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Posts Tagged ‘biologico’

Sana 2022: Cia, serve una grande promozione per il biologico

Posted by fidest press agency su giovedì, 15 settembre 2022

L’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia e l’inflazione, schizzata a +8,4%, rafforza l’urgenza di accelerare e vincere la sfida per la transizione verde con la produzione agricola biologica quale strada maestra da percorrere per la vera sostenibilità. Serve, per questo, un programma che tuteli il bio dalla crisi economica, nei campi e sullo scaffale. A dirlo è, oggi, Cia-Agricoltori Italiani al Sana 2022 con l’evento “Il futuro del cibo” tra gli appuntamenti dell’organizzazione, presente al Padiglione 29 Stand C2 – E19. Il nostro Paese -fa il punto Cia- vanta la più alta percentuale di superfici bio sul totale, con oltre 2 milioni di ettari, il 16% rispetto al 10% di Spagna e Germania, al 9% della Francia. Ma soprattutto, il comparto cattura Co2 per eccellenza, vede l’Italia del bio crescere a ritmi importanti (superfici e imprese bio a +40% negli ultimi 5 anni) e tali da far prevedere il raggiungimento dei 3 milioni di ettari entro il 2030, centrando così il target del Green Deal Ue del 25% di superfici a bio, raggiunto già da Calabria, Sicilia, Toscana e Lazio. Il mercato del biologico Made in Italy vale quasi 5 miliardi di euro e toccherà guardare con attenzione ai comparti più forti -precisa Cia- come l’ortofrutticolo che da solo fa il 46,1%, e alle colture in aumento: vigneti (+9,2%) e noccioleti (+12,5%), grano duro (+5,9%) e tenero (+15,4%) con i seminativi a fare da soli il 45% della Sau bio, mentre si riducono, ma di poco, le superfici ad agrumi (fino a -17%) e restano stabili prati e pascoli (-0,8%). Tutti comunque compromessi dalle calamità come dalle tensioni per la guerra in Ucraina, e per quella dei prezzi, che fanno danni dal campo alla tavola e vanno svuotando il carrello anche del bio (vendite giù dello 0,5% nella Gdo in questo 2022). Il presidente Fini, tuttavia, aggiunge: “Occorre però accogliere un’altra sfida, più coraggiosa. Costruire una grande campagna che tuteli il biologico da quest’impasse inflazionistica e ne faccia il motore del cambiamento, puntando su qualità e ruolo del settore, e su uno sviluppo integrato che coinvolga nel territorio, associazioni, istituzioni e imprese. Non vanno vanificati gli impegni presi nel quadro normativo specifico con il Regolamento europeo e con la legge nazionale dedicata -conclude Fini- bisogna agevolare gli investimenti; canalizzare ricerca, innovazione e, prima di tutto, le risorse già stanziate (dai 2,1 miliardi di euro della programmazione Pac 2023-2027 ai 300 milioni del Fondo complementare al PNRR per i contratti di filiera e distrettuali) per sostenere e promuovere il comparto, ridurre i costi di produzione e i prezzi al consumatore”.

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Sana 2022: Cia, serve una grande promozione per il biologico

Posted by fidest press agency su martedì, 13 settembre 2022

L’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia e l’inflazione, schizzata a +8,4%, rafforza l’urgenza di accelerare e vincere la sfida per la transizione verde con la produzione agricola biologica quale strada maestra da percorrere per la vera sostenibilità. Serve, per questo, un programma che tuteli il bio dalla crisi economica, nei campi e sullo scaffale. A dirlo è Cia-Agricoltori Italiani nella mattinata di apertura, a Bologna, di Sana 2022 e in vista dei tanti appuntamenti dell’organizzazione in fiera fino all’11 settembre, dall’evento su “Il futuro del cibo” (10 settembre, ore 11 – Open Theatre) che approfondirà il tema, ai quattro giorni di show cooking e talk show, con le aziende associate, nello spazio espositivo Cia al Padiglione 29 Stand C2 – E19. Il nostro Paese -fa il punto Cia- vanta la più alta percentuale di superfici bio sul totale, con oltre 2 milioni di ettari, il 16% rispetto al 10% di Spagna e Germania, al 9% della Francia. Ma soprattutto, il comparto cattura Co2 per eccellenza, vede l’Italia del bio crescere a ritmi importanti (superfici e imprese bio a +40% negli ultimi 5 anni) e tali da far prevedere il raggiungimento dei 3 milioni di ettari entro il 2030, centrando così il target del Green Deal Ue del 25% di superfici a bio, raggiunto già da Calabria, Sicilia, Toscana e Lazio. Il mercato del biologico Made in Italy vale quasi 5 miliardi di euro e toccherà guardare con attenzione ai comparti più forti -precisa Cia- come l’ortofrutticolo che da solo fa il 46,1%, e alle colture in aumento: vigneti (+9,2%) e noccioleti (+12,5%), grano duro (+5,9%) e tenero (+15,4%) con i seminativi a fare da soli il 45% della Sau bio, mentre si riducono, ma di poco, le superfici ad agrumi (fino a -17%) e restano stabili prati e pascoli (-0,8%). Tutti comunque compromessi dalle calamità come dalle tensioni per la guerra in Ucraina, e per quella dei prezzi, che fanno danni dal campo alla tavola e vanno svuotando il carrello anche del bio (vendite giù dello 0,5% nella Gdo in questo 2022).

