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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 113

Colangiocarcinoma del fegato: svelati alcuni meccanismi immunitari interni al tumore

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 luglio 2022

Il dottor Enrico Lugli, responsabile del Laboratorio di Immunologia Traslazionale dell’Irccs Istituto Clinico Humanitas, e la professoressa Ana Lleo De Nalda, epatologa, responsabile del laboratorio di Immunopatologia Epatobiliare e direttrice della Scuola di Specializzazione in Medicina Interna di Humanitas University, hanno identificato i meccanismi immunitari correlati a un esito peggiore per i pazienti con colangiocarcinoma intraepatico. I ricercatori hanno tracciato così la strada per una terapia mirata ed efficace. Lo studio, sostenuto da un grant AIRC presso Fondazione Humanitas per la Ricerca, è stato possibile grazie alla collaborazione dell’Unità di Chirurgia Epatobiliare dell’Irccs Humanitas, diretta dal prof. Guido Torzilli. Il colangiocarcinoma intraepatico è un tumore raro perché la diagnosi è spesso tardiva (nel 20-25% circa dei casi) e le terapie hanno dimostrato di non funzionare in tutti i pazienti diagnosticati con lo stesso tipo di cancro. Nei casi in cui la diagnosi sia precoce e i pazienti possano essere candidati a una chirurgia radicale di resezione epatica, la prognosi a 5 anni è migliore, ma solo per il 17% dei maschi e il 15% delle femmine. Humanitas è un centro di riferimento per il trattamento medico e chirurgico del colangiocarcinoma. Spiega il dott. Enrico Lugli: “Con il nostro studio, usando tecnologie per analizzare ogni singola cellula all’interno del tumore, siamo riusciti a caratterizzare l’infiltrato tumorale in campioni di fegato di 25 pazienti sottoposti a intervento di resezione epatica, confrontandoli con tessuti di controllo prelevati da porzioni sane del fegato. Abbiamo visto che la risposta immunitaria è inibita. In particolare, alcune cellule del sistema immunitario, tra cui le cellule CD4-T-regolatorie, in genere coinvolte nella prevenzione di una risposta infiammatoria eccessiva, vengono reclutate dal tumore e bloccano così la risposta immunitaria. Inoltre il microambiente tumorale rende queste cellule iperattive: stimolate continuamente a rispondere all’infiammazione, le CD4+ generano uno “stato di tolleranza” che il tumore sfrutta in modo da inibire la risposta antitumorale del sistema immunitario». I ricercatori hanno inoltre scoperto che questa iperattività è regolata da una proteina, MEOX1, un fattore di trascrizione associato a una prognosi peggiore e a una mortalità più alta nei pazienti in cui tale proteina è espressa ad alti livelli. MEOX1 è particolarmente importante perché regola l’espressione di decine di geni coinvolti nel mantenimento dell’identità cellulare nei tumori. Visto il ruolo delle cellule T nella soppressione della risposta immunitaria nel colangiocarcinoma intraepatico, l’ipotesi formulata dai ricercatori è che sarà possibile proporre terapie combinate dove non si utilizza solo immunoterapia o solo chemioterapia, ma anche una deplezione (inibizione) delle cellule CD4 T regolatorie. Dati promettenti sull’efficacia dell’immunoterapia associata alla chemioterapia sono stati confermati in uno studio internazionale randomizzato di fase III.

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