Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°87

Archive for 8 gennaio 2023

Apriamo un dibattito sul nostro futuro

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

Da anni, oramai, siamo portati a concentrare la nostra attenzione più sul presente e molto meno sul futuro. Siamo preoccupati per il clima ma nel momento in cui dovremmo prendere delle importanti decisioni ci dilunghiamo in noiosi e lunghi dibattiti che la-sciano il tempo che trovano. Lo stesso accade se pensiamo al sociale, alla povertà nel mondo, alla salute, all’istruzione e all’evoluzione tecnologica in atto. Ci rendiamo “fumosamente” conto che dobbiamo mettere mano a un progetto d’ampio respiro se vogliamo che l’umanità non imbocchi il tunnel del non ritorno, ma anche in questo caso ci accontentiamo di qualche accenno come se quanto accade intorno a noi non ci riguarda direttamente eppure si riverberano in noi momenti di consapevolezza dei gravi errori che stiamo commettendo nel rendere le condizioni di vita sempre più precarie. Ma spesso queste riflessioni si rivelano un attimo fuggente prima di rituffarci nei problemi che ci legano al contingente: lo studio, il lavoro, la mobilità, il modo di tenere in piedi il nostro budget che inesorabilmente si assottiglia, l’assistenza sanitaria e via di questo passo. Una donna, che a giorni partorirà, mi confessava i suoi ti-mori sul futuro del nascituro e si chiedeva se avesse fatto bene a volerlo e se non fosse stato solo il frutto del suo egoismo. Tutto questo dovrebbe indurci ad agire, a ricercare un cambiamento, a lavorare con impegno per realizzarlo all’istante. Si tratta, ovviamente, di un aspetto che va a monte del problema. Dovremmo da subito instillare nei nostri figli una visione della vita più votata ai valori e molto meno ai suoi aspetti edonistici nel senso del piacere immediato a prescindere. Se partiamo, infatti, dal concetto che l’umanità debba farsi carico di due diritti fondamentali quali il diritto alla vita e a vivere dovremmo comprendere sino in fondo il modulo di vita che si richiede. Come possiamo, infatti, garantire la vita per chi nasce nella povertà? Per chi è generato in una terra inospitale e gli è impedito di cercare luoghi diversi e spesso per via del colore della sua pelle? E allora ci chiediamo perché il diritto a vivere non garantisce a tutti, indistintamente, un’infanzia affrancata dalla miseria, un’istruzione e un’assistenza sanitaria adeguate? Un tetto sotto cui ripararsi e da adulto un lavoro sicuro e una vecchiaia serena? Perché anche nelle città dell’opulenza vi sono migliaia di persone che non hanno una casa e dormono sotto i ponti o nei rifugi d’emergenza? Perché un giovane deve tenderti la mano per chiederti un obolo per la sua sopravvivenza? E poi ci meravigliamo se una tale condizione su-scita in alcune vittime uno stimolo alla rivolta, a riscattare la sua dignità umiliata con la violenza? Questo è un presente che non può avere un futuro senza suscitare la ribellione, senza generare instabilità e conflitti regionali cruenti. Dobbiamo proporci un avvenire diverso prima che sia troppo tardi per arrivarci. È la sola strada se vogliamo guardare i nostri figli e sorridere alla loro vita e al come cerchiamo di costruirla facendo ammenda dei nostri errori. (Riccardo Alfonso)

