Il sequel del film campione d’incassi sarà nei cinema italiani dal 2 settembre 2020. Dopo la loro rottura, Hardin (Hero Fiennes Tiffin) e Tessa (Josephine Langford) cercano di andare avanti ognuno per la propria strada. Mentre Hardin torna a perdersi in cattive abitudini, Tessa, forte della sicurezza acquisita, inizia a frequentare lo stage dei suoi sogni alla casa editrice Vance dove attira l’attenzione del suo collega Trevor (Dylan Sprouse), il ragazzo perfetto col quale intraprendere una relazione. Trevor è intelligente, spiritoso, attraente ma soprattutto è affidabile. Tessa, nonostante questo nuovo incontro, non riesce a togliersi dalla testa Hardin. Dopotutto lui è l’amore della sua vita e al di là dei loro fraintendimenti e delle difficoltà, non può negare ciò che prova. Vorrebbe essere in grado di andare avanti per la sua strada, ma non è così semplice. Attraverso gli alti e i bassi della loro relazione, Tessa e Hardin lotteranno per stare ancora insieme anche se l’intero universo sembra tramare per tenerli separati. Regia di Roger Kumble Con Josephine Langford Hero Fiennes Tiffin Dylan Sprouse Un’esclusiva per l’Italia LEONE FILM GROUP in collaborazione con RAI CINEMA
Archive for 23 agosto 2020
“After 2” nei cinema dal 2 settembre
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
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Nuovi progressi in materia di apolidia in Asia Centrale
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
Anche il Turkmenistan tra i Paesi che promuovono la registrazione universale delle nascite. L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, accoglie con favore la nuova legge adottata dal Turkmenistan che contribuirà ad assicurare la registrazione delle nascite di tutti i bambini nati nel Paese. La legge in materia di atti di stato civile, entrata in vigore a luglio, aiuterà a prevenire l’emergere di nuovi casi di apolidia tra i bambini nati da genitori privi di documenti regolari o la cui nazionalità non è definita. La nuova normativa costituisce l’ultimo di una serie di progressi significativi compiuti dal Turkmenistan al fine di prevenire e ridurre l’apolidia nel Paese, tra cui l’adozione di un ambizioso Piano d’azione nazionale per porre fine all’apolidia (2019-2024) formalmente approvato dal Presidente del Turkmenistan a gennaio dell’anno scorso.Negli ultimi 15 anni, la nazionalità turkmena è stata concessa a circa 23.000 rifugiati e apolidi. La cifra comprende circa 10.000 apolidi che hanno acquisito la cittadinanza per naturalizzazione da quando, nel 2011, il Paese ha aderito alla Convenzione del 1954 sullo status delle persone apolidi. “Elogiamo i progressi compiuti dal Turkmenistan per onorare l’impegno volto a contrastare l’apolidia. Tali misure fanno seguito a una serie di passi avanti fatti nella regione per porre fine al problema”, ha dichiarato Yasuko Oda, Rappresentante UNHCR per l’Asia Centrale.L’anno scorso, la Repubblica kirghisa è divenuta il primo Paese al mondo a porre fine a tutti i casi di apolidia noti sul proprio territorio, il Kazakistan ha modificato le proprie normative per assicurare la registrazione universale delle nascite, e il Tajikistan ha promulgato una legge speciale di amnistia a termine a favore di apolidi e cittadini di Paesi terzi affinché potessero regolarizzare il proprio status.Ad aprile di quest’anno, anche l’Uzbekistan ha promulgato una nuova legge in materia che permetterà di concedere la cittadinanza a circa 50.000 apolidi.“Nell’ambito della campagna globale #iBelong per a porre fine all’apolidia entro il 2024, l’UNHCR ha lavorato in stretta collaborazione con governi e partner in tutta la regione per prevenire e ridurre l’apolidia”, ha dichiarato Yasuko Oda.
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La giustizia è un tema centrale per la democrazia
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
di Nunzio Raimondi. Non ne posso davvero più di ascoltare lunghe litanie sulla Magistratura! Sono oltre trent’anni che difendo i magistrati dai mille sospetti che i cittadini avanzano su di loro. Ed io a ripetere: “smettetela di dire queste cose! La magistratura nella sua stragrande maggioranza è sana”. E giù loro a dirmene di tutti i colori: interessi personali e familiari, pressioni politiche, malcostume diffuso, corruzioni, concussioni… Sembra non esserci più un palmo di netto!
Ma ora il fenomeno ha raggiunto davvero il limite di guardia. Credetemi, non so più che dire a tutti quelli che chiedono il controllo della magistratura su ogni sorta di nefandezza ed in moltissimi settori della società. Il mondo delle idee forti, dei valori per i quali al mattino ti svegli e vai a fare il tuo dovere, si scontra con una realtà immutabile e sembra di combattere contro un muro di gomma!L’ordine giudiziario deve essere profondamente riformato dalle sue radici. È di pochi giorni fa la notizia che finalmente, dopo un “combattimento” durato quasi trent’anni, un candidato al concorso in magistratura dell’anno 1992, bocciato agli scritti con tre compiti perfetti, è riuscito ad ottenere, dopo non so più quante sentenze a lui favorevoli, le copie di tutti i compiti dei candidati al suo concorso.
Per scoprire cosa? Che ogni sottocommissione aveva impiegato tre minuti (tre minuti!) per leggere, correggere e discutere collegialmente ogni compito di ciascun candidato, che i compiti dei promossi presentavano evidenti segni di riconoscimento e grossolani errori di diritto. Mentre altri compiti perfetti erano stati scartati a prescindere. Non se n’è fatto nulla, naturalmente. Ma rimane un problema che, unito a quel che si apprende (e che tutti hanno sempre saputo) circa le nomine del CSM, offre un quadro realistico di una Magistratura con la quale l’Avvocatura italiana si confronta quotidianamente. Fatte le debite distinzioni, fra inchieste su magistrati corrotti, quelli fatti oggetto di pressioni politiche ed il carrierismo dell’antimafia, c’è poco da stare allegri. Insomma il Parlamento, espropriato di tutto, dovrebbe riprendersi il primato che gli spetta, che è poi il primato della sovranità popolare (non populista) utilizzando gli strumenti che la Carta soltanto al Parlamento appresta per produrre un’autentica metanoia.
