Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°87

Archive for 8 aprile 2022

Il progetto “Scegli il Contemporaneo. Tutte le immagini del mondo”

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

Promosso da Roma Culture, è vincitore dell’Avviso Pubblico EUREKA! Roma 2020 – 2021 – 2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali, ed è realizzato in collaborazione con SIAE. Carattere distintivo del progetto, a cura di Elena Lydia Scipioni, è la promozione dell’incontro tra artisti e ricercatori, storici dell’arte, divulgatori scientifici e educatori museali, per costruire un’ampia “narrazione” trasversale e partecipata per un pubblico differenziato con l’obiettivo di raccontare gli esiti dell’incontro tra scienza e arte in relazione al patrimonio artistico e naturalistico di Roma e approfondendo, attraverso appuntamenti di diversa natura, quei processi comuni che sottendono i due ambiti di ricerca. By Paola Saba

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Scegli il Contemporaneo: Un video racconto dell’artista Andreco

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

Roma. sabato 9 aprile alle ore 11.00 online sui canali ufficiali di “Senza titolo” sarà proposto un video racconto dedicato all’artista Andreco (Roma, 1978) che dal 2000 porta avanti una ricerca incentrata sul rapporto tra uomo e ambiente. L’artista – che ha un dottorato in Ingegneria Ambientale e ha collaborato con l’Università di Bologna e la Columbia University di New York nell’ambito delle infrastrutture verdi per la gestione sostenibile delle risorse in diverse condizioni climatiche – realizza installazioni, performance, video, murali, sculture e progetti d’arte pubblica. Questa edizione è dedicata in particolar modo all’approfondimento di tematiche legate alla conoscenza di due ambiti: lo spazio come luogo in cui si possono effettuare alcune operazioni e stabilire determinate relazioni e l’ambiente naturale verso il quale si è sviluppata, tra gli anni Sessanta e Settanta, una maggiore attenzione per le azioni praticabili a favore della sua sostenibilità e la tutela delle sue risorse. Proprio per questo sarà proposto un video dedicato all’artista e attivista Andreco – realizzato presso il Museo Orto Botanico – che dal 2000 porta avanti una ricerca incentrata sulle relazioni tra uomo e ambiente, spazio urbano e paesaggio naturale, anatomia e urbanismo, ecologia e giustizia sociale, azioni ed emozioni. Dal 2015, in concomitanza della conferenza sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite, ha avviato il progetto “Climate” che prevede una serie di interventi diversificati in diverse città europee a partire dalle più recenti ricerche scientifiche sulle cause e gli effetti dei cambiamenti climatici. Il video racconto sarà un’occasione per approfondire alcuni aspetti della ricerca di Andreco in relazione a un luogo eccezionale, quello del Museo Orto Botanico di Roma e a partire dalle suggestioni che hanno interessato il suo lavoro in riferimento alla figura del francese Jacques Élisée Reclus (1830-1905), proto ecologista e geografo anarchico che, trascorrendo una vita avventurosa in giro per il mondo, scrisse opere fondamentali che portarono la geografia alla visione globale del mondo su cui si basa la disciplina attuale. Filmmaker Domenico Catano.

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Export e cambiamenti negli stati membri della comunità europea

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

Dopo il conflitto in Ucraina qualcosa è cambiato e ci mette nelle condizioni di intensificare i rapporti con gli stati membri della comunità europea: questo deve essere il nostro faro”. Lo ha dichiarato Alan Rizzi, sottosegretario con delega ai rapporti con le delegazioni internazionali di Regione Lombardia, durante il suo intervento a Direzione Nord, la rassegna arrivata alla quindicesima edizione, in corso al Palazzo delle Stelline, a Milano, dove hanno partecipato anche Riccardo Garosci, presidente Aice, Vito Rotondi, Ceo e Managing Director M.E.P., e Maurizio Irrera, professore di diritto commerciale all’Università di Torino. Il faro dei rapporti più intensi con gli stati europei “determina anche una capacità di diventare autonomi dal punto di vista dell’approvvigionamento alimentare e dell’approvvigionamento alle nuove fonti di energia sostenibili” afferma Rizzi. “La Regione Lombardia interscambia 270 miliardi di euro con il mondo, di cui 137, secondo i dati conclusivi del 2021, riguardano le esportazioni e su questo dobbiamo concentrarci” aggiunge Rizzi, avendo come obiettivo “l’aumento di dialogo con quei Paesi con cui l’interscambio è più alto, come la Francia e la Germania. Solo questi ultimi due caratterizzano 75/80 miliardi di interscambio”. Non solo Francia e Germania: verranno intensificati anche i rapporti con “i paesi baltici, quelli che stanno accogliendo i profughi, come la Polonia, ma anche l’Ungheria e la Repubblica Ceca” precisa Rizzi. “Il mondo ci cerca e ci copia – conclude Rizzi – vogliono le nostre eccellenze, vogliono prendere esempio da quello che facciamo in Lombardia: rappresentiamo il 49% dei brevetti depositati sul territorio nazionale e il 60% degli investitori esteri che scelgono l’Italia vengono qui da noi”.

