Milano. Con la Fase 2 ormai alle porte in Lombardia, si avvicina il momento della ripartenza, con il grosso nodo dei trasporti pubblici.Treni, metropolitane ed autobus stanno preparando le contromisure per evitare la diffusione del Coronavirus, ma come un fulmine a ciel sereno si legge oggi dalle parole di Attilio Fontana, Governatore della Regione Lombardia, che ATM e Trenord non sono in grado di assicurare le distanze sui mezzi.Codacons: “Impensabile pensare di ripartire con migliaia di persone che si muoveranno a Milano ed in tutta la Lombardia sui mezzi di trasporto pubblico senza le necessarie garanzie. – afferma il Presidente del Codacons, Marco Donzelli. O ATM e Trenord garantiranno il distanziamento sociale sui mezzi oppure dovranno mettere a disposizione dei trasportati guanti, mascherine e gel disinfettante prima di poter accedere sui mezzi, oltre a controllare, necessariamente, il numero di persone massimo che possono accedere sul mezzo.In caso contrario i trasporti pubblici devono rimanere chiusi, altrimenti saranno ritenuti responsabili se qualcuno contrae il contagio all’interno del mezzo di trasporto.
Invieremo diffida ad ATM, Trenord ed al Comune di Milano e presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica a tutela della salute della collettività.”
Archive for 30 aprile 2020
Codacons su ATM e Trenord distanze di sicurezza
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
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Fase2: Serracchiani, no battaglia Regioni contro Governo
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
“Non è accettabile questa battaglia scatenata dalle Regioni al Governo. E’ necessario dirlo con chiarezza: il problema non è aprire, è l’aumento non controllabile della mobilità delle persone. Se si apre senza criterio le persone si muovono in massa, e così il rischio di nuovi focolai di contagi è altissimo. Se qualche presidente di Regione, per fini di mero consenso, vuole cavalcare il conflitto si assuma esplicitamente la responsabilità ora e tra tre settimane”. Lo afferma la vicepresidente del Pd Debora Serracchiani, in merito alle richieste dei governatori di centrodestra al Governo, per avere maggiori competenze.
Per Serracchiani “qui non siamo di fronte a una questione di ‘cornice generale’ e nello specifico è evidentemente assurdo che il Comitato Tecnico scientifico sia credibile solo se asseconda le pulsioni del centrodestra, e se non lo fa diventa strumento di regime”.
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Subito 400 milioni per l’editoria
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
“Il settore dell’editoria ha molto sofferto nelle ultime settimane ma nello stesso tempo si è mostrato uno straordinario presidio democratico e di garanzia dell’informazione – dichiara il capogruppo di FDI in commissione Editoria, deputato Federico Mollicone, in un’intervista alla Nazione – per quanto ci riguarda abbiamo sollecitato un credito d’imposta sull’acquisto della carta, la forfetizzazione delle rese, una riforma senza oneri per lo Stato della pubblicità degli avvisi legali rendendoli obbligatori, come di altri aiuti tipo quelli previsti per le edicole e tutta la filiera distribuitiva.” “L’impegno garantito dal governo è avvenuto anche grazie allo stimolo che Fratelli d’Italia ha saputo fornire – ha continuato Mollicone – ora il governo dovrà dirci esattamente il quanto e il quando. Il sottosegretario Martella ci ha spiegato che intende far inserire le norme nel decreto Aprile, staremo a vedere.”
“Chiediamo almeno 400 milioni per il settore – ha sottolineato il deputato di Fratelli d’Italia – altrimenti rimarranno solo i grandi gruppi, le piattaforme internazionali e gli “over the top”. Inoltre, va recepita la direttiva copyright con urgenza, per garantire il diritto d’autore senza mortificare però il pluralismo.” “L’Agcom – ha concluso – deve essere una garanzia di concorrenza, ma nello stesso tempo deve proteggere il mercato dalle sue distorsioni che la contemporaneità ci chiama ad affrontare, come il web, il digitale e gli algoritmi.” (By Carlo Prosperi)
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Le misure del FEAMP per far ripartire pesca e acquacoltura
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
Dal 24 aprile sono in vigore le misure addizionali dell’UE per la mitigazione degli impatti socioeconomici del coronavirus nei settori della pesca e acquacoltura. L’UE coprirà il 75% dei mancati guadagni dovuti alla riduzione o sospensione delle attività e della produzione a causa della pandemia. Le misure avranno efficacia retroattiva dal 1° febbraio 2020 e saranno valide fino al 31 dicembre 2020. Sono questi alcuni ambiti di intervento a cui si rivolgono le misure straordinarie del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (PO FEAMP 2014-2020) – approvate con l’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2020/560 del 23 aprile che modifica i regolamenti (UE) n. 508/2014 e (UE) n. 1379/2013 – per contenere l’impatto dell’epidemia nei settori della pesca e dell’acquacoltura. In particolare, si prevede l’eliminazione dei vincoli relativi all’attribuzione delle risorse UE tre le priorità del Programma relative allo sviluppo sostenibile della pesca, dell’acquacoltura e delle zone di pesca, a misure relative alla commercializzazione e alla trasformazione e all’assistenza tecnica, per gli aiuti al magazzinaggio, consentendo agli Stati membri di stanziarle in funzione delle loro esigenze (art. 1, par. 1 del Reg. (UE) 2020/560).
I pescatori – anche in acque interne – saranno supportati con una compensazione straordinaria per l’arresto temporaneo delle attività di pesca di cui l’UE coprirà, dall’attuale 50%, il 75% dell’importo. Inoltre, il limite massimo di concessione del sostegno, pari a sei mesi nel corso del periodo dal 2014 al 2020, non si applica nel caso di arresto temporaneo causato dall’epidemia COVID-19 (art. 1, par. 5 del Reg (UE) 2020/560 e art. 1, par. 6 del Reg (UE) 2020/560).
Per gli acquacoltori l’art. 1, par. 7 del Reg (UE) 2020/560 prevede la concessione di capitale circolante e compensazione per la sospensione temporanea o la riduzione della produzione e delle vendite o per le spese supplementari di magazzinaggio verificatesi tra il 1° febbraio e il 31 dicembre 2020 – se causata dalla pandemia – che saranno calcolate sulla base del mancato guadagno di cui l’UE coprirà fino al 75% dell’importo.