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L’Europa messa alle corde

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

Non stiamo a rivangare il passato, quello remoto per intenderci. Partiamo invece dall’inizio di questo nuovo secolo e sino ai giorni nostri. Lo facciamo prendendo buona nota dai lanci della Fidest che da allora si sono infittiti sul tema europeo sino a permetterci di raccoglierli in due volumi e oggi di comparare questi spunti con l’attualità. La prima riflessione che ci giunge spontanea è l’insoddisfazione di molti europei per una comunità che sembra di più assumere una logica “imperiale” con un potere centrale che accentra e non riesce a comprendere lo spirito dei tempi e se lo fa vi giunge in ritardo. Fa poi da corollario un supporto umano nella leadership europea alquanto mediocre che non è in grado di riscattarsi con più centri di comando: Consiglio europeo, Commissione Europea, Parlamento Europeo, proprio perché diventano, in pratica, dispersivi e si trasformano spesso in una tribuna dove dar sfogo alle proprie pretese nazionalistiche e al più realizzando alleanze bipolari: franco-tedesche, paesi dell’Est europeo, ecc. Una cosa, tuttavia, è certa: l’attuale leadership ci conduce verso un futuro incerto e al rischio concreto di uno sfaldamento dell’intero sistema. E la mediocrità non ci consente d’affrontare il futuro con la necessaria determinazione nel fare scelte coraggiose facendo perdere alcuni tabù legati alla “sovranità nazionale” per renderla collettiva. Pensiamo, ad esempio, alle politiche industriali, monetarie, fiscali a quelle del lavoro e dei prezzi. Ma anche la capacità d’avere una politica estera comune che sappia parlare al mondo con una sola voce perché, ad esempio, avremmo fatto volentieri a meno, a suo tempo, dell’intraprendenza del presidente Macron per la questione libica. Avremmo dovuto costruirla con quella europea. Che senso, infatti, ha mostrare una pluralità di politiche internazionali se vogliamo essere rappresentativi di una volontà collettiva di taglio europeo? L’Europa, per intenderci, ha perso la consapevolezza che il nostro tempo richiede decisioni immediate e, soprattutto, che i destinatari debbano essere certi d’avere a che fare con una forza unitaria e non spezzettata in più tronconi e persino l’un contro l’altro armata. E in politica estera, in particolare, avremmo molte ragioni per restare uniti e fermi nelle nostre scelte. Pensiamo ai rapporti con la Federazione russa di Putin e al vicino Oriente. E forse se l’avessimo fatto non ci saremmo trovati oggi con l’invasione Russa in Ucraina. La Russia, dopo tutto, al di qua degli Urali, è l’Europa e il Mediterraneo ci offre l’opportunità di tessere buoni rapporti con tutta l’area dei paesi nord africani e asiatici che si affacciano sulle sue sponde. Ci siamo mai chiesti quali politiche autonome e originali avremmo potuto imbastire con questi paesi? Siamo solo riusciti a creare un gran “pasticcio”, per usare una parola educata, con le politiche migratorie. Abbiamo trasformato, in particolare, l’Italia in un grande capo profughi con migliaia arrivi da vari anni a questa parte, ed ora ci ritroviamo a non sapere come gestirli perché non si tratta solo di rifocillarli ma di trovare loro un lavoro. Non sanno forse i grandi saputelli di Bruxelles che esiste una forte evoluzione tecnologica che tende a ridurre il lavoro degli “umili” e ad esaltare quello delle “intelligenze”? (Riccardo Alfonso direttore dei centri studi sociali e politici della Fidest)

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L’Europa che vorremmo

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

Se tralasciamo il discorso su ciò che i nostri padri pensavano sull’Europa da europei e ci limitiamo a considerare i fatti odierni dobbiamo renderci conto che dopo tanti sforzi unitari e le relative accelerazioni annettendo senza farci molti scrupoli paesi che non avevano ancora maturato l’idea dello stare insieme e le regole che avrebbero dovuto condividere e alla possibile perdita di parte della loro sovranità in tema di politica estera, di economia, di finanza, di giustizia, di certo la loro vocazione unitaria avrebbe mostrato non poche crepe. È questo a mio avviso il tallone di Achille di una comunità che pensa ai propri confini in termini nazionali e non di certo sovranazionali. L’Europa sembra oggi insofferente al conto che la storia le presenta dopo decenni di colonialismo, post colonialismo e di governi fantoccio in paesi dove l’ordine di scuderia era quello di sfruttare, impoverire, immiserire in nome del profitto fine a sé stesso. Abbiamo fatto scempio degli stessi diritti che enunciavamo con orgoglio in nome della “realpolitik” per dedicarci animo e corpo alla ricerca e il mantenimento del potere, indipendentemente da questioni religiose o morali. Eravamo tanto invasati alla ricerca diplomatica di un primato fra gli Imperi Europei che abbiamo saputo dar seguito naturale alle feluche dei propri ministri, diplomatici, accademici sostituendole con gli elmi del guerriero e scatenare guerre sanguinose e immani distruzioni per affermare un predominio che la diplomazia delle feluche non era riuscita ad assicurare. Ora che i tempi del guerreggiare in armi sono passati di moda un’altra cultura si è affermata affinando l’ingegno degli europei verso un modo di pensare più ricercato. Così l’Europa comunitaria si è trasformata in uno scudo protettivo e in un terreno di lauti profitti per chi avendo perso la guerra sul terreno di battaglia ritrova la sua revanche in senso storico politico nel campo dell’economia e della finanza. Questo doppio binario di politica interna ed internazionale messo in piedi da chi continua a sentirsi storicamente erede di un passato imperiale è destinato a far pagare un prezzo molto elevato a quelle nazioni in Europa e altrove che hanno subito il fascino del più forte e non compreso l’insidia che nascondeva. Se questa è l’Europa che vogliamo abbiamo sbagliato alla grande perché non vi è dignità per i sudditi. E qui mi fermo. Come dire? Ai posteri l’ovvia sentenza. (Riccardo Alfonso direttore centri studi sociali e politici della Fidest)