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Attacchi di droni nel nord della Siria

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

I droni da combattimento turchi hanno nuovamente effettuato attacchi contro obiettivi curdi nel nord-est della Siria durante il fine settimana. Una persona è stata uccisa e altre due ferite nell’attacco a un veicolo sabato. Tra i feriti c’è Farhad Marde, un poeta popolare nella regione. Ieri sera, ci sono stati altri attacchi di droni in cui un cristiano assiro, membro delle Forze Democratiche Siriane (SDF), è stato gravemente ferito. Le SDF stanno combattendo il cosiddetto “Stato Islamico” (IS) in Siria. L’esercito turco sembra intensificare i suoi attacchi contro le minoranze in Siria. A causa della guerra in Ucraina, l’esercito russo lascia fare al presidente turco. Allo stesso tempo, la Nato è particolarmente dipendente dalla Turchia. Per l’Associazione per i popoli minacciati (APM) i governi UE e la Nato non criticano con una sola parola gli attacchi in corso contro le minoranze etniche e religiose in Siria, che violano il diritto internazionale. Si stanno così giocando ogni credibilità nella regione. Secondo fonti curde, centinaia di persone sono state deliberatamente uccise o ferite negli attacchi dei droni turchi negli ultimi due anni, comprese donne e bambini. Né la NATO né la Russia, che controllano lo spazio aereo sulla Siria, criticano gli attacchi quasi quotidiani della Turchia. Oltre ai curdi, questi colpiscono spesso le minoranze cristiane, Yezidi, Alevi e altre. Il regime del presidente turco Erdogan sta usando la guerra di aggressione di Putin contro l’Ucraina per i propri obiettivi da grande impero. Mentre la NATO, l’UE e la Germania criticano giustamente i governanti della Cina per il loro sostegno a Putin, rimangono in silenzio sul comportamento del governatore della Turchia Erdogan. Come la Cina, la Turchia si rifiuta di seguire le sanzioni occidentali contro Putin.

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Reazione eccessiva della Fed?

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

A cura di Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. La curva dei tassi USA si è invertita. I rendimenti dei Treasury americani sono infatti più basso sulle scadenze lunghe rispetto a quelli a 3 anni. Questa configurazione implica la previsione di tassi in discesa (due/tre tagli tra metà 2024 e 2026) dopo il percorso di rialzi intempestivamente comunicato dalla banca centrale statunitense, il cui picco è atteso al 3% tra un anno a mezzo. Gli osservatori si interrogano sulla possibilità che la Fed, con la sua volontà di frenare l’inflazione galoppante tramite risolute manovre di restrizione monetaria, stia in realtà commettendo un errore di policy. Per poter valutare correttamente l’efficacia delle scelte della banca centrale statunitense, occorre però andare oltre la semplice curva dei tassi nominali e guardare a inflazione e tassi reali. Nell’effettuare l’analisi congiunturale, non si può non partire prima di tutto dalla possibile evoluzione futura del conflitto in Ucraina. Ad oggi, lo scenario più probabile non è né quello più inviso ai mercati finanziari di un’estensione della guerra a livello globale con una minaccia diretta portata all’UE né quello al contrario più gradito dai mercati di un cessate il fuoco favorito dalla (parziale) rimozione delle sanzioni da parte delle potenze occidentali e dal ridimensionamento delle ambizioni di conquista territoriale in Ucraina da parte della Russia (limitate al Donbass). Al momento, lo scenario centrale pare, infatti, quello caratterizzato da un conflitto prolungato e di bassa intensità, al termine del quale sarà in ogni caso difficile tornare allo status quo precedente la guerra, se non altro nelle relazioni diplomatiche tra la Russia e i Paesi occidentali. A livello macroeconomico, la crisi venutasi a creare in Ucraina produce senza dubbio uno shock stagflattivo, ossia una riduzione della crescita e una contemporanea spinta inflattiva aggiuntiva (in un contesto già caratterizzato da pressioni inflazionistiche più persistenti del previsto). A meno di un aggravarsi della guerra, questo effetto non dovrebbe però sfociare in una vera e propria stagflazione (almeno non nei prossimi trimestri), visto che la traiettoria della crescita economica sottostante rimane robusta, soprattutto negli Stati Uniti, meno colpiti in quanto più lontani dall’epicentro del conflitto e più autosufficienti a livello energetico. Tra i due fattori stagflattivi, ossia tra minore crescita e maggiore inflazione, sembra nettamente più significativo l’impatto sui prezzi: +2,1% stimato, contro il -0,1% di impatto sulla crescita nei Paesi sviluppati (impatti misurati considerando solo l’effetto primario del rincaro dei prezzi delle materie prime e trascurando l’effetto secondario su sentiment di imprese e consumatori). Di natura simile allo shock inflattivo causato dal COVID (shock d’offerta), il movimento dei prezzi degli ultimi mesi comporta senz’altro un prolungamento del periodo di inflazione elevata e un innalzamento del picco di crescita dei prezzi (per gli USA, è previsto all’8,5% circa). Anche per questo motivo, le banche centrali paiono intenzionate a occuparsi in via prioritaria dell’inflazione piuttosto che impegnarsi a sostenere l’attività economica (peraltro alquanto solida) e stanno portando quindi avanti l’atteggiamento hawkish assunto negli ultimi mesi, continuando una sterzata restrittiva, che chiaramente verrà portata a termine solo qualora venga esclusa definitivamente un’ulteriore escalation nel conflitto. La Fed, in particolare, ha comunicato (in maniera quantomeno convulsa) di voler proseguire, anzi accelerare, il percorso di normalizzazione della politica monetaria, un percorso lasciato presagire da tempo dall’istituto centrale e intrapreso a marzo: nell’ultima riunione FOMC del 16 marzo, infatti, è stato annunciato il primo rialzo di 25 pb del Fed Fund rate. Il risultato della mossa della banca centrale (e della sua comunicazione) è che ora il mercato si attende altri 200pb di rialzi entro la fine dell’anno (e altri 50pb per metà 2023), per un incremento cumulativo poco sotto ai 3 punti percentuali. Se a questo si aggiunge l’impatto restrittivo del QT (il ritiro della liquidità man mano che andranno in scadenza i Titoli di Stato detenuti dalla banca centrale), l’impatto complessivo della restrizione monetaria potrebbe essere assimilabile a 6 punti percentuali di rialzi dei tassi (misurati dalla variazione del cosiddetto ‘Shadow Rate’), di cui il 40% già effettuato (fine QE e primo rialzo). Il mercato delle commodity merita infine una breve analisi. È noto che la Russia è un gigante nei settori dell’energia, dei metalli e dell’alimentare. Non è semplice, soprattutto per gli Stati europei, sostituire gli approvvigionamenti di queste materie prime con altre fonti. Il mercato del petrolio ha molteplici attori, alcuni dei quali in grado di aumentare la produzione (USA) o ritornare sul mercato (Iran, Venezuela). Più impegnativo può risultare, invece, trovare Paesi in grado di rimpiazzare Mosca sul fronte dei metalli (palladio in particolare, fondamentale per l’industria automobilistica) e del grano. In questo caso, potrebbero essere importanti i contributi dell’America Latina e di alcuni Paesi asiatici. Il quadro tuttavia non è di certo dei più semplici. Le implicazioni dello scenario descritto sono molteplici e rendono ancor più determinante una gestione flessibile, capace di reagire con tempestività al mutevole contesto in cui ci muoviamo.

