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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘bambino’

Un bambino su tre, in Europa, è sovrappeso o soffre di obesità

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 Maggio 2023

In Italia la percentuale è ancora più alta, al 41% tra i maschi e al 38% femmine. Il dato, che emerge dal rapporto Childhood Obesity Surveillance Initiative pubblicato lo scorso novembre dall’Oms, colloca il nostro Paese al quarto posto a livello continentale (dietro soltanto a Cipro, Grecia e Spagna) e dimostra l’importanza di avvicinare fin da piccoli le bambine e i bambini a un’alimentazione sana ed equilibrata. Di lavorare, in altre parole, sull’educazione alimentare.Non è infatti tanto il consumo eccessivo di cibo la causa di questi problemi, quanto piuttosto la diffusione di alimenti di bassa qualità, iper processati e scarsamente nutrienti, accattivanti ma ben lontani dall’essere sani per chi li consuma. Prodotti che, il più delle volte, sono anche a basso costo: povertà educativa (cioè la disabitudine a preoccuparsi di che cosa si mangia e la carenza di opportuni filtri educativi e culturali nelle scelte di consumo) e povertà economica (i cui dati sono in preoccupante aumento) rappresentano l’innesco ideale della povertà alimentare.Un mix di concause che producono storture come, per l’appunto, la scelta di alimenti di scarsa qualità a basso costo, ma che favoriscono anche la genesi di un altro significativo problema: lo spreco alimentare. Due aspetti apparentemente agli antipodi, ma che condividono le stesse radici (l’approccio al cibo come bene economico, invece che come risorsa vitale) e ugualmente urgenti da affrontare. Slow Food Italia ha quindi deciso di rinnovare il proprio trentennale impegno nell’educazione alimentare, a partire dalle scuole, con la convinzione che sia possibile cambiare abitudini se ci si lascia guidare dal gusto e dalla curiosità per il cibo. Ed è a partire da questa convinzione che nasce la volontà di rilanciare lo storico progetto nato nel 2004 e conosciuto come Orto in Condotta, che oggi si espande raggiungendo nuove scuole in tutta Italia e cambia nome, diventando Orti Slow Food a scuola.

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Workshop “I progetti Life Ambiente e Salute: Inquinamento Ambientale e Salute del Bambino”

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 Maggio 2023

Parma venerdì 26 maggio a partire dalle 10 nell’Aula Magna della Sede centrale dell’Università di Parma. Nell’occasione sarà presentato anche lo stato dei lavori del progetto Life-MILCH, grazie alla partecipazione dei referenti di progetto dei tre Centri coinvolti: Paola Palanza (Università di Parma), Maria Elisabeth Street (AUSL – IRCCS Reggio Emilia e Università di Parma), Vassilios Fanos (Università di Cagliari) e Anna Maria Papini (Università di Firenze). Accompagneranno e modereranno gli interventi esperti clinici dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e docenti del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo.A introdurre il workshop, voluto e organizzato dal team di ricerca del progetto Life-MILCH, saranno i docenti Paola Palanza (Dipartimento di Medicina e Chirurgia) e Francesco Nonnis Marzano (Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale). Seguiranno gli interventi di coordinatrici e coordinatori di progetti LIFE ed esperte/i nel campo delle tematiche dell’inquinamento e della salute del bambino: Gemma Calamandrei (Istituto Superiore di Sanità) – Progetto “Life CROME” Donatella Feretti (Università di Brescia) – Progetto “Life MAPEC” Liliana Cori (CNR Pisa) – Progetto “Life GIOCONDA” Annalisa Abballe (Istituto Superiore di Sanità) – Progetto “Life WOMENBIOPOP” Stefano Lorenzetti (Istituto Superiore di Sanità) – Progetto “EDCs group ECHA e Life EDESIA” Cinzia La Rocca (Istituto Superiore di Sanità) – Progetto “Life PERSUADED” L’appuntamento è rivolto a studentesse e studenti, giovani ricercatrici e ricercatori, personale universitario ed è aperto a tutte le persone interessate La partecipazione è libera e gratuita. Tuttavia è richiesta la registrazione compilando il form ad hoc https://forms.gle/Tb1p3bXFABSrZWKo6

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Consenso sulla gestione del bambino febbrile in presenza di altre malattie o COVID-19

Posted by fidest press agency su domenica, 23 ottobre 2022

Nel 2017, la Società Italiana di Pediatria (SIP) ha pubblicato un aggiornamento delle linee guida per la gestione della febbre nel bambino. Tuttavia, a livello regionale sono ancora presenti approcci differenti, così come tra setting di cura ospedaliero e di Medicina di territorio, e la pandemia da COVID-19 ne ha fatti emergere di nuovi.Per questo motivo, un gruppo di esperti pediatri ha utilizzato il metodo Delphi per valutare il livello di consenso tra i pediatri italiani sulla gestione del bambino febbrile, sia in termini di appropriatezza terapeutica sia nella gestione in presenza di altre patologie, incluso il COVID-19. Il metodo Delphi è una tecnica robusta con cui si possono consultare esperti in maniera indipendente, attraverso una serie di questionari, ricevere in forma anonima un feedback durante le interazioni con esperti autorevoli e arrivare a un consenso condiviso. Questo metodo risulta particolarmente utile nell’indirizzare il clinico quando non esiste un gold standard o quando ci si trova in situazioni inaspettate come nel caso di pandemia di COVID 19. Gli Autori hanno raccolto linee guida e documenti di consenso sulla gestione della febbre in età pediatrica per valutare lo stato dell’arte a livello nazionale. In base ai risultati della ricerca, è stato stilato un questionario condiviso via internet con il panel di esperti provenienti da tutta Italia e con esperienza clinica > 10 anni nel trattamento del bambino con febbre. Dopo il primo giro di condivisione, gli Autori hanno raccolto e analizzato le risposte del panel di esperti e prodotto un secondo questionario, nuovamente sottoposto al panel per il consenso finale. Dei 500 pediatri esperti invitati a partecipare, il 16% ha aderito volontariamente al Delphi e il 75% di essi ha risposto a entrambi i questionari.Secondo i risultati del Delphi, i pediatri italiani concordano nella maggior parte delle affermazioni sulla gestione della febbre in età pediatrica.In particolare, l’uso di paracetamolo come antipiretico di prima scelta nei bambini ha raggiunto un alto livello di consenso grazie alla sua nota efficacia antipiretica e alla sua elevata tollerabilità alle dosi raccomandate (15mg/kg ogni 6 ore). Il panel ha riconosciuto l’appropriatezza terapeutica di paracetamolo nel trattamento della febbre del bambino disidratato, con o senza gastroenterite acuta, e in presenza di altre patologie come asma, malattia renale severa e sospetto di malattie infiammatorie delle basse vie aeree. Inoltre, il panel ha raggiunto un consenso sull’uso di paracetamolo in monoterapia come trattamento antipiretico di prima scelta per la gestione della febbre nel bambino con infezione da SARS-CoV-2. In assenza di una raccomandazione esplicita da parte delle attuali linee guida, questi risultati riflettono una omogeneità di opinioni derivate dalla pratica clinica individuale.In conclusione, la pubblicazione riporta che questa iniziativa di consenso che utilizza il metodo Delphi ha rivelato un alto livello di consenso tra i pediatri italiani su diversi aspetti della gestione dei bambini con febbre. In particolare, è stato raggiunto un consenso sull’adeguatezza di tutte le affermazioni sulle raccomandazioni fornite dalle agenzie regolatorie e dalle linee guida e sulla posizione di paracetamolo come trattamento sintomatico di prima scelta per la febbre nei bambini. (fonte doctor33)

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Un bambino di sei anni ha chiesto a suo padre: Perché la guerra?

