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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘cervello’

Workshop “Neuroscienze cliniche. Come dal cervello nasce e guarisce la mente”

Posted by fidest press agency su domenica, 21 Maggio 2023

Roma Sabato 14 e domenica 15 ottobre 2023 dalle ore 09:30 alle ore 17:30 via Gioberti 54. Negli ultimi due decenni abbiamo assistito ad un rapido aumento delle conoscenze circa le neuroscienze, quell’insieme di discipline che si occupano dello studio del nostro cervello, della sua struttura e del suo funzionamento. Questo studio offre un grande contributo alla psicologia clinica, in quanto ci consente di spiegare in modo più completo e raffinato i meccanismi della mente e i processi psicologici che la caratterizzano, tanto nella normalità quanto nella patologia. Nello spazio di dialogo e interdipendenza tra queste due discipline così affascinanti sono fiorite le neuroscienze cliniche, che si propongono di rispondere all’esigenza dei clinici e di chiunque si occupi di salute mentale di comprendere sempre di più e sempre meglio la relazione che intercorre tra mente e cervello, al fine di rendere l’intervento e la cura più efficaci e consapevoli.A questo scopo, le neuroscienze hanno sviluppato tecniche sempre più efficienti nel valutare i processi biologici alla base della cognizione e del comportamento umani, spaziando tra vari ambiti di applicazione clinica e nello studio di alcune condizioni come le dipendenze, la depressione maggiore o il disturbo ossessivo-compulsivo, per citarne alcuni. Inoltre, le neuroscienze ci danno l’occasione di scoprire in che modo sfruttare al meglio e a vantaggio del paziente la neuroplasticità di cui il nostro cervello è dotato in modo innato, ossia quella capacità di adattarsi e modificarsi di continuo in risposta alle stimolazioni che riceviamo dal mondo esterno. Il workshop mira a fornire competenze teoriche e cliniche circa diversi temi di noto interesse neuroscientifico, come le tecniche di neuroimmagine che vengono maggiormente utilizzate nello studio della struttura e delle funzioni del nostro cervello, la neuroplasticità e le principali tecniche a servizio della stessa, come la neuromodulazione non-invasiva nel trattamento mirato e specifico di alcuni disturbi. Queste competenze aiuteranno il professionista a comprendere in modo critico le ricerche cliniche neuroscientifiche internazionali, e a saper programmare laddove necessario approcci di intervento multidisciplinari, sempre più mirati e completi. By http://www.istitutobeck.com

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Leggere il cervello con tecniche non invasive

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 ottobre 2022

Il progetto CEREBRO (CEREBRO – an electric Contrast medium for computationally intensive Electroencephalographies for high REsolution BRain imaging withOut skull trepanation – grant agreement n°101046748) – sviluppato dal team di ricerca del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni-DET del Politecnico di Torino, composto dal professor Francesco Paolo Andriulli (coordinatore del progetto), da Giuseppe Vecchi e Danilo Demarchi – si propone di ottenere una modalità di lettura cerebrale nuova, che avrà risoluzioni comparabili all’ECoG e SSEG, ma sarà non invasiva e fornirà informazioni su tutto il mezzo cerebrale. Questo verrà ottenuto dotando l’EEG classica e non invasiva di uno strumento nuovo: il primo mezzo di contrasto sviluppato per questa tecnologia utilizzando techniche innovative di microfluidica, nanoelettronica e scienza del calcolo ad alte prestazioni. Il progetto di ricerca – portato avanti insieme ai partner internazionali Institut Mines-Télécom (Francia), Université de Bretagne Occidentale (Francia), G.Tec Medical Engineering Gmbh (Austria), École Polytechnique Fédérale de Lausanne (Svizzera) – si spingerà fino a un livello di maturazione tecnologica (detto TRL) tra 4 e 6, per ottenere un primo prototipo funzionante.La conoscenza sviluppata dal progetto CEREBRO ha il potenziale di migliorare le tecnologie di diagnostica medica per il cervello, contribuendo a una sostanziale crescita del settore dell’imaging diagnostico.Il business collegato al neuroimaging ha una dimensione rilevante: 3 miliardi di euro/anno nel mondo, rapportati a 22.5 miliardi di euro/anno complessivi del settore dell’imaging biomedico, quindi il potenziale economico dalle applicazioni della ricerca di CEREBRO è altissimo.Il progetto infatti è stato finanziato dall’Unione Europea nell’ambito di un bando dello European Innovation Council chiamato “Pathfinder” che sostiene idee altamente innovative col potenziale di produrre innovazioni dirompenti nel mercato.

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Cervello umano e intelligenza artificiale

Posted by fidest press agency su lunedì, 17 ottobre 2022

Incontro con il professor Alessandro Rossi nella sede degli Industriali aretini. Niente economia, per un pomeriggio nella sede della Delegazione di Arezzo di Confindustria Toscana Sud. Solo apparentemente, però. Il tema di mercoledì 19 ottobre alle ore 17 saranno le Neuroscienze e il progetto Human Connectome che propone un cambio delle prospettive nello studio delle funzioni cerebrali, spostando l’attenzione degli scienziati dall’analisi delle funzioni neuronali alla comprensione dell’architettura e delle connessioni cerebrali nel tentativo di mettere in chiaro il rapporto tra l’organizzazione del cervello e l’intelligenza (relazionale) della persona. Un tema che è in grado di connettersi al rapporto tra tecnologia e intelligenza artificiale e quindi all’economia. Benché la teoria economica non sia una teoria del cervello, capire quali sono i fondamenti del comportamento umano che determinano i processi decisionali, cioè come si genera una scelta, ha oggi sconfitto l’idea che l’economia non abbia bisogno delle Neuroscienze. “Oggi il mercato cerca sempre più di indagare i comportamenti dei consumatori, le loro scelte e le loro preferenze – spiega Fabrizio Bernini, Presidente di Confindustria Toscana Sud – la neuroeconomia è una nuova area di studio interdisciplinare che avrà grande sviluppo e alla quale guardano con attenzione sia il mondo economico che quello scientifico”. Relatore dell’evento sarà il professor Alessandro Rossi, Direttore Scientifico della Fondazione Gianfranco Salvini, ordinario nella Facoltà di medicina dell’Università di Siena e Direttore del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Motorie. Rossi ha collaborato con Università in Australia, Francia, Belgio, Inghilterra e Stati Uniti. Tra i suoi temi di ricerca la connettività corticale, la memoria e processi cognitivi, le proprietà elettrofisiologiche dei neuroni umani e la neurofisiopatologia del sistema nervoso periferico. La Fondazione Gianfranco Salvini, con sede in Valdarno, promuove e sostiene, nel contesto nazionale e internazionale, attività di studio e ricerca scientifica in ambito riabilitativo. All’incontro del 19 ottobre nella sede dell’Associazione Industriali di Arezzo (Via Roma 2), interverranno Fabrizio Bernini (Presidente Confindustria Toscana Sud), Albarosa Fuccini (Presidente CRT), Marzia Sandroni (Presidente Fondazione Gianfranco Salvini). Moderatore sarà il professor Mauro Mancuso (Direttore Scientifico CRT e Direttore area dipartimentale di medicina fisica e riabilitativa Asl Tse). Saranno presenti Simona Dei (Direttrice sanitaria Asl Tse) e Cristiano Scarselli (Direttore Clinico CRT). La partecipazione all’evento (3 crediti ECM) è gratuita. E’ sufficiente contattare la Segreteria organizzativa: By Silvia Gabrielli