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Appello a Papa Francesco

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

In questi giorni ci siamo commossi sulla bontà e il carisma di questo Papa. Ma a ben considerare si tratta di un discorso che va avanti da secoli nel quale la Chiesa ha sempre voluto dimostrare la sua vicinanza alla povera gente per consolarla, per affidarla alla felicità che non è di questo mondo. Ciò che oggi chiediamo alla Chiesa di Roma e a tutte le professioni di Fede è di essere conseguenti ai loro insegnamenti. Quando si afferma che esiste un altro diritto che è quella di vivere perché le religioni tentenna-no limitandosi a pregare sui cadaveri di milioni di bambini che ogni anno muoiono di fame e per mancanza di medicine e non escono dalle loro ridotte per ribellarsi alla logica imperante di chi considera aberrante l’equa ripartizione delle risorse, vivendo del superfluo, mentre manca il necessario a miliardi di esseri umani? Se incontrassi il papa gli direi: Santo padre oggi non è più il tempo della sola preghiera. Occorre essere conseguenti poiché diventa sempre più stridente quel diritto a metà che dona la vita per riprendersela imponendo la miseria e l’abbandono a miliardi di suoi figli. Oggi la sofferenza non è il frutto del sacrificio individuale ma la conseguenza degli egoismi di una minoranza di satrapi che fa delle proprie ricchezze il risultato di uno sfruttamento indecoroso dei propri fratelli sino a condurli alla morte. (Riccardo Alfonso)

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Esistono delle certezze matematiche dalle quali non si può prescindere