Posted by fidest press agency su martedì, 8 marzo 2022

Quel bambino è vissuto a Pistoia durante la seconda guerra mondiale e suo padre, dopo una breve licenza, stava ritornando al fronte. Era una storia italiana ma è stata anche europea e mondiale. Da allora l’Europa ha avuto solo un altro evento drammatico che ha interessato la penisola balcanica dopo lo sfaldamento della Jugoslavia. Ora, però, la posta si è alzata con milioni di profughi e migliaia di civili uccisi dai bombardamenti e altrettanti se non di più di feriti. E non si può fermarla se non a condizioni capestro da parte dell’invasore. Ed è ancora di più se si pensa che l’aggressore è una potenza nucleare tra le prime al mondo e minaccia di farne uso se i paesi occidentali non la lasciano con le mani libere di sterminare questo popolo. Ma sono davvero due popoli che si odiano tanto? No. Come avvenne nella Germania in guerra contro il mondo. Fu un uomo solo a determinarne le sorti: Adolf Hitler. Oggi si chiama Vladimir Vladimirovič Putin. E, ironia della sorte, il primo fu un nazista e il secondo si è inventata la storiella di voler combattere i nazisti ucraini che a loro volta pagarono, durante la seconda guerra mondiale, un caro prezzo proprio in seguito all’occupazione nazista con morti e distruzioni di ogni genere. Allora l’Armata Rossa arrivò in Ucraina per liberare dalla tirannia nazista un popolo disperato. Ora i figli e i nipoti che militano nell’Armata Rossa hanno percorso le stesse strade, ma non con gli identici propositi liberatori. Lo fanno per una guerra di conquista violando la libera scelta di quel popolo di restare autonomo e indipendente. Qualcuno dice, anche in Italia: tanto vale arrendersi. Ma la storia, gli rispondiamo, non insegna proprio nulla? Pure negli anni trenta dello scorso secolo la pensarono allo stesso modo quando le truppe tedesche invasero le nazioni confinanti e alla fine ci siamo ritrovati in una delle più sanguinose guerre mondiali che il mondo abbia duvuto affrontare. Putin bisognava fermarlo prima. Ora mi chiedo se non sia già troppo tardi. Chi la sa lunga ci rammenta un detto latino: Si vis pacem para bellum. (Riccardo Alfonso)

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Un viaggio virtuale nel mondo della mobilità, a misura di bambino

Posted by fidest press agency su domenica, 24 ottobre 2021

Parte con questo primo percorso l’inedita collaborazione tra MyEdu, specializzato in progettazione e realizzazione di contenuti editoriali digitali per la didattica e MUBA – Museo dei Bambini Milano, punto di riferimento per l’educazione non formale.Gli ingredienti delle proposte di MUBA si ritrovano tradotti nella proposta digitale: la socialità, il muoversi in un contesto collettivo, il giocare e imparare insieme. L’impostazione pedagogica che supporta questo obiettivo è la didattica “blended” e cooperativa, ottenuta attraverso l’integrazione di strumenti digitali e fisici (quali materiali da stampare o materiali di riuso).Il tema della sostenibilità è ormai imprescindibile, in particolare per la comunità educativa (insegnanti e genitori) che intenda porre le basi per costruire un futuro migliore per le future generazioni. Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 91% della popolazione mondiale vive in luoghi dove i livelli di qualità dell’aria non soddisfano i limiti fissati dall’OMS. La mobilità sostenibile, quindi, rappresenta un focus importante a livello sociale per costruire una vita più sana specie nelle aree urbane. L’utilizzo di mezzi sostenibili, infatti, implica una significativa riduzione del traffico stradale, della percentuale di incidenti e dell’inquinamento ambientale prodotto dai gas di scarico. Come in una vera e propria visita al museo, si accede nelle sale del muoversi responsabilmente: la mappa, la strada, il mezzo di trasporto. All’interno di ogni sala si viene accolti da un video introduttivo che serve a veicolare il contenuto didattico a misura di bambino. Iniziamo dunque dal capire che cosa significhi “viabilità”: che cosa succederebbe se le strade andassero solo in tondo? E se non ci fossero semafori? E poi arriviamo a un tema fondamentale: la sicurezza stradale e il rispetto delle regole. Ma conosciamo i cartelli stradali? Ultima tappa del percorso: i mezzi più avveniristici che stanno cercando di cambiare un modello obsoleto di mobilità, ponendo l’attenzione su consumi, inquinamento e innovazioni a basso impatto ambientale.Le attività sono molteplici: le bambine e i bambini dovranno cimentarsi nella ricostruzione delle mappe attraverso puzzle virtuali che si animeranno una volta completati, formare la loro mappa ideale, scegliere un mezzo di trasporto con cui muoversi lungo percorsi accidentati rispondendo a quiz sui cartelli stradali e sulle regole per la sicurezza in strada, creare il proprio unico e fantastico mezzo di trasporto assemblando diversi pezzi tra loro. Il laboratorio è disponibile previa registrazione al sito: https://muba.myedu.it.

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Covid-19: Basso rischio di diffusione da bambino a bambino e rara la trasmissione da bambino ad adulto

