Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°195

Archive for 27 settembre 2020

Fedrigoni potenzia la divisione carta

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Luca Zerbini è il nuovo Managing Director della divisione Paper & Security del Gruppo Fedrigoni, società italiana leader nella produzione e vendita di carte ad alto valore aggiunto per packaging e grafica e di prodotti autoadesivi per l’etichettatura. Con questa nomina, Fedrigoni aggiunge un ulteriore tassello alla crescita della divisione carta, che già era stata potenziata alla fine del 2019 attraverso l’inserimento di due manager di caratura internazionale.La scelta di Luca Zerbini conferma la volontà dell’azienda di proseguire nel percorso di internazionalizzazione. Nato nel 1972 a Sassuolo (Modena), una laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano e un Master in Business Administration a Wharton (University of Pennsylvania), Zerbini ha lavorato estensivamente all’estero, ricoprendo a lungo ruoli dirigenziali nella crescita organica, nel marketing strategico, nello sviluppo del business e nelle politiche di innovazione e sostenibilità in varie società internazionali: da Hewlett-Packard a Bain & Company, da Florida Tile a Honeywell, fino ad Amcor, azienda leader mondiale del packaging flessibile dove è stato Vice-President and General Manager della business unite Film & Foil, a capo del programma Flexibles Sustainability Initiative, sino all’ingresso in Fedrigoni. Luca Zerbini è anche un Fellow of The Marketing Academy e dell’Institute for Real Growth.

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Quadriennale d’arte, dal titolo FUORI

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Roma dal 30 ottobre 2020 al 17 gennaio 2021, al Palazzo delle Esposizioni a Roma, la prossima edizione della Quadriennale d’arte, dal titolo FUORI, a cura di Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol, organizzata dalla Fondazione La Quadriennale di Roma, presieduta da Umberto Croppi, e da Azienda Speciale Palaexpo, presieduta da Cesare Pietroiusti. Principale partner istituzionale della mostra è il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, che attraverso la Direzione Generale Creatività Contemporanea ha confermato un importante contributo ad hoc, facendosi anche promotore del progetto speciale Premio AccadeMibact.Curata da Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol, la Quadriennale d’arte 2020 è pensata per restituire un’immagine nuova dell’arte contemporanea italiana a livello internazionale e il titolo, FUORI, è emblematico del tipo di sguardo proposto dai curatori.Gli artisti selezionati sono: Alessandro Agudio, Micol Assaël, Irma Blank, Monica Bonvicini, Benni Bosetto, Sylvano Bussotti, Chiara Camoni, Lisetta Carmi, Guglielmo Castelli, Giuseppe Chiari, Isabella Costabile, Giulia Crispiani, Cuoghi Corsello, DAAR – Alessandro Petti – Sandi Hilal, Tomaso De Luca, Caterina De Nicola, Bruna Esposito, Simone Forti, Anna Franceschini, Giuseppe Gabellone, Francesco Gennari, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Diego Gualandris, Petrit Halilaj and Alvaro Urbano, Norma Jeane, Luisa Lambri, Lorenza Longhi, Diego Marcon, Raffaela Naldi Rossano, Valerio Nicolai, Alessandro Pessoli, Amedeo Polazzo, Cloti Ricciardi, Michele Rizzo, Cinzia Ruggeri, Salvo, Lydia Silvestri, Romeo Castellucci – Socìetas, Davide Stucchi, TOMBOYS DON’T CRY, Maurizio Vetrugno, Nanda Vigo, Zapruder.

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Tre asset class da tenere d’occhio con l’arrivo dell’autunno

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Analisi di Jean-Marie Mercadal, CIO di Ofi Asset Management. I mercati finanziari sono stati piuttosto calmi nei mesi estivi, con l’indice VIX che si è mantenuto tra 20 e 25, dopo aver raggiunto un picco di 80 a marzo. Attualmente, la pandemia sta riprendendo vigore più o meno ovunque; tuttavia, non sembra che mercati se ne stiano preoccupando molto, dato che il sistema sanitario non è al collasso, il distanziamento sociale è ormai largamente praticato e sta crescendo la speranza di vedere un vaccino in tempi brevi. La prima di queste asset class è la tecnologia, e in particolare le azioni delle grandi imprese tech americane. Per la prima volta nella storia una società, Apple, ha superato i 2 miliardi di dollari di capitalizzazione: la sua attuale capitalizzazione sul mercato è pari a quasi l’85% del PIL francese. Il prezzo delle sue azioni è raddoppiato rispetto a marzo, e altre imprese note nel settore del tech hanno registrato performance simili. Ci sono sempre stati settori dominanti nel mercato azionario, ma stavolta la concentrazione è estremamente alta, con cinque azioni che da sole costituiscono il 25% del valore complessivo dell’indice. Ricordiamo che il rapporto prezzo-utili (P/E ratio) del 2020 di questi cinque titoli è pari a quasi 40, mentre quello stimato per il 2021 è 32; si prevede cioè che il prossimo anno i profitti di queste imprese cresceranno in aggregato di oltre il 20%. Proprio qui risiede la grande differenza con la tech bubble del 2000: queste imprese sono decisamente redditizie. Per il momento, i fattori favorevoli ai titoli growth, e in particolare ai titoli tecnologici, sono ancora presenti e il loro andamento di mercato riflette la capacità di creare robusti flussi di cassa in una situazione di bassa crescita. Ci sono ragioni oggettive dietro l’arretramento di questi settori ‘tradizionali’. Ad esempio, il trasporto aereo potrebbe essere danneggiato per diverso tempo dal maggiore utilizzo delle videoconferenze, e dal fatto che viaggiare in aereo è considerato sempre più “politically incorrect”. Allo stesso modo, nell’automotive i motori a combustione interna sono sempre più stigmatizzati. D’altro canto, un’azienda come Tesla ha una capitalizzazione di mercato di circa 400 miliardi di dollari, più di tutto il resto del settore automobilistico. Ciò dice molto sul contesto attuale, perché non ha tanto che fare con la capacità di Tesla di fabbricare automobili, ma piuttosto con il suo rappresentare, per così dire, il “futuro”: veicoli autonomi, esplorazione spaziale, nuovi mezzi di trasporto. Ma “il futuro” può essere prezzato correttamente? Questa estate, il prezzo dell’oro ha segnato un nuovo record e al suo massimo è arrivato a superare i 2.000 dollari l’oncia, segnando un guadagno dall’inizio dell’anno a oggi di quasi il 30%. I titoli di stato rappresentano storicamente il porto sicuro per eccellenza, ma dati i bassi rendimenti attuali, non offrono molto potenziale. L’oro offre invece anche riparo dall’inflazione. Pochi investitori negli ultimi tempi si sono interessati a questo ambito e giustamente, dato che il clima sembra quello di una diffusa giapponesizzazione, caratterizzata da crescenti paure di deflazione. Tuttavia, l’inflazione implicita (ossia quella già prezzata nei bond indicizzati) è cresciuta considerevolmente nelle ultime settimane, passando da 1,00% a 1,75% per i bond a 10 anni statunitensi e da 0,20% a 0,75% per i Bund tedeschi a 10 anni. Ne consegue che i bond linked dell’Eurozona, cioè quelli il cui prezzo varia al variare dell’inflazione, hanno guadagnato oltre il 4,5% rispetto ai minimi di questa primavera. Tutto ciò indica che gli investitori si stanno proteggendo da un eventuale aumento dell’inflazione, che è scesa a livelli molto bassi, ma che potrebbe rialzare la testa negli anni a venire per via delle politiche monetarie molto aggressive delle banche centrali. Altri fattori che potrebbero spingere l’inflazione sono il reshoring, i salari più elevati e la ricerca di mano d’opera qualificata. Sul fronte economico, gli ultimi dati sono incoraggianti. I mercati stanno prezzando uno scenario ideale di uscita dalla crisi e, incantati dall’idea di onnipotenza delle banche centrali, sembrano sottovalutare i rischi. Tuttavia, la maggior parte degli elementi di questo scenario favorevole sembra che sia già stata scontata.Pertanto, confermiamo la nostra posizione neutrale nei confronti delle azioni: queste offrono sicuramente dei vantaggi e ottimo potenziale di lungo periodo, specialmente per quanto riguarda i dividendi, ma in caso di una nuova correzione gli investitori non devono ritrovarsi costretti a una brusca inversione di marcia risk off. Piuttosto, vale la pena tenere da parte della liquidità per cogliere opportunità a prezzi attraenti. In questo periodo dopo i mesi estivi, che è sempre caratterizzato da una maggiore volatilità, suggeriamo di diversificare e bilanciare le proprie strategie, concentrandosi possibilmente su strategie convesse. (abstract)

