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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°87

Posts Tagged ‘amico’

“L’amico fedele” di Daniele Gonella

Posted by fidest press agency su martedì, 11 ottobre 2022

Quali misteri si celano dietro i maestosi cancelli della Villa Bocchese e nel suo enorme parco in collina, tra viali alberati, prati e boschi ombrosi? Che fine ha fatto il proprietario, l’imprenditore Claudio Bocchese, partito per un viaggio d’affari e scomparso nel nulla? E che ne è del suo gatto Fijodor, uno splendido esemplare di Certosino, dagli occhi gialli? Sono questi i quesiti che dovranno risolvere un investigatore improvvisato e spregiudicato, Leo Rodgher, e un goffo tuttofare, Boris Castaman, protagonisti del giallo “L’amico fedele” di Daniele Gonella, pubblicato da Youcanprint.Daniele Gonella (Trissino, 1984) è un appassionato lettore di libri gialli, che ha deciso di scriverne uno. “L’amico fedele” segna, appunto, il suo esordio sulla scena letteraria. La storia è ambientata ai nostri giorni, nel piccolo mondo della provincia veneta. Protagonisti, due anti-eroi da commedia italiana. Leo Rodgher e Boris Castaman, coinquilini, cercano di sbarcare il lunario. L’uno, con piccoli incarichi da investigatore privato. L’altro con riparazioni, traslochi e lavoretti qua e là. Alla fine del mese si ritrovano puntualmente in bolletta. Così Boris spinge Leo a darsi da fare per ritrovare un gatto, che si è allontanato da Villa Bocchese. I proprietari hanno promesso una ricca ricompensa a chi glielo avrebbe riportato.La villa rinascimentale della famiglia Bocchese sorge su una collina, circondata da un’immensa tenuta di giardini, viali, prati e boschi. All’interno della tenuta sopravvive il rudere di un antico castello, semidistrutto da un incendio. La facoltosa famiglia che risiede nella tenuta è salita di recente agli onori delle cronache per la sparizione di Claudio Bocchese, a capo di un piccolo impero finanziario. L’imprenditore, partito all’improvviso per un viaggio di affari in Germania, è sparito nel nulla. La sua macchina è stata ritrovata in terra tedesca. Di lui, invece, si è persa ogni traccia. Le tensioni interne alla famiglia e i rilevanti interessi economici in ballo hanno fatto pensare a una scomparsa volontaria. A sospettare che le cose siano andate in maniera diversa è, invece, Leo Rodgher che, nel tentativo di riportare il gatto scomparso ai legittimi proprietari e di incassare la ricompensa, sente “puzza di bruciato”. Così decide di indagare, di sua volontà, per vederci chiaro. Nelle indagini coinvolge anche il povero Boris come infiltrato tra i giardinieri della villa. Da qui si dipartono una serie di rocambolesche vicende, che avranno come suggestivo scenario la misteriosa tenuta e come attori i suoi abitanti, l’autorevole donna Erminia, la figlia Michela, il piccolo Niccolò, il viscido avvocato Filiberto Varotto, curatore degli affari di famiglia, e il personale di servizio. Chiave di volta dell’intera costruzione narrativa sarà proprio il felino Fijodor, “l’amico fedele” cui allude il titolo, che consentirà agli inquirenti di risolvere il caso.Come nella migliore tradizione del genere, Gonella costruisce un giallo in cui ogni minimo dettaglio o particolare apparentemente insignificante diventa importante per la soluzione finale, in una logica narrativa stringente. La scrittura sobria, scorrevole e a tratti ironica rendono particolarmente piacevole e avvincente la lettura di questo romanzo di esordio che ci rivela il profilo di un autore e di un’opera già maturi.

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Andreï Makine: L’amico armeno

Posted by fidest press agency su venerdì, 25 febbraio 2022

Collana Oceani, pp. 176, 18 euro. Il nuovo romanzo di Andreï Makine, vincitore del Premio Goncourt e del Premio Médicis. Un nuovo classico sull’amicizia che ricorda L’amico ritrovato di Fred Uhlman. Il narratore tredicenne vive in un orfanotrofio in Siberia durante i giorni del morente impero sovietico. Nel cortile della scuola, difende il coetaneo Vardan, capro espiatorio ideale per i bulli, e lo accompagna a casa, in un quartiere malfamato e popolato da ex prigionieri, avventurieri e da una piccola comunità di famiglie armene, a cinquemila chilometri dal loro Caucaso natio, vessate dalle autorità sovietiche. In questa Armenia in miniatura spiccano figure magnifiche: la madre di Vardan, Chamiram; la sorella di Vardan, Gulizar, bella come una principessa caucasica che infiamma i cuori ma vive solo nella devozione al marito in carcere; Sarven, il vecchio saggio della comunità. Vardan passa molto tempo a letto, a causa di una misteriosa malattia; coltiva però con il suo amico un sogno: trovare il tesoro di un monastero abbattuto, che potrebbe far arricchire tutta la comunità armena e permetterle di andare in un luogo più ospitale. I due iniziano dunque a scavare e, ogni volta che Vardan si ammala, è il suo amico che porta avanti lo scavo. Ma sarà proprio questo a rovinarlo: siccome il buco che scavano è vicino alla prigione del paese, in una giornata di retata, in cui la polizia cerca di rastrellare gli armeni “pericolosi”, viene catturato: assiduo frequentatore della comunità armena, amico di Vardan, responsabile di uno scavo… sembra avere tutte le caratteristiche per essere imprigionato a lungo.

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Andreï Makine: L’amico armeno

Posted by fidest press agency su giovedì, 27 gennaio 2022

Collana Oceani, pp. 176, 18 euro. Il nuovo romanzo di Andreï Makine, vincitore del Premio Goncourt e del Premio Médicis. Un nuovo classico sull’amicizia che ricorda L’amico ritrovato di Fred Uhlman. Il narratore tredicenne vive in un orfanotrofio in Siberia durante i giorni del morente impero sovietico. Nel cortile della scuola, difende il coetaneo Vardan, capro espiatorio ideale per i bulli, e lo accompagna a casa, in un quartiere malfamato e popolato da ex prigionieri, avventurieri e da una piccola comunità di famiglie armene, a cinquemila chilometri dal loro Caucaso natio, vessate dalle autorità sovietiche. In questa Armenia in miniatura spiccano figure magnifiche: la madre di Vardan, Chamiram; la sorella di Vardan, Gulizar, bella come una principessa caucasica che infiamma i cuori ma vive solo nella devozione al marito in carcere; Sarven, il vecchio saggio della comunità. Vardan passa molto tempo a letto, a causa di una misteriosa malattia; coltiva però con il suo amico un sogno: trovare il tesoro di un monastero abbattuto, che potrebbe far arricchire tutta la comunità armena e permetterle di andare in un luogo più ospitale. I due iniziano dunque a scavare e, ogni volta che Vardan si ammala, è il suo amico che porta avanti lo scavo. Ma sarà proprio questo a rovinarlo: siccome il buco che scavano è vicino alla prigione del paese, in una giornata di retata, in cui la polizia cerca di rastrellare gli armeni “pericolosi”, viene catturato: assiduo frequentatore della comunità armena, amico di Vardan, responsabile di uno scavo… sembra avere tutte le caratteristiche per essere imprigionato a lungo.