Posted by fidest press agency su lunedì, 14 settembre 2020

A tranquillizzare insegnanti e genitori in occasione della riapertura del nuovo anno scolastico è l’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid) che in un articolo pubblicato su JAMA Pediatrics1 mette in evidenza come nei bambini la suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2 sia dimezzata rispetto agli adulti e come essi non ricoprano un ruolo di rilievo nella circolazione del nuovo coronavirus.
A fotografare l’impatto psicofisico che la chiusura della scuola ha avuto sui bambini e ragazzi è un’indagine tutta italiana condotta su un campione di 2.064 studenti tra gli 11 e 19 anni. Angoscia e tristezza sono stati causati da un sentimento di solitudine avvertito dal 42,5% degli intervistati di sesso femminile e dal 32,5% di sesso maschile, per un totale del 75% dei casi. Altro fattore che ha tinto di grigio le giornate di bambini e adolescenti è stata la mancanza di senso di comunità, tipicamente generato dalla scuola, emersa nel 42,5% dei casi (26,5% femmine; 16% maschi) e lo stop delle attività sportive svolte a scuola nel 20% dei casi (6,7% femmine; 13,4% maschi). L’abbassamento del tono dell’umore non pare, invece, essere legato al virus: solo il 4%, infatti, ha dichiarato di sentirsi triste per paura della malattia.Inoltre, il 48,7% delle femmine ha riferito di piangere durante il giorno (13,4% nei maschi). Non solo tristezza: ansia e agitazione hanno colpito quasi il 40% degli intervistati (24.6% femmine; 14,6% maschi) a causa della separazione dai propri compagni, mentre oltre il 27% ha sviluppato sintomi di ansia per timore di non riuscire a stare dietro allo studio. La chiusura delle scuole ha, inoltre, provocato disturbi del sonno: a dormire meno il 43% delle femmine, mentre la percentuale di maschi che ha fatto le ore piccole si attesta al 24%. Il senso di affaticamento era più significativamente frequente nelle femmine (49%) rispetto ai maschi (35,3%) e nel gruppo di 14-19 anni.Disturbi emotivi di rilievo, dunque, quelli causati dalla chiusura della scuola a bambini e adolescenti, ancor di più se di sesso femminile. Da ultimo, il 51,5% delle femmine e il 44,7% dei maschi desidererebbe parlare di COVID-19 con un medico, informazione importante anche per i programmi formativi scolastici su tematiche relative alla salute.Secondo l’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive gli istituti scolastici possono e devono rimanere aperti in virtù dello scarso ruolo del bambino nella trasmissione della malattia, sebbene con il mantenimento di tutte le misure igieniche e di distanza fisica per la prevenzione delle infezioni respiratorie e un monitoraggio epidemiologico continuo della circolazione di SARS-CoV-2.
Quanto all’uso delle mascherine, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito alcune precise indicazioni: da zero a 5 anni non deve essere indossata e la motivazione è da ricercarsi nel ruolo minore del bambino piccolo nella diffusione della malattia e nella sua scarsa capacità di utilizzare in modo appropriato una mascherina; da 6 a 11 si valuta a seconda della situazione epidemiologica scolastica o cittadina e, quindi, se è presente una trasmissione diffusa di SARS-CoV-2 nell’area in cui risiede il bambino. Ai bambini di età pari o superiore a 12 anni è richiesto di indossare la mascherina come agli adulti, in particolare quando non possono garantire una distanza di almeno 1 metro dagli altri. In ogni caso, è importante assicurarsi che la mascherina sia della misura giusta per coprire naso e bocca, non toccarne la parte anteriore e non tirarla sotto il mento o nella bocca. Una volta sfilata dal volto, la mascherina deve essere riposta in una borsa o in un contenitore e non deve essere condivisa con altri o gettata per terra. È importante che insegnanti e genitori educhino il bambino che utilizza la mascherina e ne correggano comportamenti errati ogni qualvolta sia necessario.

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“Ugo Forno. Il partigiano bambino”

Posted by fidest press agency su giovedì, 4 giugno 2020

Non ha pensato alla sua vita: quando ha capito che bisognava intervenire per il bene di tutti, non ha esitato, arrivando al sacrificio estremo. La storia di un giovanissimo eroe è raccontata in “Ugo Forno. Il partigiano bambino”, scritto dal biografo ufficiale Felice Cipriani, edito da Diarkos. “Dotato di intelligenza vivace e pronta, piena di amor proprio, ha saputo conseguire un brillante risultato. Profilo vivace, intelligente, viene a scuola con entusiasmo. È felice se può dimostrare che sa. Pieno di buona volontà, un po’ troppo irrequieto, ma buono e generoso”. Queste sono le parole dell’insegnante di Ugo Forno per la promozione alla III classe. Classe che, nonostante il suo amore per la scuola, non frequenterà perché Ugo Forno morirà da eroe a soli 12 anni, il 5 giugno 1944, in una delle ultime azioni della Resistenza romana. Una storia che può far riflettere tanti ragazzi di oggi, che hanno come solo riferimenti personaggi di reality show o delle piattaforme social.
Nel libro Ugo Forno. Il partigiano bambino (edito da Diarkos), Felice Cipriani, giornalista, biografo ufficiale di Forno e coordinatore dell’associazione a lui dedicata, racconta la storia del piccolo grande eroe, tracciando un vivido spaccato di quegli anni di guerra e privazioni.L’autore racconta una Roma che ora può sembrare inverosimile, in cui i ragazzini giocavano nei campi vicino alle case, in cui all’esultanza per l’armistizio dell’8 settembre del 1943, subentrano la paura e le privazioni di una dura battaglia per scacciare le truppe tedesche dalla Capitale.Ugo Forno è solo una ragazzino, ma si rende conto del momento storico che sta vivendo e sente forte l’impegno dei genitori per nascondere i soldati italiani dalle ritorsioni delle truppe nemiche, anche a rischio della loro vita.
Così quel 5 giugno del 1944, quando capisce che è arrivato il momento di entrare in azione, Ugo Forno non ha esitazioni. Le truppe Alleate stanno entrando a Roma. Il dodicenne vede i tedeschi che stanno posizionando l’esplosivo sul ponte dell’Aniene per farlo saltare. Si tratta di una via di comunicazione essenziale per l’avanzata degli Alleati: bisogna impedire quel sabotaggio. Ugo Forno lancia l’allarme, imbraccia le armi nascoste in una grotta e, insieme a un piccolo gruppo di contadini, comincia a sparare, costringendo i tedeschi a rinunciare all’impresa. Ma nel combattimento una scheggia sollevata da un colpo di mortaio lo colpirà al cuore, uccidendolo. Il corpo del dodicenne è stato avvolto nel Tricolore italiano, perché tutti i presenti hanno fin da subito testimoniato l’eroico coraggio di Ugo Forno. Un piccolo eroe che per lungo tempo è stato dimenticato, se consideriamo che la Medaglia d’Oro alla Memoria gli è stata conferita solo nel 2013. L’obiettivo del libro di Cipriani è proprio quello di far conoscere la storia di Ugo Forno, soprattutto alle nuove generazioni, che tanto hanno bisogno di esempi positivi.

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Tumori solidi nel bambino

Posted by fidest press agency su lunedì, 10 febbraio 2020

Salerno 15 febbraio presso l’Aula Scozia dell’AOU San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno, si terrà l’evento che è accreditato secondo gli standard previsti dal programma nazionale di Educazione Continua in Medicina (ECM) a cura del Consorzio ISMESS di Salerno, provider ECM (ID 922) e presso il Ministero della Salute.
La data è stata scelta in quanto in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale contro il Cancro Infantile. L’incontro gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ed è indetta da ICCCPO – International Confederation of Childhood Cancer Parent Organizations dalla rete delle Associazioni di Genitori di bambini malati FIAGOP (Federazione Italiana Associazioni Genitori Oncologia Pediatrica), AIEOP (Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica) e OPEN (Associazione Oncologia Pediatrica e Neuroblastoma). Con quasi 1000 nuovi casi diagnosticati ogni anno, i tumori solidi dell’età pediatrica rappresentano una percentuale importante dei circa 1500 tumori rilevati in Italia ogni anno, in bambini di età compresa tra 0 e 14 anni.
Durante la giornata, si farà il punto sulle novità, in campo diagnostico e terapeutico, circa i principali tumori solidi pediatrici. Verrà affrontato il problema della radioterapia, ponendo l’accento, in particolare, sugli aspetti a favore e di quelli contro l’uso degli elettroni o dei protoni. Si discuterà, infine, delle possibili complicazioni a distanza che si possono osservare nei lungo-sopravviventi da tumore pediatrico e sulle linee guida per programmi di follow-up e screening.
In contemporanea, si terrà il II Convegno Nazionale dei Guariti, autonomamente gestito dai ragazzi guariti, ex bambini malati di cancro, per affrontare tematiche relative alle loro necessità e alle loro prospettive.

