“Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha posto da tempo la propria attenzione, nell’ambito della minaccia ibrida, sull’utilizzo dello spazio cibernetico, delle fake news, dei social network e di forme di condizionamento sui mezzi di comunicazione pubblica e privata, quali strumenti di ingerenza da parte di attori statuali invasivi. Il Comitato ha, inoltre, acquisito ulteriori elementi, nel corso dell’audizione del Presidente del Consiglio, svolta il 5 aprile, nonché in quella del Direttore dell’AISE svolta nella giornata di ieri. Tenuto, altresì, conto di quanto riportato nella Relazione annuale del Governo al Parlamento sulla politica dell’informazione per la sicurezza per l’anno 2021, nella Risoluzione del Parlamento Europeo del 7 aprile 2022 sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea e di quanto già indicato nella propria Relazione annuale al Parlamento del 9 febbraio 2022 in merito all’uso dello spazio cyber e di campagne di disinformazione da parte di attori statuali invasivi, il Comitato ha deliberato, nell’odierna seduta, di svolgere un approfondimento sulla ingerenza straniera e sulla attività di disinformazione, anche al fine di preservare la libertà e l’autonomia editoriale e informativa da qualsiasi forma di condizionamento, con particolare riferimento al conflitto tra Russia e Ucraina. Sono già in programma, a tal proposito, le audizioni del direttore dell’Aisi, Mario Parente, mercoledì 11 maggio, dell’amministratore delegato Rai, Carlo Fuortes, giovedì 12 maggio e del presidente Agcom, Giacomo Lasorella, mercoledì 18 maggio”.
Archive for 5 Maggio 2022
Copasir svolgerà approfondimento su ingerenza straniera e su attività di disinformazione
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
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Il Parlamento europeo rinvia la certificazione del bilancio dell’agenzia Frontex
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
Bruxelles. Il Parlamento ha rinviato il discarico (ossia la procedura di verifica delle spese effettuate) del bilancio 2020 dell’agenzia UE per il controllo delle frontiere e delle coste, Frontex.La decisione, come spiegano i deputati nella risoluzione che accompagna il provvedimento (approvata con 492 voti favorevoli, 145 contrari e 8 astensioni), si fonda sul mancato rispetto delle condizioni stabilite nella precedente relazione di discarico del Parlamento, nonché sulle indagini in corso dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) in merito a eventi riguardanti il rispetto dei diritti fondamentali, tra cui i respingimenti dei migranti. I deputati dichiarano di non aver potuto leggere la relazione completa dell’indagine e che quindi non sono in grado, attualmente, di prendere una decisione informata.Prima del voto, il relatore Tomáš Zdechovský (PPE, CZ) ha dichiarato: “Frontex opera in circostanze difficili e, in seguito al rafforzamento del suo ruolo, c’è bisogno di una gestione efficace e di una maggiore responsabilità. Anche se Frontex ha compiuto dei passi in avanti nell’ultimo anno, attualmente non abbiamo abbastanza informazioni per prendere una decisione informata sulla concessione del discarico. Rinviamo quindi tale decisione all’autunno 2022.”Il Parlamento ha certificato anche le spese per il 2020 della Corte dei conti, con 333 voti favorevoli, 291 contrari e 8 astensioni. Tuttavia, nella risoluzione di accompagnamento adottata con 361 favorevoli, 240 contrari e 46 astensioni, i deputati chiedono alla Corte di risolvere una serie di questioni etiche e di gestione finanziaria che coinvolgono i suoi membri e il presidente e che hanno causato danni alla reputazione della Corte e sollevato dubbi sulla sua imparzialità. La procedura di discarico è lo strumento più importante attraverso cui il Parlamento europeo verifica come sono stati spesi i fondi pubblici e come sono stati gestiti i progetti dell’UE. Il Parlamento ha il diritto esclusivo di approvare l’esecuzione del bilancio delle istituzioni e agenzie europee. Ogni anno il Parlamento deve adottare la decisione di discarico entro il 15 maggio.
