Milano mercoledì 3 maggio alle ore 10,30, nella sala conferenze dell’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda – Padiglione 1 (1°piano). Parteciperanno all’incontro moderato da Cinzia Testa, Lucia Negroni, direttore medico di presidio ospedaliero ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, Davide Petruzzelli, presidente La Lampada di Aladino ETS, Luca Arcaini, ordinario del dip. di medicina molecolare Università degli Studi di Pavia, Davide Integlia, general manager Isheo – Integrated Solutions of Health Economics and Organization, Roberto Cairoli, Professore Associato di Ematologia Università Milano-Bicocca. Alla seguente Tavola rotonda dedicata ai “Temi chiave per migliorare la presa in carico dei pazienti con neoplasia ematologica in Lombardia” sono stati invitati Annamaria Nosari, Vicepresidente vicario AIPaSiM Onlus, Roberto Bollina, direttore dipartimento di oncologia ASST Rhodense Milano.Il Piano di Intervento operativo avrà il compito di definire i punti cardine inderogabili dell’assistenza al paziente oncoematologico, per rendere le cure uniformi su tutto il territorio nazionale. Il Piano verrà presentato il prossimo 30 maggio al convegno nazionale BRIDGE THE GAP a Roma, a Palazzo Ferrajoli, e l’evento sarà trasmesso in streaming.Il progetto è stato ideato da ISHEO srl, società da sempre impegnata nell’analisi e ricerca di strumenti e proposte per contribuire a superare i bisogni medici insoddisfatti, agendo sul fronte della ricerca di Outcome, dell’HTA e della divulgazione, attraverso il coinvolgimento di tutti gli stakeholders che a vario titolo entrano in gioco nella cura globale del paziente, in collaborazione con La Lampada di Aladino ETS, associazione fondata da ex pazienti con neoplasie ematologiche per supportare le persone malate e i loro familiari durante la malattia. Il progetto è stato realizzato con il supporto non condizionante di Astellas Pharma spa, Astrazeneca e Roche spa.
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L’assistenza al paziente affetto da tumore del sangue
Posted by fidest press agency su martedì, 2 Maggio 2023
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Con Empowergy l’assistenza per i consumatori è più facile e veloce
Posted by fidest press agency su venerdì, 14 aprile 2023
Incentivare, semplificare e velocizzare la procedura di segnalazione e di scrittura dei reclami indirizzati ai fornitori di energia da parte dei consumatori. È l’obiettivo di Empowergy, il progetto realizzato dall’associazione CIE – Consumatori Italiani per l’Europa con i fondi ricevuti nell’ambito della sovvenzione dello European Union’s Consumer Programme.In questo quadro estremamente delicato si inserisce Empowergy. Si tratta di un progetto che punta ad incentivare ed a rendere più semplice la procedura di segnalazione e di scrittura dei reclami indirizzati ai fornitori di energia da parte dei consumatori, e, al tempo stesso, a migliorare la gestione di tali procedure da parte dello stesso CIE. Grazie a Empowergy, infatti, c’è un’ottimizzazione dei tempi procedurali, ovvero ricezione della segnalazione, analisi, scrittura e verifiche, invio del reclamo al fornitore o presa di contatto con il consumatore per fornire informazioni utili. Il progetto realizzato da CIE, associazione membro di Beuc e composta dalle associazioni Codici, Aeci e Casa del Consumatore, punta a rafforzare la tutela dei diritti dei consumatori, implementando il servizio di assistenza. Con il Sistema Informativo Integrato aumenta il numero di utenti raggiunti, le pratiche diventano più semplici ed i tempi si riducono. Un nuovo strumento prezioso, un alleato in più per i consumatori.
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OCSE 2022: ruolo chiave degli infermieri nell’assistenza, ma sono pochi e la pandemia ha aggravato le carenze
Posted by fidest press agency su martedì, 13 dicembre 2022
L’OCSE non ha dubbi e lo dice in modo chiaro nel suo ultimo rapporto “Health at a glance 2022”, appena pubblicato: “Gli infermieri costituiscono la categoria più numerosa di operatori sanitari in quasi tutti i paesi dell’UE. Il ruolo chiave che svolgono nel fornire assistenza negli ospedali, nelle strutture di assistenza a lungo termine e nella comunità è stato nuovamente evidenziato durante la pandemia COVID-19. Le preesistenti carenze di infermieri sono state aggravate durante i picchi dell’epidemia, in particolare nelle unità di terapia intensiva, ma anche in altre unità ospedaliere e strutture di assistenza a lungo termine”. Qual è la carenza? Rispetto alla media OCSE l’Italia ha 2 infermieri ogni 1.000 abitanti in meno, che si tradurrebbe in base alla popolazione Istat a inizio 2022 in una carenza di quasi 118mila infermieri. Ma le differenze tra i sistemi sanitari dei vari paesi consentono di rimodulare e ridurre il fabbisogno e la carenza italiana, come ha evidenziato anche la Corte dei conti nella sua memoria sulla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NADEF) di inizio novembre, in perfetta analogia con quanto dichiarato dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), è di circa 65.000 unità, tra territorio e ospedale, considerando un rapporto, come indicano gli standard internazionali, di almeno tre infermieri ogni medico, mentre l’Italia si ferma a 1,6, circa la metà. Il solo decreto 77 del 2022 di riorganizzazione del territorio (quello che prevede le case e gli ospedali di comunità, le centrali operative, il potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata e così via) per essere operativo ne richiede circa 20.000 di “famiglia e comunità” che però non ci sono: quando in piena pandemia il decreto-legge 34/2020 ne aveva prevista e finanziata l’assunzione di 9.600, si è riusciti a immetterne negli organici Ssn non più di 3.500.Le cause che indica l’OCSE sono le stesse evidenziate dalla FNOPI: scarsa attenzione alle politiche del personale negli anni, blocchi delle assunzioni, scarsa attrattività della professione sia per l’impegno estremamente gravoso che comporta, sia, nel nostro paese, per le scarse opportunità di carriera e le basse retribuzioni. E l’Italia secondo il rapporto OCSE non brilla nemmeno per quanto riguarda i neolaureati: ce ne sono 17 per 100.000 abitanti nel 2021 (quartultima in classifica sui 38 paesi OCSE), contro ad esempio i 38 della Francia, i 42 del Regno Unito o i 43 della Germania, con la Svizzera in testa alla classifica con 112 laureati nel 2021 ogni 100mila abitanti.