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“Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”

Posted by fidest press agency su lunedì, 3 febbraio 2020

Roma Lunedì 24 febbraio 2020 Pontificia Università Gregoriana Piazza della Pilotta 4. E’ lo slogan per lanciare il Global Compact on Education, un appello a «ricostruire il patto educativo globale» che sarà sottoscritto in Vaticano il prossimo 14 maggio 2020 da rappresentanti delle principali religioni, esponenti di organismi internazionali e istituzioni umanitarie, membri del mondo accademico, economico, politico e culturale.Il Santo Padre ha incaricato la Congregazione per l’Educazione Cattolica di coinvolgere nel patto quanti hanno a cuore l’educazione delle giovani generazioni. La Congregazione è l’organismo della Santa Sede a cui fanno riferimento, nel mondo, 216 mila scuole e 1.750 università cattoliche.In vista di questo evento mondiale, la Pontificia Università Gregoriana (Centro Studi Interreligiosi della Gregoriana e il Centro “Cardinal Bea” per gli Studi Giudaici) in collaborazione con il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica ha organizzato per il prossimo 24 febbraio 2020 la giornata di studio intitolata “Educare a un’umanità più fraterna: il contributo delle religioni”.Sette relatori in rappresentanza di sette diverse tradizioni religiose (cristianesimo, ebraismo, islam, induismo, buddismo, confucianesimo e religioni tradizionali africane) parteciperanno a due Tavole rotonde. La prima, riservata a docenti e studenti, si svolgerà nella mattinata e sarà sul tema: “L’immagine dell’altro nella propria Tradizione”. La seconda tavola rotonda, a partire dalle ore 17 e aperta al pubblico, si svolgerà in Aula magna e si interrogherà sulle risorse delle proprie tradizione religiose per costruire una fraternità universale. Modererà l’incontro P. Laurent Basanese S.J., Direttore del Centro Studi Interreligiosi della Gregoriana, mentre le conclusioni saranno affidate a P. Diego Sarrió Cucarella M. Afr., Preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica. Infine gli studenti della Scuola Secondaria “Teresa Spinelli” di Roma eseguiranno un “Canto alla Fratellanza”. È prevista la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese. L’ingresso alla sessione pubblica è libero con registrazione obbligatoria entro il 17 febbraio 2020 sul sito http://www.unigre.it I giornalisti devono invece accreditarsi rispondendo al presente comunicato.
Il Santo Padre ha incaricato la Congregazione per l’Educazione Cattolica di coinvolgere nel patto quanti hanno a cuore l’educazione delle giovani generazioni. La Congregazione è l’organismo della Santa Sede a cui fanno riferimento, nel mondo, 216 mila scuole e 1.750 università cattoliche.In vista di questo evento mondiale, la Pontificia Università Gregoriana (Centro Studi Interreligiosi della Gregoriana e il Centro “Cardinal Bea” per gli Studi Giudaici) in collaborazione con il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica ha organizzato per il prossimo 24 febbraio 2020 la giornata di studio intitolata “Educare a un’umanità più fraterna: il contributo delle religioni”.Sette relatori in rappresentanza di sette diverse tradizioni religiose (cristianesimo, ebraismo, islam, induismo, buddismo, confucianesimo e religioni tradizionali africane) parteciperanno a due Tavole rotonde. La prima, riservata a docenti e studenti, si svolgerà nella mattinata e sarà sul tema: “L’immagine dell’altro nella propria Tradizione”. La seconda tavola rotonda, a partire dalle ore 17 e aperta al pubblico, si svolgerà in Aula magna e si interrogherà sulle risorse delle proprie tradizione religiose per costruire una fraternità universale. Modererà l’incontro P. Laurent Basanese S.J., Direttore del Centro Studi Interreligiosi della Gregoriana, mentre le conclusioni saranno affidate a P. Diego Sarrió Cucarella M. Afr., Preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica. Infine gli studenti della Scuola Secondaria “Teresa Spinelli” di Roma eseguiranno un “Canto alla Fratellanza”.È prevista la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese. L’ingresso alla sessione pubblica è libero con registrazione obbligatoria entro il 17 febbraio 2020 sul sito http://www.unigre.it

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Roberto Andò: Il bambino nascosto

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 gennaio 2020

Uscita prevista: 16 gennaio.Dopo Il trono vuoto (Premio Campiello Opera Prima, portato sul grande schermo in Viva la libertà), Roberto Andò torna con un romanzo di ribellione e riscatto, incentrato sull’incontro folgorante tra un bambino e un maestro di pianoforte. Ambientato in una Napoli ritrosa e segreta, affidato al ritmo serrato di un giallo insolito, Il bambino nascosto è una storia di iniziazione alla vita adulta, che ha lo sguardo luminoso di due personaggi indimenticabiliGabriele Santoro è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e abita a Forcella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba, il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia. In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua nel suo appartamento e vi si nasconde. Il maestro – così lo chiamano nel quartiere – se ne accorgerà solo a tarda sera. Quando accade, riconosce nell’intruso Ciro, un bambino che abita con i genitori e con i fratelli nell’attico del suo stesso palazzo. Interrogato sul perché della fuga Ciro non parla. Il maestro di piano, d’istinto, decide comunque di nasconderlo in casa e così facendo avvia la sua sfida solitaria ai nemici di Ciro. Il bambino viene da un mondo in cui non è prevista alcuna educazione sentimentale, ma solo criminale. È figlio di un camorrista. Come accade quando l’infanzia è negata, o violata, Ciro ignora l’alfabeto della propria interiorità. Il maestro di pianoforte è un uomo silenzioso, colto, solitario. Un uomo di passioni nascoste, segrete. Toccherà a lui lo svezzamento affettivo di questo bambino difficile, ribelle a un destino già scritto. Una partita rischiosa in cui, dopo una iniziale esitazione, Gabriele Santoro si getterà senza freni.
Alla fine, come tutte le vere storie d’amore, anche quella del maestro di piano con Ciro diventa possibile, una storia di filiazione o di paternità in cui entrambi sembrano riacciuffare il senso della loro vita. Sino a un esito drammatico in cui, fatalmente, imprevedibilmente, a saldarsi è il conto tra la legge e l’amore. Editore: La nave di Teseo

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Roberto Andò: Il bambino nascosto