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Prezzi: Unc, la top 20 dei rincari alimentari
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat di ieri per stilare la classifica dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche che in aprile hanno registrato i maggiori rincari annui. L’inflazione per questi beni è letteralmente decollata con un rialzo mensile dell’1,5%, salendo dal 5,8% di marzo al 6,7%. Tradotto in termini di aumento del costo della vita significa, per una coppia con due figli, una spesa aggiuntiva annua pari a 502 euro solo per mangiare e bere, per una coppia con 1 figlio la stangata per cibo e bevande è pari a 451 euro, 549 euro per una coppia con 3 figli, 373 per una famiglia tipo. Ma alcuni prodotti hanno segnato incrementi a dir poco allarmanti.Il record dei rincari spetta all’Olio diverso da quello di oliva che esplode del 63,5% e che certo risente dell’effetto Ucraina e delle restrizioni all’import dell’olio di girasole e che ora segna un balzo del 34,3% in appena un mese, il primato per i beni alimentari.Al secondo posto della top 20 la Farina che vola del 17,2% su aprile 2021 (medaglia d’argento anche su marzo 2022, con +5,9%). Sul gradino più basso del podio il Burro che sale del 15,7% in un anno.Al quarto posto il cibo simbolo della cucina italiana, la Pasta (fresca, secca e preparati di pasta), che si impenna del 14,1%. Seguono il Pollame che svetta del 12,2%, i Vegetali freschi diversi da patate e altri tuberi (+12%), al settimo posto i Frutti di mare freschi (+10,2%). Preoccupante, in vista della prossime estate, il caso gelati. Nonostante la domanda non sia certo decollata, il rialzo è già del 9,5%. Chiudono la top ten le Uova (+9,3%) e i Succhi di frutta e verdura (+8,9%).Nella top 20, in 11° posizione, il Pane (fresco e confezionato) con +8,4%, seguito da Frutta fresca (+7,8%), Pesce fresco, Margarina e Patatine fritte (tutte e 3 a +7,7%) al 3° posto per la variazione congiunturale (+5,2%). La carne più rincarata, in 14° posizione, quella di wurstel, carne macinata e salsicce, che aumenta del 7,3%, poi Latte conservato (+7,1%), Carne ovina e caprina (+6,9%), per via della Pasqua. In 17° posizione il Riso (+6,6%). Seguono Olio di oliva e Acque minerali (ambedue a +6,1%). In 19° posizione Conserve di frutta e prodotti a base di frutta con un incremento del 5,9%, mentre chiude la top 20 lo Zucchero con +5,7%. Considerando, però, la spesa di una famiglia tipo, la classifica cambia totalmente. Al 1° posto della top ten i Vegetali freschi che pur con un’inflazione “solo” del 12%, costano 52 euro e 80 cent in più su base annua. Al 2° posto la frutta fresca, in 12° posizione quanto a crescita dei prezzi, ma con un aggravio pari a 34,80 euro, al 3° posto il pollame, +28,70 euro nei dodici mesi. Appena fuori dal podio il pane, +22 euro, seguito a ruota dalla pasta (+20,70 euro) e dal pesce fresco (+16,30 euro). Solo in 7° posizione il vincitore dell’altra classifica, l’olio diverso da quello di oliva, con +14,90 euro. Segue l’acqua minerale (+9,20 euro) e la farina (+7,40 euro). Chiude la top ten l’olio di oliva, +7,30 euro. Questi soli dieci prodotti determinano una stangata annua pari a 214,10 euro.
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Scuola: Sostegno alunni disabili, tra un mese prove al via per assegnare 25mila posti
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
Manca un mese esatto all’inizio delle prove preselettive per l’accesso di 25.874 nuovi docenti ai corsi di specializzazione come docente di sostegno nella scuola pubblica: il decreto ministeriale n. 333 del 31 marzo scorso ha infatti stabilito che per sopperire carenza diffusa di docenti specializzati dal 24 al 27 maggio prossimi si svolgeranno i test per selezionare diverse decine di migliaia di aspiranti. Il decreto stabilisce che le prove di accesso saranno costituite da un test preselettivo, che consisterà in un test con 60 quesiti a risposta multipla sulle conoscenze didattiche, psicopedagogiche e giuridiche relative al profilo dell’insegnante di sostegno e le necessarie abilità linguistiche. Sull’argomento interviene Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, lamentando l’ennesimo bando con numeri ridotti: “Sono più di 40 mila i posti affidati a personale non specializzato che ogni anno vanno a supplenze” e poi ci sono tanti altri posti in deroga, ha detto il sindacalista all’emittente Italia Stampa. “Tutto questo a fronte soltanto però di poco più di 20mila posti banditi. Come Anief denunciamo ancora una volta l’elusione della norma che vuole un numero di posti per la specializzazione sul sostegno pari a quelli di cui necessitano le scuole. Non è andata così: ancora una volta è stato dato spazio all’offerta da parte degli atenei e non al bisogno degli studenti e delle famiglie”. “Noi siamo pronti quindi è impugnare questo bando”, con apposito ricorso, “per tutelare tutti coloro che al termine delle prove saranno esclusi dei corsi di specializzazione. La verità – conclude Pacifico – è che la quanti di ammessi alla specializzazione negli atenei doveva essere il doppio di quella bandita e quindi le soglie delle preselettive sono sbagliate”, conclude il sindacalista Anief.
