Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Archive for 14 aprile 2020

“Stop classes, but don’t stop learning”

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

È questo il messaggio che arriva dal MIUR nelle parole della Ministra Azzolina che ha presentato martedì il nuovo decreto sulla scuola per rispondere all’emergenza COVID-19 (La Repubblica). Stiamo vivendo la più grave emergenza educativa su scala globale del XXI secolo. Oggi sono 188 i Paesi in cui le scuole sono chiuse, e ammonta a 1.54 miliardi il numero di studenti impossibilitati ad andare a scuola a causa delle chiusure imposte dai governi dei rispettivi paesi (UNESCO). Siamo di fronte a un lockdown che riduce le possibilità di imparare per l’89% degli studenti del mondo, con il rischio che si produca un forte rallentamento nell’apprendimento, un drammatico aumento dell’abbandono scolastico e un complessivo acuirsi dei tassi di povertà educativa già elevati su scala globale (World Bank). In tutto il mondo si discute delle disuguaglianze educative che questa crisi sta generando, ma anche delle possibilità che consentono di contrastarle e di rimediare dove possibile. L’accelerazione digitale prodotta da questa situazione straordinaria può rappresentare un’occasione per innovare l’educazione, i suoi strumenti e i suoi linguaggi (World Economic Forum).In Italia come altrove la chiusura delle scuole impatta in modo diseguale le diverse fasce della popolazione. Le misure di distanziamento sociale obbligano i ragazzi a restare chiusi in casa, spesso con spazi insufficienti, scarsa connessione wifi, nessuno o pochi dispositivi digitali (New York Times). A incidere inoltre sui percorsi di apprendimento sono le competenze e il tempo libero dei rispettivi genitori. La condizione di restrizione nelle mura domestiche e l’homeschooling forzato, insomma, oltre a offrire minori occasioni di crescita se non addirittura nei casi peggiori sfociare persino in conflitti o violenze domestiche, polarizza e fa perdere contatto coi più fragili: come scrive il ricercatore sociale Stefano Laffi, rompe quel principio di fratellanza e sorellanza che è sempre stato una risorsa preziosa nei momenti di emergenza ed è ora paradossalmente vietato dal rischio di contagi (Gli Asini). Per molte famiglie un aiuto arriva dall’esterno, ossia dalla scuola che, in questo contesto, prova ad assicurare lezioni online per i propri studenti. Ma anche la didattica a distanza non è ugualmente accessibile di fronte a barriere tecnologiche che ne impediscono l’accesso. A mancare sono le connessioni internet e le dotazioni di device digitali per poter accedere alle lezioni che si svolgono su piattaforma web. Oltre 1/3 delle famiglie non possiede né un computer né un tablet (ISTAT). Per chi possiede solo un telefono, le possibilità di fruizione sono ridotte, proprio a causa della minor duttilità degli smartphone (cheFare). Le lezioni a distanza sembrano non bastare ma vanno accompagnate da una dimensione esperienziale e relazionale per dare seguito ai processi di apprendimento (Doppiozero). (fonte: Fondazione Giangiacomo Feltrinelli)

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Forme di residenzialità in semiautonomia e di cohousing per persone senza dimora

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Roma. Il modello di coabitazione promosso dall’Amministrazione Capitolina mira al raggiungimento dell’autonomia degli ospiti, rappresentando per ciascuno non solo un ambiente di accoglienza ma anche di condivisione di compiti e impegni quotidiani, confronto emotivo ed esperienziale, senso di appartenenza ad un gruppo e stimolo verso un percorso di progressivo recupero e integrazione sociale. Inoltre, questo modello determina una gestione meno onerosa rispetto alle strutture di accoglienza già in essere per le persone senza dimora.“La casa non rappresenta solo uno spazio fisico, ma anche e soprattutto un luogo di opportunità. La condivisione e il senso di appartenenza a una comunità, infatti, sono fattori molto potenti: stimolano i singoli in modo attivo, partecipe, influiscono sulla strutturazione dell’identità e possono rappresentare il motore che alimenta un desiderio di riscatto sociale e di valorizzazione delle proprie capacità e potenzialità. Nessuno deve rimanere indietro”, dichiara l’assessore alla Persona, Scuola e Comunità Solidale di Roma Capitale Veronica Mammì.Il progetto si realizza infatti in una casa, confiscata alla criminalità organizzata o già appartenente al patrimonio di Roma Capitale, organizzata in maniera analoga a una situazione abitativa familiare, che accoglie un numero di persone adeguate agli spazi anche con figli se presenti.Tutti gli ospiti sono coinvolti, supportati da figure professionali non conviventi ma presenti in modo regolare, nella conduzione e nella gestione della vita quotidiana. Parallelamente viene attivata una progettualità personalizzata per ciascuno, con l’obiettivo, attraverso innanzitutto il reperimento di un lavoro, di arrivare gradualmente ed entro massimo due anni alla fuoriuscita dall’ospitalità temporanea e quindi alla piena autonomia.L’iniziativa rientra nell’impegno dell’Amministrazione per la predisposizione di forme alternative di residenzialità, in cui la persona senza dimora in condizione di estrema vulnerabilità e fragilità sia soggetto attivo e che favoriscano l’ottenimento e il mantenimento dell’autonomia. Il modello di riferimento è quello innovativo dell’Housing First, ovvero “prima la casa”, per il contrasto alla grave marginalità sociale, basato sull’inserimento di persone senza dimora in singoli appartamenti indipendenti, allo scopo di favorirne uno stato di benessere dignitoso e forme di reintegrazione sociale.“Le persone che si trovano in condizioni di estrema vulnerabilità sono al centro della nostra azione”, sottolinea Mammì. “I servizi di ‘bassa soglia’ – spiega l’assessore -, che rispondono alle situazioni di emergenza, accoglienza e assistenza, sono una parte fondamentale dei nostri servizi ma non possono essere l’unica risposta. L’obiettivo finale deve essere infatti quello dell’emancipazione e del raggiungimento dell’autonomia da parte delle persone in difficoltà. In questo senso, l’approvazione delle Linee guida per la realizzazione di forme di residenzialità in semi autonomia e di cohousing per persone senza dimora rappresenta un risultato importante, che potenzierà questo processo fondamentale”.

