Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘chiesa’

Chiesa: XIII Seminario Professionale dedicato alla rilevanza e all’ascolto

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 aprile 2023

Roma 2 – 4 maggio 2023 – Aula Magna Giovanni Paolo II (Piazza di Sant’Apollinare, 49) Per il 13º anno consecutivo, circa 300 comunicatori istituzionali di decine di Diocesi e Conferenze Episcopali del mondo (direttori di comunicazione, portavoce, accademici e giornalisti) si ritroveranno a Roma dal 2 al 4 maggio. Oltre 30 i Paesi rappresentati, dagli Stati Uniti alle Filippine, dal Messico al Regno Unito, dalla Nigeria a Singapore.L’occasione è data dal XIII Seminario Professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa promosso e organizzato – ormai da 26 anni con cadenza biennale -, dalla Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce sul tema Rilevanza e ascolto: comunicare il messaggio cristiano nella pluralità delle voci contemporanee. Circa 50 gli speaker che si alterneranno nel corso delle tre giornate dei lavori: accademici, consulenti, direttori di comunicazione diocesani e di Conferenze Episcopali, giornalisti…. e oltre una ventina i membri dello staff. All’attività partecipano anche circa 130 studenti e alumni della Facoltà di Comunicazione e i 35 professori. Il successivo intervento di Benedetto Ippolito, dell’Università Roma Tre, risponderà alla domanda se la cultura cristiana può ancora ispirare una società “stanca”. Molto atteso l’intervento Jim Macnamara, dell’University of Technology di Sidney (Australia), che offrirà alcuni spunti su come affrontare l’odierna sfida di diventare “un’organizzazione in ascolto”. Di legittimità, credibilità e nuove proposte comunicative parleranno Marcela Pizarro, dell’Universidad Austral di Buenos Aires, Guido Gili, dell’Università degli Studi del Molise e la spagnola Luisa Alli, direttrice di Comunicazione.Juan Manuel Mora, Direttore del Centro di Governo e Reputazione di Università presso l’Università di Navarra e Vicerettore per la Comunicazione dell’Università della Santa Croce, chiuderà i lavori con una relazione su come “riprendere l’iniziativa per diventare rilevanti”.Sono previste diverse tavole rotonde con professionisti incentrate su temi come la capacità di superare la polarizzazione, di valorizzare i propri dipendenti e volontari, su come associare la propria identità al servizio comunicativo che si svolge. Case studies saranno dedicati inoltre al superamento delle crisi istituzionali, all’attitudine all’ascolto, al rapporto con i giornalisti, alla gestione di grandi eventi, alla rilevanza attraverso i social media.Nel corso del Seminario verrà anche dato spazio alla famosa serie cinematografica americana The Chosen incentrata sulla vita di Gesù di Nazareth. Sarà presente il produttore esecutivo e Ceo Derral Eves che spiegherà l’inizio di questa “avventura” che trova il suo sostentamento attraverso campagne di crowdfunding. Mercoledì 3 maggio i partecipanti al Seminario si ritroveranno in Piazza San Pietro per l’udienza generale con Papa Francesco, e subito dopo incontreranno i responsabili del Dicastero per la Comunicazione.

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«La Chiesa dei Santi Apostoli e il sacello delle sante Teuteria e Tosca»

Posted by fidest press agency su mercoledì, 31 agosto 2022

Autrice: Caterina Gemma Brenzoni. La chiesa dei Santi Apostoli in Verona, che sorge a lato dell’antica via Postumia, in quella che in epoca romana era un’area sepolcrale situata fuori dalle mura romane di Verona, è stata probabilmente edificata nel V secolo insieme all’adiacente sacello delle Sante Teuteria e Tosca, anche se la prima attestazione della sua presenza in un documento risale all’VIII secolo. Un bombardamento aereo avvenuto verso la fine della seconda guerra mondiale provocò ingenti danni all’edificio, che dovette essere restaurato nell’immediato dopoguerra, tra il 1945 ed il 1955, con interventi importanti in particolare sulla facciata, sulle murature esterne, sulla volta e l’abside.Dall’incontro con uno spazio in cui sono testimoniati secoli di storia e di arte, scaturisce un fascino che, per quanto intenso, non esaurisce tutta la bellezza che una chiesa racchiude. C’è in essa, infatti, anche il vissuto di una comunità che l’ha abitata e che la abita: la testimonianza di un cammino di fede che si riflette in ogni consegna artistica, anche la più semplice; la memoria, evocata in ogni frammento di spazio, dell’azione salvifica di Dio. In queste pagine, frutto del lavoro paziente e competente della dottoressa Caterina Gemma Brenzoni, è contenuto anche il desiderio di far accostare, forse semplicemente sfiorare, attraverso una lettura storico-artistica, il Mistero che sta al cuore della fede della locale comunità cristiana. Editore: Casa Editrice Mazziana Prima edizione: marzo 2012 Prezzo di copertina: 8,00 euro

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Cei: Mura (Pd), Zuppi carismatica guida per Chiesa italiana

Posted by fidest press agency su martedì, 24 Maggio 2022

“Con la nomina del cardinale Zuppi la saggezza di Papa Francesco ha dato una carismatica guida spirituale alla Chiesa italiana, interpretando lo spirito dei nostri tempi difficili. Abbiamo un grande bisogno di riferimenti morali e religiosi come il cardinale Zuppi, uomo attento alle disuguaglianze e sensibile al sociale, sacerdote di una Chiesa che si prende cura degli ultimi”. Così la presidente della commissione Lavoro della Camera Romina Mura (Pd), inviando le sue “congratulazioni e gli auguri di buon lavoro” al nuovo presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Matteo Zuppi.

