Per Meloni i banchi di prova decisivi saranno due, la gestione dei migranti e il Pnrr
Posted by fidest press agency su lunedì, 27 marzo 2023
Il primo problema, già grave per le morti che ci sono state e per la moltiplicazione degli sbarchi rispetto al passato, rischia di diventare esplosivo se la situazione in Tunisia si facesse incontrollabile. La presidente del Consiglio ha cercato un’alleanza con i tedeschi, ha ricucito i rapporti con Macron (peraltro debolissimo per le vicende interne alla Francia), ma fin qui ha tessuto poca tela in Europa. E per trovare un po’ di solidarietà potrebbe trovarsi costretta a cedere su altri fronti comunitari, a cominciare dal Mes (che avrebbe dovuto già da tempo accettare) e dal rinnovo del patto di stabilità Ue. Quanto al Pnrr, il ritardo che già si era accumulato con il governo Draghi non è stato ancora colmato, tanto che nei prossimi giorni rischiamo di non ottemperare ad una scadenza che ci farebbe perdere 19 miliardi. E se dovessero andare a pallino anche solo una parte degli investimenti previsti, rischieremmo la recessione nel breve periodo e il ritorno alla “crescita zero virgola” nel prossimo biennio-triennio. E in una fase di tassi al rialzo resi necessari dal persistere dell’inflazione (che non è più solo da offerta, cioè dipendente dai prezzi energetici, ma comincia ad essere anche da domanda, come negli Stati Uniti: su questo si veda la War Room di giovedì 23 marzo con Mario Baldassarri, Veronica De Romanis e Stefano Micossi, qui il link) aumenta il costo del nostro debito pubblico e quindi si fa più complicata la sua gestione. Insomma, sul Pnrr ci giochiamo tutto, ma nel governo i soli consapevoli mi sembrano Meloni e il ministro Fitto. Il resto della compagnia parla d’altro. Tutto a vantaggio dell’opposizione e in particolare di Schlein? Dubito. Intanto non esiste l’opposizione al singolare, ma al plurale, e con diversità, almeno rispetto al Terzo Polo, del tutto insormontabili (per fortuna, aggiungo io). In secondo luogo, l’effetto Elly che i sondaggi rilevano favorisce il Pd a scapito dei 5stelle in un gioco a somma zero: il perimetro del “campo largo” resta invariato. Si dirà: meglio, però, se è il Pd ad essere più forte. Sì, ma se per esserlo Schlein cannibalizza Conte rubandogli temi e parole d’ordine, che ce ne facciamo di un Pd grillinizzato? Se, per esempio, la nuova segreteria dem si spingerà sul terreno del pacifismo senza se e senza ma fino al punto da non votare più in Parlamento le forniture militari – posizione favorevole che Enrico Letta, pur con tutti i suoi limiti, ha tenuto saldamente ferma – proprio per rincorrere la spregiudicata posizione anti-Zelensky di Conte, il rafforzamento elettorale del Pd non ne farebbe comunque un’alternativa credibile di governo. E lo stesso sarà se l’ambiguità fin qui tenuta dalla neo-segretaria su questioni come i rigassificatori e il termovalorizzatore di Roma, rimarrà tale o peggio diventerà esplicita contrarietà. Insomma, di un Pd movimentista che si trasfiguri fino a diventare a immagine e somiglianza dei pentastellati per inseguire il mantra del “torniamo ad ascoltare la gente”, l’Italia non ne ha bisogno. Così come non ha bisogno di una Meloni che non si mostri all’altezza della partita che ha voluto giocare. Ben vengano leadership femminili. Tuttavia quello che serve è portare al governo del Paese competenze, sensibilità, visione, innovazione che finora sono mancate. Altrimenti ci saremo inventati l’ennesima variante dello strabico bipolarismo all’italiana, che è destinata a non servire a nulla. E a durare poco. (abstract by http://www.terzarepubblica.it by Enrico Cisnetto Direttore TerzaRepubblica)
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