Quando mangiare diventa un’ideologia e la si vuole imporre. Sembra essere la politica del governo, che vede schierati in prima fila il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e quello degli Esteri Antonio Tajani, nonché l’associazione di agricoltori Coldiretti. Il punto di partenza sono state le etichette alimentari maggiormente in uso in Unione Europea e che il governo sta cercando di bloccare, in questo caso con alleati dentro e fuori lo stesso governo nazionale. Nutriscore, le etichette che classificano i prodotti per l’equilibrio dei contenuti per la salute usando i colori, vengono definite un attentato alla salute e all’informazione del consumatore… quando è vero, invece, proprio il contrario, visto che l’alternativa proposta (Nutriforme battery) prevede solo elenco e quantità dei componenti senza una valutazione complessiva sulla salubrità dei prodotti. Tutto nasce perché alcuni prodotti tipici del made in Italy non verrebbero valutati al massimo della salubrità e sarebbe quindi scalfito il dogma del made in Italy buono a prescindere. dogma dietro il quale è implicita la difesa delle aziende italiane, costi quel che costi. Poi ci sono le etichette sugli alcolici (vino incluso) che l’Irlanda ha deciso di apporre con avvertenze per un uso moderato. Qui il fronte italiano di opposizione si è esteso anche ad altri 8 Paesi dell’Unione, tre dei quali (Francia e Spagna insieme ad Italia) producono il 47% del vino mondiale, tutti preoccupati per l’impatto sulle proprie produzioni nazionali. A margine di questo c’è da registrare il divieto in Italia, con tanto di legge, per la produzione della carne coltivata, da aggiungere alla derisione e allerta continua contro le farine da insetti. In questo contesto le ideologie e la politica si inseriscono a giustificazione e rafforzamento delle loro posizioni.Il top si è manifestato l’altro giorno, col ministro degli Esteri che ha definito illiberale la decisione irlandese di etichette sugli alcolici ed ha declamato di vuol essere libero di mangiare quel che vuole, che la dieta mediterranea fa bene e non la vuole imporre a nessuno.Noi non ci siamo mai posti il problema se mangiare sano o meno fosse una scelta liberale, ma crediamo sia poco liberale vietare e imporre, come fa il nostro ministro, i divieti per le etichette anche in Irlanda ed ha vietato la carne coltivata nel nostro Paese. Una preoccupazione finale. Il metodo sembra che sia quello di intorbidire l’informazione, dicendo tutto e il suo perfetto contrario, sì da non far comprendere la ratio delle questioni e sì che i consumatori valutino solo rispetto a slogan generici quanto imprecisi (“il made in Italy è buono a prescindere”), scegliendo più per presunta fede che per razionalità. Metodo che al momento sembra vincente perché, bloccando una serie di iter legislativi europei e facendo cagnara per cercare noi italiani di vietare una legge irlandese, il risultato è il consenso di cosiddetta pancia, produttivo per conservare il potere oggi ma suicida ed omicida per qualunque futuro. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it
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Quando mangiare diventa un’ideologia e la si vuole imporre
Posted by fidest press agency su martedì, 30 Maggio 2023
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Per il razzismo sugli italiani è lite a New York
Posted by fidest press agency su lunedì, 29 Maggio 2023
Il consigliere comunale di Brooklyn, Chi Chi Ossé, è finito al centro di un’accesissima polemica a causa di alcuni commenti ritenuti offensivi verso la comunità italo-americana di New York. La controversia nasce da una dichiarazione rilasciata lunedì da un esponente democratico che presiede la Commissione per gli Affari Culturali del Consiglio comunale di New York. Al centro della diatriba c’è un’impresa edile di nome Dragonetti Brothers Landscaping, che in passato si è aggiudicata alcuni appalti comunali ma che l’anno scorso è stata costretta a pagare più di un milione di dollari in rimborsi per frode assicurativa. Nel corso di un dibattito relativo proprio agli appalti pubblici vinti dalla controversa azienda di costruzioni, Ossé ha affermato che “il nome ‘Dragonetti’ avrebbe dovuto essere il primo campanello d’allarme nell’aggiudicazione delle gare“. Un’uscita che non è decisamente piaciuta ai numerosi legislatori italo-americani di New York tra cui il repubblicano Joe Borelli (Staten Island) e il democratico Bob Holden (Queens). Secondo loro, infatti, si tratterebbe di un commento di cattivo gusto sul cognome italiano della ditta, lasciando intendere che le aziende gestite da italo-americani abbiano un che di losco e sospetto a causa di presunti legami con la criminalità. “Il commento di Ossé durante un’udienza del Consiglio comunale che paragona gli italiani alla criminalità organizzata è riprovevole e disgustoso e non ha posto nella nostra società”, ha detto Borrelli. “È inquietante vederlo dare ripetutamente prova di bigottismo e razzismo, ed è ora che si scusi per il suo commento, che segua un corso di formazione sulla sensibilità e sui pregiudizi e che si impegni a fare meglio in futuro”, ha aggiunto. Holden ha invece definito l’osservazione del collega di partito “disgustosa”. Non si è fatta attendere la replica di Ossé, che ha precisato che il suo intento non era quello di denigrare gli italo-americani, bensì di evidenziare i precedenti penali dell’azienda. “Non aveva nulla a che fare con gli italiani”, ha detto il consigliere. “Aveva invece tutto a che fare con il fatto che l’azienda è già stata condannata in passato”. L’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan sostiene che tra il 2017 e il 2019 la Dragonetti Brothers abbia classificato erroneamente 217 operai, capisquadra e operatori di attrezzature pesanti come fioristi, assistenti d’ufficio o rappresentanti di vendita per evitare di pagare più di 1,1 milioni di dollari di premi assicurativi. Per questo motivo le è stato impedito di lavorare con il Dipartimento di progettazione e costruzione della città per tre anni. Al di là della diatriba apparsa sulle pagine dei principali giornali newyorkesi, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ancora una volta gli italoamericani, pur essendo una delle principali componenti della società americana, sono il bersaglio degli “altri” a causa di stereotipi che non sono mai sopiti. Giusta, quindi, la presa di posizione da parte di chi invece vuole stigmatizzare il falso, bigotto, binomio ancora presente nella mentalità di troppi, italiani=mafiosi.