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Nella Chiesa di Sant’Antonio Abate a Ferentino, nel Lazio portato alla luce un Labirinto di epoca medievale

Posted by fidest press agency su domenica, 15 Maggio 2022

“Continuano ad arrivare sorprese importanti da Ferentino, città del Lazio. Nella Chiesa di Sant’Antonio Abate a Colle del Fico di Ferentino, in provincia di Frosinone, è stato scoperto un Labirinto Medievale di notevole importanza. La scoperta è ad opera del ricercatore irpino, Marco Di Donato, che ha condotto importanti studi sulle simbologie medievali presenti nell’Abbazia del Goleto. La Chiesa di Sant’Antonio Abate è ricca di storia e affreschi. Si tratta di una chiesa importante, edificata nella metà del XIII secolo da Pietro del Morrone che sarebbe poi diventato Papa con il nome di Celestino V. E fu proprio tale edificio ad ospitare per ben 30 anni le spoglie del Pontefice ricordato da Dante nella Divina Commedia come colui che fece per viltade il gran rifiuto. Il Labirinto Medievale è inciso all’interno della chiesa ed è un ritrovamento importante in quanto rappresenta il percorso gerosolomitano o cammino di espiazione che veniva compiuto, nell’immaginario, dal pellegrino che non poteva intraprendere il viaggio verso i luoghi di pellegrinaggio in Terra Santa. Si tratta dunque di un labirinto inciso sulle pareti interne di questa chiesa che rappresenta un unicum in Italia. Infatti nel nostro Paese si contano pochi labirinti incisi ed esattamente solo 7: Pontremoli (MS), Lucca (LU), Tossicia (TE), Sonnino (LT), Colli al Volturno (IS), Petrella Tifernina (CB) e Conversano (BA). Forse, ma ci sono studi in corso, non sarebbe da escludere il fatto che l’incisione di questo labirinto sarebbe stata commissionata dai Cavalieri Templari. Infatti una chiara testimonianza templare è stata trovata anche nella Chiesa di Sant’Antonio Abate. Durante i lavori di restauro è venuto alla luce un rarissimo “Valcento” cioè l’unico scudo utilizzato dai Cavalieri Templari in 200 anni di storia. Ora lo scenario aperto dal ricercatore Marco Di Donato sono davvero innovativi e rappresentano le basi per nuove ricerche sul territorio”. Lo ha affermato Antonio Ribezzo, Presidente Archeoclub D’Italia sede di Ferentino.

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La Chiesa italiana a metà del XIX secolo

Posted by fidest press agency su sabato, 7 Maggio 2022

Furono istituite le Missioni Cattoliche Italiane per essere accanto ai connazionali che partivano dall’Italia. Con il passare del tempo e l’evoluzione della mobilità umana, però, le MCI sono diventate punto di riferimento anche per tutte quelle persone migranti arrivate prima in Italia e successivamente emigrate in altri Paesi. Sacerdoti che, coadiuvati sempre più da operatori laici preparati e specializzati, sono chiamati a nuove sfide: a intraprendere, cioè, un cammino anche (ma non solo) pastorale che sappia dare risposte appropriate alle nuove esigenze. Del ruolo delle Mci in Europa si è parlato, lo scorso mese di novembre, durante il convegno “Gli Italiani in Europa e la missione cristiana. Radici che non si spezzano ma si allungano ad abbracciare ciò che incontrano” promosso dalla Fondazione Migrantes con la presenza di 200 tra sacerdoti ed operatori impegnati nella pastorale per gli italiani in Europa. Gli atti di quel convegno sono ora raccolti in un volume, curato da Raffaele Iaria e Delfina Licata ed edito da Tau editrice. La lettura dell’emigrazione italiana in Europa «ci deve rendere sempre più consapevoli che il Continente europeo è una casa comune», ha detto papa Francesco ricevendo i partecipanti: e la Chiesa in Europa non può «non considerare i milioni di emigranti italiani e di altri Paesi che stanno rinnovando il volto delle città e dei paesi». Il Pontefice li ha incoraggiati a proseguire nel «vostro impegno e a pensare con creatività ad una missione che guardi al futuro delle nostre comunità perché siano sempre più radicate nel vangelo e accoglienti».Nel volume contributi, fra gli altri, dei cardinali Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e Andres Arborelius, Vescovo di Stoccolma, di mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes e di mons. Jean Kockerols, vescovo ausiliare di Bruxelles-Malines e un’appendice dedicata al Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes che raccoglie l’intervento realizzato il giorno della presentazione nazionale dal segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dell’allora presidente del Parlamento Europeo, Davide Sassoli, prematuramente scomparso.

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Caritas: A Leopoli l’incontro con la Chiesa locale

Posted by fidest press agency su sabato, 9 aprile 2022

“Sono grato a Mons. Baturi, al direttore della Caritas nazionale e a tutta la Chiesa italiana, per la preghiera ma anche per la solidarietà che ci viene offerta per tutto ciò di cui abbiamo bisogno, in particolare negli ospedali, per curare quotidianamente i feriti, e per l’accoglienza dei bambini orfani”. S.E. Mons Mieczysław Mokrzycki, arcivescovo latino di Leopoli, ha accolto con queste parole S.E. Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, che in questi giorni si è recato a Leopoli. I due vescovi sono legati da un rapporto di profonda amicizia. Insieme a Mons. Baturi c’erano don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, ed Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli.“Mi sono recato in questa terra martoriata – afferma Mons. Baturi – per incontrare un caro amico e assicurargli vicinanza. Ho constatato le ferite di questa nazione, il senso di paura e precarietà che si avverte quando si attivano gli allarmi nella città, il bisogno di un supporto fraterno per lenire le sofferenze di una popolazione duramente provata”.“Abbiamo voluto far sentire ancora una volta la nostra vicinanza, nella preghiera e nella carità operosa che non si stanca di alimentare la speranza, anche tra le macerie di una guerra”. Così don Pagniello ha incoraggiato don Vyacheslav Grynevych, Direttore di Caritas Spes, e Tetiana Stawnychy, presidente di Caritas Ucraina, a proseguire nella loro incessante azione accanto alla popolazione locale, assicurando il sostegno di Caritas Italiana. In Ucraina le Caritas dall’inizio della guerra hanno aiutato oltre 500mila persone. Un lavoro di assistenza, conforto e ascolto che ha raggiunto anche le comunità delle città più colpite dai bombardamenti. Hanno inviato circa 500 tonnellate di aiuti di prima necessità in tutto il paese, assicurando ogni giorno 23.000 pasti caldi e la distribuzione di più di 5000 kit per l’igiene. Sono stati organizzati punti di raccolta e informazione nei 60 centri di accoglienza, nei quali hanno offerto riparo a più di 8000 persone, assistenza sanitaria e sostegno psicologico mirato.Caritas Italiana come segno tangibile di vicinanza mette a disposizione altri 600mila euro per le Caritas in Ucraina – in particolare in favore di chi sta subendo traumi e disagi psicologici – in Polonia, in Romania e negli altri Paesi impegnati nell’accoglienza, inclusa l’area balcanica. Nel contempo prosegue l’accoglienza diffusa nelle Diocesi che si apprestano anche a vivere un momento di preghiera per la pace durante le celebrazioni della Domenica delle Palme (la proposta di Preghiera per la Pace è disponibile sul sito della CEI http://www.chiesacattolica.it).