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

E’ il caso degli iperspazi. Essi costituiscono una delle teorie più elevate ed astratte della matematica tanto che al loro apparire furono considerati come semplice fantascienza. Tuttavia, per evitare equivoci, va anche ricordato che la scienza non è in grado di affrontare la totalità del pensiero ma solo delle astrazioni di essa. Ma in ogni caso tutte le volte che modifica le sue frontiere deve, nello stesso tempo, revisionare i suoi principi e, così facendo, tutto il pensiero dell’uomo nel suo insieme è sottoposto a profonde rettifiche. Ma solo in tale misura le conoscenze si scambiano utili informazioni e si evolvono pur nel rispetto delle singole autonomie. In questa fattispecie il mondo scientifico deve essere considerato come un sistema in perenne evoluzione da cui emergono – per Charles Singer – “degli esemplari di valore e precisamente quegli esemplari che furono così risolutamente respinti dai filosofi materialisti della precedente generazione. Per nostra fortuna quel tipo di filosofo che si permetteva di ignorare le grandi conclusioni a cui è arrivata la scienza, sta ora per scomparire.” Ma ora anche la scienza deve farsi più dialettica per rendere i metodi della filosofia più influenti nel determinare la natura del mutamento. In questa misura occorre riconsiderare il concetto di una radicale separazione tra i singoli mondi mentali degli individui e l’intelletto e la materia. Ma vi è anche un altro messaggio che non va sottaciuto. Spesso noi riserviamo poco spazio agli uomini d’ingegno che ci sono contemporanei e così facendo disperdiamo un gran patrimonio d’idee e di studi che solo fortunosamente i posteri riescono a raccogliere e a fondare, su di essi, più ardite teorie e attente riflessioni. Sull’argomento penso ci possa bastare un esempio tra i più noti. Mi riferisco a Giambattista Vico. La sua esistenza fu stentata ed avara di soddisfazioni. Il suo impegno culturale sembrava destinato ad un ingiusto anonimato anche dopo la sua morte. Dobbiamo al Filangieri e al Goethe che, leggendo la sua “Scienza nuova”, intravidero in essa “presentimenti sublimi del buono e del giusto che un giorno regneranno su questa terra.” Da allora fu un crescendo d’estimatori di “rango”: da Foscolo al Manzoni e sino a Benedetto Croce e dalla Parigi di Michelet alla Germania di Wegel e di Marx. Solo in tal modo l’ignoto ed ignorato Vico si collocò degnamente nel mondo della cultura del suo e di tutti i tempi cominciando ad assumere i connotati di un “genius loci”. Eppure egli era quasi schiacciato da una costellazione di detrattori che lo accusavano di avere una scarsa conoscenza della cultura europea, di polemizzare con Cartesio in modi e tempi sbagliati, di essere, secondo Giuseppe Ferrari, servile con i potenti ed eccessivamente “entusiasta per il cattolicesimo.” Nello stesso tempo non si tollerava il suo italiano involuto e latineggiante, pieno di riguardo per le accademie e la sua povertà di riferimenti. Tale severità di giudizio non era espressa dall’anonimo cronista ma da Pietro Giannone che con il Genovesi erano considerati i maggiori intelletti napoletani del tempo. Le idee esposte nei “librettini di Vico” erano considerate incomprensibili da questi dioscuri e non degne di “torcersi il cervello” per intenderle. Erano in definitiva la cosa più “scipita e transonica che si potesse leggere.” Sparivano in questo modo, per i suoi critici, la potenza e l’acutezza delle sue intuizioni e concezioni, l’originalità del pensiero, l’ampiezza degli interessi e le folgoranti associazioni di parole e d’idee sia pure in un contesto baroccamente composito e ridondante. Di certo il Vico poteva vestire l’abito del suo tempo esprimendosi con un linguaggio accademico un po’ greve e goffo senza fantasia e senza humour, ma ciò non gli impediva di mettere in mostra il suo talento e le sue felici intuizioni. Oggi, a distanza di circa tre secoli, la fama del Vico invece di appannarsi risplende di rinnovata luce. Per Marx l’affermazione principale del Vico è che solo un mondo può essere davvero conosciuto dall’uomo ed è il mondo della storia, perché è l’uomo a farla, e si conoscono veramente solo le cose che si fanno. Lo stesso dicasi per il mondo delle scienze e della tecnica essendo una sua pura invenzione. La natura, invece, l’uomo la trova, può subirla o modificarla, ma non può conoscerla sino in fondo. “La tecnologia – osserva Marx riandando al pensiero vichiano – svela il comportamento attivo dell’uomo verso la natura, l’immediato processo di produzione dei suoi rapporti sociali vitali e delle idee dell’intelletto che ne scaturiscono.” “Resta oggi – scrive Giuseppe Galasso – lo scandalo di un pensiero che si rivela suscettibile di tante letture, perfino in chiave esistenzialistica, per un’evidente ricchezza di motivi e capacità di sollecitazione, rafforzate da aspetti d’ambiguità e d’oscurità, non per una consuetudine accademica. Rimane la difficoltà di aggregarlo ad una scuola particolare e di farne un idealista o un positivista, un cattolico o uno storicista e via dicendo, perché continuamente riemergono dai suoi scritti implicazioni e inflessioni che vanificano i tentativi d’appropriazione.” È questo un altro aspetto che ci richiama alla cultura del domani formata da un pensiero che non ha la pretesa d’essere originale ed esclusivo, ma sa di dover sempre e in ogni caso fare i conti con il suo passato. Esso non si cancella perché ognuno di noi è depositario di quella parte di verità che da sola non riesce a dirci tutto, ma i cui pezzi, sia pure minuti, sono fondamentali per ricostruire l’intero disegno del Creatore. Sta a noi raccogliere queste microscopiche schegge, con pazienza e costanza, e fare in modo che si ricompongano nella loro primigenia interezza. E Vico ha fatto la sua parte. Resta a noi oggi, detergendo ciò che è appartenuto solo al suo tempo, come un guscio che nasconde un seme, ridarlo alla nuda terra affinché da esso germogli la pianta del pane della vita e ci permetta di guardare di là dalla vita. (Riccardo Alfonso)