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DL Siccità, De Carlo: “Soluzione per miglior funzionamento delle opere e maggior sicurezza idraulica”
Posted by fidest press agency su domenica, 28 Maggio 2023
Dopo il Decreto Legna, arriva un altro importante provvedimento a sostegno della pulizia della rete idrologica nazionale: grazie all’approvazione dell’emendamento al DL Siccità presentato in commissione da Fratelli d’Italia a prima firma Andrea De Priamo infatti, i soggetti concessionari di derivazioni idroelettriche potranno svolgere “attività di pulizia del materiale flottante”. “In questo modo, Enel e tutti i gestori pubblici e privati potranno – previa presentazione di un apposito piano – procedere alla pulizia dei laghi, così da poter migliorare l’efficienza e la produttività degli impianti e, al tempo stesso, incrementare la sicurezza idraulica del territorio”, spiega il presidente della IX Commissione – Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, il senatore FdI Luca De Carlo. “Nota importante: l’emendamento presentato nella commissione che presiedo prevede che i costi dei lavori di pulizia e smaltimento dei rifiuti raccolti siano interamente a carico dei soggetti gestori. Nessun aggravio quindi per le comunità locali.” L’emendamento approvato indica anche le caratteristiche richieste dal piano di manutenzione, che dovrà menzionare superficie interessata, periodi dell’anno durante i quali verranno svolte le operazioni e una descrizione generale degli interventi.
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Dossier di esperti ambientalisti sul ponte sullo Stretto di Messina
Posted by fidest press agency su domenica, 28 Maggio 2023
L’approvazione del decreto legge voluto dal governo che rilancia il progetto del 2011 del ponte ad unica campata sullo Stretto di Messina non supera le criticità di fondo sollevate dagli ambientalisti sulla insostenibilità dal punto di vista ambientale, economico-finanziario e sociale dell’opera. Un’opera dal costo elevatissimo e ingiustificato (14,6 miliardi di euro, quasi un punto di PIL), di cui non è stata ancora dimostrata la costruibilità e non è finanziata, che si vuole realizzare con una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale addomesticata e bypassando l’obbligo di gara per l’affidamento al general contractor. Nell’ articolato dossier “Lo Stretto di Messina e le ombre sul rilancio del ponte” Kyoto Club, Lipu e WWF, grazie al contributo di un qualificato pool di esperti, individuano le principali questioni che rimangono irrisolte.Sotto il profilo finanziario le carenze di analisi economica determinano, come viene documentato nel dossier dagli esperti, l’indisponibilità della comunità finanziaria a sostenere il progetto con partecipazione al capitale di rischio. Ne consegue che il Piano Economico e Finanziario, assecondando le indicazioni recepite in sede di audizioni parlamentari, pone a totale carico pubblico il rischio finanziario sia dell’investimento che della gestione dell’infrastruttura. A conferma fu il gruppo di lavoro del MiMS a sostenere che appare evidente come la brevità del percorso di attraversamento e delle relative opere connesse non consente di prevedere un numero di pedaggi a carico degli utenti in grado di consentire un’operazione di project financing.I flussi di traffico non ripagano l’opera, si sostiene nel dossier. Il gruppo di lavoro del MiMS documentò che il 76,2% degli spostamenti su nave in ambito locale avviene da parte di passeggeri senza auto al seguito e complessivamente coloro che ogni giorno si muovono tra le due sponde sono 4.500 persone, un numero assai esiguo a confronto con altre direttrici nazionali. Per quanto riguarda il trasporto su ferro il canone di utilizzo della infrastruttura ferroviaria sarà determinato, secondo quanto viene detto nel decreto legge sul ponte, in misura tale da perseguire la sostenibilità ambientale dell’opera, costituendo una vera e propria tassa sul trasporto ferroviario. Mentre il traffico su gomma previsto sul ponte sarebbe di 11,6 milioni di auto, a fronte di una capacità annua della infrastruttura pari a 52,56 milioni di auto, ovvero di 105 milioni di auto considerata la bidirezionalità dei flussi, ne discende un grado di saturazione dell’11% del ponte estremamente modesto che non giustifica l’opera.Legittimità costituzionale. I giuristi che hanno contributo alla stesura del dossier contestano la legittimità costituzionale delle norme introdotte nella legge di Bilancio 2023 e dal DL n. 35/2023, convertito con modificazioni in legge, per la sospetta violazione degli articoli 9 (tutela del paesaggio e dell’ambiente), 32 (tutela della salute) e 41 (iniziativa economica privata) perché la tutela del paesaggio e dell’ambiente, anche nell’interesse delle future generazioni, rientra tra i principi fondamentali e prevale nel bilanciamento dei valori, in quanto valori primari e sistemici (Corte Costituzionale n. 179 del 2019). Opinabile anche il rispetto delle disposizioni sotto i profili della tutela della salute (art. 32), della funzione sociale dell’impresa (art. 41), nonché dei diritti inviolabili dell’uomo e dell’adempimento del dovere di solidarietà di cui all’articolo 2 Cost. Le norme che dispongono la realizzazione di un progetto, privo di valutazione ambientale in spregio alla vocazione naturalistica dei luoghi di rara bellezza e fragilità in ambiti tutelati delle direttive comunitarie per la più alta concentrazione di biodiversità al mondo, sono irragionevoli in quanto non considerano l’opzione zero. (abstract: fonte Gruppo di lavoro di redazione del dossier “Lo Stretto di Messina e le ombre sul rilancio del ponte”
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Identità di genere e inclusione sociale: un convegno a Susa
Posted by fidest press agency su sabato, 27 Maggio 2023
Susa Lunedì 29 maggio presso il Castello di Adelaide dalle 9.30 alle 12.30 si svolgerà un convegno, patrocinato dalla Città metropolitana di Torino dal titolo: “Processi di discriminazione e inclusione sociale: un’analisi culturale e scientifica sulla sessualità e identità di genere”. L’iniziativa nasce dal team di ProgressivaMente, centro clinico multidisciplinare con sede a Susa, che, vista la necessità delle nuove generazioni di approfondire sempre di più il tema della sessualità e dell’identità di genere, e viste le policies nazionali e internazionali sul tema propone un evento culturale e scientifico destinato gli allievi delle scuola secondaria di secondo grado del territorio di Susa. Interverranno: Roberto Melis, psicologo e psicoterapeuta presso il Centro ProgressivaMente; Gioacchino Orlando, assistente sociale presso associazione Quore, Valentina Cera, consigliera delegata alle politiche sociali e di parità della Città metropolitana di Torino, Don Gianluca Carrega, sacerdote biblista, direttore dell’Ufficio pastorale della cultura per la Diocesi di Torino e responsabile della Pastorale per le persone; Capitano Federico Mucciacciaro, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Susa. Modera Elena Bardotti, psicologa dell’équipe del Centro multispecialistico per l’età evolutiva e adulta ProgressivaMente.