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Che fine ha fatto Brexit? Si avvicina la scadenza dei negoziati

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm. Chi si ricorda della Brexit? Negli scorsi mesi, con il mondo sotto il giogo della pandemia e della recessione, il negoziato per il divorzio del Regno Unito dall’Unione Europea è passato comprensibilmente in secondo piano. Ci eravamo lasciati a gennaio con le prospettive di una trattativa che avevamo preannunciato molto difficile, con le parti in causa che partivano da posizioni inconciliabili su temi chiave. Insomma, l’attenzione dell’opinione pubblica e dei mercati è stata cannibalizzata da altri temi, ma ciò non vuol dire che il tema Brexit non sia più rilevante. Ricordiamo che le due parti hanno tempo fino a fine anno per trovare un accordo, in caso l’accordo non si trovasse il Regno Unito uscirebbe dall’Unione Europea in modo unilaterale senza garantirsi un accesso privilegiato al mercato unico. Questa prospettiva, secondo gli analisti, sarebbe stata causa di un gran numero di conseguenze economiche e logistiche negative per moltissimi settori, vista anche la grande integrazione delle catene del valore sulle due sponde della Manica. A poche settimane dalla fine dell’anno, siamo più vicini a un accordo? Difficile a dirsi. Le parti in causa da un lato si dicono fiduciose che dei progressi possano essere fatti, dall’altro, in un esercizio di realismo, cominciano a preparare l’opinione pubblica all’eventualità di un no deal e a mettere in piedi le infrastrutture necessarie per un’eventuale uscita senza accordo, senza risparmiare iniziative apertamente ostili.Anche il risultato delle elezioni Usa si intreccia probabilmente con la trattativa, con Biden che ha annunciato che non firmerà un accordo commerciale con il Regno Unito se la Brexit creerà problemi per la pace in Irlanda del Nord. Insomma, in uno scenario aperto a molte soluzioni l’incertezza si esprime sulla volatilità implicita della sterlina (l’asset maggiormente impattato dalla Brexit), in crescita da qui alla fine dell’anno e sugli stessi livelli dello scorso inverno, quando la Brexit era sulle prime pagine di tutti i giornali. Questo vuol dire che, nonostante l’opinione pubblica non presti attenzione, i mercati stanno riaccendendo i riflettori sul tema. Il nostro punto di vista è che un’eventuale uscita senza accordo rappresenterebbe principalmente un rischio specifico per gli asset britannici e, in uno scenario estremo, un rischio per la tenuta politica dell’Ue (che in tempi normali si sarebbe abbattuto sugli spread dei titoli di stato periferici dell’Eurozona). Nel contesto attuale entrambi i rischi sono sfumati dalla recessione globale, che potrebbe diluire gli effetti specifici anche di una Brexit dura, almeno nel breve. Tuttavia, non si può escludere che questo fattore guadagni rilevanza nelle prossime settimane tra le preoccupazioni degli operatori causando volatilità su alcune asset class. Per quanto riguarda i portafogli, crediamo che il nostro approccio diversificato contribuirà a tenere sotto controllo questo fattore di rischio.

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LoJack Connect “garantisce” l’usato da noleggio