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“Caregiver familiare: L’assistenza dettata dal cuore”
Posted by fidest press agency su domenica, 27 novembre 2022
Roma Lunedì 28 novembre 2022, alle ore 10.30 Biblioteca della Camera dei Deputati – Sala del Refettorio – Via del Seminario, 76. In Italia l’Assistenza familiare, per le persone non autosufficienti, è nella maggioranza dei casi affidata alle famiglie, ed in particolare alle donne e alle casalinghe. La stessa norma che definisce la figura del Caregiver prende a prestito le parole con cui la Legge 493/99 definisce la figura della casalinga. Ma un vulnus legislativo discriminante, che si è consolidato con l’applicazione delle agevolazioni previste a favore di “Caregiver familiare”, esclude proprio chi dedica a tempo pieno la propria attività all’assistenza familiare delle persone con disabilità: le casalinghe ed i casalinghi. Una assurda discriminazione, che ancora non siamo riuscite a sconfiggere. Dopo la Sentenza ONU che condanna l’Italia per la legislazione inadeguata e discriminante, il Parlamento ed il Governo sono chiamati a correggere, a breve, questa ingiustizia. Federcasalinghe la più rappresentativa Associazione delle persone che si dedicano a tempo pieno, gratuitamente, alla cura della famiglia ribadisce la richiesta di modifica legislativa. Intervengono: Federica Rossi Gasparrini Presidente Nazionale – Obiettivo Famiglia / Federcasalinghe, Maria Teresa Bellucci Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Claudio Durigon Sottosegretario al Lavoro, Valeria Ciarambino Vice-Presidente Consiglio Regionale Campania, Carmen Di Lauro Commissione Affari Sociali – Camera dei Deputati, Antonio Magi Segretario Generale SUMAI Assoprof, Dino Barlaam Presidente Agenzia per la Vita Indipendente, Referente Punto DOMINA.
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I deputati europei chiedono un forte aumento dell’assistenza militare all’Ucraina
Posted by fidest press agency su lunedì, 10 ottobre 2022
Bruxelles. In una risoluzione adottata giorni fa, i deputati affermano che i risultati dei referendum farsa, condotti sotto la minaccia delle armi per annettere gli oblast di Donetsk, Kherson, Luhansk e Zaporizhzhia sono privi di valore e invitano i Paesi UE ad adottare ulteriori severe sanzioni. La risoluzione non legislativa è stata adottata con 504 voti a favore, 26 contrari e 36 astensioni. I deputati esortano gli Stati membri dell’UE e gli altri Paesi che sostengono l’Ucraina ad aumentare massicciamente l’assistenza militare, in particolare nelle aree richieste dal governo ucraino. I Paesi UE “esitanti” dovrebbero fornire la loro parte di assistenza militare necessaria, per contribuire ad abbreviare la guerra. Le recenti minacce russe di usare armi nucleari sono irresponsabili e pericolose, avvertono i deputati, che invitano i Paesi UE e i partner internazionali a preparare una risposta rapida e decisiva nel caso in cui la Russia dovesse condurre un attacco nucleare contro l’Ucraina. Qualsiasi tentativo da parte della Russia di presentare gli attacchi ai territori occupati come un attacco alla Russia stessa, e quindi come motivo per un attacco nucleare, è illegale e privo di fondamento e non dissuaderà l’Unione Europea dal fornire ulteriore assistenza all’autodifesa dell’Ucraina.Il Parlamento europeo condanna la mobilitazione militare in Russia e le misure che obbligano i residenti dei territori temporaneamente occupati dall’Ucraina a prestare servizio nelle forze armate o ausiliarie russe, un atto che la Quarta Convenzione di Ginevra vieta. Al fine di mantenere la stabilità nel Caucaso meridionale e nell’Asia centrale, i deputati chiedono inoltre un maggiore sostegno ai Paesi della regione che hanno subito un afflusso di cittadini russi, in particolare Georgia, Kazakistan, Uzbekistan, Armenia e Kirghizistan.Per quanto riguarda le esplosioni sui gasdotti Nord Stream, i deputati affermano che aumentano le probabilità che si tratti del risultato di un atto coordinato e deliberato da parte di un attore statale. Le esplosioni dimostrano quanto sia pericolosa una politica di crescente dipendenza dai combustibili fossili russi e che l’uso dell’energia come arma è stato portato a un livello più pericoloso. La risoluzione invita gli Stati membri a considerare prioritaria la protezione delle infrastrutture critiche europee e a sostenere ulteriormente la resilienza dei partner dell’Europa orientale e dei Balcani occidentali. Infine, i deputati chiedono l’istituzione di un tribunale internazionale ad hoc per il crimine di aggressione contro l’Ucraina, per perseguire Putin, tutti i funzionari civili e militari russi e i responsabili della pianificazione, del lancio e della conduzione della guerra in Ucraina.
