Con il superamento della fase critica dell’emergenza coronavirus si spera di poter rilanciare in qualche modo il settore turistico italiano. Di certo quando si tornerà a viaggiare lo si farà rimanendo entro i nostri confini, sarà l’occasione per scoprire paesi, borghi, tradizioni e la bellezza della nostra identità.Per promuovere e far conoscere l’incantevole terra siciliana la Pro Loco di Caltanissetta e la Uno@Uno hanno promosso l’iniziativa Taste&Win #AdessoRestoaCasa. Dopo…andrò in Sicilia che ha messo in palio ben 32 soggiorni gratuiti nell’isola.
A pochi giorni dal lancio i partecipanti sono quasi diecimila ma i numeri sembrano destinati a crescere considerando che l’iniziativa si concluderà il 25 luglio prossimo.Per tutti quanti il sogno di poter vincere uno dei trentadue soggiorni in palio dalle strutture ricettive siciliane di diverse località grazie all’adesione di numerose strutture alberghiere, alberghi diffusi e B&B siciliani, con il patrocinio del Comune di Agrigento, Montalbano Elicona, Avola Montedoro ed altri, un occasione unica per fruire gratuitamente il cuore di Sicilia ancora poco conosciuto ma ricco di storia e paesaggi sorprendenti conoscere Palermo, Agrigento- grazie all’adesione all’iniziativa del Distretto Valle dei Templi – Siracusa, Avola, Noto, Catania e la Riviera dei Ciclopi, Taormina, Marsala, Noto, Favignana Marsala ed ancora soggiorni in borghi meravigliosi come Montalbano Elicona, Sambuca (eletti Borghi dei Borghi d’Italia) e Castiglione di Sicilia nel cuore del Parco dell’Etna, Gallodoro delizioso borgo nel messinese, Caccamo e Mussomeli con i loro magnifici castelli, visitare gratuitamente i parchi archeologici di Taormina e Siracusa, Isola Bella il Castello Maniace grazie anche ai biglietti offerti da Aditus. Questi appunto i luoghi dell’esperienze che gli estratti dell’8 Agosto 2020 vivranno. Sessanta quattro vincitori esploreranno questi luoghi e diventeranno messaggeri del territorio. Una vacanza che li coinvolgerà in una accoglienza raffinata che non dimenticheranno.Il ricordo della Sicilia resterà nelle loro menti e nel loro cuore, e la loro esperienza li spingerà a coinvolgere i loro amici e conoscenti, facendo nascere in loro la curiosità di emularli.Un metodo semplice e concreto di promuovere il territorio. Un modo di ripartire con entusiasmo dopo un periodo di particolare sofferenza del settore turistico.
Partecipare è semplice basta collegarsi all’indirizzo http://www.adessorestoacasa.it registrarsi e sperare di essere uno dei fortunati vincitori.
Archive for 23 aprile 2020
AdessoRestoaCasa. Dopo…andrò in Sicilia: 32 i soggiorni gratuiti nell’isola
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
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Unc: multe su obbligo mascherine? Solo se distribuite gratuitamente a tutti
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
“In relazione alla ventilata ipotesi di obbligare gli italiani ad usare mascherine per uscire di casa o prendere i mezzi pubblici e di multarli se non la utilizzano, sia chiaro che tale previsione potrebbe essere adottata solo dopo una distribuzione capillare e gratuita da parte dello Stato a tutte le famiglie” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Al di là del fatto che dovrebbero spiegarci perché nella fase 1, ben più grave della fase 2, hanno continuato a dirci di usare la mascherina, come riportato ancora oggi sul sito del ministero della Salute, “solo se sospetti di essere malato o se presti assistenza a persone malate”, il punto è che le mascherine o sono introvabili, come le ffp3, o si trovano a prezzi esagerati insostenibili” aggiunge Dona.
“Anche per questo vanno distribuite gratuitamente dallo Stato, almeno nella fase iniziale. Se poi la necessità del loro utilizzo dovesse perdurare nel tempo, una volta garantita una produzione ed una distribuzione sufficiente per tutti, non basterebbe fissare un prezzo massimo, ma bisognerebbe tornare ai prezzi amministrati, con un prezzo esente da Iva e fissato dallo Stato. Lo stesso dovrebbe valere per disinfettanti e guanti” conclude Dona.
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COVID-19: Save the Children, paura per i primi casi nel nord-est della Siria
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
I focolai coinvolgerebbero migliaia di bambini già fortemente provati da 10 anni di conflitto. “Speriamo disperatamente che questi primi casi di COVID-19 nel nord-est della Siria, possano essere contenuti o avremo conseguenze inimmaginabili” lo ha dichiarato oggi Sonia Khush, Direttrice dell’emergenza in Siria di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio garantire loro un futuro.”Nel nord-est del Paese, sono disponibili meno di 30 letti per la terapia intensiva, solo dieci ventilatori per adulti e un ventilatore pediatrico. Questa carenza, rende fondamentale la prevenzione, ma come si possono lavare le mani spesso nei campi e nelle città dove i rifornimenti idrici non arrivano regolarmente? Come può una persona socializzare a distanza in rifugi che un tempo erano delle scuole e che oggi sono fortemente sovraffollati?” ha proseguito Sonia Khush.”Il conflitto in Siria è ormai entrato nel suo decimo anno. I bambini soffrono di malnutrizione cronica e spesso non sono stati vaccinati contro le malattie. Molti di loro hanno perso le proprie famiglie. Il sistema sanitario è fortemente ridotto. Gli operatori umanitari devono avere la possibilità di raggiungere le comunità in modo da fare tutto il possibile per rallentare il propagarsi dell’infezione, mantenendo le misure di distanziamento sociale, fornendo istruzione a distanza e distribuendo sapone e altri articoli per l’igiene personale. Le famiglie nel nord-est della Siria hanno già vissuto sulla propria pelle tragedie inimmaginabili, dobbiamo agire ora per dare loro i mezzi più efficaci per combattere il coronavirus” ha concluso Sonia Khush.