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Nasce il registro italiano per la salute del cervello

Posted by fidest press agency su venerdì, 7 ottobre 2022

Al recente convegno bresciano sull’Alzheimer è stato presentato Brain Health Registry Italia, il registro italiano per la salute del cervello: si tratta di un progetto unico ed innovativo promosso dall’IRCCS Centro San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli di Brescia. Sono tante le persone in Italia che vorrebbero partecipare a studi di ricerca sulla prevenzione, la diagnosi o la cura della malattia di Alzheimer e dei disturbi della memoria, ma spesso non hanno modo di venire a conoscenza degli studi disponibili e contattare i ricercatori che li conducono per segnalare la loro disponibilità a parteciparvi. Ecco perché, sulla scorta di quanto già realizzato negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei, è nato Brain Health Registry Italia, un sito web – [ https://urlsand.esvalabs.com/?u=http%3A%2F%2Fwww.bhr-italia.org%2F&e=19a35edd&h=51421f5b&f=y&p=n | http://www.bhr-italia.org ] – che dà la possibilità di iscriversi ad un registro attraverso il quale l’iscritto/l’utente può avere accesso, presso centri esperti, a studi di intervento farmacologici o non farmacologici, che hanno lo scopo di ridurre il rischio di sviluppare sintomi cognitivi legati alla malattia di Alzheimer o ad altre forme di demenza e/o di rallentarne la progressione, ma anche a studi di ricerca volti ad accrescere le conoscenze in questo ambito o a studi che forniscono il beneficio di test diagnostici innovativi. L’iscrizione al registro è aperta a tutti i maggiorenni residenti in Italia, ma il registro si rivolge in particolare alle persone dai 50 anni in su, con o senza problemi di memoria. L’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio FATEBENEFRATELLI (www.fatebenefratelli.it) è presente in 50 paesi dei 5 continenti, con circa 400 opere apostoliche.

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Cervello: scoperti meccanismi modulatori nelle trasmissioni sinaptiche

Posted by fidest press agency su martedì, 31 Maggio 2022

Uno studio dell’Istituto di neuroscienze del Cnr e dell’Università di Padova, pubblicato su Cells, mette in evidenza l’attività di regolazione svolta dagli astrociti nei circuiti cerebrali inibitori, con un possibile impatto positivo su disturbi come l’epilessia Diversi studi dimostrano che gli astrociti, le cellule gliali più diffuse nel sistema nervoso centrale, svolgono un ruolo fondamentale nel cervello mediante il rilascio di gliotrasmettitori, che contribuiscono alla modulazione della trasmissione sinaptica. Nella corteccia cerebrale, la popolazione neuronale è rappresentata da neuroni eccitatori e interneuroni inibitori. Le disfunzioni interneuronali sono implicate in alcune malattie del cervello, come epilessia, schizofrenia ed autismo, nelle quali è presente uno squilibrio nell’eccitazione-inibizione: chiarire i ruoli dei neuroni inibitori nel circuito neuronale-astrocitario può aiutare a comprendere il contributo degli stessi nei disturbi cerebrali.Uno studio dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In), recentemente pubblicato dalla rivista Cells, descrive un meccanismo che modula la trasmissione inibitoria tra astrociti e interneuroni finora non identificato, che dimostra l’importanza degli astrociti nel bilanciare l’attività sinaptica nella corteccia visiva di modelli murini attraverso tecniche di imaging (microscopia a due fotoni per studiare l’attività Ca2+ degli astrociti) ed elettrofisiologia (che permette di indagare se il reclutamento degli astrociti, in seguito ad un’intensa stimolazione degli interneuroni, modula l’inibizione sinaptica sui neuroni eccitatori), combinate con optogenetica (una tecnica utilizzata per stimolare le cellule cerebrali attraverso l’emissione di un fascio di luce blu).“Un’intensa stimolazione optogenetica in una sottopopolazione di interneuroni riduce l’inibizione nei neuroni eccitatori, per un fenomeno denominato disinibizione”, afferma Vanessa Jorge Henriques, prima autrice dello studio, svolto durante il suo dottorato all’Università di Padova sotto la responsabilità scientifica di Giorgio Carmignoto. “Questo evento viene controbilanciato dagli astrociti che riducono la disinibizione, garantendo l’equilibrio del sistema e rafforzando così l’idea che queste cellule siano ingranaggi importanti dei circuiti cerebrali, soprattutto per quanto riguarda le sinapsi inibitorie. Un potenziale impatto dell’attivazione degli astrociti tramite il segnale degli interneuroni è rivolto ai disturbi cerebrali, come l’epilessia.Conclude Henriques: Tuttavia, la disinibizione può svolgere un ruolo importante nell’epilessia, poiché oltre a un’attività eccitatoria anormale rivela un abbassamento della soglia di attivazione dei neuroni coinvolti, facilitando l’innesco di crisi convulsive. In questo contesto gli astrociti potrebbero svolgere un ruolo anticonvulsivante contrastando la disinibizione, mentre un segnale difettoso tra interneuroni e astrociti potrebbe favorire l’attività epilettica”. Fonte: Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Padova (Cnr-In)

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Parte oggi la “Settimana Mondiale del Cervello”

