“Sostengo e condivido molto l’iniziativa del ministro Valditara di introdurre nelle scuole l’insegnamento dell’educazione alimentare. Il protocollo con Coldiretti permetterà ai nostri ragazzi di mangiare prodotti locali a kilometro zero. È giusto che i giovani colgano l’importanza di mangiare in modo sano i nostri cibi, specie quelli di stagione, che costituiscono vere eccellenze a livello internazionale: l’agroalimentare italiano costituisce, del resto, parte dell’identità italiana la cui particolarità passa anche attraverso le diverse specificità territoriali. Un insegnamento di questo tipo, fatto nelle scuole, è poi fondamentale per contrastare i rischi di obesità e di altre patologie correlate a una scorretta alimentazione”. Lo dice Alessandro Amorese, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in commissione Cultura, Scienza e Istruzione alla Camera.
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Introdurre nelle scuole l’insegnamento dell’educazione alimentare?
Posted by fidest press agency su martedì, 9 Maggio 2023
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Le sfide della sicurezza alimentare accendono i riflettori sulla transizione sostenibile
Posted by fidest press agency su giovedì, 24 novembre 2022
A cura di Olivia Watson, Analista senior investimenti tematici, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments. In molte parti del mondo, il 2022 si è caratterizzato per un drastico aumento dei prezzi dei generi alimentari. Ciò è stato causato dall’effetto combinato del cambiamento climatico, dei problemi lungo le filiere produttive legati alla pandemia da Covid-19, delle interruzioni del commercio e dei rincari dell’energia riconducibili alla guerra in Ucraina. Anche se i prezzi sono scesi rispetto ai massimi registrati all’inizio di quest’anno, la situazione alimentare globale potrebbe rimanere tesa fino al 2023, o oltre, a causa della diminuzione delle scorte di cereali, delle riserve di materie prime scarse o in via di esaurimento, degli alti prezzi dei fertilizzanti, dell’energia e dell’impatto del conflitto in Ucraina sulla produzione agricola. La confluenza di eventi che hanno colpito il sistema alimentare tra il 2020 e il 2022 è stata notevole, ma potrebbe non essere una rarità in futuro. Gli impatti fisici del cambiamento climatico e la volatilità dei prezzi dell’energia, sommati alla transizione energetica, all’aumento dello stress idrico e alla perdita di biodiversità, non faranno che esacerbare ulteriormente le pressioni sul sistema alimentare nei prossimi anni e decenni. Come abbiamo potuto vedere durante il 2022, simili pressioni e shock rischiamo di sfociare nel protezionismo e nell’interruzione degli scambi commerciali, compromettendo di conseguenza la sicurezza alimentare.A nostro avviso, la maggiore consapevolezza di queste pressioni accelererà il passaggio a un sistema alimentare più resiliente e sostenibile. I recenti sviluppi legislativi hanno cominciato a mettere in evidenza questo aspetto, tracciando dei nessi tra i problemi di sicurezza alimentare e la sostenibilità. Ad esempio, l’Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti, approvato ad agosto, prevede finanziamenti per una “agricoltura intelligente dal punto di vista climatico”, mentre il recente summit della Casa Bianca sulle biotecnologie ha evidenziato il ruolo di innovazioni come la biologia sintetica nel raggiungimento degli obiettivi di sicurezza alimentare e ambientali.La transizione verso un sistema alimentare più sostenibile sarà ampia e sfaccettata. Per mettere a fuoco le implicazioni di questo cambiamento per gli investimenti, abbiamo sviluppato un quadro di riferimento incentrato su cinque temi trasversali che guideranno e plasmeranno la transizione: aumentare la resilienza allo stress climatico e idrico; trovare nuovi modi per migliorare la produttività; decarbonizzare la produzione alimentare; produrre più proteine in modo più efficiente; migliorare l’accesso, la convenienza e i risultati sanitari.In ultima istanza, ognuno di questi cinque temi dovrà essere perseguito in maniera simultanea e complementare, perché possano rafforzarsi a vicenda. Come evidenziato nella Figura 2, ogni tema richiederà l’adozione di misure politiche e il potenziamento delle tecnologie correlate, creando rischi e opportunità per il settore alimentare. In prospettiva, intendiamo utilizzare questo quadro di riferimento per esplorare i sottotemi, le tecnologie di supporto e le implicazioni sia per le aziende agroalimentari tradizionali che per i potenziali innovatori. In questo processo, le aziende dovranno sempre più tenere conto degli sprechi alimentari all’interno delle loro attività e delle loro filiere produttive e prendere misure per ridurli. Questi sforzi devono diventare parte integrante del percorso delle imprese per raggiungere gli obiettivi di azzeramento delle emissioni nette e di tutela della biodiversità.La riduzione degli sprechi alimentari comporta una serie di sfide, ma anche molte opportunità (Figura 3). In ogni fase della catena del valore alimentare, la riduzione degli sprechi può creare mercati per nuove tecnologie, prodotti e modelli di business, aiutare le imprese a coinvolgere i clienti, innescare innovazioni nelle filiere produttive e ridurre i costi.La ricerca continua e la collaborazione tra i nostri team d’investimento fondamentale e responsabile ci aiuteranno a individuare le implicazioni che scaturiranno con l’evolversi di questo tema e ci permetteranno di consigliare alle nostre società in portafoglio come ridurre i costi e cogliere le opportunità derivanti dalle strategie contro lo spreco alimentare. Abstract Fonte: http://www.columbiathreadneedle.it
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“La crisi alimentare”
Posted by fidest press agency su sabato, 19 novembre 2022