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Vignali (Maeci): Difendiamo gli emigrati dalla crisi

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Assistenza agli italiani bloccati all’estero che hanno urgenza di rientrare e sostegno a chi da tempo vive fuori dai confini nazionali ma che si trova ora in difficoltà. La tutela dei nostri connazionali sparsi per il mondo è da sempre al centro dell’azione del ministero degli Affari esteri, ma ora – causa emergenza Coronavirus – l’attenzione è ancora più alta. “Tutta la rete consolare italiana è fortemente impegnata, in questo momento, nelle operazioni di assistenza agli italiani che hanno necessità e urgenza di tornare in Italia”, afferma a 9colonne Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli Italiani all’estero della Farnesina. Una rete consolare che “dà informazioni e coordina, in seno al ministero, gli imbarchi e la preparazione dei voli, si occupa di fornire ogni indicazione utile ai tanti connazionali”, prosegue Vignali ricordando che “ai 6 milioni di iscritti negli schedari consolari si aggiungono decine di migliaia di studenti, lavoratori temporanei, turisti, che hanno bisogno di assistenza”. Questo comporta un impegno importante di tutta la rete del ministero degli Esteri, “aperta costantemente alle richieste degli italiani nel mondo: le segue e, anche se non immediatamente, riesce a risolverle tutte”.
RIMPATRI – Per poter rientrare in Italia “la condizione fondamentale è quella di uno stato di necessità e di urgenza legato in particolare a motivi di lavoro o di salute – spiega il direttore generale per gli Italiani all’estero -. Situazioni che hanno bisogno di un’autocertificazione da parte dell’interessato e che devono essere particolarmente stringenti. Ci devono essere condizioni legate, ad esempio, alla perdita del lavoro, quindi alla mancanza di mezzi di sussistenza all’estero, o motivi di salute non legate all’epidemia e che richiedono cure mediche in Italia”. Vignali ricorda poi che “chi torna deve stare in isolamento, avvertendo le autorità sanitarie, per almeno due settimane, anche se non ha nessun sintomo e se non ha avuto nessun ‘rapporto’ con il virus”.
IL RUOLO DEI COMITES – Ad aiutare la direzione generale in questa attività di sostegno e assistenza, c’è la rappresentanza italiana all’estero, una rete preziosa attiva sui territori. “Continuiamo a tenerci strettamente in contatto con l’associazionismo italiano nel mondo, in particolare con i Comites – sottolinea Vignali – che possono avere un ruolo di raccordo con gli italiani, possono aiutarci a veicolare le iniziative di sostegno alla Protezione civile italiana, agli ospedali e agli enti di ricerca come il Sacco di Milano o lo Spallanzani di Roma, e possono anche fornire assistenza ai nostri connazionali”. In questo senso la direzione generale per gli Italiani all’estero della Farnesina è pronta “a sostenere i Comites, anche finanziariamente, laddove ci fossero iniziative di assistenza che ci vogliono proporre”.
ASSITENZA SUL TERRITORIO – L’attività del ministero degli Esteri, in questo particolare momento di crisi, si sviluppa su due linee principali: “L’assistenza agli italiani, in particolare a chi è temporaneamente all’estero e che chiede di tornare, e il reperimento, attraverso la sua rete diplomatico-consolare, di dispositivi sanitari, come ventilatori e mascherine”, continua Vignali. E mentre l’Unità di crisi “si occupa soprattutto dei rimpatri”, la direzione generale per gli Italiani all’estero “segue più da vicino la situazione dei connazionali che rimangono all’estero e che hanno bisogno di servizi da parte della rete consolare, che devono continuare a essere forniti, di assistenza e di emergenza, in particolare per gli indigenti e per chi ha perso il lavoro”. “Servizi di prossimità che la rete diplomatica continua a dare e per i quali la nostra direzione generale svolge una funzione importante di coordinamento”, continua Vignali.
ORGOGLIOSI DEI NOSTRI EMIGRATI – Dalle nostre comunità nel mondo continuano ad arrivare iniziative di solidarietà rivolte all’Italia, a testimonianza di quel filo che da sempre lega gli emigrati italiani al loro Paese d’origine. “I nostri connazionali all’estero non hanno mai fatto mancare, in nessun momento, il sostegno all’Italia, lo stanno facendo anche ora con iniziative di solidarietà – sottolinea Vignali”. Da un lato, quindi, “la solidarietà degli italiani all’estero verso il nostro Paese” e dall’altro “l’attività del ministero degli Esteri per gli italiani in difficoltà”. Ma non c’è solo la solidarietà a far sentire l’Italia orgogliosa delle sue comunità nel mondo: “Ci sono tanti italiani nel mondo che ricoprono ruoli a livello politico, amministrativo, economico e del mondo accademico: in questo momento sono al centro della ricerca per sconfiggere il virus e questo è un ulteriore motivo di orgoglio per il nostro Paese”, conclude Vignali.

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Artigiani sul lastrico. Konsumer: “Pane si, pastiere no. Discriminazione senza criterio”

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Le misure anti contagio Covid-19 adottate in questo periodo, hanno creato un danno milionario lasciando più di 100mila addetti del comparto alimentare senza lavoro. Obblighi che hanno determinato discriminazioni tra gli artigiani del settore alimentare e quelli del settore della panificazione. A difesa di artigiani e consumatori si è schierata la Konsumer. Carlo Pileri, Portavoce nazionale dell’Associazione, sul caso ha dichiarato: “Chiudere pasticcerie e pizzerie a taglio non serve a salvare dal coronavirus, ma crea una inspiegabile disparità di trattamento con lavorazioni artigiane analoghe come i forni. Il danno non è solo per gli addetti del settore (circa 70.000 per le pasticcerie, 50.000 circa per le pizzerie a taglio) ma soprattutto per i consumatori costretti a dover acquistare solo nella grande distribuzione prodotti prevalentemente industriali. La creazione di un oligopolio di vendita al dettaglio dovrebbe chiamare in causa l’antitrust per valutare se le motivazioni sanitarie effettivamente sussistono per chiudere le pasticcerie o se non fossero sufficienti garanzie di accesso di un cliente per volta come avviene per i forni e per altri esercizi commerciali. A Pasqua questa discriminazione è ancora più forte ed iniqua, peraltro molto sofferta anche dai cittadini che, già preoccupati per la diffusione del virus, non possono nemmeno consolarsi con il ‘comfort food’. È infatti noto il potere di molti alimenti di alleviare dispiaceri e nostalgie, soddisfacendo un bisogno emotivo. Perché dunque non rassicurare, in questo momento di profonda tristezza, esercenti e consumatori con una pastiera artigianale che riporta alla mente storia e tradizione?”
Ufficio Stampa Konsumer Nazionale

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Dentisti aspettino ad acquistare dispositivi per sanificazione studi

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

“Bisogna fare attenzione a chi in questo momento sta cercando di vendere a studi medici e odontoiatrici dispositivi per la sanificazione degli ambienti, come per esempio i vaporizzatori, soprattutto all’ozono, oppure apparecchiature a pressione negativa. Voglio ricordare ai colleghi che tale strumentazione non e’ ancora stata validata dal ministero della Salute”. Cosi’ il presidente della Commissione Albo Odontoiatri di Roma, Brunello Pollifrone. “Dobbiamo aspettare i nuovi protocolli di sanificazione per gli studi odontoiatrici, che sono gia’ in fase di elaborazione. C’e’ una commissione ad hoc per questo e a breve invieremo le nuove linee guida”. Infine Pollifrone sottolinea come gli studi odontoiatrici sono sempre stati “dei luoghi sicuri dal punto di vista della prevenzione delle infezioni e lo resteranno anche dopo”, conclude. (fonte: agenzia dire)

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Coronavirus, Radicali: Eurogruppo, la partita si gioca sul bilancio europeo

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

“L’accordo raggiunto dall’Eurogruppo non suscita entusiasmo, ma neanche deprime. Per questo facciamo fatica a capire sia l’euforia di alcuni europeisti, sia le grida indignate dei sovranisti. La verità è che la partita è ancora tutta da giocare e saranno le decisioni del Consiglio europeo a determinare una risposta adeguata o meno. Tra le scelte dell’Eurogruppo, infatti, riteniamo che quella dirimente sarà l’attivazione o meno del fondo per la ricostruzione legato al bilancio pluriennale europeo. Qualora i capi di stato e di governo aumentassero il bilancio comunitario finanziandolo con dei titoli in comune, allora sì che avremmo fatto un passo deciso nella direzione giusta. Il sì al Mes non elettrizza, parliamo pur sempre di un prestito” dichiara Massimiliano Iervolino, Segretario di Radicali Italiani.