Per favorire una maggiore stabilità del mercato la Commissione ha deciso poi di supportare le organizzazioni di produttori con un incremento dal 3 al 12% del valore medio annuo della produzione commercializzata e, per le organizzazioni di produttori riconosciute recentemente, del valore medio annuo della produzione dei relativi membri, quale importo limite per la concessione del sostegno (art. 1, par. 8 del Reg (UE) 2020/560).Per ridurre il rischio di perdita di prodotti destinati al consumo umano viene reso operativo l’aiuto al magazzinaggio e l’ammasso temporaneo dei prodotti di pesca e di acquacoltura per le Organizzazioni di Produttori e le Associazioni di Organizzazioni di produttori (Art. 1, par. 9 del Reg. (UE) 2020/560).Si tratta di misure di straordinaria eccezionalità, giustificate dalla situazione causata dalla pandemia. Per ulteriori informazioni si rimanda alla nota tecnica del Mipaaf pubblicata sul sito web del FEAMP al seguente indirizzo https://pofeamp.politicheagricole.it/it/notizie/covid-19-ecco-le-nuove-misure-europee-il-sostegno-pesca-e-acquacoltura/
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Campidoglio, approvate le linee guida per lo sharing dei monopattini elettrici
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
Roma. Allo scopo di incentivare i sistemi di mobilità condivisa, anche in previsione della riapertura delle attività cittadine, la Giunta capitolina ha approvato le nuove linee guida per lo svolgimento dei servizi di sharing a flusso libero mediante monopattini, prevalentemente elettrici. Tutti gli operatori interessati a fornire il servizio dovranno rispettare standard minimi, come il limite di mezzi e le aree di attività, e regole sulla circolazione e la sosta simili a quelle già previste per le biciclette. Gli operatori del servizio saranno tenuti inoltre a comunicare i dati in tempo reale a Roma Capitale. Il progetto prevede una fase sperimentale di due anni.
“Grazie a questa sperimentazione, avremo uno strumento in più per incentivare la mobilità integrata e sostenibile, da sempre una delle nostre priorità e oggi più che mai importante per facilitare gli spostamenti in città. Abbiamo fissato un quadro di regole chiaro che ci consentirà di offrire un servizio sicuro, utile in particolare per le distanze più brevi. Apriamo il mercato agli operatori interessati a investire su Roma“, dichiara la sindaca, Virginia Raggi.“Diversi operatori sono pronti a presentare le loro offerte non appena sarà pubblicato l’avviso per le manifestazioni d’interesse. E’ nostro obiettivo far sì che i cittadini possano disporre di alternative valide all’auto privata. Per questo stiamo predisponendo anche un piano straordinario per realizzare in tempi rapidi nuove piste ciclabili, dove potranno circolare anche i monopattini”, aggiunge l’assessore alla Città in Movimento, Pietro Calabrese.Per ciascun operatore la flotta dovrà essere composta da un minimo di 750 ad un massimo di 1000 mezzi. Su tutto il territorio capitolino sarà consentito un numero massimo di 16.000 monopattini. Ciascun mezzo dovrà essere localizzato in tempo reale e gli operatori dovranno garantire anche la copertura assicurativa per l’uso dei dispositivi.”La parola chiave per rispondere alle esigenze di mobilità dei cittadini, ancora di più dopo l’emergenza Covid, sarà quella dell’intermodalità. In questo tassello ben si inserisce la micromobilità elettrica, in particolare i monopattini, anche in sharing, con i servizi che partiranno a breve”, conclude il presidente della commissione Mobilità, Enrico Stefàno.
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Scuola: Stipendi docenti
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
Marcello Pacifico (Anief) sostiene che è ora di ridurre il gap: “Basterebbe pensare al lavoro immane prodotto in questi ultimi due mesi con la didattica a distanza. Con le famiglie che fanno a gara a ringraziarli. Per non parlare degli studenti, che nel 90% dei casi si dicono soddisfatti di come stanno operando i loro insegnanti in modalità telematica, anche convivendo con problemi non indifferenti connaturati nella tecnologia e nella mancanza totale di relazione diretta. Chi sta al Governo è bene che si renda conto che non si può continuare a lodare gli insegnanti e a dargli però solo pacche sulle spalle: il lavoro, come dice la Costituzione, va remunerato per quello che vale. È bene che si valorizzi una volta per tutte il ruolo della professione docente andando a reperire quei 4 miliardi di risorse pubbliche utili ad assegnare loro una cifra stipendiale aggiuntiva di 240 euro netti mensili, affrancandosi così dai 70 euro medi oltre ai quali non si è riuscite andare con le ultime due leggi di Stabilità”. Ancora una volta Papa Francesco ha avuto un pensiero per gli insegnanti: dopo avere chiesto qualche giorno fa di stargli vicino perché “devono lavorare tanto per fare lezione via internet e altre vie mediatiche”, stavolta il Pontefice si è soffermato su un dato inequivocabile: sono mal pagati, nonostante il servizio che rendono.
Nella scuola media, ricorda Orizzonte Scuola, la retribuzione per un professore italiano a fine carriera è di solo 48.833 dollari, contro i 57.990 della media Ocse. Alle superiori a fine carriera, un professore prende 51.045 in Italia, la media OCSE è 60.677 euro. È esemplare, infine quanto percepisce in media un professore tedesco delle superiori, sempre a fine carriera: ben 96.736 dollari, quindi esattamente il doppio dei nostri insegnanti.
È bene rimarcare, inoltre, che l’orario di lavoro, quello cosiddetto settimanale frontale, dei docenti italiani non è, come si sente superficialmente asserire, attraverso dei veri e propri luoghi comuni, inferiore a quello dei colleghi europei. Addirittura, le ore di lezione in Italia risultano superiori alla media europea, sia nella scuola primaria (22 contro 19,6), sia nella scuola secondaria superiore (18 contro 16,3). Mentre si quantificano uguali nella secondaria inferiore (18 contro 18,1). Se poi entriamo nel merito delle ore non frontali, i nostri insegnanti anche in questo caso primeggiano. Perché difficilmente si può riscontrare un altro paese dove i docenti svolgono il lavoro sommerso condotto dagli italiani.
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Concorso Ordinario Scuola Infanzia e Primaria per 12.863 posti
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
Domande dal 15 giugno al 31 luglio.Anief ricorre al Tar Lazio per chi si è iscritto negli Atenei per conseguire la specializzazione su sostegno (TFA V ciclo) o i 24 CFU ma non ha conseguito il titolo, nonché per gli educatori esclusi. Contestato il bando anche per le regole su preselezione e la tabella di valutazione titoli. Adesioni entro il 30 maggio.Con la pubblicazione del Bando in Gazzetta Ufficiale (Decreto n. 498, GU n.34 del 28-04-2020, del 28 aprile 2020), Anief avvia le procedure di adesione ai ricorsi per tutelare i diritti dei docenti esclusi dal nuovo concorso ordinario per la scuola Primaria e Infanzia e per contestare i criteri relativi alla percentuale di ammessi agli scritti dopo le prove selettive e la tabella di valutazione dei titoli dei servizi.
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Scuola: Concorso straordinario, contrari anche nella maggioranza
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
L’uscita del bando di concorso straordinario per la secondaria di I e II grado non placa gli animi di chi sostiene che servirà a poco, visto che non ci sono i tempi tecnici per portare in cattedra i 24mila vincitori quando ad inizio settembre sarà necessario coprire i 200 mila e oltre posti vacanti. Pure tra i banchi della maggioranza parlamentare e persino tra gli esponenti di Governo vi sono diversi malumori: è il caso del sottosegretario Giuseppe De Cristofaro, per il quale il Parlamento potrebbe ancora modificarne l’impostazione approvando già in Senato un emendamento al decreto legge 22 sulla scuola, analogo a quello presentato dall’Anief, che darebbe il là ai concorsi per titoli, rimandando a tempi migliori le procedure macchinose con prove, come anche ha ricordato il Cspi.“Si tratterà comunque di una vera corsa contro il tempo – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che difficilmente potrà portare in cattedra i 24 mila vincitori prima in corrispondenza dell’inizio dell’anno scolastico. Rimane poi il problema della grave estromissione dei tantissimi candidati che avevano pieno titolo a partecipare alla procedura straordinaria e sono stati esclusi: una decisione, contro la quale abbiamo deciso di rivolgerci al tribunale presentando formale ricorso, e che li penalizza così per la seconda volta, dopo che per molti di loro non è stata presa in considerazione la possibilità di essere assunti in ruolo da graduatorie di istituto provinciali, quindi dopo il periodo minimo di mesi, come previsto da tempo dalla Commissione europea”.