30 novembre alle ore 16, organizzata dalle Accademie di Agricoltura, delle Scienze, di Medicina, avrà luogo una seduta scientifica dal titolo “La crisi alimentare”.Si potrà seguire l’incontro accedendo alla Sala dei Mappamondi dell’Accademia delle Scienze in via Accademia delle Scienze 6 a Torino. La registrazione dell’incontro sarà disponibile dopo qualche giorno sul sito http://www.accademiadellescienze.it. Intervengono Pietro Terna, Professore Ordinario di Economia, Università di Torino, Paola Bonfante, Professore Emerito, già di Botanica, Università di Torino, e Giuseppe Poli, Professore di Patologia Generale, Università di Torino.Il prof. Terna tratterà il tema “Geopolitica, complessità e crisi alimentare”.La spiegazione delle disuguaglianze nel mondo sono molte e ciascuna di per sé insufficiente. La risposta spesso ripetuta è che buone istituzioni e libertà economica sono il motore della prosperità, perché sono di incentivo all’introduzione del progresso tecnologico. Non è così semplice, purtroppo. Le differenze che si misurano tra le diverse aree sono dovute in gran parte al diverso grado di complessità dei beni prodotti, importati ed esportati e la crisi alimentare, con le sue ulteriori diseguaglianze, è fortemente influenzata dal grado di sviluppo delle diverse economie. Scienza e politica devono agire in modo allineato, riconoscendo e valorizzando le piante come il capitale verde che si prende cura di tutti gli abitanti del pianeta. Il prof. Poli affronterà la questione “Grassi alimentari, Nutrizione umana e Ambiente”. I grassi hanno funzioni cruciali nell’organismo umano, ciò nonostante essi non ricevono sufficiente considerazione nei programmi di nutrizione sostenibile. In realtà, servirebbe un ulteriore incremento nella produzione di grassi per far raggiungere a tutti, globalmente, i livelli raccomandati di loro assunzione con la dieta. Possibili strategie per raggiungere tale obiettivo includono l’utilizzo come alimento di parte degli oli vegetali attualmente impiegati per altri scopi, il miglioramento della resa nella produzione di olio di palma e di arachidi, evitando ulteriore deforestazione, l’ottimizzazione del consumo di grassi animali orientando quest’ultimo su quelli a relativo minor impatto ambientale. (abstract by sito http://www.accademiadellescienze.it)
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Dopo la crisi energetica arriva quella alimentare
Posted by fidest press agency su martedì, 18 ottobre 2022
Se le bollette e i costi produttivi continueranno a salire, chiuderanno i battenti migliaia di aziende agricole con seri rischi per l’approvvigionamento di cibo. Servono subito interventi strutturali per invertire la rotta e mettere al riparo il settore primario. Così Cia-Agricoltori Italiani in vista della Giornata mondiale dell’Alimentazione che ricorre il 16 ottobre, data di nascita della Fao.Per Cia, dunque, non c’è tempo da perdere contro l’avanzare prepotente di un’ennesima emergenza e il nuovo Governo dovrà dare assoluta priorità alla definizione di misure efficaci e immediate per risollevare le imprese del settore, schiacciate dal continuo rialzo dei costi produttivi, a partire da quelli dell’energia spinti dal prezzo del gas, aumentato dell’800% in un anno.Allo stesso tempo -continua Cia- occorre ridare fiducia ai cittadini, sostenendo e rilanciando i consumi. I prezzi dei beni alimentari cresciuti dell’11,5% sullo scaffale del supermercato, senza tra l’altro alcun vantaggio per gli agricoltori, stanno erodendo sempre di più il potere d’acquisto delle famiglie italiane e accrescendo il pericolo diffuso di indigenza e povertà, che ha già raggiunto in Italia 5,6 milioni di persone. Se tutto ciò non bastasse -conclude Cia- a minacciare la sicurezza alimentare anche lo spettro dell’etichettatura Nutriscore, sistema ambiguo che non informa, ma condiziona le scelte dei consumatori, assegnando il bollino rosso a prodotti tipici della nostra Dieta Mediterranea, già patrimonio Unesco, come l’olio extravergine di oliva e il Parmigiano Reggiano, colpendo, così, il valore dell’agroalimentare Made in Italy di qualità.
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La sfida “ALL Organic” per rendere resiliente e autonoma la produzione alimentare dell’Unione europea
Posted by fidest press agency su martedì, 2 agosto 2022
Il progetto di ricerca ALL Organic, coordinato dal CREA, il maggiore ente di ricerca italiano in agroalimentare, intende promuovere e mettere a rete esperienze e modelli in grado di supportare lo sviluppo di sistemi alimentari biologici diversificati, con l’obiettivo di attivare e sostenere le produzioni biologiche in condizioni di resilienza, coinvolgendo gli attori del sistema alimentare, dal campo alla tavola.Sette partner di 5 nazioni dell’Europa e del Nord Africa (Estonia, Polonia, Romania, Italia e Algeria) uniranno i loro sforzi per testare le ipotesi che lo sviluppo di sistemi di coltivazione biologica diversificati, co-progettati, adattati localmente, sia una strategia efficace per migliorare la biodiversità, per ridurre l’impatto di parassiti e malattie diminuendo la dipendenza dai prodotto per la difesa fitosanitaria, per utilizzare in modo efficiente le risorse e i sottoprodotti agricoli, riducendo gli sprechi e le perdite di nutrienti e per mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici, garantendo la stabilità delle rese.In Italia, il Living Lab agroecologico è attivo in Basilicata, aggregando aziende biologiche di produzione e della trasformazione con la facilitazione di ricercatori Crea e della Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica (FIRAB). A seguito di un primo incontro promosso a fine aprile presso la stazione sperimentale del Crea a Metaponto, al quale hanno partecipato una trentina di operatori biologici, è stato appena attivato un percorso di confronti con singole aziende biologiche e attori territoriali per far emergere competenze, esperienze e saperi che potranno arricchire il bagaglio informativo collettivo all’interno del Living Lab e l’identificazione di persone/aziende risorsa su tecniche e approcci rilevanti sui temi della diversificazione. Il primo giro di incontri ha messo in evidenza una grande ricchezza di esperienze sui fronti dell’autoproduzione di mezzi tecnici (quale il vermicompost), della coltivazione e selezione di materiale genetico eterogeneo (come le popolazioni evolutive di frumenti, fagioli e pomodori) e della integrazione consociativa di colture erbacee ed arboree in seno alle aziende biologiche e a un’azienda pubblica del territorio quale quella dell’ALSIA di Rotonda.È a partire da queste esperienze che si nutrirà il Living Lab nel corso di una serie di scambi socio-tecnici e di approfondimenti scientifici ed esperienziali conseguenti. Attraverso il coinvolgimento attivo di agricoltori, ricercatori e gli altri attori del sistema agroalimentare interessati nella co-progettazione, monitoraggio e valutazione di pratiche e tecnologie agricole, la comunità dei living lab potrà infatti identificare e affrontare gli ostacoli in modo più efficace.