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Covid-19: Protocollo di cura innovativo

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Camerino. E’ nato all’interno dei laboratori Unicam, in particolare dal gruppo di ricerca coordinato dal prof. Giacomo Rossi, medico veterinario della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria dell’Ateneo camerte, una terapia che potrebbe aprire incoraggianti scenari alla cura del Coronavirus. Il prof. Rossi sta conducendo uno studio sul Coronavirus del gatto, FeCoV, nel quale da molti anni si verifica una patologia molto grave, per lo più ad esito mortale, di cui non esiste un protocollo terapeutico o un vaccino efficace/protettivo. Studiando i siti recettoriali ed il modo con il quale i coronavirus si legano alle cellule dell’ospite, il gruppo di ricerca si è accorto di una particolarità di Covid-19: il virus presenta un numero maggiore di legami con i siti di glicosilazione del recettore ACE2 cellulare (il recettore che Covid-19 utilizza per entrare nelle cellule del polmone, dell’apparato digerente e del tratto genito-urinario dell’uomo). “I siti di glicosilazione – afferma il prof. Rossi – sono delle aree in cui delle molecole di zucchero semplice si legano ad una proteina ancorata sulla membrana cellulare. In particolare, ho notato che tutti questi siti di glicosilazione sono costantemente legati all’ultimo amminoacido della proteina di membrana, che è l’aminoacido Asparagina. Da qui l’idea di utilizzare un vecchio farmaco, ben noto presso gli oncologi che lo usano nella terapia della leucemia acuta dei bambini, la L-Asparaginasi, che è un enzima che eliminando l’aminoacido Asparagina “taglia” di fatto il legame dello spike virale con il suo specifico recettore cellulare, bloccando di fatto l’infezione. Questo farmaco, unito alla già nota Clorochina che funziona bloccando l’ingresso del virus nella cellula tramite un altro meccanismo alterante il pH delle vescicole che trasportano il virus al proprio interno, e all’Eparina, che previene il danno acuto vascolare indotto dalla tempesta dell’infiammazione causata dal virus, e quindi la trombosi secondaria, copre in maniera completa infezione ed effetti dell’infezione sull’uomo”. E poiché la scienza non conosce muri e steccati ma solo ponti e collaborazioni, grazie all’interessamento di un medico marchigiano, lo studio in brevissimo tempo viene analizzato dal noto imprenditore e scienziato Francesco Bellini, laureato ad honorem Unicam, cofondatore della società canadese Biochem Pharma e presidente, tra le altre, della ViroChem Pharma, nonché membro del Consiglio di amministrazione di Montreal Heart Institute Foundation e Canada Science Technology & Innovation Council.
Dopo un attento studio ed analisi è nato il brevetto che, in tre giorni, è stato depositato negli USA (Washington DC) e che già è in fase di valutazione in vari nosocomi statunitensi e canadesi per una rapida applicazione. “Chiaramente è presto per poter dire se questa cura sarà efficace – ha dichiarato il Rettore Unicam Claudio Pettinari – ma ancora una volta sono ad esprimere grande soddisfazione, a nome dell’intera comunità universitaria, per questo ulteriore successo che conferma l’eccellenza della qualità della ricerca scientifica dell’Università di Camerino, riconosciuta anche a livello internazionale. In questa occasione la soddisfazione è ancora più grande perché abbiamo messo in campo le competenze dei nostri ricercatori per trovare soluzioni che siano a beneficio della salute pubblica mondiale. Mi complimento con il prof. Rossi, di cui apprezzo le ottime capacità di ricercatore e divulgatore. Come definito anche nel Piano Strategico di Ateneo 2018-2023, Unicam conferma l’intenzione di sostenere e sviluppare le attività dei gruppi di ricerca che operano nelle cinque Scuole di Ateneo, affinché riescano non solo ad inserirsi con più facilità nei programmi di finanziamento europei ed internazionali, ma perché producano innovazione da trasferire al mondo delle imprese e delle professioni. In questo caso la sinergia pubblico-privato ha dato subito eccellenti risultati ed ora attendiamo tutti fiduciosi l’esito della sperimentazione”.

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Coronavirus e immigrati

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

“In un’Italia colpita seriamente dal virus, dove prosegue la straziante conta dei decessi – seppur in lievissimo calo – assistiamo al diffondersi dei contagi anche tra i rifugiati ospitati nei centri d’accoglienza e Sprar, a cui si aggiungono i migranti che risiedono negli edifici occupati. Si corre il rischio di una bomba sanitaria, centinaia di immigrati fino a qualche giorno fa non controllati, non sottoposti a tampone, e strutture non presidiate con le Forze dell’Ordine costrette il più delle volte a fermarsi perché senza dispositivi di protezione individuali. Di fronte a questo scenario lascia perplessi la quasi totale assenza d’intervento del ministro dell’Interno, che incalzato in Aula dal sottoscritto su questi temi non è andato oltre la disposizioni di mere circolari. Senza parlare della chiusura tardiva dei porti, che arriva con un decreto fuori tempo massimo. Intanto la Guardia Costiera italiana questa mattina ha effettuato un trasbordo di cibo sulla Alan Kurdi, la nave umanitaria con 149 migranti soccorsi nei giorni scorsi al largo delle coste libiche, e che ora sembrerebbe diretta verso la Sicilia. Porti restino chiusi. Lamorgese faccia il ministro e non il passacarte”.E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.

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Coronavirus e svolta agroecologica

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

La crisi che attraversiamo impone una seria riflessione sul modello di agricoltura e di allevamento in grado di garantire il rispetto delle risorse naturali e di ridurre al minimo i rischi legati alla convivenza dell’uomo con gli animali – dichiara il presidente nazionale Confeuro Andrea Michele Tiso. La genesi del coronavirus non è ancora chiara, mentre gli effetti della sua diffusione sono sotto gli occhi di tutti. Sappiamo però da tempo che l’agricoltura industriale e gli allevamenti intensivi incentivano lo sviluppo di agenti patogeni negli animali, che in alcune circostanze sono trasferibili anche all’uomo. Gli stessi nomi delle malattie che si sono diffuse negli ultimi anni – aviaria, suina, mucca pazza – suonano come un monito che è rimasto finora inascoltato. L’unica strada percorribile è la conversione dell’agricoltura e degli allevamenti intensivi al biologico, seguendo cicli produttivi che proteggano l’ambiente e salvaguardino la salute dell’uomo – prosegue Tiso. Dev’essere questo l’obiettivo prioritario a livello nazionale, europeo e mondiale. Solo la fine dello sfruttamento incontrollato delle risorse promosso dall’agricoltura e dagli allevamenti intensivi può infatti assicurare prosperità all’uomo e alla terra.L’agricoltura industriale, con il massiccio ricorso ai concimi chimici, è inoltre una delle cause dell’inquinamento atmosferico che rende il nostro organismo più vulnerabile soprattutto in caso di epidemie che colpiscono l’apparato respiratorio, proprio come accade col coronavirus. Per non parlare degli allevamenti intensivi, che secondo l’Ispra sono la seconda causa di inquinamento da polveri sottili in Italia, responsabili della produzione di smog più di industria, moto e auto. Di fronte a evidenze così schiaccianti, non occorre certo attendere per sapere se il virus che ha fermato il mondo venga davvero da un pipistrello. La svolta agroecologica non è più rimandabile se non a un prezzo molto alto per le nostre economie, la nostra salute e la nostra vita quotidiana.

