Medici, ecco quali sono le specialità a rischio estinzione
Posted by fidest press agency su martedì, 14 marzo 2023
Specialità fondamentali per il servizio sanitario nazionale sono sempre più “vecchie” in termini di camici bianchi e sempre più a rischio di sparizione nei prossimi anni, anche nelle regioni popolose e “avanzate”. Parliamo di medici di pronto soccorso, anestesisti rianimatori, chirurghi di prima linea, infettivologi. Lo attestano i dati di Associazione Liberi specializzandi sulle borse occupate, ovvero disertate, nelle scuole di specializzazione post-laurea, ai quali ora si incrociano i dati di Cogeaps-Fnomceo sulla specialistica. Sulle borse non assegnate od abbandonate ora c’è un dato nuovo: se nelle piccole regioni in percentuale ci sono specialità disertate al 100% o quasi, nelle grandi ci sono i numeri assoluti più preoccupanti. In Lombardia nel 2022 dopo il test e le graduatorie non sono state assegnati 919 contratti di specializzazione su 5106 banditi, in Emilia-Romagna deserte 547 borse su 3298, in Veneto non assegnate o abbandonate 634 borse su 2757, in Toscana 565 su 2570, in Friuli VG quasi 300 su 897. Risultato: cinque regioni chiave del Centro-Nord perdono 3 mila specializzandi, fra tutte le discipline materia di corso di specializzazione. O meglio, perdono 2962 candidati su 5724 neolaureati complessivi che hanno rinunciato alla borsa,censiti in 17 regioni tratte dalla ricerca Als. Certo, a parte il caso friulano-giuliano, per le regioni con perdite più ampie in termini numerici si parte in generale da un monte-contratti elevato, più che in altre regioni. Tuttavia,lo spettro di carenze di specialisti nei servizi sanitari pubblici per i prossimi anni si profila adesso anche in realtà dove era inimmaginabile. Le specialità che non piacciono sono le stesse lungo la Penisola: anatomia patologica (disertata dal 60 all’80% dei candidati, che rinunciano alla borsa), farmacologia (diserzioni dal 50 al 76%), microbiologia (fino al 90% di defezioni in Lazio e Lombardia e 100% nelle Marche) e chirurgia generale. Si tratta di discipline importanti per l’utenza, ma poco appetite: è il caso in particolare dell’Emergenza Urgenza che in genere perde tra il 60 e l’80% dei contratti tra non assegnati ed abbandoni, si scende al 30% in Sicilia, regione-oasi dove al contrario le borse sono quasi tutte assegnate. Ad analizzare la situazione, il presidente Fnomceo Filippo Anelli che rilegge anche i primi dati di un’analisi condotta dalCogeaps, il Consorzio della Gestione anagrafica delle professioni sanitarie. Dall’indagine appare che a tutta prima non dovremmo preoccuparci, sono 270 mila i medici specialisti in attività, un numero consolante. Tuttavia, «primo, la fascia di età tra i 64 e i 73 anni -medici in uscita -è prevalente per tutte le specialità. Secondo dato, più preoccupante, si nota un netto calo dei giovani medici che scelgono specialità considerate più a rischio di denunce o comunque con un peggior rapporto tra gratificazioni e frustrazioni. Mentre in allergologia, dermatologia, epidemiologia, il numero di medici con meno di 34 anni è confrontabile con quello della fascia di età successiva, i giovani anestesisti sono meno della metà di quanti ci si attenderebbe per mantenere costante nel tempo il loro numero. E così i cardiochirurghi, i chirurghi generali, i ginecologi-ostetrici». Se a questi numeri si aggiungono quelli di Fnomceo relativi ai mille medici che ogni anno si trasferiscono all’estero, o, ancora, quelli sugli oltre 300 mila processi per responsabilità medica (accertata solo nel 15% dei casi), «gli indizi diventano una prova: il nostro non è un Servizio sanitario nazionale per giovani. Inutile aumentare gli accessi a Medicina se non si rende attrattiva la professione». «Soprattutto nei settori dove la qualità di lavoro e di vita degli operatori è ormai ai minimi termini urge investire sui professionisti, sugli organici, sulla sicurezza, sulle condizioni di lavoro. E, contemporaneamente, far sentire protetti i medici, tutelandoli da controversie temerarie». (fonte Doctor33)
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