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PIMCO: Supply chain – la disruption porterà una maggiore diversificazione

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

A cura di Lillian Lin, Investment Grade Portfolio Manager di PIMCO. Riteniamo che l’impatto delle interruzioni della catena di approvvigionamento su imprese e famiglie rimarrà probabilmente significativo nella prima metà del 2022. Mentre la seconda metà potrebbe portare un po’ di sollievo se la Cina dovesse allentare le sue politiche di zero-Covid e di razionamento dell’energia e se la carenza di manodopera negli Stati Uniti dovesse diminuire, la guerra della Russia in Ucraina e le risposte alle sanzioni hanno portato a ulteriori interruzioni. Anche se il conflitto Russia-Ucraina avrà probabilmente un impatto limitato nel breve periodo sulla catena di approvvigionamento tecnologico nell’area Asia-Pacifico, con sufficienti scorte di materie prime fondamentali (come il gas neon e il palladio) per i prossimi quattro o sei mesi, qualsiasi interruzione prolungata della catena di approvvigionamento globale potrebbe far salire i prezzi dei chip per computer e ritardare ulteriormente le spedizioni. Nel lungo periodo, ci aspettiamo che le recenti interruzioni spingano le aziende a diversificare ulteriormente le loro catene di approvvigionamento, riducendo il peso sulla Cina. Altri paesi in Asia potrebbero beneficiarne. I colli di bottiglia della supply chain globale hanno fatto notizia negli ultimi due anni tra la pandemia di Covid-19 e le tensioni geopolitiche. Inizialmente, la pandemia ha ridotto la domanda globale. Tuttavia, lo stimolo fiscale e il consumo di beni al posto dei servizi hanno contribuito a sollecitare ulteriormente la domanda. Ciò ha esercitato una pressione crescente sul lato dell’offerta e ha creato congestioni e ritardi negli ordini – dai ricambi auto ai macchinari di produzione alla logistica – con una carenza di autisti di camion che ha ulteriormente esacerbato il problema. Le carenze di pezzi di ricambio e i dipendenti che restano a casa hanno spinto molte aziende statunitensi a tagliare le loro previsioni di vendita o ad emettere “profit warnings”. Le aziende statunitensi hanno preso diverse misure per affrontare i problemi della catena di approvvigionamento, tra cui il noleggio di navi da carico, la deviazione delle spedizioni verso i porti più piccoli lungo le coste e un maggiore ricorso al trasporto aereo. Le aziende con operazioni più integrate verticalmente o catene di fornitura diversificate – come i produttori di elettronica che hanno ridotto nel tempo la concentrazione in alcuni stati come la Cina, e radicato maggiormente la loro catena di fornitura in Asia – stanno affrontando meglio la situazione rispetto ai loro competitor. Tuttavia, i tempi di consegna rimangono elevati perché tutte queste azioni hanno fornito solo un sostegno marginale e non sono generalmente applicabili su più ampia scala. Un miglioramento duraturo richiederà condizioni di lavoro globali normalizzate (dalle fabbriche ai porti e ad altri punti di riferimento per la spedizione) e la completa risoluzione dei ritardi nella domanda causati dalla pandemia. La Cina è stata una parte fondamentale delle catene di fornitura globali per decenni, ma la recente crisi, causata in parte dalla pandemia, sta portando le aziende a riflettere su come è possibile mitigare gli shock di fornitura in futuro, riducendo la dipendenza da determinati paesi e diversificando la loro platea di fornitori. Nel breve periodo, crediamo che le esportazioni cinesi continueranno ad essere sostenute dalla resiliente catena di approvvigionamento del paese. Tuttavia, nel lungo periodo, dato che la Cina cerca di scalare la catena del valore, una certa migrazione della catena di approvvigionamento fuori dalla Cina è inevitabile. Tale migrazione si nota in particolar modo nel ritardo della crescita delle esportazioni di cellulari rispetto ad altri prodotti elettronici, con vendite di smartphone dominate dai marchi locali. Tuttavia, è probabile che le aziende non cinesi diversifichino le loro catene di approvvigionamento fuori dalla Cina, anziché uscire completamente dal paese, a nostro avviso. Potremmo anche vedere un calo delle importazioni cinesi se il paese diventasse maggiormente autosufficiente nella produzione di semiconduttori nel medio e lungo periodo. Questo dovrebbe compensare parte della riduzione delle esportazioni. Nel lungo periodo, ci aspettiamo che le interruzioni della catena di approvvigionamento creino vincitori e vinti tra le aziende statunitensi. Di fronte a eventi avversi come la capacità produttiva limitata, l’inflazione, le carenze di energia e la politica zero-Covid, i produttori cinesi potrebbero dare la priorità alla produzione per le grandi aziende statunitensi, causando ulteriori ritardi nelle consegne alle piccole aziende statunitensi. Le aziende asiatiche potrebbero anche beneficiare a spese delle piccole aziende statunitensi ed europee, data la loro vicinanza alle catene di approvvigionamento asiatiche. Quelli che hanno maggiori probabilità di ottenere buoni risultati sono le aziende tecnologiche che, negli ultimi anni, hanno adattato rapidamente le loro catene di approvvigionamento. Anche i settori poco dipendenti dalle importazioni o dalle esportazioni o da chip personalizzati dovrebbero beneficiarne – compresi i produttori di auto cinesi e il settore dei servizi Internet.