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Barry Hines: Un falco per amico

Posted by fidest press agency su domenica, 29 marzo 2020

La vita è dura per Billy Casper, un adolescente irrequieto cresciuto in un villaggio di minatori nel Nord dell’Inghilterra. Da quando suo padre se ne è andato, Billy vive con la madre, che lo considera un caso senza speranza, e con il fratellastro Jud, che lo maltratta fisicamente e verbalmente. A scuola le cose non vanno meglio per il ragazzo, che si ritrova umiliato dai professori e vessato dai compagni, soprattutto dal prepotente MacDowall. Un tempo, Billy e MacDowall appartenevano alla stessa banda: ciondolavano tutto il giorno per le strade del paese e, di tanto in tanto, compivano qualche furto. Poi, però, le cose sono cambiate. Un mattino in cui l’aria è cristallina e il trillo delle allodole risuona sui campi di fieno, Billy si ritrova a girovagare attorno alle rovine di un antico monastero. All’improvviso, un falco sbuca da un muro, virando verso i campi. A Billy non occorre molto tempo per scovare il suo nido e appropriarsi di uno dei pulcini, che infila nella tasca della giacca e porta a casa con sé. Battezzato Kes, il giovane falco è un magnifico esemplare di gheppio femmina di cui Billy si prende cura con dedizione e che decide di addestrare con l’aiuto di un manuale di falconeria sottratto in un negozio. Uno strano passatempo per un ragazzino destinato a calarsi nelle miniere di carbone, triste destino che accomuna gli adolescenti senza prospettive come lui. Eppure, sarà grazie alla forza silenziosa e alla feroce indipendenza di Kes, se Billy troverà il coraggio di dire addio alla banda e ai suoi guai con la legge e imboccare, forse, una strada diversa. Ormai divenuto un classico della letteratura inglese, Un falco per amico racconta la singolare amicizia tra un ragazzino segnato dalla vita e un gheppio. Una storia commovente e senza tempo da cui, nel 1969, Ken Loach ha tratto il lungometraggio Kes, ancora oggi considerato uno dei film piú importanti e significativi del cinema indipendente britannico.Collana: Bloom Pagine: 160 Prezzo cartaceo : €17,00 Prezzo ebook: € 9,99
Barry Hines è nato nel villaggio minerario di Hoyland Common, vicino a Barnsley, nello Yorkshire. Dopo aver studiato alla Eccelsfield Grammar School, ha insegnato per diversi anni a Londra e nello Yorkshire prima di diventare uno scrittore a tempo pieno. Un falco per amico è, dalla sua pubblicazione nel 1969, un bestseller in Inghilterra. Rilanciato dalla Penguin nel 2000, è da allora tra i dieci romanzi piú venduti di sempre.

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Silvio Villa: L’amico fucilato

Posted by fidest press agency su giovedì, 26 settembre 2019

Questo volume presenta per la prima volta al lettore italiano la figura di Silvio Villa (1882-1934), un ricchissimo industriale tessile piemontese che a New York, insieme con il fratello, seppe creare un impero della seta, e che nel 1919, esattamente un secolo fa, pubblicò a proprie spese il racconto Claudio Graziani. An Episode of War, forse il primo testo letterario dedicato all’orrore delle fucilazioni sommarie così frequenti nell’esercito italiano nell’ultima fase della Prima guerra mondiale, cui Villa aveva partecipato come volontario. Fu l’inizio di una piccola carriera letteraria che fece di lui uno dei primi narratori italo-americani: dopo Claudio Graziani, pubblicò infatti altri due libri, stavolta per l’importante editore Macmillan. Nell’autobiografico The Unbidden Guest (1922) offrì vivaci racconti delle sue esperienze in Italia e in America, inserendovi anche alcune storie della Grande Guerra e lo stesso racconto d’esordio, materiali tutti che sono stati recuperati in L’amico fucilato. Pubblicò infine la raccolta di racconti fantastici Ultra-Violet Tales (1927). Socio dei pionieri torinesi del cinema, Sciamengo e Pastrone, Villa inoltre importò e distribuì in America Cabiria, il kolossal cinematografico di Gabriele D’Annunzio, che tanta influenza avrebbe avuto anche sui registi statunitensi. Onnipresente nelle cronache mondane dei giornali newyorkesi del suo tempo, Villa fu in contatto con i nomi più in vista della cultura e dello spettacolo, della politica e dell’alta società in generale: da Enrico Caruso a Douglas Fairbanks e a tanti altri. Morì a Sankt Moritz, in Svizzera, durante una vacanza sulla neve, in seguito a un incidente. 128 pagine Neri Pozza editore.
SILVIO VILLA (1882-1934), industriale tessile piemontese, emigrò a New York, dove creò un impero della seta. Nel 1919 pubblicò a proprie spese il racconto Claudio Graziani. An Episode of War, forse il primo testo letterario dedicato all’orrore delle fucilazioni sommarie così frequenti nell’esercito italiano nell’ultima fase della Prima Guerra Mondiale, cui Villa aveva partecipato come volontario. Fu l’inizio di una piccola carriera letteraria che fece di lui uno dei primi narratori italo-americani: dopo Claudio Graziani, pubblicò infatti altri due libri, stavolta per l’importante editore Macmillan. Nell’autobiografico The Unbidden Guest (1922) offrì vivaci racconti delle sue esperienze in Italia e in America, inserendovi anche alcune storie della Grande Guerra e lo stesso racconto d’esordio, materiali tutti che sono stati recuperati in L’amico fucilato. Morì a Sankt Moritz, in Svizzera, durante una vacanza sulla neve, in seguito a un incidente.