Posted by fidest press agency su mercoledì, 18 dicembre 2019

Uscita prevista: 16 gennaio. Dopo Il trono vuoto (Premio Campiello Opera Prima, portato sul grande schermo in Viva la libertà), Roberto Andò torna con un romanzo di ribellione e riscatto, incentrato sull’incontro folgorante tra un bambino e un maestro di pianoforte. Ambientato in una Napoli ritrosa e segreta, affidato al ritmo serrato di un giallo insolito, Il bambino nascosto è una storia di iniziazione alla vita adulta, che ha lo sguardo luminoso di due personaggi indimenticabili.
Gabriele Santoro è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e abita a Forcella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba, il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia. In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua nel suo appartamento e vi si nasconde. Il maestro – così lo chiamano nel quartiere – se ne accorgerà solo a tarda sera. Quando accade, riconosce nell’intruso Ciro, un bambino che abita con i genitori e con i fratelli nell’attico del suo stesso palazzo. Interrogato sul perché della fuga Ciro non parla. Il maestro di piano, d’istinto, decide comunque di nasconderlo in casa e così facendo avvia la sua sfida solitaria ai nemici di Ciro. Il bambino viene da un mondo in cui non è prevista alcuna educazione sentimentale, ma solo criminale. È figlio di un camorrista. Come accade quando l’infanzia è negata, o violata, Ciro ignora l’alfabeto della propria interiorità. Il maestro di pianoforte è un uomo silenzioso, colto, solitario. Un uomo di passioni nascoste, segrete. Toccherà a lui lo svezzamento affettivo di questo bambino difficile, ribelle a un destino già scritto. Una partita rischiosa in cui, dopo una iniziale esitazione, Gabriele Santoro si getterà senza freni.
Alla fine, come tutte le vere storie d’amore, anche quella del maestro di piano con Ciro diventa possibile, una storia di filiazione o di paternità in cui entrambi sembrano riacciuffare il senso della loro vita. Sino a un esito drammatico in cui, fatalmente, imprevedibilmente, a saldarsi è il conto tra la legge e l’amore. (fonte: la nave di Teseo)

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Ugo Forno: Il partigiano bambino

Posted by fidest press agency su sabato, 22 giugno 2019

(edito da Diarkos) in libreria dal 25 giugno. Felice Cipriani, giornalista, biografo ufficiale di Forno e coordinatore dell’associazione a lui dedicata, racconta la storia del piccolo grande eroe, tracciando un vivido spaccato di quegli anni di guerra e privazioni. L’autore racconta una Roma che ora può sembrare inverosimile, in cui i ragazzini giocavano nei campi vicino alle case, in cui all’esultanza per l’armistizio dell’8 settembre del 1943, subentrano la paura e le privazioni di una dura battaglia per scacciare le truppe tedesche dalla Capitale.Ugo Forno è solo una ragazzino, ma si rende conto del momento storico che sta vivendo e sente forte l’impegno dei genitori per nascondere i soldati italiani dalle ritorsioni delle truppe nemiche, anche a rischio della loro vita.Così quel 5 giugno del 1944, quando capisce che è arrivato il momento di entrare in azione, Ugo Forno non ha esitazioni. Le truppe Alleate stanno entrando a Roma. Il dodicenne vede i tedeschi che stanno posizionando l’esplosivo sul ponte dell’Aniene per farlo saltare. Si tratta di una via di comunicazione essenziale per l’avanzata degli Alleati: bisogna impedire quel sabotaggio. Ugo Forno lancia l’allarme, imbraccia le armi nascoste in una grotta e, insieme a un piccolo gruppo di contadini, comincia a sparare, costringendo i tedeschi a rinunciare all’impresa. Ma nel combattimento una scheggia sollevata da un colpo di mortaio lo colpirà al cuore, uccidendolo. Il corpo del dodicenne è stato avvolto nel Tricolore italiano, perché tutti i presenti hanno fin da subito testimoniato l’eroico coraggio di Ugo Forno. Un piccolo eroe che per lungo tempo è stato dimenticato, se consideriamo che la Medaglia d’Oro alla Memoria gli è stata conferita solo nel 2013.L’obiettivo del libro di Cipriani è proprio quello di far conoscere la storia di Ugo Forno, soprattutto alle nuove generazioni, che tanto hanno bisogno di esempi positivi.

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Ogni 5 secondi muore un bambino sotto i 15 anni

Posted by fidest press agency su mercoledì, 19 settembre 2018

Secondo le nuove stime sulla mortalità lanciate dall’UNICEF, dall’OMS, dalla Divisione delle Nazioni Unite per la Popolazione e dal Gruppo della Banca Mondiale, nel 2017 sono morti circa 6,3 milioni di bambini sotto i 15 anni, 1 ogni 5 secondi, spesso per cause prevenibili. La maggior parte di queste morti – 5,4 milioni – avvengono nei primi 5 anni di vita, e circa la metà sono di neonati. A livello mondiale, nel 2017, la metà di tutte le morti sotto i 5 anni è avvenuta in Africa Subsahariana, e un altro 30% in Asia Meridionale. In Africa Subsahariana, 1 bambino su 13 è morto prima del suo quinto compleanno. Nei paesi ad alto reddito, questo numero era di 1 su 185.
“Senza un’azione immediata, entro il 2030 moriranno 56 milioni di bambini sotto i 5 anni – la metà dei quali neonati”, ha dichiarato Laurence Chandy, Direttore dei Dati, Ricerca e Politiche dell’UNICEF. “Dal 1990 abbiamo compiuto notevoli progressi per salvare i bambini, ma in milioni stanno ancora morendo a causa delle circostanze e del luogo in cui nascono. Con soluzioni semplici come medicine, acqua pulita, energia elettrica e vaccini, possiamo cambiare questa realtà per ogni bambino”.La maggior parte dei bambini sotto i 5 anni muore per cause prevenibili o curabili come complicazioni durante la nascita, polmonite, diarrea, sepsi neonatale e malaria. A confronto, gli infortuni diventano sempre più causa di morte tra i bambini fra i 5 e i 14 anni, soprattutto per annegamento e incidenti stradali. Anche in questo gruppo di età esistono differenze a livello regionale: un bambino proveniente dall’Africa Subsahariana ha un rischio di morte 15 volte maggiore che in Europa.Per i bambini, ovunque nel mondo, il periodo più a rischio è il primo mese di vita. Nel 2017, 2,5 milioni di neonati sono morti nel loro primo mese di vita. Un bambino nato in Africa Subsahariana o in Asia Meridionale aveva una probabilità nove volte maggiore di morire nel primo mese di vita rispetto a un bambino nato in un paese ad alto reddito. I progressi per salvare le vite di neonati sono stati più lenti rispetto a quelli per gli altri bambini sotto i 5 anni dal 1990.Anche all’interno dei paesi persistono delle disparità. I tassi di mortalità sotto i 5 anni fra i bambini nelle aree rurali sono, in media, del 50% più alti rispetto a quelli delle aree urbane. Inoltre, coloro che sono nati da madri non istruite hanno una probabilità oltre due volte maggiore di morire prima di compiere cinque anni rispetto a quelli nati da madri con un’istruzione di livello secondario o superiore. In Italia il tasso di mortalità sotto i 5 anni nel 1990 era di 10 morti ogni 1.000 nati vivi, mentre nel 2017 è calato a 3 morti ogni 1.000 nati vivi.