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Si arricchisce di una nuova soluzione hi-tech sull’usato da noleggio la piattaforma LoJack Connect, studiata espressamente da LoJack, società del Gruppo CalAmp leader nelle soluzioni telematiche per l’Automotive e nel recupero dei veicoli rubati, per soddisfare le esigenze dei Fleet Manager, semplificando la gestione e l’utilizzo del parco auto aziendale attraverso l’analisi in tempo reale di tutti i principali indicatori del veicolo. La novità è stata annunciata in occasione del workshop “Telematica e Service: le migliori strategie per ridurre tempi e costi della flotta” tenutosi nel corso dell’evento Fleet Motor Day (l’evento annuale dedicato ai fleet e mobility manager tenutosi a Roma). La telematica LoJack installata a bordo delle vetture consente infatti di poter tenere sotto controllo i loro parametri principali in tempo reale e al momento della vendita permette quindi di certificarne lo stato di salute, come una vera e propria carta d’identità dell’auto. Grazie a questa nuova soluzione i noleggiatori, ma anche i fleet manager che utilizzano la formula dell’acquisto, potranno fornire all’acquirente della vettura usata la certificazione dei chilometri percorsi (con la quantità di km effettuati negli anni) e degli incidenti subiti (con l’evidenziazione di eventuali crash) e un rating sullo stato generale della vettura. Il tool consente inoltre al fleet manager di poter attivare un meccanismo premiante nei confronti dei driver più virtuosi (in base al rating assegnato da LoJack) che riconsegnano la vettura in ottimo stato. Secondo i dati ANIASA ogni anno sono oltre 180.000 i veicoli usati da noleggio a lungo termine messi sul mercato ogni anno: di questi 16.000, solitamente quelli con meno km e in migliori condizioni, vengono venduti a privati e società, la restante parte a commercianti e rivenditori (ad eccezione di una piccola quota radiata per esportazione). Poter garantire lo stato di salute del veicolo e condividere le informazioni sulla sua vita precedente con il potenziale acquirente, può costituire un’arma strategica a supporto del processo di vendita. La partecipazione al workshop è stata anche occasione per focalizzare l’attenzione dei fleet manager sull’ampia offerta di soluzioni LoJack, preziose per la gestione efficiente delle flotte: “rifornimenti e consumi”, con cui è possibile verificare da remoto i consumi e i rifornimenti di tutte le vetture del parco; “gestione e manutenzione” per tenere sempre sotto controllo le scadenze relative alla manutenzione ordinaria dei veicoli; “geofence” grazie al quale il gestore della flotta riceve un alert quando il veicolo entrerà in zone ritenute a rischio; “Corporate Car Sharing”, una soluzione per condividere le vetture tra dipendenti e ridurre le spese per Taxi e noleggio a breve termine.E sul fronte della sicurezza su strada LoJack Connect garantisce strumenti su misura per ridurre, prevenire e gestire gli incidenti: il “Driving Behavior”, il sistema unico che analizza gli stili di guida dei singoli driver sulla base di alcuni parametri; CrashBoxx™ l’innovativo tool che segnala il crash in tempo reale, offrendo la ricostruzione della dinamica e la stima economica del danno subito dal veicolo fornendo assistenza immediata al driver grazie al contatto della Centrale Operativa 24/7 che fornirà un soccorso meccanico, o se necessario sanitario con la chiamata diretta al 112; l’allarme avarie veicoli, con cui è possibile visualizzare da remoto tutte le informazioni utili per una corretta diagnosi di eventuali problematiche insorte e gli alert di segnalazione di improvviso calo della batteria, manomissione del dispositivo installato a bordo o dello spostamento del mezzo a motore spento. Funzionalità cui si aggiungono quelle più tradizionali, come quelle di localizzazione del veicolo o il monitoraggio dei chilometri percorsi o ancora l’archivio dei percorsi compiuti dal veicolo e il badge reader, che identifica in modo rapido il soggetto che utilizza le vetture in pool.

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TikTok, challenge choc sulla Shoah

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Il rispetto sembra essere un concetto ampiamente superato. E quando si parla di Shoah, invece che aumentare, diminuisce. Come se quanto accaduto agli ebrei durante il secondo conflitto mondiale sia una cosa su cui giocare. Sta succedendo su TikTok, la piattaforma nata in Cina, molta molto utilizzata dai bambini e dagli adolescenti, che hanno dato vita alla “Holocaust challange”, in cui fingono di essere morti o sopravvissuti nei lager nazisti. Come se quegli orrori li avessero vissuti in prima persona.Bambini e adolescenti girano video dove recitano frasi del tipo: “un giorno ci hanno detto di andare alle docce, mia madre ed io ci tenevano per mano” e “sono morta nelle camere a gas”.Frasi raccapriccianti che vengono accompagni da trucchi con i protagonisti vogliono dare la senzazione di essere sofferenti, simulando la vita nei campi di sterminio (clicca qui per vedere uno dei video).Matteo Lancini, psicologo, psicoanalista, presidente della Fondazione Minotauro (che si occupa di adolescenti) e docente alla università Milano Bicocca, ha così commentato un fenomeno che ha visto numeri esorbitanti; 17,4 milioni di visualizzazioni:“Questo trend mi ricorda il tema centrale sull’uso dei social, legato alla popolarità, non credo sia connesso o all’assenza di valori anche se, col passare del tempo, sarebbe bene che sui fenomeni storici si lavorasse sulla memoria. La realtà è che abbiamo costruito un sistema basato sulla ricerca di audience ed è anche colpa nostra: li abbiamo cresciuti con il mito, la ricerca della popolarità e del consenso da quando sono all’asilo e devono avere tanti amici, essere invitarti a tutte le feste sennò è un dramma. Un rapporto col mondo che è un iperinvestimento su di sé, che porta a spettacolarizzare, estremizzare pur di avere seguito. Ormai l’esperienza ha senso solo se la si comunica, se si hanno like. E allora va bene tutto, e se la Shoah è un argomento popolare che può darmi visibilità la uso. Credo che il punto sia questo, anche se sicuramente ci sarà chi tra loro in buona fede vuole comunicare condividere la tragedia”.La challenge che sta spopolando su TikTok è una sconfitta di tutti, dove per un like si calpestano sei milioni di morti e milioni di famiglie che hanno subito atroci sofferenze.

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Tumore del rene

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Il 35% delle diagnosi di tumore del rene è in fase avanzata o metastatica. Per questi pazienti l’immuno-oncologia, che potenzia il sistema immunitario per combattere con più forza la neoplasia, sta cambiando lo standard di cura. Oltre il 50% dei pazienti trattati con la combinazione di due molecole immuno-oncologiche, nivolumab e ipilimumab, è vivo a 4 anni e la combinazione di nivolumab con una terapia mirata, cabozantinib, ha notevolmente migliorato la sopravvivenza globale, riducendo del 40% il rischio di morte, e ha raddoppiato la sopravvivenza libera da progressione e il tasso di risposta oggettiva. Sono i risultati principali degli studi di fase 3, CheckMate -2141 e CheckMate -9ER2, condotti su pazienti mai trattati in precedenza e presentati al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), che si è svolto dal 19 al 21 settembre in forma virtuale. L’immuno-oncologia sta aprendo prospettive importanti anche in prima linea, grazie alle diverse opzioni di combinazione con farmaci immunologici o antiangiogenici oggi disponibili”.Nel 2019, in Italia, sono stati stimati 12.600 nuovi casi di tumore del rene e più di 129mila persone vivono dopo la diagnosi. La forma più frequente è quella a cellule renali. CheckMate -214 è uno studio di fase 3, randomizzato, che ha valutato, in prima linea, la combinazione di nivolumab e ipilimumab rispetto allo standard di cura costituito da sunitinib, nei pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato.Oggi invece, grazie alla combinazione, più della metà dei pazienti è vivo a 4 anni. Un grande passo in avanti in termini di speranza di vita. Nivolumab e ipilimumab, inoltre, hanno continuato a mostrare un tasso di risposta globale più alto rispetto a sunitinib (65% rispetto a 52%). Questi miglioramenti sono stati mantenuti anche nei pazienti a rischio intermedio o basso”.Emergono importanti prospettive anche dalla combinazione dell’immuno-oncologia con la terapia a bersaglio molecolare. “Nello studio di fase 3 CheckMate -9ER, che ha coinvolto 651 pazienti, nivolumab in combinazione con cabozantinib, un inibitore tirosin-chinasico, ha ridotto il rischio di morte del 40% rispetto a sunitinib – sottolinea Sergio Bracarda -. Inoltre, la sopravvivenza libera da progressione mediana, endpoint primario dello studio, è raddoppiata (16,6 mesi) rispetto ai pazienti che hanno ricevuto solo sunitinib (8,3 mesi), così come il tasso di risposta oggettiva (56% rispetto a 27%). Va evidenziato anche il buon profilo di tollerabilità. Cabozantinib crea un microambiente tumorale che rende più efficace l’azione dell’immunoterapia, consentendo un’attività antitumorale sinergica in combinazione con nivolumab. I dati di CheckMate -9ER contribuiscono a rafforzare il valore della combinazione di nivolumab e cabozantinib in prima linea per i pazienti per cui viene scelto il regime costituito dall’immunoterapia con un inibitore di tirosin-chinasi”.Al Congresso ESMO è stata presentata anche l’esperienza italiana della combinazione ipilimumab e nivolumab: Ipilimumab and Nivolumab compassionate use program in metastatic renal cell carcinoma patients with intermediate or poor IMDC risk score: the large multicenter Italian study (Poster 721P).