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Scuola: Riforma reclutamento docenti
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi continua a difendere con i denti la sua riforma del reclutamento e formazione dei docenti imposta tre giorni fa in Consiglio dei ministri nel Decreto Pnrr 2: con questo programma “delinea un percorso chiaro per chi vuole diventare insegnante nelle scuole secondarie dopo anni in cui le regole sono cambiate più volte, generando confusione e allontanando molte persone, soprattutto i più giovani dall’insegnamento”, dice oggi il ministro al Messaggero. Inoltre, dice Bianchi, “con la riforma, i cui contenuti sono anche legati all’impegno preso con l’Europa sul Pnrr, nascerà la Scuola di alta formazione per dare linee guida, per una formazione continua che possa arricchire la professionalità del corpo docente. E poi avremo finalmente concorsi annuali, a garanzia di una maggiore continuità. Entro il 2024 assumeremo 70mila docenti”.Replica di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Secondo noi la riforma non è affatto risolutiva per andare a coprire l’enorme buco di posti vacanti che si è andato a creare per avere insistito su concorsi male impostati ed essersi opposti al doppio canale di reclutamento negando le assunzioni da tutte le graduatorie Gps e dei precari con 24-36 mesi di servizio. Questa riforma, approvata dal Governo senza il sostegno delle parti sociali, dei sindacati e dei lavoratori va cambiata, perché rende troppo lungo e complesso il percorso verso la stabilizzazione: talmente di difficile attuazione che due cattedre su tre oggi vacanti continueranno a rimanere senza titolare”.“Contro questo obbrobrio normativo – continua il sindacalista – siamo pronti a mobilitarci e a tornare in piazza, anche a scioperare: senza se e senza ma, tutti insieme. Perché è bene ricordare che la logica di questa riforma del reclutamento è quella selettiva-competitiva aziendale: all’aggiornamento incentivato, ad esempio, potranno accedere solo la metà dei docenti richiedenti. E anche il ruolo di mentoring e tutoring sarà pagato solo a poche migliaia di insegnanti, lasciando fuori gli altri 850mila. Questi sarebbero gli attesi incentivi di carriera per i docenti da valorizzare? Intanto il contratto è fermo da 40 mesi e gli aumenti previsti copriranno un terzo dell’inflazione che nel frattempo si è accumulata. Così non si può andare avanti: cambiamo la riforma. A maggio manderemo un segnale importante, assieme a tutti i lavoratori della scuola. Se non basterà, se la conversione in legge del decreto non dovesse produrre cambiamenti sostanziali, siamo pronti a ricorrere nei tribunali d’Europa e d’Italia”, conclude Pacifico.
