A cura di Sam Perry, Senior Investment Manager e Steve Donzé, Senior Macro Strategist di Pictet Asset Management.Gli investitori internazionali hanno sottopesato le azioni giapponesi a partire dal 2005, ma l’allocazione in questo comparto sta iniziando a riavvicinarsi alla ponderazione del benchmark.Le nostre previsioni a lungo termine ci suggeriscono che si tratta di un cambiamento sensato.Nei prossimi cinque anni, ci aspettiamo un rendimento annuo delle azioni giapponesi superiore al 10%, arrivando a sovraperformare le azioni statunitensi e quasi pareggiando i rendimenti delle azioni emergenti (in dollari), ma con una volatilità molto inferiore.Ciò è in larga parte dovuto all’apprezzamento dello yen previsto per il periodo in esame, ma riflette anche il potere di spesa del cosiddetto “Japan Inc” (termine che indica il sistema economico moderno, altamente centralizzato, di questo Paese e la sua strategia di sviluppo guidata dalle esportazioni) e il suo impatto sui rendimenti. Le aziende del Paese dispongono di abbondante liquidità. Il rapporto tra flusso di cassa e ricavi si attesta al livello massimo raggiunto da oltre mezzo secolo e le aziende continuano a generare liquidità con livelli di free cash flow da record. L’alto livello di fiducia nel management aziendale e l’abbondanza di liquidità nei bilanci sono evidenziati dal livello record dei ritorni degli azionisti: si prevede che sia i dividendi che i buyback di azioni, toccheranno nuovi massimi storici (rendimento complessivo di 25.000 miliardi di JPY). Le prospettive di utili del Giappone non dipendono più dalla crescita delle esportazioni come in passato.Le esportazioni di beni e servizi contribuiscono per meno del 20% alla produzione economica nazionale. Con la delocalizzazione delle produzioni, inoltre, dal 1998 la quota giapponese nelle esportazioni globali si è dimezzata al 3,4%. È probabile che le aziende più sensibili agli aumenti della spesa in conto capitale e dei consumi siano quelle che beneficeranno maggiormente del nuovo scenario di aumento dei prezzi. Tra queste troviamo quelle attive nei comparti dei macchinari, degli impianti automatizzati, dell’edilizia abitativa e dei rivenditori al dettaglio. Per quanto riguarda le banche, che tendono a beneficiare di condizioni monetarie più restrittive, stiamo iniziando a trarre profitto, poiché il settore ha già guadagnato quasi il 50% dall’inizio dello scorso anno.Mentre le famiglie e le imprese giapponesi vedono risvegliarsi l’inflazione per la prima volta dopo 40 anni, gli investitori dovrebbero prepararsi a un panorama economico radicalmente diverso, nel quale un circolo virtuoso di rialzo dei prezzi e aumento della spesa e degli investimenti fornisce una grande spinta alle azioni del Paese.L’inflazione salariale potrebbe infine contribuire a sbloccare il potenziale delle famiglie giapponesi, i cui consumi rappresentano oltre la metà del PIL del Paese. I loro risparmi sono al livello più alto degli ultimi 22 anni (76.700 yen per lavoratore al mese) e i redditi sono ai massimi dagli anni 2000. (abstract by Gruppo Pictet)
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Giappone: Possibile rendimento annuo delle azioni giapponesi superiore al 10%
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
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Lonvia Capital – Valutazioni midcap growth già normalizzate dopo lo shock dei tassi e buone prospettive
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
A cura di Cyrille Carrière, Partner & CIO, Lonvia Capital, asset manager rappresentato in Italia da Amchor IS. Il 2022 ha visto una serie di shock sfavorevoli ai titoli growth che farà storia. Il principale catalizzatore della compressione delle valutazioni delle aziende è stato lo shock dei tassi di interesse piuttosto che un rallentamento operativo delle imprese e questo dovrebbe consentire un ritorno a performance azionarie maggiormente guidate dai fondamentali delle società. La politica monetaria restrittiva è stata attuata non per sostenere la crescita, ma tardivamente per contenere il surriscaldamento degli asset, dei prezzi di beni e servizi, nonché l’emergere di meccanismi speculativi eccessivi legati alla ripresa iniziale/post-pandemia.Ad eccezione di alcune società esposte all’elettronica di consumo in Asia e/o ai consumatori cinesi che hanno risentito del contesto di lockdown in Cina, la performance economica delle nostre società è stata buona fino al 2022. Nel complesso, stimiamo che il 90% del calo dei prezzi azionari sia attribuibile al ribilanciamento dei tassi di interesse e al delta derivante da specifici rallentamenti operativi. I nostri titoli sono stati volatili in reazione ai rialzi dei tassi e non in relazione alle loro performance operative, che si sono dimostrate solide. Molte delle nostre aziende offrono ora livelli di valutazione normalizzati e, per quelle più cicliche, valutazioni interessanti (ritorno ai minimi di dicembre 2018/marzo 2020), in assenza di una dura recessione o di uno shock dei consumi. Quindi, dopo questa normalizzazione delle valutazioni, continuiamo ad avere fiducia nelle dinamiche di crescita delle nostre azioni nei campi della tecnologia medica, dell’innovazione digitale e dell’automazione che sono una fonte di progresso e di efficienza in tutti i settori e le tecnologie innovative necessarie a sostenere la transizione energetica.La natura indispensabile delle tecnologie, dei servizi e dei prodotti che offrono, il loro posizionamento ad alto valore aggiunto e la loro propensione allo sviluppo internazionale, si traducono in una capacità di rispondere alle massicce esigenze di investimento in innovazione, digitalizzazione e modernizzazione, soprattutto nell’industria.Più in generale ci aspettiamo per il 2023 che i fattori di rischio dell’anno scorso si normalizzino, lasciando spazio a prospettive migliori. Stiamo, infatti, assistendo all’emergere di fattori di supporto e alla normalizzazione dei fattori di rischio che hanno caratterizzato il 2022. In primis, ci sono migliori prospettive con la riapertura della Cina post-confinamento a causa della pandemia. Alcune aziende, dopo essere state messe in discussione per loro strategia in Cina, visto il contesto sfavorevole allo sviluppo del business, ora dicono che continueranno a investire in Cina e parlano in termini più positivi della domanda locale. Sta venendo meno l’atmosfera da “fine del mondo” che circonda l’Europa e in particolare la Germania, legata essenzialmente ai problemi di carenza energetica. Si sta diffondendo una normalizzazione nella prima parte delle catene di fornitura con un ritorno a ritmi di produzione normalizzati con ricadute positive sul portafoglio ordini. La produzione sta crescendo beneficiando sia dell’effetto volume sia degli aumenti di prezzo effettuati a fine 2021/inizio 2022 sui nuovi contratti. Infine, se l’acquisizione degli ordini è visivamente ritardata, ciò non significa che la domanda sia strutturalmente più debole. I dirigenti delle aziende sono inoltre più ottimisti rispetto al clima recessivo che si respira. Negli ultimi mesi, il management team ha incontrato in tutta Europa i dirigenti di molte società presenti nei fondi. Abbiamo potuto constatare che i messaggi trasmessi dalle aziende sono più ottimistici rispetto al clima recessivo che ci circonda. Le aziende tedesche, in particolare, sono molto più positive sulle loro prospettive e sui loro piani di investimento e non sono preoccupate per i problemi legati ai prezzi o alla disponibilità di energia, avendo già preso in mano la situazione. Le prime pubblicazioni dei risultati del quarto trimestre confermano la buona dinamica operativa delle aziende in portafoglio, ad esempio del produttore di apparecchiature per la produzione di semiconduttori ASMI.