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Scuola: Lotta allo spreco alimentare
Posted by fidest press agency su sabato, 30 luglio 2022
Grande successo per la sesta edizione di Momenti da non sprecare, il progetto didattico internazionale di educazione al consumo alimentare, promosso da Whirlpool Corporation e realizzato in collaborazione con La Fabbrica, che nell’anno scolastico 2021/22 ha visto l’adesione di 872 scuole primarie in tutta Italia per un totale di circa 23.500 alunni coinvolti. Il progetto, che pone al centro l’importanza del valore del cibo e di come evitarne gli sprechi, si è concluso con la proclamazione delle scuole vincitrici del concorso educativo nazionale “Talent Kitchen – I tuoi consigli antispreco”, tappa finale del progetto, cui sono pervenuti in totale 825 elaborati inviati dagli alunni che hanno accettato di sfidarsi in un contest divertente e formativo. Lanciato da Whirlpool e dedicato ai più piccoli, alle loro famiglie e agli insegnanti, Momenti da non sprecare (www.momentsnottobewasted.com) quest’anno ha visto la partecipazione anche di 335 scuole primarie in Slovacchia, 301 nel Regno Unito e 296 in Polonia. Tre scuole vincitrici e due menzioni speciali. Il progetto, che quest’anno ha ripercorso le cinque tappe della filiera alimentare che portano il cibo dalla terra fino alle nostre tavole, si è concluso con il concorso educativo nazionale “Talent Kitchen – I tuoi consigli antispreco”, in cui i bambini sono diventati veri e propri testimonial antispreco. Gli alunni infatti si sono trasformati in narratori, illustratori, poeti, pittori, chef, presentatori, educatori, giornalisti di inchiesta, ecc., per raccontare in modo originale, creativo e divertente quanto sia importante scegliere e consumare il cibo con consapevolezza sociale ed ambientale, evitando il più possibile gli sprechi e valorizzando i momenti trascorsi in cucina con tutta la famiglia e gli amici. A vincere la sfida, cui hanno partecipato 252 classi in tutta Italia per un totale di 825 elaborati valutati successivamente da una giuria di esperti, sono stati i bambini della classe 5B della Scuola Primaria Caterina Usai di Roma che hanno realizzato una video-testimonianza altamente educativa, rivolta ai futuri alunni che si iscriveranno alle primarie nei prossimi anni, in cui raccolgono riflessioni, filastrocche, ricette con l’obiettivo di sensibilizzare le generazioni successive sul tema del valore del cibo e dell’anti-spreco. Al secondo posto, a pari merito, si sono classificate la classe 1B della Scuola Primaria Bozzano di Brindisi e la 5 (classe unica) della Scuola Primaria Don Locanetto di Rivoli (Torino): la prima con la creazione della filastrocca “Storia di una pera brutta ma buona” in cui si spiega che il cibo va scelto in base alla “bontà” dei valori nutrizionali e non all’aspetto esteriore; la seconda con una vera e propria inchiesta giornalistica in cui gli alunni, partendo dai dati mondiali sullo spreco alimentare, sono arrivati a calcolare i livelli di spreco della propria scuola e a proporre soluzioni concrete per ridurli. Quest’anno la giuria ha voluto assegnare anche due menzioni speciali: una alle classi 3A e 3B della Scuola Primaria Monte Tabor di Jesi (Ancona) per l’ingegnosità e la creatività della raccolta di disegni e filastrocche contro lo spreco e a favore del riciclo di oggetti ed elettrodomestici (tra cui un immaginario frigo che avverte quando un prodotto sta per scadere); l’altra alla 3 (classe unica) Scuola Primaria Galileo Galilei-Belvedere di Pistoia per la “professionalità”, la creatività, la coerenza grafica con cui è stata elaborata, illustrata (da tutti i bambini) e impaginata l’eco-favola “Valledoro e Fossobuio”, che è stata anche presentata nella Sala Maggiore del palazzo Comunale di Pistoia.
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ItsArt, piattaforma di Stato sanguisuga dei nostri soldi per alimentare danni alla cultura
Posted by fidest press agency su sabato, 2 luglio 2022
Avete presente le difficoltà che un consumatore deve ogni giorno affrontare perché non ha soldi ed è circondato da assatanati che hanno tutti da riprendersi dalla crisi del covid, mentre lo Stato eroga bonus che favoriscono anche la delinquenza (110 edilizia), continua ad incassare tasse e mantenere la sua macchina burocratica al limite della decenza umana, e per farci amministrare ai ballottaggi elettorali di ieri è riuscito a far partecipare poco più del 42%…? Ebbene questo Stato ha un ministro della Cultura, Dario Franceschini, che per far capire di esistere si inventa coi soldi nostri una struttura per fare concorrenza a Netflix e dintorni, una piattaforma digitale pubblica per lo streaming di musica, teatro, danza e altri contenuti. Inaugurata il 31 maggio dell’anno scorso col ridicolo acronimo in lingua inglese, ItsArt che già a settembre scorso dava segni di flop , ad oggi ha perdite di 7,5 milioni rispetto ai 30 iniziali di budget versati da Cassa Depositi e Prestiti e Chili spa. I ricavi sono stati poco più di 245mila euro, il 57% grazie a 200mila registrazioni (0,7 euro per utente – 4).Ora ovviamente ItsArt batte cassa allo Stato e continua ad ignorare che buona parte delle sue offerte sono già disponibili online su RayPlay che già paghiamo col canone di 90 euro l’anno. Continuiamo a farci male e ad alimentare “mostri” come il ministero della Cultura e il suo reggente Dario Franceschini. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Autosufficienza alimentare: un strada ancora lunga
Posted by fidest press agency su mercoledì, 15 giugno 2022
La strada che porta a una maggiore autosufficienza alimentare è ancora lunga e richiede un drastico cambiamento di rotta rispetto alla tendenza registrata negli ultimi decenni – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Secondo le stime più recenti, negli ultimi 25 anni l’Italia ha perso il 28% dei propri terreni a causa dell’effetto combinato dell’abbandono delle terre e della cementificazione. La superficie agricola utilizzabile si è così ridotta a soli 12,8 milioni di ettari.Nell’attuale congiuntura, in molti hanno auspicato un ritorno alla terra per diminuire la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento delle derrate essenziali – continua Tiso. Aumentare la superficie coltivata e svincolarsi, per quanto possibile, dalle oscillazioni dei mercati internazionali è importante sia sotto il profilo della sicurezza alimentare, sia dal punto di vista politico per poter prendere decisioni autonome.Dalla soia al mais, dalla carne all’orzo, sono molti i prodotti per i quali dipendiamo dalle produzioni estere. Diventare più autonomi non significa tentare di raggiungere un’anacronistica autarchia, ma stabilire rapporti economici più equilibrati con gli altri Paesi e sviluppare appieno il potenziale della nostra agricoltura. Un cambiamento di questo tipo non può prescindere dall’abbandono dei vecchi metodi di produzione agroindustriali, che oltre a danneggiare l’ambiente hanno promosso l’estrema specializzazione e le monocolture, dando vita a una rete di interdipendenze che di fronte alla crisi internazionale ha mostrato tutta la sua fragilità.