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Mercati emergenti: gli utili e i fondamentali guidano la crescita dell’azionario nel lungo periodo

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

A cura di Dara White, Responsabile globale azioni mercati emergenti di Columbia Threadneedle Investments. Dalla fine del terzo trimestre del 2021, i mercati emergenti hanno registrato una fase di elevata volatilità. Di recente abbiamo assistito a una significativa rotazione dallo stile growth a quello value. Rassicura il fatto che abbiamo affrontato situazioni simili in passato e che la scelta di concentrarci sul nostro processo di investimento è stata cruciale per il nostro successo a lungo termine: verso la fine del 2016, all’indomani dell’elezione di Donald Trump, e nella seconda metà del 2018, sulla scia delle dichiarazioni in merito alle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, i timori a livello macroeconomico hanno messo in ombra la solidità dei fondamentali aziendali e i mercati azionari emergenti hanno registrato un’analoga rotazione dai titoli growth a quelli value. Questi sono stati i soli periodi nella storia della nostra strategia in cui la mitigazione del rischio di ribasso è stata poco efficace. Tuttavia, grazie all’enfasi sulla qualità e sulle valutazioni mantenuta anche durante questi periodi, ci siamo trovati nella posizione ideale per beneficiare della ripresa del mercato e delle successive fasi di sovraperformance nel 2017 e nel 2019, a riprova della validità del nostro approccio d’investimento. In questo periodo, i mercati emergenti sono dominati dalla volatilità macroeconomica, che mette in ombra i fondamentali. Questa volatilità è il risultato di una varietà di eventi e questioni, compresa la stretta normativa in Cina, l’impatto delle politiche legate alla pandemia di Covid-19, il quadro macroeconomico brasiliano, i timori d’inflazione, l’inasprimento delle politiche monetarie e, più recentemente, l’invasione russa dell’Ucraina. Essendo investitori con approccio bottom-up, questa fase di volatilità è per noi impegnativa, ma restiamo fermamente convinti che siano gli utili a trainare i mercati azionari nel lungo periodo e che, sebbene la volatilità macro possa persistere nel breve termine, alla fine l’enfasi sui fondamentali sarà premiante. In Cina abbiamo ritenuto che la reazione del mercato alla stretta normativa fosse eccessiva, dato che molte misure sembrano riflettere la lista dei desideri dei governi dei mercati sviluppati, come le norme antitrust o la limitazione delle pratiche monopolistiche e dell’uso dei dati dei consumatori da parte dei colossi tecnologici. Crediamo che si sia conclusa la prima fase di regolamentazione in cui il premio per il rischio azionario legato alla regolamentazione interna sembrava già scontato e si stia passando alla fase successiva, in cui le disposizioni regolamentari vengono applicate, che sarà probabilmente caratterizzata da una minore volatilità. Le misure politiche nel settore immobiliare stanno mostrando segni di allentamento, ad esempio per quanto riguarda la disponibilità di mutui, e ciò rappresenta un ulteriore elemento positivo. Inoltre, poiché il 2022 è un anno di elezioni per la Cina, prevediamo politiche monetarie e fiscali moderatamente accomodanti piuttosto che vaste misure di stimolo – vale a dire ciò che abbiamo visto finora. A nostro avviso, la politica “zero Covid” perseguita da Pechino ha frenato l’economia, e stiamo monitorando i progressi su questo fronte. In Brasile, il contesto macroeconomico è stato particolarmente difficile nel 2021, e i timori per l’impatto della spesa legata alla pandemia sui conti pubblici, per l’inflazione e per i tassi d’interesse, uniti all’incertezza attorno alle elezioni, hanno pesato sul sentiment. Pur restando prudenti, date le turbolenze macroeconomiche e le loro ricadute sui singoli titoli, rimaniamo ottimisti sul Brasile nel lungo termine, alla luce dell’evoluzione dell’imprenditorialità e dei tipi di società e modelli di business in arrivo sul mercato. Le attuali valutazioni riflettono l’elevato rischio macroeconomico, che a nostro avviso è prossimo al picco. Riteniamo che la banca centrale abbia reagito in modo adeguato all’aumento dell’inflazione. È sufficiente guardare alla Turchia per osservare gli effetti della reazione opposta, ma l’azione dell’istituto centrale ha effettivamente frenato il mercato azionario. I segnali di un’imminente conclusione del ciclo di rialzo dei tassi di interesse, uniti ai commenti collaborativi di entrambi gli schieramenti, hanno attenuato i timori sulle elezioni. In retrospettiva, avremmo potuto ridurre prima il nostro sovrappeso sul Brasile lo scorso anno, ma è interessante notare che il mercato brasiliano ha messo a segno una delle migliori performance da inizio 2022. Il conflitto russo-ucraino è indubbiamente un cigno nero. È evidente che le variabili macroeconomiche pesano sul mercato nel breve termine, determinando un de-risking dell’universo investibile, con vendite che hanno causato ampi movimenti dei prezzi a livello di singole azioni. A sua volta, questo ha condotto a una performance azionaria deludente nel breve termine. Manteniamo il nostro focus sul nostro lavoro fondamentale e di valutazione. Il dopoguerra avrà un impatto sull’inflazione, spingendo al rialzo i prezzi dei generi alimentari e dei carburanti, con conseguenti pressioni sui consumatori sia nei mercati emergenti sia a livello globale. In questo contesto, stiamo rafforzando la nostra esposizione ai settori che beneficiano dell’inflazione, come i titoli finanziari e i produttori di materie prime; d’altro canto, continuiamo a concentrarci sulle opportunità di crescita strutturale, privilegiando un portafoglio “barbell” per beneficiare dell’attuale scenario. Ci siamo già trovati in questa situazione, e, sebbene essere nell’occhio del ciclone possa essere impegnativo, in periodi altrettanto volatili la nostra filosofia e il nostro processo d’investimento ci hanno guidato e alla fine hanno prevalso. Fonte: http://www.columbiathreadneedle.it