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Sardegna: L’isola formata dall’unione di due microplacche tettoniche
Posted by fidest press agency su sabato, 27 Maggio 2023
Grazie all’analisi paleomagnetica effettuata su campioni di roccia prelevati in diverse località della Sardegna (in particolare nel Sulcis), un team di ricercatori dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e del Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre ha evidenziato come l’isola sembrerebbe essere il prodotto dell’unione di due microplacche tettoniche indipendenti avvenuta tra 30 e 21 milioni di anni fa.Mentre la parte settentrionale della Sardegna faceva parte di un unico blocco con la Corsica e la Provenza, la placca meridionale dell’isola apparteneva alla cosiddetta placca Iberica, disaccoppiatasi dall’Europa tra 120 e 150 milioni di anni fa, durante l’apertura del Golfo di Biscaglia, con una prima rotazione antioraria di 30°” , prosegue Gaia Siravo, ricercatrice dell’INGV e coautrice dello studio. “Con una seconda rotazione antioraria di 30° avvenuta tra 30 e 21 milioni di anni fa, la Sardegna meridionale si è saldata al resto del blocco Sardo-Corso lungo la cosiddetta faglia di Nuoro. Dopodiché, tra 21 e 15 milioni di anni fa, l’intera ‘nuova’ placca Sardo-Corsa si è staccata definitivamente dal margine europeo con una rotazione antioraria di 60° e ha raggiunto la sua posizione attuale” .I risultati ottenuti da questo lavoro suggeriscono, dunque, che prima di 30 milioni di anni fa la placca Iberica fosse in realtà molto più grande di come è oggi (si parla, infatti, di “Greater Iberia”) poiché era unita non soltanto alla Sardegna meridionale, ma anche alle Isole Baleari, al blocco Calabro-Peloritano, ai blocchi Kabili (Algeria settentrionale) e al blocco Alboran (che comprende Marocco e Andalusia). Dopodiché, a partire da 30 milioni di anni fa, Greater Iberia è stata frammentata e le microplacche prodotte da questa frammentazione si sono disperse fino a raggiungere la loro posizione attuale.Citazione dello studio: Siravo, G., Speranza, F., & Mattei, M. (2023). Prove paleomagnetiche per la deriva indipendente pre-21 Ma della Sardegna meridionale dalla Sardegna settentrionale-Corsica: “Grande Iberia” contro Europa. Tettonica, 42, e2022TC007705.
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Gas russo e Italia. I preamboli e i fatti del disastro. Morte piuttosto che vita
Posted by fidest press agency su venerdì, 26 Maggio 2023
E’ interessante, quanto sintomatica, l’intervista che un quotidiano ha fatto all’attuale presidente dell’Enel e del Milan, Paolo Scaroni, relativamente al periodo 2005-2014 quando era amministratore delegato dell’Eni e curava lo storico rapporto tra questo ente di Stato e la Russia che così viene sintetizzata dallo stesso quotidiaoi: “I russi erano partner commerciali. Pensavo che fossero fornitori affidabili, come lo pensavano Angela Merkel e il cancelliere austriaco. Io ho approvato il contratto con Gazprom perché era nell’interesse di Eni e perché condiviso dai vertici politici di allora”. Un viaggio politico su come il nostro Paese era arrivato ad avere anche il 40% delle forniture di gas dall’Unione Sovietica prima e dalla Russia poi. Sostanzialmente un “avevo obbedito agli ordini”, frase che abbiamo sentito riecheggiare in modo macabro anche durante il processo di Norimberga ai gerarchi nazisti e pronunciata da tutti i dipendenti – militari o meno – che hanno sempre obbedito agli ordini, anche più umanamente truci, dei loro superiori, dittatori o meno che siano. Ovviamente la storia ci dice che ci sono varie eccezioni, ma fanno parte di una sorta di storia parallela (Aventino durante il fascismo, obiettori di coscienza durante la prima guerra mondiale, resistenze anche clandestine ai vari dittatori degli ultimi secoli, etc). Eccezioni a cui Scaroni non appartiene e, con lui, i governanti che gli davano il lasciapassare per il commercio del gas. In quegli anni, nonostante Putin manifestasse già da tempo le sue intenzioni e pratiche politiche, il tutto veniva ignorato in nome del “dio gas”. Tappandosi occhi e orecchie rispetto a quella che, Unione Sovietica ante-perestroika prima, e Russia putiniana poi, facevano e disfacevano ammazzando persone e diritto. Oltre ad invitare a leggere e riflettere su questa disincantata intervista, ci permettiamo una riflessione. I consumi non sono mai apolitici: ogni volta che accendiamo un fornello a gas o gustiamo, per esempio, un pezzo di cioccolato, dietro c’è tutto un mondo che, in virtù dei modelli dominanti di produzione e commercio, hanno portato il Pianeta da un punto di vista ambientale, e le nostre società da un punto di vista umano e politico, a favorire la morte piuttosto che i diritti. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it
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Demografia e nascite. Il ministro dell’Agricoltura e del ceppo
Posted by fidest press agency su martedì, 23 Maggio 2023
Il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, non cessa di stupirci. Note le sue esternazioni contro le etichette alimentari basate sul fatto che il “made in Italy” sia sano a prescindere. Note le sue esternazioni contro chi starebbe operando per la sostituzione etnica degli italiani. Noti i suoi tentativi di recupero da questa teoria nazi/fascista (come dice il web del governo – dicendo che occorre impegno per la difesa dell’italianità. Non sapendo come continuare con queste sue dichiarazioni, oggi ne ha prodotta un’altra: “investire sul quel ceppo a cui noi apparteniamo come italiani”. Quindi… noi italiani apparteniamo ad un ceppo. Che va difeso ed alimentato, visto che le nascite nella Penisola solo in calo, nonostante nel mondo sia in corso un’esplosione demografica che preoccupa tutti, tranne il nostro ministro e i suoi sodali. Il ceppo italiano sarebbe di per sé fondamentale per garantire, secondo il ministro, le politiche per sfamare i disperati che nascono senza controlli in tutto il resto del mondo. Olio, vino e parmigiano contro la fame nel mondo, sembra dirci Lollobrigida; e se qualcuno azzarda, per esempio, che per sfamare i disperati sarebbe opportuno, visti anche i disastrosi attuali impatti ambientali dei modelli di produzione in vigore, anche la produzione di carne sintetica e l’uso di farine da insetti… apriti cielo, orrore e reato su tutto l’orbe terracqueo. Al nostro ministro chiediamo di praticare il senso della misura. Anche perché è pur sempre un nostro ministro, che rispettiamo e che è nostro interlocutore… anche se noi credevamo fosse solo per l’Agricoltura, mentre ora è anche ministro del ceppo…. Honni soit qui mal y pense. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it
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Disastro Emilia-Romagna. Non basta rimandare debiti bancari, bollette e imposte, l’amministrazione deve pagarli come risarcimento