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Biologico: prodotti orticoli più tracciati, grazie ad INNOVABIO

Posted by fidest press agency su lunedì, 12 settembre 2022

Sviluppare un sistema di analisi integrato in grado di distinguere e di tracciare oggettivamente, a partire da dati e parametri chimici, i prodotti convenzionali, ottenuti cioè con fertilizzanti di sintesi, e quelli biologici, realizzati cioè con l’utilizzo di concimi organici ammessi e con l’applicazione di tecniche per la gestione della fertilità del suolo (rotazioni, introduzione di colture leguminose). Questo è l’obiettivo del progetto INNOVABIO, coordinato dal CREA, che presenta domani al SANA i suoi risultati in occasione del convegno “Applicazione di metodi innovativi per la rintracciabilità dei prodotti dell’agricoltura biologica: il progetto INNOVABIO”.Il contesto. L’autenticità e la tracciabilità dei prodotti biologici, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e con il Green Deal europeo di aumentare al 25% la percentuale di aziende agricole biologiche entro il 2030, rappresenta una questione centrale, soprattutto perché nei regolamenti europei manca un riferimento alla tracciabilità oggettiva, basata cioè su dati scientificamente raccolti. A questo, si aggiunge la crescente attenzione dei consumatori verso il bio non solo certificato, ma tracciato in modo affidabile.I ricercatori del CREA hanno messo a punto un sistema di analisi integrato, basato sull’individuazione di nuovi marker per distinguere se le produzioni biologiche certificate siano state ottenute con l’impiego di concimi organici azotati, ammessi dal metodo biologico, oppure con l’impiego di concimi azotati di sintesi. Le colture studiate sono rappresentative dell’orticoltura italiana: pomodoro datterino in serra, finocchio e cavolfiore in pieno campo.Il Progetto, della durata di quattro anni e mezzo, è stato coordinato dal CREA – Olivicoltura Frutticoltura e Agrumicoltura (sede di Acireale) e vede la partecipazione del CREA – Orticoltura e Florovivaismo (sede di Monsampolo del Tronto), del CREA – Agricoltura e Ambiente (sedi di Roma e Bari), Fondazione Edmund Mach e FederBio.

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Ustica: Riaperto un nuovo laboratorio di biologia marina

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 Maggio 2022

Dopo circa dieci anni di assenza, la ricerca ritorna ad Ustica grazie all’apertura di un nuovo laboratorio di biologia marina ed alle convenzioni stipulate tra l’Area marina protetta Isola di Ustica e la Stazione Zoologica Anton Dohrn. “Con l’apertura di un nuovo laboratorio, più piccolo nelle dimensioni ma senza dubbio molto efficace e snello nella sua gestione – dichiara il direttore dell’Amp Davide Bruno – si consentirà nuovamente a tutti i ricercatori interessati a condurre attività scientifiche nelle acque di Ustica, uno dei pilastri fondativi della riserva che, al di là dei già consolidati rapporti con il Dipartimento di Scienze della Terra e del Mare (DiSTeM) di Palermo, sarà aperto a tutti gli enti di ricerca scientifica che ne faranno richiesta”. “Queste ricerche permetteranno di valutare l’importante ruolo dei pesci pulitori per il mantenimento del benessere delle comunità di ambienti marini Mediterranei, anche in relazione ai cambiamenti climatici in atto” – afferma Trevor Willis coordinatore del Fano Marine Centre Stazione Zoologica Anton Dohrn. Il gruppo della Stazione Zoologica Anton Dohrn, formato da Trevor Willis, Lisa Locatello, Fabio Badalamenti, Eleonora Negro e Oliviero Borgheresi, in collaborazione con l’Area Marina Protetta Isola di Ustica, condurrà nell’arco di quattro mesi, degli studi per approfondire il ruolo sociale ed ecologico dei pesci pulitori e le dinamiche di interazione con i loro pesci clienti nei fondali dell’isola di Ustica. Una parte dell’attività si svolgerà sul campo con censimenti visivi, utili a stimare la distribuzione e l’abbondanza delle specie in diverse aree costiere dell’isola di Ustica e osservazioni comportamentali per comprendere le interazioni tra le specie. Si condurranno anche analisi fisiologiche presso il laboratorio di appoggio dell’Area Marina Protetta per valutare i benefici dell’attività dei pesci pulitori sul benessere e sulle capacità riproduttive dei loro “pesci clienti”.

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La legge sul biologico è finalmente una realtà

Posted by fidest press agency su giovedì, 3 marzo 2022

Il Senato ha approvato oggi in via definitiva il DDL n. 988 “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”. AIAB, AssoBio, Associazione Biodinamica, AssocertBio e FederBio esprimono un plauso per il lavoro di tutti i parlamentari che ha portato alla conclusione in tempi estremamente rapidi – meno di un mese dall’ultima votazione alla Camera dei Deputati del 9 febbraio – una norma chiave per supportare la transizione ecologica dei sistemi agricoli e per l’intero comparto agroalimentare italiano. L’approvazione del disegno di legge n.988 giunge in un momento strategico e consente anche all’Italia di allinearsi alle politiche Ue che, con il Green Deal, la strategia Farm to Fork e il Piano d’azione Europeo per il biologico, puntano a una crescita consistente del settore. Grazie alla legge sarà possibile utilizzare le risorse economiche per il sostegno all’agricoltura, la promozione dei prodotti alimentari e la ricerca che l’Unione europea ha espressamente vincolato all’agricoltura biologica e biodinamica. Il nostro Paese ha un primato nel biologico conquistato grazie all’impegno di tanti agricoltori, spesso giovani, e di operatori della filiera che hanno creduto nella scommessa di conciliare il legittimo interesse d’impresa con il bene pubblico della difesa del suolo, della biodiversità e della salute dei cittadini. Oggi questo impegno viene finalmente riconosciuto con l’approvazione della legge sul bio. La norma contiene elementi particolarmente significativi come la possibilità di registrare il marchio biologico “Made in Italy”, istituire distretti biologici che consentono di sviluppare l’agricoltura e l’economia dei territori rurali e adottare un Piano d’Azione nazionale per favorire lo sviluppo del biologico italiano come metodo avanzato dell’approccio agroecologico. Il biologico rappresenta un’occasione concreta per creare opportunità di occupazione per i giovani e per lo sviluppo economico e sociale dei territori rurali, inoltre ha un ruolo centrale per il clima, per la tutela della biodiversità e per offrire soluzioni innovative per il resto dell’agricoltura.