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Siena con gli occhi di un bambino

Posted by fidest press agency su sabato, 8 settembre 2018

Siena Dall’otto al 22 settembre (apertura tutti i giorni dalle ore 18 alle ore 22) una singolare mostra fotografica di Marco Zamperini, nello spazio espositivo di via Cecco Angiolieri 13. Ingresso libero.(Vernissage sabato 8 settembre ore 18). Zamperini, fotografo senese, regala alla sua città un viaggio emotivo ed emozionale che prende il via da una domanda: vi è mai capitato di tornare in un luogo frequentato da bambini e di rimanere sorpresi perché lo ricordavi diverso e molto più grande di come lo vedete adesso?
E così, armato di grandangolo Marco Zamperini torna nei luoghi della sua infanzia alla ricerca di quel punto di vista che li rendeva enormi e magici al suo sguardo di bambino. Ne ricava immagini che mostrano una Siena insolita, intima e bellissima, fatta di prospettive verticali che si infrangono in strade perfette, tracciate nel cielo. Un mondo pieno di poesia, dove i confini si fondono con l’infinito e che è proprio di chi guarda tutto col naso all’insù con stupore e meraviglia.Ed è la “meraviglia” il fil rouge che lega gli scatti di Zamperini: “Siena con gli occhi di un bambino” è un lavoro che nasce dalla volontà di ritornare piccoli, spogliarsi di visioni preconcette e recuperare la capacità di guardare, sognando.Un cammino che dalla fotografia arriva dritto all’anima, invitando lo spettatore a osservare da una prospettiva differente, a portare lo sguardo dal basso verso l’alto in maniera mai scontata e mai banale, ma interiore, intima, profonda.La mostra, curata da Stefano Andrei e realizzata in collaborazione con Liberamente Osteria, sarà aperta ogni giorno dalle ore 18 alle ore 22 ad ingresso libero e sarà arricchita da una video istallazione con immagini dedicate a Siena di Marco Zamperini.
Durante l’orario di apertura l’autore sarà disponibile a omaggiare di una “foto ritratto” i visitatori interessati.

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Inaugurazione mostra: Ogni bambino è vita

Posted by fidest press agency su sabato, 5 Maggio 2018

Roma 7 maggio 2018 Galleria “Alberto Sordi”, h.17,30 presso la Galleria “Alberto Sordi”, l’UNICEF inaugurerà la MOSTRA “OGNI BAMBINO E’ VITA” – di Ilvy Njiokiktjien, evento di lancio della campagna “Ogni bambino è vita” (Every Child ALIVE), promossa in occasione della festa della mamma. La mostra ha per protagoniste le immagini che testimoniano straordinarie storie di sopravvivenza, catturate in Perù, Bangladesh, Mongolia e Mali dall’obiettivo di Ilvy Njiokiktjien. La campagna UNICEF “Ogni bambino è vita” (Every Child ALIVE) intende rilanciare in Italia e a livello globale il tema della sopravvivenza neonatale, sensibilizzando l’opinione pubblica e raccogliendo fondi a beneficio dei programmi dell’UNICEF.La Mostra rimarrà visibile al pubblico, gratuitamente, fino al 7 giugno, grazie alla collaborazione e al sostegno di Sorgente Group.

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Il bambino non cresce? Può essere celiachia

Posted by fidest press agency su giovedì, 29 giugno 2017

celiachiaUno ogni 100 persone è il numero di celiaci identificati con specifici test ma, rispetto alla popolazione generale che ha sintomi lievi, atipici o forme quasi silenti, la metà dei pazienti non riceve una diagnosi. La presentazione tipica della malattia è quella con sintomi gastrointestinali come vomito, diarrea, perdita di peso e nei bambini dai 6 anni in su, arresto della crescita, che segue l’introduzione del glutine nella dieta. E’ questo il segnale che più spesso allarma e allerta i genitori che si presentano all’osservazione del pediatra. Questa forma interessa un terzo di tutti i 50mila casi di celiachia pediatrica italiani. I restanti due terzi interessano bambini più grandi con anemia che non risponde alla terapia con ferro, stanchezza, aumento dei livelli delle transaminasi e anche qui perdita di peso e rallentamento della crescita staturale senza però i più caratteristici sintomi gastro-intestinali. Infine, le forme ‘silenti’ in cui non ci sono sintomi ma sono comunque presenti gli anticorpi tipici della malattia che si accompagnano alle lesioni intestinali causati dal contatto tra la proteina del glutine e la mucosa che riveste l’intestino. Un incontro mal tollerato dai celiaci che rispondono con una reazione autoimmunitaria e infiammatoria, tipica della patologia. Ne hanno parlato i nutrizionisti clinici riuniti nel secondo Congresso della Società Italiana di Nutrizione Clinica a Firenze: “Nei bambini è possibile fare diagnosi con un semplice esame del sangue che rilevi la presenza degli anticorpi specifici (TTG o EMA) in misura di dieci volte superiore ai livelli normali” spiega il Professor Maurizio Muscaritoli, Presidente SINUC “il che rende la diagnosi più facile e meno traumatica rispetto alla precedente pratica della biopsia intestinale che individua se i villi intestinali sono atrofici e infiammati (invece necessaria nella popolazione adulta). Il trattamento della patologia si basa su un regime dietetico che escluda in maniera assoluta e a vita il glutine, quindi grano certo, ma anche frumento, segale, orzo, farro e kamut mentre sono permessi riso e mais e i prodotti certificati per assenza di glutine ormai ampiamente disponibili in commercio e a carico del SSN. La novità è che la celiachia si manifesta sempre più in maniera camaleontica con sintomi atipici come l’anemia e la perdita di massa ossea, spia di un malassorbimento di nutrienti. Mentre in altri casi i sintomi sono dermatiti e alopecia ossia perdita di capelli che solo dopo un lungo iter vengono ricondotti alla intolleranza al glutine”.
L’efficacia della dieta si verifica sia con la scomparsa dei sintomi che per la diminuzione degli anticorpi da valutare attualmente ma i valori si normalizzano solo dopo 12 mesi dall’eliminazione del glutine.
La diagnosi e la cura della celiachia in età pediatrica devono tener conto dei diversi aspetti clinici, nutrizionali, psicologici, familiari e sociali in rapporto al periodo dell’età evolutiva nella quale viene eseguita la diagnosi di celiachia. Dopo la diagnosi, la famiglia deve intraprendere un percorso di adattamento e una riorganizzazione dello stile di vita che coinvolge tutti i suoi componenti. Se ben organizzata la dieta del bambino celiaco permette un’adesione ottimale: stoviglie dedicate, organizzazione della dispensa con alimenti senza glutine separati da quelli del resto della famiglia, acquisto dei prodotti certificati e l’informazione alla scuola in modo che la mensa si adegui alle esigenza, sono i suoi pilastri certificati. A cui si aggiunge l’apprendimento di ricette nuove che rendano varia e gustosa la dieta del piccolo celiaco.
Ciononostante, più della metà degli adolescenti abbandona la dieta senza glutine causa la perdita del controllo dei genitori, il desiderio di adeguarsi al gruppo e non essere accettato o marginalizzato. La mancata aderenza alla dieta comporta una ricomparsa dei sintomi e nuove manifestazioni.
Ossa a rischio – Nell’adolescente celiaco non diagnosticato o che non segue correttamente la dieta senza glutine, il picco di massa ossea che viene raggiunto rimane ridotto con la conseguenza di un maggior rischio di osteoporosi in età adulta. L’aderenza alla dieta perché, qualora instaurata dopo il raggiungimento del picco di massa ossea (16-18 anni nelle femmine, 20-22 anni nel maschio) non basta più da sola a correggere il difetto di mineralizzazione dell’osso. Ma una corretta dieta senza glutine è in grado ripristinare in un anno la normalizzazione della quota minerale ossea.
Rispetto alla Relazione annuale sulla Celiachia pubblicata nel 2007, le diagnosi di celiachia sono aumentate da 64mila a oltre 182mila negli adulti grazie alla migliore capacità di diagnosi. Lombardia con il 17.7% al primo posto per numero di pazienti, seguita ex aequo da Lazio e Campania con il 9,7% ciascuna. Si conferma anche il profilo ‘di genere’ della malattia con le donne affette in misura più che doppia rispetto al sesso maschile.