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Un robot come amico: come la tecnologia ci aiuta a vivere meglio

Posted by fidest press agency su mercoledì, 6 febbraio 2019

Milano. “Conosciamoci Meglio”, il ciclo d’incontri pubblici che si svolgono presso il Centro Comunicazione Bayer di Viale Certosa 130, nei quali autorevoli relatori dialogano con i cittadini su temi d’interesse e rilevanza sociale, ha affrontato un argomento molto più attuale e vicino a noi di quanto possiamo immaginarci: le applicazioni della robotica e i risvolti nella nostra vita quotidiana.
Nell’appuntamento “Un robot come amico”, il Professor Roberto Cingolani, Direttore Scientifico dell’IIT ISTIUTO ITALIANO di TECNOLOGIA ha approfondito questa tematica dialogando con i concittadini e ragionando sullo stato dell’arte della robotica umanoide, come essa abbia positivi risvolti nella vita di ciascuno di noi, le future applicazioni e innovazioni.Grazie alla moderazione di Francesca Cerati, giornalista UNAMSI, che ha aperto i lavori, è stato presentato un parallelo fra l’essere umano e i più avanzati robot umanoidi sviluppati dall’IIT dal quale è emerso quanto sia straordinario il corpo umano e quanto sia una macchina perfetta. Il nostro corpo, infatti, è costituito da solo sei atomi (principalmente ossigeno, idrogeno e carbonio) e richiede pochissima energia per funzionare e sostenere le performance del cervello che, in media, arrivano a 1016 operazioni al secondo. Alla medesima capacità di calcolo, infatti, arrivano solo pochi mega computer e, per questo, non è possibile immaginare robot umanoidi completamente autonomi che possano in qualche modo far concorrenza all’uomo.Una soluzione che consente ai robot umanoidi di supportarci in maniera smart e basando le risposte su raffinati algoritmi di Intelligenza Artificiale si poggia alle più recenti infrastrutture e reti wireless che con il 5G già consentono scambiare un coesistente flusso di dati fra il robot umanoide e un super computer centrale. In questo scenario il robot è autonomo, grazie a un’intelligenza collettiva che è in grado di interfacciarsi con noi, imparare dall’ambiente circostante e supportarci nella quotidianità. Si tratta di robot cognitivi sociali, con una struttura e dimensioni adatte a muoversi in ambienti caratterizzati da un’ergonomia studiata per l’uomo come la casa e l’ufficio.La robotica, come ampiamente spiegato dal Professor Cingolani, è una scienza multidisciplinare che punta a trovare soluzioni concrete a problemi pratici. L’orientamento alla ricerca e sviluppo, infatti, parte da definire quale sia la strada più efficace per supportare l’uomo e questo approccio consente di meglio comprendere le ragioni che hanno portato allo sviluppo di varie innovazioni.
A seconda delle problematiche, ci sono casistiche dove è più opportuno mettere in campo una applicazione che consente un controllo remoto del drone robotico oppure comandarlo tramite realtà aumentata consentendoci di muoverci in ambienti ostili o in miniaturizzati. Per altre problematiche è più idoneo lo sviluppo di esoscheletri per meglio maneggiare pesi e macchinari o, in altri casi, la soluzione sono robot autonomi che possano lavorare a fianco dell’uomo senza il rischio di urtarlo o metterne e a rischio l’incolumità. Quest’approccio antropocentrico ha permesso all’IIT di sviluppare una serie di innovazioni che consentono alla persona di ritrovare autonomia, indipendenza e, nell’immediato futuro, di poter ricevere in casa assistenti robotici studiati per supportare persone anziane o diversamente abili. In questo campo già esistono esoscheletri che consentono a persone con disabilità di indossarli in autonomia e poter tornare a deambulare e, per persone mutilate, mani bioniche che, comandate dal moncherino grazie a elettrodi, possono afferrare oggetti, ruotare il polso e che consentono di riappropriarsi della propria autonomia. A questo incontro seguiranno ulteriori sei appuntamenti su temi di attualità e rilevanza sociale: bullismo e cyberbullismo, la medicina delle migrazioni, l’impatto dello smart working sulla qualità della vita, vecchie e nuove dipendenze e ruolo e benefici della pet therapy.

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“Ospedale Amico dei Bambini”

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 aprile 2018

Como L’ospedale Sacra Famiglia di Erba (Como) è stato certificato dall’UNICEF “Ospedale Amico dei Bambini” per la promozione, la protezione e il sostegno dell’allattamento. Il riconoscimento è stato consegnato al superiore provinciale dell’Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio, fra Massimo Villa, dalla Presidente del Comitato UNICEF Como Manuela Bovolenta nell’ambito di una solenne cerimonia che si è tenuta oggi 13 aprile presso l’ospedale classificato.
Oggi l’Ospedale Sacra Famiglia è un punto nascita di primo livello: assicura la presenza 24 ore su 24 del personale medico (Ginecologico, Pediatrico ed Anestesiologico) dando la possibilità di accogliere nati dalla 34ª settimana di gestazione con un peso alla nascita superiore ai 1800 g. Nell’anno 2017 l’ospedale Sacra Famiglia ha registrato 715 nati. Questo dato risulta stabile rispetto all’anno precedente ed è significativo nel panorama demografico della provincia di Como, dove si è assistito ad un calo di nascite del 10 % rispetto al 2016. Sempre nell’anno 2017, il tasso di incidenza di parto operativo vaginale (ventosa) è stato del 6,4% e quello di taglio cesareo del 14,8%. Quest’ultimo dato conferma il pieno rispetto delle buone pratiche ostetriche richieste dall’OMS e colloca questo ospedale classificato tra i più virtuosi della Regione Lombardia.L’ Ospedale Sacra Famiglia era già stato riconosciuto nel 2009 dall’UNICEF come “Ospedale Amico dei Bambini”. Il raggiungimento di quel riconoscimento è stato al tempo stesso un punto di arrivo e di partenza, ponendo l’obiettivo di mantenere nel tempo gli standard UNICEF/OMS. Il percorso verso il nuovo riconoscimento ha richiesto impegno e sinergie ancora maggiori, portando nel novembre 2017 alla riconferma di questo nosocomio che, a tutt’oggi, rappresenta l’unica eccellenza in Lombardia riconosciuta dall’UNICEF.In questi anni, all’Ospedale Sacra Famiglia il tasso di allattamento al seno si è mantenuto superiore all’80%: un risultato che esprime la volontà degli operatori di offrire un’assistenza basata sulle buone pratiche e sul rispetto della fisiologia per la mamma e per il neonato. Non va dimenticato che nel 2017 il blocco parto è stato dotato di una Sala operatoria ostetrica dedicata, nel rispetto del decreto Stato – Regioni. Quest’ultima, unitamente alla nuova Isola Neonatale, permette di gestire l’evento nascita con la maggior sicurezza possibile.
Nell’ottica di offrire un percorso nascita attento all’accompagnamento di madre e bambino, oggi l’Ospedale di Erba offre percorsi assistenziali a sostegno della fisiologia e il più possibile attenti alle richieste emergenti attraverso il Corso di accompagnamento alla nascita sostenuto dal personale ostetrico con l’intervento dell’anestesista e del pediatra, un Ambulatorio della Gravidanza Fisiologica attuato dalle Ostetriche, un ambulatorio della patologia della gravidanza, un ambulatorio per la diagnosi prenatale (Traslucenza Nucale più Duo-Test), un Ambulatorio di Ecografia Ostetrica di II livello, un Ambulatorio del neonato attuato dal personale della Sezione neonatale a sostegno dell’allattamento dopo la dimissione, un Ambulatorio del follow-up per neonati non fisiologici, un percorso di Sostegno alla Genitorialità sostenuto da diverse figure professionali (ostetriche, ginecologi, pediatri, assistenti sociali, Servizio Tutela Minori del territorio), un Ambulatorio dei disturbi della nutrizione pediatrica e un Ambulatorio di gastroenterologia pediatrica.
L’iniziativa internazionale “Baby Friendly Hospital – Ospedale Amico dei Bambini” è stata lanciata nel 1991 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) per assicurare che tutti gli ospedali accolgano nel miglior modo possibile i bambini neonati e che divengano centri di sostegno per l’allattamento materno. Un Ospedale Amico compie una trasformazione dell’assistenza a mamme e bambini nel proprio punto nascita, applicando i “Dieci passi per la promozione, la protezione ed il sostegno dell’allattamento materno”.In Italia sono attualmente riconosciuti 26 ospedali che, con le 7 Comunità Amiche dei Bambini e i 3 Corsi di Laurea Amico dell’Allattamento, formano il programma UNICEF: Insieme per l’Allattamento.