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215° Anno Accademico dell’Accademia Nazionale di Agricoltura

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

Bologna – Si inaugura lunedì 11 aprile, alle ore 16 presso la Sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio di Bologna. La cerimonia inizierà con la Relazione del Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura dal titolo “L’eccellenza delle produzioni agricole italiane e la globalizzazione”. Successivamente Antonio Patuelli, Presidente Associazione Bancaria Italiana e La Cassa di Ravenna S.p.a, sarà insignito della prestigiosa nomina ad Accademico Onorario alla quale seguirà la sua Prolusione Accademica dal titolo “Credito e Agricoltura”. La manifestazione sarà conclusa dalla consegna del “Premio Filippo Re”, giunto alla sua terza edizione, e dedicato ad articoli, studi e pubblicazioni in ambito agronomico con focus specifico quest’anno al rapporto tra Agricoltura, Territorio e Società aperto ad autori under 40 che hanno redatto articoli o pubblicazioni scientifiche, editi da Testate registrate o Annali di Accademie, durante l’anno 2021. Nato dalla collaborazione tra Accademia Nazionale di Agricoltura e Image Line, il premio ha l’intenzione di promuovere la costante evoluzione del ruolo dell’agricoltura per il Paese e diffondere una sempre maggiore conoscenza e consapevolezza delle interazioni di questo settore con le dinamiche economiche, sociali, ambientali e territoriali. Sponsor del premio è ILSA S.p.a. leader nazionale nella produzione di biostimolanti e prodotti ad azione specifica, concimi organici e organo minerali, solidi e liquidi per l’agricoltura. I tre studi finalisti di quest’anno sono: Elisa Appolloni, Phd Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari Università degli Studi di Bologna, “The global rise of urban rooftop agriculture: a review of worldwide cases”, Roberto De Vivo, Phd Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali Università di Napoli “Federico II”, “Influence of carbon fixation on the migration of greenhouse gas emission from livestock activities in Italy and the achievement of carbon neutrality”. Martina Mazzon, Research fellow Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari Università degli Studi di Bologna, “Conventional versus organic management: application of simple and complex indexes to assess soil quality”.

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Nasce Gi Group Holding

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

Gi Group annuncia il lancio di Gi Group Holding (www.gigroupholding.it), il nuovo ecosistema globale multibrand di servizi e consulenza HR. Con sede centrale a Milano e un organico di oltre 6.000 dipendenti a livello globale, Gi Group Holding è attiva in 30 Paesi nel mondo con presenza diretta e attraverso le sue società fornisce servizi a più di 20.000 aziende. Nel 2021, ha registrato un fatturato di 3,3 miliardi di euro e si posiziona 5° tra le società di staffing a livello europeo e 16° a livello mondiale. Negli ultimi cinque anni, 2017-2021, il Gruppo ha registrato un aumento dei ricavi del 65% (+1,3 miliardi di euro). Nel contesto attuale del settore HR, questo trend positivo, la forte vocazione internazionale (6 acquisizioni nel biennio 2020-2021 tra cui lo sbarco negli Stati Uniti) e l’odierno lancio della Holding sottolineano la solidità del Gruppo e il suo posizionamento tra i player leader nel mercato del lavoro. In Italia, operano 4 di questi brand (Gi Group, INTOO, Wyser e Tack TMI) e altre 7 società: EXS Italia (executive selection), C2C (sales e field marketing), Enginium (servizi di consulenza tecnologica), Gi On Board (outsourcing), Gi Formazione (consulenza formativa per la somministrazione), Gi HR Services (amministrazione e gestione del personale), ODM Consulting (consulenza HR). Nel nostro Paese, Gi Group Holding conta oltre 2000 dipendenti con oltre 200 filiali sul territorio e un ricavo annuale nel mercato italiano di 1 miliardo e 600 milioni euro. Nei prossimi cinque anni, la strategia di business del Gruppo si concentrerà su un ulteriore consolidamento dei mercati (Italia, Brasile, Regno Unito, Germania, Francia, Polonia, Cina e Spagna) e sull’accelerazione nei Paesi ad alta opportunità di sviluppo, attraverso una crescita organica ed eventuali acquisizioni. Inoltre, il Gruppo lavorerà per rafforzare e migliorare il suo core business (somministrazione) e parallelamente il servizio di Professional Staffing, che presenta un notevole potenziale, grazie alla crescita delle relazioni con i principali client Il lancio di Gi Group Holding si arricchisce di un ecosistema digitale che include un nuovo sito web (www.gigroupholding.it) e una pagina LinkedIn dedicata, nella quale notizie e contenuti di approfondimento saranno resi disponibili per la comunità globale.

