La crisi dei partiti e la risposta degli elettori
Posted by fidest press agency su venerdì, 24 giugno 2022
E’ stato scritto: “La partecipazione rende le persone forti, competenti, in grado di reclamare la propria voce e produrre cambiamenti che senza di loro sarebbe impossibile immaginare e realizzare”. E se gli italiani, partendo da questo presupposto, non vanno a votare significa che qualcosa non funziona nel nostro sistema e su quello occidentale, nel suo insieme. Se pensiamo ai partiti con i quali oggi interagiamo è evidente che essi stanno mostrando i loro limiti. Manca, innanzitutto, il dialogo con gli elettori, la presa di coscienza delle loro aspettative, la capacità di tradurle in atti concreti. La prima domanda che dovremmo farci è perché siamo arrivati a questo punto? E la risposta appare sin troppo ovvia: vi è troppa demagogia, vi sono troppe promesse che non si possono mantenere, vi sono delle gravi interferenze generate da gruppi di potere che cercano solo i loro interessi partigiani. La loro sete di potere permette loro di fare prosperosi affari a scapito dei più deboli. E così facendo dividono l’umanità tra chi ha e chi è. Tra la ricchezza di pochi senza limiti e la povertà di tanti. E’ così che gioiscono per il discredito delle istituzioni e dei partiti perché in questo modo possono meglio controllare il 30-40% degli elettori relegando gli altri a subire il loro strapotere lasciandoli disertare le urne. Sino ad oggi vi sono stati dei timidi tentativi per stimolare i partiti ad un cambiamento nel rapporto con i loro elettori: lo ha fatto negli anni cinquanta dello scorso secolo “L’uomo qualunque” e nel XXI il Movimento cinque stelle. Entrambi sono diventati, stando alla definizione coniata di recente dal vice presidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, “biodegradabili”. E perché sono nati dalla diffusa volontà di quell’elettorato che ha inteso utilizzarli per scuotere i partiti esistenti verso un processo virtuoso nella gestione della democrazia e del rispetto per i ceti più deboli, per una giustizia sociale autentica e non negoziabile con gli artifici di potere. E’ un incarico a termine ma alla fine sono stati sopraffatti prima ancora che fossero riusciti nel loro intento. La risposta, a questo punto, potrebbe apparire contraddittoria dicendo andiamo tutti a votare. Ma non lo è se sappiamo fare le nostre scelte, se non ci facciamo abbindolare dalle promesse impossibili da realizzare, se scegliamo dal mazzo le persone giuste che ci sono e che gli stessi partiti mettono nelle loro liste ma che hanno poca probabilità d’essere eletti perché poco noti e non sponsorizzati dai media. Se l’elettore alla vigilia del voto si propone di spendere una parte del suo tempo ad analizzare i programmi e la serietà e fattibilità di poterli realizzare e quali benefici possono arrecare al benessere collettivo. In altri termini si richiede una maggiore attenzione e una valutazione più critica da parte dell’elettore. In difetto dovremmo sperare che i pentastellati sopravvivano alla loro “biodegradabilità” mendandosi dei loro errori e soprattutto dalle scelte poco accorte dei loro candidati. Riccardo Alfonso dal Centro studi politici della Fidest)
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