Competitività e crescita dell’Italia
Posted by fidest press agency su sabato, 4 dicembre 2021
Lo Studio Strategico indaga il ruolo e l’impatto trasformativo del Cloud di nuova generazione, il “Cloud che viene da te”, basato sul concetto di Everything-as-a-Service (XaaS), Everywhere, nel migliorare la competitività e la crescita dell’Italia, delle imprese, delle Istituzioni e della filiera ICT nazionale. I benefici abilitati dalla diffusione della nuova generazione di Cloud basata su Everything-as-a-Service possono raggiungere fino a 222 miliardi di Euro di PIL cumulato nel quinquennio 2021 – 2025 che si accompagneranno a un aumento della produttività media delle imprese fino al +2,3% e, infine, un impatto diretto per gli attori della filiera ICT pari a circa 1,3 miliardi di Euro di ricavi aggiuntivi. Lo Studio Strategico, realizzato da The European House – Ambrosetti, in partnership con Hewlett Packard Enterprise Italia, analizza il contributo differenziale del modello di Cloud di nuova generazione nell’accompagnare la trasformazione digitale di imprese e Pubblica Amministrazione, andando infine a sviluppare delle proposte di policy in favore della digitalizzazione del sistema-Paese.Le prime evidenze raccolte mostrano come la diffusione di investimenti in asset intangibili sia correlata con la crescita del PIL. Ciò è dimostrato anche dall’analisi delle valutazioni di borsa: ad oggi gli asset intangibili giustificano oltre il 90% del valore di borsa delle principali società statunitensi e oltre il 70% delle aziende europee. In tale contesto, il peso della Data Economy sulle economie europee sta crescendo, nonostante la quasi assenza di player rilevanti a livello internazionale. Sebbene l’Italia si trovi al quarto posto in UE27 + UK per valore complessivo della Data Economy (37,8 miliardi di Euro), si posiziona solamente in 17ª posizione considerando il peso della Data Economy sul PIL (2,3%), distante dalla media europea (3,0%) e da altri peer (UK, 4,0%; Germania, 3,6%; Spagna, 2,7%; Francia, 2,5%). In un futuro sempre più Data-driven, la digitalizzazione di imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini gioca un ruolo chiave nell’abilitare la competitività del sistema-Paese. In tal senso, è stato elaborato un indicatore che ha messo in luce la digitalizzazione del sistema-Paese in base al livello di adozione degli strumenti digitali – connettività, Cloud, Intelligenza Artificiale e robot industriali – nei settori industriali (soppesati per il relativo contributo al Valore Aggiunto). I risultati dell’indicatore posizionano l’Italia al nono posto in Europa ma al primo posto tra i principali Paesi benchmark – la Spagna si trova all’undicesimo posto, la Germania al quindicesimo e la Francia al diciassettesimo. Seppur positivo come risultato, bisogna anche considerare gli elementi critici del sistema imprenditoriale italiano, tra cui: le competenze considerate non idonee per governare la transizione digitale, la larga adozione di strumenti digitale di base dalla maggior parte delle imprese (in particolare piccole e medie) e le difficoltà manageriali nella gestione della transizione digitale. Anche per la Pubblica Amministrazione la strada da percorrere è ancora lunga. Si consideri che: soltanto il 21,8% degli uffici ha già assunto un Responsabile per la transizione digitale; solo il 16,2% della P.A. ha oggi un programma per aggiornare le competenze dei suoi dipendenti; il 62% di tutti i dispositivi informatici in uso nelle pubbliche amministrazioni ha più di 5 anni; solo il 27,8% di tutte le amministrazioni pubbliche hanno accesso a internet ad alta velocità (rete in fibra ottica); solo il 33,8% della Pubblica Amministrazione ha già implementato alcuni casi d’uso dei servizi Cloud; il 51,7% delle amministrazioni pubbliche non offre alcun servizio tramite modulo online. Dalla survey di The European House – Ambrosetti sono emersi ulteriori fattori ostativi, ad esempio, relativi al modello di sourcing delle infrastrutture ICT ritenuto non adeguato a soddisfare le esigenze di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione oppure i modelli di contabilità pubblica e di bilancio pubblico che non permettono di gestire un modello ICT che prevede spese operative variabili in base all’utilizzo.La diffusione del Cloud di nuova generazione, basato su Everything-as-a-Service permetterà di abilitare un aumento della produttività fino al 2,3% per le imprese che potranno utilizzare nuove infrastrutture ICT più avanzate e sempre aggiornate. Da ciò sarà possibile generare un aumento del PIL fino a 222 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni e un impatto diretto cumulato per la filiera ICT pari a 1,3 miliardi di Euro di nuovi ricavi. Inoltre, per la Pubblica Amministrazione l’impiego di soluzioni Cloud basate su Everything-as-a-Service potrà generare un risparmio di costi pari a oltre 650 milioni di Euro, equivalenti a una riduzione del 25% dei costi ICT. L’ottimizzazione della gestione dei dati e la creazione di ecosistemi di scambio dati all’interno della Pubblica Amministrazione permetterà di applicare il principio “Once Only”, andando a ridurre del 90% il numero di richieste di dati da parte della Pubblica Amministrazione e ottimizzando l’accesso ai servizi e ai database pubblici, riducendo di 32 ore all’anno l’impegno delle imprese nel compiere gli adempimenti burocratici – cumulativamente ciò corrisponde ad oltre 40.000 anni risparmiati, se considerate tutte le imprese italiane. E’ fondamentale promuovere l’adozione delle soluzioni Cloud più avanzate all’interno delle imprese italiane, istituire “obblighi” di formazione sulle tecnologie e sull’impiego del digitale per i dipendenti delle imprese, al pari di quanto previsto per la sicurezza sul lavoro, e creare degli ecosistemi di dati (spazi dati) a livello nazionale che rendano possibile una maggiore interoperabilità a livello di filiera.
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