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Scuola: 2 docenti europei su 3 insoddisfatti dello stipendio
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
Gli insegnanti italiani non guadagnano solo poco, ma devono anche attendere 35 anni di carriera per arrivare all’apice della carriera. A rimarcarlo è l’ultimo Quaderno Eurydice “Insegnanti in Europa: Carriera, sviluppo professionale e benessere”. Lo studio prende il via dallo scarso grado di soddisfazione degli insegnanti europei per gli stipendi percepiti, che diventano ancora più miseri quando confrontano le loro buste paga con quelle dei lavoratori UE con un’istruzione di pari livello. La percezione dei docenti europei di guadagnare poco è stata confermata dalle risposte all’ultimo questionario proposto da TALIS, che ha dato la possibilità agli insegnanti di dichiarare in che misura sono soddisfatti del loro stipendio: “nel complesso, a livello UE, solo il 37,8% degli insegnanti considera il proprio stipendio soddisfacente o molto soddisfacente, con molti paesi che mostrano percentuali inferiori al 30%”. Se questa è la percezione del docente medio europeo, è immaginabile cosa possa pensare l’insegnante italiano del suo trattamento stipendiale, già del 30% più basso di quello dei colleghi UE. “In Italia, oltre alla progressione lenta, l’aumento dello stipendio è relativamente modesto rispetto ad altri paesi e gli insegnanti devono lavorare per 35 anni per raggiungere il massimo dello stipendio, che è circa il 50% in più dello stipendio iniziale”, scrive Orizzonte Scuola. Mentre in altri Paesi, come la Francia, il massimo della carriera si raggiunge già dopo una ventina di anni di carriera. E si va in pensione prima.
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Scuola: docenti e abbandoni scolastici
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
“Come si fa a pensare di lottare contro la dispersione annuale in Italia di oltre mezzo milione di studenti, che lasciano gli studi senza arrivare al diploma, con una media di oltre tre punti percentuali sopra quella UE, mettendo a disposizione un solo docente ogni cinque plessi scolastici?”. A chiederlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, a seguito dell’illustrazione da parte del ministero dell’Istruzione dei criteri di funzionamento dell’algoritmo per l’assegnazione di circa 9mila insegnanti in deroga alle regole sul dimensionamento: secondo Pacifico l’intenzione di legare la dispersione al tasso di abbandono e zone socio-economicamente depresse di fondo può anche essere corretta, ma non si può di certo vincere una battaglia così difficile, che porta 543mila studenti a lasciare i banchi e andare a migliorare il record italiano della vergogna dei Neet, con un numero così esiguo di risorse umane.Anief ricorda che in base agli ultimi dati Istat il gap sulla dispersione diventa elevato nel Mezzogiorno, soprattutto tra gli alunni appartenenti a famiglie dove il titolo di studio non è elevato e la professione dei genitori non è qualificata. Sempre secondo il leader dell’Anief, “per quanto si sia d’accordo con interventi aggiuntivi nelle aree con maggior disagio socio-economico-culturale, questo non può essere ricondotto a un solo intervento correttivo per tali zone. Perché è tutta la scuola italiana a dovere essere investita di interventi economici finalizzati a dare una svolta al corso della storia dell’istruzione che negli ultimi decenni, contrassegnata da tagli agli organici scolastici e da chiusure di interi istituti passando da oltre 12mila autonomie del 2012 alle attuali 8mila, privando intere comunità dei plessi di istruzione che, nella maggior parte delle piccole realtà periferiche, rappresentano l’ultima presenza dello Stato”. “Quello che serve – conclude il sindacalista autonomo e rappresentativo – non sono operazioni simboliche o di ‘facciata’, con 8-9mila docenti in più per combattere la dispersione, come quella presentata dal ministero dell’Istruzione: la verità è che servono almeno 10 miliardi per l’edilizia scolastica e interventi per il ripristino dell’organico e delle sedi precedenti alla Legge 133 del 2008 approvata dall’allora Governo Berlusconi”.