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Europa. Mes e quelli che cadono dal pero: Conte, Di Maio, Salvini e Meloni

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

L’argomento del contendere è il Meccanismo europeo di Stabilità (Mes) che tutti costoro hanno contribuito a varare.Vediamo.
Anno 2010-2011. Governo Berlusconi. Sostenuto da PdL e Lega. Giorgia Meloni è ministro, Matteo Salvini è deputato europeo.
Il Consiglio europeo (in rappresentanza dell’Italia c’è il ministro Tremonti) decide di varare un pacchetto di misure per preservare la stabilità finanziaria in Europa: è il Fondo europeo di stabilità finanziaria, precursore del Meccanismo europeo di stabilità (Mes).
Anno 2012. Governo Monti. Il Parlamento ratifica il Meccanismo europeo di Stabilità.
Anno 2018. Nel programma elettorale del M5S è scritto che si impegnerà a smantellare il Mes.
Anno 2018. Il Consiglio europeo decide la riforma del Mes.
Anno 2019. Governo Conte1. Sostenuto da M5S e Lega. Il Governo sottoscrive la riforma del Mes.
Anno 2020. Governo Conte2. I ministri della Economia europei (per l’Italia il ministro Gualtieri) raggiungono un accordo per l’utilizzo del Mes.
Si prevede “come unico requisito di accesso alla linea di credito… l’utilizzo delle risorse per finanziare i costi direttamente o indirettamente relativi alla Sanità, alle cure e alla prevenzione dovuti al Covid-19”. Non sono previste, quindi, condizionalità. Comunque, non è obbligatorio ricorrere al Mes.Oggi, tutti sono contrari al Meccanismo europeo di Stabilità.Una domanda sorge spontanea: dove erano, in questi anni, Di Maio, Salvini, Meloni e Conte? Sull’albero del pero? (Primo Mastrantoni, segretario Aduc)

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Scuola: Anche per il CSPI i concorsi non salveranno la scuola dalla catastrofe

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione non ha espresso solo rilievi sui concorsi abilitanti e quindi su quello riservato ai docenti della secondaria per assumere circa 24 mila docenti: nel parere del 6 aprile, il CSPI ha fatto più di osservazioni “ben più sostanziali, conseguenti alla drammatica situazione che sta attraversando il Paese per effetto dell’epidemia da “Covid-19””. Sarà quindi “essenziale permettere alle scuole di operare a pieno regime fin dal primo giorno del prossimo anno scolastico”, ma senza pensare che questo possa avvenire insistendo su procedure concorsuali dai tempi stralunghi.Marcello Pacifico (Anief): “È bene che al ministero dell’Istruzione guardino in faccia la realtà delle cose e il pericolo incombente che si sta materializzando sulla scuola: abbiano il coraggio di ammettere di avere intrapreso una strada pericolosa, quella dei concorsi, resa ancora più difficile dall’emergenza per il virus che imperversa. Giunti a questo punto, non serve più nemmeno organizzare un concorso per soli titoli. Basterebbe, piuttosto, riaprire le graduatorie di istituto, che sono già per titoli, e trasformarle in liste provinciali. Si dovrebbe poi fare altrettanto con il personale Ata, così da coprire altri 40 mila posti vacanti con le graduatorie già pronte, anche queste per titoli, da 24 mesi. Se si vuole superare la supplentite, è l’unica cosa da fare, altrimenti ci aspetta un anno scolastico terribilmente complicato e all’insegna dei ricorsi seriali”.In corrispondenza del via libera del Governo al decreto legge sulla scuola, il CSPI, consapevole che il proprio compito è consultivo e propositivo, vista la difficoltà di questo momento, in spirito di collaborazione e in forza delle competenze presenti al proprio interno, evidenzia che, in previsione della fase post-emergenziale, che non sarà meno critica dell’attuale (in l’Italia e non solo) in quanto si dovrà ricostruire quel tessuto socio-culturale che in questi ultimi mesi è messo a dura prova, ritiene che sia essenziale permettere alle scuole di operare a pieno regime fin dal primo giorno del prossimo anno scolastico.
Solo in questo modo sarà possibile, proseguono i 36 componenti del Consiglio, “programmare adeguatamente le attività didattiche e recuperare quanto non è stato possibile realizzare a seguito del lungo periodo di sospensione delle attività è poter contare immediatamente su un organico completo e su un corpo docente stabile e motivato”. Premesso questo, il CSPI non “ritiene possibile agire nei termini della programmata ordinarietà in quanto le procedure concorsuali, di cui alla legge 159/2019, pensate per tempi ordinari, non garantiscono affatto gli effetti sopra auspicati per questi tempi straordinari. Ciò sia in ragione delle criticità già sopra evidenziate, ma anche alla luce del fatto che tutte le procedure concorsuali ordinarie sono state sospese per ben 60 giorni (come disposto dal D.L. 17 marzo 2020) e che lo stato di emergenza dichiarato prevede una estensione fino al 31/7/2020”.

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Scuola: Organici dei docenti invariati, nemmeno il Coronavirus convince il Ministero a cambiare passo