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Politica: lettera aperta a un amico

Posted by fidest press agency su lunedì, 9 ottobre 2017

eduardo de filippoCaro Rosario, non nascondo la mia preoccupazione per il come vanno le cose in politica. Qui rischiamo che, per le prossime elezioni, si vada a finire solo con una gran confusione e il rischio di ingovernabilità diventa molto serio. Il primo sconcerto deriva dalla sfacciataggine di chi è stato colto con le mani nella marmellata e dichiara, negando l’evidenza, che non è vero. Questi signori non hanno nemmeno il pudore di tacere. Denota una decadenza dei costumi che si amplia sempre di più provocando quell’effetto domino che per gli onesti significa allontanarsi maggiormente dalla politica e dai loro faccendieri. Da qui deriva l’altra preoccupazione è che la “qualità” dei candidati cali ulteriormente.
Cosa possiamo fare noi per arginare questa valanga che nel suo precipitare a valle coinvolge tutti nel bene e nel male? Credo che a questo punto prevalga la necessità che le candidature, che i partiti propongono agli elettori, siano “testate” da un garante che validi la moralità e la serietà dei soggetti presentati. Ma chi potrebbe essere? D’altra parte non siamo degli “sceriffi” che indagano sugli eventuali scheletri nell’armadio di chi si presenta apparentemente pulito e invece ha ben nascoste le sue malefatte. A questo punto si dovrebbe richiedere una sorta di “patto d’onore” impegnando il candidato eletto a dimettersi se dovessero venire a galla degli illeciti a suo carico. Ma vorrei aggiungere qualcosa di più. Sino ad oggi abbiamo capito che le candidature, per lo più, presuppongono un facile arricchimento, una volta eletti. Ma se stabiliamo che l’indennità non debba superare una certa soglia e che tutto debba essere certificato pubblicamente compresi i redditi personali ritengo che sarebbe un’iniziativa in grado di scoraggiare molti tra i vari faccendieri di professione.
Come dire: il gioco non vale la candela soprattutto se gli accertamenti fossero immediati e le pene severe e definitive. In altri termini occorre dare un segnale forte e chiaro ma temo che i partiti oggi non siano ancora consapevoli di tale necessità. E da qui la mia preoccupazione ritorna a riprendere fiato sempre più gravida di scenari tenebrosi. E le sceneggiate di questi giorni lo dimostrano, purtroppo.
Possibile che non siamo in grado di capire i guasti provocati da trenta anni a questa parte da una certa classe politica solo interessata ad arricchirsi con il denaro pubblico ed è stata solo capace di generare un debito sovrano da capogiro? Possibile che non si ravveda e si renda conto che con quest’andazzo stiamo recitando il de profundis alla democrazia se si pensa che oggi il 50% dell’eletto-rato cerca di dissociarsene non andando a votare o votando scheda bianca?
E che il restante 50%, a parte le frange affaristiche, si presenta alle urne turandosi il naso per la puzza che emanano certe scelte rivoltanti e cerca di salvare il salvabile ammesso che ci sia ancora qualcosa da salvare. Sono troppo pessimista? Ho perso la speranza? Dovrei dire con Eduardo de Filippo: la speranza è na’ fetenzia? (Riccardo Alfonso)

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Fisco amico? Manco per sogno

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 settembre 2017

fisco2005aL’interruzione del sistema informatico della Sogei, la società che si occupa della gestione dei dati dell’Agenzia delle Entrate, la dice lunga sull’idea di “Fisco amico”. Complicare la vita ai cittadini, sembra, invece, la parola d’ordine. Vero è che l’evasione in Italia ci pone in alto nella classifica europea (nel 2014 l’evasione fiscale e contributiva ha raggiunto la cifra incredibile di 214 miliardi di euro) e che occorre applicare le norme europee, con obbligo di scambiare automaticamente le informazioni su tutti i nuovi accordi fiscali transfrontalieri, come ricorda la commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager, per contrastare l’elusione delle imposte, ma infastidire i cittadini, con norme sempre più complesse e richieste di documenti, non risolve il problema e conferma che il fisco non è amico, anzi. La pubblica amministrazione ha ben 128 banche dati, basterebbe farle funzionare. Che cosa aspettano? Lo spesometro ha fatto un buco nell’acqua come avevamo previsto tre anni fa: l’Agenzia si attendeva 3 miliardi ma sono stati recuperati solo 377 milioni. Insomma, c’è sempre, ed è attivissimo, l’ufficio complicazione delle cose semplici. (Primo Mastrantoni, segretario Aduc)

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Festival di produzioni originali: ‘L’amico di Cordoba’

