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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

L’insegnamento che proviene dalla mitologia: Pallade, Atena

Posted by fidest press agency su lunedì, 30 agosto 2021

Dal cervello di Giove balzò questa dea che è la più decisa delle divinità elleniche. Ma non aveva Giove inghiottito la sua prima moglie Meti? In proposito vale una precisazione. Meti (il cui nome significa “prudenza” o, in senso cattivo “perfidia”) è una divinità della prima generazione. È figlia d’Oceano e di Teti. Passava per essere stata la prima moglie (o la prima amante) di Zeus. Proprio lei gli diede la droga grazie alla quale Crono dovette rivomitare tutti i figli che aveva divorato. Poi essendo Meti incinta, Gaia e Urano fecero sapere a Giove che dopo avergli dato una figlia, sarebbe nato un figlio, ma costui, più tardi, lo avrebbe spodestato, come lui aveva fatto con Crono. Allora consigliato da Gaia (o dalla stessa Meti) inghiottì Meti e così mise alla luce Atena. Nacque baldanzosa, pronta e armata di tutto punto con tanto di asta, scudo e l’egida della Gorgone. Il tutto incominciò quando un giorno il re degli dèi si sentì dolere fortemente il capo. Chiamò Vulcano e lo pregò di dargli sulla fronte un colpo con il fendente dell’accetta. Vulcano obbedì e dalla larga fessura vide saltar fuori con un acuto grido una bella guerriera con l’elmo d’oro e un giavellotto, che ballò davanti agli dèi attoniti una danza di guerra. Minerva manifestò subito il suo carattere guerriero aiutando il padre nella lotta contro i Titani. Si suppone che prese il nome di Pallade proprio dal nome di uno dei Titani più membruto e feroce degli altri che aveva atterrato. Quando Cecrope ebbe fondata Atene, si trattò di dare il nome a quella città. Nettuno e Minerva si fecero avanti, accampando ciascuno il proprio diritto. Gli dèi, radunati da Giove stabilirono di consacrare l’Attica e d’intitolarla a chi, fra i due, avesse fatto all’umanità il dono più utile. Nettuno batté con il suo tridente la riva del mare, e si vide balzar fuori uno sbuffante cavallo. Minerva colpì il suolo con il ferro della lancia, ed ecco sorgere un albero dai rami contorti, dalle foglie aguzze e grigie, dal tronco rude e nodoso e dalle piccole bacche brune: l’olivo. La sentenza degli dèi, che rivela la loro saggezza, fu la seguente: “Atene sia sacra a Pallade, perché l’umanità ha più da guadagnare dal mite ulivo, simbolo di pace, che dal cavallo, destinato a tirare i carri di guerra e a spandere la morte nei campi di battaglia.” Atena è la dea della guerra, ma differisce molto dal suo sanguinario fratello Marte. Essa combatte non per l’amore della zuffa e della strage, ma per il trionfo della giustizia. Il senso naturalistico della dea è evidente. Dal cielo in bufera balza il raggio luminoso che tutto vede, tutto schiarisce e tutta l’ombra affronta e uccide. Pallade è il fuoco dell’anima e dell’intelletto. Incoraggia gli eroi e li illumina. Li guida all’assalto. È l’amica di Achille, di Ulisse, di Diomede, di Calcante e di altri eroi. È an-che la dea della perseveranza, della misura, della fatica e quindi dell’industria, dell’agricoltura. Ella incoraggia la costruzione di città e la formazione degli stati, agevola la coltura, inventa l’olivo, tempra l’aratro e perfeziona il telaio. Pallade era adorata ad Argo, a Corinto, a Sparta in Tessaglia, in Beozia, a Rodi e specialmente nell’Attica ad Atene, che aveva vinto a Poseidone con l’offerta dell’olivo. Due templi erano nell’Acropoli, l’Eretteo e il Partenone, a lei dedicati, l’uno a settentrione, con tre celle destinate ad Atene, a Poseidone, a Pandroso, l’altro il Partenone interamente dedicato al culto di Atena vergine e scolpita da Fidia.Le più notevoli feste che si celebravano in onore di Pallade erano le panatenee dell’anno terzo di ogni olimpiade con varie manifestazioni di corse, giochi, offerte e processioni. Con Pallade Atena presto venne identificata dai romani la loro Minerva, senonché in origine la Minerva romana non fu guerriera, ma soltanto pacifica protettrice del lavoro. Dopo le grandi conquiste soltanto Pompeo prima e Augusto poi le eressero dei templi. Con Giove e Giunone Minerva era anche adorata nel tempio del Capitolino. Come le panatenee in Grecia e così a Roma molte feste avevano luogo in onore di Minerva. La più grande fu quella che si celebrava a marzo a cui tutto il popolo prendeva parte straordinaria ed entusiastica. Altre feste minori si celebravano nel giugno. Minerva o Pallade Atena ha di sé lasciata impronta profonda e indelebile in tutte le arti. I poeti da Omero a Pindaro l’hanno in tutte le fogge esaltata. Figure di legno o di bronzo, chiamati appunto Palladi, si tenevano accanto al focolare e si fissa-vano sulle mura delle città per allontanare i nemici. Rappresentata da una miriade di scultori, essa fu in eterno fermata e immortalata dallo scalpello di Fidia nella statua che si adorava nella cella di Atena Parteno. Il Gentile in merito scrisse: “Rappresentava la vergine dea protettrice di Atena, nella serena maestà della pace dopo la vittoria. Ritta con il piede destro leggermente in avanti, la copriva un semplice chitonche a larghe pieghe. Le scendeva ai piedi, nuda le braccia e il collo, il petto coperto dall’egida, nel cui mezzo effigiato il capo anguicrinito della Medusa, la testa difesa con l’elmetto attico, adorno sul davanti da una figura di sfinge, e sui lati da due grifoni in alto rilievo, simbolo quello della imperscrutabile sapienza della dea. La mano sinistra posava leggermente sull’orlo superiore dello scudo e insieme reggeva l’asta che come abbandonata le si reclinava alla spalla. Di sotto allo scudo ergeva il collo un serpente accovacciato. La mano destra era protesa in avanti sostenendo sulla palma una statuetta della vittoria alata.” Tutte le figurazioni posteriori alla dea sono ispirate a questi tre tipi. E gli scultori non hanno dimenticato mai di porle accanto la civetta e il serpente, che, come l’ulivo, le sono sacri. (Riccardo Alfonso)

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