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Biologico: Cia, avanti col Ddl

Posted by fidest press agency su domenica, 13 febbraio 2022

“Avanti con il Dld sul biologico, tenendo conto delle parole del presidente Mattarella e delle perplessità sia del mondo scientifico, che di quello accademico”. Così Dino Scanavino presidente di Cia-Agricoltori Italiani, in occasione della discussione a Montecitorio del testo unico sull’agricoltura biologica, dopo un travagliato iter durato ben 12 anni. Per Cia questa legge rappresenta il pilastro fondamentale per la costruzione del futuro agricolo del Paese, come indicato dal Green Deal Ue, che vede proprio nel bio uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità.“Non possono, tuttavia, essere ignorate le forti perplessità in merito all’equiparazione dell’agricoltura biodinamica al metodo biologico -continua Scanavino- ribadite di recente in una lectio magistralis dal premio Nobel, Giorgio Parisi, cui ha fatto eco il pronunciamento del presidente Mattarella, che ha reso espliciti i suoi dubbi su alcuni passaggi del provvedimento”. Cia chiede, dunque, chiarezza in merito alla suddetta equiparazione, che non appare in linea con la normativa Ue sull’agricoltura biologica, oltre a non essere presente in questa forma nel Regolamento europeo. La mancanza di specifici strumenti normativi sul biodinamico in ambito Ue potrebbe, infatti, creare notevole confusione sia a livello di produzione, sia a livello di commercializzazione e consumo, aprendo la strada a possibili contenziosi. Cia auspica, dunque, che nel corso dei lavori parlamentari vengano prese in adeguata considerazione le opinioni espresse dalla comunità scientifica e si dichiara disponibile a fornire il supporto necessario al superamento di tutte le criticità, per essere in linea con gli orientamenti della strategia “Dal produttore al consumatore” elaborata dalla Commissione Europea nel 2020. “Un iter così complesso, lungo e travagliato -conclude Scanavino- appare il risultato di una discussione politica che ha dato negli anni troppo spazio alle posizioni ideologiche, a svantaggio delle richieste delle associazioni del mondo produttivo”.

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La legge sul biologico approda in aula a Montecitorio

Posted by fidest press agency su martedì, 8 febbraio 2022

“La proposta di legge per sostenere e incentivare le produzioni biologiche in agricoltura approderà finalmente in Aula a Montecitorio. È previsto per martedì prossimo, infatti, l’avvio dell’esame in assemblea, con la discussione generale sul testo, già approvato in commissione Agricoltura lo scorso agosto. Come avevamo auspicato a più riprese, il 2022 può aprirsi con l’approvazione definitiva di questa norma fondamentale per uno dei settori più in crescita del comparto primario. Gli imprenditori agricoli che hanno investito, e continuano a farlo in maniera consistente, in questa tipologia di pratica agricola sostenibile, attendono da troppi anni un quadro normativo chiaro e innovativo, che possa supportare e promuovere i loro sforzi e che, dunque, confidiamo sarà presto realtà”. Lo dichiara il deputato Pasquale Maglione, esponente M5S in commissione Agricoltura e relatore della proposta di legge ‘Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico’.“Con il 15 per cento della superficie agricola utilizzata dedicata a colture biologiche e circa 82mila operatori – aggiunge -, l’Italia è un Paese leader in Europa. Proprio per sviluppare il comparto e poter così raggiungere i target previsti dalle strategie comunitarie, nel fondo correlato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, abbiamo stanziato 300 milioni di euro esclusivamente dedicati alla creazione di contratti di filiera e di distretto biologici”.”Dopo la firma del decreto da parte del ministro Stefano Patuanelli, a fine dicembre, siamo in attesa dell’emanazione del relativo bando del Ministero delle Politiche agricole. Invito, pertanto, le imprese che vogliano investire in questo settore a tenersi pronte per cogliere questa grande e strategica opportunità di crescita e sviluppo” conclude.

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Approvare la legge sul biologico

Posted by fidest press agency su lunedì, 6 dicembre 2021

E’ un dovere nei confronti degli imprenditori agricoli che hanno investito, e continuano a farlo in maniera consistente, in questa tipologia di pratica agricola sostenibile. Perciò prendo atto, con forte rammarico, della mancata calendarizzazione della norma nel mese di dicembre come emerso dall’esito della capigruppo di Montecitorio. Chiaramente il mio auspicio, come relatore del provvedimento, è che la legge approdi in Aula a inizio 2022 e chiedo, dunque, ai primi firmatari della norma stessa di farsi promotori della sua calendarizzazione nel prossimo trimestre. La proposta attende solo il voto definitivo della Camera, dopo aver incassato l’approvazione a larghissima maggioranza in commissione Agricoltura ad agosto e, prima ancora, dei due rami del Parlamento”. Lo dichiara il deputato Pasquale Maglione, esponente M5S in commissione Agricoltura e relatore della proposta di legge ‘Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico’.“L’Italia è leader in Europa – prosegue – con il 15 per cento della superficie agricola utilizzata dedicata a colture biologiche ma, per raggiungere i target che le strategie comunitarie come il Green Deal ci pongono, dobbiamo raggiungere il 25 per cento. È nostro dovere, pertanto, fornire ai circa 82mila operatori biologici italiani una norma moderna che possa sostenere gli investimenti nel settore”.”Inoltre, abbiamo già previsto, nel fondo correlato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, una dotazione di 300 milioni di euro esclusivamente dedicata alla creazione di contratti di filiera e di distretto biologici” conclude Maglione.