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Oncologia e assistenza domiciliare
Posted by fidest press agency su mercoledì, 5 ottobre 2022
In Italia meno del 70% (68,7%) delle Oncologie può contare sull’assistenza domiciliare e più della metà delle strutture (52%) è priva dei coordinatori di ricerca clinica, figure essenziali per condurre le sperimentazioni. La ‘fotografia’ dello stato dell’Oncologia nel nostro Paese vede anche progressi importanti rispetto al passato. I servizi di supporto psicologico sono presenti in quasi il 90% dei centri (87,3%), anche se solo la metà è dotata di uno psicologo “dedicato” ai pazienti oncologici. Il 95% ha l’anatomia patologica, l’81% una nutrizione clinica di riferimento e il 70% un laboratorio di biologia molecolare di riferimento. Sono significativi i passi in avanti nella definizione dei percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali (PDTA), essenziali per garantire un’assistenza multidisciplinare: sono stati deliberati dalle reti oncologiche ben 1.240 documenti. I dati emergono dalla “Carta dei servizi dell’oncologia italiana – Libro Bianco 2022”, presentato in conferenza stampa al XXIV Congresso Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), che si apre oggi a Roma. Nel nostro Paese sono attive 323 Oncologie. L’88% è dotato di Day Hospital, il 65% dell’Ambulatorio, il 58% del reparto di Degenza ordinaria. “L’oncologia è un cardine del Servizio Sanitario Nazionale, ma deve essere sostenuta con misure strutturali – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. Chiediamo al Governo, che entrerà in carica nelle prossime settimane, e al nuovo Ministro della Salute di inserire in agenda, tra i primi obiettivi da realizzare, un reale potenziamento dell’oncologia, con un’attenzione a 360 gradi, dall’assistenza domiciliare alla ricerca clinica. Senza dimenticare la prevenzione, visto che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati agendo su fattori di rischio prevenibili, in particolare sugli stili di vita. Gli oncologi, da tempo, hanno sviluppato una particolare sensibilità verso le tematiche di governo della spesa e di appropriatezza. L’utilizzo dei farmaci biosimilari in oncologia può determinare risparmi di circa il 20%, permettendo di riallocare risorse a sostegno dell’accesso a terapie innovative”. “Ogni anno, in Italia, sono 377.000 le nuove diagnosi di cancro. La sopravvivenza a un quinquennio si attesta al 65% nelle donne e al 59% negli uomini, rispetto al 63% e al 54% della rilevazione precedente aggiornata al 2015. Terapie innovative, come i farmaci a bersaglio molecolare e l’immunoncologia, permettono in molti casi di cronicizzare la malattia in fase avanzata o di ottenere la guarigione, con consistenti risparmi in altre voci di spesa, sanitaria e sociale. Ma la qualità e la sostenibilità del sistema si garantiscono soprattutto con politiche di sostegno alla ricerca, che permette di sviluppare farmaci innovativi. Ogni anno circa 35mila pazienti in Italia sono arruolati in studi clinici. L’oncologia del nostro Paese, se adeguatamente supportata dalle Istituzioni, può affermarsi come un motore di sviluppo in ambito non solo scientifico, ma anche economico e sociale. Offriamo questi temi di discussione al prossimo Governo, perché il confronto non è più rinviabile”. Oltre alla ricerca, l’altra importante questione, ancora irrisolta, riguarda il potenziamento del territorio e la necessità di investire nell’assistenza oncologica domiciliare. Si stima che oltre il 30% delle persone colpite da cancro possa essere seguito sul territorio. “Ma ancora troppi pazienti, in Italia, si spostano per centinaia di chilometri alla ricerca del ‘trattamento migliore’. Incidono la distanza tra casa e luogo dove si ricevono le cure e le spese di trasporto da sostenere – sottolinea Massimo Di Maio, Segretario Nazionale AIOM -. E questo non solo nei casi estremi di migrazione sanitaria da Sud a Nord. I problemi possono nascere per raggiungere dalla provincia i centri specialistici nelle grandi città. Insomma, una serie di determinanti, sui quali vogliamo sensibilizzare le Istituzioni, che possono mettere in campo politiche di cambiamento per investire di più sul territorio e sull’assistenza domiciliare, anche creando un’integrazione fra oncologia e medicina di famiglia. Vanno implementati anche i gruppi di cure simultanee, perché il 36% dei centri ne è ancora privo. Un’integrazione precoce nel percorso di cura di interventi di supporto, in un’ottica di cure simultanee, ha un impatto positivo sulla qualità e quantità di vita del paziente e sui risultati attesi con le terapie”.
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Riforma assistenza territoriale
Posted by fidest press agency su martedì, 28 giugno 2022
“La pandemia ha confermato la centralità di quella rete di prossimità, al servizio della salute dei cittadini, rappresentata dai farmacisti e dalle farmacie di comunità. È un ruolo che ci viene oggi riconosciuto dal decreto sul nuovo assetto della sanità territoriale, che sancisce formalmente il valore strategico del farmacista quale avamposto del Servizio sanitario sul territorio”. Lo dichiara Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto del Ministero della Salute sulla riforma dell’assistenza territoriale.“In questi lunghissimi due anni e mezzo – prosegue Mandelli -, le “croci verdi” sul territorio sono state un punto di riferimento costante e affidabile per i cittadini. La ricetta dematerializzata, il massivo rilascio di green pass a sostegno dell’economia nazionale, l’esecuzione dei tamponi, la somministrazione dei vaccini Covid e antinfluenzali, insieme al counseling offerto ai cittadini, sono solo alcuni dei servizi che i farmacisti di comunità hanno garantito, con competenza e responsabilità, a tutela della salute pubblica. Servizi oggi divenuti strutturali, oltre la fase emergenziale”. “La pandemia ha fatto emergere chiaramente la necessità di fare squadra sul territorio per rispondere in maniera adeguata alle sfide dei tempi. Le nuove funzioni della ‘Farmacia dei servizi’ e le sinergie interprofessionali sancite dal Decreto sugli Standard dell’assistenza territoriale non possono che essere il punto di partenza per rilanciare la sanità territoriale, partendo proprio dal farmacista quale figura più prossima ai cittadini”, conclude il presidente FOFI.
