Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°79

Metabolismo cellulare

Posted by fidest press agency su giovedì, 26 gennaio 2023

Abbondanza o tempi di magra? È questa la domanda che si fanno costantemente le nostre cellule, per valutare se abbiano a disposizione abbastanza nutrienti o se debbano invece attingere alle loro riserve energetiche interne. Un equilibrio delicato e finemente regolato, che talvolta può venir meno e favorire così lo sviluppo di tumori, malattie neurodegenerative e metaboliche. Ma i ricercatori dell’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Pozzuoli guidati da Andrea Ballabio hanno trovato una possibile strategia per invertire questa rotta e guidare la ricerca di terapie mirate. La chiave del processo sta in due principali fattori: mTORC1, un complesso proteico noto da più di venti anni come vero e proprio “termometro” delle condizioni ambientali importanti per la cellula, e TFEB, descritta per la prima volta nel 2009 proprio dal direttore del Tigem quale responsabile dello smaltimento e riciclo delle sostanze in eccesso. In un articolo pubblicato su Nature*, Ballabio e i suoi collaboratori – Gennaro Napolitano, Alessandra Esposito e Jlenia Monfregola – hanno descritto, per la prima volta ad una risoluzione elevatissima, come avviene la regolazione di TFEB da parte di mTORC1, all’interno di un grosso complesso proteico che coinvolge ben 36 proteine. Lo studio, frutto di un’importante collaborazione internazionale con i gruppi di James Hurley dell’Università della California e di Lukas Huber dell’Università di Innsbruck, segna una tappa fondamentale verso l’individuazione di farmaci in grado di agire su questa importante via metabolica. Ed è proprio da qui che i ricercatori del Tigem ripartiranno per cercare terapie mirate tali da ristabilire l’equilibrio metabolico compromesso in alcune condizioni patologiche. Il loro focus sarà su due malattie genetiche caratterizzate da un elevato rischio di sviluppare tumori, proprio a causa di un’eccessiva attivazione di TFEB: la sclerosi tuberosa e la sindrome di Birt-Hogg-Dubé (BHD). Per quanto dovute a mutazioni in geni diversi, entrambe sono dovute a un assemblamento scorretto del complesso proteico appena descritto nell’articolo pubblicato su Nature. Se questo approccio si rivelerà vincente potrà essere applicato anche in altre malattie ereditarie associate a cancro, oppure in tumori non ereditari ma già noti per essere associati a una sregolazione di questo complesso proteico, come il melanoma o il tumore al seno triplo negativo”.

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