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Agricoltura: Legge sul biologico

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 dicembre 2021

“Per raggiungere gli obiettivi che l’Europa ha posto all’Italia nell’ambito del Green Deal è importante che il Parlamento doti il comparto biologico di una norma di settore. L’occasione potrà presto arrivare in Aula a Montecitorio dove il testo è atteso per l’approvazione definitiva entro fine anno. A ricordarne l’importanza è stato lo stesso presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, che ringrazio. Se da un lato l’Unione europea ci chiede di ampliare la superficie dedicata al biologico per una transizione ecologica che coinvolga il comparto primario, dall’altro i cittadini chiedono sempre più cibo rispettoso dell’ambiente”. Lo dichiara il deputato Pasquale Maglione, esponente M5S in commissione Agricoltura e relatore della proposta di legge ‘Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico’.“La norma ci permetterà – aggiunge – di armonizzare tutte le misure e le azioni volte alla salvaguardia e allo sviluppo delle produzioni biologiche che, nel nostro Paese, coinvolgono già circa 82mila operatori per oltre 2mila ettari coltivati e ci vede tra i leader europei con Francia e Spagna. Come emerge dai dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), in Italia l’agricoltura è responsabile di appena il 7 per cento delle emissioni nazionali e, aumentando le produzioni biologiche, così come ci chiede l’Europa, potremo porre un ulteriore tassello per migliorare questo dato”.“Un ulteriore impulso giungerà dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – continua Maglione – dove sono dedicati esclusivamente al biologico 300 milioni di euro del Fondo per la creazione di contratti di filiera e distretto”.”L’auspicio è quello di poter festeggiare il 23 settembre 2022 la prima Giornata europea dell’Agricoltura Biologica, istituita dal Commissario Ue Janusz Wojciechowski, con una legge di settore moderna affinché aumentino produzione e consumo nonché la sostenibilità ambientale del comparto primario nazionale, in linea con le strategie comunitarie ‘Farm to Fork’ e ‘Biodiversità’” conclude.

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La legge sul biologico approderà nell’Aula di Montecitorio il prossimo novembre

Posted by fidest press agency su martedì, 5 ottobre 2021

L’auspicio è che, come già avvenuto in commissione Agricoltura ad agosto e al Senato in precedenza, le richieste del mondo produttivo agricolo italiano trovino piena e concreta sponda in Parlamento con l’approvazione definitiva di una norma che il Paese attende da oltre dieci anni”. Lo dichiara il deputato Pasquale Maglione, esponente M5S in commissione Agricoltura e relatore della proposta di legge ‘Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico’. “La norma ci permetterà – aggiunge – di armonizzare tutte le misure e le azioni volte alla salvaguardia e allo sviluppo delle produzioni biologiche che, nel nostro Paese, coinvolgono già circa 82mila operatori per oltre 2mila ettari coltivati e ci vede tra i leader europei con Francia e Spagna. Potremo così festeggiare il 23 settembre 2022 la prima Giornata europea dell’Agricoltura Biologica, appena istituita dal Commissario Ue Janusz Wojciechowski, con una legge di settore moderna affinché aumentino produzione e consumo nonché la sostenibilità ambientale del comparto primario nazionale, in linea con le strategie comunitarie ‘Farm to Fork’ e ‘Biodiversità’”. “Ulteriore impulso, infine – conclude Maglione – giungerà dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dove sono dedicati esclusivamente al bio 300 milioni di euro del Fondo per la creazione di contratti di filiera e distretto”.

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Allevamento intensivo e allevamento biologico

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 ottobre 2021

In sintesi il nuovo documento dei Medici per l’Ambiente. L’allevamento intensivo inquina terra, acqua e aria e genera innumerevoli altri danni: deforestazione, promozione dello sviluppo di prodotti OGM in agricoltura, perdita di biodiversità, sviluppo di zoonosi, concorso all’antibiotico resistenza. Oggi una nuova consapevolezza globale pone alla coscienza del consumatore anche la ‘questione animale’ in merito al loro benessere e alla copertura dei fabbisogni alimentari nel mondo. La nostra dieta deve cambiare per diventare più sana, per mettere fine alla fame nel mondo, per salvare il Pianeta e per dare dignità e benessere al mondo animale. In questo panorama, la scelta produttiva del biologico anche in zootecnia, è un grande progetto sostenuto e voluto dalla maggioranza dei cittadini europei, che vogliono un futuro sostenibile e più giusto. ISDE ha voluto dare il suo contributo al dibattito sul Green Deal Europeo con una ricerca che, nel confrontare l’allevamento intensivo con quello biologico, interroga il mondo produttivo, quello dei consumatori e quello politico\istituzionale e chiede, documentandone l’urgenza, che il progetto europeo di trasformazione del modello di sviluppo agricolo sia effettivamente realizzato. Il biologico non deve essere greenwashing, ma deve diventare un cambio di paradigma affinché niente sia più come prima. Il documento è reperibile al link: Position Paper Allevamento intensivo e allevamento biologico.

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Finalmente una proposta di legge sul biologico all’esame del parlamento

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 settembre 2021

“Le richieste del mondo produttivo agricolo italiano, che a gran voce reclama l’approvazione definitiva della legge sul comparto biologico nazionale, troveranno piena e concreta sponda in Parlamento. Alla Camera, infatti, sarà presto portata in Aula la norma che il settore attende da oltre 10 anni affinché si mettano in campo tutte quelle azioni e misure volte alla salvaguardia e allo sviluppo delle produzioni biologiche in Italia”. Lo dichiara il deputato Pasquale Maglione, esponente M5S in commissione Agricoltura e relatore della proposta di legge ‘Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico’. “Parliamo di un settore – prosegue – che nel nostro Paese coinvolge circa 82mila operatori, per oltre 2mila ettari coltivati e che ci vede tra i leader europei con Francia e Spagna. I consumi, attuati da 9 famiglie italiane su 10, hanno raggiunto la cifra record di 4,3 miliardi di euro, con un aumento del 7% ulteriormente in crescita nelle previsioni per l’anno in corso, accompagnati dall’export che registra un +11% a 2,9 miliardi di euro”.“Pertanto – aggiunge Maglione – dobbiamo lavorare per far sì che l’Italia possa dotarsi di una legge moderna sul biologico, in linea con le strategie comunitarie ‘Farm to Fork’ e ‘Biodiversità’ che ci hanno indicato i target da raggiungere: stimolare i consumi bio, aumentarne la produzione e migliorarne la sostenibilità. In questo solco si muove il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dove abbiamo fortemente voluto stanziare 300 milioni di euro alla creazione di contratti di filiera e distretto dedicati alle produzioni biologiche”. “La norma ridisegna e armonizza il comparto bio italiano – spiega il deputato 5 Stelle – istituendo un marchio nazionale, il tavolo tecnico che lavorerà per redigere il Piano d’azione per agevolare la conversione da agricoltura convenzionale e la promozione dei distretti bio nonché il Piano delle sementi. Grazie al Fondo per lo sviluppo delle produzioni bio, poi, daremo sostegno alla ricerca tecnologica e applicata al settore. Infine delegheremo il Governo a razionalizzare le norme sui controlli nel settore, a tutela dei produttori onesti ma soprattutto dei consumatori, cresciuti del 133% nell’ultimo decennio”.“Eventuali singoli questioni potranno essere oggetto di revisioni in successivi provvedimenti ma è fondamentale che l’impianto diventi legge entro questo autunno” conclude Maglione.

