Referendum cugino povero. E’ tornato, è ricco e fa paura
Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 settembre 2021
Il referendum (abrogativo) esiste con la Costituzione (art.75) e, benchè si è dovuto attendere il 1970 per una legge attuativa (n.352), quando negli anni ‘70 del secolo scorso i clericali (per abrogare il divorzio: respinto) si cominciò ad usarlo. I radicali di Marco Pannella ci provarono e riprovarono e alla fine riuscirono ad imporlo nel sistema e nel confronto politico, finché venne usato dai più che riconoscevano un certo immobilismo nel sistema parlamentare. Nella maggior parte dei casi il necessario e dovuto intervento parlamentare fu essenzialmente per mitigare o negarne gli effetti. Dopo, il referendum divenne il cugino povero. Ci furono alcune varianti non abrogative per una sorta di consultazione dell’elettorato. Ma rimase lì a memoria, essenzialmente, della storia del piccolo partito radicale. Tranne le continue minacce opportunistiche di usarlo da parte di qualche partito contro i propri avversari.In questi giorni il cugino povero è invece tornato dal suo esilio e sta dimostrando di non essere arrugginito. Anzi. Tra giustizia, eutanasia e caccia, col dato eclatante della cannabis le cui firme sono state raccolte in una settimana da piccoli partiti e comitati civici, sta dimostrando di essere ancora presente. Il referendum è tornato ricco mostrando la propria forza di aiuto al sistema parlamentare. Ma, soprattutto i grandi partiti di governo e opposizione, lo percepiscono come una minaccia al loro regime.La conseguenza è che per tutti i grandi partiti, col supporto dei loro editorialisti sparsi nei media, la maggiore preoccupazione del momento è cambiare la legge sui referendum per rendere più complicato, e quasi impossibile, il suo utilizzo. Rare le manifestazioni di interesse verso l’accresciuta partecipazione dei cittadini al processo legislativo. E altrettanto rare le riflessioni per rimettere in discussione il metodo parlamentare in voga. Invece di fare tesoro del segnale che gli arriva dai cittadini per migliorare i meccanismi parlamentari (ché il referendum abrogativo è proprio questo), la reazione diffusa è cercare di scacciare il cugino sì da farlo tornare povero nel suo esilio; come si legge sui tram: “non disturbare il conducente”. ll referendum quindi fa paura! Ci dispiace. Per noi sarebbe occasione di rivitalizzazione della democrazia partecipativa. Ma – sembra – “noi” non siamo graditi e per questo osteggiati. Se qualcuno di “noi”, tra i più entusiasti della riscoperta dell’interesse dei cittadini per la politica, crede che siamo alla vigilia di una implosione del regime… non si faccia illusioni. I referendum, dopo la raccolta delle firme, hanno altri passaggi che sono nelle mani di coloro che reagiscono come abbiamo descritto. La Corte Costituzionale per sentenziarne la legittima; il Parlamento per colmare i vuoti causati dall’abrogazione.La battaglia è solo all’inizio. Per ora siamo 1-0 per “noi”, ma arbitro e guardalinee sono nelle “loro” mani. Vincenzo Donvito, Aduc
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