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“Emergenze”: l’assistenza infermieristica e la prossimità non hanno confini
Posted by fidest press agency su venerdì, 25 marzo 2022
L’emergenza Ucraina è evidentemente un fatto che esula umanamente e in parte anche professionalmente dai normali percorsi della professione. “Non ci tireremo indietro per accogliere e curare sia i pazienti che i professionisti che fuggono dalla guerra”, dichiara la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI). “Ci siamo già trovati durante la pandemia e per far fronte alla forte carenza di professionisti che da anni denunciamo – prosegue FNOPI – nelle condizioni di prevedere l’immissione di infermieri stranieri senza il regolare percorso di verifica della qualità della formazione e senza il controllo degli ordini a cui, anche se viene data comunicazione, non c’è obbligo di iscrizione, ‘sfuggendo’ così alle verifiche deontologiche ed etiche oltre che della lingua italiana. Ma questa è evidentemente altra questione, non legata alla carenza. Potrebbe anzi avere grande valenza non tanto per sostituzioni di personale mancante, perché ovviamente non è pensabile sostituire infermieri con un percorso certificato, quanto per fungere da mediazione culturale con i tanti pazienti ucraini che ci troveremo ad assistere”. Anzi, la Federazione degli infermieri per dare maggior supporto a tutte le situazioni che, professionalmente, si possono creare nell’emergenza, sta anche studiando l’opportunità di far proseguire gli studi, ovviamente senza bisogno di prova di ammissione, agli studenti di infermieristica che hanno dovuto abbandonare le facoltà ucraine, negli atenei del nostro Paese, per dar loro la massima formazione di qualità “che l’Europa e il mondo – conclude FNOPI – riconoscono agli infermieri italiani, i più ‘ricercati’ e ‘desiderati’ in tutte le nazioni europee ed extraeuropee”.
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Reale resilienza del SSN nell’assistenza ai pazienti NON Covid
Posted by fidest press agency su venerdì, 17 settembre 2021
Nel 2019 sei Regioni valutate dal Ministero della Salute “inadempienti” nella capacità di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza: Valle D’Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia.Le maggiori criticità si riferiscono all’area Distrettuale (assistenza sanitaria territoriale) con ben 4 Regioni inadempienti: Valle D’Aosta, P.A. Bolzano, Basilicata e Calabria. Segue l’area prevenzione con 3 Regioni inadempienti: P.A. Bolzano, Calabria e Sicilia. Per l’area ospedaliera invece i punteggi più bassi in assoluto e più preoccupanti sono della Calabria e del Molise, quest’ultima alle prese ormai da diverso tempo con la riorganizzazione della rete ospedaliera.La Regione Calabria è l’unica Regione ad essere “inadempiente” su tutte e tre le aree valutate dal Ministero della Salute (prevenzione, territorio e ospedale) con criticità rilevanti, ad esempio, nei programmi organizzati di screening oncologici, nel tempo di arrivo dei mezzi di soccorso, nell’assistenza domiciliare integrata, nell’assistenza ospedaliera.Tra le Regioni “adempienti” il punteggio più alto nell’area prevenzione lo ha centrato l’Umbria seguita dall’Emilia Romagna e dal Veneto, nell’area distrettuale spicca il Veneto seguito dall’Emilia Romagna, mentre nell’area ospedaliera il valore più alto è della P.A. di Trento seguita dall’Emilia Romagna.Rispetto ai valori del 2018, nel 2019 8 Regioni hanno visto peggiorare le proprie performance nella prevenzione, 5 Regioni nell’area distrettuale e 3 nell’area ospedaliera.Ancora troppo ampie le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari rappresentate dalla forbice tra le migliori e le peggiori performance tra le regioni: oltre 40 punti di scarto per la prevenzione, circa 50 punti per il livello distrettuale e 48 punti per l’area ospedaliera.È quanto emerge dall’analisi realizzata da Salutequità, Organizzazione per la valutazione della qualità delle politiche per la salute, sui risultati della sperimentazione 2019 del Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA (NSG) del Ministero della Salute. Il Nuovo Sistema di Garanzia è la nuova metodologia per la valutazione della capacità delle Regioni di garantire i livelli Essenziali di Assistenza, che dovrà sostituire a partire dal 1° gennaio 2020 il vecchio sistema di monitoraggio dei LEA, cosi come previsto dal Decreto Ministeriale 12 marzo 2019.
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Assistenza domiciliare: Deve diventare il nuovo modello del Servizio sanitario
Posted by fidest press agency su martedì, 17 agosto 2021
“Ha ragione il ministro Speranza: l’assistenza domiciliare è la chiave di volta del nuovo modello che deve caratterizzare il Servizio sanitario nazionale”, afferma Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) che raccoglie gli oltre 456mila infermieri presenti in Italia, commentando l’intesa Stato Regioni sottoscritta a inizio agosto e ora in vigore. “E bene è – continua – che il PNRR dedichi a questa novità già 4 miliardi per organizzare cure e assistenza che finora è stata a macchia di leopardo nelle Regioni”.“Ma la chiave dell’assistenza domiciliare – precisa la presidente FNOPI – sono gli infermieri che h24 sono accanto alle persone e che le stesse associazioni di cittadini -pazienti chiedono siano di più e più presenti proprio nel nuovo modello di prossimità delle cure”.Il medico di medicina generale indica la diagnosi e la terapia da seguire, ma accanto al paziente c’è l’infermiere che ne garantisce appropriatezza, esecuzione, aderenza clinica.E in particolare proprio l’intesa indica tra i principali attori di tutto questo l’infermiere di famiglia e comunità per il quale l’Agenas, Agenzia nazionale per l’assistenza sanitaria, nella sua proposta di decreto per la regolamentazione dell’assistenza sul territorio, ha indicato un fabbisogno che passa dagli 8 ogni 50mila abitanti indicati nel decreto Rilancio (legge 77/2020) a uno ogni 2000-2.500 abitanti, proprio per assicurare le cure e l’assistenza di prossimità.