Si dirà: non ci sono i numeri per una battaglia delle opposizioni (che tradizionalmente non riescono a gestire le Commissioni d’inchiesta se non con tempi biblici, incompatibili con i tempi di una Legislatura oramai avanzata) e poi la politica, come dimostrano le ultime inchieste, è fortemente compromessa con questo sistema. Per questo motivo l’”operazione pulizia” dovrebbe essere bipartisan e non perché occorre reagire ad una magistratura che ha da tempo asfaltato pure la politica (ora perfino “Attila” riconosce che la sentenza che condannò B. fu pilotata…), ma perché senza una messa a nudo del sistema infetto (ora pure alcuni irriducibili, caduti da cavallo sulla via di Damasco,sembrano essersi convertiti alla separazione delle carriere…) non si può ricostruire la credibilità dell’Ordine, oramai penosamente deturpata.
Dicevano i latini: ubi pus, ibi evacua. Ecco questa materia purulenta va evacuata: chi ha goduto di queste posizioni, mettendo a rischio la democrazia, deve essere messo alla porta. Solo così la ferita pian piano si rimarginerà. Perché soltanto il bisturi di una Commissione Parlamentare d’Inchiesta può restituire alla democrazia un Ordine giudiziario veramente rinnovato ed al Paese una fiducia nella giustizia, altrimenti definitivamente perduta. (abstract) (fonte: On. Mario Tassone)
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Corte di Gabriela di Venezia è il più amato tra i piccoli hotel d’Italia
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
È primo nella Top 25 dei Travellers’ Choice 2020 Best of the Best, gli Oscar degli alberghi di TripAdvisor, e rientra nella classifica dei più apprezzati del mondo.Corte di Gabriela, il luxury boutique hotel di Venezia, conquista il podio nella Top 25 dei piccoli hotel (hotel intimi che fanno un’ottima impressione) dei Travellers’ Choice 2020 Best of the Best, gli Oscar degli alberghi di TripAdvisor basati sulle recensioni lasciate dagli ospiti sul sito leader dei viaggi al mondo. La struttura, custodita in un palazzo ottocentesco veneziano vicino Piazza San Marco, ma distante dal circuito turistico, è entrata anche nella classifica dei Top 25 dei piccoli hotel di tutto il mondo, a dimostrazione dell’apprezzamento degli ospiti per le attenzioni personalizzate e i dettagli a loro riservati in questa residenza d’autore, dove ogni particolare è frutto di una passione e della capacità di far vivere ai visitatori una Venezia inedita.
Per la prima volta siamo primi in Italia e tra i primi del mondo. Primo hotel italiano nella classifica. In base alle votazioni dei clienti. Una grande soddisfazione. Sopra di noi non c’è nessun italiano. Tutto lo staff che è stato bravo, la qualità dei servizi.
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Workshop di formazione sulla Dialectical Behaviour Therapy (DBT) a scuola
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
Il passaggio all’adolescenza è associato a un sostanziale aumento nella prevalenza di un’ampia gamma di sintomi internalizzati ed esternalizzati che hanno implicazioni a lungo termine sia per la salute mentale che fisica in età adulta (Costello, Copeland e Angold, 2011). Infatti, molti disturbi psichiatrici in età adulta sono preceduti da malattie mentali con insorgenza prima dei 18 anni (Kim-Cohen et al., 2003). Innumerevoli studi evidenziano la necessita di promuovere in Italia un programma che agisca sulla prevenzione e dia una risposta alle molteplici difficoltà che i giovani affrontano quotidianamente. La Dialectical Behavior Therapy (DBT) presenta una cornice di riferimento in grado di fornire tali risposte.La DBT è un trattamento cognitivo-comportamentale sviluppato per pazienti con comportamenti suicidari e diagnosi di disturbo borderline di personalità da Marsha Linehan (professore di psicologia clinica presso la Washington University di Seattle, USA). Nella DBT per adolescenti il lavoro è rivolto ai ragazzi e ai loro familiari ed è focalizzato sulla disregolazione emotiva, l’impulsività, la gestione delle relazioni e i conflitti intrafamiliari.Inserendo la DBT nella scuola, si riconosce all’insegnante il ruolo fondamentale di educatore, guida e figura di riferimento. Il docente ha una vicinanza emotiva e un contatto con i ragazzi, viste le ore passate insieme, quasi pari a quella della famiglia. Alla luce della teoria biosociale su cui si basa la DBT, l’insegnante, opportunamente formato, può gestire la disregolazione emotiva, l’impulsività e i disagi comportamentali a essa associati fino ad arrivare alla prevenzione di comportamenti disfunzionali futuri. Diversi studi hanno dimostrato l’efficacia del programma DBT® Skills nelle scuole nel migliorare la capacità di tolleranza alla frustrazione e di regolare le emozioni e nel ridurre i comportamenti impulsivi (Haskell et al., 2014; Mazza e Hanson, 2014a; Miller et al., 2014). La letteratura attesta un ulteriore vantaggio della scelta di applicare tale programma alla scuola: risultano notevolmente ridotti il tempo e le energie investite negli interventi rivolti agli alunni che infrangono le regole scolastiche, risparmiando così preziose risorse scolastiche (Cook et al.,2008).