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Tumore della prostata

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Il cancro alla prostata è il tipo di cancro più comune negli uomini, con circa 37.000 nuovi casi diagnosticati in Italia nel 2019. Circa il 20-30% degli uomini con mCRPC presenta una mutazione del gene HRR. Nell’endpoint secondario chiave di sopravvivenza globale, olaparib ha ridotto il rischio di morte del 31% rispetto a enzalutamide o abiraterone (sulla base di un hazard ratio [HR] di 0,69; intervallo di confidenza al 95% [CI] 0,50-0,97; p = 0,0175). La sopravvivenza globale mediana è stata di 19,1 mesi per olaparib rispetto a 14,7 mesi per enzalutamide o abiraterone, nonostante il 66% degli uomini in trattamento con NHA fosse passato al trattamento con olaparib in seguito alla progressione della malattia.Un’ulteriore analisi esplorativa ha mostrato un miglioramento, non statisticamente significativo, dell’OS nella popolazione complessiva dello studio di uomini con mutazione dei geni HRR (BRCA1 / 2, ATM, CDK12 e altri 11 geni HRRm), vedendo ridotto il rischio di morte del 21% con olaparib rispetto a enzalutamide o abiraterone (basato su un HR di 0,79; IC 95% 0,61-1,03). L’OS mediana è risultata di 17,3 mesi rispetto a 14,0 mesi per enzalutamide o abiraterone.“I dati dello studio di fase III PROfound, presentati nell’ambito del Congresso virtuale ESMO, mostrano come olaparib riduca il rischio di morte del 31% rispetto a enzalutamide o abiraterone nel trattamento dei pazienti con tumore della prostata metastatico resistente alla castrazione, dopo progressione da un precedente trattamento con NHA, e con mutazione di BRCA o di altri geni coinvolti nei meccanismi di riparazione del DNA” ha commentato il Prof. Giuseppe Procopio, coordinatore nazionale dello studio PROfound e responsabile dell’Oncologia Medica Genitourinaria Fondazione IRCCS – Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. “PROfound è il primo studio di fase III a dimostrare una rilevante efficacia clinica dei PARP inibitori in questo setting e pone le basi per l’adozione di un approccio, noto come medicina di precisione, che auspichiamo permetterà, attraverso l’esecuzione di un test, di poter offrire un trattamento personalizzato anche ai pazienti affetti da tumore della prostata”.I risultati finali dello studio PROfound sono stati presentati nell’ambito di un Presidential Symposium al Congresso virtuale della Società Europea di Oncologia Medica e contestualmente pubblicati sul New England Journal of Medicine.

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Un raggio di luce per oscurare il Covid 19

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

La luce LED Blu è in grado di inattivare batteri e virus tra cui il SARS- CoV 2. A questa conclusione si è giunti grazie ai risultati dei test in vitro, realizzati presso il Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Siena, in collaborazione con EmoLED, giovane azienda italiana di medical device ad alto contenuto innovativo, risultato di processi di ricerca avanzata nel campo della fotonica.L’interazione con la luce da parte di un organismo vivente o di un microrganismo produce effetti molto diversi su questi ultimi: dalla stimolazione di processi di riparazione e guarigione, là dove vi siano un danno o una patologia, al rallentamento o all’inibizione di processi fisiologici, fino alla morte cellulare, necessaria quando si vogliano inattivare patogeni come batteri e virus. Questo dipende da alcuni parametri di base dell’emissione luminosa, come la lunghezza d’onda, la densità di energia, il tempo e la frequenza di esposizione.Grazie alla ricerca italiana, nel caso specifico gli scienziati dell’Istituto di Fisica Applicata Nello Carrara del CNR, negli ultimi anni, è stato dimostrato che determinate lunghezze d’onda della luce visibile nell’intervallo del blu (410-430 nm) sono in grado di aiutare, in modo naturale, il processo di guarigione delle lesioni cutanee, senza l’intervento di mediatori farmacologici. Così, come recenti studi in vitro hanno accertato anche l’effetto virucida della Luce Led Blu, in particolare su virus noti come l’adenovirus, il virus respiratorio sinciziale e il SARS-CoV-2.La luce blu è una lunghezza d’onda che non riesce ad interagire con il DNA delle cellule, quindi, non induce alcuna alterazione di tipo cancerogeno all’uomo, come invece può avvenire con lunghezze d’onda più corte come i raggi UV. Quindi, la luce a quella lunghezza d’onda, con quella densità, a quella distanza, e per quel determinato tempo era in grado di eliminare completamente il virus SARS – CoV-2.” Per quanto riguarda l’attività sui virus, si pensa che la Luce Led Blu abbia un impatto sul pericapside o sul capside proteico (l’involucro del virus), danneggiandone così l’integrità, inattivandolo, mentre la capacità battericida avviene attraverso la foto eccitazione delle porfirine intracellulari: il trasferimento di energia causa la produzione di ROS- Reactive Oxygen Species che, se presenti in alte concentrazioni, risultano citotossiche, portando alla morte cellulare.La superfice o l’oggetto irradiato possono essere di qualsiasi materiale. La radiazione è fornita da una sorgente energetica che irradia in modo uniforme la superficie o gli oggetti da sanificare.Questa promettente terapia fotonica, sia per il suo potenziale nell’induzione della guarigione delle lesioni cutanee, che per il suo effetto antimicrobico, è stata definita in letteratura scientifica “fotobiomodulazione” con Luce Led Blu.La possibilità attraverso la Luce Led Blu di riavviare il processo fisiologico di guarigione di una ferita che, a causa di una patologia, un’infezione o carenze metaboliche, può essersi arrestato, rendendo la ferita cronica, costituisce un grande traguardo, sia per i medici, che per i pazienti, considerando che si stima che nel nostro Paese 2 milioni di persone siano colpite da questo problema.“In seguito a questi ottimi risultati raggiunti sulle ulcere croniche – conclude il Professor Romanelli – stiamo esplorando altre applicazioni in dermatologia, come le patologie infiammatorie importanti, quali la dermatite atopica, nei casi che non rispondono alle terapie tradizionali”.“Con l’avvento delle nuove tecnologie che ci permettono di avere degli strumenti molto sofisticati in termini di utilizzo di onde di luce molto selettive, a potenze che prima erano del tutto inimmaginabili e grazie all’avvento dei LED, negli ultimi anni si sono aperti ampi orizzonti nell’utilizzo di sorgenti luminose, sia in ambito terapeutico, che di inattivazione di virus e batteri – conclude il Dottor Lorenzo Targetti, Amministratore Delegato di Emoled – Stiamo continuando ad approfondire quanto è legato alla lunghezza d’onda della Luce Blu, che promette innovazioni straordinarie. Le applicazioni validate stanno già dando ottimi risultati. Aver dimostrato la capacità della Luce Led Blu di sterilizzare superfici e oggetti è particolarmente sfidante, non solo per il momento storico che stiamo vivendo, che vede ancora la pandemia da Covid 19 come una importante minaccia, ma anche per le possibilità che si possono aprire in ambito antibatterico, alla luce della sempre più allarmante carenza di nuove classi di antibiotici disponibili sul mercato”.