Il sottosegretario Giuseppe De Cristofaro continua ad opporsi alla mancata attivazione di procedure per il reclutamento dei precari con almeno 24 mesi. “Non condivido l’idea di far svolgere il concorso straordinario per l’immissione in ruolo dei docenti in un momento come questo, senza nessuna ragionevole certezza che l’evolversi della situazione possa consentire a decine di migliaia di persone di parteciparvi fra qualche mese in piena sicurezza”, ha detto il sottosegretario.
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Codacons su aiuti economici ad autonomi e lavoratori stagionali
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
“Per le parti c’è la parte di fondo perduto, che lo scorso mese è stata di 600 euro e questa volta dovrebbe essere aumentata a 700-800. Si stanno cercando le risorse ad hoc per ripartire al meglio, anche se questa volta nella seconda tornata che si vadano a garantire queste risorse a quelli meno ricchi “. Lo ha detto il vice ministro dello sviluppo Stefano Buffagni a “Notizie oggi” su Canale Italia 83. “Chi ha una dichiarazione dei redditi molto alta non credo che ne abbia totalmente bisogno nel breve”, ha aggiunto. Tuttavia si tratta di aiuti che non bastano a tutelare gli autonomi. Molte scadenze contributive e fiscali permangono nonostante l’attività lavorativa pressoché ferma, in più occorre far fronte alle spese quotidiane: affitto, bollette e spese per generi alimentari. Già aiuto di 600 euro – per chi l’ha ricevuto – si è rivelato del tutto inadeguato per chi abita nella grandi città come Roma o Milano, dove con la somma si è riusciti a malapena a pagare l’affitto per una stanza. Il presidente del Codacons, Marco Maria Donzelli: “Viviamo un momento particolare che sta mettendo in serie difficoltà le famiglie italiane. Per i dipendenti sono state stabilite CIG in deroga, ma per gli autonomi gli aiuti sono insufficienti ”. Per tali motivi il Codacons ha inviato una lettera al Viceministro Buffagni, chiedendo interventi e aiuti economici più adeguati per gli autonomi, prevedendo la sospensione dei versamenti degli oneri contributivi per il 2020 e l’aumento degli aiuti economici a 1.000 euro per autonomi e lavoratori stagionali.
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Islam: Siamo entrati nel mese di ramadan
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
E’ una pratica rituale tipica ad ogni forma di religione. Si inserisce nei cosiddetti cinque pilastri della fede:
1. la professione di fede
2. il versamento della decima alla comunità
3. l’esecuzione delle cinque preghiere giornaliere
4. il digiuno del mese di ramadan
5. il pellegrinaggio alla Mecca.
La preghiera è un’espressione della dedizione a Dio; è un’affermazione dell’Islam di portata cosmica: cinque volte il giorno, alla stessa ora, con gli stessi gesti, e rivolti nella stessa direzione (La Mecca), tutti coloro che praticano l’Islam (muslim, musulmano) confermano l’esistenza di Dio e la loro presenza come corpo mistico indivisibile.
Il venerdì, è il giorno sacro scelto da Maometto per distinguersi dagli ebrei celebranti il sabato e dai cristiani la domenica. Si prega collettivamente nella moschea: la funzione, introdotta da una predica, per essere valida deve essere celebrata alla presenza di almeno quaranta uomini. Il digiuno, accompagnato dall’astinenza sessuale, distingue il mese sacro di ramadan, come quello che fonda l’anno (e il mondo). Il ramadan è il mese in cui Dio ha inviato la rivelazione al Profeta, e pertanto va distinto con un comportamento ritualizzato.
Al riguardo si ricorda che digiuno e astinenza sessuale non vanno intesi tanto come rinunce in onore di Dio, quanto come rovesciamento dell’ordine usuale; difatti il divieto di mangiare e di avere rapporti sessuali vale soltanto per le ore diurne, mentre di notte tutto è permesso, come a significare che l’attività mondana, normalmente svolta di giorno, in questo periodo eccezionale si svolge di notte.
Il pellegrinaggio alla Mecca, che ogni musulmano deve compiere almeno una volta nella vita, è la continuazione, in chiave islamica, di un antico culto pagano che si prestava a una pietra nera racchiusa in una costruzione cubica (Ka’ba) della città. Proprio a questo culto La Mecca doveva la sua importanza religiosa nel mondo arabo preislamico e, d’altra parte, proprio quest’importanza fu decisiva per la nascita e il primo sviluppo dell’islamismo.
Sono tutti significati religiosi che oscillano dai loro tratti distintivi di una fede che cerca, attraverso i teologi, di ritrovare la sua posizione storica, e, la necessità che le popolazioni arabe emergano accomunate da un comune ideale di vita e che non si disperdano e si confondano con le altre etnie. Solo in questo modo è stato possibile conservare intatta la loro identità etnica e diventare, all’occorrenza, dei conquistatori ed anche di subire le conquiste degli altri senza mescolarsi agli invasori e restare condizionati dai missionari portatori di altre religioni. Un altro aspetto che li ha preservati da possibili integrazioni è stato quello di far dipendere gli affari civili ai valori religiosi. La dogmatica si richiama a tre fonti: il Corano (rive-lazione esplicita), la Sunnah o la tradizione sul comportamento di Maometto (rivelazione implicita) e il consenso della comunità. La formula più nota che sintetizza la credenza islamica è la shahadah: “Non vi è altro Dio al di fuori di Dio e Maometto è il suo Profeta”. Tra Dio e gli uomini agiscono quali esseri intermedi gli angeli che Dio ha formato di luce; non hanno sesso e trascorrono il tempo nella lode di Dio in Cielo. È un angelo, e precisamente Gabriele, che ha avuto il compito di trasmettere a Maometto la rivelazione divina. Il diavolo (Iblis) è un angelo decaduto per non aver voluto adorare Adamo. Di derivazione pagana è la credenza in certi spiriti, detti ginn. Nel campo d’azione profetica, si fa una distinzione tra profeti e inviati: i primi hanno avuto il compito di conservare il vero culto e i secondi quello di trasmettere la rivelazione.
Maometto è l’ultimo Profeta-Inviato di una serie che nel Corano è di 25 ma che, secondo la tradizione, raggiunge la cifra di 124.000. Maometto, quale ultimo e definitivo Profeta-Inviato, è detto, nel Corano stesso, Khatam (Suggello). Gesù Cristo è interpretato come un Inviato. La credenza nell’immortalità dell’anima è fondamentale; a essa consegue una rappresentazione dell’aldilà come Paradiso (Giannah o Firdaus) e come Inferno o Geenna, a cui si è destinati secondo i meriti conseguiti in vita.