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Covid-19, sintomi a un anno di distanza per sei guariti su 10
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
L’infezione da SarsCoV2 passa, ma i sintomi spesso restano e possono durare un anno o anche più per 6 guariti su 10. La nuova evidenza sugli strascichi lasciati dal Covid-19 arriva da uno studio del Luxembourg Institute of Health presentato all’European Congress of Clinical Microbiology e Infectious Diseases (ECCMID), in corso a Lisbona.I ricercatori hanno preso in esame quasi 300 persone a distanza di 1 anno dalla diagnosi di Covid-19. Il campione aveva un’età media di 40,2 anni ed è stato diviso in tre gruppi in base alla gravità della loro infezione iniziale: asintomatica, lieve e moderata/grave. È quindi stato chiesto loro di compilare un questionario sull’eventuale riscontro di 64 sintomi. Dai risultati è emerso che il 59,5% dei partecipanti aveva almeno un sintomo di Long Covid un anno dopo l’infezione iniziale: affaticamento, mancanza di respiro e irritabilità i disturbi più comuni. In particolare, un terzo (34,3%) soffriva di affaticamento a un anno dalla diagnosi, il 12,9% ha affermato che i sintomi respiratori stavano influenzando la qualità della vita e più della metà (54,2%) aveva problemi di sonno in corso.I partecipanti che avevano avuto una forma moderata/grave di Covid-19 avevano il doppio delle probabilità di avere almeno un sintomo a distanza di un anno dall’infezione rispetto a quelli la cui infezione iniziale era stata asintomatica. Avere avuto un Covid-19 moderato/grave è stato anche associato a un rischio più alto di problemi di sonno (per il 63,8% dei guariti con forma moderata/grave contro il 38,6% degli asintomatici). “I partecipanti con una forma lieve della malattia acuta avevano più probabilità rispetto a quelli che erano stati asintomatici di avere almeno un sintomo a un anno e di avere problemi di sonno, ma in misura minore rispetto a quelli con una malattia acuta moderata o grave”, spiega Aurelie Fischer, primo autore dello studio. “La nostra ricerca dimostra che il Long Covid può avere un grande impatto sulla qualità della vita, anche a un anno dall’infezione acuta”. (fonte Doctor33)
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Covid-19, il punto sulle complicanze cardiovascolari in età pediatrica
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
Un documento di consenso pubblicato su Circulation e firmato dagli esperti dell’American Heart Association fa il punto sulle complicanze cardiovascolari nei bambini e giovani adulti dopo un’infezione da SARS-CoV-2. «A due anni dall’inizio della pandemia e con una grande quantità di studi svolti sui bambini con COVID-19, è arrivato il momento di riassumere ciò che sappiamo» afferma Pei-Ni Jone del Children’s Hospital di Aurora in Colorado, presidente del gruppo di esperti che ha sottoscritto il documento, spiegando che le complicanze cardiovascolari in età pediatrica includono la tachicardia atriale e ventricolare, nonché il blocco atrioventricolare di primo grado. «Sebbene le aritmie generalmente si risolvano senza bisogno di trattamento, in certi casi è stato necessario somministrare antiaritmici, e in un adolescente con cardiomiopatia ipertrofica è stato descritto un decesso dovuto a una tachicardia ventricolare ricorrente» scrivono gli autori, precisando che negli Stati Uniti al 24 febbraio 2022 i bambini di età inferiore ai 18 anni rappresentavano il 17,6% dei casi totali di COVID-19 e circa lo 0,1% dei decessi dovuti al virus, mentre i tassi di infezione e morte nei giovani adulti tra 18 e 29 anni erano rispettivamente del 21,3 e dello 0,8%. Ma oltre alle aritmie, l’infezione da SARS-CoV-2 può causare miocarditi, pericarditi oppure la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C), una patologia nuova identificata in corso di pandemia. In caso di coinvolgimento del miocardio sono stati osservati aumenti della troponina, anomalie elettrocardiografiche comprese alterazioni del segmento ST e aumento ritardato del gadolinio alla risonanza magnetica cardiaca. Sebbene la morte sia rara, nei bambini con gravi miocarditi si sono verificati rari decessi sia improvvisi sia dopo terapia medica. «E come per gli adulti, i soggetti con malattie polmonari croniche obesità o patologie immunodepressive hanno maggiori probabilità di ricovero in ospedale o in terapia intensiva, oltre a un’aumentata mortalità per COVID-19» riprende Pei-Ni. E conclude: «Sebbene i bambini con comorbilità siano a maggior rischio di infezione sintomatica da SARS-CoV-2 rispetto ai sani, le complicazioni cardiovascolari, le malattie gravi e la morte sono rare». (fonte Doctor33)