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Ucraina: Cia, sbloccare grano nei porti per evitare colossale crisi alimentare
Posted by fidest press agency su sabato, 11 giugno 2022
Per scongiurare una colossale crisi alimentare, bisogna sbloccare subito il grano fermo nei porti ucraini. Non ci si può permettere una “guerra del pane” globale, che avrebbe ulteriori effetti destabilizzanti per tutti sia a livello geopolitico che economico. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito ai piani messi in campo per liberare circa 25 milioni di tonnellate di grano di Kiev, stoccato nei silos e ora anche a rischio marcimento per via del caldo eccezionale. Bisogna evitare ogni nuova escalation e fare di tutto per raggiungere al più presto un accordo che porti alla ripresa dell’export di grano bloccato nei porti del Mar Nero e destinato soprattutto ai Paesi dell’Africa, che sono quasi totalmente dipendenti da queste risorse -osserva Cia-. In diverse aree del continente africano le tensioni sono già iniziate, la carenza di cereali si aggrava e aumenta il pericolo povertà.D’altra parte, oltre il 50% del grano gestito dal Programma alimentare della FAO arrivava, abitualmente, dall’Ucraina -ricorda Cia-. E l’Onu ha già avvertito che, se la guerra andrà avanti e il “granaio del mondo” resterà sotto le bombe, potrebbe salire a quota 320 milioni il numero di persone a soffrire di fame acuta nel pianeta.Per questo motivo, Cia si unisce ai numerosi appelli già lanciati, dal premier Draghi a Papa Francesco, per chiedere di accelerare lo sblocco del grano ucraino ed evitare una catastrofe alimentare. Allo stesso tempo, i principali Paesi dovranno aumentare la produzione di grano, anche per colmare la minore offerta sui mercati internazionali. In quest’ottica, alla Commissione Ue spetterà decidere se accogliere la richiesta degli Stati membri, compresa l’Italia, all’ultimo Consiglio Agrifish, di una deroga alla rotazione per il 2023, per consentire un incremento delle semine. Quanto all’Italia, resta prioritario intervenire in maniera strutturale per abbassare i costi di produzione, in particolare del gasolio agricolo, arrivato fino a 1,45 euro al litro. Il prezzo straordinario dei carburanti mette a rischio le trebbiature nelle aree marginali e meno produttive -sottolinea Cia- riducendo i raccolti di grano duro in una fase così delicata.
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Nuova emergenza alimentare in Africa
Posted by fidest press agency su martedì, 26 aprile 2022
I venti di guerra stanno mettendo a dura prova l’economia mondiale con effetti negativi, soprattutto sul continente africano. Secondo l’economista del South African Institute of International Affairs (SAIIA), Steven Gruzd, “l’insicurezza alimentare avrà conseguenze molto gravi a causa del conflitto in corso, considerato che la Russia è il maggiore esportatore di grano in Africa e l’Ucraina è al quinto posto”. A loro si deve quasi un terzo delle esportazioni di grano, orzo e semi di girasole. La produzione e l’export di questi beni sono in drammatica crisi non solo a causa dei danni diretti della guerra, dell’interruzione delle vie di comunicazione e dei porti, ma anche perché un’elevata quota delle terre ucraine potrebbe perdere la stagione delle semine. Molti campi sono stati abbandonati e non stanno arrivando dalla Russia i fertilizzanti necessari per la normale produzione.La Food and Agricultural Organization delle Nazioni Unite (Fao) giustamente lancia allarmi sulla sicurezza alimentare. Alla 32.ma Sessione della Conferenza Regionale per l’Africa, tenutasi a metà aprile a Malabo, capitale della Guinea Equatoriale, ha affermato che “il numero di persone che soffrono la fame nell’Africa sub sahariana è, dopo anni di declino, di nuovo in aumento. Secondo gli ultimi dati, 282 milioni di persone nel continente, in altre parole oltre un quinto della popolazione, non hanno cibo a sufficienza, con un aumento di 46 milioni rispetto al 2019”. L’Indice Fao dei prezzi alimentari ha raggiunto una media di 159,3 punti a marzo 2022, in aumento del 12,6% rispetto a febbraio, il livello massimo dal suo inizio nel 1990. Nello specifico, in un mese l’indice per i cereali è cresciuto del 17,1% e quello dell’olio vegetale del 23,2,%. A dire il vero, i prezzi delle materie prime agricole avevano preso a correre già prima della guerra in Ucraina. La “manina” della sempre presente e attiva speculazione finanziaria era ben visibile. David Beasley, direttore del World Food Programme ha avvisato che il conflitto può provocare “una catastrofe alimentare di portata globale, la peggiore crisi alimentare dalla seconda guerra mondiale”. Prima del 24 febbraio l’agenzia Onu nutriva 125 milioni di persone. Il 50% del grano acquistato dal Wfp era ucraino. Adesso deve tagliare le razioni a causa dell’aumento dei prezzi del cibo e del carburante. Infatti, come sostiene anche l’Ocse, la Russia fornisce circa il 19% del gas naturale mondiale e l’11% del petrolio. I prezzi dell’energia sono aumentati in modo preoccupante. Ad esempio, i prezzi spot del gas in Europa sono di 10 volte superiori rispetto a un anno fa, mentre il costo del petrolio è quasi raddoppiato nello stesso periodo. Beasley ha affermato che l’Ucraina è passata dall’essere “il granaio del mondo” ad avere essa stessa bisogno di pane. Lo stop dell’export di grano dall’Ucraina andrà a gravare soprattutto su quei Paesi dove è già diffusa la povertà. Per esempio, il Libano importa dall’Ucraina il 74% di grano per la propria sussistenza, l’Egitto il 30%, la Tunisia il 47,7%, la Libia il 43% e lo Yemen il 22%. Eritrea e Somalia dipendono interamente dalle importazioni di grano da Russia e Ucraina. Il dramma delle popolazioni dipendenti dall’import alimentare è stato evidenziato anche dal vice direttore della Fao, l’italiano Maurizio Martina, ricordando che 26 Paesi a basso livello di reddito, molti dei quali africani ma anche dell’Asia meridionale, dipendono da Russia e Ucraina per oltre la metà della loro importazione di cereali. Non si può, quindi, non condividere le raccomandazioni della Fao di tenere aperti i mercati dei beni alimentari e dei fertilizzanti e di rivedere le restrizioni al loro export, considerando le conseguenze delle sanzioni sulla vita di centinaia di milioni di persone. Si stima che quest’anno arriveranno nei Paesi più bisognosi 35 milioni di tonnellate di cereali in meno rispetto a quelli dello scorso anno. Sono già cominciate le file per il pane a Tunisi; l’Egitto ha riserve di grano per qualche mese e altri Paesi africani vedono lo spettro di inevitabili crisi alimentari. E’ opportuno ricordare che questi grandi importatori di grano in passato sono stati spesso teatro di rivolte popolari causate proprio dall’aumento dei prezzi del pane. Il problema, quindi, non è solo dei Paesi in guerra ma anche di tutti i Paesi occidentali che hanno dettato sanzioni senza valutarne appieno gli effetti negativi nelle altre parti del mondo. Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista