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Aggressioni tra le mura domestiche
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
Quando le porte di casa restano chiuse, le conseguenze più gravi le paga chi è costretto a convivere con il proprio aguzzino, donne e bambini ostaggi di uomini violenti. È ancora presto per avere dati strutturati, ma quel che si teme è che le misure di distanziamento sociale imposte dalla pandemia di Covid-19 siano all’origine di un deciso aumento delle violenze tra le mura domestiche.Chi ci è passato prima di noi, la Cina, ora ha dei numeri per dimostrarlo. Nello Hubei i dati parlano di un raddoppio degli abusi tra le mura di casa dall’inizio della quarantena. Secondo fonti locali, nel solo mese di febbraio la stazione di polizia nella contea di Jianli ha ricevuto 162 segnalazioni di violenze domestiche, il triplo dei 47 casi denunciati nello stesso mese del 2019. Il fenomeno è talmente preoccupante che anche Papa Francesco, nei giorni scorsi, ha sentito la necessità di riportare l’attenzione su di esso, mentre 21 leader mondiali, riuniti nella Global Partnership “End Violence Against Children”, hanno chiesto pubblicamente uno sforzo collettivo e urgente a contrasto della violenza domestica nell’emergenza della pandemia da Covid-19. La quarantena infatti non può che peggiorare la condizione di donne e bambini costretti a convivere con un uomo aggressivo, non solo per la convivenza continua e forzata, ma anche perché l’ansia del momento, la paura del futuro, la crisi economica che l’epidemia sta inasprendo sono ulteriori detonatori della violenza tra le mura di casa. Ad aggravare la situazione, la maggior parte dei centri anti-violenza in Italia ha dovuto limitare i servizi: solo colloqui telefonici, nessun incontro di persona, nessun nuovo ingresso, anche se l’ultimo Decreto dice testualmente che “Le donne vittime di violenza e stalking non devono sentirsi sole e possono chiamare per aiuto e assistenza il numero gratuito 1522, attivo 24 h su 24. Inoltre gli episodi di violenza determinano una situazione di “necessità” che autorizza lo spostamento delle donne per raggiungere il centro antiviolenza, come previsto dal decreto dell’11 marzo”. SOS Villaggi dei Bambini è da anni in prima linea e anche davanti a questa emergenza sanitaria è attiva per offrire sostegno alle donne vittime di maltrattamenti, abusi e violenze, e ai loro figli. Sono le donne sostenute dal Programma Mamma e Bambino, che nel 2019 ha accolto 60 nuclei per un totale di 145 mamme e bambini. Il Programma mira a mettere in sicurezza madri e figli, evitando loro una separazione drammatica e traumatica specie in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Il progetto si concretizza all’interno dei Villaggi SOS in Italia e nel Programma di affido familiare interculturale di Torino e prevede numerose attività per il rafforzamento delle capacità genitoriali, dal supporto psicoterapeutico alla mediazione familiare, dal sostegno al ruolo genitoriale ai percorsi di formazione, lavoro e autonomia abitativa, mentre per i più piccoli si concentra su attività di protezione e cura, nonché di supporto psicologico perché il bambino torni a riacquisire la dimensione di spensieratezza a cui ha diritto.
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Il lavoro cambierà per oltre 6 mln di lavoratori di prossimità
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
Sono 6 milioni 145 mila i lavoratori di “prossimità” in Italia – camerieri, commessi, operatori sanitari e infermieri, parrucchieri ed estetiste – che per svolgere le proprie mansioni necessitano del contatto diretto, in alcuni casi fisico, con il pubblico. Si tratta di una quota importante dell’occupazione italiana (il 26,5%) concentrata maggiormente nel Nord Italia (48,7%) che, man mano che il lockdown inizierà ad alleggerirsi, si troverà a modificare il proprio stile di lavoro. Non solo mascherine e guanti, obbligatori per tutti, ma anche dispositivi specifici di protezione e una riorganizzazione dell’attività per garantire quel distanziamento sociale destinato ad accompagnarci ancora per i prossimi mesi. È la fotografia scattata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro nell’indagine “Come cambieranno le professioni di prossimità” contenente una classifica dei lavoratori maggiormente esposti al contagio e più bisognosi di tutele per la Fase 2.
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Federalisti per unione fiscale europea
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
“Tra chi lavora per distruggere e chi piange sul latte versato scegliamo di sostenere le iniziative che hanno l’ambizione di costruire una nuova e vera Europa, e per questo sottoscriviamo la proposta dei Federalisti europei: l’Italia si prenda l’onore e l’onere di un’iniziativa politica, proponendo una revisione mirata dei Trattati per creare una competenza fiscale a livello europeo”. Così la senatrice Tatjana Rojc e la deputata Debora Serracchiani, entrambe del Pd, rispondendo positivamente alle proposte contenute in un Memorandum del Movimento Federalista Europeo, preparato per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del Consiglio europeo di giovedì. Per le parlamentari “è inevitabile affrontare l’emergenza con gli strumenti a disposizione, ma condivido l’approccio federalista che chiede per il momento successivo un grande Piano europeo per la ricostruzione. Questo Piano richiede una linea di bilancio federale, alimentata da tasse europee decise dal Parlamento europeo invece che da 27 Stati membri divisi, che è il punto qualificante della proposta dei Federalisti”. “Sia chiaro, non ‘piu tasse’ ma – precisano le esponenti dem – una base di fiscalità europea per permettere un’emissione di debito comune con cui sostenere le spese affrontate dai Paesi per affrontare l’emergenza del coronavirus”.
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Donne e bambine in fuga o apolidi a rischio più elevato durante la pandemia da coronavirus
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
Il COVID-19 non sta solamente mietendo vittime e stravolgendo la vita delle comunità di tutto il mondo, ma sta anche comportando enormi rischi per la protezione di donne e bambine costrette a fuggire dalle proprie case, ha affermato oggi Gillian Triggs, Assistente Alto Commissario per la Protezione dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
“In questo momento storico segnato dalla pandemia, è necessario assicurare con urgenza la protezione di donne e bambine rifugiate, sfollate e apolidi, essendo tra le persone più a rischio. È necessario sbarrare le porte agli aggressori e non risparmiare alcuno sforzo per assicurare assistenza alle donne sopravvissute ad abusi e violenze”, ha dichiarato Gillian Triggs.Le politiche di isolamento, confinamento e quarantena adottate in tutto il mondo in risposta alla pandemia hanno portato a una restrizione della libertà di circolazione, una riduzione delle interazioni tra comunità, la chiusura dei servizi e a un peggioramento delle condizioni socioeconomiche. Questi fattori stanno facendo aumentare significativamente i rischi di violenze nei rapporti di coppia. “Alcune possono ritrovarsi confinate all’interno dei propri alloggi o delle proprie case, intrappolate coi propri aggressori senza alcun opportunità di prenderne le distanze o di chiedere aiuto”.“Altre, comprese quante sono prive di documenti di identità o che hanno perso i propri precari mezzi di sostentamento a seguito dei devastanti effetti economici inflitti dal COVID-19, possono ritrovarsi costrette a prostituirsi per sopravvivere o a contrarre matrimoni precoci imposti dalle famiglie. In casa, molte donne si stanno inoltre facendo carico di responsabilità sempre maggiori prendendosi cura dei propri familiari”.Per coloro che sono sopravvissute a violenza o che vi sono esposte, le conseguenze del COVID-19 comportano anche un accesso limitato a servizi di assistenza vitali, quali quelli di sostegno psicosociale, sanitari e di sicurezza. A causa delle restrizioni imposte alla mobilità e delle misure di contenimento del virus, diventa più difficile accedere agli aiuti, senza dimenticare che alcuni servizi, tra i quali l’accoglienza in centri sicuri, sono stati temporaneamente sospesi, riconvertiti o chiusi.“Tutta la rete di unità dell’UNHCR incaricate della protezione è in elevato stato di allerta a livello mondiale. Ove possibile, stiamo adeguando al nuovo contesto i nostri programmi salvavita per donne e bambine vittime di violenza. In alcune località sono ora gestiti da remoto da assistenti sociali col sostegno di reti comunitarie di volontari adeguatamente formati”, ha affermato Gillian Triggs.Le donne sfollate sono esse stesse coinvolte in prima linea nelle operazioni di risposta, comunicando alle proprie comunità informazioni in merito al rischio di violenze e alle misure di prevenzione e protezione sanitaria. Inoltre, aiutano le sopravvissute ad accedere ai servizi di assistenza specializzata disponibili.L’UNHCR sta assicurando, inoltre, assistenza d’emergenza in denaro contante alle donne a rischio e a quante sopravvissute. Si tratta di un’azione coordinata tra tutti gli attori umanitari al fine di attenuare i rischi di violenza sessuale e di genere nei contesti in cui sono implementate le operazioni, tra cui quella di risposta di emergenza alla crisi sanitaria. “Per preservare la vita di ogni individuo e garantirne i diritti, i governi, insieme agli attori umanitari, devono assicurare che, nella definizione dei piani nazionali di prevenzione, risposta e ripresa dagli effetti del COVID-19, terranno in considerazione i crescenti rischi di violenza a cui sono esposte donne sfollate e apolidi”, ha dichiarato Gillian Triggs.Ciò vuol dire assicurare che i servizi vitali destinati a persone sopravvissute a violenza sessuale e di genere siano considerati essenziali e che tutte coloro che sono costrette alla fuga possano accedervi. Tra i servizi vi sono quelli di assistenza sanitaria e di sicurezza, sostegno psicosociale e centri di accoglienza sicuri. Anche il diritto di accesso alla giustizia deve essere garantito.