“Il territorio è il luogo privilegiato per la risposta ai bisogni di assistenza infermieristica, la prevenzione e il monitoraggio; insiste sulla necessità di riconfigurare tutti i sistemi di presa in carico e di continuità assistenziale poiché la risposta ai bisogni di salute è ancora culturalmente ospedalocentrica”, ha detto Mangiacavalli.“L’ospedalizzazione – aggiunge – è una parentesi nella vita della persona che continua fuori dall’ospedale, laddove deve continuare anche la risposta. Il futuro del Servizio sanitario nazionale e quello di un’assistenza a misura di cittadino è nella multi-professionalità: ogni figura, ogni professionista della salute in questo gioca un ruolo essenziale e importantissimo perché il castello della salute sia stabile e indistruttibile e abbia come suo apice gli assistiti e il loro assoluto benessere. In questo conclude – ogni professionista è una carta importante, senza la quale il castello inesorabilmente crolla”
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L’assistenza medica di base è già a rischio
Posted by fidest press agency su domenica, 11 luglio 2021
“Da Palermo ad Agrigento, passando per Trapani, si assiste ad uno scenario surreale. Quasi la metà delle guardie mediche ordinarie sono senza medici titolari e quelle turistiche senza medici, mettendo a serio rischio l’assistenza sanitaria di base. E’ uno degli effetti della mancata rimodulazione e smantellamento delle Unità speciali di continuità assistenziale del territorio (Usca) deciso in solitudine dall’assessorato regionale della Salute e dal commissario per l’emergenza Costa. Personale Usca peraltro in esubero rispetto alle percentuali ministeriali stabilite per numero di abitanti”. Lo hanno detto il segretario regionale generale Fimmg Sicilia Luigi Galvano e il segretario Ca Luigi Tramonte, ascoltato ieri pomeriggio in Commissione Sanità dell’Ars sulle criticità della riorganizzazione delle Usca. “Pensare di tracciare i positivi – hanno spiegato i rappresentanti regionali della Federazione italiana dei medici di famiglia – concentrando all’hub alla Fiera del Mediterraneo tutti i medici, sanitari e amministrativi dei distretti di un’area metropolitana così grande come quella della provincia di Palermo, significa spogliare la medicina del territorio e costringere le persone a percorrere anche più di 150 chilometri di strada per arrivare ad un hub, oggi semivuoto e dove già operano circa 1200 operatori contrattualizzati”.“Una rimodulazione delle Usca così centralizzata – secondo la Fimmg – sconfessa ancora una volta il tracciamento di prossimità dei positivi e dei contatti stretti stabilito dal Commissario Figliuolo. Il risultato è che ad oggi la Sicilia resta inchiodata all’ultimo posto per copertura vaccinale e, al di là delle piccole oscillazioni giornaliere, quasi sempre resta la prima regione del Paese per nuovi casi di contagio. Tutto questo, in un momento in cui cresce e preoccupa, soprattutto nelle zone turistiche, la variante Delta, già diffusa in Italia per oltre il 25%, e l’aumento dei contagi per la crescita dei contatti sociali, viaggi e l’allentamento delle restrizioni sociali”.
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Migliorare l’assistenza agli anziani
Posted by fidest press agency su lunedì, 28 giugno 2021
Il Gruppo Dedalus, leader internazionale delle soluzioni software per la sanità, e Senior Italia FederAnziani, la federazione attiva nella promozione dei diritti degli anziani allo scopo di migliorarne la qualità della vita, hanno siglato una partnership finalizzata all’attuazione di progetti specifici nell’ambito della Salute e della Sanità Digitale.La collaborazione si fonda sulla messa a disposizione di persone selezionate da Senior Italia FederAnziani della piattaforma di interoperabilità DC4H e sull’ecosistema delle app A4P di Dedalus, per realizzare Programmi di Supporto al Paziente (PSP) e progetti di inclusione digitale che avranno l’obiettivo di facilitare l’accesso ai servizi sanitari, migliorare la presa in carico e supportare i pazienti nella corretta esecuzione delle terapie prescritte sia dai medici di famiglia che dalle strutture ospedaliere. La partnership rappresenta un ulteriore passo verso un ecosistema sanitario digitalizzato che, grazie a soluzioni innovative e data oriented, è in grado di garantire un’efficace continuità di cura e di rispondere ai bisogni assistenziali specialmente delle persone anziane con cronicità e multimorbidità, magari non ancora pienamente digitali.
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L’assistenza agli anziani durante la sfida della pandemia
Posted by fidest press agency su venerdì, 19 febbraio 2021
È un’immagine a luci e ombre quella che emerge dal 3° Rapporto Osservatorio Long Term Care del CERGAS SDA Bocconi-Essity, che ha analizzato lo status dell’assistenza agli anziani in Italia con un focus anche sul periodo della pandemia da Covid-19, arrivando a suggerire le aree di riforma che con urgenza dovranno essere fronteggiate nel prossimo futuro.Nel nostro Paese emergono alcuni trend ben definiti: da un lato la mancata assistenza agli anziani non autosufficienti, con il 63% dei 2.907.438 individui che rientrano in questa categoria che non è seguito da alcun servizio socio-assistenziale e dall’altro, il boom dei caregiver familiari e delle badanti: di quest’ultime in Italia, nel 2019, se ne contavano 1.018.555.Le Residenze per Anziani sono state tra i soggetti più colpiti dal Covid-19: si stima che nella prima fase della pandemia il tasso di mortalità in un campione di queste strutture censite dall’Istituto Superiore di Sanità si sia attestato al 3,1%, mentre ATS Milano Città Metropolitana ha registrato un aumento tra marzo e aprile 2020 del + 120% nei decessi tra gli ospiti delle strutture rispetto alla media dello stesso periodo dei 4 anni precedenti. Guardando invece al rapporto tra servizi e le famiglie, stando ai dati del Rapporto, la fiducia degli utenti nei confronti delle RSA è solida e confermata.