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PIMCO: Il peggio per i mercati emergenti sembra alle spalle
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
A cura di Pramol Dhawan, Head of Emerging Markets e Lupin Rahman, Head of EM Sovereign Credit di PIMCO. Nonostante una confluenza di shock senza precedenti, i mercati emergenti hanno dato prova di resilienza, con scarsi segnali di crisi su vasta scala. Come asset class, i mercati emergenti sembrano essere indirizzati verso performance più robuste. I tassi reali elevati nei mercati emergenti, o corretti per l’inflazione, attenuano i rischi di contagio derivanti da ulteriori rialzi dei tassi d’interesse della Federal Reserve (Fed) statunitense e gli effetti del dollaro forte. La riapertura dell’economia cinese fornisce una notevole spinta e i picchi dell’inflazione e delle pressioni fiscali sembrano essere stati superati. Siamo complessivamente sempre più positivi sui mercati emergenti e su alcuni titoli di debito locali dei mercati emergenti in particolare. Rimaniamo comunque cauti fino a quando le prospettive di politica monetaria non saranno più chiare, poiché molto dipende dalla capacità della Fed di contenere l’inflazione e dalla capacità della Cina di stimolare l’attività economica. Nel 2022 è successo praticamente tutto quello che poteva penalizzare i mercati emergenti, con le pressioni pandemiche esacerbate dalla guerra in Ucraina, il rapido aumento dei tassi da parte della Fed, i prezzi elevati dell’energia e dei generi alimentari, la politica zero-COVID della Cina, l’ascesa dei regimi populisti e i problemi climatici irrisolti. Tuttavia, la maggior parte dei paesi emergenti ha recuperato i livelli del PIL precedenti alla pandemia. La leva finanziaria nei mercati emergenti è rimasta sotto controllo, con un debito sostanzialmente stabile rispetto al PILOggi i mercati emergenti contraggono prestiti prevalentemente in valuta locale e con scadenze più lunghe rispetto al passato. Questo, insieme alla crescita del risparmio pubblico dei mercati emergenti, contribuisce a minimizzare i rischi di rifinanziamento esterno e l’impatto dell’aumento dei tassi statunitensi sui costi di finanziamento e sulla sostenibilità del debito.La bilancia commerciale dei ME è finanziata prevalentemente dai flussi di investimenti diretti esteri (IDE). Questi tendono a essere più stabili rispetto alla volatilità dei flussi di mercato dell’era post-crisi finanziaria globale del 2008 (GFC), caratterizzata dal quantitative easing delle banche centrali mondiali. I flussi di IDE sono guidati da forze di più lungo periodo che hanno subito un’accelerazione, come il “nearshoring” in paesi come il Messico, la necessità di indipendenza energetica nei paesi industrializzati e gli investimenti legati al clima nei paesi emergenti. La riduzione degli squilibri esterni – sotto forma di un minor numero di ancoraggi valutari sopravvalutati e di una minore leva finanziaria esterna – offre un ulteriore cuscinetto, consentendo al cambio dei ME di essere una valvola di sfogo delle implicazioni del ciclo di politica monetaria della Fed. Dopo la crisi finanziaria mondiale, la Cina è subentrata agli Stati Uniti e all’Europa come principale motore della crescita dei mercati emergenti, in quanto si è trasformata da utilizzatore finale di materie prime, a ingranaggio della produzione globale, a consumatore di beni e servizi dei mercati emergenti, come il turismo. Finora la crescita dei mercati emergenti ha resistito nonostante il rallentamento della Cina. Una riapertura positiva della Cina avvantaggerebbe in modo sproporzionato i mercati emergenti, anche se in questo ciclo la domanda si è spostata dalle materie prime ai servizi. Con la crescita cinese in aumento del 5%-5,5% su base annua nel 2023 nello scenario di base di PIMCO, i mercati emergenti probabilmente resisteranno anche in caso di recessione dei paesi industrializzati (che secondo noi sarebbe lieve). Il nostro scenario base indica che la crescita dei mercati emergenti si contrarrà al 3,5%, dal 5,5%, man mano che il rallentamento dei paesi sviluppati si accentuerà e i gap di produzione dei mercati emergenti si ridurranno. Tuttavia, questo dato non riflette pienamente i benefici derivanti dalla riapertura della Cina, che, secondo le nostre previsioni, dovrebbe affermarsi nella prima metà del 2023 e accelerare nella seconda metà.I mercati di frontiera appaiono vulnerabili, con alcuni paesi esclusi dai mercati dei capitali. Il tasso di insolvenza sovrana per questo sottoinsieme dei mercati emergenti sta aumentando, con diversi paesi che probabilmente ristruttureranno il loro debito nei prossimi anni. È quindi imperativo concentrarsi sui potenziali aspetti negativi e disporre di un quadro complessivo per affrontare questi rischi. Riteniamo che il peggio sia alle spalle per i mercati emergenti e che quest’anno gli investitori possano trovare migliori opportunità in tutto il panorama dei mercati emergenti. In particolare, attualmente privilegiamo gli asset locali dei mercati emergenti in paesi con tassi reali elevati, come il Brasile; il credito societario nei paesi esportatori di materie prime; alcuni titoli finanziari dei mercati emergenti; le posizioni rialziste sui cambi in paesi come la Thailandia, che riteniamo ben posizionati sulla ripresa della Cina. (abstract by http://www.verinieassociati.com)
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Perché scegliere il debito emergente?