Considerato l’aggravarsi delle condizioni socioeconomiche a cui stanno facendo fronte molti Paesi che accolgono rifugiati, il sostegno dei donatori sarà fondamentale per mantenere le operazioni che assicurano i servizi essenziali di prevenzione e risposta alla violenza sessuale e di genere, compresi quelli forniti dalle organizzazioni locali gestite da donne.“Tutte le donne e tutte le bambine hanno diritto di vivere una vita libera da qualunque forma di violenza. Restiamo al fianco delle donne e delle bambine in fuga o apolidi, ribadiamo il messaggio del Segretario Generale ed esortiamo tutti i governi a dare priorità alla sicurezza di donne e bambine nella risposta alla pandemia”.
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All’Università di Parma si potranno svolgere tirocini curricolari a distanza
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
L’Università di Parma ha stabilito di estendere a tutti gli studenti la possibilità di proseguire o svolgere con modalità a distanza (smart working) le attività di tirocinio (interno, esterno o in mobilità) previste dal proprio progetto formativo.In questo modo si è cercato di andare incontro alle necessità segnalate da numerosi studenti, che avranno quindi la possibilità di concludere il proprio percorso di studi, conseguendo il titolo nei tempi previsti o acquisendo i crediti necessari per l’ottenimento della borsa di studio.I tirocini curricolari sono infatti attività previste nel manifesto degli studi di molti corsi di laurea, di laurea magistrale o di laurea magistrale a ciclo unico, in quanto indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi formativi previsti. Tali tirocini,ad eccezione di quelli delle professioni sanitarie, erano stati sospesi dallo scorso marzo a causa dell’emergenza sanitaria.L’Ateneo ha inoltre stabilito la possibilità di modificare il tirocinio “non ostativo” (cioè il tirocinio non svolto obbligatoriamente presso strutture esterne ai fini del raggiungimento del titolo di studio) da da pratico a teorico, previa valutazione del Docente Tutor Universitario e, in caso di tirocinio esterno, anche dell’Azienda/Ente, al fine di verificare la possibilità di un affiancamento in modalità telematica da parte del tutor aziendale. Un’altra alternativa, in particolare per gli studenti che devono conseguire l’idoneità per accedere all’esame finale o per acquisire i crediti necessari per il conseguimento della borsa di studio, è quella di optare per un tirocinio interno all’Ateneo (con attivazione del relativo progetto formativo e nel rispetto degli obiettivi formativi) in sostituzione del tirocinio esterno o in mobilità, previa valutazione del Docente Tutor Universitario.Infine, qualora nessuna delle opzioni indicate fosse percorribile, il Docente Tutor Universitario potrà valutare una modalità alternativa, sempre a distanza, per recuperare le ore di tirocinio mancanti, in modo da consentire l’accesso all’esame finale o l’acquisizione dei crediti necessari per l’ottenimento della borsa di studio.Tutte le info dell’Università di Parma sul Coronavirus sono costantemente aggiornate alla pagina dedicata sul sito web di Ateneo (https://www.unipr.it/coronavirus).
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World Earth Day
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
E’ la giornata mondiale istituita nel 1970 per celebrare la Terra e salvaguardare le risorse del pianeta. Festeggia quest’anno il suo 50° anniversario. Mai come quest’anno il tema è particolarmente sentito: il lockdown forzato per un quarto della popolazione mondiale colpita dall’emergenza Coronavirus, ha consentito alla natura di riprendersi i propri spazi, dimostrando quanto i nostri comportamenti influiscono sull’ambiente.In occasione di questa ricorrenza, Houzz – la piattaforma online leader mondiale nella ristrutturazione – suggerisce cinque soluzioni per rendere le nostre abitazioni più sostenibili, basandosi su tendenze e progetti osservati all’interno della propria community. Come adottare quindi semplici accorgimenti e nuove abitudini, che possano contribuire alla salvaguardia del Pianeta?
Interpreta il vintage: un modello economico, cosiddetto circolare, che fa del recupero e della reinterpretazione – e non della produzione ex novo – il trend da seguire.Acquistare legno certificato: è sicuramente d’obbligo arredare casa con materiali naturali. A questo proposito è però bene verificare che vi sia la certificazione FSC (Forest Stewardship Council), a conferma che il legname provenga da foreste gestite responsabilmente.
Tessuti alternativi: Privilegiare materiali in fibre innovative e sostenibili, al fine di evitare l’esaurimento delle materie prime e la produzione di enormi quantità di rifiuti. Un esempio? Un particolare filato derivante dai resti delle arance utilizzate per la spremitura.
Flusso d’acqua regolabile: I soffioni per la doccia da privilegiare sono quelli in grado di ridurre lo spreco d’acqua. Consumano in genere 2 litri di acqua al minuto, contro i 6 dei soffioni meno recenti.