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Scongiurato il taglio, da settembre, di 700 posti: il numero di insegnanti rimarrà invariato. Nell’anno scolastico 2020/21 avremo la stessa quantità di cattedre di oggi. Gli altri sindacati esultano, ma per Anief c’è poco da festeggiare. Perché i parametri di formazione delle classi rimangono immutati: fino a 29 alunni nella scuola dell’infanzia, 27 allievi alla primaria e 30 alle medie. Solo alle superiori arriva il “tetto” di 23 studenti, ma riguarderà un ristretto numero di casi. E poi ci sono più di 50 mila cattedre di sostegno che “gridano vendetta”, perché rimangono collocate in deroga, quindi non a disposizione per le immissioni in ruolo e nemmeno per i movimenti: il ministero pensa di cavarsela con il passaggio in organico di diritto di appena un migliaio di posti di didattica speciale. Non si fa così.Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “È inaccettabile iniziare l’anno scolastico con quasi 20 mila classi composte ognuna da più di 30 alunni: non sono numeri da Paese avanzato. Lo ricordiamo, in particolare, a chi governa le sorti dell’Istruzione e ai parlamentari che possono cambiare i parametri voluti più di dieci anni fa dal Governo Berlusconi-Gelmini. Quella concentrazione di alunni in un’aula è un oltraggio al diritto allo studio e ai limiti imposti dalle norme sulla sicurezza. Inoltre, come si farà in queste classi, anche da 25-26 alunni, ad assicurare le norme che nei prossimi mesi imporranno le autorità sanitarie per prevenire il sempre possibile contagio del Covid-19 e passare così alla fase 2?”.Mentre il Governo si sta impegnando per prevedere un ritorno in classe, una volta superata la fase 1 del contagio da Coronavirus, con possibile distanziamento tra alunni e la cancellazione delle classi pollaio, il ministero dell’Istruzione comunica ai sindacati che l’anno prossimo si mantiene l’attuale organico di insegnanti. Con i sindacati firmatari di contratto pure contenti. Già, perché solo il giorno prima gli era stato prospettato un calo di circa 700 cattedre: 513 posti tagliati tra gli Insegnanti Tecnico Pratici e 184 tra varie discipline della secondaria. Il calo di insegnanti era previsto dalla relazione tecnica di accompagnamento del DLgs 61/2017 sulla revisione dei percorsi degli istituti professionali.L’assurdo di quanto è avvenuto è che il calcolo di posti da insegnante da accordare è stato realizzato ancora una volta sulla base del mero numero di alunni (-73.000, a causa della riduzione del tasso demografico). All’inizio del confronto tra amministrazione e sindacati, non c’è stato alcun riferimento alla spaventosa situazione epidemiologica che avrebbe dovuto dettare legge: invece di impostare gli organici degli insegnanti sulla base della salute della popolazione, e quindi confermare in toto l’attuale composizione numerica del corpo insegnante, si è ragionato come sempre.
Ma stiamo o no parlando dei nostri giovani e delle generazioni del futuro? Come si fa a pensare che anche in questo stato, le necessità economiche vengono prima? Questo modo di pensare e di agire, ora più che mai, non è più accettabile. Come non è accettabile pensare che ai 280 mila alunni con disabilità iscritti nelle nostre scuole debbano essere ancora assegnati 50 mila docenti di sostegno con contratto fino al 30 giugno, assicurando in questo modo una didattica speciale a tempo determinato.

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Scuola: Anief, aggiorniamo le graduatorie d’istituto e le graduatorie Ata 24 mesi

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Il sindacato si è soffermato sulla necessità di riaggiornarle le graduatorie, chiedendo si non disattendere le aspettative dei docenti: “Non lasciamo migliaia di precari ancora per un anno in balia del sistema di assegnazione tramite Mad solo perché il Ministero non si adopera per una digitalizzazione del sistema” Anief non si arrende a non considera chiusa la partita, affermando che ancora c’è tempo per organizzarsi e per riaprile le graduatorie d’istituto e Ata 24 mesi. Il Decreto-Legge 8 aprile 2020, n. 22, contiene inquietanti cambiamenti in merito alle graduatorie di istituto, il cui aggiornamento era previsto per giugno 2020. Sono in tantissimi precari ad attendere questo momento, stiano essi lavorando alacremente con la didattica a distanza, studiando per i concorsi, in altri termini mandano avanti la scuola.La maggior parte lavora con contratti brevi, spesso pagati in ritardo e rinnovati di volta in volta con pochissime certezze e molti obblighi.Come Anief chiediamo di non disattendere le aspettative dei docenti, di aprire le graduatorie per le supplenze e permettere che esse vengano assegnate in maniera meritocratica, che l’insegnamento sia qualcosa in cui investire passione, tempo e formazione. Non lasciamo migliaia di precari ancora per un anno in balia del sistema di assegnazione tramite Mad solo perché il Ministero non si adopera per una digitalizzazione del sistema.Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, afferma che “confidiamo nella volontà della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, di comprendere le esigenze dei precari e di volere risolvere il problema dell’aggiornamento delle graduatori d’Istituto: ci sono ancora due mesi di tempo per organizzarsi e dare il via al rinnovo delle graduatorie già in questa primavera, come bisognerebbe fare per le graduatorie Ata 24 mesi anch’esse bloccate. In caso contrario, se la norma prevista nell’articolo 2 del decreto legge sulla scuola fosse confermata in fase di conversione, siamo pronti a ricorrere in tribunale: da oggi, stiamo raccogliendo le pre-adesioni”.

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Scuola: Precari, il rinnovo delle graduatorie d’istituto slitta al 2021

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Le graduatorie di istituto possano ancora essere riaperte. Il ministero ci ripensi. “Ogni sistema informatico – dice il presidente Anief, Marcello Pacifico a Orizzonte Scuola – non ha problemi di numeri, è un problema di scrittura, se il programma si può fare per 10.000 lo stesso programma si può fare per un milione. Non c’è motivo ostativo per non aggiornare le graduatorie di istituto e però essere in grado di gestire una nuova fascia aggiuntiva, giustificata solo dal numero dei candidati”. Il sindacalista autonomo rivendica, da subito, “un nuovo sistema di gestione delle graduatorie, che corrisponda alle esigenze del momento, quindi interamente telematico. Inoltre non è vero che non ci sono i tempi burocratici, perché l’istituzione di una fascia aggiuntiva necessita degli stessi passaggi burocratici che necessita un nuovo Regolamento delle graduatorie di istituto”. Predisposto l’apparato informatico, “si potrebbero far presentare le domande a luglio”. Pacifico contesta la tempistica individuata dal ministero per la mobilità: occorre “anticipare i tempi delle operazioni, non posticiparle al 15 settembre, come indicato nel Decreto. Esiti domande mobilità e assegnazioni provvisorie vanno concluse entro il 31 luglio, infatti l’Anief sta aiutando docenti e Ata nella presentazione della domanda, con consulenza telematica. Concluse queste operazioni – continua Pacifico -, entro il 15 agosto si potrà procedere alle immissioni in ruolo, anche con call veloce. Se ci saranno le lezioni dal 1° settembre e se l’intenzione è di evitare il balletto delle supplenze, le graduatorie di istituto dovranno essere pronte in tempi congrui e le nomine assegnate per il 1° settembre”. Il leader dell’Anief – che ha predisposto le pre-adesioni contro lo slittamento al 2021 delle graduatorie d’Istituto e una petizione on line – quindi giudica la soluzione predisposta dal Ministero “contorta”: ritiene, infatti, che l’amministrazione vuole “mettere mano a un sistema che gestisca le attuali domande di messa a disposizione, piuttosto che eliminare il grande afflusso di domande. Le Mad sono nomine fuori graduatoria e quindi senza valutazione dei titoli che una graduatoria prevede, e questo significa andare anche contro il merito. Da un lato l’obiettivo è il concorso per titoli ed esami e dall’altro si perpetua il sistema delle MAD, in cui non c’è controllo dei titoli”, conclude Pacifico.