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Noi crediamo. La fede della Chiesa, il cuore del Vangelo

Posted by fidest press agency su mercoledì, 6 aprile 2022

San Paolo Edizioni Pagine:224 euro 14,16. Sotto il titolo Noi crediamo non si cela la volontà di fornire una raccolta esaustiva del Magistero catechetico di papa Francesco. Sarebbe un’impresa ardua, anzi, per la vastità e la stessa tipologia del materiale (che quotidianamente cresce e apre strade di riflessione sempre nuove), improponibile. In questo testo si vuole semplicemente fornire un percorso tra quelli possibili, che possano aiutare il lettore e ascoltatore del pensiero di papa Bergoglio a orientarsi nella sua proposta cristiana, cogliendone insieme l’originalità e la fedeltà alla Tradizione e al Vangelo. Attraverso una rilettura del Credo, della preghiera del Padre nostro, del valore dei sacramenti, della legge ebraico-cristiana, emerge un annuncio che non smette di essere ricco di stimoli per tutto il popolo dei credenti e per coloro che ancora oggi si domandano che senso possa avere cercare Dio in una società complessa e sempre più orientata al benessere a discapito della ricerca dell’interiorità, della vita spirituale e di quella comunitaria. Con le parole di papa Bergoglio, pagina dopo pagina, saremo ricondotti a riassaporare le radici della nostra fede e la straordinaria ricchezza e attualità del messaggio evangelico.

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Aiuto alla Chiesa che Soffre presenta il Rapporto Annuale

Posted by fidest press agency su lunedì, 21 giugno 2021

Nel 2020 la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), attraverso i suoi 23 uffici nazionali, ha raccolto 122,7 milioni di euro in donazioni per i cristiani perseguitati e poveri di tutto il mondo. Le offerte, provenienti da donatori privati, sono aumentate di 16,4 milioni di euro, facendo registrare un +15,4% rispetto al 2019. «ACS Italia, in particolare, ha ricevuto 5.292.153 di euro in donazioni, cioè il 20% in più rispetto all’anno precedente», commenta il direttore Alessandro Monteduro. «15.763 benefattori hanno inviato 38.914 donazioni, grazie alle quali abbiamo finanziato oltre cento progetti a tutela delle comunità cristiane minacciate e oppresse», aggiunge Monteduro. Grazie alle donazioni ricevute, ACS ha finanziato attività per un valore complessivo di 102,1 milioni di euro. A causa dei ritardi causati dalle restrizioni da coronavirus altri 20,6 milioni di euro saranno erogati entro la fine di giugno 2021. Il 79% dei fondi stanziati nel 2020 è stato speso per progetti, informazione, supporto mediatico e campagne di preghiera. In questo modo sono stati sostenuti un totale di 4.758 singoli progetti in 138 paesi diversi. Circa l’8% dei fondi è stato speso per l’amministrazione e il 12,5% per la sensibilizzazione e la ricerca di nuovi benefattori. Dall’inizio della pandemia ACS ha sostenuto 401 progetti legati al coronavirus per un valore totale di oltre 6,2 milioni di euro. Le iniziative hanno previsto, tra l’altro, la fornitura di DPI per sacerdoti e religiosi e aiuti finanziari urgenti.Circa un terzo (32,6%) del totale degli aiuti è andato all’Africa. «Siamo molto preoccupati, in particolare per i Paesi della regione del Sahel, dove c’è stata un’esplosione del terrorismo. La pandemia ha reso ancora più difficile la situazione dei profughi sfollati, e in molti casi la Chiesa è l’unica istituzione ancora rimasta a sostenere la gente», riferisce Heine-Geldern.Mentre per molti anni il Medio Oriente, e in particolare la Siria e l’Iraq, sono stati in testa nella lista dei Paesi sostenuti da ACS, nel 2020 questa regione ha ricevuto il 14,2% degli aiuti stanziati. «Questo ha avuto molto a che fare con la pandemia: molti progetti di ricostruzione strutturale si sono fermati perché era semplicemente impossibile fornire i materiali da costruzione necessari. Ma quest’area rimane comunque profondamente importante per noi», spiega il presidente esecutivo di ACS Internazionale.A seguito dell’esplosione del 4 agosto 2020 nel porto di Beirut, capitale libanese, ACS ha lanciato un programma di aiuti di emergenza per questo Paese, che ha la più grande comunità cristiana del Medio Oriente. In questo modo ha fornito aiuti alimentari di base subito dopo l’esplosione. I successivi progetti di aiuto si sono concentrati sulla ricostruzione del quartiere cristiano di Beirut, particolarmente colpito dall’esplosione. La fondazione ha sostenuto anche la riparazione di chiese e case religiose danneggiate in questa parte della città. Complessivamente ACS ha fornito quasi 4 milioni di euro in aiuti per il Libano nel 2020.L’Asia è stata un’altra regione prioritaria per ACS, con il 18% del totale degli aiuti. La maggior parte di questi – circa 5,4 milioni di euro – è andata all’India. L’intero continente è stato particolarmente colpito dalla pandemia e in molti casi la minoranza cristiana è stata privata dell’accesso agli aiuti forniti dallo Stato. In Pakistan, ad esempio, ACS ha fornito beni di prima necessità ai cristiani che hanno perso i propri mezzi di sussistenza a causa del coronavirus.Quanto alla tipologia dei progetti, al primo posto si collocano gli aiuti alla costruzione. 744 chiese, case parrocchiali, conventi, seminari o centri comunitari sono stati costruiti ex novo, ricostruiti, o ristrutturati dopo la distruzione causata da guerra o terrorismo. Tra i luoghi di culto vi è la cattedrale maronita di Sant’Elia nella città siriana di Aleppo, gravemente danneggiata da attacchi missilistici tra il 2012 e il 2016. Le offerte per la celebrazione delle Messe, per molti sacerdoti l’unica fonte di sopravvivenza, sono state pari a 1,7 milioni di euro. In tutto il mondo, un sacerdote su nove ha beneficiato di questa forma di sostegno. Quanto ai seminaristi, uno su otto in tutto il mondo ha ricevuto un sostegno da ACS per i propri studi e per sostenere il costo della vita nel seminario. In questo modo ACS ha aiutato circa 14.000 sacerdoti di domani.