L’escatologia si completa con l’idea di una fine del mondo e di un Giudizio universale. Credenze, a volte soltanto collaterali, ma sicuramente diverse, distinguono le varie sette eterodosse. Di particolare sviluppo sono le credenze nell’imam e nel mahdi. Sono brevi cenni ma ritengo sufficienti per significare quanto vicino possa essere lo stesso tratto di cammino che ci conduce all’identificazione di una religione che è assimilabile alle altre, anche nei suoi rituali e nel trascendente. Perché non asserire che Maometto è il fratello arabo di Cristo? Perché non affermare che Buddha è il fratello asiatico sia di Maometto sia di Cristo?
Può sembrarci tanto sconvolgente o blasfemo? Non credo se ci riteniamo diretti discendenti del primo uomo che, in assoluto, s’identifica con la sintesi delle nostre pas-sioni ed anche dei distinguo. Dato che con l’Islam nasce non soltanto una religione ma una completa unità culturale, con dimensioni, pertanto, anche socio-politiche (oltre che artistiche, letterarie, ecc.), non fa meraviglia che il suo sviluppo sia condizionato da rivalità e lotte politiche, nelle quali il problema del potere temporale coincideva con quello spirituale. (Riccardo Alfonso)
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Vene varicose: È un disturbo che non permette una corretta circolazione del sangue
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
L’insufficienza venosa può essere cronica e acuta. La prima è tipica degli arti inferiori e, a differenza di quella acuta, è causata da un’alterazione circolatoria continua e continuata nel tempo che può determinare importanti ripercussioni sui tessuti.
È oggi noto che fra gli stimoli nocivi che possono ripercuotersi sull’evoluzione della IVC (insufficienza venosa cronica) si possono ritrovare tutte quelle patologie del piede che, oltre ad alterare la struttura ed il passo, rendono difficile il ritorno intravenoso. Essa, quindi, intende l’incapacità del sistema venoso a bene eseguire le proprie funzioni circolatorie. Si tratta, in definitiva, di una “sindrome” caratterizzata da un difettoso ritorno venoso con conseguente presenza di stasi, reflusso e ipertensione venosa. Tutto ciò si trova associato a un deficit del decremento pressorio orto-dinamico tipico del sistema venoso nella fase della deambulazione. E’ un quadro morboso, nosograficamente ben definito, in cui si raggruppano i sintomi derivanti dalle alterazioni circolatorie conseguenti principalmente all’insufficienza valvolare, sia essa primitiva sia secondaria, del circolo venoso superficiale, profondo o delle perforanti. A differenza dell’insufficienza venosa acuta che insorge d’emblée per effetto di una trombosi ed ha una durata limitata nel tempo, l’IVC è lenta nell’insorgenza, poiché compare soltanto quando si fanno risentire gli effetti dell’ipertensione venosa sui tessuti, è controllabile con la terapia, ma irreversibile. Secondo la vecchia classificazione di Widmer (1978), che segue esclusivamente un certo criterio clinico, l’IVC è divisa in tre stadi:
È caratterizzato da edema lieve e comparsa della corona phlebectasica.
Sono presenti oltre ai chiari segni di stasi, iperpigmentazione e ipercheratosi.
Le vene varicose non sono altro che delle spie che denotano un problema di funzionamento delle valvole venose. Esse chiudendosi temporaneamente dopo ogni battito cardiaco impediscono al sangue di rifluire verso il basso dove lo trascinerebbe la forza di gravità. Se queste valvole s’indeboliscono, il sangue non scorre più come dovrebbe. Le pareti della vena, a questo punto, incominciano a gonfiarsi e a infiammarsi, provocando la comparsa di una vena varicosa. I sintomi provocati dalle vene varicose vanno dal dolore ai piedi, al gonfiore, alle ulcerazioni della pelle, fino ad arrivare alle emorragie gravi, se una vena è lesa. Il disturbo può essere alleviato con qualche semplice accorgimento. Si possono stendere le gambe appoggiandole su un cuscino o utilizzando le calze elastiche in modo da favorire il ritorno venoso.
La terapia fitoterapica suggerisce l’utilizzo di flavonoidi pigmenti che si trovano in tutte le specie vegetali quali il biancospino. Il ginkgo, la camomilla tedesca, la calendula e il mirtillo. I cibi ricchi di flavonoidi sono: ciliegie, frutti di rosa canina, more albicocche, grano saraceno, cipolle, asparagi, peperoni, cavoletti di Bruxelles, mele e pere. Alcuni studi danno molta importanza agli effetti terapeutici dei prodotti a base d’ippocastano (aesculus hippocastanum). La dose da somministrare per via orale è di 600 mg d’estratto al giorno, contenenti in 100 mg di escina, il principio attivo dell’ippocastano. I prodotti per uso topico a base di creme sono assorbiti a livello sistemico. Anche il rusco è un buon rimedio contro le vene varicose. Diminuisce l’infiammazione e restringe i vasi sanguigni. La dose standard giornaliera è di 300 mg di estratto secco, che contiene dai 7 agli 11 mg di principio attivo, la ruscogenina. Un’altra pratica suggerita è quella dell’idroterapia. Si basa sull’effetto combinato del movimento e dell’impatto termico. Occorre, inizialmente, scaldare i piedi con un pediluvio e poi immergerli in una vasca d’acqua fredda (20 cm. d’altezza) e calpestandola alzando le ginocchia e abbassando energicamente i piedi. Un analogo metodo è stato suggerito dall’abate Sebastian Kneipp, considerato, a buon diritto, il padre dell’idroterapia moderna. Il tutto si finalizza alla riattivazione della circolazione sanguigna e a rafforzarne i vasi e i capillari.
Sin qui abbiamo parlato del trattamento medico della patologia venosa sia dal punto di vista della medicina ufficiale sia di quella tradizionale. È un ampio capitolo che non esclude ogni tipo di tecnologia e punta soprattutto l’indice sul laser. Il suo scopo è di essere una reale alternativa alla scleroterapia, che lavora in tre tempi successivi: Flebite chimica, Processo riparativo, Fibrosi del vaso. Il problema, che la tecnologia laser ha cercato di risolvere, è come oltrepassare la barriera della pelle senza danneggiarla, senza causare bruciature o iper-ipopigmentazioni, e raggiungere il sangue all’interno del capillare o della vena con abbastanza energia da distruggere la parete del vaso. La soluzione qualcuno l’ha trovata con l’underskin contact laser. Si tratta di un particolare manipolo provvisto di un attacco per aghi disponibile che permette l’inserimento della fibra ottica attraverso la pelle dentro la vena e può spingere la fibra ottica fuori dall’ago. In questo modo l’azione del laser colpirà direttamente il sangue senza l’interferenza della pelle e senza effetti collaterali al derma. L’energia trasmessa sarà totalmente assorbita solo dal bersaglio. La vaporizzazione del sangue, all’interno della vena, determina una specie d’esplosione di una bolla di sangue che coagula sia il sangue sia la parete venosa. Esistono, ovviamente, altre metodiche laser che non cito, avendo dato la precedenza ad una che ci sembra più innovativa.