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La lezione che ci viene dal passato e le ideologie che si trasformano

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

Leggo sempre con interesse la pubblicistica che mi perviene da “La voce” del “nuovo” Partito comunista italiano per riprendere il discorso sul valore e la portata di un movimento che ha fatto la storia di gran parte del XX secolo ma che con l’entrata del XXI mostra segni di cedimento nel consenso delle “masse popolari”. Già ebbi modo di osservare, sommessamente, che vi sono due aspetti che i comunisti o più in generale coloro che culturalmente si collocano in quell’area con varie sfumature, dovrebbero oggi considerare nell’esporre le loro tesi. Il primo è che il linguaggio va modernizzato e il secondo che le ideologie hanno perso il loro carisma e al loro posto esiste una semplificazione di fatto che vede solo due culture: quella dell’avere e quella dell’essere. Se analizziamo tali aspetti noi dovremmo convenire che esiste una stragrande maggioranza nella popolazione mondiale che ha bisogno di una guida per riscattarsi dalle violenze e dagli abusi di cui costantemente e quotidianamente è sottoposta. Pensiamo alla ricchezza di pochi, alla loro arroganza e al modo come fanno scempio delle libertà, della democrazia e dei diritti di quelli che ritengono i loro sottoposti, alias schiavi. Come si può, ad esempio, tollerare che un paese ricco come il Venezuela debba avere gente che muore di fame e di malattie, altrimenti curabili, perché la ricchezza è concentrata in poche mani? Quanti di questi esempi esistono nel mondo? Troppi. Odiosamente tanti e li troviamo persino in quella che è ritenuta la patria della democrazia come gli Usa dove solo se si hanno i soldi ci si può curare e che persino una mezza riforma assistenziale è messa in discussione dall’attuale capo di governo ritenendola troppo onerosa per le casse dello stato mentre è di tutt’altra natura spendere miliardi di dollari per gli armamenti e armare i paesi terzi per ricavarvi enormi profitti. Sulla base di queste considerazioni, e di molte altre analoghe, ci chiediamo il perché non vi sia un movimento trasversale che vada oltre i confini nazionali per risvegliare le coscienze di tutti e farci capire che non si possono avere miliardi di emarginati a fronte di poche decine di milioni di approfittatori. Non solo. Si permettono persino di scatenare guerre tra poveri nella logica del divide et impera. A questo punto possiamo anche non chiamarci “comunisti” e i nostri competitors definirli “imperialisti” perché come accadeva agli albori del XX secolo dove si insisteva per una classe operaia culturalmente evoluta oggi abbiamo bisogno di persone che riflettono e sanno distinguere la validità e la correttezza dei messaggi che recepiamo attraverso i media e la loro capacità disinformativa. È questa la vera lotta proletaria che distingue il chi è, e i loro lacchè, dal chi ha. (Riccardo Alfonso direttore del Centro studi politici ed economici della Fidest)

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Prima edizione di Ultracon, manifestazione dedicata a fumetti, giochi e cultura pop