Ossigeno ai tuoi ambienti: Arreda con le piante! Purificano l’aria, contrastano l’umidità, donano benessere e rendono gli ambienti più eleganti ed accoglienti, ossigenandoli.
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Valutare il possibile trattamento dell’infezione da Coronavirus con la colchicina
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
È questo l’obiettivo primario che si pone il nuovo protocollo di studio “COLVID-19”. Il progetto è promosso dalla Sezione di Reumatologia del Dipartimento di Medicina dell’Università di Perugia e realizzato sotto l’egida della SIR (Società Italiana di Reumatologia, che finanzia anche la ricerca), della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO). L’obiettivo è reclutare 308 pazienti ospedalizzati, colpiti da COVID-19, per i quali però non è ancora necessario il trattamento in terapia intensiva. “La colchicina è un vecchio farmaco che da molti anni utilizziamo contro alcune patologie infiammatorie acute, come gotta e pseudogotta, e altre forme infiammatorie croniche – afferma il prof. Roberto Gerli, Presidente Eletto di SIR e uno dei Principal Investigators dello studio -. Presenta delle peculiarità e delle potenzialità estremamente interessanti. Il farmaco può avere un’azione antivirale, ma contemporaneamente è in grado di bloccare la risposta infiammatoria del sistema immunitario senza però causare una immunodepressione. Sono tutte caratteristiche che possono essere sfruttate per limitare e quindi prevenire alti livelli di infiammazione responsabili dei danni d’organo determinati da un agente patogeno estremamente pericoloso e insidioso come il Coronavirus”. Lo studio COLVID-19 si svolgerà sull’intero territorio nazionale e potranno partecipare tutti i centri che inoltreranno una richiesta. “Dai dati finora disponibili emerge che circa il 25% dei pazienti ricoverati, a causa del virus, ha un peggioramento clinico che causa la necessità di ventilazione meccanica o il ricovero in terapia intensiva – prosegue il prof. Gerli -. Come comunità scientifica dobbiamo quindi trovare nuovi trattamenti per ridurre l’infiammazione polmonare e di altri organi e di conseguenza le ospedalizzazioni. Così sarà possibile dare nuove chances di sopravvivenza agli uomini e donne colpiti dal COVID e ridurre accessi e ricoveri nelle strutture sanitarie. Stiamo inoltre già lavorando a nuovi progetti di studio per il coinvolgimento di pazienti anche a livello domiciliare”. “La SIR e tutta la reumatologia italiana sono in prima linea per arginare questa terribile pandemia – conclude il dott. Luigi Sinigaglia, Presidente Nazionale SIR -. Siamo all’avanguardia nel mondo per il livello di ricerca scientifica prodotta e nel nostro Paese sono attive strutture sanitarie di riferimento a livello europeo. Fin dall’inizio dei boom di contagi alcuni farmaci anti-reumatici sono finiti sotto osservazione. Al momento diversi studi sono in corso per dimostrare se alcuni trattamenti utilizzati per la terapia di alcune patologie reumatologiche possono essere utilizzati anche per contenere l’infiammazione da COVID-19. Il nostro auspicio è di riuscire a breve a produrre evidenze scientifiche rilevanti da mettere poi a disposizione dell’intera comunità scientifica”.
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Funzione di supporto alla liquidità delle imprese
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
Un meccanismo di garanzia delle cessioni di credito può rimettere in moto la macchina dei pagamenti del sistema delle imprese, in difficoltà per l’emergenza sanitaria, movimentando flussi finanziari fino a 80 miliardi a fronte di una dotazione di fondi pubblici di 5 miliardi. Lo afferma Assifact, l’associazione che riunisce gli operatori del factoring, nel motivare la proposta di includere anche un simile strumento, già adottato da altri Paesi UE, tra i finanziamenti previsti dai Decreti emergenziali in uscita. L’industria del factoring, interlocutore di riferimento per il supporto gestionale e finanziario alle transazioni di natura commerciale delle imprese, è pronta a fornire il proprio contributo all’economia reale con un intervento di sistema supportato da garanzia statale. Attraverso il ricorso ad un fondo di garanzia per la cessione di crediti, e nell’ambito di un plafond specifico con appropriati meccanismi di funzionamento, lo Stato può intervenire garantendo l’importo in conto capitale dei debiti commerciali delle imprese ceduti a banche e intermediari finanziari come le società di factoring, riducendo tempi e costi e liberando così ulteriore capacità di credito per le imprese. Il meccanismo prevede la concessione alle imprese debitrici di una dilazione di pagamento dei propri debiti commerciali non inferiore a 6 mesi, estendendo così i benefici della garanzia sia al debitore che al cedente.
“Il factoring – sottolinea Alessandro Carretta, Segretario Generale di Assifact e professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Roma Tor Vergata – ha sempre svolto una funzione di supporto alla liquidità delle imprese. Rappresenta lo strumento ideale per la gestione e il finanziamento del capitale circolante e la pianificazione temporale dei flussi di cassa in entrata e in uscita, anche nei momenti di crisi economica”. “Il lockdown conseguente all’emergenza sanitaria – avverte il Segretario Generale di Assifact – causa drastici cali dei fatturati, minori flussi di cassa e conseguenti tensioni finanziarie improvvise. Molte imprese rischiano di non poter adempiere alle proprie obbligazioni di pagamento commerciali o finanziarie. L’impennata delle insolvenze potrebbe provocare un blackout produttivo generalizzato”.Il Governo italiano ha già disposto una moratoria che per le microimprese e le PMI estende di oltre 180 giorni ogni scadenza legata ad obblighi di pagamento. Assifact ritiene tali misure un primo passo importante per il sostegno della liquidità delle imprese nell’emergenza. Ma secondo l’Associazione degli operatori del factoring si rendono ora necessarie altre misure, nella direzione del coinvolgimento delle grandi imprese e della fornitura al mondo produttivo di ‘nuova’ liquidità, non più quindi il solo mantenimento delle linee di credito esistenti. Ciò può avvenire, secondo Assifact, coinvolgendo direttamente il capitale circolante, vero motore della gestione corrente, direttamente collegato alla disponibilità di cassa e alla rotazione del magazzino e dei crediti e debiti commerciali. Appare quindi cruciale fornire alle imprese i mezzi finanziari di cui hanno bisogno per far fronte ai pagamenti. Il ricorso al factoring in tutte le sue forme, supportato da una garanzia statale, rappresenta un’efficace e immediata soluzione.