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Milano. È anzitutto importante tenere presente che i paesi emergenti non sono una zona arretrata dal punto di vista economico: nel 2021, il PIL degli emergenti rappresentava il 58% del PIL globale (a parità di potere d’acquisto) e quasi il 40% senza considerare la Cina. Alla fine del 2021, la metà delle venti maggiori economie del pianeta, tra cui Cina, India, Indonesia, Messico e Brasile, apparteneva al mondo emergente. Una seconda convinzione piuttosto diffusa ma errata è che il debito dei mercati emergenti (EMD), in quanto asset class, sia poco sviluppato e quindi rischioso, quando invece gran parte degli emittenti è investment grade. Quasi il 59% dell’indice sovrano dollar-pay (JP Morgan’s EMBI Global), è investment grade e questa percentuale cresce al 65% e al 76% se si considerano, rispettivamente, le società EM e le imprese locali. Questo perché l’universo investibile dei paesi emergenti è maturato nel tempo. Dal punto di vista della diversificazione, c’è una considerazione qualitativa da fare: quando un investitore acquista un portafoglio EMD, ha la possibilità di ottenere un’esposizione a quasi 90 paesi (includendo sia l’universo sovrano che quello societario), un aumento considerevole rispetto ai 10 paesi investibili all’inizio degli anni Novanta e ancora più significativo se si considera che nel principale indice azionario emergente sono rappresentati solo 24 paesi. All’interno dell’indice azionario MSCI EM vi è inoltre un’elevata concentrazione: i primi cinque paesi rappresentano il 75% della capitalizzazione di mercato, con Cina e Taiwan da sole che rappresentano oltre il 40%. Al contrario, nell’indice JP Morgan EMBI Global, l’esposizione ai primi cinque paesi è solo del 41%. Il debito emergente offre anche rendimenti migliori per unità di rischio rispetto alle azioni EM: negli ultimi vent’anni, infatti, il principale indice azionario EM ha registrato una volatilità circa 2,5 volte superiore a quella dei principali indici di debito EM in valuta forte (sovrani o societari). In questo arco di tempo, le azioni emergenti hanno generato solidi rendimenti assoluti, ma i rendimenti del debito EM, depurati dalla volatilità, sono superiori di quasi il 40%. I parametri tecnici del mercato sono già cambiati: quello che era un vento contrario si è riequilibrato e oggi c’è addirittura la possibilità che diventi un “vento in poppa”. Nel corso del 2022, i gestori obbligazionari emergenti hanno accumulato stock di liquidità storicamente elevati, il sentiment è diventato universalmente ribassista e l’EMD ha visto deflussi consistenti per otto mesi consecutivi. Ma gli stessi fattori tecnici che hanno acuito il sell-off nel 2022, ora potrebbero favorire la ripresa. Oggi la prospettiva per i mercati emergenti locali è ottima: l’inflazione sta rallentando, le Banche Centrali hanno effettuato rialzi aggressivi dei tassi e le valute EM hanno mostrato una certa resilienza. D’altro canto, le valutazioni del dollaro USA sono sotto pressione ed è probabile che la Fed allenti la sua politica monetaria restrittiva. Gli investitori potrebbero ottenere ritorni interessanti sui mercati locali, con un potenziale rischio di compressione dei rendimenti nel momento in cui le banche centrali dovessero adottare una politica più accomodante, in particolare se le pressioni al ribasso sulla crescita dovessero risultare più pronunciate. Rispetto invece al debito sovrano, c’è la possibilità di ottenere buoni ritorni da alcuni paesi emergenti con rating elevati che beneficiano dei prezzi elevati delle materie prime, che possono contare su “ancore” in politica come il FMI, che dipendono meno da finanziamenti esterni e/o che possono beneficiare di una possibile ripresa della crescita cinese. Esempi di paesi simili sono Repubblica Dominicana, Costa d’Avorio, Angola, Paraguay, Costa Rica, Uzbekistan e Mongolia, ma anche titoli di Stato investment grade come quelli di Messico, Indonesia e Romania possono offrire una buona compensazione. (abstract by BC Communication)
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Gli uomini che fanno la storia e quelli che la distruggono
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
In molti sono oggi coloro che richiamano la nostra attenzione sugli avvenimenti tragici del nostro passato e lo fanno ancor più se si possono trovare i reduci di tali infamie per dare, a tutti noi, testimonianza diretta del dramma che ha vissuto l’umanità. E quando ascoltiamo le loro parole sul come la crudeltà e il cinismo dei carnefici non sembra aver avuto dei limiti, ci chiediamo come sia stato possibile arrivare a tanto. Ma ciò che ancor più ci sconvolge è che tali nequizie sono avvenute non in una sperduta parte del mondo ma in una nazione che con la sua cultura e il suo ingegno ha prodotto grandi pensatori e scienziati di fama internazionale. Ma la lezione magistrale che viene dai testimoni è ancora più importante e significativa. Essi non ci parlano di vendetta ma di perdono e invocano la pace tra i popoli di là delle passioni e dei contrasti che li avvelenano. Per contro c’è ancora chi, quasi per esorcizzare questo insegnamento di convivenza civile, insiste nel voler negare che tanta sofferenza e dolore, tanto martirio e sacrificio possa essere avvenuto. Non è, purtroppo, la prima volta che violentiamo gli eventi del nostro passato per interessi partigiani, come se volessimo giustificare gli orrori del nostro presente negando quella continuità storica che fa dei persecutori i paladini di una persistenza che non vorremmo mai avere. Ed è proprio nella rimembranza di tali fatti che dovremmo trovare l’antidoto per guardare il nostro futuro nella pace e nella serenità dei popoli. (Riccardo Alfonso)
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Codice della crisi d’impresa e insolvenza