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Allarme climate change: a rischio le infrastrutture

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Dal 1980 ad oggi nel Mediterraneo si sono aggiunti 6,5 giorni di caldo estremo ogni decennio e la situazione diventerà ancora più critica nel ventennio 2030-2050. A lanciare l’allarme è Sensoworks (www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme tecnologiche multilivello.«Da qui al 2050 il riscaldamento globale metterà a rischio la sicurezza delle infrastrutture a livello mondiale» avvisano gli esperti di Sensoworks. E non è solo il caldo ma anche il conseguente incremento dei periodi di alluvione, delle tempeste e degli uragani. Fenomeni climatici che sono aumentati in quasi ogni parte del mondo, sia in frequenza che in durata.Secondo il Centre of Excellence for Climate Extremes (CLEX), centro di ricerca a cui aderiscono 5 università australiane, il Consiglio Nazionale delle Ricerche del governo australiano (ARC) e numerose organizzazioni internazionali, la somma delle anomalie di temperatura rispetto una determinata soglia durante i giorni di ondata di calore (calore cumulativo) sta aumentando in media a livello globale in una forbice che varia da 1 a 4,5 gradi Celsius ogni decennio. Ma in Medio Oriente ed in certe zone dell’Africa e del Sud America l’aumento raggiunge anche i 10 gradi Celsius.Nella peggiore stagione delle ondate di calore —secondo i dati del CLEX— in Australia si sono verificati addirittura 80 gradi Celsius di calore cumulativo in più e la situazione è ancora peggiore nel Mediterraneo dove il calore cumulativo ha superato i 200 gradi Celsius. Lo studio coordinato da Sarah Perkins-Kirkpatrick dell’Università di Sydney insieme a Sophie Lewis dell’Università di Canberra è stato pubblicato questo mese su Nature Communications.«Sottovalutare questa situazione sarebbe un errore. Ma con il monitoraggio dinamico sarà possibile risolvere fin d’ora il problema infrastrutturale» sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks, startup già attiva a livello globale, con uffici anche a Boston e monitoraggi in molti Paese europei, includendo anche la Francia.«I ponti italiani sono stati costruiti a regola d’arte ed anche la manutenzione è stata nella maggior parte dei casi adeguata. Oggi —tuttavia— le nuove tecnologie consentono di fare di più: di prevedere il futuro e prevenire un evento infrastrutturale prima che accada» puntualizza Niccolò De Carlo, sottolineando la necessità di passare da un monitoraggio statico delle nostre infrastrutture —quello caratterizzato da ispezioni tecniche sporadiche realizzate da tecnici in carne ed ossa— ad un monitoraggio dinamico, consentendo così di avere un controllo costante ed in tempo reale attraverso strumenti tecnologici all’avanguardia.E certamente l’Intelligenza Artificiale (IA) può fare la differenza, attraverso modelli predittivi che possono essere utilizzati per evidenziare in anticipo determinati fenomeni e valutare meglio le priorità.

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LUMI è il nuovo film di ZimmerFrei

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Bologna Palazzo Vizzani Via Santo Stefano 43 Sarà presentato a Bologna in forma di video installazione a cura di Martina Angelotti dal 6 al 18 ottobre 2020 da lunedì a sabato, dalle ore 15 alle 19 Ingresso Libero all’interno di Palazzo Vizzani, sede dell’Associazione Alchemilla, nelle stesse sale che sono state scenario delle riprese. LUMI fonda la sua ricerca artistica su recenti studi sociologici e antropologici, ma è ispirato soprattutto da persone reali incontrate da ZimmerFrei nel corso delle ultime peregrinazioni documentaristiche, che hanno portato alla nascita di un lavoro di fiction, o per meglio dire staged documentary, che registra la perdita di efficacia di una parola: l’“identità” non è più intesa come una definizione univoca, ma piuttosto come un bisogno di riconoscimento, un intreccio di somiglianze e differenze.Per la prima volta nella sua storia artistica, ZimmerFrei adotta la finzione e ricorre anche ad attori veri e propri per comporre una sequenza di tre capitoli, tre storie affettive apparentemente distinte, ambientate in un unico set: l’interno di un palazzo storico, un tempo residenza del cardinale Lambertini, che poi diventerà Benedetto XIV, il papa del Secolo dei Lumi.A introdurre il viaggio sono Filmon e Stella, due studenti di origine eritrea che discorrono sul significato di “pensare gli altri” ed “essere visti”, partendo dalla loro esperienza di non usare la vista come senso primario e di relazione, dato che il primo è cieco dall’età di undici anni e la seconda ipovedente. Lo spettatore non può vederli ma solo adottare il loro “punto di vista” per ascoltare con maggiore attenzione la loro conversazione inserita in un ambiente sonoro all’interno dello stesso spazio in cui ha avuto luogo. Attraverso questa immersione, si fa strada un pensiero semplice ma rivoluzionario: il corpo che siamo non può essere circoscritto alla sola egemonia del visuale.La seconda scena si apre con una visione dall’alto di un ambiente insieme spettrale e fiabesco in cui tre ragazzi, dopo essersi introdotti segretamente nel palazzo da un passaggio nascosto, bisbigliano sdraiati vicini, intrecciando distrattamente le punte dei piedi e delle mani. Mentre Yakub racconta a Bianca e Omar del suo viaggio dall’Africa verso l’Europa, dalle parole dei tre amici emerge il dubbio verso quelle convenzioni che ci separano dagli altri, verso la paura, il sentimento di difesa che ci impedisce di percepire differenze e somiglianze, intrappolandoci in paradigmi mentali inconsapevoli.La mostra apre al pubblico martedì 6 ottobre, dalle 18 alle 21. Gli ingressi saranno diluiti in linea con le restrizioni necessarie al contenimento della diffusione del Covid-19. La performance, che si terrà in tre orari diversi (18, 19, 20), sarà anche l’occasione per presentare il volume prodotto da questa ricerca pubblicato da Rorhof edizioni.