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La sfida dell’autosufficienza alimentare
Posted by fidest press agency su domenica, 24 aprile 2022
Può essere vinta solo unendo le forze dei Paesi europei e lavorando per un maggior coordinamento che si ispiri anche a principi di solidarietà – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. La riunione virtuale tra i ministri dell’agricoltura dell’Europa meridionale svoltasi ieri ha messo al centro la necessità di una maggiore coesione al fine di rispondere agli effetti della guerra. Per i ministri di Italia, Spagna, Portogallo e Grecia è stata un’occasione per riflettere sulle misure per sostenere il reddito agricolo e combattere le speculazioni.L’iniziativa, promossa dal ministro delle Politiche agricole Patuanelli, va nella giusta direzione perché è impensabile affrontare la congiuntura attuale contando solo sulle proprie forze – continua Tiso. Troppe volte l’Europa ha finito per rimanere schiacciata dagli egoismi nazionali su questioni chiave. La crisi attuale è una vera e propria chiamata a ritrovare lo spirito all’origine della nascita dell’Unione, facendo della cooperazione il suo motore principale.Nel corso degli anni rigide regole e parametri di tipo finanziario hanno preso il sopravvento sugli altri pilastri che dovrebbero caratterizzare un’alleanza di così vasta portata. Coesione finanziaria e unione monetaria sono veramente sostenibili se affondano le loro radici in valori di cooperazione e solidarietà che crisi come quella in corso dovrebbero spingerci a riscoprire. Gli stessi valori sono indispensabili per la realizzazione della transizione verde, che potrà diventare realtà se gli Stati membri sapranno adottare una visione comune e impegnarsi con convinzione su un progetto di lungo periodo.
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Sicurezza alimentare europea
Posted by fidest press agency su sabato, 23 aprile 2022
Finora la Commissione europea non ha espresso preoccupazioni in relazione alla sicurezza alimentare europea a seguito dell’attacco dell’Ucraina da parte della Russia, tuttavia secondo Compag è innegabile che i flussi commerciali cambieranno e che i mercati mondiali verranno ulteriormente destabilizzati a causa della mancanza di prodotti alimentari ucraini e dei forti aumenti dei prezzi di gas naturale e concimi. Spetta all’UE colmare il divario di produzione per far fronte alla prevista carenza di alcune materie prima, come ad esempio il frumento e il mais, provenienti dall’Ucraina. “Riteniamo – continua Manara – che sia necessario salvaguardare e aumentare la produzione nazionale ed europea di cereali, come il frumento e il mais, per rispondere ai bisogni e coprire i costi anche delle fasi successive a quella agricola. La PAC può essere uno strumento incentivante, ma occorre prevedere delle modifiche nel regime di aiuti ai fini della sopravvivenza di alcune colture strategiche per le filiere nazionali”. Il comparto dei cereali in Italia è fragile sotto molteplici punti di vista. Ne è un esempio la forte dipendenza del settore del mais dalle importazioni, che ammontano a oltre il 50% del fabbisogno interno e di cui l’Ucraina è il secondo principale fornitore italiano, percentuale che arriva al 63% nel caso del frumento tenero (dati Ismea). Secondo Compag, per conferire slancio e vitalità alle relative filiere produttive – apportando vantaggi anche dal punto di vista climatico e ambientale – sarebbe necessario introdurre una nuova misura di sostegno accoppiato per il mais (la coltura che ha sofferto maggiormente della contrazione di superficie e produzioni), oltre a prevedere elementi di flessibilità per quanto riguarda l’obbligo della rotazione sui terreni a seminativi, a vantaggio dell’ambiente e delle biodiversità, e l’inserimento di una coltura secondaria per fissare l’azoto. È fondamentale che la gestione degli aiuti tenga conto delle necessità e delle difficoltà del settore dei seminativi. Compag non mette in discussione gli obiettivi ambientali della PAC (ad esempio quelli che mirano a ridurre drasticamente l’uso dei prodotti fitosanitari e delle concimazioni minerali), ma ritiene sia necessario inserirli nel contesto attuale per evitare che essi possano ledere la produzione e dunque la sicurezza alimentare. Ciò sarà possibile solo introducendo nuove tecnologie e tecniche di coltivazione testate scientificamente nei tempi necessari. Inoltre, la (seppur necessaria!) transizione va organizzata attraverso opportuni servizi di consulenza e formazione per gli agricoltori da parte di soggetti qualificati. Tale aspetto non dovrà mancare nella programmazione 2023-2027. Infine, è più che mai urgente l’ammodernamento dei centri di stoccaggio, considerata l’attuale fase storica che impone una accurata gestione degli stock, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Insieme ad altre sigle della filiera cerealicola e zootecnica, COMPAG ha già inviato al Mipaaf alcune istanze riguardo alla modifica del Piano Strategico Nazionale della PAC (che dovrà pervenire alla Commissione entro il 31 luglio). Non resta che attendere.
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Convegno su sicurezza alimentare
Posted by fidest press agency su sabato, 2 aprile 2022
Roma. Lo scenario internazionale ha scatenato sul comparto agroalimentare italiano una ‘tempesta perfetta’ che mina alle fondamenta l’impianto delle politiche e delle scelte compiute a livello comunitario. È necessario, pertanto, riaprire il dibattito sulle fragilità dell’Unione europea, ad iniziare dalla prossima programmazione sino al 2027 della Politica Agricola Comune. Pur rimanendo nel solco della sostenibilità ambientale, tracciata nelle strategie comunitarie del ‘Green Deal’ e della ‘Farm to Fork’, diviene fondamentale ricalibrare le misure affinché vengano assicurate le riserve strategiche di alimenti dell’Unione europea. Se ne parlerà in un convegno organizzato dalla FIDAF (Federazione Italiana dottori in Scienze Agrarie e Forestali), in collaborazione con l’UNASA (Unione Nazionale delle Accademie per le Scienze Agrarie), la Società Geografica Italiana e l’Onorevole Filippo Gallinella (M5S), presidente della Commissione Agricoltura della Camera, che si terrà mercoledì 27 aprile a Roma. All’evento parteciperanno i rappresentanti delle associazioni agricole e alimentari e il mondo universitario e della ricerca.
