Energie rinnovabili, per l’Italia il 2021 è stato un altro anno sprecato
Posted by fidest press agency su sabato, 21 Maggio 2022
Il 2021 è stato un altro anno sprecato: il mercato delle rinnovabili in Italia è cresciuto rispetto all’annus horribilis 2020, ma non quanto avrebbe potuto e dovuto, e a ogni anno che passa questo “spreco” diviene sempre più impattante, allontanando decisamente il raggiungimento degli obiettivi al 2030 (72% di fonti rinnovabili nella generazione elettrica secondo le ultime indicazioni del Piano per la transizione ecologica) e ancora di più quelli al 2050. Le installazioni sono in effetti ripartite con la ripresa post-pandemica, ma la quantità di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici è solo di poco superiore a quella del 2019. A differenza dell’Europa, che procede a passi molto più spediti ed è ormai prossima al traguardo complessivo dei 700 GW. La capacità di rinnovabili installata in Italia durante il 2021 è stata complessivamente di 1.351 MW (+70% di potenza rispetto ai 790 MW del 2020, quando era diminuita del 35%) e questo ha portato il Paese a superare la soglia dei 60 GW: l’aumento è stato trainato dalla nuova capacità di fotovoltaico (+935 MW, +30% rispetto al 2020), seguito dall’eolico, che ha registrato la crescita più marcata (+404 MW, +30%) e, ben distanziato, dall’idroelettrico (+11 MW), mentre le bioenergie sono addirittura in diminuzione (-14 MW). Sono alcuni dei risultati contenuti nel Rapporto sulle energie rinnovabili (RER) realizzato dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e presentato questa mattina in un convegno che ha visto protagoniste anche le molte aziende del settore partner della ricerca. “Il 2021 è stato un anno complesso, con i colpi di coda della pandemia a cui si sono aggiunte tensioni per certi versi inattese sul mercato dell’energia – ammette Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy & Strategy – ma è davvero urgente riprendere a intensificare l’installazione di nuovi impianti alimentati da energie rinnovabili, così come gestire correttamente le strutture esistenti, per evitare di allontanarci ancora di più dal percorso verso la decarbonizzazione”. Ma gli impianti alimentati da energie rinnovabili sono sempre meglio delle fonti fossili, se si considera la CO2eq prodotta durante l’intero ciclo di vita di queste tecnologie? Decisamente sì, anche se impianti prodotti in Cina hanno un impatto in termini di CO2eq emessa ben superiore a quelli realizzati in Europa: dal confronto tra le fonti per la generazione di energia elettrica risulta infatti evidente come alle tecnologie rinnovabili sia associata in ogni caso una quota inferiore di emissioni al kWh di elettricità prodotta rispetto alle fonti fossili. Le emissioni minori riguardano l’energia nucleare, ma bisogna considerarne tutte le ricadute ambientali e sociali, oltre al fatto che non rappresenta una soluzione utile al raggiungimento degli obiettivi al 2030 laddove non via siano già impianti in funzionamento. Per la gestione del fine vita di questi dispositivi si stanno poi sviluppando diverse possibilità, supportate dalla normativa dell’Unione Europea secondo cui prevenzione e riutilizzo sono le alternative preferibili, seguite da repurpose e riciclaggio: grazie alle tecnologie attuali, quest’ultima opzione risulta applicabile almeno all’80% degli impianti fotovoltaici ed eolici e si punta ad aumentarne ancora la quota.
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