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Oncologi italiani sempre più social e digitali

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Gli oncologi italiani utilizzano sempre di più i social, anche per aggiornamento professionale, mentre, per l’interazione con il paziente preferiscono altri strumenti, anche in un periodo come questo che, per l’emergenza Covid, ha visto una riduzione delle visite di controllo e screening “face to face”. È quanto emerso nella seconda edizione dell’evento MEMO 2.0 20 (Merck Oncology Meeting Emotional Experience), promosso da Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, e tenutosi quest’anno, per la prima volta, in modalità completamente virtuale nei giorni 11 e 12 settembre.Nel corso di una delle sessioni interattive della prima giornata, gli oltre 100 oncologi collegati hanno partecipato a un sondaggio sulla loro propensione all’utilizzo dei social media e di altre risorse digitali nell’ambito della loro professione. Ne è emerso un quadro molto interessante, che rivela una figura specialistica in evoluzione: il 90% dei rispondenti ha un profilo social attivo, e, tra questi, più della metà utilizza i social per aggiornamento professionale e per condividere informazioni riguardanti la propria attività scientifica. Il social più utilizzato con queste finalità è ovviamente LinkedIn, ma anche Twitter, in misura minore, viene considerato una fonte utile.Gli oncologi intervistati hanno riconosciuto ai social anche un valore in termini di condivisione dell’esperienza da parte dei pazienti: sorprendentemente la maggior parte di loro ha valutato positivamente il fenomeno emrgente dei cancer blogger. I social media sono invece poco utilizzati nella comunicazione medico-paziente: nonostante il 59% dei rispondenti attivi sui social abbiano affermato di essere stati contattato dai propri pazienti tramite social, la larghissima maggioranza (76%) non avvia un’interazione con essi.La gestione dell’interazione col paziente viene affidata prevalentemente al “face-to-face” o, in caso di soluzioni a distanza, prevalgono modalità come il contatto telefonico o il video-consulto.“Gli intervistati hanno riconosciuto il valore delle soluzioni di telemedicina, e non solo dal punto di vista funzionale – spiega Alberto Maestri, Digital Transformation Advisor, che ha presentato l’indagine nel corso dell’evento. Il 58% dei rispondenti ha infatti confermato che questi strumenti non penalizzano affatto l’interazione col paziente dal punto di vista dell’empatia, anche quando confrontati alla classica visita face-to-face”.Proprio queste nuove modalità di consulto hanno consentito di ridurre sensibilmente l’impatto dell’emergenza Covid-19 sull’attività dei reparti di oncologia italiani, come illustrato da Antonio Messina, a capo del business farmaceutico di Merck in Italia nel suo discorso di apertura al MEMO. “Un recente studio pubblicato sull’European Journal of Cancer ha dimostrato come il 70% dei nostri reparti di oncologia abbia ridotto di poco o nulla l’attività durante il lockdown – conferma Messina. Certo, tanto resta da fare: se l’assistenza ha rallentato di meno, il numero degli screening pare aver subito una significativa riduzione anche nel nostro Paese. Questo non deve succedere: sappiamo tutti come i ritardi nelle diagnosi riducano sensibilimente le possibilità di curare i tumori efficacemente. In questo, ancora una volta, un grosso aiuto potrà venire dalla rete e dalla tecnologia digitale. L’oncologia italiana è ben consapevole di ciò, e oltremodo attiva, come hanno dimostrato le tante esperienze e best practices presentate nel corso delle due giornate del MEMO. Da parte nostra, confermiamo il nostro impegno nel favorire il confronto e la diffusione del sapere scientifico, anche in un periodo così difficile, attraverso formati innovativi: MEMO 2.0 20 è stata la nostra prima esperienza di meeting 100% virtuale, e di certo non sarà l’ultima”.

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UNHCR e OIM chiedono all’UE un approccio alle politiche su migrazioni e asilo che sia davvero comune e basato sui principi