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Sicurezza alimentare: necessaria maggiore azione UE
Posted by fidest press agency su domenica, 27 marzo 2022
In una risoluzione adottata giovedì, i deputati chiedono un’azione UE urgente per garantire la sicurezza alimentare dentro e fuori i confini dell’Unione, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina.Nel testo si sollecita un aiuto immediato sotto forma di forniture alimentari per l’Ucraina e il rilancio della strategia di produzione alimentare UE.Il testo non legislativo è stato approvato con 413 voti favorevoli, 120 contrari e 49 astensioni.In considerazione del grave impatto che l’attacco russo all’Ucraina dovrebbe avere sulla sicurezza alimentare, il Parlamento chiede un aiuto alimentare umanitario per il popolo ucraino a lungo termine, sia dall’UE sia dalla comunità internazionale.L’UE dovrebbe aprire dei corridoi alimentari da e verso l’Ucraina, da utilizzare come alternativa ai porti chiusi del Mar Nero. Inoltre, bisognerebbe dotare gli agricoltori ucraini di carburante semi e fertilizzanti.La pandemia di COVID-19 e la guerra in Ucraina hanno reso necessaria una riduzione della dipendenza UE dalle importazioni da un numero troppo limitato di fornitori.Per questo, i deputati chiedono di diversificare le forniture provenienti dai paesi terzi. Inoltre, la Commissione dovrebbe valutare in che modo mitigare, nel breve termine, l’impatto dei prezzi elevati dei fertilizzanti sugli agricoltori.Il Parlamento propone anche il passaggio a fonti alternative di nutrienti organici per l’agricoltura e un sostegno all’innovazione agricola, così da ridurre, nel lungo termine, la dipendenza dalle importazioni di fertilizzanti.A causa dell’interruzione delle importazioni agricole, i deputati chiedono di aumentare la produzione alimentare interna e di utilizzare i terreni agricoli solo per la produzione di cibo e mangime.Per affrontare i bisogni immediati, si dovrebbe concedere agli agricoltori l’utilizzo dei terreni messi a riposo per la produzione di colture proteiche, nel corso del 2022.Infine, la Commissione dovrebbe fornire sostegno ai settori più colpiti e mobilitare la riserva di crisi di 479 milioni di euro, mentre i Paesi UE dovrebbero essere autorizzati a concedere agli operatori del mercato agricolo aiuti di stato.
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Autosufficienza alimentare
Posted by fidest press agency su mercoledì, 9 marzo 2022
“I drammatici scenari internazionali e la crisi energetica riportano in primo piano l’autosufficienza alimentare. Un tema posto al centro del dibattito politico europeo dal premier francese Macron ma, a parità di popolazione, rispetto a noi la Francia può disporre del doppio degli ettari coltivabili. Pertanto, per raggiungere con risultati concreti i medesimi obiettivi in termini di autosufficienza alimentare, l’Italia non solo deve perseguire un aumento della coltivazione ma è necessario anche che, che accanto a un maggiore sforzo produttivo, l’esecutivo Draghi inizi a ragionare con serietà e determinazione sulle Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) in agricoltura. Auspico, dunque, che il Governo faccia sua la mia proposta normativa presentata lo scorso dicembre alla Camera in un prossimo decreto così da avviare e accelerare sul versante dell’innovazione in campo”. Lo dichiara il deputato Filippo Gallinella (M5S), presidente della commissione Agricoltura e primo firmatario della proposta di legge sulle TEA.“Con le TEA, infatti – aggiunge -, aumenteremmo la nostra produttività, a parità di utilizzo di suolo, preservando le peculiarità della biodiversità italiana ma soprattutto potremo farlo senza scongiurare gli sforzi sulla sostenibilità ambientale che l’Europa sta facendo da anni e che sono al centro della prossima PAC, la Politica Agricola Comune”.“Avremo così – prosegue – un minor impatto ecologico grazie alla riduzione nell’utilizzo di fitofarmaci per piante che aumentano la propria resistenza ai cambiamenti climatici. Con la mia proposta di legge diamo il via alla ricerca in campo aperti sugli organismi prodotti con tecniche di genome editing (mutagenesi sitodiretta) e cisgenesi, per fini sperimentali e scientifici sotto l’egida della ricerca pubblica, pratiche che accelerano ciò che gli agricoltori fanno da sempre nei loro terreni e che poco o nulla hanno a che vedere con altre tecniche oramai obsolete”.
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Peggiora la crisi alimentare nel Sahel
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 febbraio 2022
Si è decuplicato negli ultimi tre anni il numero di persone che rischiano l’inedia nel Sahel, mentre gli sfollamenti di popolazione sono aumentati del 400 per cento, in una regione che sta vivendo la peggiore crisi alimentare degli ultimi dieci anni. Ѐ l’allarme lanciato oggi da David Beasley, Direttore Esecutivo dell’agenzia ONU World Food Programme.La regione, che si estende a sud del deserto del Sahara, sta registrando condizioni di clima arido che non si vedevano da diversi anni. In soli tre anni, il numero di persone che si avvicinano al rischio di morire di fame è schizzato da 3 a 10,5 milioni in cinque paesi: Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger. L’attuale crisi potrebbe superare quelle degli anni precedenti a causa di un mix di fattori quali insicurezza, aumento della povertà a causa del COVID-19 e crescita drammatica dei prezzi dei generi alimentari di base.“Quella che si sta sviluppando davanti ai nostri occhi, nella regione del Sahel, è una assoluta crisi”, ha detto Beasley dal Benin, dove è arrivato dopo aver visitato operazioni del WFP in Niger e Ciad. “Ho parlato con famiglie che hanno sofferto più di quanto si possa onestamente immaginare. Cacciati dalle loro case da gruppi estremisti, affamati a causa della siccità e gettati nella disperazione dalle conseguenze economiche del COVID. Noi stiamo esaurendo le risorse, loro la speranza”.I bisogni hanno raggiunto il culmine, mentre le risorse per sostenere le persone vulnerabili sono al minimo, mettendo il WFP nella difficile situazione di dover scegliere di sfamare solo chi è gravemente affamato e non poter aiutare gli altri. In Niger, per esempio, per una carenza di fondi il WFP sta dimezzando le razioni alimentari. Il WFP ha bisogno di 470 milioni di dollari per i prossimi sei mesi per continuare le operazioni nel Sahel dove, nonostante un difficile contesto della sicurezza, ha lavorato con i partner umanitari per mantenere un sostegno salvavita raggiungendo, nel 2021, 9,3 milioni di persone nei cinque paesi. Il WFP sta anche implementando programmi per la costruzione della resilienza che aiutano le famiglie a migliorare le condizioni di vita. Negli ultimi tre anni, il WFP e le comunità hanno trasformato, nei cinque paesi del Sahel, 270.000 acri di terreni brulli in terra produttiva agricola e per la pastorizia, migliorando la vita di oltre 2,5 milioni di persone. Le comunità che hanno beneficiato delle attività di costruzione della resilienza stanno reagendo relativamente meglio a questa crisi alimentare senza precedenti perché hanno avuto gli strumenti per coltivare cibo sufficiente per sfamarsi, per diversificare le loro produzioni e i loro redditi. In Benin, dove cresce la preoccupazione per la minaccia che i conflitti nei vicini Burkina Faso e Niger attraversino i confini nelle aree a nord, i programmi di alimentazione scolastica finanziati dal governo e implementati congiuntamente al WFP, forniscono pasti nutrienti a 700.000 bambini, oltre ad essere vitali nella creazione di posti di lavoro e nel rafforzamento dell’economia locale.