Posted by fidest press agency su lunedì, 14 marzo 2022

E’ l’iniziativa annuale realizzata dalla Società Italiana di Neurologia (SIN) che ha come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla prevenzione e la lotta a tutte le malattie neurologiche, informando nello stesso tempo sugli importanti progressi che la ricerca scientifica sta ottenendo. “Le stagioni del cervello” è il tema scelto per l’edizione 2022 e A.L.I.Ce. Italia Odv, Associazione per la Lotta all’ictus cerebrale, anche quest’anno aderisce a questa importante iniziativa, sottolineando ancora una volta quanto sia importante essere attivi nel tutelare la propria salute fin da giovani e avere una maggiore consapevolezza sui principali fattori di rischio per prevenire l’insorgenza di malattie cerebrocardiovascolari. L’ictus cerebrale, che è più frequente dopo i 55 anni, è spesso considerato una malattia che interessa soltanto soggetti anziani. E’ vero: la probabilità di malattia aumenta con l’aumentare dell’età (il 75% degli ictus si verifica nelle persone con più di 65 anni), ma sempre più spesso ne sono colpiti anche i giovani. “L’età avanzata resta uno dei principali fattori di rischio non modificabili – dichiara il Prof. Danilo Toni, Direttore Unità Trattamento Neurovascolare Policlinico Umberto I di Roma e Presidente del Comitato Tecnico-Scientifico di A.L.I.Ce. Italia Odv. Tuttavia, si calcola che, nel nostro Paese, circa 12.000 soggetti di età inferiore a 55 anni vengano colpiti da questa patologia ogni anno: la fascia di età più giovane tende ad essere sempre più a rischio perché sono sempre più diffuse condizioni predisponenti come ipertensione arteriosa, diabete, obesità, sedentarietà e cattiva alimentazione”. Inoltre, il sensibile aumento che si è riscontrato in questi ultimi anni, soprattutto nei soggetti under 45, va senz’altro attribuito anche ad una maggiore diffusione di alcol e droghe; l’uso smodato di alcolici e superalcolici rappresenta un fattore di rischio sia per l’ictus ischemico che per quello emorragico, aumentando anche di 3-4 volte la probabilità di incorrere in un episodio di patologia cerebrovascolare, ma può costituire anche un fattore precipitante, determinando l’insorgenza dell’evento acuto, ad esempio in occasione di una forte bevuta (binge drinking), magari nel fine settimana.“La prevenzione gioca come sempre un ruolo determinante, è un elemento chiave che va perseguito fin dalla più giovane età – continua il Prof. Toni. È necessario concentrare i propri sforzi per seguire uno stile di vita sano, in cui trovino ampio spazio una corretta alimentazione e un’attività fisica costante, tenendo sotto controllo tutti quei fattori di rischio che possono portare a patologie cerebrocardiovascolari. Davvero importante, inoltre, sottoporsi a periodici controlli medici, che devono essere adeguati al passare degli anni”.

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Le impronte digitali del nostro cervello

Posted by fidest press agency su mercoledì, 27 ottobre 2021

Il nostro cervello ha modelli di attività che sono unici per ogni individuo, simili a un’impronta digitale. Mentre gli scienziati sono stati in precedenza in grado di identificare tali “impronte digitali” sulla base di due risonanze magnetiche prese in un periodo di tempo, uno studio peer-reviewed (valutazione critica) pubblicato venerdì sulla rivista Science Advances ha scoperto che questi modelli possono essere identificati al disotto due minuti. I ricercatori hanno utilizzato l’imaging pesato in diffusione per mappare i percorsi della materia cerebrale bianca e identificare le connessioni strutturali, e hanno usato fMRI (immagini di risonanza magnetica funzionale) per modellare le connessioni funzionali, che hanno scoperto essere più importanti mentre i soggetti erano in uno stato di riposo. Sebbene sia più facile identificare un soggetto quando si verificano esplosioni di attività cerebrale in intervalli di tempo più lunghi, i ricercatori hanno scoperto che il periodo di tempo in cui vengono stabilite queste connessioni cognitive è correlato alle funzioni delle diverse parti del cervello; le funzioni visive e motorie volontarie tendono ad apparire in intervalli più brevi, mentre l’attività nella regione fronto-parietale, che è associata al funzionamento esecutivo e alla risoluzione dei problemi, si verifica più spesso in sequenze più lunghe. Questi risultati aprono nuovi orizzonti nella comprensione delle “impronte digitali” del cervello da parte dei neuroscienziati e possono rendere significativamente più semplice il processo di identificazione delle persone sulla base di queste impronte digitali. I ricercatori hanno anche scoperto che gli aspetti delle “impronte digitali” del cervello che consentono loro di essere utilizzate per l’identificazione scompaiono nel tempo nei soggetti con malattia di Alzheimer , secondo l’American Association for the Advancement of Science (AAAS). “È come se una persona con Alzheimer perdesse la sua identità cerebrale”, ha detto Enrico Amico, scienziato del Laboratorio di elaborazione delle immagini mediche e Centro di neuroprotesi dell’università svizzera Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL). Questo fatto, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, potrebbe rendere più facile rilevare l’Alzheimer mentre è ancora nelle sue fasi iniziali e potrebbe persino aiutare a identificare i pazienti con autismo, ictus o tossicodipendenza.

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Il ruolo delle cellule stellate nello sviluppo del nostro cervello

Posted by fidest press agency su domenica, 2 Maggio 2021

Un nuovo studio della Sapienza ha evidenziato il ruolo degli astrociti nei processi di sviluppo cerebrale neonatale. I risultati del lavoro, pubblicati sulla rivista Cell Reports permettono di approfondire alcuni meccanismi molecolari di base di molte patologie psichiatriche del neurosviluppo che insorgono nel periodo perinatale, come l’autismo, la schizofrenia o il deficit dell’attenzione, e di individuare nuovi potenziali farmaci. Gli astrociti rappresentano un importantissimo contingente strutturale del nostro cervello, più numeroso di circa dieci volte rispetto a quello formato dai neuroni. Queste cellule stellate sono sicuramente meno conosciute dei neuroni, ma non meno importanti da un punto di vista funzionale. Un nuovo studio coordinato da Paola Bezzi del Dipartimento di Fisiologia e farmacologia Vittorio Erspamer della Sapienza Università di Roma, realizzato insieme con ricercatori delle Università di Losanna e di Zurigo, mette in luce come la crescita e la maturazione delle cellule stellate subito dopo la nascita sia fondamentale per la sopravvivenza dei neuroni e quindi per la corretta formazione e funzione dei circuiti nervosi nel cervello adulto. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Cell Reports.La funzione cerebrale si basa sull’attività dei circuiti nervosi e sui processi di trasmissione del segnale tra neuroni che avviene in piccole strutture chiamate sinapsi. Appena dopo la nascita, durante il periodo dell’allattamento, i neuroni sono ancora immaturi e le sinapsi sono ancora in via di formazione. Poco si sapeva invece sullo sviluppo e sul ruolo delle cellule stellate nei processi di sviluppo cerebrale neonatale. I ricercatori hanno sviluppato un nuovo approccio metodologico basato sull’iniezione di coloranti fluorescenti in grado di fornire una visione più dettagliata dell’organizzazione strutturale degli astrociti. Lo studio ha fatto emergere che la funzionalità dei circuiti neuronali e delle sinapsi dipendono dal corretto sviluppo delle cellule stellate che durante il periodo neonatale hanno una riserva energetica particolarmente sviluppata. “Abbiamo scoperto che tra le varie funzioni di queste cellule, ce ne è una che è fondamentale per il funzionamento dei neuroni: la produzione di energia – spiega Paola Bezzi della Sapienza. “Gli astrociti sono dei veri e propri “baby-sitter” dei neuroni in via di sviluppo e usano molta energia per svolgere questo ruolo fondamentale. Usando delle tecniche genetiche di recente sviluppo, abbinate alla colorazione di una singola cellula, abbiamo dimostrato che in caso di malfunzionamento degli organelli deputati alla produzione di energia (i mitocondri), le cellule stellate non si sviluppano, non si prendono cura dei neuroni e così facendo inducono problemi nella formazione e maturazione delle cellule nervose e nelle sinapsi”. Nel campo delle neuroscienze, l’astrocita rappresenta attualmente uno degli argomenti più entusiasmanti in quanto le ricerche sulla maturazione perinatale del cervello sono alla base della comprensione delle malattie ad esso collegate. I risultati ottenuti dai ricercatori permettono di approfondire i meccanismi cellulari e molecolari di numerose patologie psichiatriche che insorgono nel periodo perinatale e colpiscono prevalentemente la maturazione dei circuiti nervosi, come l’autismo, la schizofrenia o il deficit dell’attenzione, e di individuare così nuovi potenziali farmaci.