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Epatiti pediatriche sconosciute: sintomi a cui prestare attenzione
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
In relazione alle epatiti acute a eziologia sconosciuta nei bambini, in tutti in Paesi in cui sono stati segnalati casi si è al lavoro per individuarne le cause. Al momento, i casi nel mondo sono circa 190 e in Italia ci sarebbero 20 segnalazioni. Nel nostro Paese è stata attivata una rete ad hoc e la situazione è monitorata dall’Iss. Intanto, dal Ministero della salute è stata emanata una circolare che traccia il quadro della situazione epidemiologica e ripercorre i principali sintomi.Per quanto riguarda il nostro Paese, al 22 aprile, secondo quanto riferisce il Ministero della salute, “sono giunte in totale 11 segnalazioni che fanno riferimento a pazienti individuati in diverse Regioni italiane (Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Sicilia, Toscana e Veneto). Si tratta quindi di segnalazioni relative a casi sporadici sparsi sul territorio nazionale. Di questi, due risultano come casi “confermati”, mentre altri due sono definiti come possibili (in quanto di età superiore ai 10 ma comunque inferiori ai 16). Per quanto riguarda un paziente, il ricovero è avvenuto prima di gennaio; altri 2 casi sono in corso di valutazione per possibili ulteriori cause eziologiche e 4 sono definibili come sospetti. Caratteristica per tutti i casi è che i virus comuni che causano l’epatite virale acuta (virus dell’epatite A, B, C, D ed E) non sono stati rilevati”, mentre “una positività per Adenovirus o per SARS-CoV-2 eÌ stata per ora riportata in due casi sospetti”. Se ci sia un vero e proprio eccesso di casi in Italia rispetto alla norma non è ancora chiaro: “ogni anno in Italia, come negli altri Paesi, si verifica un certo numero di epatiti con causa sconosciuta, e sono in corso analisi per stabilirlo”. Per cercare di individuare le cause “le indagini sono in corso in tutti i Paesi che riportano casi. Le autorità sanitarie che stanno indagando nel Regno Unito, dove si eÌ verificata la maggior parte dei casi fino a oggi, ritiene, sulla base delle caratteristiche cliniche ed epidemiologiche dei casi in esame, che una causa infettiva sia la più probabile, ed in particolare l’infezione da Adenovirus”. Una ipotesi che non convince comunque l’Iss, “in quanto questo tipo di virus normalmente non è associato a malattie epatiche”. Secondo quanto si legge nella circolare del Ministero, “le infezioni da Adenovirus sono comuni e di solito provocano una malattia lieve, con sintomi simili al raffreddore, vomito e diarrea. La maggior parte delle persone infettate da un Adenovirus non presenta complicazioni. Le indagini tossicologiche sono in corso”.Per quanto riguarda infine la sintomatologia, secondo la circolare del ministero, sulla base delle segnalazioni, “la presentazione clinica dei casi identificati al momento nel Regno Unito risponde a una grave epatite acuta, con livelli aumentati di enzimi epatici (AST o ALT maggiori di 500 IU/L) e in molti casi, con ittero. I casi hanno riportato sintomi gastrointestinali, tra cui dolore addominale, diarrea e vomito nelle settimane precedenti. La maggior parte dei pazienti non presentava febbre. Non eÌ stato identificato alcun legame con il vaccino anti COVID-19” anche perché molti bambini colpiti sono sotto i 5 anni, fascia d’età per cui non c’è il vaccino. By Francesca Giani fonte Farmacista33
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Agricoltura: serve un granaio italiano in Europa
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
“Lo scenario internazionale e la crisi del grano generatasi dall’invasione russa in Ucraina, ha confermato la strategicità di avere uno strumento di monitoraggio dei quantitativi e delle tipologie di cereali sull’intero territorio europeo. Ciò alla luce delle difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime che impone ai singoli Stati di essere a conoscenza dei fabbisogni e delle necessità in maniera chiara e oggettiva. Grazie alla lungimiranza del Parlamento che nella Legge di Bilancio 2021 approvò il mio emendamento, il nostro Paese sarà all’avanguardia con ‘Granaio Italia’. Potremo, così, soddisfare l’esigenza di conoscere quante granelle e di che tipo vengono movimentate su suolo nazionale per comprendere i fabbisogni interni”. Lo dichiara il deputato Luciano Cillis, esponente M5S in commissione Agricoltura e ideatore di ‘Granaio Italia’, intervenuto durante il convegno ‘Il grano tra autosufficienza e sostenibilità’ tenutosi oggi nell’aula consiliare del Comune di Melfi (Potenza) e organizzato dal Lions Club Satellite del Vulture ‘Federico II’.