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Alla luce del nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza (CCII), le aziende sono indirettamente obbligate a dotarsi di adeguati assetti organizzativi per monitorare la propria sostenibilità finanziaria. inFinance sta offrendo una valutazione preliminare, gratuita, attraverso la quale le aziende possono valutare la propria situazione. “Il Codice della Crisi di impresa e dell’Insolvenza ha creato di fatto un nuovo modello di fare impresa che rende sostanzialmente obbligatorio dotarsi di quelle best practice che distinguono le aziende dotate di strumenti di controllo da quelle più orientate alla ‘navigazione a vista’”, spiega Ivan Fogliata, analista finanziario, formatore e consulente per inFinance. “Strumenti di controllo che permettono di leggere lo stato di salute dell’impresa e di valutare i futuri sviluppi del business, basandosi sui dati”. Il focus è sulla la capacità di un’azienda di sostenere i propri impegni finanziari, puntando a evitare situazioni di dimensioni del servizio del debito che vadano oltre le capacità di generazione di flusso di cassa operativo. Molti interlocutori oggi “impongono” all’impresa di rilevare i segnali di deterioramento previsti dal nuovo impianto normativo: organi di controllo quali il collegio sindacale, autorità fiscali e previdenziali hanno ruoli ispettivi e obblighi di segnalazione. A ciò si aggiungono gli intermediari finanziari che, tenuti a indicare variazioni degli andamenti, sono obbligati a richiedere piani finanziari ai sensi delle linee guida EBA, che vanno nello stesso senso dei dettami del nuovo impianto normativo. “Uno scenario a “tenaglia” che non consente più di rimandare lo sviluppo di adeguati assetti”, aggiunge Fogliata. Nella pratica, la valutazione proposta a titolo gratuito da inFinance avviene dopo la compilazione di una breve informativa, a seguito della quale l’azienda viene contattata per scendere nel merito e raccogliere la documentazione necessaria, che sarà analizzata dai consulenti di inFinance. In un confronto in presenza o in video-conferenza, verrà poi analizzato lo stato degli assetti organizzativi e tecnici. Dopo le dovute verifiche, si procederà alla stesura di un report che può rilevare la piena conformità oppure suggerire alcune implementazioni ai fini della compliance col codice della crisi di impresa e dell’insolvenza. Ricordiamo che, allo stesso fine, inFinance ha sviluppato un approfondito e incisivo corso digitale utile a comprendere e far proprio il nuovo Codice della Crisi di impresa e dell’Insolvenza, spiegando le novità della riforma e analizzando i richiesti assetti organizzativi e gli strumenti giuridici e di monitoraggio. Ma, sullo stesso tema, inFinance ha reso disponibile ad accesso gratuito anche un breve ma incisivo Webinar per comprendere e far proprio il nuovo Codice della Crisi dell’impresa e dell’Insolvenza, spiegando le novità della riforma. Infine, il 24 e 25 marzo, a Milano e online è in calendario un corso su questo delicato tema.
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L’assenteismo elettorale sta diventando una piaga della democrazia
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Con il recente voto amministrativo di due importanti regioni la Lombardia e il Lazio il dato più significativo è dato da un calo preoccupante dei votanti. Tutti i partiti hanno dato l’impressione di voler imitare il piazzista delle fiere paesane dove la merce, pur di scarsa qualità, è venduta con un profluvio di parole per confondere e nascondere la verità all’incauto acquirente. In tutto questo polverone da accecare la vista avanza sempre più inquietante l’idea che sia meglio non andare a votare, tanto si pensa, l’uno è degno dell’altro. Non ci rendiamo conto, forse in buona fede, che anche in questo modo facciamo il gioco di chi punta nel rendere la politica un potere riservato a pochi, ai sempre più selezionati e asserviti ad interessi partigiani. In altri termini non umiliamo solo la politica. È che non ci siamo ancora resi conto di trovarci nel bel mezzo di una rivoluzione culturale dove i retaggi del passato hanno perso smalto e ci impongono una maggiore e più attenta riflessione. Oggi non dovremmo più ragionare secondo le correnti di pensiero che hanno attraversato gli ultimi due secoli dove l’ideologia ci ha portato a distinguerci tra la sinistra il centro e la destra e le loro sfaccettature. Oggi possiamo posizionarci solo in due modi: Tra chi ha e chi è. E chi ha, comanda, e chi è, resta asservito al primo. E la beffa sta nel fatto che mentre chi vive nell’area del benessere conta pochi milioni di persone tutti gli altri, sono nel mondo miliardi, pur tanto numerosi, non riescono ad imporre il loro diritto a vivere con dignità. A questo punto tornando agli eventi odierni ciascuno di noi dovrebbe rendersi conto che non si può continuare a sostenere chi ci rende schiavi del bisogno e che la sola forza del chi è sta nel partecipare e in primo luogo comprendere da che parte collocarsi. E soprattutto nel rendersi conto che la migliore strada percorribile sta in una “rivoluzione dolce” realizzabile nel voto. (Riccardo Alfonso)
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La Comunità Sant’Egidio: una perla all’occhiello del mondo
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Quanti comunicati abbiamo ricevuto dall’ufficio stampa della Comunità? Tantissimi perché grandissimi sono stati i suoi impegni nel mondo in favore della pace e della fraternità fra i popoli. Ora ci chiediamo se non è necessario risvegliare non solo le coscienze di chi ci governa ma anche quelle degli amministrati nel renderli consapevoli che in passato sicuramente abbiamo fatto poco a sostegno di uno dei due diritti fondamentali che dovrebbero guidare le nostre coscienze e il nostro agire in concreto. Il primo si sa è il diritto alla vita ma subito dopo viene l’altro che è il diritto a vivere. In questo caso abbiamo mostrato tutti i nostri limiti allorché milioni di bambini continuano a morire nel mondo per mancanza di un’assistenza sanitaria carente e per fame, che vi siano anche nelle città e nelle comunità dell’opulenza dei senza tetto e dei barboni che muoiono di fame e di freddo, che ci imbattiamo in milioni di migranti che fuggono da guerre e carestie, che tantissimi sono coloro che elemosinano un lavoro e se lo hanno continuano a vivere in miseria e poi vi sono i pensionati, i nuovi paria della società dei consumi. Tutti questi e molti altri ancora cosa mai potranno fare una volta entrati nel mondo dei vivi se li ricacciamo indietro il giorno dopo privandoli della vita? (R.A.)