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La stato delle scuole nel Lazio
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
A un mese esatto dalla riapertura delle scuole siamo molto preoccupati per quanto accadrà negli edifici scolastici di ogni ordine e grado e in particolare per l’infanzia e le elementari. Per le famiglie romane non è ancora dato sapere dove e come faranno le lezioni i loro figli, da nessuna parte risultano avviati lavori di adeguamento alle norme anti covid, non sono stati reperiti nuovi spazi e il tempo stringe. Le dirigenti scolastiche, abbandonate e caricate di tutte le responsabilità, fanno quello che possono, i presidenti dei Municipi scrivono alle istituzioni per far vedere che qualcosa stanno facendo, ma tutto il sistema scolastico sembra impantanato su se stesso con il sindaco Raggi totalmente assente e la Regione Lazio già in ferie disponibile solo per promozioni e consulenze agli amici. Pur di conservare l’ex ospedale Carlo Forlanini per le Ong, a cui è stato promesso con una memoria di giunta regionale, il presidente Zingaretti ha detto no alla possibilità di concedere spazi vitali alle scuole romane. Un atteggiamento grave che nella risposta ufficiale liquida la richiesta dei municipi riferendosi esclusivamente al parcheggio antistante il piazzale centrale. Ricordiamo al segretario del Pd che il Forlanini ha sei grandi padiglioni e altre strutture alcune delle quali concesse da lui stesso per mostre, cinema, spettacoli dal vivo, film e addirittura discoteche. I fondi comunali e del Miur per l’adeguamento ci sono, gli spazi anche perché Zingaretti continua a lasciare il Forlanini nel degrado e nell’insicurezza? Lo dichiara in una nota Fabrizio Santori, dirigente regionale della Lega Lazio.
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Ponti: monitoraggio statico e dinamico
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
Il monitoraggio dinamico deve prendere il posto di quello statico» sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks (www.sensoworks.com), startup specializzata in monitoraggio infrastrutturale già attiva a livello globale, con uffici anche a Boston e monitoraggi in molti Paesi europei, includendo anche la Francia.Di fatto aumentano di frequenza e di durata le ondate di calore che con il passare degli anni diventano sempre più estreme. Nel Mediterraneo l’accelerazione è stata drastica: dal 1980 ad oggi si sono aggiunti 6,5 giorni di caldo estremo ogni decennio, una situazione che diventerà ancora più critica nel ventennio 2030-2050. A lanciare l’allarme è proprio Sensoworks (www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme tecnologiche multilivello.«Da qui al 2050 il riscaldamento globale metterà a rischio la sicurezza delle infrastrutture a livello mondiale» avvisano gli esperti di Sensoworks. E non è solo il caldo ma anche il conseguente incremento dei periodi di alluvione, delle tempeste e degli uragani. Fenomeni climatici che sono aumentati in quasi ogni parte del mondo, sia in frequenza che in durata.Secondo il Centre of Excellence for Climate Extremes (CLEX), centro di ricerca australiano, la somma delle anomalie di temperatura rispetto una determinata soglia durante i giorni di ondata di calore (calore cumulativo) sta aumentando in media a livello globale in una forbice che varia da 1 a 4,5 gradi Celsius ogni decennio. Ma in Medio Oriente ed in certe zone dell’Africa e del Sud America l’aumento raggiunge anche i 10 gradi Celsius.«Sottovalutare questa situazione sarebbe un errore. Ma con il monitoraggio dinamico sarà possibile risolvere fin d’ora il problema infrastrutturale» sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks.«I ponti italiani sono stati costruiti a regola d’arte ed anche la manutenzione è stata nella maggior parte dei casi adeguata. Oggi —tuttavia— le nuove tecnologie consentono di fare di più: di prevedere il futuro e prevenire un evento infrastrutturale prima che accada» puntualizza Niccolò De Carlo, sottolineando la necessità di passare da un monitoraggio statico delle nostre infrastrutture —quello caratterizzato da ispezioni tecniche sporadiche realizzate da tecnici in carne ed ossa— ad un monitoraggio dinamico, consentendo così di avere un controllo costante ed in tempo reale attraverso strumenti tecnologici all’avanguardia. (AJ-Com.Net). AJ/LL – NNNN
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Il cattolicesimo e le nuove sfide
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
I temi ricorrenti, e non sono solo di questi giorni, sono quelli che più di frequente appaiono anche sui quotidiani di tutto il mondo e si riferiscono alle coppie di fatto, a matrimoni omosessuali, alla riproduzione sessuale in vitro, ai divorzi e più in generale alle nuove provocazioni di “frontiera” della genetica.
La risposta che oggi abbiamo, sia pure articolata in modo diverso, è quella di generale chiusura per il diverso che si prospetta e con un certo irrigidimento delle posizioni in specie in casa del Vaticano. Non dico, a questo punto, che sia un errore fissare dei paletti oltre i quali presumere che si possa giungere a creare confusione di ruoli e perdita di valori etici e religiosi. Tutt’altro. Vi è, in ogni caso, un margine entro il quale occorre ragionare con più ponderazione.
Il timore è pienamente giustificato da parte di chi pensa che, concedendo qualcosa, si finisca con il far franare il castello che si è costruito in secoli di professioni di fede e di dogmi accertati e riconosciuti validi e sperimentati con successo nel tempo a dispetto degli eventi e della loro mutabilità legata, si ritiene, alle mode e non alle certezze alle quali sembravano ancorarsi.
È anche vero che una revisione delle “certezze” va fatta sgombrando il campo dall’idea che taluni considerano la religione un sinonimo di “conservazione”, di “tradizione” e che, in virtù di ciò, non accettano il nuovo per partito preso e non per intimo convincimento. Di certo un grande passo papa Giovanni Paolo II, e in una certa misura i suoi predecessori, l’hanno compiuta sul fronte del riconoscimento dei propri errori nei confronti delle altre professioni cristiane, ma è ancora poco se vogliamo dare una nuova visione di una Fede che sappia riconoscere i suoi limiti temporali mentre ci parla del trascendente.