Posted by fidest press agency su lunedì, 22 Maggio 2023
I creditori pubblici stanno rimandando le riscossioni del dovuto, mentre si allunga la lista di quelli privati tipo prestiti bancari e bollette per servizi energetici e di telecomunicazione.Si rimandano le preoccupazioni in un momento tragico, ma non si annullano. Come faranno domani le persone coinvolte? L’unica certezza del domani sono debiti maggiori di quanti ne avevano prima, da aggiungere a quelli di un quotidiano che sarà molto più costoso perché di ricostruzione.Crediamo sia opportuno non solo rimandare i debiti, ma trattarli da subito per quello che sono, “danni di guerra”. Guerra scatenata non da imperizie dei cittadini colpiti, ma dalle autorità che non hanno fatto quanto avrebbero dovuto.Nella fattispecie è bene ricordare che la Regione Emilia-Romagna ha restituito allo Stato (nel 2021-2022) 55,2 milioni di euro non utilizzati su un finanziamento di 71,9 min per manutenzione dei corsi d’acqua. Manutenzione che, dove è stata fatta, ha funzionato: per esempio, a Modena dove sono state fatte le vasche di espansione sul Panano e sul Secchia, non ci sono state alluvioni. A Parma le esondazioni non sono avvenute sul torrente Parma ma sul Baganza dove non erano state fatte le vasche. Quello che è accaduto e accade è dovuto a precise mancanze dell’amministrazione. Che si deve far carico non solo della ricostruzione pubblica ma anche delle situazioni debitorie delle vittime delle proprie incurie. Le bollette, i debiti bancari, le imposte varie, devono sì essere sospese, ma per essere poi pagate dall’amministrazione. Regione, Comuni e Stato si comincino ad organizzare in merito. Altrimenti le vittime di oggi saranno anche le vittime di domani, quando rimediare sarà molto più difficile. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it
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Eirenefest 2023: a Roma per costruire la cultura della nonviolenza
Posted by fidest press agency su domenica, 21 Maggio 2023
Roma nel quartiere di San Lorenzo dal 26 al 28 di Maggio del 2023 presentazione della seconda edizione di Eirenefest, Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza. Il Festival, promosso da numerose realtà editoriali, associazioni e movimenti pacifisti e nonviolenti, propone 90 eventi tra tavole rotonde, presentazioni, laboratori, proiezioni e una intensa attività per i più piccoli ai Giardini di Villa Mercede. Gli stand di realtà editoriali e associazioni si troveranno nei Giardini del Verano dove la Libreria Giufà gestirà la libreria del festival mentre le attività si diffonderanno nel quartiere di San Lorenzo presso la Biblioteca Tullio De Mauro, la Libreria Antigone, la Casa Umanista le associazioni AMKA, ENGIM. Sempre ai giardini del Verano sarà presente lo Scaffale della Nonviolenza dove tutti i partecipanti potranno fare bookcrossing dei loro libri preferiti e si potrà ammirare l’installazione del Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale. Il programma include anche un’interessante proposta per bambini e adolescenti presso i Giardini di Villa Mercede. Il festival conterà sulla partecipazione di ospiti internazionali come Ogarit Younan dell’Università per la Nonviolenza di Beirut, Pat Patfoort, antropologa belga, l’israeliana Sharon Dolev che lavora fianco a fianco con l’iraniano Emad Kiyaei per l’eliminazione della armi nucleari in Medio Oriente, Rafael de la Rubia, ideatore della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, Philippe Moal, saggista francese, Tony Robinson, giornalista di Pressenza e attivista antinucleare, Deborah Tormen, educatrice argentina, Carlos Beristain, psicologo e medico spagnolo che lavora da decenni in ambito internazionale con e per le vittime di gravi violazioni di diritti umani, Veysi Altay, fotoreporter e regista curdo-turco, Fariborz Kamkari, scrittore e regista curdo-iraniano, Rojbîn Berîtan, traduttrice e scrittrice. Il festival è gratuito. È suggerito di iscriversi al festival e informarsi sul sito http://www.eirenefest.it
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La storia politica italiana di questi giorni vista da Enrico Cisnetto
Posted by fidest press agency su domenica, 21 Maggio 2023
By Enrico Cisnetto. Lasciamo a chi si ciba di ridicolo il puerile tentativo di trarre un vincitore nazionale e un’indicazione politica generale dalle parzialissime elezioni amministrative (10% dei Comuni italiani) che si sono appena tenute e che peraltro devono ancora registrare l’esito dei ballottaggi. L’Italia non è tutta in mano a Giorgia Meloni e non guarda più di tanto a Elly Schlein, e chi si vuole sottrarre a questa alternativa non ha (ancora) un’offerta politica che lo possa soddisfare. Ecco cosa ha detto il nulla di fatto di domenica scorsa. E poi lo sanno tutti che la vera misurazione del consenso avverrà con le europee del prossimo anno, non solo perché riguarderanno l’intero corpo elettorale, ma soprattutto per via del metodo proporzionale con cui si svolgono, che spingerà a un “tutti contro tutti” che finirà per far esplodere le malcelate tensioni che fin dall’inizio della legislatura attraversano sia le forze di maggioranza sia quelle di opposizione. Tuttavia, da queste comunali qualche spunto si può ugualmente ricavare. In particolare, si conferma bassa l’affluenza alle urne – che non ha raggiunto il 60% nonostante si trattasse di consultazioni di massima prossimità, che di solito creano maggiore coinvolgimento – e si aggrava il fenomeno, ormai diventato patologico, della proliferazione delle liste civiche, segnale inequivocabile della crisi della politica realizzata attraverso i partiti. Ma soprattutto si consolida la fine del ciclo politico iniziato con il primo successo grillino del 2013, che Giovanni Orsina ha definito “della protesta”, nel quale veniva premiato dagli italiani più chi usava il tasto del biasimo che quello della rassicurazione. Infatti, la paura generata dal Covid prima, e poi dalla guerra e dal ritorno dell’inflazione, ha indotto e induce a preferire la stabilità di governo, e questo più che giocare a favore del centro-destra o del centro-sinistra, orienta il consenso verso figure che usano un linguaggio misurato e si atteggiano con fare moderato. Mi rendo conto che si tratta di categorie della psicologia e dell’immagine, ma oggi la politica più di questo non offre.In questo scenario, è evidente che a trarre maggior vantaggio non può che essere chi sta al governo – e tra questi chi ci sta in modo credibilmente composto – e viceversa ne ha danno chi sta all’opposizione, che può convincere gli elettori a produrre un ribaltone solo se offre maggiori garanzie in termini di capacità di governo, non sbraitando più e peggio di prima. Ora, se c’era (e non uso a caso il verbo al passato) un partito che incarnava i tratti della forza di governo, questo