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Come si fa a distinguere i buoni dai perversi?
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
È la solita storia della vita. Il vecchio saggio asseriva che è più facile per i cattivi passare per dei buoni per riuscire meglio nel loro disegno malvagio. Questa logica del camuffamento se la trasferiamo in politica rende più illuminante il giudizio che, purtroppo a posteriori, possiamo fare di taluni personaggi che scelgono la vita pubblica per costruire o consolidare o meglio ancora rimpinguare i loro imperi economici e finanziari. E per ironia della sorte o anche per dabbenaggine dei soliti “gnoccoloni” che vedono la luna nel pozzo diventano i più gettonati per essere amati e seguiti alla perdizione. Soltanto che a un certo punto le due vie parallele diventano divergenti e fanno di uno il vincente e l’altro il perdente. Con questa solfa che ci accompagna nel nostro percorso esistenziale breve o lungo che sia dobbiamo convincerci che i buoni sono destinati a vincere da morti mentre i cattivi raccolgono i loro frutti da vivi. È facile, infatti, per i cattivi una volta che i buoni lasciano questa valle di lacrime esaltarne i meriti. Così si diventa “cornuti e mazziati” o altrimenti detto oltre al danno la beffa. C’è che asserisce che è una questione genetica e non credo che lo dica solo per giustificare i cattivi e stendere un velo pietoso sui buoni. In effetti si tratta di un rapporto di rottura che è comune a tutti gli esseri viventi e le cui origini sanno di molto remoto. L’antico testamento non ci parla di Abele e Caino? In una società dove è evidente che esistono delle vittime sacrificali tra gli umani come nelle altre specie è importante indagare su un criterio evolutivo che ci consenta di trovare una via mediana dove le intemperanze degli uni e la remissività degli altri non ci portino in un vicolo cieco. Pensiamo al difficile ruolo che deve ricoprire chi si sente profondamente onesto ma gli tocca vivere tra gente priva di scrupoli. Costoro alla fine fanno anche di peggio cercando d’inquinare i valori demonizzandoli, e le istituzioni, umiliandole. Così alla fine non si va dalle guardie per denunciare le malefatte del cattivo di turno nel timore che anche tra i tutori dell’ordine vi alberghi chi non dovrebbe esserci. A questo ci siamo ridotti. Se ci guardiamo in giro scopriamo che la verità per disvelarsi ha bisogno di vestirsi con l’abito della menzogna. (Centro studi politici e sociali della Fidest diretto da Riccardo Alfonso)
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Non abbiamo ancora imparato a votare i perdenti
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Credo che gli italiani abbiano nel loro Dna la voglia di sentirsi dei “vincenti” e di considerare gli altri dei “perdenti” o quasi. Quando a scuola t’imbatti con un coetaneo debole di carattere e servile con i compagni ti diletti a stuzzicarlo e ad umiliarlo perché hai trovato qualcuno che ti fa sentire un vincente. Quando da grande rubi il lavoro o una promozione al collega meno pronto e reattivo, quando fai la cresta sulla spesa della casa o ti fai prestare dagli amici dei soldi senza restituirli, quando ti iscrivi a un partito e riesci a farti votare promettendo agli elettori di tutto, tanto chi se ne frega una volta eletto, quando smerci la droga a quei cretini che la usano, non ti senti un vincente? Se accendo la televisione o mi sintonizzo su un canale radio o navigo sul web sento che un signore avendo solo pochi soldi a disposizione è riuscito in pochi anni a farsi una fortuna non pensi che è lui, e non tu, un vincente? Se segui le vicende di un politico sempre chiacchierato per le sue amicizie equivoche che a dispetto di tutto e di tutti continua ad essere eletto chi è il vincente se non lui? Avete mai provato a far emergere dalla massa un povero cristo, un perdente patologico, per farlo diventare un grand’uomo? Mai. Ma se per uno strano disegno della natura ci fosse un giorno un perdente che diventasse un grand’uomo e per giunta votato dai vincenti cosa potremmo dire di lui? Che anche in questo caso è e resta un perdente perché sarà sempre e comunque lo zerbino davanti la porta della casa del vincente. Dura lex sed lex. (Centro studi politici e sociali della Fidest)
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La valigia di Sergei Dovlatov di Sergei Dovlatov
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Napoli Da giovedì 23 febbraio 2023, Teatro Nuovo di Napoli alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 26 ore 18.30 (ven e dom), ore 19.00 (sab) sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Napoli,Via Montecalvario 16 per la regia di Paola Rota, cui dà corpo e voce Giuseppe Battiston. Presentato da Gli Ipocriti Melina Balsamo, l’allestimento, nell’adattamento di Paola Rota e lo stesso Battiston, si avvale della scena a cura di Nicolas Bovey, i costumi di Vanessa Sannino, le luci di Andrea Violato, il suono e le musica si Angelo Elle.Scomparso nel 1990 non ancora cinquantenne, il giornalista-scrittore russo Sergei Dovlatov vide le sue opere pubblicate negli Stati Uniti e in Europa dopo il 1978, anno in cui emigrò a Vienna, e da lì a New York, dove raggiunse la moglie e la figlia, divenendo redattore del giornale “New American”.Prima di allora i suoi romanzi erano circolati in Unione Sovietica come copie clandestine. La valigia, pubblicata nel 1986, riguarda proprio la sua esperienza di emigrante, è un testo per dissacrare il sacro, per imparare a rispettare ciò che rispettabile non è, per capire che i valori umani esistono solo al di fuori delle convenzioni. Emigrando dall’Unione Sovietica, il protagonista porta con sé una valigia, nella quale ripone alcuni oggetti. Arrivata col suo proprietario in America, la valigia resterà sigillata e riposta in un armadio per alcuni anni. Una volta aperta, ogni oggetto in essa riposto farà affiorare un ricordo. Battiston dà vita sul palcoscenico a personaggi che riemergono dalla memoria, uomini e donne raccontati con il filtro della distanza, della distorsione e della comicità. Dispositivo di racconto e di evocazione è uno studio radiofonico, in cui un presentatore, attingendo alla storia di Dovlatov, giornalista e reporter, si aggancia al mondo sonoro per evocare la propria storia.Questa valigia di racconti con tutti i suoi oggetti, ricordi, episodi, sentimenti, silenzi, narra come ogni cosa viva di una storia non sua, che rimanda ad altro, in un alone di sacralità e nostalgia mai espressa.La valigia, così personale e unica, di Dovlatov diviene metafora della diasporica condizione umana: emigranti dello spazio e del tempo. Emigriamo dalla nostra giovinezza, da un passato fatto di persone, immagini, episodi e sentimenti che il ricordo ha la prorompente forza di immortalare e resuscitare.