Non dico, però, le cose che dovrebbero essere cambiate o i rigori della dottrina che andrebbero smussati, ma suggerisco che se ne parli sia pure a porte chiuse, ma se ne parli anche nei “palazzi” del potere ecclesiastico perché qualcosa è cambiato tra la gente e quel qualcosa merita la dovuta attenzione ed anche riconoscimento. (Riccardo Alfonso)
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Il sistema maggioritario o proporzionale in Italia
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
Forse è necessaria una semplificazione per meglio mettere a fuoco quest’aspetto della governance italiana. Nel nostro paese, anche se si parla tanto di maggioritario, in specie quando si adombra l’idea che in questo modo avremmo due soli partiti che si contendono la leadership del paese, diventa in pratica un modello difficilmente attuabile. Manca, si dice, la rappresentatività di tutte le anime del Paese e si pensa soprattutto ai partiti e non certo alla società civile. Il proporzionale invece, sia pure con uno sbarramento per quei partiti che a livello nazionale non raggiungono una certa soglia percentuale stabilita convenzionalmente, consente d’offrire uno spazio “onorevole” ai partiti e ai movimenti minori che si mettono il lizza per far eleggere i loro rappresentanti che alla fine si possono associare, una volta eletti, alle formazioni più copiose e diventare, a volte, l’ago della bilancia che fa propendere le maggioranze da una parte in luogo di un’altra. Ora se ci portiamo all’attualità e facciamo l’esempio italiano dei Pentastellati che, grosso modo, da circa tre legislature sono presenti nell’agone politico ci rendiamo conto che il loro ruolo mal si concilia con il maggioritario, ma potrebbe meglio adattarsi con il proporzionale. Ma in entrambi i casi essi sono condannati ad una vita grama perché non sono riusciti a determinare una scelta di governo con il loro 25% di consensi ed è stata una presenza ancora insufficiente dopo aver raggiunto la volta successiva il 32%. Lo hanno ben compreso i partiti che si richiamano al centro-destra che si sono coalizzati per raggiungere il 51% e non riuscendovi hanno cambiato strategia fagocitando la forza politica più esposta ad un rischio di logoramento per la sua stessa natura. I Pentastellati, infatti, sono nati come movimento di protesta ed hanno raccolto i consensi di quella parte dell’elettorato insoddisfatto delle politiche condotte sia dal centro destra sia dal centro sinistra. Ciò significa che se fosse stata garantita una certa condotta programmatica avrebbero potuto imbarcarsi con entrambe le coalizioni di centro destra e di centro sinistra pur scartando quei partiti che al loro interno consideravano troppo compromessi con il passato come lo sono Forza Italia e Fratelli d’Italia. E ciò è accaduto.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Dalle più recenti intenzioni di voto dobbiamo registrare una forte caduta di consensi per i Pentastellati e una vigorosa ascesa della Lega ridimensionata poi dal compagno di cordata Fratelli d’Italia. Se le cose restano in questo modo il maggioritario conviene al Centro destra ma non allo schieramento opposto. E i pentastellati? Perderli sarebbe un grave errore per quella parte laboriosa del paese che in questo modo potrebbe contare su una sensibilità maggiore sui valori rispetto alle altre coalizioni di partiti. Cerchiamo, a questo punto di capire cosa si deve fare per conservare e ancor più per far lievitare questo spirito di rinascita del paese attraverso una politica che sappia restituire alla gente il gusto di ritrovare la propria identità in una sana politica. Possiamo solo dire che sarebbe un gravissimo errore escludere i pentastellati da questa sorta di rivoluzione copernicana. (Riccardo Alfonso)
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L’Italia politica degli ultimi anni: guardiamo il passato per capire il presente
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
Partiamo dall’intervento di Amintore Fanfani, sul finire degli anni sessanta, in un’assise congressuale della Dc dove denunciava i primi casi di corruzione politica e che anni dopo Aldo Moro e Berlinguer cercarono un possibile deterrente attraverso la formula del “compromesso storico”. Sappiamo che tale tentativo fallì tragicamente con il rapimento e l’uccisione di Moro e la successiva morte per cause naturali di Berlinguer. Il tema fu ripreso da Bettino Craxi in un suo famoso discorso alla Camera dei deputati per difendersi da un sistema corruttivo già ampiamente diffuso e che lo aveva travolto.
Seguirono gli eventi internazionali con la caduta del muro di Berlino e il conseguente collasso dell’Urss. Di rimbalzo l’Italia subì una crisi al contrario con la dissoluzione della D.C. ma non del partito comunista. Fu anche la stagione di “mani pulite” e si pensò ad una svolta virtuosa.
Fu, purtroppo, un’occasione mancata. Non si fecero i conti con i pregiudizi dell’elettorato italiano nei confronti del partito comunista anche se aveva cambiato il nome e non si trovò di meglio, per colmare il vuoto lasciato dalla Dc, che dar vita a un partito nuovo di zecca chiamando alla ribalta un uomo il cui merito era quello d’avere ingenti disponibilità economiche e l’audience delle sue televisioni private e di alcune testate giornalistiche. Si pensò ad una rivoluzione liberale ma il tutto si tradusse in una sorta di “liberismo creativo” dove l’Italia perse la sua grande occasione per rigenerarsi.
Dopo un lungo torpore dove le sorti del Paese continuarono a peggiorare si pensò a una nuova svolta con un movimento denominato 5Stelle che divenne nel 2018 il primo partito del paese ma non di governo. Primeggiarono i voti di coalizione dove il Pd nel 2013 prevalse sul centro destra per una manciata di voti che gli permise d’ottenere il premio di maggioranza.
E ora dopo i segni contradittori delle europee dello scorso anno ritorniamo, questa volta, con sette regioni che devono rinnovare i loro consigli e rispettivi governatorati. Cosa dovrebbe insegnarci il passato?