Posted by fidest press agency su domenica, 5 febbraio 2017

lamico-di-cordobaRoma Lunedi 6 febbraio 2017 ore 21 Teatro Eliseo, via Nazionale 183 ‘L’amico di Cordoba’con Peppe Servillo, Javier Girotto e la Saint Louis Big Band diretta da Gianni Oddi. Il cantante Peppe Servillo e il sassofonista Javier Girotto incontrano la Saint Louis Big Band diretta da Gianni Oddi, in un progetto ispirato al tango, al jazz e alla canzone d’autore italiana.”L’amico di Cordoba” unisce l’anima sudamericana con quella mediterranea; la latinità dei protagonisti è il filo conduttore di una fusione di stili e di emozioni. I brani originali composti da Javier Girotto e Peppe Servillo saranno per la prima volta eseguiti da una Big Band, in una inedita veste orchestrale, grazie agli arrangiamenti originali di Luigi Giannatempo e Milena Nigro.
Peppe Servillo nasce ad Arquata Scrivia, in provincia di Alessandria, il 15 ottobre 1960, ma cresce a Caserta. Autodidatta, debutta nel 1980 con gli Avion Travel, con cui debutta nel 1986 con “Sorpassando”. Nel 2000 arriva anche la vittoria al Festival di Sanremo con la canzone “Sentimento”. Autore e anche attore, dal 2005 è protagonista del progetto speciale “Uomini in Frac”, concerto omaggio a Domenico Modugno rivisitato in chiave jazz a cui partecipano diversi musicisti italiani. Nel 2012 si ritrova assieme al gruppo dei Solis Spring Quartet per “Spassiunatamente”, lavoro che ripercorre il repertorio della canzone napoletana.
Nato a Cordoba (Argentina), vive a Roma ed è cittadino italiano a tutti gli effetti. Ventunenne si trasferì a Boston (USA), al “Berklee College of Music”, diplomandosi in “Professional Music” “Cum Magna Laude”. In quel periodo “americano” studiò sax e improvvisazione con Joseph Viola, Bill Pierce, George Garzone, Hall Crook, Gerry Bergonzi. Nelle sue performance americane si esibì con Danilo Perez, George Garzone, Hall Crook, Bob Moses, Herb Pomeroy e tanti altri musicisti americani e non, che rappresentarono per lui la vera scuola musicale, quella della strada e dell’esperienza. A 25 anni si stabilisce a Roma dove inizia la vera attività professionale. Il primo gruppo nato a Roma è “Tercer Mundo”, insieme ad Horacio “El Negro” Hernandez (latin jazz), un sestetto formato da piano, basso, percussioni, batteria, tromba e sax. Nello stesso periodo ha cominciato a scrivere e ad arrangiare un nuovo repertorio per un nuovo gruppo: i “Six Sax”, un quartetto di sassofoni, basso e batteria, col quale inciderà il suo primo CD, ospiti Bob Mintzer e Randy Brecker.
Da quel momento comincia a miscelare il jazz con le sue radici argentine, iniziando a scrivere e a pensare al tipo di musica che oggi da vita agli “Aires Tango” col quale ha registrato 7 CD. La sua musica è un misto di tango, jazz, etnica, caratterizzato da molta improvvisazione, scrittura e arrangiamento.Parallelamente ad Aires Tango collabora con il quintetto di Roberto Gatto, ha suonato anche con Rita Marcotulli , Enrico Rava, Paolo Fresu, Gianluca Putrella, Bebo Ferra, Antonello Salis, Gianni Coscia, Peppe Servillo, Angà Diaz, Furio Di Castri, Tony Scott, Arto Tuncbovacivan, Michel Benità, Carlo Rizzo, Aldo Romano, Luis Agudo Maurizio Gianmarco, Stefano Battaglia, Michel Godard, Anouar Brahem, Gianluigi Trovesi e molti altri.
Gianni Oddi è uno dei più attivi sassofonisti italiani, collabora stabilmente con il maestro Ennio Morricone ed è stato 1° Sax Alto dell’orchestra della RAI. Ha all’attivo alcuni progetti molto apprezzati in ogni parte del mondo ed ha una intensa attività concertistica.
Saint Louis Big BandLa Saint Louis Big Band è una formazione orchestrale che rispetta in pieno la struttura classica della big band ovvero 4 trombe, 5 sax, tromboni, sezione ritmica, 6 coristi.Il repertorio dell’ensemble, di tipo jazzistico, sfiora gran parte delle espressioni e dei cambiamenti che hanno caratterizzato la musica afro-americana fin dall’inizio del secolo scorso, proponendo alcune tra le pagine più belle della letteratura jazzistica orchestrale (Benny Goodman, Duke Ellington, Dizzy Gillespie). Vengono privilegiate le elaborazioni di arrangiatori contemporanei dell’area americana (Sammy Nestico, Don Sebesky, Bob Mintzer).Javier Girotto ha scelto la Saint Louis Big Band per eseguire ed incidere i brani del suo progetto “Escenas en Big Band”. (foto: l’amico di cordoba)

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Pancreas artificiale: un algoritmo per amico