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“Il cervello ai tempi del Covid”

Posted by fidest press agency su venerdì, 12 marzo 2021

Torna la Settimana Mondiale del Cervello dal 15 al 21 marzo 2021. Le complicanze e i disturbi neurologici da pandemia saranno transitori o permanenti? Quale sarà l’impatto dei vaccini sul sistema nervoso? La Società Italiana di Neurologia (SIN) fa chiarezza in occasione della Settimana del Mondiale del Cervello, la campagna di sensibilizzazione promossa nel nostro Paese dal 15 al 21 marzo dal titolo appunto “Il Cervello ai tempi del Covid”. Sono ormai centinaia, infatti, gli studi scientifici pubblicati a livello internazionale sulle complicanze neurologiche dell’infezione da Covid-19, tanto che ormai si parla di “NeuroCovid”. L’infezione può colpire sia il sistema nervoso centrale – con cefalea, vertigini, disturbi dello stato di coscienza (confusione, delirium, fino al coma), encefaliti, manifestazioni epilettiche, disturbi motori e sensitivi, maggiore incidenza di ictus con maggiore severità – sia il sistema nervoso periferico, con perdita o distorsione del senso dell’olfatto, del gusto, neuralgie e sindrome di Guillan-Barrè.Anche nella fase successiva alla malattia sono emersi vari problemi quali astenia protratta, disturbi di concentrazione, disturbi della memoria e comportamentali, che potrebbero essere collegati a piccoli danni vascolari o infiammatori del sistema nervoso, con ripercussioni a lungo termine.Inoltre, nei mesi di prolungato isolamento e alterazione dei ritmi di vita e delle abitudini sociali, si evidenzia un peggioramento dei sintomi comportamentali e un aumento del decadimento cognitivo per le oltre 1.200.000 persone affette in Italia da demenza, di cui 720.000 da Alzheimer, e una maggiore incidenza dei disturbi del sonno, che riguardano mediamente 12 milioni di italiani e che durante la pandemia ne ha colpiti circa 24 milioni.Dal 13 marzo partiranno gli eventi virtuali organizzati su tutti il territorio nazionale e, fino a maggio, la SIN proporrà ogni settimana un webinar gratuito aperto a tutti i cittadini dal titolo “Pillole di Covid” che offrirà informazioni e aggiornamenti sulle correlazioni tra Covid e malattie neurologiche. Il calendario è disponibile sul sito della SIN http://www.neuro.it e i webinar verranno trasmessi sulla pagina Facebook della società scientifica.

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Perché dormiamo?

Posted by fidest press agency su martedì, 17 novembre 2020

Perché il sonno è uno strumento necessario per il benessere del nostro cervello. Lo sta studiando da tempo il prof. Michele Bellesi, professore associato presso la Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria dell’Università di Camerino, che ora sta sviluppando un nuovo progetto volto alla valutazione dell’uso del sonno e dei sogni come strumento per studiare lo stato di salute mentale, con particolare attenzione, in questo caso, alla popolazione del cratere.”Il progetto – sottolinea il prof. Bellesi – ha lo scopo di valutare l’impatto di eventi catastrofici come un sisma o l’attuale pandemia sulla salute mentale della popolazione colpita. In collaborazione con la prof.ssa Emanuela Merelli della sezione di Informatica della Scuola di Scienze e Tecnologie di Unicam e il Dr. Giulio Bernardi della Scuola IMT Alti Studi Lucca, stiamo sviluppando un’APP per telefoni cellulari chiamata Sogniario (nome derivato dalla sintesi di sogni e diario) per registrare e catalogare i sogni e prendere nota della qualità del sonno”. Sogniario permetterà al team di ricercatori di costruire un archivio di dati riguardanti i sogni e il sonno che non ha precedenti sul territorio italiano. Grazie poi a innovative tecniche di analisi della neuro-linguistica computazionale applicate a grandi masse di dati, quali sono i Big Data, il gruppo coordinato dal prof. Bellesi proverà ad estrapolare fattori predittivi dello stato di salute cognitivo e ed emotivo della popolazione di riferimento partendo dall’esame del contenuto dei sogni e dalla qualità soggettiva del sonno. “L’obiettivo – conclude il prof. Bellesi – è quello di creare uno strumento semplice e automatizzato che possa aiutare a misurare l’impatto di eventi catastrofici sulla salute mentale di intere popolazioni e che consenta di incrementare l’efficacia delle tecniche di intervento post-disastro indirizzandole verso le fasce di popolazioni più vulnerabili”.Il prof. Bellesi è un eccellente esempio di “rientro dei cervelli”; dopo aver conseguito il dottorato di ricerca ha avuto l’opportunità di lavorare al Center for Sleep and Consciousness presso l’Università del Wisconsin-Madison, per proseguire poi la sua attività di ricerca all’Università di Bristol, in un team di fama internazionale. Ha scelto però di tornare in Italia e di mettere a disposizione il suo know-how scientifico per far crescere la ricerca nel nostro Paese, ed in Unicam in particolare.