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Repubblica Democratica del Congo: nei prossimi mesi possibile peggioramento della crisi alimentare
Posted by fidest press agency su giovedì, 11 novembre 2021
Circa 27 milioni di persone, un quarto dell’intera popolazione, affronta condizioni di insicurezza alimentare acuta a livello di crisi o di emergenza, dovute a scarsi raccolti, sfollamenti a causa delle violenze, malattie e il collasso delle infrastrutture, secondo l’ultima Analisi della Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare (Integrated Food Security Phase Classification, IPC) pubblicata oggi. Si tratta del numero più alto di persone nella fase di crisi dell’insicurezza alimentare acuta, IPC3, di ogni altro paese analizzato dall’IPC.Il nuovo rapporto IPC, che mostra anche aree nella capitale Kinshasa e nei suoi dintorni gravemente colpite, prevede che gli allarmanti numeri della fame rimangano tali per tutti i primi sei mesi del 2022. Il quadro della nutrizione potrebbe addirittura peggiorare in alcune regioni e tra gruppi particolarmente vulnerabili, compresi i bambini piccoli e donne incinte o che allattano.La FAO ha già potenziato il suo sostegno ai più vulnerabili nel paese per accelerare la risposta all’urgenza, all’entità e alla complessità della crisi. Il suo intervento per raggiungere 1,1 milioni di persone ha bisogno di 65 milioni di dollari, ma finora ne ha ricevuti solo 4,5 milioni. L’attenzione viene posta nell’aumentare l’accesso delle famiglie alle attrezzature e alle sementi; nel fornire bestiame di qualità che gioca un ruolo chiave nel miglioramento della nutrizione; nel sostenere i processi del cibo e il suo immagazzinamento; e nell’aiutare i piccoli agricoltori nella lotta contro le malattie degli animali e delle piante. Quest’anno, la FAO prevede di fornire assistenza salvavita nei mezzi di sostentamento a 1,1 milioni di persone nelle aree colpite da alta insicurezza alimentare acuta.Nel 2021, tra le varie attività, la FAO ha fornito sementi e attrezzature a quasi 160.000 persone che hanno permesso la produzione di oltre 10.000 tonnellate di cibo; ha fornito trasferimenti di contante ad oltre 40.000 persone per rafforzarne la resilienza nella produzione del proprio cibo; ha vaccinato oltre 25.000 capi di bestiame contro la pasteurella. Insieme all’UNICEF e alla FAO, il WFP ha lanciato un progetto per combattere la fame nelle aree urbane, nella periferia di Kinshasa. L’iniziativa fornisce trasferimenti di contante a circa 100.000 persone estremamente vulnerabili nel comune di N’sele, duramente colpito dalle ricadute economiche del COVID-19. Complessivamente, il WFP ha bisogno di 99 milioni di dollari fino ad aprile 2022 per raggiungere quanti hanno più bisogno di sostegno.
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Scuole: Lotta allo spreco alimentare
Posted by fidest press agency su domenica, 17 ottobre 2021
1.300 scuole primarie in tutta Italia, oltre 36.000 alunni coinvolti, e più di 550 elaborati inviati dai bambini che si sono sfidati nel concorso educativo nazionale Talent Kitchen – Storie di cibo che non si spreca. Sono questi i numeri che confermano il successo della quinta edizione di Momenti da non sprecare, il progetto didattico di educazione al consumo alimentare, sostenibile e solidale. Lanciato da Whirlpool e dedicato ai più piccoli, alle loro famiglie e agli insegnanti, Momenti da non sprecare è arrivato alla quinta edizione e pone al centro l’importanza del valore del cibo e di come evitarne gli sprechi.Il progetto, quest’anno incentrato sulla filiera alimentare, si è concluso con il concorso educativo nazionale Talent Kitchen – Storie di cibo che non si spreca, in cui i bambini sono diventati veri e propri testimonial antispreco. Gli alunni infatti si sono trasformati in narratori, registi, produttori, fumettisti, disegnatori, pittori, chef, ecc., per raccontare in modo originale, creativo e divertente l’importanza dei momenti quotidiani con il cibo da scegliere e consumare con consapevolezza sociale e ambientale.Gli elaborati inviati sono stati valutati da una giuria composta da esperti della scuola, giornalisti, rappresentanti dell’associazione Banco Alimentare Lombardia e di Whirlpool. A vincere la sfida, cui hanno partecipato oltre 200 classi in tutta Italia, sono stati i bambini delle classi 2A – 2B della Scuola primaria Giovanni Pascoli di Ripalta Cremasca (Cremona) con il loro Foody, un simpatico amico che li ha accompagnati nella scoperta della filiera alimentare e nella realizzazione di tante ricette antispreco che i bambini hanno creato con le loro famiglie. Al secondo posto a pari merito si sono classificate tutte le classi dell’istituto Canossiano Limonta di Milano e la classe 4C della scuola primaria Giovanni Falcone di Napoli, che hanno presentato alla giuria i loro progetti interattivi che da un lato hanno coinvolto tutta la scuola in un percorso di consumo responsabile e dall’altro hanno visto come protagonista di una pubblicità progresso una mela.