era il Pd. Tanto che in molti – a mio giudizio, sbagliando – hanno attribuito il suo declino elettorale all’essere troppo “governista”. In realtà è per aver deluso chi si aspettava che governasse bene che tanti elettori l’hanno abbandonato, essendosi mostrato indeciso a tutto nel cercare strenuamente di piacere a chiunque. In tutti i casi, la risposta che il Pd ha dato alla sua crisi è stata l’esatto opposto di quello che la fine del “ciclo della protesta” avrebbe richiesto. Tralascio qui il giudizio sulla consistenza politica e le qualità personali di Elly Schlein così come sulle assurde modalità con cui è stata nominata alla segreteria del partito – ne ho già scritto qui e parlato in varie War Room, ora da aggiungere ci sarebbero solo le braccia cascate di fronte alla copertina di Vogue e alle rivelazioni sull’abbigliamento consigliatole dalla sua “armocromista” – e mi concentro su posizionamento politico e contenuti. Non saprei dire se per scelta consapevole o per semplice conseguenza del suo modo di essere, Schlein sembra perseguire un unico obiettivo: erodere spazi e voti ai 5stelle. Per chi, come me, pensa che l’avvento del grillismo sia la più grande disgrazia capitata alla nostra politica negli ultimi tempi, lì per lì la cosa potrebbe apparire buona e giusta. Peccato che per farlo il Pd di Schlein debba necessariamente assumere la postura pentastellata, con ciò nascondendo i suoi tratti riformisti. Il risultato di questa trasformazione politica potrà anche far travasare un po’ di voti dai 5stelle al Pd – specie in elezioni amministrative – ma produce due effetti nefasti. Il primo è che il perimetro del centro-sinistra – ammesso e non concesso che sia corretto definirlo tale – rimane immutato, il secondo è che con il Pd spostato su posizioni massimaliste la (ri)conquista del centro, che è uno spazio molto più vasto di quanto dicano i numeri di chi maldestramente lo presidia, diventa mission impossible. Basta leggere il documento firmato da tre riformisti piddini doc come Stefano Ceccanti, Enrico Morando e Giorgio Tonini – che trovo del tutto condivisibile ad eccezione della conclusione a cui giunge, e cioè l’indicazione ai riformisti di continuare a rimanere nel Pd anziché costruire un partito finalmente tutto loro – per capire come Schlein e la sinistra riformista siano incompatibili. Ma c’è di più. Se il Pd non riesce a far altro che evocare il fascismo per definire l’opposizione a Giorgia Meloni – rinunciando così a prendere atto che pur con tutti i suoi limiti e difetti, la presidente del Consiglio è molto meglio dei suoi alleati, con tutto quello che ciò potrà politicamente significare una volta che gli scontri dentro la maggioranza dovessero superare la soglia della tollerabilità e diventassero rottura – o a farsi cassa di risonanza delle posizioni della Cgil di Landini (i vecchi leader comunisti, abituati al contrario, si gireranno nella tomba) sui temi economici e sociali, se svicola sulle questioni ritenute spinose, come il termovalorizzatore che il sindaco Gualtieri vuole realizzare a Roma, allora sarà ben difficile che il Pd, anche se forte di qualche punto percentuale in più rubato a Conte, possa rappresentare un’alternativa credibile e vincente nei confronti dell’attuale maggioranza e soprattutto della leadership che la guida. Potrà non piacere il presidenzialismo evocato da Meloni e l’autonomia regionale che vuole Salvini – e a me non piacciano entrambe le proposte – ma sulle riforme istituzionali non serve ritirarsi sull’Aventino né basta disprezzare le idee altrui, quando per esempio lanciare l’idea di una nuova Assemblea Costituente come luogo deputato a mettere mano alla Costituzione senza forzature e scevri da interessi di bottega, potrebbe consentire al Pd di aprire una stagione politica davvero nuova, per sé e per il Paese. Anche perché occuparsi della crisi del sistema politico e istituzionale costringerebbe il Pd a fare finalmente i conti con una delle grandi incognite da sempre lasciate irrisolte: intende riesumare la vecchia vocazione maggioritaria che Veltroni gli ha iniettato nelle vene fin dalla sua nascita o vuole senza infingimenti e rossori in volto proporre lo schema proporzionale? Fin qui ha usato l’ambivalenza del “ma anche” (anche questo di veltroniana memoria), perdendo così il vantaggio sia della chiarezza che della leadership su una delle due opzioni. Ma affrontare il busillis significa anche scegliere tra l’idea del “campo largo”, inevitabile nel caso del maggioritario, e del “giocare a tutto campo” che il proporzionale consente. Nel primo caso si passa inderogabilmente da un’alleanza organica, magari anche spinta fino all’integrazione, con i 5stelle di Conte, la Sinistra italiana degli ex D’Alema, Bersani e Speranza e la nebulosa Verdi-Più Europa con aggiunta di frattaglie varie. A Schlein sta bene – anche se dubito che le verrebbe lasciato lo scettro a lungo – ma davvero le diverse componenti del Pd più moderato, laiche e cattoliche, possono considerare questo il loro orizzonte? A parte l’inaffidabilità di Conte, che ora scavalca a sinistra il Pd e subito dopo flirta con Palazzo Chigi, magari usando la sponda di alcuni ambienti cattolici che ha sempre frequentato, per qualche posto in Rai e non solo, dove può portare una scelta del genere, se dal Paese sale la richiesta – forse confusa ma inequivoca – di essere preso per mano e rassicurato, non di essere portato in piazza? Per essere forza sicura di governo a Schlein può bastare non aver smentito, senza per questo aver sposato, la linea Letta sulla guerra, fatta di condanna senza sbavature di Putin e di appoggio incondizionato, anche militare, a Zelensky? Nell’affrontare questo tema cruciale, il mio amico Giuliano Cazzola ha rievocato lo strappo di Enrico Berlinguer quando affermò che si sentiva più sicuro sotto l’ombrello della Nato piuttosto che in altre situazioni, per dire che alla sinistra di oggi manca quel coraggio (che peraltro allora non gli consentì di arrivare fino in fondo al processo di revisione ideologica, cui con molti omissis arrivò solo dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica) che non sarà certo l’armocromizzata Elly a darle.Badate bene, cari lettori, per quanto sembri lontana e paia toccarci più sul piano umano che politico, sarà la guerra russo-ucraina – nella dimensione globale che ha assunto essendo chiaro che l’obiettivo vero di Putin fosse e resti la messa in discussione degli assetti geopolitici planetari, a cominciare da quelli europei che sono i più prossimi – a costringere l’Italia a chiudere la transizione infinita di questi ultimi trent’anni e a scegliere tra quella rivoluzione modernizzatrice tanto evocata quanto mai praticata, e il definitivo declino di ex potenza che si consegna al tribunale della storia per subire l’ignominia dell’emarginazione e del declassamento. E se si continua a pensare che possa essere il bipolarismo, ormai diventato bipopulismo perchè contrappone solo diverse forme di populismo, sovranismo e giustizialismo, il sistema politico cui affidare una scelta epocale come quella che vi ho descritto, significa aver perso in partenza la sfida. I riformisti del Pd ci pensino su: se è vero che la proposta politica populista è pervasivamente trasversale rispetto ai due campi del vecchio paradigma, il tema non può essere se e come fare opposizione al massimalismo della Schlein dentro il partito, ma organizzare altrettanto trasversalmente nel Paese la risposta riformista e liberale alla deriva cui ci consegnano le destre e le sinistre nate cresciute negli ultimi tre maledetti decenni. Enrico Cisnetto direttore http://www.terzarepubblica.it