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Proceedings of the National Academy of Sciences”

Posted by fidest press agency su lunedì, 29 giugno 2020

E’ uno studio coordinato dall’Università di Parma. E’ una ricerca effettuata dal gruppo di Luca Bonini, docente di Psicobiologia al Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma, volta a comprendere i meccanismi neuronali che consentono al nostro cervello di riconoscere le azioni degli altri in contesti naturali. Il nostro cervello riesce a riconoscere l’identità di oggetti statici e persino volti nonostante la straordinaria variabilità di punti di vista, luminosità e colori con cui le immagini si presentano ai nostri occhi nella vita quotidiana. E le neuroscienze hanno dimostrato la presenza di aree visive e singoli neuroni capaci di riconoscere in modo stabile e invariante volti e oggetti. Tuttavia, ad oggi non era noto quali meccanismi neuronali permettessero di percepire in modo invariante le azioni degli altri in contesti naturali, caratterizzati da grande variabilità di punti di vista, identità e postura di chi agisce. Lo studio pubblicato su PNAS ha dimostrato per la prima volta la possibilità di sfruttare algoritmi dell’intelligenza artificiale per decodificare il segnale neuronale registrato dalla corteccia parietale della scimmia, e “leggere” l’azione che l’animale stava osservando attraverso l’attività dei suoi neuroni: un passo importante verso la possibilità di decodificare il modo in cui il cervello rappresenta scene visive dinamiche e complesse, come i comportamenti degli altri, in condizioni naturali. La ricerca, che ha come primo autore Marco Lanzilotto del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, è stata condotta nel Laboratorio di Neurofisiologia e Neuroetologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma, con il coordinamento di Luca Bonini, già vincitore di due progetti finanziati dal Consiglio Europeo della Ricerca (ERC starting e proof-of-concept grant), in collaborazione con Guy Orban, fino a dicembre 2018 visiting scientist all’Università di Parma grazie a un altro finanziamento ERC (advanced grant) quinquennale. Il lavoro si inserisce con una prospettiva innovativa nel prolifico filone della ricerca sui “neuroni specchio”, avviato dal gruppo di Giacomo Rizzolatti alla fine degli anni Novanta.

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Stati Uniti d’Europa. Mes: prima di parlare attivare il cervello

Posted by fidest press agency su martedì, 12 Maggio 2020

Ci riferiamo alle polemiche relative al Mes, il Meccanismo europeo di Stabilità, per l’attivazione del quale era stata paventata la Troika, una missione di controllo, l’aggiustamento macroeconomico, la Grecia, la povertà, le condizioni capestro, ecc. Nulla di tutto questo, come chiarito dalla Commissione europea. Dal Mes possono arrivare 36 miliardi che ci servono come il pane. Dovranno essere utilizzati per la sanità, direttamente e indirettamente, per l’emergenza da Coronavirus. E’ un prestito e come tale dovrà essere restituito, ma le condizioni sono vantaggiose: l’interesse si avvicina allo zero!Per capire: se abbiamo bisogno di un prestito, un mutuo, e una banca A ci chiede un tasso di interesse dello 0,3%, mentre la banca B ci chiede un interesse dell’1,8%, quale banca sceglieremmo? La banca A, diremmo in coro.C’è qualcuno, al governo come all’opposizione, che paventava l’ipotesi di prestiti, ovvero acquisti di titoli pubblici, perenni, cioè mai restituibili e a tasso zero. Costoro dovrebbero tornare sui banchi di scuola, quelli della prima elementare però, e farsi spiegare la differenza tra la lettera A e B.In verità, la polemica è partitica, vale a dire che alcune formazioni politiche da sempre osteggiano l’Europa.A costoro, rivolgiamo la domanda da prima elementare: premesso che il valore delle nostre esportazioni in Europa vale 311 miliardi di euro, mentre quella verso la Cina vale 13 miliardi e quelle verso la Russia vale 8 miliardi, chi terresti più stretta: l’Europa, la Cina o la Russia?
Qualcuno dice, e diceva, la Cina (Di Maio) e la Russia (Salvini).Alla mente sovviene Alessandro Manzoni che, ne “I Promessi Sposi”, nel capitolo che descrive la peste a Milano nel 1630, scriveva: “Si potrebbe però, tanto nelle cose piccole, come nelle grandi, evitare, in gran parte, quel corso così lungo e così storto, prendendo il metodo proposto da tanto tempo, d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare.” Vale per molti dei nostri governanti, passati e presenti. (Primo Mastrantoni, segretario Aduc)

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Neuroscienze: Dall’European Research Council un Grant al prof. Luca Bonini

Posted by fidest press agency su venerdì, 1 Maggio 2020

Parma. L’European Research Council (ERC), l’organismo dell’Unione Europea che finanzia la ricerca di eccellenza, ha assegnato un grant (ERC Proof of Concept Grant) a Luca Bonini, docente di Psicobiologia al Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma.Viene così finanziato il progetto FUTURE-NHP, il cui obiettivo consiste nella realizzazione e validazione di un innovativo dispositivo mediante stampa 3D che permetta di effettuare registrazioni di singoli neuroni da scimmie libere in modo estremamente flessibile, efficiente, e minimamente invasivo. La partnership con un’azienda europea leader nel settore delle neurotecnologie, sviluppatasi come spin-off di un precedente progetto europeo, consentirà di rendere il dispositivo fruibile e disponibile per una vasta gamma di utilizzatori finali. Il progetto FUTURE-NHP ha lo scopo di validare nuove tecnologie sviluppate nell’ambito del Progetto “WIRELESS”, un ERC starting grant in corso di svolgimento a Parma, grazie al quale il gruppo del prof. Bonini sta sviluppando un approccio innovativo per studiare l’attività cerebrale di scimmie completamente libere di muoversi, di esplorare l’ambiente e di esprimere la più vasta gamma del loro repertorio comportamentale, grazie a tecniche telemetriche e registrazioni video multi-telecamera. FUTURE-NHP migliorerà la validità ecologica e il valore traslazionale per l’uomo delle scoperte sul funzionamento del cervello, estendendo la gamma di problemi e domande alle quali sarà possibile fornire una risposta scientificamente valida con approcci minimamente invasivi e massimamente rispettosi del benessere degli animali.