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Bonus 110%. Epilogo di uno Stato
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
E’ stato perverso aver concepito, tollerato e mantenuto un bonus edilizio in cui non solo lo Stato paga chiunque per ristrutturare la propria casa ma gli regala anche il 10% in più di quanto spende. Una perversione che fa a cazzotti con quanto non viene fatto perché mancano soldi, si pensi la sanità e le code per i suoi servizi.Ad un certo punto lo Stato, nonostante il 110 sia stato portato al 90%, si è accorto che la degenerazione di questa perversione (sconto in fattura e cessione dei crediti) lo stava portando ad un disastro ed ha chiuso il rubinetto (1). La società che accetta e glorifica la perversione con tutto il business che è cresciuto (legale ed illegale) intorno al 110-90%, non ha potuto che gridare aiuto, ci state ammazzando: singoli, associazioni, partiti di governo e di opposizione presi alla sprovvista da uno Stato/babbo che ha deciso di riprendersi un po’ della paghetta che aveva elargito.Il cittadino medio non ricco, ma che col ricco aveva fruito della paghetta, ora è in difficoltà (i ricchi, ovviamente, non hanno problemi).“E’ finita la pacchia”, direbbe il nostro premier.Ma che razza di società ed economia è questa? Quella delle prebende o delle opportunità?Una cosa è certa in questo momento: chiunque stia attento, colga l’attimo e si prepari anche al peggio, che non c’è certezza né dell’oggi né del domani. Governo e Stato vivono alla giornata e richiedono altrettanto metodo anche a noi amministrati. Forse è il caso che ognuno si faccia il proprio memorandum decidendo se vivere in pace con se stesso o salendo sul tram del vincitore, costi quel che costi ché importante è essere furbi.Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it
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Terza edizione di MIMO Milano Monza Motor Show
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Milano Martedì 14 marzo alle ore 11.30, presso la sede di ACI Milano in corso Venezia 43, si terrà la presentazione della terza edizione di MIMO Milano Monza Motor Show, in programma dal 16 al 18 giugno 2023. Alla conferenza interverranno: Andrea Levy, Presidente MIMO Milano Monza Motor Show Geronimo La Russa, Presidente ACI Milano Martina Riva, Assessora allo Sport, Turismo e Politiche Giovanili di Milano Carlo Abbà, Assessore al Lavoro, Commercio e Attività Produttive, Marketing territoriale, Transizione Digitale di Monza.
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Industria manifatturiera italiana: cresce il fatturato
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Il comparto calzaturiero nel 2022 supera la crisi del biennio pandemico e continua la sua ripresa. Il fatturato sale a 14,49 miliardi di euro (+14% rispetto al 2021), recuperando i livelli 2019, rinvigorito dalla performance dell’export (+23,3% in valore), trainato dalle griffe del lusso. Si rafforza inoltre il saldo commerciale (5,54 miliardi, +7,6%), mentre i consumi delle famiglie (+9,6%) non riescono ancora ad annullare il gap col pre-pandemia (-2,5%). È la fotografia del settore scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici presentata oggi, domenica 19 febbraio 2023, alla partenza del Micam, la più importante fiera del comparto in programma fino al 22 febbraio 2023 a Fiera Milano Rho. Nel dettaglio, tra i dati di preconsuntivo spicca il nuovo record stabilito dall’export (10,48 miliardi nei primi 10 mesi, +23,5%, già superiore al valore dell’intero 2021), con un prezzo medio al paio che ha raggiunto i 57,26 euro (+10,7%). Un risultato su cui hanno rivestito un ruolo determinante le performance messe a segno dai brand internazionali del lusso, per i quali molte aziende italiane operano da terzista. Tra i mercati, risultati premianti nella UE (+24,4% in valore la Francia e +27,4% la Germania su gennaio-ottobre 2021). Incrementi ben oltre la media in Nord America (USA +60%, Canada +68%) e Medio Oriente (+55%). Bene – seppur con risultati altalenanti durante l’anno, condizionati dai lockdown – anche la Cina (+41% in valore), ma soprattutto per l’alto di gamma (prezzo medio +34%). La guerra fa crollare le vendite in Russia (-26%) e in Ucraina (-59%); tra gli stati dell’ex blocco sovietico cresce il Kazakistan (+40%). Tra le tipologie, le scarpe in pelle, tipiche della tradizione made in Italy, sono le uniche che ancora presentano un divario in volume sul 2019 (peraltro marcato: -10,4%). Sul versante interno, gli acquisti delle famiglie hanno evidenziato variazioni contenute (+6,7% in quantità e +9,6% in spesa) ma comunque positive (benché il balzo dell’import, aumentato del 30% in volume, abbia reso ancor più dura la competizione sul mercato nazionale, particolarmente sensibile al fattore prezzo). La ripartenza dei flussi turistici in ingresso ha inoltre riavviato lo shopping degli stranieri, seppur notevolmente penalizzato dal crollo degli arrivi russi (in aggiunta a quelli cinesi).I livelli occupazionali hanno registrato nel 2022 un rimbalzo, dopo la significativa contrazione di fine 2020 (-4%) e l’ulteriore -1,8% del consuntivo 2021, con il recupero di 1.750 addetti, pari al +2,5%, su dicembre 2021 (sono risaliti a 72.336). Un’inversione incoraggiante ma assolutamente insufficiente, comunque, a ripianare anche le sole perdite del biennio antecedente (-4.300 posti di lavoro). Il lungo ed eccezionale periodo di crisi ha invece inasprito il processo di selezione tra le aziende, facendo scendere a 3.765 unità i calzaturifici attivi, con un saldo negativo di 216 unità a confronto con dicembre 2021: l’arretramento più pesante da un decennio a questa parte.