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

Cremona. L’appuntamento con Ultracon, dunque, è fissato per sabato 14 e domenica 15 gennaio al quartiere fieristico di CremonaFiere, con apertura al pubblico dalle 10 alle 19. Info e biglietti su http://www.ultracon.it. Il nuovo evento, co-organizzato da CremonaFiere e Centro Fiera Montichiari, nasce dall’esperienza di Gardacon, manifestazione promossa a Montichiari che, lo scorso novembre, è giunta con successo alla quarta edizione. Ultracon proporrà due giornate ricche di eventi, con un ricco programma di attività dal vivo e dimostrazioni. Tra i protagonisti più attesi gli interpreti più amati delle sigle animate: Cristina D’Avena, nella giornata di sabato, e Giorgio Vanni, in quella di domenica. In fiera sarà possibile incontrare, tra gli altri, Manuela Blanchard, Roberto Ceriotti e Pietro Ubaldi, il trio che ha conquistato intere generazioni di bambini cresciuti con Bim Bum Bam, Chef Hiro, ambasciatore della cucina giapponese in Italia e noto volto televisivo che proporrà uno show cooking a tema manga, Flavio Aquilone ed Emanuela Pacotto, doppiatori di Draco Malfoy (Harry Potter) e Bulma (Dragon Ball). La nuova rassegna cremonese offrirà aree speciali dedicate agli appassionati di videogiochi, con una proposta che spazierà dai titoli di ultima generazione (Call of Duty, Fortnite, Mario Kart) ai cabinati degli anni Ottanta e classici arcade (Space Invaders, Pac Man e Bubble Bobble). Un grande spazio all’interno di Ultracon sarà riservato ai mattoncini. Nell’area a cura di Cremona Bricks le costruzioni dei più abili artisti italiani affiancheranno i laboratori, dove adulti e bambini potranno mettersi alla prova con un gioco che unisce da sempre le generazioni. Ultracon proporrà, inoltre, un’area espositiva con oltre 120 espositori da tutta Italia e un ampio assortimento di manga, fumetti americani, action figures e gadget. Info e biglietti su http://www.ultracon.it.

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Scuola: Decreto Milleproroghe, martedì al via l’esame al Senato

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

Il 10 gennaio a Palazzo Madama inizia l’esame del Decreto Legge n.198 del 29 dicembre 2022, il cosiddetto Milleproroghe: tra le richieste di modifica del testo ve ne sono anche diverse segnalate dall’Ufficio legislativo Anief, predisposte sulla scia degli Ordini del giorno approvati sempre al Senato per introdurre quelle norme urgenti che salverebbero la scuola da un sicure ulteriore declino e il personale del comparto Istruzione e Ricerca da un ulteriore arretramento dei loro diritti: gli emendamenti proposti vanno dalla proroga della mobilità straordinaria in deroga ai vincoli imposti in modo illegittimo che minano la tutela del diritto contemporaneo alla famiglia e al lavoro. Anief chiede anche la conferma della validità delle graduatorie del concorso straordinario bis integrate, indispensabili per combattere l’impennata posti vacanti ed in generale il precariato imperante.Le richieste di proroga dell’Anief sono relative anche all’assegnazione dell’organico aggiuntivo, senza il quale i progetti del Pnrr potrebbero non andare in poro. Il sindacato chiede poi ai senatori di confermare contratti a tempo indeterminato del personale docente e dirigente assunto con riserva, vanno prorogate le graduatorie del concorso per infanzia primaria, del corso-concorso per dirigenti scolastici e la validità delle graduatorie di merito. Anief ha chiesto, sempre con proposte di cambiamento del decreto Milleproroghe, lo slittamento dei termini di acquisizione dei 24 CFU utili all’abilitazione all’insegnamento, ma anche dei termini AFAM, l’allargamento delle assunzioni da GPS su posti comuni, oltre a quelli di sostegno, della stabilizzazione del personale ATA facente funzione DSGA, con una procedura concorsuale apposita.

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Prezzi: Unc, le top 10 dei rialzi del 2022