A non fidarsi di certo da chi ci ha delusi e ad offrire un’apertura di credito al diverso, se non proprio il nuovo, che si sta profilando espresso dal Movimento cinque stelle. Non vediamolo come il virtuoso che si contrappone al corrotto. Vediamolo per quello che è. Un movimento fatto di persone che possono anche sbagliare ma che hanno il privilegio di provenire dalla società civile senza passare dalle logiche partitiche e dagli inciuci di palazzo. Tutto qui? Certo e per l’Italia politica ne basta e ne avanza. (Riccardo Alfonso direttore del Centro studi politici della Fidest)
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La lezione che viene dal XX secolo
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
E’ il secolo che ha visto affermarsi, come portato e degenerazione dell’hegelismo, di destra e di sinistra, e come reazione a gravi squilibri economici e sociali, il fascismo, il nazismo, il comunismo. Anche se occorrerà attendere la fine del “secolo breve” per assistere al definitivo crollo di queste visioni, già nel 1936 Maritain prevedeva che il comunismo, nella sua concreta attuazione in Russia secondo gli schemi della teoria marxista-leninista, sarebbe caduto perché non vivibile, perché contrario alla più profonda natura dell’uomo. Attingendo anche alla tradizione americana e muovendo lungo linee di pensiero che passano attraverso Rosmini e Newman, e in Italia attraverso Toniolo e Sturzo, egli dimostrò il fondamentale accordo tra democrazia, libertà e cristianesimo, riconducendo la sovranità dello Stato al popolo. È senza dubbio un passaggio, ma temiamo non si possa considerare l’ultimo dato che la democrazia, come la stiamo vivendo, lascia ampi margini di insoddisfazione. Per certi versi la democrazia è diventata un alibi per favorire gli abusi in nome del garantismo. In questo contesto ci avviciniamo di più al concetto di “società aperta” vagheggiata da Popper che si fonda sull’idea della fallibilità umana, sulla necessità della tolleranza e dell’educazione degli individui. In questa concezione, il mercato è più efficiente e produttivo di un sistema di pianificazione centralizzata, che fatalmente conduce al totalitarismo. Per certi versi all’opposto incontriamo Hayek secondo cui la dimensione economica prevale su quella filosofica e spirituale. Nel suo sistema di pensiero, infatti, la libertà è importante, non come valore in sé ma in primo luogo per le sue conseguenze economiche. Per Sen, premio Nobel per l’economia, l’individuo tende all’eudaimonia, ovvero alla felicità come scopo della vita.
Se ne deduce che l’economia è parte integrante della vita di una comunità; l’elevata disponibilità di beni materiali e soprattutto una loro equa distribuzione sono una componente importante del benessere della società. Non si tratta di contrapporre l’avere all’essere, ma in un contesto concreto riflettere in che misura l’avere può contribuire all’essere. La partecipazione alla vita civile si sostanzia soprattutto nell’attività lavorativa.
Dobbiamo ora chiederci se la “formula capitalistica” non diventi un’altra “non vivibilità” come lo è stato il marxismo-leninismo e se dobbiamo attenderci un altro collasso mentre ancora stiamo ruotando intorno ad un’idea ancora vaga e poco tracciata di una società diversa e più adatta a essere indossata dalla società del futuro. (Riccardo Alfonso)
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La pace nel mondo e quella del mio vicino
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
Siamo cittadini del mondo. Siamo degli apolidi. Nello stesso tempo avvertiamo il fascino del “campanile” dalla nostra strada, quartiere, municipio, comune, provincia, ecc. Può sembrare un contro senso, ma non lo è. A ben considerare, è il nostro modo dello stare insieme e di sentirci al tempo stesso figli di una coscienza planetaria. È anche un aspetto che appaga i nostri affetti ed ha la ventura di dividere le nostre gioie e dolori, ma anche, a volte, di provocare forti delusioni e cocenti affronti. Da qui nasce il potente impulso che va oltre le passioni del momento e si fissa per un equilibrio fondato sulla ragione, sulla ricerca di valori condivisi tra i quali la pace la giustizia la libertà. Nasce così la consapevolezza che la pace è un bene che parte dalla famiglia e si dirama oltre se volgiamo che essa possa diventare una costante di tutte le nostre vite e di quelle che seguiranno. Allo stesso modo non dobbiamo trascurare, come fa chi è attorno a un camino e tende a ravvivare il fuoco che si cela sotto la cenere, aggiungendo, man mano, altri ciocchi, per dare alla pace la vigoria necessaria. E nessuna pace può dirsi tale se non partiamo dal nostro piccolo, se non la fortifichiamo con le nostre minuscole opere, con il nostro impegno quotidiano.
Nessun essere umano può considerarsi un messaggero di pace se la pace non la nutre dentro di sé e la esprime nei suoi gesti, nei suoi rapporti e riesce a farla grande e universale perché sa comunicarla, perché riesce a entrare in sintonia con i suoi fratelli di tutto il mondo. È un linguaggio universale che oggi, purtroppo ha pochi conoscitori perché essi non sono costruttori di pace, nel loro microcosmo. Non vi sarà mai pace se insieme non la ricercheremo. Non vi sarà mai libertà e giustizia se il messaggio non sarà corale: dall’ultimo degli ultimi al primo dei primi. (Riccardo Alfonso)
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Le bolle della contemporaneità
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
Ne ho ristretto il campo a solo tre, anche se a ben considerare potrei aggiungerne un altro paio. Tre per contemperare l’importanza che annetto ad altrettanti eventi di portata mondiale quali sono il proletariato e la sua forza organizzata in un grande movimento che nato dalla mente di Marx si è trasformata in un’idea di “stato” per poi “scoppiarci tra le mani”. Nello stesso tempo si è consolidato il capitalismo come il patriziato del parvenu e anch’esso oggi sembra voler esaurire la sua forza espansiva e fare la fine della prima bolla. La terza è più romantica e al tempo stesso capace di defilarsi alla nostra osservazione e ai venti del cambiamento: è quella che possiamo definire la “nobiltà dell’antico lignaggio”. Ad attraversarli vi è l’essere umano con le sue passioni, le sue tensioni ideali, le sue aberrazioni. Sono le bolle che abbiamo creato per suscitare una speranza, per indicare una strada, per definire un ruolo, per legare le generazioni che si avvicendano a un precetto di fede, a una visione del mondo ora egualitario ora esclusivo di alcune minoranze privilegiate per antico censo o per nuovi meriti. A guardarli crescere, prosperare e morire vi è quell’enorme folla che si chiama umanità.
E dire che il tutto è stato promosso ora in suo nome ora per illuderla che lo fosse, ora per sostenerla ora per tradirla.