I soggetti dell’assistenza. In Italia l’assistenza agli anziani è una realtà multi sfaccettata con soggetti diversi deputati alla gestione della non autosufficienza. Nel nostro Paese, la famiglia e le badanti sono al primo posto in questa attività, mentre le residenze per anziani sono viste come scelta “estrema”. “Le famiglie hanno una visione molto clinica delle strutture per anziani, in quanto le considerano la soluzione a cui ricorrere generalmente dopo anni di faticosa permanenza al domicilio e solo quando le condizioni di salute dell’anziano si aggravano” commenta Elisabetta Notarnicola, Associate Professor of Practice, Divisione Government, Health e Not for Profit presso SDA Bocconi School of Management e coordinatrice del Rapporto “La nostra survey, condotta in collaborazione con il portale LaCasadiRiposo.it su quasi 1.000 nuclei familiari, conferma che le famiglie organizzano la cura intorno al loro ruolo di caregiver e all’intervento di badanti. Due terzi dei rispondenti al questionario ci dicono che non sono mai entrati in contatto con soggetti pubblici in grado di aiutarli nell’identificare i servizi più adeguati e non sanno come organizzarsi”.Il punto di vista delle RSA. Il Covid-19 ha investito in pieno le Residenze per Anziani e i gestori – oltre che con l’emergenza sanitaria – hanno dovuto fare i conti con il mantenimento della sostenibilità economico-finanziaria delle strutture (come indicato dal 100% dei rispondenti della survey presentata nel Rapporto) e con problematiche legate al personale (88%) sia in termini di formazione, sia di “fuga” degli operatori verso il comparto sanitario. Eppure, la fiducia degli italiani nei confronti della categoria tiene, anche se quasi un quarto del campione intervistato ha dichiarato di aver tolto i propri cari dalle liste d’attesa alla luce di nuove possibilità di assistenza rese possibili grazie allo smartworking, o per diffidenza data dalla situazione. Il Covid-19 ha portato il settore dell’assistenza a riflettere sulla propria offerta e sulle proprie strategie, con i provider di servizi assistenziali che ammettono la necessità di avviare una riflessione sul rinnovamento e adattamento della propria attività.
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Assistenza psicologica gratuita per aiutare gli anziani
Posted by fidest press agency su sabato, 23 gennaio 2021
Ed è estensibile ai loro familiari e ai caregiver per affrontare l’emergenza Covid-19. Fondazione Cesvi e Cooperativa Spazio Aperto Servizi promuovono un servizio di assistenza psicologica, dedicato agli over 65 del VI Municipio della città di Milano e a coloro che se ne prendono cura, grazie al supporto di psicologi esperti nella gestione del trauma del centro clinico CTIF – Cura e Terapia per l’Infanzia e la Famiglia di Spazio Aperto Servizi. L’iniziativa, rivolta a coloro che accusano un forte disagio emotivo, si inserisce nell’ambito del progetto “Veniamo noi da te”, nato all’inizio della pandemia con l’obiettivo di garantire supporto alla popolazione over 65 con interventi legati alle prime necessità (consegna di spesa, distribuzione di medicinali a domicilio, accompagnamento per visite) e prevenire situazioni di emarginazione e isolamento, anche con attività di monitoraggio e ascolto empatico telefonico. Nell’attivazione di questo servizio è stata coinvolta una delle eccellenze milanesi in gestione dei traumi, il CTIF – Cura e Terapia per l’Infanzia e la Famiglia. Un’equipe specializzata, composta da psicoterapeuti, psicologi, identificheranno e definiranno, caso per caso, le strategie di intervento più adeguate con l’obiettivo di fornire la giusta assistenza, in primis agli anziani, ma anche ai familiari e caregiver degli stessi, sottoposti in questi lunghi mesi di restrizioni, a un forte stress e disagio psicologico. In particolare, è stata attivata una linea diretta destinata ad anziani e caregiver per chiedere gratuitamente l’intervento di uno psicologo via telefono. Per accedere al servizio basta chiamare il 345 7611 627, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 16 o inviare una mail a chiara.parrella@spazioapertoservizi.org. Gli psicologi sono, inoltre, pronti ad offrire aiuto anche in situazioni di disagio segnalate dal coordinatore di progetto, dagli operatori sociosanitari o da altre figure esterne. Il progetto “Veniamo noi da te”, inserito all’interno dell’iniziativa #MilanoAiuta del Comune di Milano, nell’ultimo mese ha aiutato con un team di operatori specializzati 114 persone con 389 interventi complessivi e il maggior numero di richieste è arrivato dalla popolazione over 80. Tra i bisogni più frequenti la consegna di spesa a domicilio (41.39%), la necessità di accompagnamento per visite mediche o altri servizi essenziali (27.25%) e il ritiro di ricette e farmaci (10,3%). In crescita anche le richieste di supporto psicologico da parte di anziani (4.6%), operatori (4.1%) e caregiver (1.8%).
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Linea di assistenza sulla Brexit a disposizione dei cittadini
Posted by fidest press agency su venerdì, 25 dicembre 2020
Con l’avvicinarsi del 1º gennaio 2021, quando terminerà il periodo di transizione, il centro di contatto Europe Direct, vale a dire il numero telefonico unico dell’UE per i cittadini, rimarrà a disposizione di cittadini, imprese e parti interessate per rispondere alle domande relative alla Brexit in tutte le 24 lingue ufficiali. Le domande relative al Regno Unito saranno trattate in via prioritaria. L’iniziativa rientra nella preparazione generale dell’UE in vista della fine del periodo di transizione. Il centro di contatto è raggiungibile da tutti gli Stati membri e dal Regno Unito al numero gratuito 00 800 6 7 8 9 10 11 e per via elettronica.