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Giovanni Paolo II e la Chiesa in Unione Sovietica

Posted by fidest press agency su venerdì, 11 giugno 2021

Roma Pontificia Università Gregoriana Piazza della Pilotta, 4 Webinar – 18 giugno 2021, ore 18:30. La parabola dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche si chiuse trenta anni fa (Accordo di Belaveža, 8 dicembre 1991), aprendo una nuova era. Nelle quindici Repubbliche sorte dalla sua dissoluzione – Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan, Tagikistan e Federazione Russa – la Chiesa cattolica nei suoi tre riti (latino, greco-cattolico, armeno) era stata portata sull’orlo dell’annientamento. La storia voltava pagina nel mezzo del pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005), che promosse un cammino di rinascita cattolica in questi paesi anche grazie ai suoi viaggi apostolici, cinque dei quali nell’ex URSS: Repubbliche baltiche (1993), Georgia (1999), Ucraina (2001), Kazakhstan e Armenia (2001), Azerbaigian (2002). Dopo il volume su Giovanni Paolo II e le Chiese in Europa centro-orientale, la collana Storia della Chiesa in Europa centro-orientale – curata dal prof. Jan Mikrut, ordinario della Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana – allarga lo sguardo ancora più a Est. Il volume Giovanni Paolo II e la Chiesa Cattolica in Unione Sovietica e nei Paesi sorti dalla sua dissoluzione. Nel centenario della nascita di Karol Wojtyla (Gabrielli Editore, 2021, pp. 1212) sarà presentato in un webinar il prossimo 18 giugno 2021, alle ore 18:30. L’evento è aperto al pubblico con registrazione obbligatoria sul sito http://www.unigre.it Dopo i saluti di P. Nuno da Silva Gonçalves S.J., Rettore della Pontificia Università Gregoriana, interverranno il Card. Leonardo Sandri (Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali), il Card. Sigitas Tamkevičius (Arcivescovo emerito di Kaunas), l’Arcivescovo Metropolita Ioann (Roshchin) della Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Mosca, nonché il curatore, Prof. Jan Mikrut, moderati dalla giornalista Angela Ambrogetti (Direttrice ACI Stampa). Grazie al contributo di testimoni diretti e autori madrelingua che hanno potuto studiare la letteratura e le fonti dei Paesi in questione, i quarantacinque saggi del volume offrono un quadro di riferimento per poter esplorare una materia non meno complessa quanto affascinante.

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La misericordia come responsabilità della chiesa

Posted by fidest press agency su giovedì, 29 aprile 2021

La 2° Seduta del XXIII Sinodo della Chiesa Evangelica Luterana in Italia riprende oggi i lavori. Un sinodo particolare in un anno particolare. I 56 membri del sinodo riuniti in modalità online discuteranno, prenderanno decisioni e stabiliranno la rotta per il futuro cammino della chiesa ispirandosi al tema “Continuità, cambiamento, futuro – La misericordia come responsabilità della Chiesa”.Oltre a sei gruppi di lavoro dedicati ai temi della giustizia di genere, dell’ambiente, della diaconia, della gioventù, della digitalizzazione e dell’elaborazione del periodo Covid-19, l’attenzione principale si concentrerà sul tema della misericordia. Molto attesa la conferenza dell’ospite d’onore, il Segretario Generale della Federazione Luterana Mondiale, pastore Martin Junge, dal quale il sinodo si attende importanti impulsi. Junge, che proviene egli stesso da una piccola chiesa della diaspora, vede la misericordia come antidoto all’indifferenza e come uno “sguardo” dalla forte valenza spirituale e teologica. Questo soprattutto in un momento, ha dichiarato Martin Junge in un’intervista rilasciata alla CELI, “in cui la pandemia di Covid-19 non solo ha portato alla luce ma ha esacerbato la spaventosa disuguaglianza nel mondo” (https://www.chiesaluterana.it/2021/04/26/punti-di-svolta/.Il Sinodo si apre ufficialmente con un culto, oggi, giovedì 29 aprile 2021 alle ore 18.00 e si chiude con un culto tenuto dal decano CELI, Heiner Bludau, il 1° maggio alle ore 18.00. Martin Junge parlerà al Sinodo venerdì 30 aprile a partire dalle 15:00 e sarà anche disponibile per una successiva discussione. La conferenza può essere seguita direttamente in qualità di partecipanti esterni al Sinodo (con traduzione simultanea in italiano) o in streaming su YouTube o Facebook (in tedesco senza traduzione). Gli interessati possono registrarsi sulla homepage della CELI: https://www.chiesaluterana.it/synode-2021/Altri ospiti del sinodo online sono: il vescovo Leon Novak (Slovenia); il vescovo Michael Chalupka (Austria;, il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, Mons. Ambrogio Spreafico; il Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, FCEI, Pastore Luca Negro; la Moderatrice della Tavola Valdese, Alessandra Trotta; la presidente della Chiesa Metodista d’Italia, OPCEMI, la pastora Mirella Mannocchio; il presidente dell’Unione Battista d’Italia, UCEBI, Giovanni Arcidiacono; la presidente dell’Unione delle Donne Evangeliche in Italia, FDEI, Gabriella Lio; il pastore Olaf Waßmuth della Chiesa Evangelica di Germania e la presidente del Sinodo della Chiesa Evangelica Luterana della Baviera, Annekathrin Preidel.

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Giordano Bruno: Gli italiani sotto la Chiesa

Posted by fidest press agency su giovedì, 21 gennaio 2021

Da san Pietro a Twitter collana i Fari, pp. 484, 22 euro Quali riflessi ha avuto sulla società e sulla storia italiana – e viceversa – la presenza della Chiesa a Roma? Giordano Bruno Guerri presenta un’analisi storica vivace e approfondita del rapporto fra italiani e Stato pontificio, rendendo evidente come questo legame, anche geografico, abbia lasciato segni indelebili sulla nostra vita e società. Segni che noi stessi non sospetteremmo mai essere legati alla religione. Questa nuova edizione è riveduta e ampliata, con centinaia di pagine, fino alle ultime decisione di papa Francesco, in particolare su finanze vaticane e pedofilia. (Editore La nave di Teseo)

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Siria e Nigeria: Aiuto alla Chiesa che Soffre