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Partnership triennale per la trasformazione digitale delle aziende italiane
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
Vodafone Business e Microsoft Italia annunciano una partnership per accelerare la digitalizzazione di imprese e Pubbliche Amministrazioni di tutte le dimensioni. L’intesa triennale prevede un approccio congiunto al mercato italiano con un portafoglio di servizi volti ad abilitare nuovi modelli di lavoro e di business più efficienti e sicuri: dallo smart working alle soluzioni Cloud per la business continuity, passando per i servizi a supporto della produttività.Questa collaborazione amplia e rafforza la relazione strategica che le due imprese hanno consolidato negli ultimi anni e inaugura nuove prospettive di sviluppo, basate sulla combinazione delle rispettive competenze. L’intesa si basa su un’analisi congiunta delle esigenze del mercato italiano allo scopo di individuare le priorità dei clienti e le soluzioni più adeguate da offrire in modo integrato. L’obiettivo della partnership è accompagnare nel percorso di trasformazione digitale tutte le aziende italiane, comprese le PMI, dal cui rilancio dipende la competitività del Paese.La partnership si propone innanzitutto di sviluppare soluzioni che supportino le imprese nel processo di digitalizzazione delle modalità di lavoro abilitando soluzioni per lo smart working che si sta rivelando un elemento essenziale per la continuità del business. Le soluzioni, efficaci e sicure, prevedono l’integrazione dei prodotti Microsoft (Microsoft 365, Teams e Surface) con i servizi Vodafone (dalla connettività ai servizi più innovativi come l’IoT), in un approccio flessibile as-a-service, orientato alle esigenze specifiche dei clienti, seguiti passo per passo da esperti di digitalizzazione.Altrettanto rilevante, nell’ambito della collaborazione tra le due aziende, sarà lo sviluppo congiunto di un’offerta in ambito Cloud computing, basata sia sul private Cloud di Vodafone che sul public Cloud di Microsoft Azure. L’obiettivo è di consentire alle aziende di beneficiare della massima scalabilità, secondo un modello ibrido che assicuri elevate performance e sicurezza (per esempio per attività mission-critical) e al contempo flessibilità e servizi a valore aggiunto (per esempio analisi dati e artificial intelligence).Si prevede inoltre di sviluppare servizi a supporto della digitalizzazione dei processi di business, a partire dalla modularità della piattaforma Dynamics 365 che integra applicazioni di business utili in numerosi ambiti: dalla gestione dei clienti e delle risorse (CRM ed ERP) a soluzioni complesse di data analytics. Vodafone Business e Microsoft Italia puntano anche a realizzare congiuntamente applicazioni rivolte a specifici settori verticali, sfruttando Power Apps di Microsoft e la qualità della Giga Network di Vodafone come ulteriori fattori abilitanti per l’incremento della produttività delle imprese.“L’emergenza che stiamo vivendo ha acuito l’importanza per il Paese di disporre di una infrastruttura di telecomunicazioni moderna e ha accelerato l’adozione di modelli digitali da parte di imprese e amministrazioni – afferma Aldo Bisio, Amministratore Delegato di Vodafone Italia. Le tecnologie digitali si stanno dimostrando essenziali per la sostenibilità dei modelli di business. E questo sarà ancora più evidente nella definizione della nuova normalità nella vita delle persone e delle organizzazioni.Con Vodafone Business – prosegue Bisio – siamo al fianco delle imprese in questo percorso di trasformazione, anche grazie ad un ecosistema di partnership nazionali e internazionali. La partnership appena siglata consolida la relazione strategica con Microsoft e rafforza ulteriormente la nostra capacità di abilitare nuovi modelli operativi attraverso soluzioni integrate, che arricchiscono i servizi evoluti di Vodafone con le piattaforme digitali Microsoft”.“Continuare ad accompagnare le realtà italiane nel percorso di trasformazione digitale è un imperativo e mai come ora le nuove tecnologie si stanno rivelando degli alleati preziosi per ripensare le modalità di lavoro e i modelli di business, rilanciando la produttività delle singole imprese e la stabilità dell’intero Paese. Il nuovo accordo con Vodafone capitalizza un’intesa consolidata, che negli anni ci ha visto collaborare per offrire le nostre soluzioni e le nostre competenze a supporto delle aziende di qualsiasi settore e dimensione. Ora vogliamo fare di più, puntiamo a sviluppare servizi congiunti e a raggiungere capillarmente le realtà sul territorio per rispondere alle loro esigenze. Il Cloud rappresenta uno straordinario abilitatore e in questo modo intendiamo renderlo più vicino a tutti ed estenderne la portata applicativa, che si tratti di smartworking, analisi dei dati o digitalizzazione dei processi di business”, ha dichiarato Silvia Candiani, Amministratore Delegato di Microsoft Italia.
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Formazione online
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
In epoca di emergenza Coronavirus, la formazione è per le aziende un’attività dove è utile investire per mantenere la propria capacità competitiva e per riesaminare i processi organizzativi e di innovazione necessari ad affrontare il futuro.
“In questo momento di grande difficoltà e viste le misure restrittive per l’emergenza Coronavirus, la formazione on line è un ottimo strumento, flessibile e personalizzabile, per soddisfare le necessità formative delle aziende di ogni settore e dimensione – dice Alessandro Tarquini, Responsabile della Delegazione di Arezzo di Confindustria Toscana Sud – attraverso la nostra agenzia formativa Assoservizi, sono già state convertite le attività formative normalmente erogate con modalità aula frontale, in modalità videoconferenza. Stiamo inoltre affiancando le aziende nell’attuazione di piani formativi già finanziati e nella progettazione di nuovi. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ci impone una seria riflessione sulle modalità organizzative con cui gestire il rientro e la ripresa delle attività produttive – spiega Tarquini – sarà quindi necessario ripensare alle procedure lavorative, all’organizzazione del lavoro, alla gestione degli spazi e ai dispositivi di protezione individuale da utilizzare. A questo proposito, per il prossimo 27 aprile insieme a Confindustria Dispositivi Medici stiamo organizzando un webinar gratuito “Emergenza Covid-19: Quali mascherine?”, per dare indicazioni utili ad una corretta adozione di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e mascherine chirurgiche (Dispositivi Medici-DM). Il 24 e 29 aprile terremo invece il corso “Riorganizzazione del sistema della prevenzione aziendale per l’emergenza Covid-19”, valido anche come aggiornamento per chi ricopre funzioni di RSPP e RSPP Datori di Lavoro. Durante tale corso verranno fornite indicazioni per la ripresa dell’operatività aziendale dopo l’emergenza coronavirus, anche alla luce di quanto previsto nei decreti ministeriali e nelle delibere regionali (Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro del 14 marzo 2020 e Linee di Indirizzo della Regione Toscana del 27 marzo 2020). Ma la fase di emergenza che stiamo vivendo ci mette anche di fronte alla necessità di ripensare l’aggiornamento di altre competenze professionali e manageriali – continua Tarquini – abbiamo così pensato di organizzare una serie di incontri di didattica manageriale a distanza, attraverso alcuni webinar gratuiti di un’ora ciascuno, nel corso dei quali i partecipanti potranno formarsi, confrontarsi e comprendere come avviare nuovi modelli di sviluppo e lavoro. Il primo a partire sarà, il prossimo 22 aprile, “Minimizer or Maximizer? Nuove geometrie comportamentali nel cambiamento organizzativo”, pensato per offrire ai partecipanti alcuni spunti di self-empowerment per potenziare le capacità di instaurare nuovi comportamenti ed efficacia operativa nelle prestazioni. A seguire, il 24 aprile “Mission e vision aziendale: Puntare ai valori per ripartire più forti di prima e guidare il team”, un incontro virtuale per comprendere più a fondo come Vision e Mission siano il contenitore all’interno del quale si sviluppa la traiettoria di un’azienda, di come sia fondamentale che siano esplicite, collegate al business aziendale, conosciute da tutti sia all’interno che all’esterno dell’azienda. Infine l’8 maggio “Remote e smart working: trasformare una contingenza in opportunità per migliorare i processi di lavoro in team”, un digital meeting per illustrare gli strumenti per il lavoro remoto e per adottare rapidamente un metodo di lavoro che permetta di usare con efficacia le tecnologie coordinandosi davvero.”