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“Letture Bergamasche”: Antonio Censi parlerà del suo libro
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Bergamo Domenica 26 Febbraio 2023 alle ore 11:00 in Piazza Terzi 2. Antonio Censi parlerà del suo libro Vita da vecchi – L’umanità negata delle persone non autosufficienti. Edizioni Gruppo Abele. Letture di Massimo Nicoli. La pandemia da Covid-19 ha drammaticamente acceso un riflettore sulle condizioni di vita delle persone anziane non autosufficienti, spesso relegate in un limbo di umanità negata dove le parole cura e presa in carico coprono una realtà di esclusione, confinamento e discriminazione. Per questo non basta discutere di chiusura delle RSA (magari per riaprirle con diverso nome), ma occorre una nuova cultura dell’invecchiamento, fondata sul reciproco riconoscimento fra generazioni. Antonio Censi racconta, in modo lucido e impietoso, cosa succede quando si varca la soglia della non autosufficienza e si entra a far parte di un gruppo sociale collocato ai margini, contemplato solo come fruitore di prestazioni sanitarie e assistenziali. Di qui la proposta di un percorso generale di cambiamento, prima di tutto culturale, a partire dai concetti di fragilità e non autosufficienza. «Socialmente siamo tutti non autosufficienti, vale a dire interdipendenti»: una nuova relazione intergenerazionale potrebbe quindi renderci una società più sana. By Gianni Tognoni. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti, che sono limitati. Prenotazione obbligatoria.
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Scuola: Si allunga la striscia di successi dell’Anief in tribunale
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Nell’ultima settimana sono ben 56 le cause vinte dai legali che operano per il giovane sindacato, per complessivi 147 mila euro recuperati. Il ministero dell’Istruzione è stato condannato a versare ai docenti e Ata cifre importanti, con casi crescenti di più lavoratori – precari e di ruolo – beneficiari dei risarcimenti all’interno di una sola sentenza. Le motivazioni del contendere sono numerosi: dalla Carta el docente negati ai supplenti con almeno 5 mesi di servizi svolti, alla negazione delle mensilità estive o delle ferie non godute dai precari, dalla mancata inclusione di tutti i periodi di pre-ruolo nella ricostruzione di carriera alle stabilizzazioni non attuate pure avendo il dipendente precario superato i 36 mesi di supplenze ritenuti da tempo dall’Unione europea come soglia minima utile per l’accesso al ruolo; dal rifiuto immotivato del riconoscimento del salario accessorio (RPD/CIA) a chi ha stipulato un contratto di tipo “breve e saltuario” oppure degli scatti di anzianità negati per le supplenze effettuate.Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief “la giustizia sta prendendo il sopravvento su posizioni normative o contrattuali a dir poco discutibili. La nostra logica è chiara: se non interviene il legislatore, spetta al tribunale non far soccombere il dipendente. Tantissimi docenti, amministrativi, collaboratori scolastici, educatori, Dsga e altri ancora ci hanno dato fiducia ed ora raccolgono i risultati. Invitiamo coloro che ancora non lo avessero fatto, a presentare ricorso attraverso Anief”.
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Scomparso l’artista ferrarese Adelchi Riccardo Mantovani
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
“Adelchi Riccardo Mantovani dipingeva per salvare il suo sogno di bambino”. Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Ferrara Arte, ricorda il grande pittore e disegnatore nel giorno della scomparsa. Originario di Ro Ferrarese e berlinese d’adozione, aveva compiuto 81 anni lo scorso 7 febbraio. Al Castello Estense di Ferrara era stata allestita una grande mostra trasferita in seguito al Mart di Rovereto, dove si è conclusa qualche giorno fa. “Abbiamo fatto conoscere a Ferrara – e poi a Rovereto – il mondo di un grande artista ferrarese, un grande sognatore, l’ultimo maestro del Rinascimento, erede di Francesco del Cossa e di Ercole de’ Roberti, e pittore non della Storia, ma della propria avventura umana. La sua pittura quasi fiamminga, il ritorno all’infanzia, il suo mondo animato da suore e preti, sono un amarcord formidabile di un migrante italiano che arriva in Germania e lì trova rifugio”. Le vicende della sua vita, le sue ossessioni infantili sono state narrate da lui stesso con insuperabile e seducente candore nelle note autobiografiche realizzate per la grande retrospettiva Il sogno di Ferrara al Castello, e ora presenti nel catalogo della mostra. Mantovani aveva lavorato insieme a Pietro Di Natale e a Vasilij Gusella, rispettivamente direttore e conservatore della Fondazione Ferrara Arte, tanto nella scelta delle opere quanto nella compilazione di questi ricordi. “A Ferrara egli era nato. Anzi a Ro, un piccolo paese sul Po: per coincidenza della sorte lo stesso luogo nel quale per almeno un decennio siamo inconsapevolmente convissuti – continua Sgarbi – Nel 1964, a 22 anni, non ancora pittore, ma semplicemente operaio, Adelchi si trasferì a Berlino, interrompendo ogni rapporto, che non fosse turistico, con la patria. Ma, come ogni vero emigrato, ha portato con sé tutto il suo mondo – ricorda Sgarbi -. E quando, con i tempi e i modi di cui egli stesso ci ha raccontato, ha cominciato a dipingere, via via sempre più perfezionandosi, Ferrara e Ro sono completamente riemerse. Così non sappiamo se Adelchi fosse un pittore italiano a Berlino o un pittore tedesco che, come un nuovo Nazareno, fosse perdutamente innamorato dell’Italia e quella solo dipingesse. Continuando a stare chiuso nella sua solitudine, da Berlino gli era consentito sognare Ferrara. Lì elaborò una capacità pittorica – senza scuola, fatta di ostinazione e rigore – per salvare il suo sogno di bambino. Adelchi ha messo insieme la memoria e il presente creando uno stile assolutamente originale, a cavallo tra la metafisica e il surrealismo”.