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Scuola: Concorso straordinario per insegnanti di religione cattolica per titoli e servizio, con procedura semplificata

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Marcello Pacifico (Anief): Se la stortura non verrà sanata siamo pronti a ricorrere in tribunale; già in passato il giovane sindacato ha ottenuto dei successi dei lavoratori precari da troppi anni sfruttati dal Ministero dell’Istruzione Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) si è espresso sullo schema di decreto relativo alla “Procedura straordinaria per esami finalizzata all’accesso ai percorsi di abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado su posto comune”, evidenziando che vi sono forti limiti e criticità, nonché difficoltà inerenti alla realizzazione di tale procedura e reputa essenziale che sia consentito alle scuole di iniziare l’anno scolastico, a pieno regime, fin dal primo settembre 2020, potendo contare immediatamente su un organico completo e su un corpo docente stabile. Ne deriva che le procedure concorsuali, di cui alla legge 159/2019, pensate per tempi ordinari, necessitino di essere modificate, non solo in ragione delle criticità già prima evidenziate ma, anche, perché non sarebbe possibile completarle in tempo utile per la ripresa dell’anno scolastico.Gli IRC propongono che anche a loro venga concessa l’immissione in ruolo telematica, semplificata e a costo zero, ossia per ‘titoli e servizio’ e riservata a chi negli ultimi 8 anni ha svolto almeno 36 mesi di servizio, assegnando ai vincitori dell’unico concorso espletato nel 2004 e ai partecipanti un punteggio che tenga conto, oltre che dei titoli posseduti, di tutti gli anni di servizio. La graduatoria che si verrà a costituire sarà a esaurimento e da essa si attingerà per permettere la stabilizzazione, con contratto a T.I., degli insegnanti di religione precari, per la maggior parte già ‘stabilizzati’.“Se la stortura non verrà sanata siamo pronti a ricorrere in tribunale”, tuona Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief; infatti, “già in passato, il giovane sindacato ha ottenuto dei successi dei lavoratori precari da troppi anni sfruttati dal Ministero dell’Istruzione e ribadiamo il nostro impegno anche su tutti i tavoli di confronto e contrattazione per far sì che finalmente i docenti di Religione Cattolica, come i tanti lavoratori precari, docenti e Ata, che da anni sono impegnati con professionalità a dare piena attuazione al diritto all’Istruzione dei nostri figli, ottengano la giusta e immediata stabilizzazione e il giusto corrispettivo economico, anche per il servizio svolto durante il precariato. Non ci sono e non ci possono essere lavoratori di serie B nel sistema nazionale di istruzione ed è giunto il momento che questo sia messo nero su bianco nel contratto e nella normativa interna nel pieno rispetto della normativa e della giurisprudenza comunitaria”.

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Didattica a distanza, i docenti precari la fanno a loro spese

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Nei giorni in cui la didattica online sta diventando obbligatoria, la negazione ai docenti precari della card da 500 euro destinata solo ai colleghi di ruolo sta diventando un paradosso. Lo ricorda la stampa specializzata, evidenziando come la ‘Buona Scuola’ proprio così buona non lo è per i supplenti, “vittime di una pubblica istruzione incapace di colmare il deficit di risorse umane” e che ora chiede loro di partecipare “alla grande scommessa della didattica a distanza, tutta a loro spese”. Marcello Pacifico (Anief): “In questi giorni di emergenza Coronavirus, diventa ancora più grave l’errore del legislatore che nel comma 121 dell’art. 1 della Legge 107 del 2015 ha ‘dimenticato’ di fare accedere al bonus per l’aggiornamento professionale i supplenti, il personale Ata gli educatori: ora va sanato l’errore, perché non si può chiedere di organizzare lezioni a distanza a del personale sprovvisto dei mezzi tecnologici per farlo”. Il sindacato autonomo, per tale motivo, ha presentato un emendamento al decreto “Cura Italia”.
Agli insegnanti non ancora di ruolo viene chiesto di fare didattica a distanza anche se non sono in possesso degli strumenti tecnologici e di connessione necessari. Stiamo parlando di circa 200 mila docenti, quindi quasi un quarto del corpo insegnante italiano. Anche la stampa specializzata rileva che tanti docenti, con contratti al 30 giugno o al 31 agosto (ma anche a quelli su malattie, astensioni varie, aspettative), si sono trovati, come tutti gli altri, a non potere scegliere ma costretti ad adeguarsi a una modalità di erogazione della didattica del tutto nuova, affascinante e competitiva, in alcuni casi, ma pur sempre necessitante di strumentalità di cui non tutti dispongono”.A loro il Ministero continua a negare “la Carta del Docente, il bonus da 500 euro per ‘tutti’ gli insegnanti nato nel 2016, all’interno della legge sulla Buona Scuola”, creando in questo “un vero vulnus democratico nella scuola italiana”, per via di “uno squilibrio talmente evidente, quanto gravissimo, tra una categoria e l’altra di docenti, come se la formazione e l’accesso alle tecnologie fosse appannaggio di una parte dei docenti, e non di tutti, e peggio ancora, che il diritto all’istruzione con personale aggiornato, fosse nei fatti limitato ad alcuni studenti e non fosse garantito a tutti”.“In questo momento questa negazione” diventa “più significativa e evidente, anche in ragione della scelta definitiva operata dal ministro e dal Governo per la “didattica a distanza” come è evidente nel decreto legge 6 aprile 2020, recate misure urgenti per la scuola, che recita che “in corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione”.Ma cosa dice la legge in merito? È il Decreto Legislativo 6 settembre 2001, n. 368 a garantire la Formazione e parità di trattamento del personale, in attuazione della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato concluso dall’UNICE, dal CEEP e dal CES, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 235 del 9 ottobre 2001. L’articolo 7 è dedicato al diritto alla formazione e dice che “il lavoratore assunto con contratto a tempo determinato dovrà ricevere una formazione sufficiente ed adeguata alle caratteristiche delle mansioni oggetto del contratto, al fine di prevenire rischi specifici connessi alla esecuzione del lavoro”, nonché che “i contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi possono prevedere modalità e strumenti diretti ad agevolare l’accesso dei lavoratori a tempo determinato ad opportunità di formazione adeguata, per aumentarne la qualificazione, promuoverne la carriera e migliorarne la mobilità occupazionale”.Con un emendamento al Decreto “Cura Italia”, il sindacato Anief, alla luce di queste esigenze, ha chiesto di allargare la fruizione della Card anche ai docenti precari, assieme al personale educativo e Ata: in tal modo si potrebbe permettere loro di attuare il lavoro “agile” da casa, a beneficio della scuola e dei suoi alunni. Il sindacato spiega, tra le motivazioni, che c’è l’esigenza di una modalità di lavoro a distanza e “la necessità di non discriminare tra lavoratori a tempo determinato e a tempo indeterminato e/o tra personale docente, Ata ed educativo”. Per questi motivi, “è necessario estendere la carta docente e il relativo bonus anche alle altre categorie indicate”.