È un discorso che andrebbe affrontato con qualche particolare in più, consci del fatto che una malformazione vascolare cutanea è, spesso, causa di disagio emotivo ed ha una notevole incidenza nel sociale. I vari studi, infatti, hanno dimostrato come questo forte disagio sia molto importante negli adulti e negli adolescenti, affetti da malformazione vascolare, e come il trattamento, mediante tecnica laser, risulti efficace sia per la correzione della lesione cutanea sia in termini psicosociali. (redazionale)
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Scuola: Si tornerà in classe a settembre, l’annuncio del premier Giuseppe Conte
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
Le scuole riapriranno a settembre: precedendo la conferenza stampa e il Dcpm di rito, lo ha detto oggi il premier Giuseppe Conte in un’intervista alla stampa nazionale: Conte ha spiegato che “la scuola è al centro dei nostri pensieri e riaprirà a settembre”: ha tenuto a dichiarare che la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina “sta lavorando per consentire che gli esami di Stato si svolgano in conferenza personale, in condizioni di sicurezza”. Il premier ha detto che “non siamo ancora nella condizione di ripristinare una piena libertà di movimento, non sarà un ‘liberi tutti’”. Ecco perché non si potrà tornare a maggio: “tutti gli scenari elaborati dal comitato tecnico-scientifico prefigurano rischi molto elevati di contagio, in caso di riapertura delle scuole. È in gioco la salute dei nostri figli, senza trascurare che l’età media del personale docente è tra le più alte d’Europa. La didattica a distanza, mediamente, sta funzionando bene”.Il rientro in classe per l’avvio del prossimo anno didattico è sempre stato ipotizzato, ma non sono mai stati approfonditi i modi in cui ciò avverrà. Anche stavolta, commenta Orizzonte Scuola, “non è stato chiarito ancora se si possa procedere con doppi turni, con un’integrazione della didattica a distanza, eccetera. In buona sostanza non è ancora stabilito in che modo possano essere rispettate le norme di sicurezza sanitaria. Infatti, l’uscita graduale dal lockdown a partire dal 4 maggio non sarà un ritorno alla normalità”. Nemmeno a settembre si rientrerà nella normalità. In un intervento sulla stampa specializzata, Annamaria Palmieri, assessore alla scuola e all’istruzione del comune di Napoli, si sofferma su tanti dubbi, sinora non affrontati dai Comuni, su cui è giunto il momento di ragionare: sugli spazi, con “gli ambienti scolastici che dovranno essere predisposti in modo adeguato, specie negli spazi comuni di passaggio e nei servizi igienici o negli impianti: areazione sterilizzata, igienizzazione”; sui Bisogni Educativi Speciali, dopo che per molti ragazzi in condizioni di disagio e privi di una buona mediazione familiare l’esperienza della DaD è stata già pesante; sui trasporti, perché bisognerà investire su mobilità pubblica e tecnologie digitali, e incentivare mobilità ciclopedonale anche con azioni decise di contenimento e contrasto all’utilizzo dell’auto; su sicurezza e prevenzione igienico-sanitaria, chiarendo se la spese per “mascherine e guanti per studenti e personale, sistemi di test efficaci e ripetuti” verrà coperta con “bilanci regionali fondi per il mantenimento degli standard previsti o viceversa si ipotizza che poi le spese se le caricheranno le singole scuole o i Comuni o, ancor peggio, le famiglie”; sull’inclusione sociale, perché “la scuola è anche uno degli spazi di welfare più significativi di questo Paese, spazio di inclusione per eccellenza: ad essa si affianca il lavoro del privato sociale, di tante associazioni, di tanti centri che la supportano”.
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Ufficiali medici, oppure infermieri, oppure operatori logistici sanitari
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
Con la “Rappresentanza Militare” il gioco era facile. Bastava cambiare configurazione, modificare un termine per fare in modo che gli ufficiali superiori risolvessero il problema (il loro problema) anche quando a rimetterci era la sicurezza (anche economica) del personale, la salute del personale. Ora, con la crescente attività dei sindacati, questi tentativi di “elusione” diventano sempre più difficili. La garanzia, la tutela del personale diventa sempre più concreta. La strada è lunga, me ne rendo conto, ma l’inizio promette bene. Grazie al Sindacato dei Militari, oltre al problema delle acque potabili sulle navi, si sta affrontando e risolvendo anche il problema del servizio sanitario militare. Ed il COCER Carabinieri, in quarantena, continua a sonnecchiare. Ma la cosa peggiore, secondo me, il fatto che per colpa sua è stata messa in quarantena tutta la rappresentanza militare.
Certo, già all’insediamento del comandante generale, ricordo, già il Generale Tullio Del Sette aveva speso profetiche parole di uno che sapeva già come sarebbe andata a finire. Quello che mi rattrista, il fatto che il Comandante Generale “ha vinto facile” a mani basse. Ma queste mie considerazioni non meritano spazio nella storia. Quello che conta è che la rappresentanza militare sia un istituto avviato all’archivio. Al Ministro della difesa, invece, il compito di fornire risposte alle criticità formalmente sollevate dai sindacati dei militari. Questioni “vere” che impattano sul benessere del personale, sulla sua sicurezza.
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«L’Italia e la risposta al Covid-19»
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
“Il governo faccia chiarezza sull’esistenza di una bozza di documento denominato «L’Italia e la risposta al Covid-19», elaborato ad aprile 2020 dal Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri, che proporrebbe due proposte volte a modificare la normativa vigente in materia di destinazione delle risorse economiche alle regioni del Sud Italia”.
Lo dichiarano i deputati d Fratelli d’Italia Marcello Gemmato, Edmondo Cirielli, Wanda Ferro, Carolina Varchi, Ella Bucalo, Salvatore Deidda, Ylenja Lucarelli, Salvatore Caiata e Davide Galantino annunciando una interrogazione.
“Vogliamo sapere – proseguono i deputati di FDI – quali siano le eventuali modifiche alle percentuali di riparto delle risorse del ‘Fondo sviluppo e coesione’ che si vorrebbero modificare (Ciclo di Programmazione 2014-2020 ), e che attualmente prevedono l’80% destinato alle regioni del Mezzogiorno e il 20% destinato alle regioni del Centro-Nord. Inoltre, chiediamo se realmente il governo intenda sospendere la cosiddetta regola del 34% nella assegnazione degli stanziamenti statali ordinari in conto capitale, che attualmente prevede in nome del principio del riequilibrio territoriale, il criterio di assegnazione differenziale di risorse aggiuntive a favore degli interventi nei territori delle regioni del sud disponendo che le Amministrazioni centrali dello Stato si debbano conformare all’obiettivo di destinare agli interventi in queste regioni un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento”.
“Infine – concludono gli esponenti di FDI – chiediamo di sapere quali iniziative intenda adottare l’esecutivo al fine di assicurare comunque un congruo ed adeguato riparto di risorse in favore delle regioni del Sud affinché si possa garantire sempre il riequilibrio territoriale tra le diverse zone del Paese nonché lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali del Paese così come disposto dall’articolo 119 della Costituzione della Repubblica italiana”.