Oggi mi chiedo se non è giunto il tempo per prendere coscienza di una nuova consapevolezza che sta diffondendosi intorno a noi e dentro di noi e che sta diventando qualcosa di diverso di una bolla. Forse è una bolla tecnologica e nulla di più ma è destinata, se non altro, a risvegliare le nostre coscienze.
Non possiamo più tollerare che la miseria estrema condanni a una morte prematura milioni di bambini e le loro madri.
Non possiamo più tollerare che la violenza e la sopraffazione soffochi la nostra identità.
Non possiamo più tollerare che la disinformazione ci renda complici degli interessi partigiani di una minoranza di nostri simili e dei loro illeciti traffici.
Non possiamo più tollerare che per un’idea formale si faccia strage di innocenti come l’idea della guerra santa, dell’integralismo religioso e del fanatismo politico.
Dobbiamo spezzare questa spirale velenosa che intorbida i nostri sentimenti e ci spinge ad atti di superbia contro i nostri simili e la stessa natura che ci circonda.
Dobbiamo cercare la strada maestra senza lasciarci attrarre dalle vie secondarie e dal rischio di finire in un vicolo cieco anche se a prima vista appaiono più belle e seducenti.
Dobbiamo imparare a essere costruttori di un disegno coerente quando pensiamo che le risorse dell’umanità non possono essere distrutte dalle guerre e che le guerre non devono essere alimentate dai mercanti di armi e a monte dalle fabbriche che le producono.
Dobbiamo essere votati a un disegno di solidarietà dove la mano che stringe quella del nostro vicino è la mano di chi ama e sa di essere riamato. (Riccardo Alfonso)
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Gli italiani alle prese con le spese “accessorie”
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
All’esplicita domanda: “Quali sono le spese accessorie che incidono maggiormente sul tuo portafoglio e alle quali fai fatica a rinunciare?”, il 23% dei rispondenti, pari a 10.000.000 di nostri connazionali, ha risposto: i viaggi, di sicuro anche questa inclinazione ha inciso sulla decisione di tanti di varcare le frontiere non appena è stato possibile e, per altri, di prendere comunque in mano le valigie pur rimanendo in Italia. Al secondo posto si posizionano le novità tecnologiche: il 21,9% del campione, pari a 9.600.000 individui, ha ammesso di non poterne fare a meno. Sull’ultimo gradino del podio, invece, si posizionano le sigarette, tanto che il 20,9% dei rispondenti, pari a circa 9.200.000 italiani, ha ammesso di destinare parte consistente del proprio budget a questa “brutta abitudine”.L’elenco delle spese “irrinunciabili” è lungo; si va da una buona bottiglia di vino allo shopping, dai prodotti per la cura del corpo fino ai giochi a premi e lotterie.
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Un gravimetro atomico installato sull’Etna
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
É stata completata, all’interno dell’Osservatorio Vulcanologico di Pizzi Deneri, a quota 2800 metri nel versante Nord dell’Etna, l’installazione del gravimetro AQG (Absolute Quantum Gravimeter). L’installazione, coordinata da Daniele Carbone e Filippo Greco, ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è stata realizzata da un team specializzato dell’INGV e della Muquans nell’ambito del progetto europeo NEWTON-g (NEW TOols for terraiN Gravimetry). “L’applicazione della gravimetria sui vulcani permette di stimare le variazioni di massa che possono avvenire, per esempio, durante la risalita del magma verso la superficie”, afferma Daniele Carbone. “Il gravimetro AQG, prodotto da Muquans, partner del progetto NEWTON-g, è il primo gravimetro quantico ad essere installato su un vulcano attivo e ci permette di stimare, con estrema precisione, il valore assoluto dell’accelerazione di gravità, cioè l’accelerazione che un corpo subisce quando è in caduta libera. La performance dell’AQG durante i primi giorni di acquisizione in continuo”, prosegue il ricercatore, “è stata migliore delle aspettative, nonostante l’alto livello di tremore vulcanico che caratterizza il sito di installazione. Sulla base dei primi dati acquisiti ci aspettiamo la possibilità di rilevare variazioni di gravità con ampiezze dell’ordine di qualche microgal che si sviluppano su scale temporali comprese tra qualche ora e diversi mesi/anni”. Alfio Messina e Danilo Contrafatto, tecnici dell’INGV, aggiungono che “per fornire l’alimentazione necessaria al funzionamento in continuo dello strumento, dato che l’Osservatorio di Pizzi Deneri non è connesso alla rete elettrica, è stato messo a punto un sistema basato su pannelli solari e un generatore diesel che sfrutta un sofisticato modulo di controllo per la gestione delle fonti di energia e del sistema di accumulo. L’Etna”, conclude Carbone, “si conferma, per la seconda volta, un ‘laboratorio’ di sperimentazioni pionieristiche in ambito gravimetrico, dopo l’installazione di tre gravimetri di altissima precisione avvenuta tra il 2014 e il 2016”. I dati prodotti dai gravimetri in acquisizione continua permettono di integrare e completare l’informazione fornita dalla rete multiparametrica permanente dell’Etna, che viene utilizzata, soprattutto, per la valutazione rapida dei cambiamenti nello stato di attività del vulcano.
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Israele, palloni incendiari lanciati da Gaza incendiano il sud del paese
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
Continuano i lanci di palloni incendiari sparati da Gaza verso Israele. Negli ultimi giorni, infatti, dalla Striscia queste armi aree stanno incendiando il sud dello Stato ebraico.Si stima che nella ultime 72 ore, circa 50 incendi abbiamo bruciato 850 ettari di foreste e campi agricoli, con danni incalcolabili per gli animali che occupano queste zone. Non si hanno – per fortuna – notizie riguardanti morti o feriti.La risposta dell’aviazione israeliana non si è fatta attendere perché come ribadito da un portavoce dell’esercito, Israele “continuerà ad operare quanto necessario contro i tentativi di danneggiare civili israeliani”.Portavoce che in precedenza aveva detto che gli aerei israeliani avevano centrato “un presidio militare usato dalle forze navali di Hamas, infrastrutture sotterranee e posti di osservazione”, ritenendo “l’organizzazione terroristica responsabile di tutto ciò che ha origine da Gaza”.Israele ha preso altre misure per fronteggiare l’emergenza dei palloni incendiari, fra cui quella di fermare l’importazione di combustibile nella Striscia decisa dal Cogat, l’organismo che sovrintende le attività di governo israeliano nei Territori.