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Scuola: Graduatorie provinciali

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Considerata la situazione di “Rischio Contagio” dovuta all’emergenza sanitaria che il Paese sta vivendo, L’Anief aveva chiesto al MI la modifica circa le modalità di presentazione delle domande di aggiornamento/inserimento per quanto concerne la Graduatoria Provinciale per tutti i Profili ATA, mediante attivazione di una pagina specifica su Istanze On Line, come peraltro avviene per la scelta delle sedi nella stessa procedura. Con la nota n. 6969 del 24 Marzo 2020, il Ministero dell’Istruzione aveva sospeso l’ordinanza entro la quale gli USR potevano indire bandi con le relative modalità di presentazione entro il 10 aprile 2020, al fine di predisporre procedura on line per la presentazione delle domande.In seguito a questa nota, il sindacato si è immeritamente attivato per far cambiare idea al Ministero; infatti, non era immaginabile lasciare al palo migliaia di precari, poiché anch’essi stanno lavorando alacremente con lo Smart working da casa e precedentemente, per settimane, a causa delle incertezze dei vari DPCM, sono andati a scuola con il rischio contagio.Successivamente in data 8 Aprile 2020, nel Decreto Scuola viene annunciato il mancato aggiornamento delle graduatorie di istituto per i docenti e contemporaneamente si mette in stand by il bando per aggiornamento/inserimento delle graduatorie permanenti del personale Ata 24 mesi. Finalmente, il Ministero dell’istruzione ha preso la decisione, almeno a tutt’oggi, di comunicate agli USR quando potranno indire il relativo bando e le modalità della presentazione delle domande tramite IOL oppure SPID dopo il 15 Aprile.Il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, dichiara che “condividiamo questa scelta di buon senso, considerata la situazione di emergenza sanitaria nella quale ci troviamo e che l’obiettivo precipuo è dare la possibilità a chi rientra nei requisiti richiesti dal bando con anni di precariato alle spalle di inoltrare la domanda con più agilità”.Sarebbe il caso che, per questo aggiornamento e/o inserimento nelle graduatorie permanenti 24 mesi ATA, il MI prendesse in considerazione di rivedere la tabella valutazioni titoli dei collaboratori scolastici relativamente al riconoscimento del punteggio per il possesso di certificazioni informatiche oramai divenute indispensabili, cosa che nel profilo CS avviene esclusivamente nelle graduatorie terza fascia.Anief ritiene soddisfacente questo primo passo, che va nella direzione di evitare ulteriori spostamenti per il personale Ata che, ad oggi, continua a garantire l’apertura degli Istituti e il funzionamento amministrativo.
Considerata la situazione di “Rischio Contagio” dovuta all’emergenza sanitaria che il Paese sta vivendo, L’Anief aveva chiesto al MI la modifica circa le modalità di presentazione delle domande di aggiornamento/inserimento per quanto concerne la Graduatoria Provinciale per tutti i Profili ATA, mediante attivazione di una pagina specifica su Istanze On Line, come peraltro avviene per la scelta delle sedi nella stessa procedura. Con la nota n. 6969 del 24 Marzo 2020, il Ministero dell’Istruzione aveva sospeso l’ordinanza entro la quale gli USR potevano indire bandi con le relative modalità di presentazione entro il 10 aprile 2020, al fine di predisporre procedura on line per la presentazione delle domande.In seguito a questa nota, il sindacato si è immeritamente attivato per far cambiare idea al Ministero; infatti, non era immaginabile lasciare al palo migliaia di precari, poiché anch’essi stanno lavorando alacremente con lo Smart working da casa e precedentemente, per settimane, a causa delle incertezze dei vari DPCM, sono andati a scuola con il rischio contagio.Successivamente in data 8 Aprile 2020, nel Decreto Scuola viene annunciato il mancato aggiornamento delle graduatorie di istituto per i docenti e contemporaneamente si mette in stand by il bando per aggiornamento/inserimento delle graduatorie permanenti del personale Ata 24 mesi. Finalmente, il Ministero dell’istruzione ha preso la decisione, almeno a tutt’oggi, di comunicate agli USR quando potranno indire il relativo bando e le modalità della presentazione delle domande tramite IOL oppure SPID dopo il 15 Aprile.Il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, dichiara che “condividiamo questa scelta di buon senso, considerata la situazione di emergenza sanitaria nella quale ci troviamo e che l’obiettivo precipuo è dare la possibilità a chi rientra nei requisiti richiesti dal bando con anni di precariato alle spalle di inoltrare la domanda con più agilità”.Sarebbe il caso che, per questo aggiornamento e/o inserimento nelle graduatorie permanenti 24 mesi ATA, il MI prendesse in considerazione di rivedere la tabella valutazioni titoli dei collaboratori scolastici relativamente al riconoscimento del punteggio per il possesso di certificazioni informatiche oramai divenute indispensabili, cosa che nel profilo CS avviene esclusivamente nelle graduatorie terza fascia.Anief ritiene soddisfacente questo primo passo, che va nella direzione di evitare ulteriori spostamenti per il personale Ata che, ad oggi, continua a garantire l’apertura degli Istituti e il funzionamento amministrativo.

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Scuole luogo di aggregazione, chiuse fino al 3 maggio

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il Decreto che conferma le misure per arginare la diffusione del contagio da Covid-19 in vigore fino a lunedì prossimo: la prossima data è stata fissata direttamente al 3 di maggio 2020. Il sindacato Anief sostiene che non ha senso mettere a repentaglio la salute degli alunni, docenti e tutto il personale scolastico. Anche perché le indicazioni su come valutare scrutini ed esami sono pronte, serve ora solo la circolare applicativa del ministero dell’Istruzione.Marcello Pacifico (Anief): “Gli istituti scolastici non sono luoghi produttivi. Il loro scopo è prettamente formativo e non è possibile pensare che possano essere motivo di contagio. Per noi l’anno scolastico inteso come attività in presenza può dichiararsi concluso. D’ora in poi, è bene che al Viale Trastevere si lavori per migliorare il più possibile la didattica a distanza, sempre rispettando le vigenti norme contrattuali, evitando disparità di trattamento a causa del digital device, avallare una valutazione degli alunni condivisa dalle scuole attraverso gli organi collegiali di competenza senza però dare per scontate le ammissioni all’anno successivo, organizzare al meglio gli esami finali negli istituti superiori, adottando delle norme chiare, sulla base di quelle generali indicate nel Decreto Legge n. 22 approvato proprio per affrontare l’emergenza Coronavirus nell’ambito della scuola”.
Sino all’inizio di maggio restano confermati tutti i limiti agli spostamenti, lo stop alle attività produttive non essenziali e la chiusura delle scuole. Le indicazioni, prese dal Governo, derivano dalle indicazioni del comitato tecnico, che ha diffuso dei dati sul rischio contagio in base al lavoro svolto. I lavoratori maggiormente a rischio risultano essere coloro i quali non possono tenere una sufficiente distanza da altri individui o che stanno in luoghi affollati. Il rischio rimane alto, sintetizza la rivista Orizzonte Scuola, per tutto il comparto scolastico in particolare per alunni, docenti, personale Ata: le aule sono di fatto luogo di aggregazione.