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Ci si interroga con preoccupazione sul futuro
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
Se non c’è uno scossone, un recupero di iniziative sensate, una progettualità politica, rischiamo di trovare, dopo le tragedie di questi giorni, enormi macerie economiche, sociali e istituzionali. Avremo difficoltà di rimuoverle se resisteranno le gestioni inadeguate della crisi pandemica, affrontata con insufficiente lucidità e scarso buon senso. Si dice che la gente ha risposto e il Paese ha trovato unità. Ci auguriamo che questo clima continui e che non si sia stato determinato solo dal terrore ma da un sentimento profondo. E’ mancata la guida politica. Le emergenze si gestiscono con la definizione delle responsabilità e con una funzionante catena comando. Ci siamo trovati, invece, con una “folla” di decreti del presidente del consiglio, di ordinanze ministeriali e innumerevoli atti delle regioni. Poi c’è stata una moltiplicazione di consulenti, di commissioni. Una pletora di organismi con un numero di componenti, quasi 500, sproporzionato e indecente. Commissario straordinario, protezione civile, comitato e le tante commissioni a livello ministeriale e delle regioni spesso non all’unisono. Ogni regione ha assunto proprie decisioni. E l’unità del Paese? E’ stata messa in discussione per la debole e quasi inesistente catena di comando a livello centrale. Dopo questo dramma si dovrà affrontare il tema della riforma del titolo V della Costituzione. Non è accettabile che un governo, con l’alibi dell’emergenza, con decreti presidenziali, regoli materie che investono la libertà e i diritti esautorando il Parlamento e violando la Costituzione. In ultimo le regioni non sono Stati in una Federazione. L’Italia non è una repubblica federale. Ci sono i presidenti delle giunte regionali e non i governatori. Questa figura è evocata con superficialità e sciatteria. Parlare ancora di regionalismo differenziato è un inganno. Bisogna rivedere le competenze delle regioni. Temi come la sanità’, ambiente, scuola debbono ritornare al centro. Impossessiamoci della politica. Oggi parlano in tanti di De Gasperi e quei tanti sono felicemente allocati in formazioni politiche che lo hanno contrastato (ricordiamoci il 18 aprile 1948) e dileggiato la Democrazia Cristiana. Ritroviamo i pensieri forti, le idee e scrolliamoci da un lungo presente senza passione e senza proiezioni culturali. (by Mario Tassone)
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La Conferenza di Sanremo dell’Aprile 1920
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
By David Elber. La Conferenza di Sanremo (19-26 aprile 1920) fu la conclusione degli accordi internazionali che portarono alla stesura del trattato di pace di Sevres (10 agosto 1920) con cui si poneva termine alla guerra con l’Impero ottomano. Quanto deciso a Sanremo divenne così vincolante, per il diritto internazionale, tramite il trattato di pace di Sevres e di Losanna del 1923 e in base allo Statuto della Società delle Nazioni. La Conferenza di Sanremo fu la conclusione politica e giuridica di quanto deciso preliminarmente a Parigi e in base al neo costituito Statuto della Società delle Nazioni. Infatti, in questa conferenza, si diede valore vincolante all’art. 22 dello statuto che prevedeva, per le popolazioni che erano state soggette al dominio ottomano, una forma statuale amministrata direttamente dalla Società delle Nazioni tramite l’istituzione dei mandati affidati a Francia e Gran Bretagna (mandati di classe A). Tali mandati avevano fin dall’inizio una durata limitata nel tempo, anche se una data non era espressamente indicata, ma sarebbero rimasti in vigore fino a che le popolazioni facenti parte dei singoli mandati non fossero stati in grado di costituirsi in Stati pienamente autonomi e indipendenti. Quindi in nessun caso e per nessuno mandato (di classe A, B e C), creato dopo la Prima guerra mondiale, si può parlare di colonie ma si deve parlare di Stati sotto tutela internazionale. La decisione finale sulla piena indipendenza dei singoli Stati mandatari spettava al Consiglio della Società delle Nazioni (così come per qualsiasi decisione volta a modificare un qualsiasi aspetto del Mandato una volta approvato) dopo aver sentito il parere delle potenze mandatarie incaricate e della Commissione permanente per i Mandati. Entrando nel dettaglio del dibattito politico e diplomatico, durante la conferenza, in merito alla decisione di creare e rendere vincolante il Mandato di Palestina e affidarlo alla Gran Bretagna si possono osservare diversi punti degni di nota. Un primo accenno si può fare in merito ai partecipanti alla Conferenza: Francia, Gran Bretagna, Italia e Giappone in veste di “Consiglio Supremo” investito dal Consiglio della Società delle Nazioni, di autorizzazione a decidere del futuro assetto dei Mandati in tutti i loro aspetti. In rappresentanza di queste potenze fu invitata a partecipare alla conferenza una delegazione USA (l’ambasciatore USA in Italia con il suo staff) in qualità di “Potenza osservatrice” ma delle cui opinioni si sarebbe tenuto conto in sede di deliberazione in funzione del peso politico statunitense. Gli USA decisero di non far parte della Società delle Nazioni costituitasi con il trattato di pace di Parigi ma di perseguire una politica estera isolazionista. Però è da sottolineare che il peso politico americano fu molto importante per la stesura dei mandati e in modo particolare per quelli di Palestina e Mesopotamia.Un punto degno di nota, relativo al Mandato di Palestina, fu l’acceso dibattito che si svolse tra la delegazione francese e quella britannica in merito all’accettazione e al completo significato della Dichiarazione Balfour. Benché già accettata da tutti gli Stati durante la Conferenza pace di Parigi, furono espressi dubbi, da parte francese, in merito ai luoghi santi e ai diritti della popolazione non ebraica presente in quello che sarebbe diventato il Mandato di Palestina. Grazie alla mediazione italiana – rappresentata dal Primo Ministro Nitti – furono date tutte le rassicurazioni del caso ai francesi che nessun diritto preesistente relativo ai luoghi santi sarebbe stato pregiudicato e la relativa bozza fu confermata negli artt. 13 e 14 del Mandato britannico che fu approvato in maniera definitiva nel luglio del 1922. In modo particolare, l’articolo 14 fu il più discusso e difficile da formulare, anche per la posizione assunta dalla Santa Sede che era restia ad affidare ad altri la tutela dei luoghi santi cristiani. L’art. 14 fu, in assoluto, l’ultimo articolo del Mandato ad essere approvato.Il 23 settembre 1922 il Consiglio delle Società delle Nazioni, ratificò il memorandum inglese con il quale, in base all’art. 25 del Mandato, si dava facoltà alla Gran Bretagna, in qualità di potenza mandataria, di “sospendere” o “posporre” nel territorio ad est del fiume Giordano le disposizioni valide per la parte ovest. Di fatto così nasceva la Transgiordania che nel 1946 diverrà lo Stato di Giordania.Inoltre a Sanremo fu chiarito, da tutte le delegazioni, che la Dichiarazione Balfour conteneva già tutte le rassicurazioni sui diritti delle popolazioni non ebraiche, come ben specificato nella bozza approvata durante la conferenza. Tale bozza diverrà poi l’art. 2 del Mandato di Palestina. Da questo momento la Dichiarazione Balfour, ufficialmente accettata, divenne vincolante per il diritto internazionale e fu così inserita integralmente nel trattato di pace di Sevres (all’art. 95) e nel preambolo del definitivo Mandato britannico di Palestina (1922) confermato poi dal trattato di pace di Losanna (1923).