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

Alla vigilia del lancio del nuovo Patto su migrazioni e asilo presentato dalla Commissione Europea, l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, e l’OIM, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, si appellano all’Unione Europea (UE) affinché assicuri l’adozione di un approccio davvero comune e basato sui principi che affronti tutti gli aspetti inerenti alla governance delle questioni migratorie e dell’asilo. Le due organizzazioni delle Nazioni Unite auspicano che il Patto rappresenti un’opportunità nuova da cui partire per abbandonare l’approccio emergenziale che prevede l’adozione di accordi ad hoc in materia di asilo e migrazioni in Europa per passare a uno comune che sia maggiormente comprensivo, ben gestito e a lungo termine, sia in seno sia al di fuori dell’UE. Dato il numero relativamente contenuto di nuovi arrivi di rifugiati e migranti in Europa, il momento è favorevole per intraprendere un’azione comune.I recenti eventi verificatisi nel Mediterraneo, tra cui i ritardi nell’autorizzare le operazioni di sbarco di migranti e rifugiati soccorsi in mare, l’aumento del numero di testimonianze di presunti respingimenti e gli incendi devastanti divampati nel Centro di registrazione e identificazione di Moria, sull’isola greca di Lesbo, hanno messo ulteriormente in evidenza la necessità di riformare con urgenza le politiche UE su migrazioni e asilo. La pandemia da COVID-19, inoltre, ha condizionato profondamente politiche e prassi in materia, e il deleterio impatto socioeconomico da essa prodotto non ha risparmiato nessuno. Rifugiati, migranti e Paesi che accolgono numeri elevati di rifugiati sono stati particolarmente colpiti su scala mondiale.L’approccio attualmente adottato in seno all’UE è inattuabile, insostenibile e spesso comporta conseguenze devastanti sul piano umano. Data l’assenza di accordi condivisi in seno all’UE in merito alla gestione degli sbarchi, assenza che non ha fatto che aggravare le sofferenze delle persone soccorse, da tempo le due organizzazioni chiedono congiuntamente che si adotti un approccio europeo comune basato sulla condivisione di responsabilità tra Stati nelle operazioni di ricerca e soccorso e in quelle di sbarco per le persone salvate in mare. L’OIM e l’UNHCR sono fortemente d’accordo con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sul fatto che salvare vite umane in mare non è facoltativo; una gradita affermazione fatta nel suo discorso sullo stato dell’Unione. Le organizzazioni si preoccupano anche di coloro che si trovano in pericolo lungo tutte le rotte migratorie, anche sulla terraferma. Il salvataggio di vite umane deve rappresentare la priorità assoluta e non deve essere criminalizzato.UNHCR e IOM, inoltre, hanno rivolto appelli affinché si attuino accordi più strutturati in merito ai ricollocamenti all’interno dell’UE e attivamente assicurato supporto all’implementazione dei recenti trasferimenti dalle isole greche, lavorando col Governo greco, la Commissione Europea e l’UNICEF, il Fondo ONU per l’infanzia. Il ricollocamento di persone vulnerabili, tra cui minori, specialmente in un momento storico segnato dall’aggravarsi delle difficoltà, si è dimostrato essere un esempio praticabile di condivisione di responsabilità. “Il Patto offre all’Europa l’opportunità di dimostrare che può sostenere il diritto fondamentale all’asilo, cooperando nel contempo a politiche pragmatiche per identificare coloro che hanno bisogno di protezione internazionale e condividerne la responsabilità”, ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Accoglieremo con favore gli sforzi reali per garantire un regime di protezione rapido, equo ed efficace in Europa, e daremo il nostro pieno sostegno e la nostra esperienza alla Commissione europea e agli Stati membri per far sì che diventi una realtà”. La maggior parte dei flussi migratori verso l’Europa è gestita mediante canali sicuri e legali, e la crisi innescata dal COVID-19 ha messo in risalto il valore apportato dai lavoratori rifugiati e migranti nell’UE e altrove. Il loro contributo e il loro potenziale dovrebbero essere massimizzati. Una strategia per la buona gestione della mobilità delle persone, determinante nella riuscita del processo di ripresa dalla pandemia, dovrebbe essere integrata strutturalmente e contribuire alla definizione di politiche a lungo termine e piani di risposta, anche in materia di cambiamento climatico, nonché supportare mercati del lavoro flessibili e dinamici.”Le persone in movimento possono essere parte della soluzione. Non vediamo l’ora che il nuovo Patto venga adottato, esso rappresenta un’opportunità per l’Europa di ridisegnare la governance delle migrazioni e della mobilità umana come sicura, ordinata, inclusiva e incentrata sui diritti umani” ha dichiarato Antonio Vitorino, Direttore Generale dell’OIM. “Un approccio equilibrato, basato sui principi e globale riconosce che la migrazione è una realtà umana da gestire per fini reciprocamente vantaggiosi. Sarà anche importante che l’UE garantisca che la politica a lungo termine sia coerente nei suoi aspetti interni ed esterni, sia radicata in veri e propri partenariati e allineata con i quadri e gli accordi internazionali esistenti”, ha aggiunto.Si potranno compiere progressi nella lotta al traffico e nel miglioramento della gestione delle frontiere se si investiranno parimenti attenzione e risorse nel rafforzamento e nell’ampliamento dei canali che consentono una migrazione legale e sicura, dei partenariati efficaci, dei programmi di integrazione e costruendo comunità prospere, benestanti e coese. Può anche ridurre la domanda che alimenta il business dei gruppi criminali di traffico. Investire in canali migratori regolari e in una maggiore mobilità sarà inoltre essenziale per lo sviluppo sostenibile e la crescita nell’UE e altrove.Garantire la possibilità di fare ritorno in condizioni dignitose, per quanti desiderano tornare nei propri Paesi di origine o per coloro che non soddisfano i criteri per il riconoscimento dello status di rifugiato o di altre forme di protezione, è di importanza altrettanto fondamentale in seno a un sistema ben gestito e com prensivo. Dovrebbe essere assicurata priorità ai ritorni volontari, prevedendo disposizioni che consentano alle persone di reintegrarsi in modo sostenibile. Alcuni migranti, tra cui le vittime della tratta, degli abusi sessuali ed i minori non accompagnati, che non hanno bisogno di asilo, possono avere un legittimo bisogno di altre forme di assistenza e protezione.L’UE, inoltre, dovrebbe impegnarsi a garantire solidarietà e condivisione di responsabilità in modo strutturato su scala mondiale in partenariato coi Paesi extra UE che accolgono elevati numeri di persone in fuga. È necessario che tale impegno, tramite il Patto, si traduca in azione assicurando sostegno politico e un’assistenza finanziaria supplementare, strutturata e flessibile agli Stati di accoglienza, anche al fine di rafforzarne i sistemi di asilo. Tale supporto assicurerà che migranti e rifugiati abbiano accesso adeguato a servizi quali assistenza sanitaria, istruzione e lavoro, affinché possano vivere le proprie vite dignitosamente. Un sostegno più strategico ai Paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati o ai Paesi di transito diminuirebbe anche l’attrattiva del traffico di esseri umani.Garantendo un futuro sostenibile più vicino ai Paesi di origine e un maggiore impegno da parte dei Paesi UE a implementare i programmi di reinsediamento, ricongiungimento familiare e canali complementari, insieme a condizioni che assicurino accesso diretto al territorio e all’asilo nell’UE a quanti ne hanno bisogno, un numero minore di persone ricorrerebbe a viaggi pericolosi e gli Stati gestirebbero meglio gli arrivi.La Commissione Europea, braccio esecutivo dell’UE, presenterà il Patto su migrazioni e asilo domani, mercoledì 23 settembre, agli Stati membri dell’Unione. L’UE ha l’occasione di sfruttare lo slancio generato dagli eventi recenti e il Patto imminente per assicurare un’Europa unita e improntata al rispetto dei diritti umani, in cui migranti e rifugiati possano contribuire con le proprie competenze e risorse, un’Europa che non lascia indietro nessuno. L’UNHCR e l’OIM sono pronte ad assicurare il proprio sostegno in linea coi rispettivi mandati e con le rispettive competenze.

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Changes in Commission: hearings to take place on 2 October

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

The hearings of Mairead McGuinness – Commissioner-designate in charge of financial services, financial stability and the Capital Markets Union – and Commission Executive Vice-President Valdis Dombrovskis – set to assume responsibility for the trade portfolio – are scheduled to take place on 2 October. Mrs McGuinness will be heard by the Economic and Monetary Affairs Committee from 9.00 to 12.00, where MEPs will evaluate if she is suitable to become a member of the College of Commissioners and if she is qualified to carry out the particular duties assigned to her.Mr Dombrovskis will be heard by the International Trade Committee from 13.00 to 16.00. The Committees on Foreign Affairs, on Economic and Monetary Affairs, on Development and on Budgets will be invited to participate and can ask one oral question each. Since he is already a member of the Commission, Mr Dombrovskis only has to answer questions on whether he is suitable for the portfolio assigned to him.Before the hearings can start, Parliament’s Legal Affairs Committee examines the declaration of financial interests presented by Commissioner-designate McGuinness and Executive Vice-President Dombrovskis to confirm that there is no conflict of interests in connection with their future portfolio in the Commission. Both also have to respond to written questions addressed to them by the responsible committees.The hearings on 2 October will be followed immediately by meetings in which the Chairs and group representatives (coordinators) of the committees will evaluate their performances.On 5 October, the Conference of Committee Chairs will assess the outcome of the two hearings and forward its conclusions to the Conference of Presidents. The latter is responsible for the final evaluation and decision to close the hearings or request further actions, in its meeting on 6 October.The vote by EP Plenary is scheduled for 7 October.