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Spreco alimentare
Posted by fidest press agency su mercoledì, 6 ottobre 2021
Gli ultimi dati sullo spreco alimentare dimostrano che una nuova coscienza si sta a poco a poco affermando – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Secondo il rapporto ‘Waste Watcher, International Observatory on Food & Sustainability’, diffuso in occasione della ‘Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari’ che si celebra oggi, il nostro Paese è tra i più attenti a questo tema: nel 2020, l’Italia ha sprecato l’11,78% di cibo in meno rispetto all’anno precedente. Le corrette abitudini si stanno progressivamente radicando nella coscienza dei consumatori italiani e la crisi sanitaria ha probabilmente contribuito ad accelerare questo processo.La lotta contro lo spreco alimentare non può però ridursi a sensibilizzare i consumatori finali, ma deve prevedere una strategia di ampio respiro – continua Tiso. Il consumatore gioca senza dubbio un ruolo essenziale, ma non è il solo a incidere. Gli sprechi avvengono infatti lungo tutta la filiera agroalimentare, dove le inefficienze e le perdite sono ancora numerose. Per questo è necessario un approccio integrato che affronti il problema nella sua globalità, dal campo alla tavola, e coinvolga tutti gli attori, dai produttori alle famiglie.Non bisogna infine dimenticare che un grande aiuto nella lotta contro gli sprechi può venire dall’innovazione. Le nuove tecnologie digitali permettono già ora di ottimizzare l’utilizzo delle risorse naturali nella fase di produzione e di gestire con molta più efficienza quella della distribuzione. La loro diffusione, insieme all’introduzione di una nuova cultura della gestione, può risultare decisiva per ridurre al minimo gli sprechi di cibo.
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Cresce l’insicurezza alimentare nel mondo
Posted by fidest press agency su giovedì, 26 agosto 2021
BY Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista. In preparazione del summit di settembre delle Nazioni Unite, si è tenuto a Roma a fine luglio un incontro preparatorio della Food and Agriculture Organization (FAO) e del World Food Programme (WFP) sul sistema mondiale del cibo, anche con la partecipazione dei rappresentanti dei 500 milioni di piccoli agricoltori del mondo. C’è il rischio, o la quasi certezza, che gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu di ridurre la povertà, la fame e le diseguaglianze entro il 2030 possano essere mancati. Indubbiamente la pandemia ha complicato la situazione economica mondiale e indebolito i programmi di sviluppo, ma al riguardo è evidente anche la mancanza di volontà e di azione da parte dei principali attori economici e politici mondiali. Ancora oggi la povertà, le disparità di reddito e gli alti costi del cibo fanno sì che 3 miliardi di persone non abbiano accesso a un dieta sana e giusta. Secondo un rapporto pubblicato dalla FAO, lo scorso anno 811 milioni di persone, circa un decimo della popolazione mondiale, hanno affrontato la fame. 161 milioni di persone in più rispetto al 2019. Nel 2020 la fame è aumentata sia in termini assoluti sia proporzionali, superando la crescita della popolazione Si stima che circa il 9,9% degli abitanti del pianeta abbia sofferto di malnutrizione, rispetto al 8,4% del 2019. Più della metà di tutte le persone denutrite (418milioni) vive in Asia; più di un terzo (282 milioni) in Africa; e una percentuale minore (60 milioni) in America Latina e nei Caraibi. Ma l'aumento più marcato della fame si è verificato in Africa, con il 21% della popolazione, più del doppio di quella di qualsiasi altra regione del globo. Anche la disuguaglianza di genere si è aggravata: per ogni 10 uomini vittime dell’insicurezza alimentare, nel 2020 c'erano 11 donne nella stessa situazione, in crescita rispetto al 10,6 del 2019. Sono i bambini a pagare il prezzo più alto. Si stima che nel 2020 oltre 149 milioni di bambini sotto i cinque anni siano rachitici, o troppo bassi per la loro età e più di 45 milioni troppo magri per la loro statura. La pandemia ha anche causato un generale calo del reddito agricolo e ha influito più negativamente sui redditi delle famiglie rurali in tutte le regioni in via di sviluppo. Si tenga presente che il 9;80% dei cittadini più poveri del mondo, in altre parole 600 milioni di persone più dell,8,39% dell’intera popolazione europea – vive in aree rurali, lavora nel settore agricolo, ma soffre la malnutrizione. Se non si intraprenderanno azioni urgenti, la FAO teme che nel 2030 non solo la fame e la povertà non saranno sradicate ma ci potrebbero essere ancora 600 milioni di persone esposte al rischio di fame. Il rapporto afferma anche che nei prossimi quattro mesi almeno 23 aree mondiali saranno colpite da una elevata insicurezza alimentare e dalla fame. 17 sono in Africa e le altre in zone di guerra, come l’Afghanistan e lo Yemen. 41 milioni di persone rischiano la carestia se non riceveranno immediatamente cibo e assistenza. Secondo il Global Report on Food Crises del WFP, il 2020 ha visto 155 milioni di persone affrontare un'insicurezza alimentare acuta in 55 paesi, con un aumento di oltre 20 milioni rispetto al 2019. La stragrande maggioranza delle persone più esposte sono agricoltori. Sarà fondamentale che, accanto all'assistenza alimentare, essi siano aiutati a ricominciare la propria produzione alimentare, in modo che le famiglie e le comunità possano tornare all'autosufficienza. Quest’ultima si può perdere a seguito dello spostamento della popolazione, dell'abbandono di terreni agricoli, dell'interruzione del commercio e dei raccolti e del mancato accesso ai mercati. Secondo la Banca Mondiale, le perdite di reddito causate dalla crisi sanitaria e dai lockdown hanno fatto crescere di 97 milioni le persone che vivono in povertà. Il rapporto FAO/WFP ha anche rilevato che i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati costantemente da giugno 2020 a maggio 2021. A causa della forte domanda registrata durante la ripresa economica dopo la prima ondata della pandemia, vi è stata un'impennata dei prezzi degli oli vegetali, dello zucchero e dei cereali,. Nel giugno 2021, i prezzi dei generi alimentari, misurati dall'Indice FAO dei prezzi del cibo, sono aumentati di oltre il 30% in un anno. È probabile che gli alti prezzi internazionali dei prodotti alimentari, insieme agli elevati costi di trasporto, facciano aumentare il costo delle importazioni alimentari globali, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Ciò, una volta trasmesso ai mercati nazionali, limiterà l'accesso al cibo delle famiglie più vulnerabili e avrà un impatto negativo sulla sicurezza alimentare. David Beasley, direttore del WFP, è stato molto chiaro: “Mentre corriamo nello spazio, 41 milioni di persone in più rischiano di morire di fame”. Se i miliardari, che in un anno si sono arricchiti di oltre mille miliardi di dollari, contribuissero con 40 miliardi all’anno, entro il 2030 la fame potrebbe essere debellata nel mondo, ha polemicamente affermato.
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