Posted by fidest press agency su domenica, 22 novembre 2020

In occasione del Natale 2020 è stato accolto e rilanciato il grido di aiuto giunto da Siria e Nigeria, due nazioni-simbolo delle gravi difficoltà fronteggiate dalle comunità cristiane quando persecuzione e conflitti armati ostacolano la fede. Mons. Joseph Tobji, Arcivescovo Maronita di Aleppo, e Mons. Oliver Dashe Doeme, Vescovo di Maiduguri, si sono rivolti ai benefattori di ACS a nome delle rispettive comunità siriana e nigeriana. Si tratta di due nazioni, scrivono i prelati, «duramente flagellate e gravemente umiliate».La Siria, commenta Mons. Tobji, «ha riempito per anni i titoli dei telegiornali internazionali. Ora che il conflitto armato si è ridotto restano solo le macerie, umane e materiali» mentre «si è fortificata la guerra “economica” per mezzo delle sanzioni che opprimono la popolazione intera, mentre l’attenzione dei media inesorabilmente si riduce. Ciò tuttavia aumenta la sofferenza della stessa popolazione, anzitutto quella della piccola minoranza cristiana. Ad Aleppo, in particolare, migliaia di famiglie sono allo stremo e la Chiesa locale ha deciso di lanciare il proprio grido di aiuto». Aiuto alla Chiesa che Soffre lo ha fatto proprio varando una raccolta fondi per finanziare un progetto attraverso il quale 6.190 famiglie cristiane aleppine riceveranno aiuti di emergenza, anzitutto cibo e farmaci. Quanto alla Nigeria, commenta Mons. Oliver Dashe Doeme, «accanto alle violenze ai danni dei cristiani perpetrate dalla formazione terroristica Boko Haram, si intensificano quelle degli estremisti islamici presenti tra i mandriani di etnia fulani. Le istituzioni non garantiscono la pubblica sicurezza e chi ne fa le spese sono i membri delle comunità più pacifiche e vulnerabili, anzitutto le donne e i bambini». Maiduguri è la diocesi più estesa della Nigeria. Il Vescovo, consapevole del dolore individuale e sociale causato dalla diffusa violenza, ha disposto una adeguata formazione dei sacerdoti per il sostegno dei fedeli traumatizzati, soprattutto delle circa 8.000 vedove e degli oltre 17.000 orfani. ACS, con la medesima raccolta fondi natalizia, intende finanziare la costruzione di un Centro che consenta alle tante donne vittime di ignobili soprusi e violenze, e alle innumerevoli vedove, di essere adeguatamente assistite da un team di esperti. L’obiettivo finale è porre tutte loro nella condizione di costruire autonomamente il futuro proprio e quello degli orfani grazie anche alle competenze lavorative che acquisiranno nella struttura. Il Centro, con sede nella città di Maiduguri, consentirà di seguire 150 donne l’anno.

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I privilegi della Chiesa e non solo

Posted by fidest press agency su mercoledì, 30 settembre 2020

Le parrocchie devono pagare l’imposta municipale (IMU) anche se svolgono le attività ricettive e scolastiche con finalità solidaristiche. Quello che i giudici tributari devono accertare è se le attività sono rivolte a un pubblico indifferenziato o a categorie predefinite di soggetti, se vengono svolte per tutto l’anno e quali tariffe e compensi vengono applicate. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione (ordinanza 18831 del 10 settembre 2020), che ha annullato con rinvio la pronuncia dei giudici d’appello. Un ulteriore passo contro gli smisurati privilegi che la Chiesa cattolica ha in sede fiscale, pur svolgendo lo stesso servizio di altri suoi concorrenti (scuole private essenzialmente) e, di conseguenza, svolgendo concorrenza sleale. La collezione di sentenze in merito è smisurata, anche per i cosiddetti alberghi religiosi che, godendo di esenzioni fiscali, non pagano come fanno i loro concorrenti che – alcuni – nelle stanze per gli ospiti hanno solo la Bibbia in un cassetto e non anche un crocifisso appeso ad un muro.Tutto nasce dal Concordato che lo Stato italiano ha siglato con la Chiesa cattolica romana e, andando “più in alto” dall’art 7 della Costituzione che ha inserito i Patti Lateranensi nella nostra Carta principale. É bene ricordare che la Chiesa cattolica (e non solo) ha forme di finanziamento da parte dello Stato anche con l’8 per mille che viene devoluto alle confessioni religiose, e questo rende le esenzioni come quelle bocciate dalla Cassazione ancora più assurde e inique. Soprattutto se consideriamo il meccanismo di distribuzione di questo finanziamento: lo Stato comunque devolve alle chiese questo 8 per mille delle tasse che i contribuenti pagano, anche se questi ultimi non hanno indicato nella denuncia dei redditi la confessione a cui intendono devolverla: le percentuali di chi indica la confessione a cui versare il proprio 8 per mille vengono estese al totale dei contribuenti, anche quelli che non hanno dato indicazioni.La stessa logica, per esempio, che viene utilizzata per finanziare la tv di Stato: ognuno finanzia l’informazione e il divertimento di Stato con una imposta per il possesso di un tv (il cosiddetto canone)… ma la tv di Stato è in concorrenza nel mercato pubblicitario con altre tv che non hanno finanziamenti di Stato ma vivono solo di introiti pubblicitari.L’elenco dei privilegi dello Stato e dei suoi “fedeli” è sterminato. Questi sono solo due esempi venuti alla luce con l’attualità della sentenza di Cassazione dello scorso 10 settembre (il famoso “giudice a Berlino”?) Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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Mazara del Vallo: La discreta chiesa di San Nicolò di Bari ed i suoi misteriosi gattini

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 giugno 2020

A Mazara del Vallo, quasi oscurata dalla vicina e più nota presenza della chiesa di San Nicolò regale e del suo mosaico sottostante, si affaccia sulla piazzetta Ettore Ditta la più discreta chiesa di San Nicolò’ di Bari.
Fu eretta nel 1498 dai Confrati di San Nicolò sulle rovine di una precedente moschea.La chiesa, esternamente, rivela chiari influssi tardo-barocchi. La semplice facciata delimitata da alte paraste culmina con un cornicione fortemente aggettante al disopra del quale trova posto il campanile a vela a tre arcate; il portale architravato a frontone triangolare, sostiene una nicchia con la statua del Santo.La copertura è a volta a botte lunettata con soprastante copertura lignea e manto di tegole.
Internamente la chiesa, di gusto neoclassico, è ad un’unica navata con tre altari per lato, piccola cantoria all’ingresso ed abside semicircolare con antistante balaustra marmorea.Vicino all’altare maggiore è sita la cripta per la sepoltura dei confrati e del clero locale.Il pavimento è in quadri di marmo bicromo di pregevole fattura. Al suo interno si conservano ancora oggi opere di grande interesse artistico come la Madonna della Provvidenza del Gagini e la statua del Sacro Cuore di Girolamo Bagnasco.Peccato che da anni la chiesa sia chiusa ai fedeli, perché San Nicolò’ di Bari conserva ancora il suo fascino discreto e il mistero dei suoi gattini.Perché, per un misterioso mistero, una gatta ha partorito i suoi gattini giusto fra la volta a botte lunettata e la sovrastante copertura lignea e manto di tegole. Ma ecco che una generosa vivandiera, assistita dalle vicine suore e dagli scout locali, provvede al loro nutrimento. Anche se, per un sentiero del tutto ignoto ma evidentemente noto solo ai gatti, un passaggio misterioso deve pur esserci. Ed ecco un breve video per i vostri prossimi pochi minuti di svago. Basta cliccare su: https://youtu.be/JdmYbqXkL6I