Nella prima bozza discussa a Sanremo si faceva riferimento, come proposto dagli inglesi, alla “rivendicazione” per il popolo ebraico alla Palestina, mentre in sede definitiva – su insistenza francese e italiana – divenne “storica connessione” con la Palestina per ricostruirne lo Stato. In ogni caso questo passaggio è unico nella stesura dei testi dei Mandati approvati dalla Società delle Nazioni.Un punto di rilievo saliente riguarda la questione dei confini dei mandati. A Sanremo, tra i partecipanti, non fu trovato nessun accordo in merito (la disputa riguardava in particolare le delegazioni inglese e francese). Oltre a ciò pesarono molto le “dispute sul terreno” in corso in quei giorni con arabi, turchi e curdi. La dichiarazione finale, perciò, rimandava la stesura definitiva dei confini mandatari a successivi accordi. La questione richiese tre anni di trattative per la Palestina e oltre quattro per la Mesopotamia.Di fatto con la Conferenza di Sanremo verranno gettate le fondamenta del Medio Oriente dei successivi cento anni.
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Premio internazionale di direzione d’orchestra “Guido Cantelli”
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
Si aggiungono al Comitato artistico d’onore composto da vincitori illustri delle precedenti edizioni: oltre a Riccardo Muti, che trionfò a soli ventisei anni nel 1967, anche il direttore israeliano Eliahu Inbal, insignito del Premio nel 1963, Ádám Fischer e Lothar Zagrosek, ex aequo al concorso nel 1973. Dopo quarant’anni di pausa, il Premio viene riproposto grazie all’impegno del Teatro Coccia di Novara proprio in occasione del centenario della nascita di Guido Cantelli, che ricorre lunedì 27 aprile 2020. Stimato da Arturo Toscanini e dal soprano Elisabeth Schwarzkopf, che lo definì “il fanciullo degli dei”, il direttore d’orchestra novarese scomparve tragicamente a trentacinque anni nella notte tra il 23 e il 24 novembre 1956 nel disastro aereo di Orly, pochi giorni dopo la nomina a Direttore stabile dell’Orchestra del Teatro alla Scala. Cinque anni dopo venne istituito il premio in sua memoria che proseguì fino al 1980.
L’attenzione del Premio Cantelli al pubblico più giovane trova inoltre un primo riscontro nel blog appena inaugurato e dedicato alla Giuria Giovani. Una piattaforma multimediale in cui i ragazzi selezionati nelle scuole secondarie di primo grado di Novara potranno condividere contenuti e scambiarsi opinioni sul concorso e sui candidati, con il coordinamento dell’associazione Giovani dietro le quinte.Tra le altre novità del Cantelli 2020 anche il Premio Eleganza sul podio, assegnato da Corinne Baroni, Direttore del Teatro Coccia, al finalista che si distinguerà per la bellezza del gesto: un frac disegnato da Carlo Pignatelli e offerto da Altin Tafilaj, CEO e fondatore di Sunsnote (sunsnote.com).A causa dell’emergenza Covid-19, la chiusura del bando è stata infine posticipata alla mezzanotte di venerdì 15 maggio. I nomi degli ammessi al concorso saranno comunicati il 17 giugno.
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COVID-19 e malattie del sistema endocrino
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
La Società Europea di Endocrinologia (ESE, European Society of Endocrinology) ha di recente rilasciato uno “statement” relativo al tema “COVID-19 e malattie endocrine”. Qui di seguito si riporta un’ampia selezione del testo originale, elaborata dal Team Editoriale AME (Associazione Medici Endocrinologi). I sintomi generali dell’infezione da virus SARS-CoV-2 (COVID-19) sono relativamente aspecifici e simili alle altre infezioni virali con interessamento respiratorio: febbre, tosse, mialgie, dispnea. Il quadro clinico della malattia varia da forme pauci-sintomatiche con segni e sintomi aspecifici a una malattia respiratoria acuta severa con polmonite, insufficienza respiratoria e shock settico. Probabilmente nei casi più gravi si manifesta una reazione esagerata del sistema immune che aggredisce i polmoni e determina un quadro di ARDS (Acute Distress Respiratory Syndrome). Sono segnalate anche infezioni asintomatiche.
La ricerca scientifica internazionale sta studiando la reale prevalenza della malattia e il suo vero tasso di mortalità. I pazienti endocrinologici maggiormente a rischio di infezione e complicanze sono i diabetici, gli iposurrenalici, i pazienti con sindrome di Cushing, gli obesi e i malnutriti.
Regole generali. Per tutti i pazienti endocrinologici, oltre all’osservanza delle prescrizioni di legge sul distanziamento sociale, valgono le regole generali. 1) Lavare regolarmente le mani con acqua e sapone, per almeno 20 secondi, specialmente prima di mangiare e di bere e dopo aver utilizzato i servizi, soffiato il naso, tossito o starnutito. 2) Quando non è disponibile acqua e sapone, usare un disinfettante alcolico. 3) Coprire il naso e la bocca quando si starnutisce o si tossisce, utilizzando la piega del gomito o un fazzoletto di carta da buttare dopo l’uso. 4) Evitare il più possibile di toccare occhi, bocca e naso.