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“Best WorkplacesTM Italia 2022”

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

Bristol Myers Squibb è tra le Migliori Aziende in cui lavorare in Italia nella Classifica “Best Workplaces Italia 2022”, stilata da Great Place to Work®, che premia e celebra le realtà che hanno saputo mettere al primo posto il benessere dei propri collaboratori. Bristol Myers Squibb si colloca in settima posizione nella categoria delle aziende più grandi, con oltre 500 dipendenti. Le 60 organizzazioni premiate, su 210 analizzate, rappresentano l’eccellenza degli ambienti di lavoro in Italia dal punto di vista della cultura aziendale e del benessere organizzativo. Lo studio è durato un anno ed è stato condotto ascoltando le opinioni di oltre 94.000 collaboratori riguardo al proprio ambiente di lavoro.In Bristol Myers Squibb siamo ispirati da un’unica visione: trasformare la vita dei pazienti attraverso la scienza. Abbiamo una storia di eccellenza scientifica, focalizzata nella ricerca e sviluppo di terapie all’avanguardia in oncologia, ematologia, immunologia e cardiovascolare. Siamo guidati da principi di integrità, etica e trasparenza affinché i pazienti, la comunità scientifica, i dipendenti, la collettività e le istituzioni possano beneficiare del nostro operato.“Vogliamo continuare ad essere tra le migliori aziende in cui lavorare per attrarre e trattenere i nostri talenti – spiega Elinora Pisanti, Direttore Human Resources Bristol Myers Squibb Italia -. In Bristol Myers Squibb incoraggiamo una cultura orientata a perseguire idee innovative e che abbraccia punti di vista differenti per accrescere la qualità delle nostre decisioni. Sosteniamo le pari opportunità, le nostre Policy sono gender neutral e un esempio concreto è la composizione del nostro leadership team, in cui il numero dei direttori donne è bilanciato con quello degli uomini”. “Da tempo – conclude Elinora Pisanti – promuoviamo iniziative per conciliare impegni di lavoro e vita privata, con un modello culturale ispirato alla flessibilità. Offriamo inoltre diversi benefici attraverso un piano di Flexible Benefit a disposizione dei nostri dipendenti e dei loro familiari”.

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Come realizzare il sogno di diventare imprenditori?

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

La risposta è Yes I Start Up (Yisu), un progetto di rilevanza europea che l’Ente Nazionale per il Microcredito (Enm) sta presentando in tutta Italia attraverso incontri locali: prossima tappa a Udine, martedì 12 aprile alle ore 16. L’evento, a cui non solo il Comune di Udine ma anche la Camera di Commercio Pordenone-Udine ha dato il proprio patrocinio, si potrà seguire on-line accedendo al link: https://fb.me/e/xBJR2qruu.Yes I Start Up, progetto ingegnerizzato dall’Enm con la regia e il coordinamento di Anpal, è nato per stimolare e supportare l’autoimprenditorialità dei cosiddetti Neet (giovani fino ai 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione), donne inattive e disoccupati di lunga durata. Si tratta di un percorso formativo mirato, volto a stimolare la crescita degli aspiranti startupper, coadiuvandoli nella valutazione della propria idea imprenditoriale fino alla stesura del business-plan, e favorendo infine l’accesso ai finanziamenti del fondo SELFIEmployment gestito da Invitalia. Nell’evento udinese del 12 aprile Stefano Battaggia, agente territoriale dell’Enm in Friuli Venezia Giulia, informerà sui contenuti e sulle modalità di adesione al progetto, assieme a Daniela Morgante, responsabile di progetto di I.Ter (Cciaa Pordenone-Udine) e a Elvis Pigani, coordinatore della Cooperativa Sociale Codess Fvg. L’obiettivo del webinar è divulgare e far conoscere l’utilità di un progetto che, dal momento dell’avvio (a metà 2018) a oggi, ha già interessato oltre 3.500 persone. I corsi gratuiti online Yes I Start Up, della durata di 80 ore suddivise in 16 giornate da 5 ore, sono finalizzati all’ottenimento di un finanziamento a tasso zero e senza garanzie reali fino a 50.000 euro, a valere sul Fondo SELFIEmployment di Invitalia. Durante l’evento si raccoglieranno in particolare le adesioni ai corsi online gratuiti di Yes I Start Up, erogati dall’ente di formazione I.ter a partire dal mese di aprile. Verranno trattati temi quali l’autoimprenditorialità, il Business Model Canvas, la localizzazione, l’analisi della clientela e della concorrenza, le strategie di vendita e di promozione, l’analisi swot della propria idea imprenditoriale, la cantierabilità amministrativa e l’analisi economico-finanziaria. Sarà inoltre possibile porre quesiti sulla chat di Facebook. In più, si porteranno esempi di sogni trasformati in realtà, grazie a Yes I Start Up e alla sinergica rete partenariale fra pubblico e privato che l’Ente Nazionale Microcredito coordina attraverso i soggetti attuatori sparsi sui territori. Il progetto Yes I Start Up, tra l’altro, è già stato riconosciuto best practice da parte dell’Unione Europea ed è attualmente oggetto di un caso studio da parte dell’Ocse.