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Employment MEPs call for more ambition to boost Youth Guarantee

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

With youth unemployment in the EU expected to continue to rise sharply, member states should pull out all the stops to tackle the impact of the COVID-19 crisis on young people. In light of the youth unemployment rate that stood at 17% in the EU in July 2020 (up from 14.9 % before the COVID-19 crisis) and is expected to continue to rise sharply, Employment and Social Affairs Committee MEPs welcome the Commission’s proposal to strengthen the Youth Guarantee to ensure that all people under 30 years receive an offer for a job, further education, an apprenticeship or traineeship within four months of becoming unemployed or leaving formal education. MEPs furthermore condemn the practice of unpaid internships, traineeships and apprenticeships, which “represent a form of exploitation of young people’s work and a violation of their rights”. They call on the Commission and member states, in collaboration with the European Parliament and respecting the principle of subsidiarity, to work on the necessary legal framework for an effective and enforceable ban of unpaid internships, traineeships and apprenticeships.The resolution also emphasises that not all member states comply with the voluntary recommendations for a Youth Guarantee, thereby leaving young people behind. MEPs therefore call on the Commission to propose a Youth Guarantee instrument that is binding for all member states.

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Report on PESCO: No member state can protect itself alone

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

MEPs call on member states not to reduce their defence spending in the coming years, especially their financial involvement in European cooperative projects.Member states participating in Permanent Structured Cooperation (PESCO) projects should be encouraged to evolve from a strictly national focus on defence to a stronger European one and prioritise using a more European collaborative approach, warned MEPs on the Committee on Foreign Affairs. In their recommendation to the Council and the High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy, adopted by 49 votes in favour, 12 against and 7 abstentions, MEPs stress that no member state can protect itself alone against the common multifaceted threats that the EU faces in its security and defence today.An effective EU system for efficient, coherent, strategic and joint use of resources would be advantageous for the EU’s overall level of security and defence and is necessary, more than ever, in a security environment that is quickly deteriorating, point out MEPs. They warn that member states should not reduce their defence spending in the coming years, and especially their financial involvement in European cooperative projects. There should be more ambition in the EU budget to strengthen defence capabilities, they say, by sufficiently financing the future European Defence Fund (EDF) and the military mobility project in the upcoming Multiannual Financial Framework.MEPS note that several of the 47 PESCO projects, if funded accordingly, could strengthen member states’ preparedness, should another massive public health crisis occur. They also stress that, in order to better counter the hybrid threats, increasing efforts to cooperate on cyber defence are needed, such as information sharing, training and operational support.

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An “Annual Monitoring Cycle” with preventive and corrective measures

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

to protect the European Union’s legal order, the fundamental rights of its citizens, and its international credibility from the deterioration of Article 2 TEU values, MEPs propose an objective and evidence-based tool that would apply equally, objectively and fairly to all member states, while respecting the principles of subsidiarity and proportionality. This new “Annual Monitoring Cycle” must include preventive and corrective measures, ranging from country-specific recommendations to budgetary conditionality. To this end, the three EU institutions should establish a permanent “Interinstitutional Working Group on Union Values”, which will hear from a panel of independent experts in cooperation with the EU Agency for Fundamental RightsThe Committee’s proposal aspires to integrate and complement existing mechanisms, such as those provided in Article 7 TEU. MEPs regret the Council’s inability to make meaningful progress in ongoing Article 7 procedures and note that this failure “is in fact enabling continued divergence”. They welcome the Commission’s work on the Annual Rule of Law Report, among other instruments, whilst pointing out that the areas of democracy and fundamental rights should not have been omitted from it.

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European values: towards a permanent monitoring mechanism against backsliding

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

With 51 votes to 14 and one abstention, the Civil Liberties Committee adopted on Tuesday a legislative initiative report that envisions an EU mechanism being established to protect and strengthen democracy, the rule of law and fundamental rights. The text reiterates MEPs’ concerns regarding “the rise and entrenchment of autocratic and illiberal tendencies”, further compounded by COVID-19, as well as “corruption, disinformation and state capture”, in several EU countries.

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COVID-19 vaccines: MEPs seek answers from industry representatives

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

MEPs debated ways to secure a quick and safe supply of COVID-19 vaccines on Tuesday, with representatives of pharmaceutical companies, research , and civil society.During the public hearing, MEPs from the Committee on Environment, Public Health and Food Safety as well as the Committee on Industry, Research and Energy heard from key players including researchers, representatives from pharmaceutical companies and civil society organisations, and the European Medicines Agency (EMA). MEPs highlighted the challenge of ensuring that vaccines are available as soon as possible, while at the same time building public trust in vaccination.“Today, we have very little information on the content of the contracts that have been signed by the European Commission and some laboratories”, said the Chairman of the Committee on the Environment, Public Health and Food Safety Pascal Canfin (Renew Europe, FR). “We wanted to have more information on the state of research, the commitments made by laboratories, and whether they will be able to meet them. We do not even know how many of these contracts there are! The lack of transparency surrounding these contracts was very clearly highlighted during this hearing where Parliament played a role in ensuring democratic accountability”, he added.During the debate, industry representatives from Sanofi and Curevac reiterated their commitments to produce one billion doses in 2021, and the importance of keeping safety first. The EMA pointed out that no vaccine is 100% efficient and without risk, but vaccines will only be approved when the benefits outweigh the risks. Curevac and NGO Vaccines Europe advocated for the liability for hidden effects to be made public, as it is in the United States – a view opposed by some MEPs. A representative from Vaccines Europe also stressed that eight billion doses were needed to vaccinate 50% of the world population, whilst the annual global production is five billion doses. Members also questioned the rationale behind the confidentiality of the contracts signed between the European Commission and pharmaceutical companies, and warned against possible bottlenecks in the production of future vaccines. Some MEPs also questioned whether national legal frameworks are sufficient to ensure this production, and how to reconcile intellectual property with the need to make future vaccines widely available.

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Athanase’s acquisition of the shares in Catella Fondförvaltning AB completed

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2020

In accordance with a press release on June 10, 2020, Athanase Industrial Partners (“Athanase”) acquisition of 70 percent of the shares in Catella Fondförvaltning AB from Catella AB (publ) was subject to customary regulatory approvals by the Swedish Financial Supervisory Authority and CSSF in Luxembourg. All approvals have now been obtained and the acquisition has been completed.The final consideration amounts to SEK 140 million and the total effect on profit after tax, including transaction costs, amounts to SEK -9 million of which costs of SEK 7 million were reported during the first half of 2020. The effect on profit after tax, including transaction costs, amounts to SEK -2 million during the third quarter 2020.The strategic partnership between Catella and Athanase, through which Catella Fund Management AB intends to develop and improve the customer offering, is ongoing. During January 2022 Catella has the right to divest and Athanase the right to acquire the remaining 30 percent of the shares for a purchase price of SEK 60 million.

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