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Presentazione della ricerca Osservatorio Connected Car & Mobility PoliMi
Posted by fidest press agency su sabato, 20 Maggio 2023
Milano Venerdì 26 maggio 2023, ore 10.00 – 13.00 Aula De Carli, Edificio B9, Campus Durando, via Durando 10. Sono in atto profonde trasformazioni nel settore auto e della mobilità. La data del 2035 segna lo stop dei motori diesel e benzina, prevedendo grandi cambiamenti per l’Europa dell’auto: nuove sfide attendono la filiera industriale italiana e le istituzioni, con impatti – diretti e indiretti – anche sul livello di accettazione del consumatore finale. Al tempo stesso, si diffondono nuove strategie e modelli di business basati sui dati raccolti da veicoli e infrastrutture connesse; la Smart Mobility è sempre più al centro dell’attenzione nel nostro Paese, grazie al proliferare dei progetti e alle opportunità previste dal PNRR; si espandono le reti di comunicazione V2X (Vehicle-to-everything) e si assiste alla diffusione di nuove sperimentazioni in ambito Smart Road, con l’Italia che si colloca ai primi posti in Europa per numero di iniziative avviate. Il convegno sarà l’occasione per presentare i numeri del mercato, analizzare le principali novità tecnologiche, la prospettiva di aziende, PA e consumatori, e gli impatti derivanti dai nuovi modelli di business che stanno trasformando l’offerta di soluzioni smart per la mobilità.
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Allargare l’Europa incorporando anche i Balcani occidentali
Posted by fidest press agency su giovedì, 18 Maggio 2023
Significa demarcare in maniere netta la nostra linea difensiva, rafforzando così la stabilità del continente europeo: per tale ragione accelerare i processi di integrazione significa avere maggiore possibilità di successo per una pace più duratura e sostenibile. Come nazione Italia, come parte dell’Europa, sentiamo il bisogno di riportare al centro il nostro impegno, soprattutto come paese fondatore dell’Iniziativa Centro Europea”. Così dichiara l’On. Salvatore Caiata, Presidente dell’INCE alla riunione plenaria della COSAC a Stoccolma. “L’Italia, come paese dell’INCE, vuole fare la sua parte – prosegue il Segretario della Commissione Affari Esteri – ed essere al centro della ricostruzione. È nel nostro DNA, paese fondatore dell’Unione Europea, attore in prima linea nell’allargamento della stessa grazie all’Iniziativa Centro Europea. Per questo abbiamo bisogno di accelerare le procedure per quei paesi, come l’Ucraina, come la Moldova, che non aspettano altro che essere un tutt’uno con l’Europa”. “Abbiamo perciò bisogno di dare nuova linfa al processo di integrazione europea, abbiamo bisogno di dire a gran voce da che lato della storia vogliamo stare. Non ci è dato di ritardare ulteriormente. Non è più tempo per la guerra, è il momento invece di ridisegnare nuovi confini dell’Unione europea più larghi, per dare un nuovo volto ad una pace più duratura e sostenibile. Perché la pace deve essere il nostro unico obiettivo e come ci ricorda Madre Teresa di Calcutta ‘la vita è pace’ e a noi è dato ogni giorno di costruirla e difenderla da ogni aggressore. È il tempo della responsabilità e l’Italia non si girerà dall’altra parte”- conclude infine il rappresentante di Fratelli D’Italia.
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Traffico in città
Posted by fidest press agency su giovedì, 18 Maggio 2023
Dall’indagine Altroconsumo sulle abitudini dei cittadini rispetto ai mezzi di trasporto e sul loro grado di soddisfazione per la mobilità urbana nelle città di Milano, Roma e Napoli emerge che circa ¼ degli intervistati dichiara di muoversi camminando quasi tutti i giorni. Sommando a questo dato i cittadini che lo fanno 3-5 volte a settimana la percentuale supera il 50% del campione. Nonostante muoversi a piedi sia un’alternativa sostenibile ed economica, rinunciare all’auto sembra impossibile. Quasi la metà degli intervistati si sente obbligato a mettersi al volante perché le città non offrono alternative valide. L’auto privata è utilizzata più a Roma e a Napoli, ma anche a Milano la metà dei cittadini la usa almeno tre giorni a settimana. Il fatto che spesso si possieda più di un’auto in famiglia (55% dei casi a Roma, 48% a Milano, 39% a Napoli) è la riprova che le persone residenti in città metropolitane utilizzano poco le alternative di trasporto. Inoltre, la percentuale di chi non la possiede è molto bassa in tutte e tre le aree metropolitane.L’utilizzo dell’auto non è sempre un piacere poiché questa dipendenza è spesso dovuta alla mancanza di servizi alternativi, soprattutto se si vive in aree più periferiche. Infatti, il 52% degli intervistati a Roma, il 51% a Milano e il 66% a Napoli, vorrebbe poterne fare a meno. Il 48% degli intervistati a Roma, il 37% a Milano e il 45% a Napoli ritiene di non avere alternative concrete all’uso dell’auto negli spostamenti. Il trasporto pubblico è sfruttato soprattutto a Milano dove il 56% dei cittadini lo usa settimanalmente, mentre a Roma e a Napoli solo un terzo dei cittadini lo fa. Gli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro sono particolarmente lunghi per i romani (in media 15 km la distanza percorsa da casa, ma il 31% ne percorre più di 20). Il tempo necessario per raggiungere l’ufficio è attorno ai 30 minuti in media, ma una buona percentuale ne impiega più di 45. In tutte e tre le città considerate la maggioranza dei lavoratori usa l’automobile per coprire tragitto (65% a Roma e Napoli, 54% a Milano). Considerando tutti gli spostamenti fatti quotidianamente per i diversi motivi, i cittadini di Roma, Milano e Napoli trascorrono circa un’ora al giorno in movimento all’interno della loro area urbana. I romani sono quelli che percorrono le distanze più lunghe 21 km in media al giorno, i milanesi 18 km e i napoletani 14 km. Ma quali sono le opinioni sulla mobilità in città? Il traffico intenso è considerato un problema importante soprattutto a Napoli (58%) e a Roma (67%), mentre a Milano a preoccupare è soprattutto l’inquinamento e la scarsa qualità dell’aria (54%).