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Colombi (Uilpa). Pubblica Amministrazione, la semplificazione complicata

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

Passano i mesi, ma l’attesa semplificazione delle procedure burocratiche che dovrebbe rendere più snella ed efficiente la Pubblica Amministrazione italiana ancora non decolla.Uno dei punti forti dell’iniziativa governativa dovrebbe essere l’adozione entro il 30 aprile 2022, da parte di tutte le amministrazioni con più di 50 dipendenti, del Piano integrato di attività e organizzazione (PIAO) ai sensi dell’articolo 6 del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80.Come è noto, Il PIAO consentirà di accorpare in un unico documento programmatico i numerosi “Piani triennali” che le amministrazioni pubbliche sono obbligate a redigere e aggiornare ogni anno con grande dispendio di tempo e di risorse umane. Alcuni esempi: prevenzione e corruzione, pari opportunità, transizione digitale, privacy, trasparenza, programmazione degli obiettivi, performance, fabbisogni di personale, lavoro agile e così via.A tal fine entro il 31 marzo 2022 avrebbe dovuto essere approvato un D.P.R. contenente l’indicazione di tutti i Piani da abrogare e far confluire nel nuovo PIAO. Da notare che questo termine rappresentava una proroga rispetto a quello originariamente previsto nel decreto 80, già ampiamente sforato. Proroga che però non è servita a nulla, poiché il 31 marzo è passato e il D.P.R. ristagna presso i pensatoi governativi, anche per effetto delle pesanti critiche mosse dal Consiglio di Stato al testo del provvedimento.Mancano poche settimane alla scadenza del 30 aprile, ma ben difficilmente il termine per l’adozione del PIAO potrà essere rispettato dalle amministrazioni pubbliche. Si scivolerà a maggio, forse a luglio, chissà.Nel frattempo, però, gli altri Piani – previsti da una pletora di norme non abrogate – devono continuare ad essere adottati alle scadenze previste. Non ci vuole molta fantasia per immaginare la confusione organizzativa che regnerà negli uffici e di cui, come sempre, farà le spese la qualità di un lavoro pubblico condannato a languire tra procedure ripetitive, adempimenti sterili e scadenze che si rincorrono.Se a tutto questo aggiungiamo l’incomprensibile ritardo della firma definitiva del CCNL, il risultato è la regressione della Pubblica Amministrazione verso una sorta di feudalesimo amministrativo nel quale ciascun ente si fabbrica le regole che vuole, a seconda del principe regnante. Un esempio eclatante è lo smart-working. Le Linee guida emanate dalla Funzione Pubblica a dicembre sono state applicate in modo disomogeneo proprio a causa della mancata entrata in vigore del CCNL e delle clausole sul lavoro agile in esso contenute. In assenza di regole condivise, le amministrazioni si sono trovate a gestire in modo unilaterale il problema degli accordi individuali. Risultato? Una giungla di condizioni diverse fra un’amministrazione e l’altra – a volte persino all’interno di uno stesso ente – alla faccia della semplificazione. Tutto questo mentre si continuano ad applicare i Piani organizzativi del lavoro agile (POLA) che però dovrebbero scomparire ed essere assorbiti nel PIAO entro il 30 aprile. Di quale anno? Per semplificare davvero la macchina amministrativa non bastano gli annunci o le buone intenzioni. Occorre conoscerne a fondo e dall’interno il funzionamento. Le riforme calate dall’alto senza essere precedute e accompagnate dal confronto con i lavoratori sono destinate a naufragare.Nessuno venga poi a lamentarsi se la Pubblica Amministrazione non tiene il passo delle scadenze fissate nel PNRR e non si mantengono le promesse fatte a Bruxelles. Se si cominciasse a tagliare un po’ di adempimenti inutili, molte risorse umane potrebbero essere utilizzate su linee di lavoro più produttive.Per farlo non servono grandi commissioni di esperti, basta saper ascoltare i lavoratori. Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

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COVID Human Challenge Study Results Published