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat di ieri per calcolare l’inflazione media provvisoria del 2022 e le top ten dei rincari, sia dei prodotti alimentari che di quelli non alimentari. Per i Prodotti alimentari e le bevande analcoliche, in particolare, l’associazione ha stilato anche la classifica dei maggiori rialzi, in termini di aumento del costo della vita. Se in media una famiglia italiana nel 2022 ha speso 513 euro in più rispetto al 2021, guardando alle classi di spesa è la voce Pane e cereali, che include pane, pasta, farina e riso, a vincere la classifica dei rincari, con una spesa aggiuntiva di 100 euro rispetto al 2021, a fronte di un’inflazione media del 10,9%. In particolare sono il Pane (fresco e confezionato) e la Pasta (fresca, secca e preparati di pasta) a svuotare le tasche degli italiani, con una mazzata, rispettivamente, di 29 e 24 euro. Al secondo posto i Vegetali che, con l’inflazione maggiore di questa graduatoria, +11,8%, costano mediamente 92 euro in più a famiglia. Medaglia di bronzo per le Carni, con una stangata pari a 87 euro (+7,2%). Nel dettaglio è il Pollame a segnare all’interno di questa categoria il balzo più alto, +13,4% e un aggravio pari a 31 euro. Appena giù dal podio Latte, formaggi e uova (+9,5%, pari a 69 euro), poi Pesci e prodotti ittici (+7,7%, 40 euro), al sesto posto la Frutta (+7,1%, 36 euro). Seguono Oli e grassi (+18%, 31 euro), col l’Olio diverso da quello di oliva che spicca il volo con +51,6% rispetto al 2021, pari a 13 euro. Al nono posto Acque minerali e bevande analcoliche (+8,7%, +23 euro) e Zucchero e confetture e miele (+7,3%, +16 euro). Chiudono la top ten gli Altri prodotti alimentari, come salse, piatti pronti, alimenti per bimbi, integratori alimentari e Caffè, tè e cacao, entrambi con un incremento di spesa pari a 9 euro rispetto al 2021 e un’inflazione, rispettivamente, del 6,5 e del 5,2 per cento. Per la top ten 2022, in termini di inflazione, dei Prodotti alimentari e le bevande analcoliche vince l’Olio diverso da quello di oliva (+51,6%). Medaglia d’argento per il Burro con +28,2%. Sul gradino più basso del podio lo Zucchero, +19%. In 4° posizione la Farina (+18,5%), poi il Riso (+17,9%), la Margarina (+17,8%), in settima posizione la Pasta (+17,3%), poi il Latte conservato (+16,5%), i Vegetali freschi (+14,3%). Chiude la top degli aumenti dei prezzi il Pollame con +13,4 per cento.Per la top ten 2022 dei prodotti non alimentari, al 1° posto l’Energia elettrica, con un astronomico +110,4%. Al 2° posto i Voli internazionali che nel 2022 volano dell’85,9% rispetto all’anno precedente. Medaglia d’argento per il Gas di città con +73,7%. Al 4° posto il Gasolio per riscaldamento (+38,4%), seguito da Gpl e metano (+33,3%) e Gasolio per mezzi di trasporto (+22,1%).

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How food affects the mind, as well as the body

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

By now in January, you may be emerging as a healthier, wealthier version of yourself. Chances are, however, that (like me) you’re not. As much as you might vow to give up chocolate, crisps and bacon for more greens, you still crave the naughty stuff. Why? Because a hearty meal delivers a rise in blood sugar, and that in turn sends endorphins—chemicals that act as happy hormones—to your brain. And that brain of yours craves more. Animal proteins, such as a roast ham, contain amino acids that the body needs. Tyrosine and tryptophan, for example, are crucial for the production of dopamine, a neurotransmitter that controls feelings of pleasure and reward.If your mouth watered as you read the paragraph above, then let me recommend our special article that explains how what you eat affects the mind as well as the body. Perhaps that knowledge will be helpful. In turn, you might consider our feature that explains why it is economically rational for ambitious women to try as hard as possible to be thin—though such efforts come at huge cost. For further exploration of the brain, we explore the tremendous healing potential of psychedelic drugs, why thinking hard makes the brain tired and how adult brains learn the new without forgetting the old. One inspiration for 2023 is to consider the search in Japan for the secrets to healthy old age. Keeping busy and seeing friends is essential—even if that means having a drink or two. By Adam Roberts Digital editor The Economist

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Vente du mobilier d’un hôtel particulier parisien

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

Vendredi 20 janvier 2023 – 14 h Expositions publiques – Hôtel Drouot – Salles 5 et 6 Jeudi 19 janvier 2023 : 11 h – 20 h Vendredi 20 janvier 2023 : 11 h – 12 h. Composée de 160 lots, la collection fut constituée au fil du temps par un passionné, fréquentant les galeries et les salles des ventes. Tourné vers le néoclassicisme, il s’agit d’un ensemble éclectique mais cohérent, propre au XIXe siècle, dans lequel une commode d’après André-Charles Boulle côtoie une paire de vases de la manufacture du palais Augarten, un ployant en bois époque Louis XV, provenant de la Collection Yves Saint Laurent Pierre Bergé, ou encore une console demi-lune de style néoclassique et une importante paire de vases de Palais provenant de la Compagnie des Indes. Ces objets ont été collectés pour leur qualité et leur provenance bien souvent retracée.