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Biologico: Cia, appello a mobilitazione agricoltori

Posted by fidest press agency su martedì, 14 settembre 2021

“E’ finito il tempo dei dibattiti sterili nel mondo della rappresentanza. La legge sul biologico venga ora approvata definitivamente alla Camera dopo il consenso vastissimo raccolto da tutto l’arco costituzionale, con un unico voto contrario in Senato”. Il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, lancia un appello alla mobilitazione di tutti gli agricoltori per stimolare la politica a fare un passo decisivo in merito alla norma sulle “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”. Scanavino chiede, dunque, la tempestiva approvazione della legge, visto l’ok al provvedimento a fine luglio in Commissione Agricoltura, che non ha apportato alcuna modifica al testo del Senato.Una legge nazionale sul biologico rappresenta il pilastro fondamentale per la costruzione del futuro agricolo del Paese, come indicato dal Green Deal Ue, che vede proprio nel biologico uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità. L’Italia è, attualmente, leader del comparto in Europa con 80mila operatori e 2 mln di ettari coltivati. Secondo i dati dell’Osservatorio SANA, in corso in questi giorni a Bologna Fiere, i consumi interni sono cresciuti del 5% rispetto al 2020 e il carrello della spesa bio degli italiani si è attestato su 4,6 miliardi di euro. Ma anche nell’export, l’Italia è la seconda nazione al mondo (la prima in Ue) e il biologico rappresenta il 6% delle nostre esportazioni nell’agroalimentare. La rivoluzione bio è, dunque, già in atto ma il settore non può rischiare un arretramento rispetto ai Paesi competitor europei, sempre più agguerriti. Tocca ora alla politica rendere pienamente applicabili i principi dell’agroecologia per consentire al biologico italiano di continuare a produrre valore per il Paese, recependo le esigenze dei cittadini e in coerenza con le diverse strategie Ue.

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Biologico: Cia, solo il 5% delle sementi è bio, servono nuove e maggiori varietà

Posted by fidest press agency su martedì, 14 settembre 2021

In Italia solo poco più del 5% della superficie sementiera nazionale è destinata alla produzione di sementi bio. Si tratta di quasi 11.000 ettari sui 203.000 complessivi riservati all’attività di moltiplicazione del seme. Questo vuol dire che, per la maggior parte delle coltivazioni, sono disponibili soltanto poche nuove varietà adatte all’agricoltura biologica e, spesso, notevolmente più costose. Ecco perché Cia-Agricoltori Italiani, assieme alla sua associazione dedicata Anabio, ha lanciato dal SANA 2021 il “Progetto Sementi Biologiche”. Obiettivo migliorare e accrescere la disponibilità e la qualità di sementi bio, puntando da una parte alla stipula di accordi interprofessionali con le ditte sementiere, e dall’altra chiedendo al Mipaaf di avviare finalmente il Piano nazionale di ricerca per le sementi biologiche. Il primo accordo è stato firmato a BolognaFiere con lo scopo di favorire l’incontro tra domanda e offerta di sementi bio. Nel protocollo d’intesa – firmato tra Anabio Cia e Arcoiris srl, C.A.C., Co.Na.Se. Consorzio Nazionale Sementi, cooperativa La Terra e il Cielo, CGS spa, Guerresi srl e Prometeo srl, ma aperto a ulteriori partner interessati al progetto – le aziende sementiere coinvolte si impegnano a mettere a punto un assortimento di varietà disponibili alla produzione di sementi bio certificate. Anabio, da parte sua, farà da punto di raccolta delle richieste delle imprese associate formulando veri e propri pre-ordini con i quantitativi di ciascuna specie. In questo modo, le ditte sementiere si garantiscono una domanda che permette loro di programmare la produzione con un’auspicabile economia di scala che consentirà di contenere i costi; dall’altro lato gli agricoltori associati di Anabio-Cia potranno usufruire del seme bio certificato a costi competitivi. Se il processo evolve, potrà essere applicato su scala più ampia e consentire un circolo virtuoso che permetterà alle aziende sementiere di dedicare una parte del loro budget di ricerca e sviluppo alla costituzione di nuove varietà appositamente selezionate per essere coltivate in ambiente bio. “Con il Green Deal, la Ue si è data l’imperativo di far crescere il biologico fino a raggiungere il 25% della superficie agricola utilizzata entro il 2030 -ha ricordato il presidente nazionale di Anabio, Federico Marchini-. In questo contesto, la sfida delle sementi bio è una delle più importanti. A fronte del successo crescente del metodo biologico nel settore primario (2 milioni di ettari in Italia per un valore alla produzione di 3 miliardi di euro), ora bisogna far decollare lo stesso metodo nel comparto sementiero. Anche a tutela della biodiversità e, quindi, della salute della terra”.Attivare questo processo vuol dire, inoltre, guardare alla scadenza del 2036, quando non sarà più possibile fare ricorso al sistema delle autorizzazioni in deroga, previsto anche dalle norme Ue, per l’impiego di sementi convenzionali anche nell’agricoltura bio. Oggi già 2 specie non sono più in deroga (erba medica e trifoglio alessandrino), a cui se ne potrebbero aggiungere altre 15 nel corso del 2022 (come frumento duro e tenero, avena, lenticchia, fava, farro, orzo). Anche in virtù di questo, secondo Anabio-Cia, la Banca Dati Sementi, operativa dal 2019 e che al momento contiene 878 varietà, se opportunamente revisionata, può diventare davvero lo strumento di gestione per la moltiplicazione vegetativa con metodo biologico. Ma non basta. E’ altrettanto necessario che il Ministero delle Politiche agricole acceleri sulla definizione e sul finanziamento di un nuovo Piano nazionale per le sementi biologiche, annunciato da oltre un anno, ma ancora bloccato nell’iter amministrativo.