“Dopo la concertazione con gli operatori del settore, è prontamente giunta la firma del decreto attuativo da parte del ministro Stefano Patuanelli, che ringrazio – aggiunge – Ora siamo in attesa solamente dell’operatività da parte di Agea, ente per le erogazioni in agricoltura del Mipaaf”.“Lo strumento si aggiunge ai monitoraggi già esistenti sul vino, sull’olio e sui prodotti lattiero-caseari già operativo sul latte ovicaprino e presto sul bovino – prosegue Cillis – Solo avendo chiaro il quadro delle necessità di questi beni di prima necessità per i consumatori italiani e per l’industria agroalimentare nazionale, riusciremo a tutelare le nostre produzioni, non andare in sofferenza e meglio pianificare gli interventi di sostegno dal punto di vista ministeriale e parlamentare”. Fonte: MoVimento 5 Stelle Camera dei Deputati
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Ucraina: Cia a Ue, serve Piano “salva agricoltura”
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022
Cia-Agricoltori Italiani chiede un Piano straordinario Ue anti-crisi, come avvenuto con la pandemia, per fronteggiare i costi sempre più alti delle materie prime e la crisi del settore. Lo ha ribadito il presidente nazionale dell’Organizzazione, Dino Scanavino, intervenendo ai Praesidia del Copa-Cogeca a Bruxelles e lanciando l’ennesimo appello al commissario all’Agricoltura Janusz Wojciechowski.“Siamo chiamati a produrre più cereali e a dare il contributo per ridurre il costo delle materie prime destinate all’alimentazione degli allevamenti -ha detto Scanavino parlando sulle ripercussioni della guerra-. Lavoriamo, però, a costi sempre più alti e senza garanzie per il futuro. Di fronte al conflitto Russia-Ucriana è il momento della solidarietà, ma anche di uno sforzo collettivo che sostenga l’agricoltura di tutta Europa”. Con alle spalle mesi di mobilitazione, Cia porta dunque sul tavolo del confronto europeo la preoccupazione di migliaia di agricoltori di tutta Italia in estrema difficoltà per gli aumenti record delle materie prime e i costi di produzione fuori controllo (+120% l’energia e +170% i fertilizzanti) che comprometteranno, inevitabilmente, la stagione delle semine e quella transizione green che la stessa Europa continua, comunque, a reclamare. Per questo, monta l’urgenza di interventi più ampi e di lungo respiro a tutela dell’agricoltura dei Paesi europei. Perché, come sostenuto dallo stesso Scanavino, gli agricoltori non hanno, oggi, certezza di poter recuperare tra giugno e settembre, gli investimenti fatti per venire incontro a una maggiore richiesta attuale, per esempio, di grano e mais.Gli equilibri nello scacchiere geopolitico Russia-Ucraina sono imprevedibili e minano la sicurezza alimentare globale, con tensioni forti su mercati strategici non abbastanza monitorati, sottolinea Cia, come quello dei fertilizzanti, sempre più costosi e difficili da reperire, e con la logistica terrestre e fluviale delle merci estremamente compromessa dalla guerra.Per Cia, resta importante la vicinanza all’Ucraina per la quale ora la Commissione Ue ha proposto la sospensione per un anno dei dazi all’importazione su tutte le esportazioni ucraine nell’Unione Europa. Misura senza precedenti che, approvata da Parlamento e Governi Ue, riguarderà anche frutta e verdura, prodotti agricoli e trasformati, mais e grano. L’operazione potrebbe toglierebbe all’Europa 31 milioni di euro di entrate doganali e, quindi, precisa Cia, sarà importante avere un Piano straordinario anti-crisi. Emerge, evidente, conclude Cia, la necessità di una vera strategia a tutela dell’economia agricola europea. Serve rimodulare, anche temporaneamente, gli obiettivi del Green Deal, con particolare riferimento alla Strategia Farm to Fork; semplificare e velocizzare l’erogazione dei contributi comunitari (Pac, Psr; Ocm, etc); favorire una riflessione concreta verso la definizione di una politica energetica comune; introdurre strumenti di gestione del rischio in grado di calmierare la volatilità dei prezzi e di garantire la stabilità dei redditi degli agricoltori.
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