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LAURENCE COSSÉ: Le secret de Sybil

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

Collection Blanche, Gallimard. « De dix à quatorze ans, j’ai connu l’amour. Je ne le savais pas, j’aurais dit qu’il s’agissait d’amitié. J’ai fait le rapprochement bien plus tard, après m’être essayée à ce qu’il est convenu d’appeler amour : ce que j’avais connu à dix ans n’était pas d’une autre nature. À ceci près qu’il n’entrait dans la joie d’alors ni saisons ni brouillards, ce qui est rarement le cas entre adultes. C’est la sécurité affective dont j’ai le souvenir, la sécurité absolue nous baignant comme une mer chaude qui me fait appeler amour ce que nous avons partagé, Sybil et moi. Nous vivions là un privilège, une grâce que je ne pensais pas en ces termes mais dont toutes les fibres de mon être étaient sûres.» Puis le froid est venu. Il m’a fallu longtemps pour admettre que Sybil s’était détachée de moi, et encore des années pour comprendre que j’en savais bien peu sur elle. L. C. 144 pages, 140 x 205 mm

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BÉNÉDICTE BELPOIS: Gonzalo et les autres

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

Collection Blanche, Gallimard. Gonzalo, fils d’un viticulteur d’un petit village d’Estrémadure, s’enfuit pour éviter le service militaire instauré par les franquistes et le destin médiocre auquel il se croit promis. Mais, après des années passées en France et un amour malheureux, il embrasse de nouveau ses racines et l’immuabilité de la vie rurale. Il devient alors pour les autres le confident, celui à qui chacun peut livrer les grandeurs et les misères de son existence. Car c’est le portrait d’un village qui se dessine au travers des récits de ces personnages si attachants, un lieu clos où tous se connaissent et où chacun conserve ses secrets. Avec ce roman, Bénédicte Belpois continue de tracer une œuvre singulière au prisme d’une écriture très haute en couleur, sincère et émouvante. 208 pages, 140 x 205 mm

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AURÉLIEN BELLANGER: Le vingtième siècle

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

Collection Blanche, Gallimard. Walter Benjamin, l’un des plus grands mythes intellectuels du vingtième siècle, est toujours parmi nous. Un groupuscule d’extrême gauche porte son nom et réalise des actions militantes énigmatiques, tandis qu’un poète se suicide à la BNF à la suite d’une conférence sur le penseur. Alertés par cette mort étrange, trois spécialistes de Benjamin se lancent à la recherche de son dernier manuscrit. Le trio nous entraîne dans une enquête vertigineuse, véritable labyrinthe de fragments, où à chaque nouvelle page se dessine un peu plus la figure de Walter Benjamin.Roman polyphonique virtuose, Le vingtième siècle donne à penser notre contemporanéité de manière singulière et originale, et à relire l’histoire du siècle passé comme celui dont Benjamin aurait été le héros. 432 pages, 140 x 205 mm

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Daniel Pennac: point final pour la saga des Malaussène

Posted by fidest press agency su domenica, 8 gennaio 2023

Le point de départ de la saga Malaussène, c’est Benjamin. Employé comme bouc émissaire au sein d’un grand magasin, puis d’une maison d’édition, il a pour mission de recevoir les plaintes des mécontents et de susciter leur pitié pour désamorcer leur colère. Autour de lui gravitent des personnages extravagants : une mère toujours enceinte, des frères et sœurs tous issus de pères différents, des flics philosophes, un romancier de « vérité vraie », une éditrice omnipotente, un directeur d’EHPAD qui cache bien son jeu, des neveux et une nièce un peu trop inventifs et, toujours, Julius le chien.Cinq ans après la parution du dernier tome (Le cas Malaussène : Ils m’ont menti), Daniel Pennac continue de détourner les codes du polar en poursuivant sa série sur la famille la plus déjantée de la littérature française. La série des Malaussène forme une fresque unique, qui a fédéré en France et dans de nombreux pays une immense communauté de lecteurs enthousiastes, autour des aventures de l’incontrôlable tribu. Avec Terminus Malaussène, Daniel Pennac clôt sa saga dans un final en forme d’apocalypse hilarante qui restera dans les mémoires. Collection Blanche, Gallimard 448 pages, 140 x 205 mm

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