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Il XXIII Rapporto PIT Salute conferma la debolezza dell’assistenza territoriale
Posted by fidest press agency su domenica, 6 dicembre 2020
“E’ arrivata puntuale la conferma, anche quest’anno, che l’elemento fragile del nostro sistema sanitario è l’assistenza territoriale” dice Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, intervenuto oggi alla presentazione del XXIII Rapporto PIT Salute realizzato da Cittadinanzattiva sulla base delle segnalazioni gestite dalle sedi del Tribunale dei diritti del malato, quest’anno esteso al periodo della pandemia . “Anche l’analisi condotta sull’andamento dei primi 9 mesi del 2020 mostra che le tendenze in atto da un quinquennio sono state accentuate dalla pandemia: le difficoltà nell’accesso alle prestazioni, la rinuncia alle cure e altri aspetti che anche la Federazione denuncia da tempo. E’ il caso, per esempio, delle difficoltà create ai pazienti dal fenomeno dei farmaci mancanti o non disponibili: un’autentica piaga”. Il rapporto ha anche messo in luce che i cittadini lamentano la difficoltà a ottenere informazioni e orientamento. “Il rapporto sottolinea che non c’è una presa in carico effettiva del paziente sul territorio” prosegue Mandelli. “Nei mesi del lockdown, i farmacisti di comunità sono stati il riferimento sempre accessibile e, come abbiamo detto da tempo, non si può rimandare oltre la creazione di una rete interprofessionale sul territorio, che veda il medico di medicina generale, il farmacista e l’infermiere collaborare per non lasciare mai solo il paziente”. In questo senso, è stato detto, le risorse della telemedicina e della telesorveglianza possono dare un apporto decisivo se inserite nel modello della farmacia dei servizi, che se fosse già operante potrebbe ridurre i disagi e migliorare significativamente l’assistenza ai cittadini, e non soltanto nelle fasi di emergenza come quella attuale. “Il rapporto PIT Salute anche in questa occasione si rivela uno strumento prezioso per prendere decisioni corrette sul futuro della nostra sanità” conclude il presidente della FOFI ”perché nasce dalle esperienze concrete delle persone e dalla vicinanza ai cittadini, che è alla base anche del forte e proficuo rapporto di collaborazione che da molti anni lega la nostra professione e Cittadinanzattiva”.
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Libia: Un progetto per l’assistenza medica d’urgenza
Posted by fidest press agency su domenica, 1 novembre 2020
A soli 20 chilometri dal confine Tunisino, sulla strada per Tripoli e poco prima del grande porto di Zuwara c’è un’ isola-penisola che si allunga per 8 -10 km parallela alla costa, a circa 2 km di distanza dalla battigia delle spiagge di Abu Kammash.Si tratta dell’isola di Farwah che si trova giusto di fronte alla cittadina di Abu Kammash ed al suo piccolo porto di pescatori. Sull’isola, già dai primi anni del periodo fascista, è operativo un faro di aiuto alla navigazione e, nelle sue adiacenze, vi sono diverse piccole costruzioni atte al riparo del personale di guardia. Tutta l’area si trova, da sempre, nella zona del popolo degli Amazigh, ovvero i Berberi. Nell’anno 2004 sotto il regime di Gheddafi era stato sviluppato un progetto per realizzare un’ importante campo da golf, con le relative strutture di accoglienza per i turisti. Ma il progetto non fu mai realizzato.Dieci anni dopo, nel 2014, al fine di garantire un servizio medico di emergenza per la popolazione Berbera, era stato sviluppato il progetto per realizzare un eliporto per i collegamenti tra piccoli villaggi sparsi sul vasto territorio berbero e i centri di assistenza medica di Tripoli.Anche questo interessante progetto non fu mai realizzato.. In questi mesi è tornata di urgente necessità l’ipotesi di realizzare una piccola base con un paio di elicotteri per voli umanitari e per i collegamenti per le urgenze mediche di tutta questa grande area della regione Berbera..
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L’UNHCR assicura assistenza alle famiglie sfollate nel Sahel colpite dalle inondazioni
Posted by fidest press agency su mercoledì, 30 settembre 2020
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, sta intensificando le operazioni volte ad assicurare assistenza alle famiglie sfollate nella regione africana del Sahel, tra più di 700.000 persone colpite dalle devastanti inondazioni che hanno interessato la regione. Decine di persone hanno perso la vita, tra cui una madre incinta e la figlia adolescente. Diverse altre migliaia necessitano con urgenza di riparo, acqua potabile e assistenza sanitaria lungo ampie aree di territorio in Burkina Faso, Ciad, Mali e Niger.Si ritiene che le fortissime piogge cominciate ad agosto siano le peggiori da oltre un decennio a questa parte. In tutto il Sahel, dove violenze incessanti e indiscriminate avevano già costretto oltre 3,5 milioni di persone a fuggire sia internamente sia oltre i confini dei Paesi della regione, le case sono andate distrutte, le strutture sanitarie danneggiate e le coltivazioni sommerse dagli allagamenti.In tutta la regione, le infrastrutture, tra cui le strutture sanitarie, sono state gravemente danneggiate, condizionando le attività di risposta nazionali al COVID-19 e le capacità di assicurare trattamenti per altre malattie, quali malaria e morbillo. Dati i livelli di contaminazione delle fonti di approvvigionamento idrico e gli allagamenti dei servizi igienici, si teme con sempre maggior frequenza una possibile epidemia di colera.Nel corso delle inondazioni le coltivazioni sono andate distrutte, aggravando la carenza di scorte alimentari e le vulnerabilità degli agricoltori e delle loro famiglie, le cui possibilità di sostentamento dipendono dai raccolti. Nella regione, il Niger è stato il Paese colpito più duramente. Le autorità nazionali hanno registrato 71 persone decedute, 90 ferite e oltre 350.000 interessate dalle conseguenze delle inondazioni, in particolare nella regione di Maradi. L’UNHCR da tempo ha mobilitato aiuti destinati agli sfollati interni che vivono in aree in cui sono costretti a guadare acque il cui livello arriva al bacino o ad attraversarle remando a bordo di canoe.Le inondazioni hanno colpito sei siti