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“Bullismo in rete”: Viaggio esplorativo tra virtualità epidemica e realtà caleidoscopica
Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 Maggio 2023
In un contesto di crisi etico-sociale segnata da povertà educativa e culturale, l’infinito e misterioso spazio di Internet appare sempre più una falsa e opaca galassia di relazioni umane che ci circonda e ci penetra, in cui l’individuo non esprime la sua vera identità, incapace ad aprirsi a rapporti valoriali di confronto e di solidarietà con l’altro. Per chi si occupa di sicurezza pubblica, è innegabile constatare come ogni giorno, in qualunque aspetto della vita sociale, il web, con altrettanta pervasività, offra nuove possibilità di delinquere. Edito da NeP edizioni, il volume “Bullismo in rete. Viaggio esplorativo tra virtualità epidemica e realtà caleidoscopica” di Luigi Iavarone, tocca aspetti di profonda riflessione su un fenomeno largamente diffuso e significativo che si realizza in rete, il cyberbullismo, contraddistinto da comportamenti aggressivi e da ambigue, complesse ed epidermiche relazioni interpersonali, espressioni di un disagio sociale che rendono di fatto difficile la costruzione di un’identità e di un senso stabile del sé nei giovani adolescenti. Veicolo principale del problema, i devices alla portata di tutti gli studenti, dai più piccoli delle primarie a quelli delle scuole superiori. Il libro, presupponendo un approccio multiattoriale al problema, mira a fornire a tutti i soggetti che ne vengono interessati – i genitori (in primis), gli insegnanti, la magistratura, le forze dell’ordine, gli assistenti sociali e tutti gli altri soggetti che ne vengono chiamati in causa – un quadro chiaro del fenomeno, analizzandone le cause nell’ottica di focalizzare efficaci soluzioni volte a sostenere i ragazzi, indirizzandoli verso un armonico percorso di crescita. Un’articolazione culturale espressa in modo chiaro e documentato per poter disporre di un know how adeguato e innovativo. Una nuova interessante pubblicazione della collana “Diritti umani, Sicurezza e Diritto del lavoro”, diretta da Oriana Ippoliti, che al suo interno ospita approfondimenti e studi sui diritti umani internazionalmente riconosciuti, della sicurezza e del diritto del lavoro, con particolare riferimento a quelli riguardanti il lavoro in tutti i suoi aspetti. La collana si suddivide in tre sezioni tematiche e una sezione di genere (con contenuti trasversali): “Diritti umani”, “Sicurezza”, “Diritto del lavoro” e infine “Convegni e Studi”. Il libro è disponibile in formato cartaceo ed e-book, ordinabile in tutte le librerie, sulle principali piattaforme online (Amazon, Feltrinelli, Mondadori, IBS…) e al link: https://www.nepedizioni.com/product/bullismo-in-rete/
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Rai delle nostre pene. Come non contribuire all’informazione di regime
Posted by fidest press agency su martedì, 16 Maggio 2023
Tanta meraviglia e indignazione perché un conduttore come Fabio Fazio è stato licenziato dalla Rai dopo “anni di onorato servizio”, e ora sembra che altrettanta sorte potrebbe capitare alla giornalista Lucia Annunziata. Immaginiamo le ulteriori indignazioni e denunce di lottizzazione e cose del genere. Ma…. viviamo in un’altra galassia? La Rai è lottizzata per definizione e struttura, e ci stupiamo che, con il governo in carica, certi conduttori e giornalisti siano rimasti ancora fino ad oggi a fare i loro servizi. Certo, la Rai è lottizzata da tutto il regime dei partiti parlamentari, ma le percentuali di informazione/pubblicità sono calibrate rispetto alle maggioranze che esprime il nostro Parlamento. Ora abbiamo il governo di estrema destra ed è “normale” che l’ “house organ” del regime risponda a chi è maggioranza. Qualcuno (in genere quelli che comandavano prima) straparla di democrazia non rispettata… è noto che alla mancanza di buon gusto non c’è mai limite, soprattutto in ambito di gestione del potere. La Rai è questa. Non c’è altro da aggiungere fintanto che continuerà ad essere azienda di Stato per informazione e cultura di Stato. Gli italiani, con un referendum, avevano chiesto che fosse privatizzata… ma la volontà popolare non è stata rispettata, proprio perché c’è un regime che coinvolge tutti i partiti nell’uso della Rai.Poi ci siamo noi utenti che, per il fatto stesso che abbiamo un tv collegato al digitale terrestre, ci obbligano a pagare un canone che serve per finanziare questa loro Rai. Dobbiamo continuare a farci violentare così? In attesa che la Rai divenga solo informazione istituzionale, magari dopo che ha vinto una gara per l’assegnazione, possiamo disdire il canone. Pur possedendo un tv, se questo non è collegato al digitale terrestre, possiamo non pagare il canone, già da subito. Il prossimo 30 giugno è la scadenza entro cui si può presentare disdetta del canone per i prossimi sei mesi. E’ bene ricordare che, la disdetta va poi presentata ogni anno entro il 31 gennaio per tutto l’anno intero, altrimenti si diventa evasori fiscali.Molti canali Rai, anche in diretta, sono visibili in streaming via Internet, e così per tanta altra informazione. Non avremmo quindi meno informazione ma avremmo solo fatto una scelta di migliore qualità senza essere complici del gioco dei canali di propaganda del regime dei partiti.
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“Tassisti guadagnano molto e dichiarano poco, sono intoccabili”
Posted by fidest press agency su lunedì, 15 Maggio 2023
“Niente di nuovo, purtroppo. I tassisti fanno tutto ciò che vogliono: sono intoccabili, anche perché la politica glielo consente. Il servizio andato in onda su Le Iene mostra che i guadagni dichiarati dai tassisti sono molto bassi, se rapportato con l’eccessivo costo delle licenze. Si incassano anche 10 mila euro il mese, si dichiarano 1.500 euro al mese. Signori, benvenuti in Italia”. A dirlo è il portavoce di Azione Ncc Francesco Ruo in riferimento ad un servizio sui taxi trasmesso dalla trasmissione tv Le Iene. “In pratica un tassista acquista una licenza per circa 250mila euro e poi ufficialmente guadagna pochissimo rispetto all’investimento che ha fatto – ha aggiunto -. E’ chiaro che qualcosa non va ed è evidente che i dati sono quelli. C’è un sommerso enorme e nessuno che fa niente per combattere il fenomeno. Il Pos si usa nel 5% dei casi, si cerca sempre di truffare lo Stato. E poi dicono che il problema sono gli Ncc, questa è la cosa che fa più rabbia”.“Nel servizio de Le Iene – dice Ruo – l’inviato ha indagato anche sulle modalità di pagamento delle licenze. Molti tassisti vendono licenze pretendendo soldi in nero. Perché dopo aver truffato lo Stato durante l’attività lavorativa, si vuole continuare a truffarlo anche nel momento in cui si vende la licenza. E la politica che fa? Niente”.“Non capiamo poi come mai il Governo sia sordo all’istituzione del tassametro fiscale – conclude Ruo – che si trova in tutti i Paesi civilizzati ed è un ottimo antidoto contro l’evasione, oltre che uno strumento di chiarezza verso il cliente: sugli scontrini ci sono partita Iva, licenza, nome del titolare, orario e tariffa applicata. Forse perché col tassametro fiscale tutti tassisti sarebbero di fatto costretti ad accettare pagamenti in carte di credito?”.