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Legame biologico tra carne rossa e rischio di cancro

Posted by fidest press agency su martedì, 22 giugno 2021

Mangiare meno carne rossa è un consiglio medico diffuso per prevenire il cancro del colon-retto, ma finora non tutti gli esperti erano convinti che ci fosse un vero legame tra i due, non riuscendo a comprendere appieno la mutazione delle cellule coinvolte dal suo consumo. Un nuovo studio, pubblicato questa settimana sulla rivista scientifica Cancer Discovery, è riuscito a identificare le caratteristiche specifiche del danno al DNA causato da una dieta ricca di carne rossa. E incrimina quest’ultimo come cancerogeno, consentendo al tempo stesso di aprire la strada alla diagnosi precoce della malattia o allo sviluppo di nuove cure. Non si tratta di smettere del tutto di mangiare carne rossa: “Raccomando moderazione e una dieta equilibrata”, afferma Marios Giannakis, oncologo presso il Dana-Farber Cancer Institute. Gli studi scientifici hanno finora stabilito un legame tra i due chiedendo alle persone con questo cancro le loro abitudini alimentari. Ma questo tipo di lavoro dipende molto dai dati su cui si basa e nel 2019 un team di ricercatori ha creato polemiche, affermando che era altamente incerto che ridurre il consumo di carne rossa avrebbe ridotto la mortalità per cancro. “Se diciamo che la carne rossa è cancerogena, (…) deve esserci un meccanismo che la causa”, ha detto Marios Giannakis, che ha guidato questo nuovo studio. Dopotutto, gli scienziati molto tempo fa hanno scoperto come funziona il fumo di sigaretta per causare il cancro e come determinati raggi UV penetrano nella pelle per causare mutazioni genetiche, controllando il modo in cui le cellule crescono e si dividono. Marios Giannakis e i suoi colleghi hanno quindi sequenziato il DNA di 900 pazienti con cancro del colon-retto, selezionati da un gruppo di 280.000 persone che hanno partecipato a studi di diversi anni, comprese domande sul loro stile di vita. La forza di questo approccio è che i partecipanti non potevano sapere che avrebbero sviluppato questo cancro, a differenza di un interrogatorio sulle abitudini alimentari effettuato una volta iniziata la malattia. Le scansioni hanno rivelato una mutazione specifica, che non era mai stata identificata prima, ma che indicava un tipo di mutazione del DNA chiamata alchilazione. Non tutte le cellule contenenti queste mutazioni diventeranno necessariamente cancerose ed erano presenti anche in campioni sani. Ma questa mutazione era significativamente associata al consumo di carne rossa (sia lavorata che non trasformata) prima dell’insorgenza della malattia. Al contrario, non è stato esaminato il consumo di pollame, pesce o altri fattori. “Con la carne rossa, ci sono composti chimici che possono causare alchilazione”, spiega Marios Giannakis. Si tratta di composti che possono essere prodotti dal ferro, molto presente nelle carni rosse, o dai nitrati, che si trovano spesso nelle carni lavorate. Questa mutazione era molto presente anche nel colon distale, che è una parte del colon che studi precedenti hanno suggerito fosse fortemente legata al cancro del colon-retto derivante dal consumo di carne rossa. Inoltre, tra i geni più colpiti dall’alchilazione ci sono quelli che il lavoro precedente ha dimostrato essere i più probabili innescare il cancro del colon-retto quando mutato. Questi diversi elementi presi insieme costruiscono un caso solido, come nel lavoro investigativo, secondo Marios Giannakis. I pazienti con il più alto livello di tumori da alchilazione avevano un aumento del rischio di morte del 47%. Alti livelli di alchilazione sono stati osservati solo nei tumori di pazienti che mangiavano in media più di 150 grammi di carne rossa al giorno. Per il ricercatore, questa scoperta potrebbe aiutare i medici a identificare quali pazienti sono geneticamente più predisposti all’alchilazione, al fine di consigliare loro in modo specifico di limitare il consumo di carne rossa. E individuare i pazienti che hanno già iniziato ad accumulare queste mutazioni potrebbe aiutare a identificare quelli a maggior rischio di sviluppare tale cancro o di rilevare la malattia molto presto. Inoltre, poiché il livello di alchilazione sembra essere un indicatore della gravità della malattia, potrebbe essere utilizzato per fornire loro una prognosi sulla loro aspettativa di vita. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, comprendere come si sviluppa il cancro del colon-retto apre anche la strada allo sviluppo di trattamenti per interrompere o invertire questo processo, per prevenire l’inizio della malattia.