che accolgono sfollati, lasciando oltre 9.000 rifugiati e sfollati interni nell’urgente necessità di riparo. L’UNHCR ha già distribuito 1.900 kit per alloggi, nonché beni di prima necessità quali indumenti, coperte e kit igienici. In alcune aree, tali operazioni hanno portato ad esaurire le scorte di emergenza.In Burkina Faso, le inondazioni hanno interessato tutte e 13 le regioni, facendo registrare 41 persone decedute, 112 ferite e lasciando 12.378 nuclei familiari senza riparo. A Kaya, una madre incinta e la figlia, in precedenza fuggite dalle violenze, hanno perso la vita quando la casa del vicino è crollata sulla loro tenda. Le piogge torrenziali hanno provocato danni estesi in un Paese in cui un abitante su cinque risultava essere già sfollato a causa delle violenze. Il Burkina Faso attualmente accoglie oltre un milione di sfollati interni, metà di tutti quelli presenti nell’intero Sahel. In Ciad, dove oltre 236.000 persone sono state colpite dalle inondazioni, UNHCR e partner stanno urgentemente assicurando alloggi, cibo, beni di prima necessità e assistenza sanitaria. Nella provincia meridionale di Gore, sono stati colpiti 1.735 rifugiati e almeno 283 famiglie si sono ritrovate i propri terreni allagati e le coltivazioni distrutte. Le piogge torrenziali hanno reso le strade impercorribili, ostacolando le operazioni umanitarie volte a prestare assistenza ai rifugiati colpiti e l’accesso del personale dell’Agenzia agli uffici di Haraze e Shari.Nel Ciad orientale, la maggior parte delle abitazioni e degli alloggi presenti in sei campi che accolgono migliaia di rifugiati vicino a Iriba è stata distrutta o gravemente danneggiata, costringendo questi ultimi a dormire nelle scuole e all’addiaccio. L’UNHCR ha distribuito aiuti per soddisfare le più pressanti esigenze delle persone colpite. In Mali, sono migliaia gli sfollati interni e i membri delle comunità locali colpiti dalle inondazioni. Centinaia di case sono state distrutte nelle regioni più duramente colpite: Gao, Mopti, Ségou e Sikasso.Il verificarsi di questi eventi moltiplica i pericoli per comunità sfollate e comunità di accoglienza che si trovano già alle prese con situazioni di estrema povertà, insicurezza alimentare, conflitti armati e rischi climatici, quest’anno tutte seriamente aggravate dalla pandemia da COVID-19.
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Pensionati: A quale santo devono rivolgersi?
Posted by fidest press agency su martedì, 11 agosto 2020
Tempi duri si prospettano per i pensionati. Dobbiamo tenere da conto il clima che si sta instaurando nei confronti di chi lascia il lavoro e per una certa mentalità diventa un “corpo morto” che non merita spenderci risorse a partire dall’assistenza sanitaria oltre, ovviamente, alla “perequazione” delle rendite pensionistiche. Ma c’è anche di più. Si parla della necessità di adeguare le vecchie pensioni al sistema contributivo mentre ora lo sono con il sistema retributivo: Cosa significa? Che si sta allestendo il terreno a una riduzione della pensione intorno al 30% in barba alle norme che vietano la retroattività. E i pensionati cosa fanno? Poco o nulla intimoriti dalla grancassa istituzionale che li circuisce con l’idea che si hanno poche risorse e che è necessario stabilire delle priorità per stimolare la ripresa economica, volano per ridurre la disoccupazione in specie giovanile. Niente di più falso. le risorse ci sono e come, a prescindere. Pensiamo ai trenta miliardi di euro spesi per risollevare le banche che hanno buttato letteralmente al vento tantissimi miliardi per favorire gli amici degli amici e che ora si godono al sole delle Maldive il mal tolto sicuri che non saranno perseguiti dalle leggi perché continuano a godere di protezioni governative. E poi vi è il “malloppo” più vistoso dei trecento miliardi di euro tra evasioni, sprechi e quanto altro che il governo si guarda bene di porci mano per non “irritare” i grossi evasori e i vari faccendieri.
Sono gli stessi che vogliono una giustizia che non funziona con processi che prima della sentenza definitiva vi fanno passare anche oltre dieci anni per ottenere, alla fine del tunnel, la prescrizione.
E oggi abbiamo la ciliegina sulla torta con una legge elettorale che si vuole rimaneggiare per essere sicuri di mandare in parlamento gente fidata e obbediente ai voleri del “capo”. Così i 20 milioni di anziani potranno essere maltrattati a piacimento, i tre milioni di disoccupati potranno continuare, con i precari, i sotto pagati, il lavoro nero di altri milioni di italiani, a vivere senza diritti nella povertà imposta dalle stesse persone che hanno votato nella speranza illusoria di un cambiamento. Hanno ascoltato le sirene e ora ne pagano il prezzo. (Riccardo Alfonso)
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Assistenza sanitaria per gli italiani all’estero che rientrano in vacanza in Italia
Posted by fidest press agency su venerdì, 3 luglio 2020
“Ho scritto al Ministro della Salute, Roberto Speranza, per rappresentargli la situazione degli iscritti all’Aire per quanto concerne l’assistenza sanitaria italiana.Infatti, una volta iscritti all’Aire, tali connazionali vengono cancellati dal Sistema Sanitario Nazionale e possono usufruire delle sole cure di urgenza per un massimo di 90 giorni.Tale fatto ha una evidente ripercussione sulle opzioni di scelta per il ritorno ai luoghi di origine e credo che un’attenzione anche sul piano sanitario ai cittadini italiani residenti all’estero, e soprattutto ai pensionati, produrrebbe un ritorno in termini di promozione turistica rilevante. Inoltre, si tratta di riconoscere un diritto a chi risiede all’estero e torna in vacanza in Italia facendo sentire la vicinanza della madrepatria.Per tale ragione ho proposto al Ministro di permettere a chi è iscritto all’Aire di attivare l’iscrizione temporanea al Sistema Sanitario Nazionale presso la Sede ASL di competenza per il comune di iscrizione Aire, dando priorità ai pensionati italiani residenti in Paesi che non hanno stipulato una convenzione contro le doppie imposizioni fiscali con l’Italia.”Lo ha dichiarato l’on. Fucsia Fitzgerald Nissoli, deputata di Forza Italia eletta in Nord e Centro America.
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