie o recuperare ore. La notizia diffusa sui media di questi giorni, durante la sospensione delle attività didattiche, per gli ASACOM, che sta rimbalzando da una testata giornalistica all’altra, ha portato all’interno della categoria un grande malcontento che si accompagna alla già difficile situazione epidemica del COVID-19. Tutte le ordinanze e i DPCM di queste ultime settimane, non ultimo quello dell’8 marzo, hanno portato alla sospensione delle attività didattiche e di conseguenza alla sospensione del servizio di assistenza e al relativo mancato compenso degli operatori specializzati, siano essi in forza presso le cooperative sia come lavoratori autonomi per conto dei Comuni. Diventa fondamentale fare un po’ di chiarezza sulle figure che lavorano all’interno del mondo della scuola e in particolare sugli Assistenti all’autonomia e alla comunicazione (ASACOM).
L’assistente all’autonomia e comunicazione é quella figura professionale specializzata che realizza, unitamente ad altre figure di supporto all’alunno con disabilità, l’integrazione scolastica al fine di sviluppare le potenzialità della persona disabile nell’apprendimento, nella comunicazione, nella relazione e nella socializzazione (art. 12, comma 4 legge 104/1992). Si occupa sia degli alunni con disabilità sensoriali (sordi, ciechi e ipovedenti), sia degli alunni con disabilità psico-fisica (autismo, DSA) con un lavoro “ad personam” perché ogni individuo esprime bisogni diversi uno dall’altro. L’ASACOM si relazione con l’altra figura specifica e fondamentale individuata (art.13, legge 104/1992), cioè il docente di sostegno. Due figure diverse e complementari che capita vengano omologate. A volte, nella prassi, non è raro verificare che le ore di sostegno vengano ridotte in funzione del fatto che le rimanenti altre ore di permanenza in classe dell’alunno sono coperte dall’assistente all’autonomia e comunicazione. Si tratta di prassi assolutamente inaccettabili e inammissibili, e che non hanno alcun valore normativo (decisione n. 2018 n. 697 CGA Regione Siciliana).
Quando il Ministro propone l’assistenza domiciliare probabilmente si riferisce correttamente all’art. 16 del dlgs 66/ 2017 che però si riferisce ad alunni ospedalizzati (per cui esistono sezioni specifiche negli ospedali) oppure quando gli alunni non possono frequentare per un periodo e la scuola, su richiesta della famiglia, predispone un progetto di scuola a domicilio. In un momento di epidemia da COVID-19 e di norme, di volta in volta, sempre più restrittive immaginiamo che nessun docente accetterebbe una tale proposta, non si comprende perché debba accettarlo un ASACOM. Questi ultimi vorrebbero tutelare e garantire la tutela della salute dei ragazzi che seguono; esistono concreti rischi per cui la soluzione più responsabile e la strada da percorrere non crediamo sia questa per il personale della scuola in genere.Sempre ammettendo che le famiglie possano accettare una proposta del genere, si porrebbe in primis il problema della copertura assicurativa che rientra al momento esclusivamente per i soli locali della scuola; secondo, nella realtà all’ASACOM viene sempre ricordato che non può fare didattica, e allora com’è possibile che all’improvviso possa recarsi a domicilio per supportare l’alunno nello svolgimento dei compiti o…forse dovrebbe andare a fare il suo lavoro, cioè sviluppare autonomia (da chi? I genitori dentro casa?) o lavorare sull’inclusione (in quale gruppo?); terzo, per chi ha più incarichi significherebbe girare per più case, più famiglie, più possibilità di contagio o di contagiare. Forse dimentichiamo che gli alunni seguiti sono spesso con difese immunitarie precarie e così facendo si potrebbero creare delle condizioni di salute peggiorative diventando veicolo di contagi.

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