Posted by fidest press agency su domenica, 25 ottobre 2015

pancreas-01Il pancreas artificiale è passato dall’essere un oggetto misterioso a strumento di trattamento ormai quasi pronto per entrare nella vita di tutti i giorni, per aiutare ragazzini e adulti a tenere sotto controllo una glicemia che viaggia sulle montagne russe. La scuola di Padova è una delle più avanzate al mondo sia sul versante clinico, che bioingegneristico ed è sempre stata in prima linea nelle sperimentazioni più di frontiera: le ultime, un campo scuola per avvicinare bambini piccolissimi con il diabete al pancreas artificiale e una sperimentazione di trattamento continuativo per 6 mesi che si concluderà, con grande dispiacere dei pazienti, all’inizio di novembre. Un vero e proprio manager della glicemia, certo lontano dalla perfezione assoluta della natura, ma con un grado di efficienza ogni giorno maggiore: è il pancreas artificiale, un sistema tecnologico fatto di tre parti: il microinfusore di insulina, il sensore che misura in continuo la glicemia e un ‘cellulare’, deprivato delle funzioni di telefono, nel quale viene inserito l’algoritmo matematico che funge da controllore esterno. Sulla base della glicemia che viene letta in real time dal sensore, l’algoritmo – il cervello pensante del sistema – suggerisce al microinfusore quanta insulina infondere per mantenere la glicemia normale. In altre parole un calcolatore matematico intelligente (l’algoritmo) si sostituisce alle decisioni che quotidianamente la persona con diabete (o nel caso dei più piccoli, i genitori) è costretta a prendere per mantenere la glicemia sotto controllo. L’algoritmo che cerca di aggiustare la somministrazione di insulina è strutturato in modo di cercare di interpretare le esigenze del corpo; ad esempio, se si sta a riposo farà erogare una quantità maggiore di insulina per abbassare la glicemia, viceversa se si fa attività fisica la quantità di insulina necessaria a mantenere in range la glicemia si riduce. Il tutto senza che il paziente debba intervenire.Nel corso di una manciata di ultimi anni, i componenti di questo sistema sono diventati sempre più piccoli, fino a renderlo ‘indossabile’; sempre più sicuro e affidabile, il pancreas artificiale è passato dall’essere utilizzato per esperimenti di poche ore all’interno dell’ospedale all’ultimo, ancora in corso, nel quale il pancreas artificiale con il ‘cervello’ nel cellulare è stato utilizzato in piena autonomia da 6 pazienti per ben 6 mesi consecutivi. Quest’ultimo esperimento si concluderà tra un paio di settimane e chi vi ha preso parte non si rassegna al fatto di doversi separare dal ‘cellulare’-manager.“Abbiamo seguito gli studi sul pancreas artificiale fin dalle prime fasi – spiega Daniela Bruttomesso, dirigente medico di primo livello A.O. di Padova, Dipartimento di Medicina Clinica, UOC Malattie del Metabolismo, membro del consiglio direttivo SID e prossimo presidente regionale (Veneto) SID – I primi sono iniziati in ospedale; poi siamo andati all’esterno, ma sempre in ambiente protetto, riunendo i pazienti in un hotel sotto la nostra supervisione. Infine il grande passo: abbiamo dato il pancreas artificiale ai pazienti, perché lo utilizzassero a casa. Abbiamo appena pubblicato i risultati di uno studio(*) nel quale 32 soggetti adulti hanno indossato il pancreas artificiale a casa loro dalle 20 della sera fino alle 8 di mattina. Lo studio è durato 2 mesi con risultati molto incoraggianti: con il pancreas artificiale, c’è stato un miglioramento del tempo passato in euglicemia (tra 70 e 180 mg/dl) rispetto alla terapia con microinfusore e sensore, ma anche una riduzione del tempo trascorso in ipoglicemia. I risultati che abbiamo acquisito finora dimostrano che sicuramente il pancreas artificiale è migliore della terapia tradizionale nel controllare sia la glicemia notturna che quella diurna, rispetto al miglior sistema tradizionale rappresentato dal tandem microinfusore di insulina-sensore di glicemia (SAP). E’ attualmente in fase di pubblicazione un lavoro, fatto insieme agli americani, nel quale i pazienti hanno portato giorno e notte (24h/24h) il pancreas artificiale a casa per tre settimane. Anche in questo caso sono migliorati tutti i parametri del controllo glicemico. Ora, siamo tutti con il fiato sospeso in attesa dei risultati di uno studio condotto in contemporanea a Padova, a Montpellier e negli USA nel quale, alcuni pazienti sono stati trattati con un pancreas artificiale in maniera continuativa per 5 mesi. Non abbiamo ancora alcun risultato ma quello che possiamo dire è che man mano che si avvicina la fine dello studio, e dunque il momento di restituire il pancreas artificiale, i due pazienti italiani sono sempre più dispiaciuti”.Quello che qualunque paziente trattato con il pancreas artificiale riferisce è l’impressione di grande libertà che dà questo device, perché consente loro di preoccuparsi meno della gestione quotidiana del diabete. Naturalmente questo non significa che il pancreas artificiale tolga importanza all’educazione del paziente che anzi deve essere comunque sempre preparato a gestire il suo diabete. Infatti, qualora il pancreas artificiale per qualche motivo non dovesse funzionare, passa automaticamente alla funzione SAP, cioè torna al tandem abituale microinfusore-sensore che il paziente deve essere in grado di gestire.Campo scuola per i bimbi con il pancreas artificiale. Di recente abbiamo condotto uno studio pediatrico (‘campo scuola sul diabete’) nel quale per la prima volta abbiamo valutato l’utilizzo del pancreas artificiale in un gruppo di 32 bambini dai 5 ai 9 anni d’età. Lo studio è stato coordinato dal gruppo ingegneristico e clinico di Padova; i bambini sono stati inviati dalle pediatrie di Torino, Milano, Verona, Napoli e Roma. Sicuramente l’impatto emotivo di questa esperienza è stato fortissimo per quanto riguarda l’accettabilità del sistema da parte dei genitori: il 90% si è dichiarato favorevole al pancreas artificiale e disposto ad utilizzare lo strumento non appena disponibile; l’80% lo ha giudicato anche abbastanza facile da usare. L’impatto sulla notte è fortissimo perché per i genitori di un bambino con diabete le ore notturne sono sempre fonte di angoscia. La parte forse negativa è che il bambino deve sempre portare con sé il ‘cellulare’, anche se forse la cosa preoccupa più gli adulti che i bimbi. Nel corso del campo scuola li abbiamo visti prendere subito confidenza con il ‘cellulare’ e usarlo anche per giocare, fingendo di telefonarsi l’uno con l’altro. Una cosa che ci ha veramente colpito è con quanta facilità i bambini apprendono l’uso della tecnologia. Dai dati che abbiamo acquisito finora, possiamo dire che di certo l’uso del pancreas artificiale anche in questa fascia d’età riduce le ipoglicemie.Le sfide future. Gli ambiti di miglioramento del pancreas artificiale riguardano soprattutto la parte bio-ingegneristica, l’algoritmo, il ‘cervello’ pensante del sistema. In futuro saranno testati algoritmi previsionali cimentandoli con variabili difficili da interpretare, quali l’assunzione di pasti più variegatii, attività fisiche più complesse e condizioni stressanti. Andremo insomma a valutare come si comporta il pancreas artificiale in situazioni che esulano dalla routine quotidiana.L’italia è uno dei Paesi più avanzati al mondo nelle ricerche sul pancreas artificiale: clinici e bioingegneri dell’Università di Padova, in particolare, lavorano in collaborazione con gruppi francesi (Eric Renard) e olandesi (J. Hans DeVries) all’interno del consorzio europeo AP @T HOME. Collaborazioni che si estendono anche oltre oceano con Boris Kovatchev della Virginia e la sua squadra che ha sviluppato un ‘cellulare’ nel quale è inserito il ‘cervello’ del pancreas artificiale – un algoritmo – messo a punto dal professor Claudio Cobelli dell’Università di Padova e dal professor Lalo Magni dell’Università di Pavia.