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Settimana mondiale del cervello

Posted by fidest press agency su domenica, 23 febbraio 2020

Milano Lunedi 9 marzo Ore 11.30 Sala Stampa Nazionale Via Cordusio, 4 conferenza stampa sulla settimana mondiale del cervello che si terrà dal 16 al 22 marzo 2020.Il tema verterà sulla nuova era delle cure. Verranno illustrati gli argomenti trattati e i loro relatori. http://www.gascommunication.com/

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Legame diretto tra pancreas e cervello

Posted by fidest press agency su mercoledì, 5 febbraio 2020

Un interessante lavoro pubblicato su Nature recentemente mette in relazione diretta lo sviluppo del diabete con l’abitudine e la dipendenza da nicotina, individuando un legame diretto tra il pancreas e una regione cerebrale, l’abenula mediale1.
È ormai noto che i fumatori abbiano un aumentato rischio di sviluppare diabete, ma fino ad oggi non ne era nota la causa. Lo studio in questione ha permesso di dimostrare l’esistenza di un asse diretto tra un gruppo di neuroni, localizzati nell’abenula mediale, che presenta dei recettori per la nicotina e le cellule del pancreas che regolano il metabolismo del glucosio e quindi dell’insulina, attraverso un fattore di trascrizione – proteina che si lega con specifiche sequenze di DNA regolando la trascrizione dei geni – denominato TCF7L2, fortemente presente nelle stesse cellule dell’abenula mediale. Questo fattore regola a sua volta un ormone (GLP-1) che modula la secrezione di insulina dal pancreas.“Questo studio – afferma il Prof. Antonio Pisani, specialista della Società Italiana di Neurologia – è la prova che nell’uomo esiste una regolazione diretta, da parte di specifiche aree cerebrali, del metabolismo glicidico, e che questo “asse” diretto venga modificato dal consumo di nicotina”.Mediante tecniche avanzate di biologia molecolare, i ricercatori hanno dimostrato che l’assenza di di questo fattore di trascrizione, in un gruppo di topi mutanti, non dà luogo allo sviluppo di alterazioni del metabolismo del glucosio nel sangue. Inoltre, attraverso un sistema di mappatura, iniettando un tracciante fluorescente nel pancreas, hanno osservato che tale tracciante si andava a localizzare proprio nell’area cerebrale indicata. Per approfondire questa tematica saranno sicuramente necessari ulteriori studi sperimentali e sull’uomo, ma l’osservazione fatta da questo gruppo di ricercatori pone le basi sia per spiegare l’osservazione clinica, sia per disegnare strategie di profilassi e di terapie specifiche per un nuovo target.

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“Social media e schermi cambiano il cervello?”

Posted by fidest press agency su sabato, 6 luglio 2019

Per avviare un primo dibattito organico sul tema dei social media e della rapida trasformazione digitale dell’ecosistema dei media, l’Osservatorio TuttiMedia ha riunito a Roma, nella sede della FIEG, educatori esperti di comportamento e neuroscienziati, accanto ad esponenti del mondo dell’informazione e della comunicazione, in vista di un prossimo appuntamento internazionale previsto ad ottobre. “L’obiettivo” – ha detto Maria Pia Rossignaud (TuttiMedia/MediaDuemila) – “è proporre concrete azioni di policy che pongano l’essere umano al centro, al fine dare impulso a una scienza dei comportamenti sociali e a una conoscenza della rete che ci porti a ragionare (e agire) su viral comunication, no-critical interaction, hate speech, troll e fake news”. Con questi incontri, l’Osservatorio TuttiMedia si propone quale centro di riflessione sulla scienza dei social media alla luce del prossimo programma di ricerca e innovazione Horizon Europe in modo da poter incidere sui campi di studio da finanziare.
D’altronde questi cambiamenti passano attraverso una modifica del funzionamento dei nostri cervelli. Come ha ricordato Roberto Saracco (EIT Digital), “Il cervello si è evoluto attraverso processi di selezione in modo da consentire la risposta più efficace all’ambiente. All’aumentare della complessità i cervelli riescono anche ad immaginare, a proiettarsi cioè in una dimensione ipotetica (che potremmo definire “virtuale”) e ad esaminare il possibile risultato di azioni. Questo apprendimento si traduce in conoscenza, in parte esplicita (trasmissibile con il linguaggio) e in parte implicita (non trasmissibile con il linguaggio). La seconda dovrà passare per l’esperienza del singolo e l’apprendimento in proprio, attraverso tentativi ed errori. Cosa dire della facilità con cui un ragazzino usa uno smartphone e naviga su internet rispetto alla nostra difficoltà nel fare le stesse cose? Nulla di diverso dai casi precedenti, i ragazzini di oggi sono cresciuti in un contesto digitale in cui la norma è l’interazione con lo smartphone e il loro cervello si è configurato, adattato, a quel contesto acquisendo conoscenze implicite. Credo quindi che la risposta alla domanda che dà il titolo all’incontro sia un forte e convinto “Sì, social networks e schermi cambiano il cervello”.Tra i presenti, anche Laura Bononcini (Facebook), a dimostrare l’eterogeneità del tavolo di discussione, che ha voluto ribadire come anche i dirigenti delle grandi aziende on-line, Facebook in primis, inizino a porsi il problema della regolamentazione. “In materia di advertising politico, ad esempio, abbiamo iniziato a sollecitare il legislatore affinché ci dia delle norme chiare di comportamento”. Del resto, “non si possono considerare solo gli aspetti preoccupanti, la rete e i social network sono un grande strumento di apertura di spazi di democrazia”.
Ancora una volta, al centro del dibattito, c’è l’algoritmo. Come questo influenzi i processi di apprendimento e di crescita è stato il punto focale dell’intervento di Marina Geymonat (TIM): “bisogna considerare che gli algoritmi funzionano secondo una “success strategy” che li obbliga ad agire in un certo modo, al di là del risvolto economico che ogni azienda cerca. Quando lo stimolo raccoglie la nostra attenzione allora l’algoritmo è adeguato e non farà altro che migliorarsi in tal senso. Così si creano le echo-chambers e tutti quei processi (in primis filter bubbles) che ci danno l’impressione, spesso errata, che qualsiasi argomento sia importante on-line, anche se magari sono solo in pochi a interessarsene nel mondo”.Tuttavia, la ricerca ha bisogno di tempi lunghi e siamo appena all’inizio. Per questo, come Osservatorio TuttiMedia, intendiamo promuovere il dibattito per dare il nostro contributo attivo a uno dei temi chiave della contemporaneità.

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Social media e schermi cambiano il cervello?