Non si deve correre il rischio di sottovalutare la pericolosità dei palloni incendiari. Si farebbe l’ennesimo assist da Hamas, pronto a puntare il dito contro Israele in ogni occasione. Non sono armi innocenti, sono armi di distruzione che, come detto, minano anche le convinzioni dei piccoli agricoltori israeliani del sud. Viene da domandarsi dove siano i vari partiti “Verdi” internazionali, dove sia la loro indignazione per la distruzione di campi e alberi. Che siano tutti in vacanza? Oppure quando il verde è israeliano, l’indignazione d’incanto sparisce?
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Castelli: Il Paese è cambiato grazie alla collaborazione dei pentastellati con altre forze politiche
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
Roma – “Io in questi anni ho imparato, grazie al movimento, che l’unico modo per realizzare i progetti e i sogni che sembravano impossibili è superare i propri limiti. Noi lo abbiamo fatto. Abbiamo governato, e ancora lo stiamo facendo, con forze politiche con le quali anni fa non immaginavamo di poter collaborare. Per il coraggio di averlo fatto, questo Paese è cambiato, profondamente, grazie al nostro modo di far politica, ai temi che sono stati messi al centro, ai valori che rappresentiamo. Abbiamo demolito l’ideologia stantia per far concentrare tutto il panorama politico sui programmi e sulle cose da realizzare. Precludersi la possibilità di poter fare sempre meglio, di superare i propri limiti e scegliere a priori una regola che di fatto è stata derogata in singole occasioni, trovo sia stupido. Oltre che una mancanza di fiducia nei confronti delle persone che sono sul territorio. Non è machiavellico, non è sintomo di evoluzione, non è il metodo con il quale cresci e realizzi i sogni del MoVimento 5 Stelle.”.Così Laura Castelli, Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, su Facebook, rilanciando il post del Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
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Debito pubblico, risorsa o utopia?
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
di Marco Marchese. Mi rendo conto che è difficile scardinare la convinzione che il bilancio dello Stato funzioni come il bilancio di una famiglia, perché non è così, frutto di regole sbagliate e di narrazioni volutamente incomplete e distorte. Entrate meno uscite producono un saldo che può essere positivo (bene), a pareggio (bene), o negativo (male). Un bilancio negativo può portare al fallimento, se non vengono prese delle contromisure: risparmiare per ripianare il deficit, indebitarsi per ripianarlo o ripagare il debito poco alla volta. Questo può andare bene per il bilancio personale o familiare, non per lo Stato.
L’emergenza causata dalla diffusione del covid-19 ha prodotto uno shock economico senza precedenti e in pochi giorni sono caduti dogmi imperanti a livello europeo negli ultimi decenni: il rigore nei conti pubblici dei Paesi membri, la regola del non superamento del 3% di deficit rispetto al PIL, i patti di stabilità finanziaria. Dogmi che sono costati ai cittadini di Paesi come l’Italia pezzi consistenti di servizi sanitari, scuole, università e ricerca scientifica, industria, servizi, infrastrutture e qualità di vita.
Se pensiamo che siano prevalsi sentimenti di solidarietà nei Paesi rigoristi, oggi li chiamano frugali, sui conti pubblici siamo sulla strada sbagliata. Poiché il virus ha colpito molto duramente nazioni come l’Italia e la Spagna (già con conti pubblici abbastanza precari, secondo le regole attuali) quello che oggi chiamano s o l i d a r i e t à, e che ha prodotto il MES con regole attenuate e soprattutto il RECOVERY FUND, non è altro che il frutto di ulteriori opportunistici calcoli economici. Facendo fallire Paesi come l’Italia, il suo debito pubblico non sarebbe più ripagato, almeno non interamente, e siccome parte consistente di questo debito è in mano “estero”, l’effetto del fallimento colpirebbe direttamente o indirettamente anche le economie dei Paesi frugali, creando un effetto domino difficilmente controllabile e da cui verrebbe seriamente minato l’impianto stesso dell’Ue, di questa Unione Europea, sogno brillante e dalle grandi potenzialità, ma dallo sviluppo rachitico e soprattutto a divenire.
Cosa ci insegna la caduta di questi granitici dogmi che sembravano inossidabili?Ci insegna che l’economia e la finanza non sono altro che un insieme di regole (giuste o sbagliate, eque o meno) che possono essere modificate quando necessario. E se questa volta è caduto il dogma del rigore dei conti per la contingenza del momento o per opportunità (l’Italia è un paese “To big to fail” troppo grande per fallire) le regole di economia e finanza possono essere modificate da una solida volontà politica. Nel frattempo, la BCE ha rafforzato il suo programma di sostegno all’economia con il QE (Quantitative Easing), ottimo programma introdotto dal Presidente Draghi, nel 2015. Al fine di ridurre i tassi di interesse del debito pubblico dei Paesi più esposti, frenare la speculazione sui mercati finanziari e garantire il meccanismo di rinnovo dei titoli di Stato, la BCE, facendo uno slalom nel groviglio delle regole europee, ha trovato il modo di acquistare pezzi consistenti di debito pubblico dei Paesi più a rischio. Il debito pubblico, non ripagabile in breve tempo, ha bisogno di essere rinnovato: si emettono nuovi titoli di Stato per pagare quelli in scadenza e spesso si emettono nuovi titoli per pagare anche gli interessi. Il debito pubblico è finanziato dal mercato, ovvero dagli operatori economici che acquistano i titoli di Stato a fronte del pagamento di un tasso di interesse. Se un titolo appartiene ad una nazione più a rischio di fallimento, il mercato richiede un tasso di interesse maggiore per ripagare il rischio della non restituzione del capitale investito. Se poi questi titoli vengono considerati troppo a rischio non saranno acquistati da nessun operatore finanziario a prescindere dal tasso di interesse riconosciuto, evenienza che determina il fallimento di uno Stato. Per scongiurare tutto questo e garantire la stabilità del sistema e un livello accettabile di tassi di interessi, la BCE, dal 2015, mensilmente acquista decine di miliardi di euro di debiti pubblici di Paesi come l’Italia, garantendo bassa speculazione, bassi tassi di interessi e soprattutto che il sistema di rinnovo del debito non si inceppi.