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Ospedale amico dei bambini

Posted by fidest press agency su giovedì, 18 giugno 2015

OMSL’Ospedale S. M. Annunziata di Ponte a Niccheri è stato confermato da OMS e UNICEF “Ospedale amico dei bambini”. La cerimonia per la consegna della pergamena con la riconferma si è svolta oggi alla presenza di Francesca Ciraolo, direttrice sanitaria dell’ospedale, Marco Pezzati, direttore del Dipartimento materno-infantile, Arianna Maggiali, direttrice dell’ostetricia aziendale, Maristella Mencucci, direttore dell’assistenza infermieristica Sud Est, Elena Nerozzi, responsabile assistenza infermieristica di Ponte a Niccheri, Giacomo Guerrera, presidente del Comitato italiano per l’UNICEF, Rosella Di Bella, Presidente del Comitato UNICEF di Firenze, e Elise Chapin, responsabile del programma Insieme per l’allattamento del Comitato italiano per l’UNICEF.
A descrivere il percorso di formazione e crescita dell’ospedale fiorentino sono intervenuti durante la cerimonia Alfio Frizzi, direttore di ostetricia–ginecologia, Isabella Mugelli, ostetrica coordinatrice, Gherardo Rapisardi, direttore pediatria e neonatologia e Martina Mastropietro, infermiera coordinatrice.
L’iniziativa internazionale “Baby Friendly Hospital – Ospedale Amico dei Bambini” è stata lanciata nel 1991 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) per assicurare che tutti gli ospedali accolgano nel miglior modo possibile i bambini neonati e che divengano centri di sostegno per l’allattamento materno. Un Ospedale Amico compie una trasformazione dell’assistenza a mamme e bambini nel proprio punto nascita, applicando i “Dieci passi per la promozione, la protezione ed il sostegno dell’allattamento materno”. Questo significa migliorare le pratiche assistenziali rendendo protagonisti i genitori e sostenendoli nelle scelte per l’alimentazione e le cure dei propri bambini.
È infatti dal marzo 2008 che l’OSMA ha ricevuto il titolo di Baby Friendly Hospital, uno dei 7 ospedali BFH in Toscana, regione all’avanguardia in Italia in questo campo. L’Azienda sanitaria di Firenze ne ha 2 riconosciuti: l’ospedale dell’Annunziata e quello del Mugello, mentre il S. Giovanni di Dio ha superato la prima delle 3 fasi previste del percorso.
Dal lancio dell’iniziativa ad oggi, l’UNICEF stima che gli ospedali riconosciuti nel mondo siano più di ventitremila sparsi in oltre 150 paesi. In Italia sono attualmente riconosciuti 22 ospedali che, con le 5 Comunità Amiche dei Bambini e al Corso di Laurea Amico dell’Allattamento, formano il programma UNICEF: Insieme per l’Allattamento.
Promuovere, proteggere e sostenere l’allattamento materno è un obiettivo di salute che deve impegnare le strutture e gli operatori sanitari, ma sempre di più coinvolgere l’intero tessuto sociale, famiglie, gruppi di volontariato, il mondo dell’istruzione e dell’informazione, i soggetti politici e l’intera comunità.

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Un poliziotto per amico

Posted by fidest press agency su martedì, 9 agosto 2011

Credo che sia stato uno “slogan” lanciato qualche anno fa. Potremmo riprenderlo oggi stabilendo un nuovo e diverso contatto con gli immigrati. Già da tempo avevo proposto che si accompagnasse al poliziotto di quartiere in talune aree, dove è forte la presenza di extracomunitari, di un immigrato della stessa etnia. La sua presenza potrebbe assolvere due importanti compiti. Il primo è per ragioni linguistiche e, il secondo, per dare utili consigli ai propri compatrioti. Allora gli “addetti ai lavori” mi dissero che era una buona idea ma non furono conseguenti. La stessa modalità avrebbe potuto ripetersi con gli “ausiliari dei vigili urbani” che avrebbero potuto affiancarsi al poliziotto di quartiere. Queste figure, com’è noto, furono “introdotte” richiamando in servizio come “volontari” pensionati provenienti dalla polizia e dai vigili urbani e furono, per lo più utilizzate per presenziare le aree turistiche, i plessi scolastici, i giardini pubblici. Oggi, con le moderne tecnologie, questi elementi possono svolgere un utile servizio sul territorio come “osservatori” e “segnalatori” di situazioni sospette inviando con il cellulare, ai pronto interventi della polizia, l’imbeccata giusta per intervenire. Queste “coperture” di tipo volontaristico potrebbero estendersi a molti altri compiti sia pure per svolgervi incombenze legate all’emergenza: nei pronto soccorsi con il volontariato dei medici e degli infermieri in pensione, nelle questure per il rinnovo dei permessi di soggiorno, nei tribunali come dattilografi o tutto fare, nelle scuole in funzione di tutor per i giovani in difficoltà didattica e ambientale e nei rapporti con i familiari e i docenti. Il tutto potrebbe, altresì, permetterci di riprendere con più serenità il rapporto con gli anziani consentendo loro di non sentirsi estranei in casa e utili per dare una mano là dove e necessario così come la famiglia li utilizza per accompagnare all’asilo i nipoti, sfaccendare in cucina e via di questo passo. E’ importante che tutto questo non sia “contrabbandato” come un lavoro da sottrarre ai giovani o per sfruttare gli anziani o per coprire le falle del “sistema”, ma solo per avviare quella catena della solidarietà che vuole non l’homo homini lupus ma l’homo homini amicus a qualsiasi età e per qualsiasi età. E’ questa, a mio avviso, la nuova ideologia del nostro presente e ancor più del nostro futuro. (Riccardo Alfonso)

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Storia di un “cavaliere senza cavallo”

Posted by fidest press agency su domenica, 27 marzo 2011

Lettera al direttore. Silvio Berlusconi, poiché non è uno sciocco, sa che se incontrasse Gheddafi, come minimo rischierebbe d’essere sputato in faccia, per averlo tradito. E poiché non è uno sciocco, sa anche perfettamente che i traditori non sono ben visti neppure dai nemici del tradito. E’ in seria difficoltà, il nobile Cavaliere, e  non sa come rimediare, e cerca di far sapere all’amico tradito che gli dispiace per ciò che gli sta capitando. Non sa come rimediare e dice alla Markel: «Forse hai fatto bene tu a restare fuori dall’alleanza». Vuole far sapere all’amico tradito, che si è pentito, amaramente pentito. Nella politica estera il premier sembra smarrito, come un cavaliere senza cavallo. (Veronica Tussi)

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Berlusconi: il grande amico di Gheddafi