Posted by fidest press agency su martedì, 2 luglio 2019

Roma Giovedì 4 luglio 2019, dalle ore 11.30 alle 15.30) in FIEG, Via Piemonte 64. L’Atelier di Intelligenza Connettiva: Social media e schermi cambiano il cervello? organizzato dall’Osservatorio TuttiMedia è in programma giovedì 4 luglio ( “Lo scopo è avviare un percorso di analisi su come le trasformazioni digitali stanno influendo sul comportamento degli esseri umani in quanto individui e membri della società” – spiega Maria Pia Rossignaud, Direttrice TuttiMedia/MediaDuemila.
“Capacità di attenzione, processi di memoria, cognizione sociale, aumento del DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare): sono solo alcuni dei campi di attività del nostro cervello e dei comportamenti che è stato ad ora scientificamente dimostrato possono essere modificati, proprio a livello di sostanza grigia corticale nelle regioni coinvolte, dall’uso prolungato di Internet e dal tempo passato sui social media. Inoltre, a livello di apprendimento, è stata sottolineata più volte la plurisensorialità dell’esperienza di lettura cartacea rispetto alla sola visività della lettura digitale: la comprensione e la memoria di un testo migliorano se è la carta a veicolarlo. Tuttavia – afferma Fabrizio Carotti, Direttore generale della FIEG, che ospiterà l’incontro – oggi non si può prescindere dalla vita online. E se è vero che un ruolo importante per i navigatori (e gli uomini e le donne) di domani lo giocherà l’educazione dei più piccoli all’uso consapevole di Internet, una riflessione si impone anche per chi già è immerso e lavora, si informa, vive in questo ecosistema, per valutare benefici (che ci sono) e svantaggi di tale uso”.
Hate speech, notizie false e comportamenti antisociali sono stati protagonisti di una chiacchierata fra Roberto Viola, direttore DG Connect della Commissione europea, e Derrick de Kerckhove direttore scientifico TuttiMedia/MediaDuemila: “Dal nostro confronto è nata l’idea di questo seminario preliminare di ricerca – dice de Kerckhove – per comprendere se l’esposizione ai diversi tipi di schermi in contrapposizione alle parole fisse sulla carta ha ricadute sulle menti e sui comportamenti, soprattutto dei più giovani. Porteremo i risultati e le raccomandazioni che scaturiranno dal dibattito alla riunione internazionale prevista, sempre a Roma, in ottobre in collaborazione con la DG Connect”.La giornata si inserisce nel contesto europeo di rinnovata attenzione a sostegno dello sviluppo di un ambiente dei social media europeo più sano e democratico. Negli ultimi due anni, infatti, la Commissione europea e la sua Direzione generale per i contenuti, i media e la comunicazione hanno intensificato in modo significativo i loro sforzi, sia economici sia di ricerca, nel campo della “digital transformation”.All’Atelier di Intelligenza Connettiva, fra gli altri, hanno già aderito quali esperti: Fabio Babiloni (Sapienza); Francesco Gallucci (AINEM); Marina Geymonat (Tim); Roberto Saracco (EIT Digital); Lina Scalisi (Università di Catania); Vincenzo Russo (IULM) e tra i soci dell’Osservatorio TuttiMedia: Franco Siddi (Presidente TuttiMedia); Fabrizio Carotti (FIEG); Raffaele Lorusso (FNSI); Vittorio Meloni (UPA); Luigi Colombo (TuttiMedia); Maria Eleanora Lucchin (Mediaset); Marina Ceravolo (Rai Pubblicità); Laura Bononcini (Facebook) e Giovanna Maggioni (AudiOutdoor). Le conclusioni sono affidate a Derrick de Kerckhove (Polimi e Direttore scientifico TuttiMedia/MediaDuemila). Modera l’incontro Maria Pia Rossignaud (Vicepresidente TuttiMedia e Direttrice MediaDuemila).Il dibattito sarà animato da professori universitari, politici, giornalisti, rappresentanti delle Istituzioni che, confrontandosi con gli esperti, porteranno il loro contributo al fine di ideare insieme proposte concrete da porre all’attenzione della Commissione europea. Data l’importanza dei social media e la rapida trasformazione digitale dell’ecosistema dei media, l’Osservatorio TuttiMedia si pone quale centro di riflessione sulla scienza dei social media alla luce del prossimo programma di ricerca e innovazione Horizon Europe in modo da poter incidere sui campi di ricerca da finanziare.

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Johann Rossi Mason Cervello senza limiti (Codice)

Posted by fidest press agency su lunedì, 10 giugno 2019

Torino Mercoledì 12 giugno, ore 18 Circolo dei lettori, via Bogino, 9 Johann Rossi Mason Cervello senza limiti (Codice) Con Danilo Zagaria.
Studenti e professori universitari, ma anche manager, piloti e chirurghi. Negli ultimi anni l’uso dei nootropici (farmaci in grado di migliorare le capacità cognitive e permettere di sostenere i ritmi imposti da un mondo sempre più competitivo), ha subito un impressionante aumento, al punto che negli Stati Uniti il Ritalin è diventato un vero e proprio blockbuster da oltre tre milioni di ricette al mese. C’è chi condanna l’uso di queste sostanze, chi avverte sui pericoli e chi invece sostiene che la società dovrebbe accettarne i benefici, purché sostenuti da ricerche in grado di dimostrarne la sicurezza. Johann Rossi Mason con Cervello senza limiti (Codice) ci introduce all’argomento mercoledì 12 giugno alle ore 18 al Circolo dei lettori, insieme a Danilo Zagaria.
Dai laboratori e dalle università più prestigiose, la cultura del brain enhancement si sta diffondendo come un virus. Tra vent’anni assumeremo le nostre “pillole cerebrali” assieme al primo caffè della mattina? Johann Rossi Mason firma la prima inchiesta giornalistica italiana sul potenziamento cerebrale, tra storie e aneddoti ma anche tanta ricerca scientifica.Johann Rossi Mason, classe 1969, è specializzata in neuroscienze, psichiatria, psicologia sociale, etologia umana, antropologia culturale e bioetica e ha iniziato nel 1990 la carriera giornalistica collaborando per 18 anni con La Repubblica e il Gruppo L’Espresso. È stata conduttrice tv in Rai dal 2005 al 2007; ad oggi ha un suo blog sull’Huffington Post e ha scritto diversi libri e saggi scientifici di cui Cervello senza limiti (Codice) è l’ultimo.