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Udir, piena validità della didattica a distanza e contrarietà al rientro al 1° settembre

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

Vito Lo Scrudato (direzione nazionale Udir): “La didattica a distanza è una realtà ineludibile, necessaria, importante ed efficace. Chiediamo la piena formalizzazione e legittimazione della DaD da parte del Ministero. L’articolazione in modalità in videoconferenza e didattica asincrona implica che l’impegno dei docenti, in questa fase, è aumentato rispetto alle attività in presenza. La DaD persegue pienamente gli obiettivi formativi previsti dai curricula e, per questa ragione, si chiede al Ministro di riconoscerla pienamente con precise indicazioni operative e procedurali. I docenti potranno, in quest’ottica, rilevare le presenze degli alunni e la qualità della partecipazione, in altre parole potranno valutarne il profitto”In relazione all’ipotesi prevista dal Decreto Legge dell’8 aprile 2020 di rientro nelle scuola il 1°settembre per “l’eventuale integrazione e recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019\2020”, i dirigenti scolastici del sindacato Udir chiedono, in modo deciso, che le modalità e le strategie del recupero e\o integrazione a seguito dei percorsi svolti con la DaD e a conclusione dell’anno scolastico in corso debbano essere demandate esclusivamente agli organi collegiali delle singole Istituzioni Scolastiche. Non solo e non tanto per ribadire la forte valenza dell’autonomia scolastica che non può essere sospesa nella nuova a drammatica situazione sanitaria, quanto perché sanno che le scuole del nostro Paese hanno fin da subito, dall’insorgere dell’emergenza, messo in campo una nuova modalità didattica attraverso le tecnologie a distanza, realizzando così gran parte degli obiettivi formativi previsti dai curricoli, e in più suscitando negli allievi una serie di competenze aggiuntive legate all’utilizzo di strumenti nuovi in una condizione di necessita, tuttavia ricca di stimoli e soluzioni.I dirigenti di UDIR chiedono di superare l’equivoco che la DaD sia stata un’azione lasciata al volontariato e all’improvvisazione. La tentazione di interpretare questa fase professionale della scuole italiane in modo riduttivo e invalidante non tiene conto della realtà dei fatti per come si sono svolti e per come stanno proseguendo nella quotidianità.
La Didattica a Distanza è stato ed è uno dei più grandi avvenimenti didattici e formativi degli ultimi decenni nel nostro Paese, perciò non solo chiediamo che venga riconosciuta in tutta la sua validità anche formale, ma che vengano con urgenza colmati i vuoti normativi da parte del MIUR per rilanciarne l’azione dal momento che al presente non ci sono alternative!In particolare sentiamo l’esigenza di chiedere al Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, di legittimare fino in fondo con convinzione l’attuale realtà formativa, unica possibile, attraverso l’adozione di indicazioni che siano valide per tutte le Istituzioni Scolastiche. Nel dettaglio chiediamo:
● di adottare un orario delle lezioni unico e coordinato per ogni Istituzione Scolastica, nel quale una parte di esso possa essere impiegato dai docenti in lavori di somministrazione di materiali di studio nelle classi virtuali e nelle diverse modalità comunicative interattive, ovvero in DaD asincrona;
● la piena utilizzazione del registro elettronico attraverso il quale il docente possa registrare le presenze degli alunni, valutare il grado di partecipazione e di profitto degli stessi; apporre la firma sulla base dell’orario rimodulato, riportare gli argomenti svolti, ricevere un feed backdei lavori svolti dagli allievi;
● di dare legittimazione piena all’esercizio delle attribuzioni degli organi collegiali in funzione deliberante, sia per i collegi docenti, generalmente già convocati nel periodo della sospensione, in videoconferenza nelle scuole del nostro Paese, sia per i Consigli d’Istituto e per le Giunte Esecutive;
● di esercitare pienamente altresì le prerogative di elaborazione e di deliberazione dei Consigli di Classe, dei dipartimenti disciplinari e dei gruppi di progetto delle attività per l’ampliamento dell’offerta formativa;
● di rafforzare con adeguato ulteriore finanziamento la dotazione di strumenti informatici da offrire in comodato d’uso agli allievi a rischio dispersione in questa delicata fase di isolamento, fornendo anche un rimborso per le spese di connessione ad internet;
● di predisporre la presenza del pieno organico di docenti e personale Ata presso le Istituzioni Scolastiche già al 1° settembre 2020 proprio per dare efficacia alle attività di integrazione e recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019\2020.
Per quanto sopra, i dirigenti scolastici di Udir chiedono al ministro di non rimuovere la legittima attribuzione alle singole istituzioni scolastiche di determinare il calendario scolastico con rientri di massa anticipati al 1° settembre 2020, lasciando che “l’eventuale integrazione e recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019\2020” sia esclusiva competenza del Collegio dei Docenti, che ne determinerebbe tempi e modalità, sulla base delle valutazioni fatte dai Consigli di classe.

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Pandemia e diritti umani

Posted by fidest press agency su martedì, 14 aprile 2020

La pandemia impone l’adozione di provvedimenti che restringono o limitano temporaneamente diritti fondamentali (a cominciare da quello di circolazione e di riunione) al fine di contenere la diffusione del COVID19 e di tutelare “la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività” (art. 32 della Costituzione italiana).Quanto sta accadendo nell’Ungheria di Orbán dimostra che l’emergenza sanitaria può anche essere l’occasione per realizzare quella “democrazia illiberale” che è da tempo nei programmi di sovranisti e nazionalisti.In considerazione dell’obbligo di ciascun paese di assicurare il rispetto delle condizioni prescritte dal diritto internazionale in caso di stato di necessità, la Fondazione Basso, insieme ad altre realtà italiane e internazionali, ha sottoscritto la lettera che la rete “In Difesa Di – Per i diritti umani e chi li difende” ha inviato al CIDU (Comitato Interministeriale per i Diritti Umani).In essa si richiede di notificare alle Nazioni Unite le misure approvate per far fronte all’emergenza e di attivare un sistema di monitoraggio sulle deroghe ai diritti umani fondamentali.
Il nostro Paese, in quanto membro del Consiglio ONU per i diritti umani, è inoltre tenuto ad adoperarsi affinché la situazione di emergenza non sia presa a pretesto da alcuni governi per restringere o sopprimere il godimento dei diritti umani.
La Fondazione Basso, da sempre attenta al rispetto dei diritti umani e dei popoli, è impegnata alla massima vigilanza a difesa dei diritti e della democrazia. “Siamo tutti sulla stessa barca” si sente ripetere spesso in queste settimane. È una metafora efficace sia per indicare che viviamo tutti su un pianeta da curare e manutenere molto più di quanto (non) abbiamo fatto finora, sia per contrastare gli egoismi nazionalisti e le cecità sovraniste che la paura e l’impotenza alimentano ed amplificano, con danni ulteriori e spesso irreparabili alla “stessa barca”. Tuttavia si tratta di una metafora che nasconde molti problemi. Non sempre la barca è proprio la stessa (c’è una bella differenza tra un gommone e uno yacht) e comunque, quando si attraversa una tempesta, chi è al coperto in cabina è in una situazione ben diversa da chi è seduto sul bordo della barca. Vi segnaliamo l’articolo “Il Covid-19 e le disuguaglianze economiche” pubblicato sulla rivista Questione Giustizia del prof. Maurizio Franzini, ordinario di Politica economica alla “Sapienza”, che analizza con rigore intellettuale e passione civile l’incidenza della attuale pandemia sulle situazioni concrete di disuguaglianza, che già gravavano su una parte non trascurabile della nostra società e che la crisi sanitaria e economica aggraverà senza una una profonda revisione critica delle scelte di fondo finora adottate in Italia, in Europa e nel mondo. (by Franco Ippolito – fonte: Fondazione Lelio e Lisli Basso – ONLUS)

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