In aumento le malattie del fegato, colpa di sedentarietà
Posted by fidest press agency su domenica, 26 marzo 2023
Il territorio è la sentinella dei cambiamenti sociali. I medici di medicina generale ammettono che sono peggiorate le abitudini degli italiani. “È aumentato il consumo di psicofarmaci e di bevande alcoliche (vino, birra, superalcolici anche consumati in unica occasione), dilaga la vita sedentaria e aumentano le persone obese e in sovrappeso, tutto questo a scapito del fegato che presenta il conto: cirrosi, che può portare a gravi complicanze come ascite, insufficienza renale, encefalopatia epatica, ipertensione portale, varici esofagee, peritonite batterica spontanea, fino ad arrivare all’epatocarcinoma”. L’obesità in Italia interessa quasi la metà degli adulti e almeno un terzo dei bambini (la quota è pari all’11,5% (maschi 12,3%, femmine 10,8%) mentre nella popolazione adulta la quota di sovrappeso è del 36,1% (maschi 43,9%, femmine 28,8%), evidenziando un trend in costante crescita (dati Istat, 2021); è aumentato il consumo di psicofarmaci (i dati Ocse parlano di un aumento tra il 2000 e il 2019 del 14%) e di bevande alcoliche (oltre 8,6 milioni di persone sono a rischio di dipendenza, circa 800.000 minorenni e 2,5 milioni di over 65 persone sono a rischio per patologie e problematiche correlate); inoltre si conduce una vita troppo sedentaria; tutto questo a scapito del fegato. In Italia sono 180mila le persone colpite da cirrosi epatica, con un tasso di prevalenza dello 0,3% della popolazione totale. L’impatto di questa malattia cronica multifattoriale, molto spesso sottovalutata a tutti i livelli, è molto pesante: 170mila decessi in Europa ogni anno, 10-15mila solo in Italia. Il 64% dei decessi per cirrosi epatica sono alcol correlati. Dopo una fase asintomatica proprio per questo pericolosa e spesso sottovalutata, la cirrosi diventa scompensata quando i pazienti sviluppano gravi complicanze come ascite (21%), insufficienza renale, encefalopatia epatica (16%, di solito è reversibile se opportunamente trattata ed è generalmente scatenata da cause specifiche che potrebbero e dovrebbero essere evitate o prevenute), ipertensione portale, varici esofagee, peritonite batterica spontanea, fino ad arrivare all’epatocarcinoma (sesto tumore al mondo, per incidenza, rappresenta il 90% di casi di cancro al fegato; in Italia sono stati diagnosticati più di 10.000 nuovi casi nel 2020) e al trapianto. C’è un altro aspetto legato alle malattie del fegato. I pazienti con malattie epatiche non vengono riferiti tempestivamente allo specialista con conseguenze importanti: disabilità, ripetute ospedalizzazioni e costi relativi molto più alti di quelli sostenuti per i malati con scompenso cardiaco, con BPCO riacutizzata e con stroke. “L’attivazione della Rete Epatologica Veneta costituisce un passo sostanziale per garantire all’utente della sanità la migliore assistenza indipendentemente da dove abiti e da quali siano le sue capacità di muoversi all’interno della Regione – prosegue Fabio Farinati, Direttore Dipartimento di Scienze chirurgiche oncologiche e gastroenterologiche UNIPD -. La rete garantisce, infatti, lo scambio di informazioni e di capacità gestionali fondamentale per mettere a disposizione del paziente il miglior percorso diagnostico terapeutico senza che debba, salvo eccezioni, essere accentrato in strutture Hub”. Proprio in questa ottica, il Piano socio sanitario regionale 2019-2023, approvato con l.r. 28 dicembre 2018, n. 48, prevedeva l’istituzione di reti cliniche-assistenziali”.
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