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Coronavirus in Ucraina: ACS approva tre progetti di aiuti per la missione della Chiesa

Posted by fidest press agency su lunedì, 8 giugno 2020

La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre ha approvato tre progetti per sostenere la missione della Chiesa in Ucraina durante questa fase di pandemia da coronavirus. Saranno forniti strumenti di protezione personale per difendersi dal contagio a 2.740 sacerdoti greco cattolici e a circa un migliaio di membri delle congregazioni religiose. Con un secondo analogo progetto verranno sostenuti 738 sacerdoti e 92 seminaristi di rito latino. ACS ha approvato una terza iniziativa a favore di 150 religiose di 24 diverse comunità appartenenti alla diocesi di Kamyanets Podilskij. Tale diocesi sta infatti sperimentando notevoli difficoltà finanziarie che ostacolano la prosecuzione del grande lavoro svolto finora nelle parrocchie, negli orfanotrofi e negli ospedali. Alcune di queste 24 comunità dall’inizio della crisi sanitaria non registrano entrate. Il valore totale dei tre progetti approvati è pari a 165.400 euro. La rilevanza delle iniziative della fondazione emerge meglio se vengono collocate all’interno del quadro della sanità ucraina. Nonostante i dati ufficiali relativi alla diffusione della COVID-19 siano relativamente contenuti, 25.964 casi confermati e 762 decessi, i numeri reali sono decisamente più elevati. L’impossibilità di usare test affidabili causa infatti una sottostima dei contagi effettivi. Il sistema sanitario ucraino è complessivamente inadeguato e molti pazienti quando si recano in ospedale debbono portare con sé le proprie medicine, garze e materiale sanitario di base. In questo contesto generale i sacerdoti, pur nel rispetto delle misure di protezione personale, sono di fatto fra i più esposti al rischio di infezione.
«Dall’inizio della pandemia tutti gli strumenti di protezione, dalle mascherine ai guanti e ai disinfettanti, sono diventati dieci volte più costosi, in alcuni casi anche oltre», spiega ad ACS Don Mikolay Leskiv, sacerdote cattolico di rito latino di Czervonograd. «Ho acquistato anche mascherine per quei fedeli che non se le possono permettere, ma le nostre risorse sono molto limitate», aggiunge. Per questo i beneficiari dei tre progetti di ACS sperano che le forniture di materiale di protezione possano durare almeno fino ad agosto.

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La fede e il creato

Posted by fidest press agency su venerdì, 15 Maggio 2020

Da queste sia pure sommarie indicazioni possiamo renderci conto che le manifestazioni religiose delle tre Chiese monoteiste (cristiana, ebraica e islamica) sono fondamentalmente improntate alla pace e alla concordia a dispetto delle diversità e dei contrasti che si manifestano nelle piazze e negli odi che si covano davanti ai tanti eventi che le opposte fazioni traducono in fatti concreti con lutti e violenze d’ogni genere. Resta, quindi, la vergogna più grande e l’umiliazione più cocente quando si trova proprio nel pregare, e la preghiera è un grandissimo atto d’amore, il germe dell’odio. Le due cose scoprono le nostre ambiguità. Diventa anche per l’uomo, che appartiene alla nostra contemporaneità, un aspetto sconcertante. Come si può pregare esprimendo con ciò un gesto d’amore per noi stessi e per i nostri simili e impugnare, qualche minuto dopo, un’arma per uccidere? Come si possono violare i luoghi sacri provocando stragi immani?
Come si può mentire tanto spudoratamente sino al punto di negare l’evidenza e di farlo davanti alle leggi della Fede prima ancora di quelle umane?
Sono tutti interrogativi che ci coinvolgono nella stessa misura e ci sollecitano risposte adeguate. Sono i riscontri che ancora una volta l’uomo del presente non riuscirà a darsi perché sono il frutto maturo di una civiltà che non ci appartiene e, purtroppo, per nostra scelta.
Manca ancora quel ritrovarci nell’unità, dalle ceneri delle nostre diversità, in quel disegno divino la cui traccia noi avvertiamo forse in misura scomposta e vaga, ma che sentiamo, nel nostro intimo, come fine ultimo di tutte le cose.
Non vi è, d’altra parte, una ragione che non sia possibile spiegare ritrovando una logica nel nostro cammino sulla Terra, attraverso le generazioni, mediante l’uso e l’abuso dell’ingegno. Nel bene e nel male noi stiamo sperimentando più modelli di società. Noi stiamo saggiando la nostra capacità di vivere, in comunità, e di crescere insieme nel migliore dei modi e lo facciamo anche percorrendo la strada della sua negazione sostanziale. Vi possono essere, lungo questo percorso, degli arretramenti, dei passi falsi, degli errori di valutazione, delle ideologie liberatorie che alla fine si rivelano aberranti, ma non è, in ogni caso, il momento per coglierci impreparati. E’, invece, il fine ultimo a giustificare e ad assorbire il nostro procedere malfermo. La vita è come un foglio di carta bianca sul quale, con un pennarello, si schizza un disegno. Se l’opera non riesce, con la morte appallottoliamo il foglio e ne usiamo un altro ed è, di nuovo, vita. Ricordando il tratto più felice lo riportiamo nel nuovo impegno e così riprendiamo il cammino. Non tutto, quindi, è cancellato e riproposto ex novo. Noi, semmai, facciamo tesoro degli antichi insegnamenti. Traiamo da essi i simboli e i messaggi per procedere più spediti, ma anche per avvertire i pericoli e le insidie possibili ereditate da chi ci ha preceduto e che ha saputo evitare e trarne, a nostra volta, insegnamento. Questi passaggi, che hanno richiesto la presenza e l’impegno di centinaia, o meglio, di migliaia di generazioni, ci hanno spinto a frazionare i problemi, a suddividerli in tante sottospecie. Così come accade oggi con i numerosi p.c., che sono messi in parallelo e poi suddivisi in piccoli gruppi ai quali sono assegnati parte di un “compito”, lo stesso accade all’interno delle comunità viventi e per quelle precedenti e sarà altrettanto per le venienti. Man mano che le parti del problema sono risolte si definisce gradualmente anche la figura d’insieme. Sta ora da chiederci cosa mai apparirà alla fine. Possiamo sin d’ora essere certi almeno di una cosa. L’homo non sarà più aeconomicus, o giuridico, o filosofico o religioso, ma sarà universale: homo novus. Non vi sarà posto per il particolare, per l’opera incompiuta. Il nostro destino è nella realizzazione piena e assoluta dell’unità nell’universalità. Solo in questo modo sarà possibile racchiudere tutta la saggezza e la prudenza fattibile, i completi valori e i precetti individuabili. Forse alla fine ritorneremo sul luogo da dove siamo venuti o ci spingeremo pellegrini tra le stelle del firmamento e ci confonderemo tra loro. (Riccardo Alfonso)

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Coronavirus. A messa dal 18 maggio: assembramenti di nuovo consentiti?