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Gli effetti del Coronavirus sulle oncologie italiane
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
Durante l’attuale emergenza legata alla diffusione dell’infezione da nuovo coronavirus (COVID-19), nasce l’iniziativa di condurre un’indagine su territorio nazionale per valutare la realtà delle unità di oncologia medica italiane durante la pandemia. L’indagine, promossa dal Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (CIPOMO), ha l’obiettivo di valutare l’impatto della pandemia sull’attività clinica delle unità di oncologia medica. La garanzia della prosecuzione della cura è basilare in questa situazione di emergenza, in modo da poter proseguire i trattamenti oncologici senza compromettere l’efficacia degli stessi, salvaguardando allo stesso tempo i pazienti e i medici dal rischio infettivo. L’indagine è stata condotta online dal 12 al 15 marzo 2020, periodo che coincide con la diffusione di COVID-19 nel Nord Italia e l’istituzione di decreti nazionali per le misure di contenimento dell’infezione. E’ stata registrata l’adesione di 122 primari oncologi ospedalieri membri del CIPOMO. Dai risultati di questa indagine, pubblicati su European Journal of Cancer, emerge che, unendo le disposizioni interne fornite dalle singole Istituzioni ai successivi decreti nazionali, nonché all’implementazione di efficaci misure individuali, le unità di oncologia medica Italiane hanno prontamente messo in atto misure necessarie all’adeguamento dell’attività clinica alla luce dell’attuale emergenza, con l’obiettivo di proseguire il percorso di cura dei pazienti. Un dato interessante è che alcune procedure, come il cosiddetto “triage” dei sintomi e dei segni riconducibili a infezione da coronavirus, nonché la limitazione degli accessi agli accompagnatori e il rinvio di visite non urgenti o modalità di visita alternative (ad esempio telefonica) per i follow-up, sono state attuate dalla maggior parte dei centri italiani ancor prima di ricevere indicazioni precise dal Ministero della Salute o dalle Regioni. Ciò può aver limitato la diffusione del virus nelle unità di oncologia medica già nelle prime fasi dell’epidemia preservando dall’infezione pazienti più fragili rispetto al resto della popolazione a causa della loro malattia, per le cure intraprese e perché spesso anziani. Da notare anche che circa il 70% delle oncologie mediche non ha avuto, o ha avuto solo in minima parte, una riduzione di attività, a dimostrazione che anche nei momenti più “caldi” dell’emergenza COVID-19 i pazienti sono stati assistiti con la massima attenzione, offrendogli sempre le cure migliori e con continuità.
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Possibilità di compensare i crediti di imposta
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
L’Associazione Italiana Dottori Commercialisti – sollecita al Governo l’assunzione di due interventi concreti: la possibilità di compensare i crediti di imposta, anche prima dell’invio della dichiarazione dei redditi; l’applicazione di ritenute in misura ridotta per i lavoratori autonomi con dipendenti e collaboratori.La prima proposta sulla possibilità di compensare i crediti di imposta – peraltro già contenuta nel documento del CNDEC e Confindustria del 10 marzo scorso ma successivamente scomparsa dal dibatto pubblico – meriterebbe di essere ripresa e approvata rapidamente.Il punto 13 del citato documento chiedeva infatti la: “la sterilizzazione dell’articolo 17, comma 1, ultimo periodo, D.Lgs. 9 luglio 1997, n. 241 (come modificato dall’articolo 3, comma 1, del D.L. 26 ottobre 2019, n. 124, conv. dalla L. 19 dicembre 2019, n. 157) limitatamente alla compensazione dei crediti relativi alle imposte sui redditi e alle relative addizionali, alle imposte sostitutive delle imposte sui redditi e all’imposta regionale sulle attività produttive, per importi superiori a 5.000 euro annui, che attualmente è subordinata alla previa presentazione della dichiarazione annuale da cui emerge il credito”.Si chiede quindi la sospensione per l’anno 2020, di una norma introdotta lo scorso ottobre, che sin dalla sua proposizione ha generato moltissime perplessità e che oggi appare totalmente fuori contesto.La possibilità di sospendere da oggi questo meccanismo costituirebbe per molti contribuenti ossigeno finanziario concreto ed immediato. Gli eventuali abusi sulle compensazioni indebite – quelli che la norma asseriva di voler combattere – saranno puniti e con la giusta severità, ma oggi è fondamentale sostenere la liquidità di tutti i contribuenti. Le attuali difficoltà operative e le doverose estensioni del calendario fiscale non fanno che aggiungere un elemento a favore della misura qui proposta. Un secondo tema che l’Associazione ritiene importante è quello delle ritenute dei lavoratori autonomi (tra cui, ovviamente, anche i professionisti) e, a questo proposito, intendiamo rendere due riflessioni.In primo luogo, si chiede di eliminare la condizione prevista dall’articolo 19 del DL Liquidità, che limita la possibilità di incassare i compensi al lordo della ritenuta ai soli soggetti che “nel mese precedente non abbiano sostenuto spese per prestazioni di lavoro dipendente o assimilato”. Non si capisce davvero per quale ragione non sia meritevole di analogo supporto il professionista o lavoratore autonomo che, pur nei limiti non ampissimi, del fatturato o dei compensi previsti come requisito preliminare dalla norma (400 mila euro nel periodo d’imposta precedente), magari abbia uno o più dipendenti e che da questa liquidità potrebbe ricevere una mano concreta proprio per pagare i loro stipendi in questi mesi complicati.Rimane il fatto però che la norma citata ha certamente un ambito di intervento di breve respiro, la ritenuta incassata andrà poi comunque versata entro il prossimo luglio.Appare quindi necessaria l’introduzione di una norma di sistema. Ci pare infatti che sia giunto il momento di estendere ai professionisti con dipendenti la medesima previsione attualmente concessa agli agenti di commercio e quindi la possibilità di chiedere l’applicazione di una ritenuta in misura ridotta. È una proposta che AIDC avanza da molti anni e contenuta anche nel citato documento CNDCEC-Confindustria del 10 marzo scorso che al punto dieci riportava: “riduzione della base imponibile su cui commisurare la ritenuta a titolo di acconto dell’IRPEF per i lavoratori autonomi che dichiarano ai loro committenti che nell’esercizio della loro attività si avvalgono in via continuativa dell’opera di dipendenti o di terzi, in analogia a quanto previsto dall’articolo 25-bis del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 per le ritenute sulle provvigioni inerenti a rapporti di commissione, agenzia, mediazione, rappresentanza di commercio e procacciamento di affari.”