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“Con l’intelligenza artificiale bisogna avere cervello”

Posted by fidest press agency su sabato, 1 giugno 2019

E’ lo slogan del corso su artificial intelligence che negli ultimi mesi ha appassionato oltre 12.000 studenti e docenti italiani.Disponibile sia in presenza, con laboratori interattivi, sia online, il percorso formativo fa parte del programma “Ambizione Italia per la scuola”, promosso da Fondazione Mondo Digitalee Microsoft, che consentirà a 250mila giovani e 20mila insegnanti di scoprire come le tecnologie stiano rivoluzionando con grande rapidità il modo di apprendere, vivere e lavorare.
Si chiamano Selene, Maria Teresa, Maria Giulia, Carolina, Francesco e Valentina e hanno tra i 15 e i 17 anni. Sono studenti dell’IIS Marconi di Civitavecchia (Roma), ISIS Da Vinci di Poggiomarino (Napoli) e IISS Majorana di Brindisi, tre scuole selezionate tra i 37 hub che stanno sperimentando in Italia il programma di intelligenza artificiale. Questa mattina, in occasione del Microsoft Innovation Summit all’Università Bocconi di Milano, i ragazzi hanno incontrato Satya Nadella, CEO di Microsoft Corporation, e presentato i primi risultati del loro lavoro.Siamo sicuri di fare sempre le scelte giuste? Chi può aiutarci a modificare le abitudini nocive per il nostro pianeta? “Ecoassistant” è un’intelligenza artificiale realizzata dagli studenti campani, basata sull’apprendimento automatico e composta da analizzatore di ambiente, chatbot e molte funzioni per l’interazione uomo-macchina. Usando dati rilevati da sensori, Ecoassistant è in grado di suggerire il comportamento migliore per proteggere l’ambiente e produrre energia rinnovabile. Come insegnare a un’intelligenza artificiale a risolvere problemi reali di interazione e comunicazione per migliorare la vita sociale delle persone? È questo l’obiettivo che si sono posti gli studenti di Civitavecchia e di Brindisi. I primi hanno ideato “Easy talk”, un dispositivo capace di “ascoltare” la conversazione, interpretare lo stato emotivo di chi sta parlando e intervenire per facilitare l’interazione in caso di fraintendimento. Al progetto ha contribuito anche una ragazza con la sindrome di Asperger, che ha vissuto in prima persona questo tipo di problematica. Dall’esperienza di volontariato di una studentessa è nato invece “Pablobot”, il robot pittore dei ragazzi di Brindisi che può realizzare disegni e dipinti interpretando sentimenti e emozioni di chi ha di fronte.
“I nuovi trend digitali come l’Intelligenza Artificiale e la Robotica stanno creando nuovi posti di lavoro che spesso in Italia rischiano di restare scoperti perché mancano figure professionali qualificate per svolgerli. Secondo una ricerca Microsoft, il 65% degli studenti di oggi svolgerà in futuro professioni che ancora non esistono. Investire nella formazione avanzata diventa quindi indispensabile. Ambizione Italia per la scuola va proprio in questa direzione: con Fondazione Mondo Digitale stiamo affiancando alle lezioni tradizionali training su AI e Robotica per consentire agli studenti di acquisire le capacità funzionali e trasversali che serviranno per i lavori del futuro. I progetti presentati oggi a Satya Nadella dimostrano che siamo sulla strada giusta!” – spiega Barbara Cominelli, Chief Operating Officer di Microsoft Italia.
Il corso online è disponibile all’indirizzo http://www.innovationgym.org/entra-nel-mondo-dellai/
http://www.mondodigitale.org

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Magia, cervello e matematica: come i numeri governano il nostro pensiero

Posted by fidest press agency su lunedì, 18 marzo 2019

Roma lunedì 18 marzo al Piccolo Eliseo, ore 20.00 Via Nazionale 183 Ingresso libero fino a esaurimento posti. La Scienza e Noi presenta un conferenza-spettacolo dedicata ai numeri, con uno show di intriganti giochi di magia basati su principi matematici, presentati dalla scienziata Antonietta Mira, e commentati da uno dei più noti e autorevoli neuroscienziati italiani, Giorgio Vallortigara.Antonietta Mira, professore di Statistica presso l’Università della Svizzera italiana, USI, e l’Università dell’Insubria, è appassionata di giochi di prestigio che hanno alla base principi matematici e ha pubblicato, con il maestro Vanni Bossi e l’Ing. Francesco Arlati, il volume Mate-Magica (Aboca). In questo volume si ripercorre la storia di giochi di prestigio e indovinelli basati su principi matematici, partendo da antichissimi papiri egizi, passando dalla corte di Carlo Magno che fece chiamare Alcuino da York per istruire i suoi giovani, per giungere fino a Fra Luca Pacioli che condivise con Leonardo da Vinci alcuni indovinelli ed espedienti magici riportati anche nel Codice Atlantico. Gli spettatori più attenti e curiosi dei giochi di prestigio di Antonietta sono i bimbi ricoverati in pediatria al Policlinico San Matteo di Pavia che Antonietta visita come volontario clown-dottore della Compagnia del Sorriso ONLUS. L’espediente educativo della mate-magia è molto efficace: il prestigio, creato da semplici regolarità matematiche, motiva lo spettatore a capire la matematica sottostante per poter riprodurre il gioco e, a sua volta, sorprendere, moltiplicando così lo stupore all’infinito.Sempre con finalità di divulgazione scientifica, Antonietta ha creato, insieme a L’ideatorio dell’USI, una mostra per rendere popolari e affascinanti concetti di matematica, probabilità e statistica troppo spesso considerati difficili, noiosi o inutili. La mostra, “Diamo i numeri!”, è stata inaugurata a Lugano tre anni fa e sta ora girando in tutto il mondo.
Giorgio Vallortigara, ordinario di Neuroscienze e Direttore Vicario del Center for Mind/Brain Sciences dell’Università di Trento, partirà dalla performance di Antonietta Mira per raccontare come nasce la matematica nel cervello. Anche gli animali sanno contare. Negli ultimi anni c’è un crescendo di risultati nelle ricerche sulle capacità numeriche delle altre specie: pulcini che contano, api che capiscono cosa sia lo zero, scimmie che fanno addizioni e sottrazioni… Ma la capacità di calcolo astratto è solo umana. Come la abbiamo sviluppata? E’ già nel nostro cervello alla nascita, trasmessa quindi per via genetica, o viene appresa fin dalla primissima infanzia? Nella nostra linea evolutiva, perché abbiamo affinato le capacità di calcolo? Nel cervello, sono stati individuati i cosiddetti “neuroni del numero”. Cosa significa tutto ciò? Dobbiamo ripensare l’origine e la storia evolutiva delle capacità numeriche? E in che cosa, e per quali ragioni, gli esseri umani rimangono diversi dagli altri animali, avendo sviluppato essi soli l’edificio imponente delle matematiche?Una serata di scienza e intrattenimento per capire uno dei più affascinanti misteri del cervello.Info e diretta streaming su: http://www.brainforum.it

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