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 Maggio 2020

Il Governo sul proprio sito istituzionale, è stato firmato il Protocollo con la Cei (Conferenza Episcopale Italiana) per disciplinare le modalità di svolgimento delle celebrazioni liturgiche. Dal 18 maggio, data di entrata in vigore del protocollo, si potrà riprendere a svolgere messe in presenza di pubblico. A questo protocollo, così è stato detto, seguiranno quelli con le altre confessioni religiose.
Qui non c’interessa la questione della cura delle anime, a noi preme mettere in evidenza un aspetto, contraddittorio, comunque si affronti la vicenda. Perché? Vediamo. Nel protocollo ** si dice che “nel rispetto della normativa sul distanziamento tra le persone, il legale rappresentante dell’ente individua la capienza massima dell’edificio di culto, tenendo conto della distanza minima di sicurezza, che deve essere pari ad almeno un metro laterale e frontale”. Indicativamente, in 100 metri quadrati calpestabili e di forma regolare (es. la navata di una chiesa) ci possono stare una ventina di persone. Non ricordiamo qual è il numero massimo di persone raggiunto il quale si configura un assembramento. Tre, quattro persone? Forse il Governo, firmando questo protocollo, ci sta dicendo che dal 18 maggio cadrà il divieto di assembramento per ogni genere di riunione che rispetti questi requisiti? Se non lo dirà, di fatto sarà così. Tantissime forme di riunione tra persone trovano tutela di rango costituzionale. E sarebbe contraddittorio consentire a 20 persone di riunirsi per pregare, ma a quelle stesse venti, volendolo, non vedersi per parlare del proprio futuro concreto.
Ci auguriamo che non sia così, perché se così fosse, ogni divieto di assembramento, se la riunione rispetta questo preciso protocollo, non potrebbe non essere considerato illegittimo. (Alessandro Gallucci, legale, consulente Aduc)

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La Chiesa e il nazismo

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 Maggio 2020

Sono decenni che gli storici e non solo cercano di affrontare la questione. In diverse occasioni, la parola ambiguità è stata quella più utilizzata per definire cosa fece la Chiesa durante la Seconda Guerra Mondiale in merito alla macchina di morte nazista.In Italia, la questione è tornata alla ribalta agli inizi del marzo scorso con l’apertura degli archivi di Pio XII, sulla quale il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha “consigliato” di far lavorare gli storici, senza rischiare di incappare in sensazionalismi.In Germania, invece, se ne sta parlando proprio in questi giorni, dopo la pubblicazione de “I vescovi tedeschi nella guerra mondiale”, documento presentato dalla Conferenza episcopale tedesca (Dbk) per celebrare il 75esimo anniversario della fine del secondo conflitto mondiale.Documento che approfondisce l’atteggiamento dei vescovi cattolici in carica nei confronti della Germania nazista, in cui il Consiglio dei Vescovi Cattolici tedeschi ha ammesso la complicità della chiesa con il Terzo Reich.Non solo perché, il Consiglio ha rivelato che i vescovi non seppero opporre resistenza al nazismo, arrivando addirittura in alcuni casi a sostenerlo e diventare fattivamente complici. Vescovi che esortarono i preti ad arruolarsi e fecero in modo che le chiese venissero riconvertire in ospedali militari e le suore in infermiere.Un grande segnale di svolta, soprattutto se paragonato alle parole episcopali del 24 gennaio 1983: “Molti membri della Chiesa si sono lasciati trascinare nell’ingiustizia e nella violenza. Ma possiamo anche testimoniare, ancora un volta, che Chiesa e fede sono state fra le maggiori forze di opposizione, addirittura di resistenza, contro il nazionalsocialismo, per certi aspetti anche la forza maggiore… Per tanto non abbiamo il diritto di giudicare a posteriori indiscriminatamente i casi in cui la chiamata alla testimonianza ha indicato a qualcuno la via diretta del confronto aperto, e quelle in cui la responsabilità per altre persone ha richiesto una via indiretta, fatta di prudenza e riflessione. Non deve esserci né giustificazione, né accusa, ma solo autocritica”.La Chiesa e il nazismo è un tema che farà ancora discutere per molto tempo. Un tema che andrebbe chiarito in tutta la sua interezza per far luce sulle atrocità della Germania nazista.

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Crisi coronavirus: Aiuto alla Chiesa che Soffre stanzia 5 milioni di euro

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 aprile 2020

La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre ha stanziato 5 milioni di euro per finanziamenti di emergenza a favore di sacerdoti e religiose impegnati nella cura delle comunità cristiane più esposte alla pandemia causata dal coronavirus. ACS intende così contribuire a mitigare l’impatto del COVID-19. Grazie a questa iniziativa i ministri di Dio e le consacrate potranno dedicarsi con maggiore efficacia alle attività pastorali e di sostegno ai malati e agli anziani, in particolare a quanti sono afflitti anche dalla povertà. Lo stanziamento di ACS garantisce un intervento ad ampio spettro, in Medio Oriente, nell’Europa centrale e orientale, nell’America Latina, in Asia e in Africa.«Il nostro auspicio è che questi aiuti, resi possibili grazie ai nostri benefattori, consentano di alleviare il carico di questi nostri coraggiosi religiosi in prima linea per portare l’amore e la compassione di Dio alle nostre sorelle e ai nostri fratelli sofferenti», ha affermato Thomas Heine-Geldern, Presidente Esecutivo di ACS Internazionale. «Questa è una goccia nel mare rispetto a quello che è e sarà necessario, ma la Chiesa riveste un ruolo spirituale e pastorale particolarmente vitale nella vita quotidiana delle comunità cristiane più povere del mondo, e noi dobbiamo contribuire a rafforzare la rete di protezione che essa assicura. Sono particolarmente grato ai nostri benefattori i quali, spesso nonostante le proprie sofferenze e difficoltà, stanno aiutando i propri fratelli nella fede». «ACS intende sostenere le comunità cristiane che, oltre alla persecuzione e alla povertà, oggi soffrono la terza “p”, quella di “pandemia”. Vogliamo essere al fianco di queste comunità per ragioni sia pastorali sia umanitarie. Il COVID-19 ha causato innumerevoli vittime e ha compromesso la salute di molti, ma di fatto ha anche paralizzato l’ordinaria vita ecclesiale», commentano Alfredo Mantovano e Alessandro Monteduro, rispettivamente Presidente e Direttore di ACS Italia. «Aiuto alla Chiesa che Soffre, con questo stanziamento di 5 milioni di euro, rinnova la propria vicinanza alle comunità cristiane in Paesi dove essere minoranza religiosa, in questi tempi drammatici, è, ancor più di ieri, ragione di emarginazione e sofferenza», concludono Mantovano e Monteduro.