Posted by fidest press agency su lunedì, 21 marzo 2011

Il governo Berlusconi oltre a fornire le basi logistiche agli alleati, alle h. 20 del 20 marzo ha autorizzato il decollo di due “tornado”, con destinazione Libia con la missione di neutralizzare la contraerea che ostacola i bombardieri francesi nel loro compito di colpire il bunker di Gheddafi. Potrebbe trattarsi di una operazione doverosa, alla luce dell’Alleanza Atlantica, della NATO, dell’UE, dell’ONU, se non ci fosse il recentissimo spettacolo offerto di un capo di governo con un baciamano. (Rosario Amico Roxas)

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Il cavaliere: un Dio imperscrutabile

Posted by fidest press agency su lunedì, 21 febbraio 2011

Lettera al direttore. Non penso proprio che un uomo forte, anche se piccolo di statura, come il nostro Cavaliere, un uomo pieno di grinta, virile, molto molto virile, possa essere un vigliacco. Non lo penso per niente. Ci mancherebbe altro. Però, quando ho sentito che non telefona ad un amico che si trova nei guai, per non disturbarlo, non ho potuto fare a meno di pensare che Gheddafi avrà esclamato: “Che vigliacco!”. Io però, ripeto, non credo che il Cavaliere sia un vigliacco. Certamente avrà le sue buone ragioni. Il Cavaliere, il mio amato Cavaliere, è come Dio: imperscrutabile. (Francesca Ribeiro)

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“Telefono amico”

Posted by fidest press agency su martedì, 3 agosto 2010

Un telefono amico per gli anziani dei comuni del Valdarno Inferiore. Fino a domenica 19 settembre 2010, è a disposizione di tutti gli anziani, in particolare di quelli che vivono da soli, un numero di telefono per richiedere ascolto oppure aiuto nelle piccole incombenze quotidiane o anche per combattere i disagi del caldo.  Il servizio si chiama “Estate sicura anziani” e fa parte del progetto “Sorveglianza attiva a favore della popolazione anziana”. Il numero di telefono da fare è lo 0571 33.333 (cinque volte 3). Risponderà un operatore che ascolterà la richiesta e la inoltrerà ai servizi competenti. Il numero è attivo tutti i giorni, compreso i festivi, dalle ore 8.00 alle ore 20.00.  Ci si può rivolgere al telefono amico se si vive soli e si ha bisogno di ascolto e compagnia, se si  vogliono chiedere informazioni su servizi e opportunità disponibili sul territorio, se si ha bisogno di aiuto per fare la spesa, per acquistare farmaci o per incombenze quotidiane, ma anche se si hanno problemi con il caldo estivo.  Il servizio è rivolto alle persone anziane residenti nei comuni di Castelfranco di Sotto, Montopoli, San Miniato e Santa Croce sull’Arno. Il servizio è reso possibile dalla collaborazione tra la Società della salute del Valdarno inferiore, l’Auser e la Pubblica assistenza di Santa Croce sull’Arno.

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Anziani: Estate sicura con il telefono amico

Posted by fidest press agency su sabato, 12 giugno 2010

Da lunedì 14 giugno fino al prossimo 19 settembre, è a disposizione di tutti gli anziani residenti nei comuni di Castelfranco di Sotto, Montopoli, San Miniato e Santa Croce sull’Arno, in particolare di quelli che vivono da soli, un numero di telefono per richiedere ascolto oppure aiuto nelle piccole incombenze quotidiane o anche per combattere i disagi del caldo.  Il servizio si chiama “Estate sicura anziani” e fa parte del progetto “Sorveglianza attiva a favore della popolazione anziana”. Il numero di telefono da fare è lo 0571 33.333 (cinque volte 3). Risponderà un operatore che ascolterà la richiesta e la inoltrerà ai servizi competenti. Il numero è attivo tutti i giorni, compreso i festivi, dalle ore 8.00 alle ore 20.00.  Ci si può rivolgere al telefono amico se si vive soli e si ha bisogno di ascolto e compagnia, se si  vogliono chiedere informazioni su servizi e opportunità disponibili sul territorio, se si ha bisogno di aiuto per fare la spesa, per acquistare farmaci o per incombenze quotidiane, ma anche se si hanno problemi con il caldo estivo.  Il servizio è rivolto alle persone anziane

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“Ospedale Amico dei Bambini”

Posted by fidest press agency su domenica, 27 settembre 2009

L’Unicef Italia è lieto di annunciare che il Presidio Ospedaliero Sacra Famiglia Fatebenefratelli di Erba Como (CO) ha raggiunto gli standard validi per il riconoscimento internazionale promosso da UNICEF e OMS ‘Ospedale Amico dei Bambini’. “L’iniziativa ‘Ospedale Amico dei Bambini’- dichiara il Presidente dell’UNICEF Italia Vincenzo Spadafora – è stata lanciata nel 1992 al fine di assicurare che tutti gli ospedali accolgano nel migliore modo possibile i  neonati diventando centri di promozione e sostegno per l’allattamento al seno”. “Dal lancio dell’iniziativa a oggi – prosegue il Presidente Spadafora – più di 20.000 ospedali in 156 paesi in via di sviluppo ed industrializzati hanno ottenuto il riconoscimento di “Ospedale Amico dei Bambini”. Nei paesi dove gli ospedali sono stati riconosciuti è aumentato il numero di donne che allattano al seno ed è migliorato lo stato di salute dell’infanzia”. Per diventare ‘Ospedale Amico dei Bambini’, un ospedale deve applicare le dieci norme specifiche UNICEF/OMS in favore dell’allattamento al seno, che prevedono, fra l’altro, di non accettare campioni gratuiti o a buon mercato di surrogati al latte materno, non usare biberon o tettarelle, promuovere la formazione di tutto il personale, il rooming-in (sistemazione del bambino nella stessa stanza della madre 24 ore su 24) e una informazione corretta alle madri per incoraggiarle ad allattare esclusivamente al seno almeno per i primi sei mesi di vita del neonato. http://www.unicef.it
L’Ospedale “Sacra Famiglia Fatebenefratelli” di Erba è il primo ospedale nella Regione Lombardia ad essere riconosciuto “Ospedale Amico dei Bambini” e si aggiunge agli altri diciassette ospedali italiani già riconosciuti: Bassano del Grappa, Soave/San Bonifacio, Merano, Montepulciano (Ospedali riuniti di Valdichiana), Bari (Casa di Cura La Madonnina), Bressanone, ”Santa Maria degli Angeli” Pordenone, Vipiteno, Roma (Casa di Cura Santa Famiglia), Viterbo, Osimo e Borgo San Lorenzo (FI), Ospedale di San Vito al Tagliamento, (PN) Presidio Ospedaliero di Pistoia, Ospedali Riuniti dell’Altavaldelsa di Poggibonsi, l’Ospedale S. Maria Annunziata di Firenze, e il Presidio Ospedaliero di Lucca.

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