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Ue: Rojc (Pd), unica strada è Stati Uniti Europa
Posted by fidest press agency su giovedì, 11 Maggio 2023
“Preserviamo e rafforziamo questa comunità nata su valori di pace, solidarietà, democrazia e diritti, affermati sulle ceneri della guerra scatenata dal nazifascismo e a contenimento del totalitarismo sovietico. L’unica strada giusta che abbiamo da percorrere si chiama Stati Uniti d’Europa, senza cedere alle spinte disgreganti interne di nuovi nazionalismi né all’influenza di potenze in espansione”. Lo afferma la capogruppo Pd nella commissione Politiche europee del Senato Tatjana Rojc, in occasione della Festa dell’Europa che si celebra il 9 maggio. Per Rojc “sono pietre le parole di Scuola sull’allargamento ai Balcani e su altri temi fondamentali come il superamento dell’unanimità nelle decisioni di politica estera e fiscale”. “Abbiamo sperimentato l’importanza di essere uniti – precisa la senatrice – alla prova del Covid e con le risorse del Pnrr. Lo stesso approccio si tenga anche sui flussi migratori, coniugando umanità e strategia euromediterranea”.
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Intelligenza artificiale, servono regole per salvaguardare i cittadini
Posted by fidest press agency su lunedì, 8 Maggio 2023
L’Unione Europea dà il benvenuto all’intelligenza artificiale, essenziale anche per lo sviluppo della ricerca medica, ma vuole regole precise. Nel frattempo, nel nostro paese, ChatGPT, chatbot conversazionale di Open AI da 100 milioni di utenti è di nuovo online dopo che il Garante per la protezione dei dati personali aveva limitato il trattamento dati degli utenti italiani. L’Authority aveva osservato la mancanza di una informativa agli utenti nostrani, l’assenza di una base giuridica per la raccolta di dati personali volta ad “addestrare” gli algoritmi sottostanti al funzionamento della piattaforma, la non corrispondenza al dato reale delle informazioni fornite che determinava un trattamento dati personali inesatto, e l’assenza di filtro per la verifica dell’età degli utenti (mai sotto i 13 anni). Per far tornare online la piattaforma, il Garante ha chiesto di pubblicare sul sito Open AI un’informativa volta a spiegare a tutti le modalità del trattamento, di consentire agli utenti esercitare il diritto di opporsi ai trattamenti svolti dalla società dei loro dati, di permettere a richiesta la correzione di dati personali, di vietare la chatbot ai minori con strumenti di age verification entro al più tardi settembre; ha chiesto infine entro metà di questo mese una campagna informativa sui media italiani sull’uso dei dati personali per addestrare algoritmi. Gli adempimenti sono in corso, ma intanto sul Corsera un ampio servizio di DataRoom (Milena Gabanelli) mette in guardia da chat quali Chat GPT o la nuova Bard di Google che attinge dati dal web: i meccanismi di ragionamento dell’intelligenza artificiale sarebbero “vulnerabili” da menti (umane) perfide. Un esempio? Non si può chiedere alla piattaforma come uccidere un gatto ma le si può prima chiedere come non fermargli la vita e subito dopo come fare l’opposto rispetto alle risposte ottenute.Le piattaforme informatiche ad oggi non hanno una “morale”, eppure stanno sostituendo i giornalisti e il “quarto potere”: Newsguard, società che valuta l’affidabilità dei siti di notizie di tutto il mondo, ha trovato 49 siti con nomi generici – Biz Breaking News, Daily Business Post e Market News Reports – in sette lingue (anche francese, inglese, portoghese) che parrebbero generati da modelli di linguaggio basati sull’AI e producono contenuti di politica, salute, varia, finanza, talora con narrazioni false e frasi ripetitive. Ma che succede se l’informazione cade in mano ai robot o a chi li programma? Sulla base di questa domanda, il Parlamento europeo voterà l’11 maggio un modello europeo di intelligenza artificiale rispettosa della privacy, dell’individuo e dei diritti fondamentali, cui quanto meno i produttori di chatbot dovranno attenersi. La proposta vieta pratiche come il ‘social scoring’, classificazione dei comportamenti sociali, proibisce algoritmi che leggono le emozioni in contesti di lavoro o educativo e preclude l’uso di telecamere biometriche a riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. Inoltre divide le tecnologie in classi di rischio imponendo un processo di revisione, certificazione e controllo umano per quelle di AI. Una volta che l’Eurocamera avrà approvato il testo, Consiglio e Commissione Ue dovranno dire la loro e potrebbero, si sospetta, “mitigare” un po’ gli altolà rilanciati dai gruppi parlamentari di Bruxelles. (fonte Sanità33)
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What sort of king will Charles III be?
Posted by fidest press agency su lunedì, 8 Maggio 2023
Today, in London, a man is being given a hat. The coronation of Charles III is both barely a story—and curiously fascinating. Any ceremony that involves people with titles such as “Rouge Dragon Pursuivant” and demands such props as a “Stone of Destiny” is likely to pique the interest of all but the most earnest republicans. The coronation also offers another royal tradition: the chance to speculate on a rancorous quarrel between two princes—a quarrel that was recently and luridly recounted in Prince Harry’s book, “Spare”. While playing spot-the-difference between Charles’s coronation and his mother’s, 70-odd years ago, provides everyone with a chance to speculate on how he might do things differently as king.However the chief pleasure of any coronation is themed food. At Elizabeth II’s coronation people dined on an imperially flavoured slop of chicken, curry powder and mayonnaise; Charles III’s dish is a “penitential bean-and-spinach quiche”. If you find that hard to swallow, there is always that other Carolean favourite: gin and tonic. Cheers. By Catherine Nixey Britain correspondent The Economist
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