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Covid-19 e le ripercussioni sul tessuto socio-economico del Paese
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
I danni a livello produttivo che vanno definendosi, infatti, metteranno a dura prova grandi e piccole imprese. Il periodo in cui la malattia si è diffusa corrisponde, peraltro, con il momento congiunturale della chiusura dei bilanci delle società coincidenti con l’anno solare, da approvarsi quest’anno, proprio in ragione delle difficoltà attuali, entro 180 giorni dalla data del 31 dicembre. Per analizzarne l’incidenza, la Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha pubblicato, in collaborazione con la Società Italiana dei Docenti di Ragioneria e di Economia Aziendale, il documento “ L’impatto dell’emergenza sanitaria sulla continuita’ aziendale e sull’applicazione dei principi contabili nazionali”. Un contributo sui riflessi in bilancio dell’emergenza pandemica, prendendo in esame le problematiche esistenti alla luce dei principali orientamenti di dottrina e prassi. In questo contesto, evidentemente, ricopre un ruolo di assoluto rilievo la lettura dei principi contabili nazionali e, nello specifico, dell’OIC 11, Finalità e postulati del bilancio d’esercizio.Il decreto liquidità ha previsto, inoltre, norme ad hoc in materia di “sospensione” della continuità aziendale per gli esercizi 2019 e 2020 per quelle società “sane” che in assenza di Covid-19 non avrebbero avuto problemi di going concern, ma che allo stato attuale si trovano ad approvare il bilancio senza una reale chiara percezione del futuro, stante che ancora sono indecifrabili l’impatto reale dell’emergenza nonché le misure di contrasto alla pandemia che saranno poste in essere a livello nazionale e di Unione Europea. Le nuove e specifiche disposizioni funzionano, senza particolari problemi nei casi – per la verità da ritenere molto rari – in cui i bilanci al 31 dicembre 2019 sono stati redatti ed approvati. Ne restano, invece, escluse, sempre e comunque, le società che adottano i principi contabili internazionali.Il tema della continuità aziendale, seppur non l’unico derivante dalla situazione attuale, meriterà, perciò, particolare attenzione nei bilanci in approvazione entro il prossimo mese di giugno con un probabile interessamento per molte società anche per i bilanci dell’esercizio in corso.Nel documento, l’analisi – pur muovendo dalla situazione attuale – considera anche i presumibili effetti (e le manovre di reazione) che potranno svilupparsi nel medio-tempo, ossia nel bilancio 2020. Quattro i capitoli in cui si divide il lavoro. Nell’introduzione si parla del tema della continuità aziendale che riveste un ruolo centrale, nel processo di redazione dei bilanci 2019 e 2020, in quanto la valutazione della presenza di condizioni di continuità della gestione assume una forte criticità alla luce delle incertezze sui tempi e le modalità di uscita dall’emergenza sanitaria in atto. Nei capitoli successivi sono affrontati i seguenti temi: i bilanci relativi all’esercizio 2019; i bilanci relativi all’esercizio 2020 e i bilanci infra annuali; l’approccio all’impairment e alla rideterminazione dei valori per i bilanci relativi all’esercizio 2020; il codice della crisi e dell’insolvenza e il ruolo del bilancio.
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Coronavirus: Fp Cgil, grave attacco di Salvini a Polizia Locale
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
“Grave, gratuito e ingiustificato attacco del leader della Lega Salvini, mosso in maniera dura e irriverente, alla Polizia Locale”. A denunciarlo è la Fp Cgil in merito a quanto affermato da Matteo Salvini durante la trasmissione ‘Non è l’arena’ de La7, aggiungendo che: “Ci amareggia ma non ci sorprende una tale iniziativa denigratoria nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori della polizia locale che, a detta di Salvini, ‘farebbero ridere’ a presidiare una zona rossa per le misure di contenimento del Covid-19. Lavoro che, a parer suo, va invece affidato ai militari, alla Polizia di Stato e ai Carabinieri”.Per il sindacato, “se il senatore Salvini fosse stato più attento quando era ministro, forse avrebbe compreso e imparato le tantissime funzioni, attività e compiti a cui assolvono con responsabilità, professionalità e senso del dovere i lavoratori dalla Polizia Locale. Attività che per quanto attiene le funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria non sono svolte per il ‘sindaco’ ma per le competenze dello Stato facendo capo alle prefetture, alle questure e alla magistratura”.”Sfugge a Salvini – prosegue la Fp Cgil -, in questa rincorsa alla propaganda politica, che dall’inizio della emergenza Covid-19, su disposizioni del Ministro dell’Interno, la Polizia Locale è impegnata nella attività di controllo e di contenimento dell’epidemia al pari delle altre forze di polizia statale e che sta avendo i suoi morti per l’espletamento di tale servizio e i suoi tanti contagiati per aver contratto il virus. Non sa o fa finta di non sapere, che questi lavoratori della Polizia Locale hanno assolto dalla prima ora tali attività addirittura senza i dispositivi di protezione individuale che invece avevano le altre forze dell’ordine. Non sa o fa finta di non sapere che mentre la Polizia Locale svolge tutte le attività delle polizia statale questi lavoratori sono ancora privati delle tutele assistenziali, previdenziali e infortunistiche che hanno i loro colleghi statali”.La storia della Polizia Locale di questo paese, aggiunge, “è caratterizzata dalla professionalità, dalla autonomia e dal coerente attaccamento alla difesa dei diritti dei cittadini e del territorio nel rispetto delle leggi che hanno visto sempre questi lavoratori impegnati senza risparmiarsi come sta avvenendo in questa emergenza nazionale. Quanto dichiarato dal leader della Lega è gravissimo, lesivo della professionalità e della dignità dei lavoratori della Polizia Locale e offensivo delle vittime del lavoro di controllo e di contenimento del Covid-19, dei morti e dei contagiati e delle loro famiglie”, conclude la Fp Cgil. (da Giorgio Saccoia)
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Scuola: L’anno prossimo classi con non oltre 15 alunni
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
Lo chiede Anief con un emendamento proposto alla Commissione Cultura del Senato che si accinge ad esaminare il Decreto Legge n. 22 sulla Scuola approvato dal Consiglio dei ministri e ora in Parlamento per la conversione in legge. Secondo il sindacato, l’attuale stato emergenziale obbliga l’amministrazione scolastica a prendere disposizioni urgenti nella formazione delle classi al fine di adeguare i meccanismi di distanziamento sociale per la prevenzione della diffusione di ulteriori epidemie: ridurre il numero massimo di alunni per classe garantirebbe infatti sicurezza, igiene e vivibilità degli ambienti di apprendimento.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, il miglioramento del rapporto alunni-docenti è fondamentale per avere ricadute positive sulla didattica e sull’apprendimento degli alunni, perché consentirebbe di assicurare agli allievi degli ambienti certamente idonei allo svolgimento delle attività, ma anche laboratori e aree comuni di condivisione. In questo modo, sicurezza e diritto allo studio verrebbero assolti.