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Coltivare l’orto biologico

Posted by fidest press agency su lunedì, 19 aprile 2021

CASTELFRANCO VENETO (TREVISO). In tempi di pandemia e di digitalizzazione, l’arte di coltivare la terra si impara on line, attraverso ZOOM. Protagonista di questa iniziativa è Corinna Raganato, castellana, agrotecnica laureata e docente di questo percorso formativo on line per aspiranti orticoltori biologici.L’iniziativa ha fatto il tutto esaurito con partecipanti da tutta Italia e anche dall’estero. Si sono collegati su ZOOM da Strasburgo, Praga, Berlino e dal Portogallo, oltre che da tutta Italia. Un boom di partecipazioni (oltre 50 iscritti a questo ciclo di incontri iniziato il 21 febbraio 2021 e conclusosi pochi giorni fa) che dimostrano il crescente interesse per l’orticoltura biologica.Il percorso per gli aspiranti ortolani si è svolto in 6 lezioni da un’ora e mezza ciascuna, interamente su piattaforma digitale in modalità di videolezione in diretta. Attraverso slides, foto e video Raganato insegna il metodo di coltivazione biologico e agroecologico dell’orto. Si impara come fertilizzare un orto, come irrigare, come impostare le aiuole evitando fenomeni di infertilità come la crosta e il compattamento.La docente Corinna Raganato, laurea in Scienze Ambientali al Cà Foscari di Venezia, ora libera professionista, è agroecologa. Vive a Castelfranco Veneto (TV). L’agroecologia è la scienza che applica i principi dell’ecologia alla produzione di alimenti e alla gestione di agroecosistemi. Corinna fa anche parte del direttivo provinciale del collegio degli agrotecnici di Treviso ed è tecnico controllore di agricoltura biologica abilitato dal Mipaaf. Il suo percorso sull’orto biologico ha il sostegno dell’associazione frazionale di Salvarosa di Castelfranco Veneto e della Scuola Esperienziale Itinerante di Agricoltura Biologica di cui Corinna fa parte (www.scuolaesperienziale.it). Una scuola per aspiranti agricoltori e tecnici biologici professionisti.Non si tratta di una prima volta. Con l’esplosione della pandemia nei primi mesi del 2020, Corinna aveva deciso di spostare i corsi previsti inizialmente in presenza in modalità on line (in quel caso si era utilizzato Skype). Iniziativa di grande successo con 70 partecipanti suddivisi in 3 diversi gruppi. Tra loro anche un partecipante dall’Inghilterra (una ragazza che vive lì) e un partecipante da Roma.“Durante la pandemia la gente ha capito che coltivare l’orto nel giardino di casa è un’opportunità: ci si garantisce l’autosufficienza alimentare – spiega Raganato – il percorso è rivolto a tutti, sia ad orticoltori esperti che a principianti assoluti dell’orticoltura con l’obiettivo di fornire conoscenze di base sulle principali tecniche di coltivazione biologiche applicando i principi dell’agroecologia”.

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Strategia nazionale sul biologico

Posted by fidest press agency su venerdì, 26 marzo 2021

Il Governo italiano aggiorni al più presto la strategia nazionale sul biologico per essere all’altezza del Green Deal Ue e tutelare la leadership del settore Made in Italy nel mondo. Dall’Europa arrivano stimoli e incentivi importanti da cogliere come opportunità decisiva. Così Anabio, l’Associazione per il biologico di Cia-Agricoltori Italiani a commento del “Piano d’azione per lo sviluppo del settore biologico: sulla strada verso il 2030” appena presentato dalla Commissione Ue. L’approccio che emerge dal nuovo documento di Bruxelles, sottolinea Anabio-Cia, implica una conversione su larga scala dell’agricoltura convenzionale alla produzione bio che non può essere raggiunta seguendo i vecchi schemi organizzativi e produttivi. L’obiettivo del 25% di terreni agricoli coltivati con metodo bio entro il 2030 richiede, infatti, secondo Anabio-Cia, una revisione pragmatica anche delle azioni previste dall’Italia e a rafforzamento dei risultati già raggiunti come i 2 milioni di ettari coltivati a biologico con un valore della produzione pari a 6,3 miliardi di euro.In quest’ambito serve chiaramente un’analisi d’impatto da parte della Commissione Ue e dell’Italia, precisa Anabio-Cia. Occorre capire gli effetti che avrebbe un aumento della produzione bio su agricoltura totale, tenuta delle aziende del settore e, infine, sui cittadini. Una maggiore offerta con diminuzione dei prezzi, positiva per il consumatore, lancia l’allarme Anabio-Cia, non si ripercuota negativamente sul reddito degli agricoltori, finora tutelati dal mercato. Più in generale, aggiunge poi Anabio-Cia, il piano italiano dovrà quanto prima rivedere e integrare gli indicatori quantitativi, avere target più ambiziosi e scadenze chiare. La Commissione Ue spinge su una maggiore accessibilità dei prodotti bio, stimolando la domanda e lavorando sulla fiducia dei cittadini, su un nuovo impulso da dare alla catena del valore e sul riposizionamento del settore nella transizione green. Agli Stati membri e, quindi, anche all’Italia, il compito di spiegare come intendano contribuire al processo, fissando un valore nazionale per la quota di superficie bio nel 2030. La Commissione seguirà con monitoraggio e revisione a medio termine.Dunque, per Anabio-Cia, c’è sul tavolo una chiara proposta di assunzione di responsabilità tra le parti con l’impegno dell’Europa, attraverso il Piano, ad aumentare il finanziamento per la ricerca e l’innovazione nel comparto, a realizzare una migliore tracciabilità dei prodotti partendo da un organico database dei certificati di tutti i produttori Ue e, ancora, a supportare la promozione tra i consumatori e, in modo particolare, tra i bambini aumentando la distribuzione di prodotti biologici all’interno delle scuole e nelle mense pubbliche.Da tempo, conclude Anabio-Cia, chiediamo chiarezza, tracciamento, raccolta e analisi dei dati in modo strutturato lungo la filiera produttiva, perché fondamentali al consolidamento del settore e a nuove fasi di sviluppo verso l’aggregazione e la sostenibilità. Il Piano d’azione Ue rappresenta, in tal senso, uno strumento di lavoro utile che le istituzioni italiane devono poter fare proprio, in modo dinamico e anche grazie al contributo delle organizzazioni di settore. Bene, infine, l’istituzione di una ‘Giornata del biologico’ europea.

