Malattie cardiovascolari, un paziente su cinque ad alto rischio rifiuta le statine
Posted by fidest press agency su domenica, 19 marzo 2023
Secondo uno studio pubblicato su JAMA Network Open, più del 20% dei pazienti ad alto rischio di sviluppare malattie cardiovascolari non assume le statine prescritte dai medici. «Il nostro studio evidenzia un numero allarmante di pazienti che rifiutano le statine e ci dice che i medici devono discutere con i pazienti del perché di questa situazione. Dobbiamo capire meglio quali sono le loro preferenze ed essere in grado di fornire un’assistenza più incentrata sul singolo individuo» afferma Alex Turchin, della Harvard Medical School di Boston, che ha diretto il gruppo di lavoro. Dopo aver notato che molti dei loro pazienti con colesterolo alto, tra cui alcuni con diabete, sceglievano di non assumere farmaci sicuri e benefici come le statine per ridurre il rischio di infarto e ictus, Turchin e il suo team hanno cercato di valutare più in profondità questo fenomeno. Lo studio si è concentrato quindi su più di 24.000 pazienti ad alto rischio che soffrivano di malattie coronariche o vascolari, diabete, colesterolo molto alto o avevano subito un ictus. A tutti i partecipanti sono stati raccomandati farmaci a base di statine per ridurre il rischio di infarto e ictus e ridurre i livelli di colesterolo. I ricercatori hanno rilevato che, mentre circa due terzi dei pazienti a cui era stata raccomandata la terapia con statine hanno provato ad assumerla da subito o dopo un periodo di tempo in cui l’hanno rifiutata, circa un terzo non l’ha mai fatto. Dallo studio è inoltre emerso che è stato necessario tre volte più tempo per ridurre i livelli di colesterolo LDL a livelli inferiori a 100 mg/dL nelle persone che inizialmente non hanno voluto assumere le statine, rispetto a quelle che l’hanno fatto da subito. La più grande sorpresa dello studio, tuttavia, è stata il tasso di rifiuto molto più elevato da parte delle donne rispetto agli uomini. Gli autori suppongono che questo possa essere dovuto almeno in parte alla falsa convinzione che le malattie cardiache abbiano un impatto maggiore sulle persone di sesso maschile. «Penso che si sottovaluti quanta differenza abbia fatto la medicina moderna per la durata e la qualità vita, e il ruolo che farmaci come le statine possono svolgere in tutto questo» conclude Turchin. (Fonte Cardiologia33)
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