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Mobilità dei dirigenti scolastici, approfondimento Udir
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
Proprio la settimana scorsa è stato presentato un emendamento che chiede lo sblocco della mobilità al Decreto scuola D.L. 22 del 8 aprile 2020 in esame al Senato. Vai al Testo degli emendamenti L’esilio lavorativo è una condizione da non augurare a nessuno. Soprattutto quando è ingiustificato e dura da troppo tempo, senza che si intravedano possibilità di poter tornare a casa, dai propri affetti, nella propria regione, senza più spese per soggiorni e viaggi, vedendo decurtato il proprio stipendio anche di oltre 12mila euro all’anno.Molto preoccupante risulta invece la situazione che si va prospettando, relativa alla mobilità dei dirigenti scolastici, nei prossimi 10 anni. La mobilità dei dd.ss. in servizio fuori della propria regione sarà ostacolata infatti da almeno tre fattori: il vincolo triennale di assegnazione alla propria sede, sancito dal contratto di lavoro sottoscritto; il limite massimo del 30% delle sedi disponibili da riservare alla mobilità interregionale, e la sincronia con cui i dirigenti scolastici si troveranno a chiedere la mobilità interregionale.Gli USR renderanno disponibili solo poche sedi nelle diverse regioni, anche meno del 30% massimo definito nel CCNL, mentre invece aumenterà il numero di dirigenti scolastici che chiederanno già da quest’anno la mobilità. Il combinato dei vari fattori rischia di rendere di fatto impossibile e bloccata per lungo tempo la mobilità interregionale per la maggior parte dei dirigenti scolastici, sia quelli da poco immessi in ruolo fuori regione con il concorso del 2017, sia quelli del concorso del 2011, sia quelli immessi ai sensi dei commi 87 e 88 della legge 107/2015. Questa giusta e umana possibilità, per quanto prevista nel contratto, sarà per loro di fatto preclusa.Per scongiurare il blocco completo della mobilità interregionale nei prossimi anni e impedire la disapplicazione di ogni criterio di merito con l’attuale procedura che di fatto penalizza i dirigenti scolastici assunti da tempo (oramai alla fine del quinto anno di dirigenza) e i neoassunti, Udir propone di adottare, a partire dall’anno scolastico 2020/2021, la mobilità straordinaria su tutte le sedi disponibili prima delle nuove immissioni in ruolo e l’abolizione del tetto del 30% e di qualsiasi limitazione al numero delle sedi disponibili per la mobilità interregionale, tenendo anche conto dell’anzianità di servizio maturata nel ruolo di dirigente e le modalità di assunzione attraverso un concorso nazionale.Marcello Pacifico, presidente nazionale Udir, risponde così all’appello accorato del “Coordinamento Ds itineranti” prendendo in carico il gravoso peso di problemi, economici, affettivi e psicologici che tali DS sono costretti a subire, tenuto conto che l’operato del sindacato UDIR si basa sulla “tutela del diritto”, come principio basilare.UDIR si è già occupato di mobilità, presentando diversi emendamenti e Disegni di Legge sia alla Camera che al Senato, spingendo gli USR a modificare le proprie azioni come nel caso dell’USR Campania che a seguito dei solleciti, da quest’anno, ha messo a mobilità interregionale il 30% dei posti a fronte dell’8% dell’anno prima. Ma questo è stato solo un primo risultato e l’UDIR, con il presidente Marcello Pacifico, porrà in essere tutte le azioni utili al raggiungimento dell’obiettivo: vedere rientrare i DS nelle proprie regioni di residenza e di vita, di nuovo insieme ai propri cari e senza pazzesche spese che incidono sul regime economico delle proprie famiglie.Saremmo ben lieti di poter affrontare la tematica accanto a voi e con voi, e a tal fine chiediamo di poter avere un contatto diretto con il “Coordinamento DS itineranti” e con tutti i movimenti di dirigenti scolastici in interregionalità, per creare un fronte comune, acquisendo insieme la forza necessaria.
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Scuola: Concorso scuola dell’infanzia e primaria, parte l’inutile corsa contro il tempo
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 aprile 2020
Il ministero dell’Istruzione è in procinto, entro fine aprile, di pubblicare i bandi per l’avvio della procedura per diventare insegnante d’infanzia e primaria, tra l’altro con la riduzione immotivata di oltre 4 mila posti rispetto al primo computo ufficiale: considerando i rallentamenti che comporterà l’emergenza da Covid-19, non si farà in tempo a concludere le operazioni forse nemmeno per l’estate del 2021. Nel frattempo, la situazione è sempre più grave, con diverse migliaia di maestri licenziati dopo avere fatto anche l’anno di ruolo. Come rimane necessario assumere da graduatoria d’istituto e chi ha svolto almeno 24 mesi di servizio. Ma anche avviare un concorso riservato parallelo, come è stato fatto con la secondaria. Domani su questi argomenti saranno di nuovo ascoltati i sindacati: Anief ha già esposto la sua posizione venerdì scorso, durante un primo confronto con l’amministrazione centrale. Le premesse, purtroppo, non sono buone. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “ancora di più ora che siamo in emergenza sanitaria e sociale, anche per l’infanzia e primaria occorre permettere l’accesso al ruolo a tutti i precari che hanno maturato due anni di servizio. Se sprovvisti di abilitazione, potranno essere comunque ammessi ai percorsi abilitanti gratuiti e senza selezione in ingresso, da svolgere nell’anno di straordinariato. Sarà poi la commissione di valutazione dell’anno di prova ad esprimersi sull’idoneità o meno del docente a permanere nei ruoli. Inoltre, è indispensabile avviare una procedura riservata, perché i cicli scolastici vanno trattati tutti allo stesso modo. Il ministero ha sinora negato questo e puntato tutto su un concorso pure discriminante, contro il quale siamo pronti a rivolgerci al giudice perché esclude un alto numero di candidati che avrebbero invece pieno diritto a farne parte”.
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