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Scuola: Gli uffici Inail riconoscono l’infortunio da Covid ma non l’indennità da rischio biologico

Posted by fidest press agency su domenica, 21 febbraio 2021

Anche gli uffici dell’Inail non fanno più resistenze: il diritto dei lavoratori ad avere riconosciuto l’infortunio sul lavoro in occasione di lavoro o in itinere nei casi di contagio per coronavirus è ormai assodato. Dalle sezioni regionali dell’Istituto nazionale di previdenza giungono delle note esplicative piuttosto chiare: le ultime sono state prodotte dall’Inail Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Inoltre, lo stesso istituto ha pubblicato delle FAQ sul tema ammettendo anche che “l’infezione da Covid-19 tutelabile può essere derivata anche da infortunio in itinere”. A tal proposito, oggi Orizzonte Scuola scrive che “nella scuola, luogo a rischio, e non meno rischioso di altri luoghi di lavoro, visto il fatto che l’INAIL riconosce l’esistenza dell’infortunio sul lavoro non ci sono ragioni che non possano determinare l’indennità di rischio biologico per il personale scolastico che in presenza svolge ed ha svolto la propria attività”. Ci si domanda, quindi, per quale motivo al personale scolastico non venga invece riconosciuta l’indennità di rischio biologico, come rivendicato dall’Anief dalla scorsa estate.Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Durante la pandemia da Covid-19 il personale della scuola ha confermato tutto il suo attaccamento agli alunni e alla professionale, si è continuamente esposto al rischio Covid-19, quindi a minacce per la salute derivanti da scambi ravvicinati di contatti con decine di individui, soprattutto alunni. Ecco perché sono diversi mesi che chiediamo con insistenza di assegnare un forfait di 10 euro al giorno a questi dipendenti che si sottopongono a rischi e stress notevoli, all’interno di istituti scolastici che nella metà dei casi sono stati costruiti prima del 1971, risultano quasi sempre privi di aeratori e di aria condizionata, spesso pure fatiscenti e in perenne ristrutturazione. Per operare in queste condizione, il minimo che si possa fare è riconoscere loro questa indennità, tra l’altro da collocare a stipendi letteralmente divorati dall’inflazione, tanto da essere ormai sotto di 9 mila euro rispetto alle media europea e legati a un contratto scaduto da 26 mesi”.Per quale motivo i lavoratori della scuola non percepiscono compensi per il rischio biologico a cui sono sottoposti professionalmente? L’interrogativo, dopo le ripetute denunce del giovane sindacato, comincia a prendere consistenza. Del resto, scrive la stampa specializzata, “i principali riferimenti legislativi vigenti in tema di prevenzione e protezione del rischio biologico nei luoghi di lavoro sono normati dal D. Lgvo 81/2008”, con l’articolo 267 che ben definisce da tempo “cosa si intenda per agente biologico, microrganismo e coltura cellulare ed è l’articolo 268 quello più interessante che è dedicato alla classificazione degli agenti biologici”.

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Legge sul biologico: A che punto siamo?

Posted by fidest press agency su venerdì, 15 gennaio 2021

Finalmente si è sbloccato l’iter per l’approvazione della legge sul biologico, con il via libera all’unanimità da parte della Commissione Agricoltura del Senato. Ora non si perda più tempo, ma si vada velocemente verso l’ok definitivo di una norma che il mondo agricolo aspetta da anni e che è indispensabile anche per far fronte alle sfide della transizione verde europea. Così Cia-Agricoltori Italiani, spiegando che il Paese ora deve accelerare su una solida dotazione interna di regole chiare e certe per il settore.In questo senso, il disegno di legge con le “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico” contiene misure importanti per favorire l’ulteriore sviluppo di un settore così importante sotto il profilo economico e ambientale -osserva Cia- come i bio-distretti e tutti gli strumenti di aggregazione, in primis OI e OP, oltre all’istituzione di un marchio biologico italiano.Ecco perché Cia adesso auspica tempi rapidi, anche alla Camera, per dare finalmente agli agricoltori e ai consumatori italiani una legge definita, trasparente e chiara sul settore biologico nazionale, che conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori e vale 3,5 miliardi di euro.

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Scuola: il rischio biologico di chi opera nella scuola va riconosciuto

Posted by fidest press agency su sabato, 5 dicembre 2020

È un intervento che va attuato per dare una risposta ai reali pericoli per la salute a cui si espongono insegnanti e personale Ata, che in questa fase di emergenza epidemiologica hanno toccato l’apice. L’adozione del provvedimento è stata chiesta in questi giorni dal giovane sindacato anche alla V Commissione della Camera, attraverso un apposito emendamento, impegnata nella valutazione del Disegno di Legge di Bilancio 2021già approvato dal Governo.Nella richiesta di modifica del testo, l’organizzazione sindacale chiede che entro il corrente anno scolastico di proceda con “l’avvio di una nuova sessione contrattuale per l’assegnazione a tutto il personale scolastico, di un’indennità per il rischio biologico e di un’indennità specifica per i videoterminalisti. Nella motivazione dell’emendamento, Anief ricorda che quello “del docente, dell’educatore e di buona parte del personale Tecnico, Amministrativo e Ausiliario, è un lavoro relazionale, che ogni giorno prevede lo scambio ravvicinato di contatti con decine di alunni. In un contesto di continua preoccupazione per il contenimento dell’epidemia diventa pertinente il conferimento di un’indennità di rischio”. L’Anief continua la sua battaglia per la salvaguardia dei diritti del lavoratori della Scuola. Secondo il sindacato è ragionevole pianificare una riapertura della contrattazione per assegnare un forfait di 10 euro al giorno a quel personale che si sottopone a rischi per la salute e stress non indifferenti, che sfociano in alto numero nel burnout, poiché a contatto con tanti alunni, all’interno di edifici che nella metà dei casi sono stati costruiti prima del 1971, oggi in alto numero fatiscenti e in perenne ristrutturazione. Anief ricorda che lo stesso Inail nel suo documento “Il rischio biologico nei luoghi di lavoro. Schede tecnico-informative”, già nel 2011 affermava che le scuole sono annoverate tra i cosiddetti “ambienti indoor” (ambienti confinati di vita e di lavoro). In esse si svolgono sia attività didattiche in aula, in palestra, e/o in laboratorio, sia attività amministrative. Per il rischio biologico, un’attenzione particolare meritano gli istituti che hanno indirizzi particolari quali quello microbiologico o agrario. In tali scuole, infatti, spesso vengono svolte attività in laboratorio che richiedono il contatto con colture microbiologiche o esercitazioni nel settore agricolo e zootecnico. Ma è anche da segnalare in particolare la situazione dei convitti e del relativo personale educativo che anche in caso di chiusura delle Istituzioni scolastiche proseguono le attività didattiche in presenza.

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