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

LONDON, UK—Nature Medicine has published the results of the world’s first COVID human challenge study. The preprint became available as of February 2022, but the full publication also contains supplementary materials, including the study protocol. Imperial College London’s announcement of the results, including a summary of the findings of interest, can be read here.Day Sooner began advocating on behalf of volunteers who wanted to participate in COVID challenge studies in April 2020. We called for greater transparency for these studies and an earlier release of the protocol (as published in the Guardian and the British Medical Journal), to ensure public trust and understanding.We appreciate the research team’s boldness in being the first team to run COVID human challenge studies, and are grateful to the team and study participants. While 1Day had no role in running the study, a number of our volunteers (some quoted below) have spoken widely about their pride in their participation. In addition, 1Day Sooner worked hard to build the public conversation around challenge trials and engage interested parties, and continues to advocate that medical trial volunteers should be represented in medical ethics discussions.In this infectious dosing study, participants were exposed to an early strain of SARS-CoV-2 and kept under medical observation so immune response data could be collected and analyzed. The preprint contains data describing participants’ viral load, symptoms, and period of contagiousness, as well as the sensitivity and specificity of lateral flow tests.The results of this challenge trial are fascinating, and would have been even more useful early in the pandemic, when there was immense uncertainty about contagiousness and the use of lateral flow tests, among other items this study examined. These results demonstrate the importance of using challenge trials early in emergency situations and treating them with urgency once they are underway.Now that the COVID challenge model has finally been established and better treatments exist, the model needs to be expanded to new strains and scaled up to test universal coronavirus vaccines, intranasal vaccine formulations, and new antiviral treatments. Dr. Fauci has endorsed the use of common cold coronavirus challenge models in developing universal vaccines, and Dr. Dean Smith, Section Head of the Combination Vaccines review division in Health Canada, suggested human challenge as a potentially important approach to authorizing universal coronavirus vaccines at a January WHO global consultation on the topic.

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The Collection of Sir Nicholas Goodison

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

London – Christie’s is proud to announce The Collection of Sir Nicholas Goodison – British Art: Innovation and Craftsmanship, which will be offered in a live sale on 25 May 2022. Hugely respected within the world of banking and the arts, Sir Nicholas Goodison (1934-2021) was a businessman, patron of the arts, scholar, philanthropist and polymath. The Chairman of the Stock Exchange (1976-1986), for which he was knighted in 1982, Sir Nicholas Goodison was also Chairman of TSB Group (1988-1995), and deputy chair of Lloyds TSB (1995-2000). He chaired an impressive array of important cultural institutions including the Courtauld (1982-2002), the Art Fund (1986-2002) and the Crafts Council (1997–2005). Comprising approximately 250 lots, his collection spans: Modern British Art & Sculpture; Modern & Contemporary Ceramics & Glass; Victorian and British Impressionist Art; English Furniture, Clocks, Watches, Barometers, Sculpture, Silver and Works of Art by Matthew Boulton. The top lot of the sale is a unique bronze sculpture, Ancestral Totem, conceived in 1956-58 by William Turnbull, whose exploration of material and form has secured his place as one of Britain’s most important post-war sculptors (estimate: £200,000-300,000, illustrated below). With estimates ranging from £300 to £300,000, the collection is expected to realise over £3 million.

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Why Russian generals have been dying at a remarkable rate

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 aprile 2022

It’s always hard for editors to judge when it’s right to turn attention away from a huge story. We are well into the second month of fighting in Ukraine. Evidence is mounting, as Russian soldiers withdraw from areas near Kyiv, to suggest large number of civilians were killed by the invading forces. Whereas the coming days may bring dramatic developments (a ceasefire? the fall of Mariupol? further withdrawal of some Russian units?) it is as likely that the war will grind on without big movements on the ground.Russian generals have been dying at a remarkable rate. Hard fighting persists in the east, for example in Kharkiv. Diplomatic efforts continue, such as attempts to see if India might rebalance its old friendship with Russia. We have argued that Western support for Ukraine must not let up, because Volodymyr Zelensky’s forces can achieve a great deal yet.But none of this points to a decisive end to the war soon. Look, for example, at what happened in the Donbas region, where war erupted in 2014. It has since seen periods of intense violence and spells of relative quiet, but in reality that war has never stopped. One question we will be considering is what sort of international security guarantees would be strong enough for Ukraine to feel less threatened by its aggressive neighbour, while not so robust that Russia would find them provocative. This week we will look for more stories from farther afield. Most obvious is France, where divisions—of geography, wealth, education, religion and more—are painfully real. In the first round of the presidential election, late this week, our forecast model suggests that Emmanuel Macron will come first, and be joined in the run-off vote later this month by Marine Le Pen. I lived in France in 2017, when the far-right candidate got to the second round of voting. I remember watching her woefully bad performance in a televised debate with Mr Macron. Yet it is hard to imagine she will blunder so badly a second time. Mr Macron is most likely to be re-elected, and he deserves to be, but he should brace for intense challenges in his second term.Another big story, and one with potentially massive economic consequences, is the spread of covid-19 in China, where the Omicron variant—and efforts to lock down cities such as Shanghai—are testing the idea of Xi Jinping’s zero-covid strategy. We should see more data in the coming days setting out how broad and painful the latest stage of the pandemic is proving to be, two years after it first raged around the world.Once again, thank you for a deluge of messages and commentary. Many wrote to say how they support standing shoulder-to-shoulder with Mr Zelensky in the face of Russia’s invasion. Paul Dee says that Russia, in any future negotiations, “should not obtain a land corridor from Donbas to the Crimea” and urges tougher financial sanctions to deter it. I agree, Russia would severely limit Ukraine’s prospects were it to hamper its access to the sea. David Court, in Frankfurt, suggests Joe Biden’s comment that Mr Putin should be forced from office was deliberate (even if unscripted) and welcome as an effort to isolate the autocrat from other powerful figures inside Russia. Finally, Michael Rubal disagrees with our coverage in general and suggests that we—and presumably Western governments—have been banging “the war drums” in Ukraine. In my view, standing with the victims of Mr Putin’s aggression is both the right and the smart thing to do. Adam Roberts Digital editor The Economist

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