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Questa’anno il bambino è nato a casa mia

Posted by fidest press agency su giovedì, 22 dicembre 2016

presepe-napoletanoIl Bambino nasce per ogni uomo libero perché responsabile, per tanti altri ai ceppi alla riconquista della propria dignità, è un tempo di ricongiungimenti auspicati, di separazioni schiodate ai legni, di una pena che non possiede cadenza dei domani che bussano alla porta.
Natale è festa sprovvista di timbri sul passaporto, non concede autorizzazione né rilascia vacanze pagate al miglior offerente, è attesa che non regala favole inventate, lettura di qualche pagina consunta dalle dimenticanze, usurate, nell’indifferenza. E’ Avvento di perdono che non teme tradimenti, non lascia scampo alle attenuanti, quelle comode di ieri, di oggi che è già domani, non sta nascosto alle parole, ai metodi e alle forme dei comportamenti.
Quest’anno, davvero, non sarà Natale delle solite promesse, delle rese, delle perdite consistenti, non sarà percorso di gara da affrontare con il numero UNO in bella mostra sulla pettorina, quel Bambino nasce per tutte le colpe che non sono facili da raccontare, per formare un sentiero dalle radici piantate profonde, affinché l’albero della vita non tema il vento né la tempesta che pure ci saranno. E’ momento di condivisione, di cittadinanza e appartenenza a un progetto di vita, richiamo per coloro che non vedono, guardano a ciò che è accaduto, a ciò che ancora accade tutti i giorni, senza pensare a questa venuta che induce a prendere coscienza, a non avere paura dei muri di gomma, del prossimo rimbalzo, del potere che non fa servizio, e rimanda alla strada del tempo freddo che non finisce, spinge fuori dalle assi di coordinamento sociale, sbalestrate al punto da intenderle linee architettoniche inarrivabili.
Riconoscere Natale non sta nell’acquisto dell’albero di luce meglio addobbato, alla messa di mezzanotte perentoriamente in prima fila. Quando la pietà non fa scaramucce, è pietà che non ha coraggio da vendere, solamente da offrire, mai miserabile o miserevole, è pietà che offre alla gamba di spinta un lungo e lento viaggio di ritorno, per chi non ha voce, non ha più tempo, non ha amore. Per chi possiede ancora un barlume di dignità, persino quando la vicinanza è imbarazzante, con quanti si ritengono giudici ultimi, nei giudizi espressi, senza conoscere e senza sapere chi vive e chi muore, chi cammina con le ginocchia consumate, o quanti non ce la fanno più neppure ad arrabbiarsi, figuriamoci mantenere viva la speranza.
Non sarà il solito Natale in vendita, ma un monito a difesa di chi ha bisogno, di chi rimane indietro, di chi è in difficoltà, non ci sarà bisogno di recarsi al mercato delle bugie per acquistare un altro po’ di quella speranza indignata, essa sta dietro ogni croce piegata, ogni fossa scavata malamente, ogni fallimento del cuore, non del portafoglio.
Non sarà Natale da comprare, bensì una relazione d’amore da fare crescere insieme, lascerà sparse orme buone, non saranno quelle del famoso Orso, ma sono certo fanno un po’ di aiuto per un mondo di uomini migliori. (vincenzo andraous)

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“Il trattamento del bambino diabetico: nuove prospettive terapeutiche”

Posted by fidest press agency su giovedì, 29 settembre 2016

milano10Milano Mercoledì 12 ottobre 2016 ore 11.30 Circolo della Stampa, corso Venezia 48 Il diabete di tipo 1 in Italia colpisce 300 mila persone tra cui 18 mila bambini e adolescenti. Questa è la forma più grave della malattia e richiede terapie invasive, come la somministrazione di insulina da quattro a sei volte al giorno oppure l’utilizzo di un microinfusore. Secondo lo studio “Diabetes Attitudes Wishes and Needs – DAWN YOUTH™” il diabete di tipo 1 causa ‘distress emotivo’ e costringe un genitore su due ad abbandonare il proprio lavoro per potere prestare assistenza al figlio. Una delle maggiori preoccupazioni risulta essere la paura di incorrere in episodi di ipoglicemia che si manifestano per lo più attraverso palpitazioni, tremore, ansia, giramenti di testa, confusione, fino alla perdita di conoscenza. Affrontarla è diventato però più semplice, grazie alla ricerca scientifica e ai meccanismi d’azione delle nuove insuline da oggi disponibili anche per i più piccoli.Ne parleremo con:
Costas Piliounis, Vice President Novo Nordisk e General Manager Italia
Franco Cerutti, Presidente Società italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP)
Fortunato Lombardo, Coordinatore del Gruppo di Studio SIEDP sul diabete
Angela Bulotta, Direttore Medico Novo Nordisk
Stefano Tumini, Responsabile Servizio di Diabetologia Pediatrica, Ospedale di Chieti
Modera Michela Vuga, Direttore OK Salute

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“Per ogni bambino la giusta opportunità”