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Giovanni Mariotti: I manoscritti dei morti viventi
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Collana i Delfini, pp. 160, 17 euro. Editore La Nave di Teseo. Un raffinato divertissement sul mondo dell’editoria e sulla letteratura, in una storia che è un viaggio tra cortocircuiti logici, istanti onirici e un finale psichedelico in grado di sedurre e attrarre verso l’irrazionale, l’ignoto e il caos. Accanto alla maggioranza silenziosa dei defunti quieti esistono gli Spettri, timidi, complicati, immateriali, e gli Zombi cannibali, mossi da feroci intenzioni di rivalsa; a queste due specie appartengono gli scrittori morti che non si danno pace e tornano con l’intenzione di promuovere la pubblicazione postuma dei loro manoscritti ignorati o rifiutati. Una giovane, fragile donna, responsabile per la narrativa italiana in una grande casa editrice, diventa la vittima delle loro attenzioni. È il punto di partenza di una storia ricca di allucinazioni e stranezze. Il mito del libro impossibile, somma di tutti gli altri e autobiografia dell’umanità in cui ognuno può riconoscersi, è il vero fantasma e il cuore di I manoscritti dei morti viventi. Giovanni Mariotti ha conferito alla sua invenzione il carattere di un racconto “di genere”, tra fantaeditoria e momenti di puro horror. Infettata dalla letteratura, che agisce come virus o droga, la protagonista va incontro a quella che, su un piano sociale, equivale alla perdizione e alla rovina, ma su un piano più generale è una delle tante vie di fuga dalla vasta e asfissiante costruzione ideologica che chiamano “realtà”.
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Dubravka Ugrešić: Il museo della resa incondizionata
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
Collana i Grandi Delfini, trad. Lara Cerruti, pp. 368, 20 euro. Prefazione di Pedrag Matvejecvic. Editore La Nave di Teseo. “Ci vuole uno straniero per capire quanta oscurità c’è nel mondo; Dubravka Ugrešić è questo straniero.” Joseph Brodskij “Dubravka Ugrešić è una scrittrice da seguire, una scrittrice da portare nel cuore.” Susan Sontag Durante la guerra dei Balcani molti iugoslavi in fuga dalle violenze e dai nazionalismi raggiunsero, esuli, Berlino. Queste donne e questi uomini cercarono di preservare quello che restava della loro cultura e della loro identità, entrambe messe a repentaglio dalla dissoluzione della Iugoslavia e, al contempo, si trovarono a dubitare delle certezze con cui erano cresciuti dovendo fronteggiare un futuro nuovo e imprevisto. Per chi, come l’autrice, era stato costretto alla fuga e alla precarietà dell’esilio il bene più importante divennero i ricordi. Ed è per questo che, partendo da una serie di fotografie tenute in una borsa di pelle in fondo a un armadio, Dubravka Ugrešić ricostruisce la vita della madre. Mentre, parallelamente, racconta anche la sua storia, il suo presente e il suo passato, intrecciandola ad aneddoti di vita quotidiana, a suggestioni letterarie e a riflessioni sulla vita e la scrittura creando così un collage fatto di frammenti nitidi come fotografie che, insieme, danno vita a un quadro più grande. Un affresco storico del nostro continente tra gli orrori e le speranze del secolo passato e, al contempo, una riflessione sull’esilio e sulla scrittura come unica patria possibile.
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The Extraordinary Story: Nigeria’s surprise presidential candidate
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
“What do I offer you: coffee, tea, water?” asked Peter Obi, the minor-party candidate leading the polls to become president of Africa’s most populous country. Such hospitality is to be expected: in years of interviewing west African politicians, I’ve never known one not to offer refreshments. Usually the Big Man barks out an order, and a couple of minutes later a flunky shuffles in deferentially with drinks. With Obi, things are different. Though running late and in danger of missing his flight, he ambled over to the kettle himself. “Do you want a big cup or a small one? I’ve brought you a variety of teas,” he said. “It’s not important I have tea,” I protested, not wanting to make him miss a day of campaigning. “Do you need honey?” he asked. In the egotistical and entourage-heavy world of Nigerian politics, Obi’s humility is refreshing. (When I interviewed Rabiu Kwankwaso, another presidential candidate, I sipped from a bottle emblazoned not just with Kwankwaso’s photo but also a list of his academic titles.) The army of young supporters hoping to propel Obi to the presidency on February 25th, who dub themselves “Obidients”, delight in the fact that he often flies economy class, stands in line and carries his own suitcases. They laud him as an outsider shaking up Nigeria’s venal, aged political class. “He’s a young man,” said Kingsley Onwe, an Obi supporter. “We need young guys to come up and take charge now.” Abstract font: The Economist)
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