Alla luce dei dati disponibili, non vi è attualmente evidenza che i pazienti con iposurrenalismo siano a maggior rischio di ammalarsi di COVID-19, ma è noto che, in generale, sia i pazienti con morbo di Addison che con iperplasia surrenalica congenita hanno un rischio aumentato di contrarre infezioni e di mortalità da infezioni del sistema respiratorio. In particolare, il morbo di Addison si associa a una ridotta efficienza del sistema immunitario, con deficit funzionale dei neutrofili e dei linfociti natural killer, per cui è logico attendersi un rischio aumentato di complicanze mediche e una maggiore mortalità da COVID-19. Indicazioni per i pazienti: 1) Adottare le misure di prevenzione del contagio della popolazione generale. 2) Continuare ad assumere regolarmente la terapia abituale. 3) Aumentare il dosaggio della terapia sostitutiva, come negli altri casi di rialzo termico, non appena compaiono i primi sintomi, come da prescrizione dell’endocrinologo curante. 4) Contattare subito l’endocrinologo curante in caso di febbre, tosse, dispnea o altri sintomi. 5) In caso di febbre > 39°C e/o nausea, vomito, diarrea, deve essere subito somministrato idrocortisone 100 mg im, ripetibile se occorre. 6) È indispensabile avere in casa scorte sia dell’usuale terapia sostitutiva orale che di quella parenterale d’emergenza, per evitare crisi surrenaliche. 7) Mostrare al personale sanitario d’emergenza la card dell’iposurrenalismo.Sindrome di Cushing. I pazienti con ipercorticosurrenalismo sono a rischio molto maggiore di contrarre infezioni di ogni tipo. Indicazioni per i pazienti: adottare le misure di prevenzione del contagio della popolazione generale in maniera ancora più stretta, evitando il contatto anche con i familiari conviventi. (fonte doctor33 – abstract)
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Coronavirus, ecco come sono organizzate le Usca
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
Altro che controllare il coronavirus; scarsità di personale e norme regionali farraginose sulle Unità speciali di continuità assistenziale rischiano di favorirne l’esplosione. Ogni Usca dovrebbe essere formata da almeno due medici o da medico-infermiere. Non sempre lo è, come testimonia il caso mediatico del giovane medico che dopo la visita a casa all’anziana malata si sveste nel ballatoio condominiale e torna indietro in taxi. «Sulle Usca arrivano notizie da diverse parti d’Italia che fanno rabbrividire», scrive sui social il tesoriere del Sindacato Medici Italiani Franco Fontana. «Regioni in cui le Usca condividono la stessa sede della Continuità assistenziale, altre in cui pretendono che il medico faccia da solo. Pensano che la svestizione dai dpi la faccia una sola persona? O nello stesso locale dove soggiorna un medico di continuità assistenziale?» Fontana invita i colleghi rappresentanti sindacali ad intervenire ove sia messa in pericolo l’incolumità dei sanitari dedicati. Ricorda il segretario Smi Lombardia Enzo Scafuro: «Sulla delibera istitutiva n°2986 del 23-03-2020 e la successiva circolare avevamo inviato una nota alla Regione per evitare che le Usca essendo definite “unità” potessero essere costituite da un “singolo medico». Per Scafuro, «o le Usca si progettano per un’assistenza complessa, due operatori che si vestono e svestono uno di fronte all’altro in aree dedicate, viaggiano in mezzi di trasporto sanificati (non il taxi!), o il rischio supera il beneficio». Già il decreto legge nazionale istitutivo del 9 marzo sembra avere delle pecche quando indica che ogni Usca, nata per sgravare in un bacino di 50 mila abitanti il Mmg, il pediatra e il medico di continuità assistenziale da compiti non ordinari, faccia capo alle sedi di guardia medica esistenti. «Le regioni erano chiamate a realizzare il decreto entro il 20 marzo scorso, ma la fretta non aiuta la qualità delle delibere», dice Scafuro. «Inoltre, per noi all’équipe andrebbero aggregati specialisti, si pensi al ruolo del cardiologo nell’inquadrare il rischio collaterale della clorochina da taluni suggerita per il paziente Covid-19 a casa. O allo psicologo».
Il problema di fondo è il personale. Non è infinito. Il decreto legge dice chiaro che l’Usca è costituita da un numero di medici pari a quelli già presenti nella sede di continuità assistenziale scelta. Non sono gli stessi medici ma tra i medici Usca vi possono essere ugualmente titolari o supplenti di CA, tirocinanti del triennio in medicina generale o, invia residuale, neoabilitati. E devono garantire copertura 8-20 sette giorni su sette, con compenso lordo di 40 euro ad ora. «Ogni regione si è organizzata come poteva in carenza di personale -dice Giovanni Senese responsabile continuità assistenziale Smi -in Campania, Basilicata e Lazio abbiamo chiesto una composizione di due medici ed un infermiere per turno. Il medico non può andare da solo: il rischio non è il contagio dal paziente a casa, ma il virus che puoi liberare quando ti svesti sul pianerottolo, o non ti vesti secondo le procedure adeguate e nessuno ti controlla. La svestizione dovrebbe inoltre avvenire in aree adeguate, servono training appositi. E il personale che visita non deve essere lo stesso che fa attività ordinaria di guardia medica. Come Smi sottolineiamo che dovrebbe afferire a sedi diverse da quelle della continuità assistenziale, ad esempio le sedi del 118 dove ci sono elementi omogenei come la sanificazione del mezzo di trasporto dopo ogni viaggio per accesso a casa di paziente Covid-19». Si dovrebbe sanificare dopo ogni accesso, dettaglia Senese. «Posto che gli accessi a casa dei sospetti per il primo tampone spettano all’unità operativa di prevenzione Asl, al sanitario Usca spetta il monitoraggio a casa di soggetti positivi ai quali va eseguito 2° o 3° tampone o provare i parametri per eventualmente ricoverare. Anche abitassero nello stesso condominio, tra due pazienti di questo tipo è bene mettere un viaggio di ritorno in centrale e una decontaminazione e sanificazione del mezzo, per non portare il virus in giro. Abbiamo sostenuto questa posizione nei comitati regionali e provinciali. Una terza via non c’è. Occorre istituire ex novo queste unità con fondi ad hoc. Qualche sindacato vorrebbe trovare per la continuità assistenziale una nuova collocazione come Usca del domani: una soluzione irricevibile. La continuità assistenziale ha tante chiamate, l’Usca ha accessi impegnativi con equipaggiamento protettivo specifico. Con eventuali “doppi lavori” il rischio è, oltre a contagiarsi, portare il contagio ai pazienti cronici, e ai colleghi del turno di continuità assistenziale che dovranno mettersi a loro volta in quarantena per evitare un disastro che vanificherebbe i risultati ottenuti con il lock-down. Inoltre -conclude Senese -si andrebbe in contrasto con la Legge Balduzzi in base alla quale, alla luce del Ruolo Unico, la CA confluisce a pieno titolo nell’Assistenza Primaria dando spazio al ruolo unico nelle istituende aggregazioni funzionali territoriali al momento formate dai soli medici di assistenza primaria in dispregio alla legge». (fonte: Doctor33)
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Scuola: Approvato decreto Cura Italia e supplentite
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 aprile 2020
La Camera ha approvato la fiducia per il decreto Cura Italia centrato sul potenziamento del Sistema sanitario, sul sostegno all’occupazione e ai lavoratori, sul supporto al credito per famiglie. Anief aveva inviato in V commissione Senato 15 proposte emendative con l’obiettivo di contrastare la precarietà che, in vista della sospensione di tutte le procedure concorsuali prevista dal decreto, mette a rischio il prossimo anno scolastico e fa salire a quota 250.000 le cattedre vacanti da coprire per il 2020/21.
La parola chiave delle nostre proposte è “stabilizzare”. Oltre all’immissione in ruolo di tutto il personale docente e ATA con 36 mesi di servizio in ottemperanza alla normativa europea, Anief è tornata a chiedere con forza la riapertura delle graduatorie ad esaurimento ovvero l’immissione in ruolo dalle graduatorie di istituto divenute provinciali, ricordando che l’assenza di personale obbliga l’amministrazione a reiterare decine di migliaia di contratti di lavoro a tempo determinato, causando un maggior esborso per la finanza pubblica a causa delle richieste di risarcimento per violazione della direttiva 1999/70/CE. Richieste anche procedure semplificate di immissioni in ruolo da prevedere anche per i facenti funzione DSGA, in ragione di una procedura concorsuale al momento sospesa, e per i ricorrenti dei concorsi dirigenti scolastici.
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