Posted by fidest press agency su sabato, 21 novembre 2015

unicef“In poco più di una generazione, il mondo ha dimezzato il tasso di mortalità infantile, fatto iscrivere più del 90% dei bambini alla scuola primaria e aumentato di 2,6 miliardi il numero di persone che hanno accesso all’acqua potabile” ha detto il Direttore generale dell’UNICEF Anthony Lake, lanciando oggi il nuovo rapporto “Per ogni bambino la giusta opportunità”, in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia e 26° anniversario dell’approvazione della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza.
Ma il mondo, nonostante i grandi progressi, rimane un luogo profondamente ingiusto per i bambini più poveri e svantaggiati: “i minorenni rappresentano quasi la metà dei poveri del mondo, quasi 250 milioni di bambini vivono in paesi devastati dai conflitti e oltre 200mila di loro hanno rischiato la vita quest’anno cercando rifugio in Europa”. Quasi 14 milioni di bambini e adolescenti in Siria, Iraq e in Afghanistan devono affrontare guerra, conflitti e ingiustizie ogni giorno, alimentando l’attuale crisi europea di migranti e rifugiati. Alcuni dati del rapporto:
• I bambini delle famiglie più povere hanno quasi il doppio delle probabilità di morire prima di cinque anni rispetto a quelli provenienti da famiglie più ricche, e hanno cinque volte più probabilità di essere esclusi dall’istruzione.
• Le ragazze provenienti dalle famiglie più povere hanno il quadruplo delle probabilità di sposarsi prima dei 18 anni rispetto a quelle appartenenti alle famiglie più ricche.
• Più di 2,4 miliardi di persone non hanno ancora servizi igienici adeguati – di queste il 40% vive in Asia meridionale; e più di 660 milioni non ha ancora accesso all’acqua potabile – quasi la metà dei quali vive nell’Africa subsahariana.
• Circa la metà dei 159 milioni di bambini con ritardi nella crescita vive in Asia meridionale e un terzo in Africa.
“Queste enormi disuguaglianze alimentano un circolo intergenerazionale vizioso di povertà e svantaggio”, ha detto Lake. “Ma non deve essere così. Noi sappiamo come rallentare, arrestare e invertire questo in un circolo virtuoso di progresso intergenerazionale. Sta a noi decidere di farlo attraverso un maggiore impegno di risorse. Dobbiamo fare questa scelta morale, pragmatica, strategica e giusta”.
Il rapporto sottolinea come sia importante eliminare le persistenti disuguaglianze, sostenendo che investire nei bambini, in particolare nei più vulnerabili, è giusto in teoria e in pratica – e che tale investimento porta molteplici benefici non solo ai bambini, ma anche alle loro famiglie, alle comunità e alle economie.
Un impressionante team di ambasciatori UNICEF – composto da Orlando Bloom, Shakira, Ricky Martin, Novak Djokovic, Sir Roger Moore, Susan Sarandon, Mia Farrow, Liam Neeson e Angelique Kidjo – è stato coinvolto in questa Giornata a favore dei bambini più vulnerabili del mondo, con la campagna “Fight Unfair”.
“È scioccante pensare che un bambino su nove viva in un paese colpito da conflitti armati, testimone di orribili violenze che hanno distrutto il loro diritto alla sopravvivenza, alla salute e all’istruzione”, ha detto l’attore britannico e Goodwill Ambassador dell’UNICEF Orlando Bloom. “Ho viaggiato con l’UNICEF nell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia e in Serbia per vedere come la guerra stia riducendo i bambini, le loro famiglie e le loro case. Il mondo sta affrontando la più grande crisi dei rifugiati dalla seconda guerra mondiale. Ogni paese che è nella possibilità di farlo dovrebbe sostenere i bambini e le famiglie che sono stati colpiti”.

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Quarta edizione del campus dedicato alle patologie della mano del bambino

Posted by fidest press agency su sabato, 19 settembre 2015

Milano, 19 settembre 2015, presso l’Istituto Buon Pastore, quarta edizione del Campus La mano del bambino. L’iniziativa, organizzata dall’Associazione omonima, si svolgerà dalle 09.30 alle 16.30 presso l’Istituto Buon Pastore, partner dell’iniziativa, in via San Vittore 29 a Milano. manoSi tratta di una giornata, completamente gratuita, aperta a bambini e genitori interessati a scoprire qualcosa in più sulle patologie della mano nel bambino, ma anche ai piccoli pazienti oggi guariti. Grazie al personale dell’Ospedale San Giuseppe (Gruppo MultiMedica) – medici, operatori, fisioterapisti e psicologi – i bambini, divisi in gruppi, saranno impegnati in giochi e attività ricreative, mentre i genitori potranno partecipare ad una serie di incontri didattici in compagnia degli specialisti.L’Associazione La Mano del Bambino nasce nel 2008 per colmare una lacuna importante d’informazione sulle patologie della mano nei più piccoli. La maggior parte dei bambini, tutt’oggi, o non arriva mai ad un inquadramento corretto della propria patologia o giunge ad una diagnosi tardivamente. In tal senso, l’Associazione promuove attività formative ed informative per trasmettere un messaggio ben preciso: la cura tempestiva delle malformazioni della mano può favorire il recupero integrale dell’arto.Le malformazioni della mano, di cui risulta affetto in media 1 bimbo su 1500 nati, sono molteplici e di differente gravità. «Innanzitutto, abbiamo casi gravi, in cui mancano tutte o quasi tutte le dita e dove è necessario procedere con una ricostruzione – spiega Giorgio Pajardi, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia della Mano del Gruppo MultiMedica di Milano -. Poi, esistono circostanze in cui abbiamo delle eccedenze e dove non è sempre semplice asportare e, infine, ci sono le vie di mezzo, ovvero i casi in cui la mano, anche se apparentemente normale, non funziona correttamente perché sono presenti dita unite o aree della posizione non corrette. Per trattare efficacemente queste malformazioni è fondamentale che i genitori si rivolgano a centri specializzati e strutturati con reparti di chirurgia della mano dedicati, anche se ci sono molti specialisti di grande rilievo su tutto il territorio nazionale».Presso l’Ospedale San Giuseppe vengono operati circa 6-700 bambini l’anno con un ambulatorio gratuito di quattro, cinque ore al giorno. Per questo motivo, al campus, negli anni scorsi, hanno partecipato circa 5-600 tra bambini e genitori. Continua Pajardi: «I bambini che ci troviamo a curare possono essere perfettamente sani ma con una malformazione alla mano, oppure, nei casi più gravi, sindromici, ovvero con difetti cardiaci, renali, intestinali o cerebrali. In questi casi, intervengono una serie di specialisti spesso di città diverse, che si devono coordinare e alternare nelle fase ricostruttiva. Perciò, è importante intervenire sulla mano del bambino quando è molto piccolo, a sei o sette mesi. Ciò significa che lo dobbiamo visitare intorno ai 15-20 giorni, seguirlo, predisporre da subito il programma riabilitativo, poi l’intervento, operarlo e svolgere la conseguente riabilitazione».Al campus parteciperanno anche due ospiti d’onore, i campioni europei di Judo del Gruppo Forestale dello Stato Luca Ardizio e Aldo Scollo, che si esibiranno in una performance appositamente studiata per l’iniziativa. «Luca è stato un nostro paziente, lo abbiamo operato e ora è tornato regolarmente alle sue competizioni – racconta ancora Pajardi -. Lo spirito è quello di coinvolgere un ex paziente, che sia anche un personaggio di spicco, per dare un messaggio concreto ai genitori e per mostrargli che il figlio, anche se nato con una malformazione alla mano, ha concrete possibilità di avere una vita del tutto normale».Infine, i bambini avranno modo di divertisti con i videogiochi applicati alla riabilitazione della mano. Si tratta di giochi interattivi studiati e sviluppati dal Professor Giorgio Pajardi e dal Professor Alberto Borghese, Direttore del Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Milano, per unire divertimento e ricerca. «Io e il mio collega stiamo mettendo a punto tre videogiochi, studiati per aiutare lo sviluppo della funzionalità della mano, trasmettendo una serie di dati via internet. In breve, il gioco, a seconda della velocità e della pressione con cui il bambino muove le dita, permette a noi specialisti di raccogliere informazioni utili. Ora, avremo una fase molto delicata di ricerca dello sponsor e stiamo svolgendo uno studio su dei bambini che lo utilizzano già da un anno. I genitori sono contenti perché i bambini giocano e noi abbiamo i dati che ci occorrono per comprendere al meglio la situazione» – conclude il primario.

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