La domanda chiave è: chi ha finanziato per centinaia di miliardi la BCE per il programma QE e chi la finanzierà per proseguirlo? La BCE per sostenere il QE si autofinanzia, aumentando la massa monetaria circolante, cioè emettendo moneta. Questo cosa ci insegna? Ci insegna che se il potere politico lo volesse, la BCE potrebbe assorbire l’intero stock di debito pubblico senza alcuna ripercussione anche a regole vigenti. Di conseguenza se la BCE ha lo straordinario potere di autofinanziarsi e se il programma QE ha la potenzialità di assorbire l’intero debito pubblico delle nazioni, allora il debito pubblico potrebbe diventare una forma di finanziamento delle politiche pubbliche.
Il processo non è privo di rischi. Se le politiche di spesa pubblica fossero orientate a finanziare grandi fette di spese correnti e sussidi, attraverso immissione di massa monetaria, verrebbero depauperate le capacità produttive del Paese e si potrebbero innescare grandi spinte inflazionistiche nocive per l’equilibrio economico. Ma se le politiche di spesa pubblica in deficit fossero orientate agli investimenti: infrastrutture, tecnologia, ricerca e innovazione, istruzione, sanità, ricostruzione dei processi industriali, queste rafforzerebbero le capacità produttive del Paese, bilanciando l’aumento della massa monetaria e calmierando ogni rischio inflazionistico dei prezzi oltre a creare occupazione. (Fonte: Società Libera)
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Highlights from the latest issue
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
As America’s confrontation with China escalates, our cover story looks at the resilience of the Chinese economy under Xi Jinping. A new stage of state capitalism is under way—call it Xinomics—involving tight control over the economic cycle, a more efficient state and a blurring of the boundary between state and private firms. Xinomics has performed well, but the real test will come over time. China hopes that its techno-centric form of central planning can sustain innovation; history suggests that diffuse decision-making, open borders and free speech are the magic ingredients. One thing is clear: any idea that confrontation will be followed by capitulation is misguided. America and its allies must prepare for a far longer contest between open societies and China’s ruthless mix of autocracy, technology and dynamism. By Zanny Minton Beddoes
Editor-In-Chief The Economist
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Digitalizzazione e tecnologia nelle imprese italiane
Posted by fidest press agency su domenica, 23 agosto 2020
La prima edizione del Censimento permanente delle imprese, conclusa alla fine del 2019, ha permesso di approfondire anche tematiche emergenti e rilevanti per la competitività, la sostenibilità sociale e ambientale e la crescita economica del Paese.
Nel rapporto che viene diffuso oggi l’attenzione si focalizza su digitalizzazione/tecnologia/innovazione. La progressiva digitalizzazione dei processi aziendali viene adottata come chiave di lettura per una serie di fenomeni che stanno influenzando le strategie imprenditoriali come lo sviluppo di progetti di innovazione, l’emergere di nuovi modelli di business, la diffusione e l’utilizzo di nuove tecnologie e, infine, l’impatto della digitalizzazione sulla forza lavoro.Riguardo la diffusione di tecnologie digitali, l’utilizzo di un insieme di indicatori è giustificato da almeno due motivazioni. In primo luogo, la digitalizzazione è un fenomeno complesso e multidimensionale, tale da essere comunemente misurato mediante batterie di indicatori in forma di scoreboard, oppure con indicatori sintetici. In secondo luogo, a livello internazionale il quadro metodologico e definitorio è ancora parziale; in particolare, manca una esauriente definizione a fini statistici di cosa si intenda esattamente per digitalizzazione. Ciò rende necessaria l’identificazione di indicatori che, seppur parziali, siano complementari tra loro e legati da una chiave di lettura unitaria, in modo da evitare raccolte asistematiche di generici indicatori “digitali”.Ad esempio, gli indicatori statistici disponibili – riferiti per lo più all’adozione e all’uso di tecnologie ICT – sono stati utilizzati per misurare la trasformazione digitale delle imprese semplicemente in relazione alla diffusione di alcune tecnologie o pratiche – come la connettività a banda larga o la pratica dell’e-commerce – senza analizzare le trasformazioni da esse indotte nei processi aziendali. La pratica manageriale suggerisce che la trasformazione digitale è invece essenzialmente un processo di evoluzione dell’organizzazione e della cultura aziendale che mira a raggiungere la “maturità” digitale (digital maturity) delle imprese.Nel censimento permanente il tema della digitalizzazione è stato quindi interpretato integrando il monitoraggio degli investimenti in tecnologie digitali di tipo infrastrutturale (connessione a Internet, acquisto di servizi cloud, ecc.) con l’individuazione di investimenti più specializzati che possano segnalare uno spostamento verso il pieno utilizzo delle risorse digitali disponibili (Big Data, applicazioni di Internet delle cose, stampa 3D, robotica, simulazione, ecc.). In tale prospettiva, per maturità digitale si intende l’investimento in infrastrutture digitali non come obiettivo a sé ma come condizione per ottimizzare i flussi informativi all’interno dell’impresa, con effetti positivi in termini di efficienza e competitività. Tutti i risultati della sezione su tecnologia, digitalizzazione e nuove professioni sono accessibili attraverso il sistema di diffusione dedicato ai Censimenti Permanenti (http://dati-censimentipermanenti.istat.it ).
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