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Dalla Chiesa di tutti, dalla chiesa dei poveri

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 aprile 2020

I credenti ma anche i non credenti, gli agnostici, vivono questo tempo sconvolti dagli eventi e le ricorrenze solenni sono proprio quelle che richiamano l’attenzione dei fedeli e non solo. Sono un ulteriore momento di riflessione perché viene a mancare il sentire umano nel calore di una stretta di mano e di un abbraccio. Cogliamo l’occasione, dalla lettera che ci è pervenuta dalla Chiesa di ti tutti, dalla chiesa dei poveri, per leggere e riflettere: “Non si può celebrare impunemente questa Pasqua senza chiedersi il significato dell’oceano di sofferenze in cui è oggi immerso tutto il mondo e senza chiedersi il significato della Pasqua stessa. Di per sé l’evento che ha dato origine alla Pasqua è stato un evento di ordinaria violenza, storicamente irrilevante, (infatti non annotato dagli storici di allora), in quanto simile a infinite altre sofferenze e morti inflitte nel tempo, di condanna in condanna, di genocidio in genocidio, fino ad ora. E nemmeno la sua ragione era inusuale, ma anzi del tutto comune, come risulta dalla motivazione di un presunto interesse generale, datane da Caifa, per cui occorreva “far fuori quest’uomo”, come papa Francesco ha riassunto la situazione nell’omelia a Santa Marta, con un efficace linguaggio non religioso che sarebbe piaciuto a Bonhoeffer. Quella che infatti veniva messa in campo era una “ragion di Stato”, come poi sarebbe avvenuto infinite altre volte nella storia. Gesù secondo il Sinedrio avrebbe messo a rischio il rapporto con gli odiati occupanti romani, i quali sarebbero venuti e avrebbero distrutto il tempio e la nazione. Dunque nella percezione degli Ebrei si trattava di un pericolo da togliere (“è bene che un uomo solo muoia per il popolo e non vada in rovina la nazione intera”), non di un sacrificio espiatorio da offrire in olocausto. La lettura della uccisione di Gesù come un sacrificio è una lettura cristiana, che viene dalla assimilazione mistica di Gesù al servo sofferente.
Perché dunque un evento storicamente così ordinario e seriale ha avuto un impatto così potente da dividere in due fasi la storia anche profana del mondo, e da essere registrato come dirompente anche da parte di chi non condivide la fede nella resurrezione?
Bisogna tornare a Caifa, che l’evangelista Giovanni, riconoscendone l’autorità come sommo sacerdote, considera come un profeta suo malgrado: egli “profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi”.
Di tale profezia non si è realizzata la prima parte, perché in effetti i Romani vennero e distrussero il tempio e la nazione, ma si realizzò invece la seconda, perché l’abbraccio di Dio fu riconosciuto come esteso dagli Ebrei a tutte le genti.
Ora questo è avvenuto precisamente perché accettando la morte Gesù ha decostruito, e invalidato per sempre, inchiodandola alla croce, la legge (“il chirografo”, lo chiama Paolo) del sacrificio. Era l’ideologia per la quale la sofferenza e la morte erano tributate a Dio come espiazione per i peccati, cosa questa che, superati i sacrifici umani, era rappresentata nel sacrificio del capro espiatorio, e ritualmente dell’agnello pasquale. Questa costruzione umana che faceva di Dio colui che riceveva soddisfazione e lode dal dolore, diventava impossibile a concepirsi nel momento in cui ad addossarsi i peccati era Dio stesso e a patire era quello stesso Dio a cui quel patimento sarebbe stato dovuto. Già Dio lo aveva fatto sapere: “Misericordia voglio e non sacrifici”, ma Gesù lo rende irrefutabile col rivelare il proprio rapporto col Padre. Egli non dice solo: “Quello che farete a uno di questi piccoli lo farete a me”, ma dice anche: quello che fate a me lo fate al Padre. Questo è infatti il tema della controversia con i capi dei sacerdoti e i farisei, il suo rapporto col Padre: “Io e il Padre siamo una cosa sola”; e questo è ciò che poté essere espresso poi nella formula cristologica “Unus de Trinitate passus est”. Da quel momento nessun sacrificio si può imputare a Dio, nessuna morte può essere inflitta a suo nome, nessuna sofferenza può essere causata per piacere a lui, e non solo le sofferenze imposte agli altri ma anche quelle inflitte a se stessi, cosa lontanissima dalla comprensione di un san Pier Damiani che afflisse tutta la Chiesa spargendo l’idea di un’ascesi autopunitiva selvaggia.
E proprio questa è la buona notizia, non c’è alcuna sofferenza che possa essere ricondotta a un compiacimento di Dio; e poiché Dio è il bene, nessuna sofferenza può essere inflitta a fin di bene, la pena di morte è ormai condannata anche dal catechismo. Certamente la sofferenza resta, e molto si impara nel soffrire, e talvolta essa dilaga, senza responsabilità di alcuno; e c’è pure una sofferenza che è la conseguenza non voluta di scelte e comportamenti giusti e necessari; ma nessuna sofferenza può essere voluta direttamente in quanto tale o imposta per se stessa. Ad esempio oggi la sofferenza causata dalle misure prese contro il virus è grande, ma essa è la condizione e l’effetto indesiderato della lotta contro la pandemia, non è certo voluta da chi l’impone. Così come l’ostinazione di tenere la gente in carcere, il chiedere “che sia fatta giustizia”, il pensare che non sia fatta giustizia finché il reo non soffra e non pareggi così il suo debito, cioè fino a quando non scatti la vendetta, pur civilizzata perché fatta dallo Stato, è un’aberrazione.
Ma c’è un altro risvolto della profezia di Caifa. L’elezione divina di Israele si è estesa a tutti i popoli. E che ne è della terra, la cui promessa era legata a quell’elezione? Non è più promessa? Si, resta la promessa, ma anch’essa ormai è estesa a tutta la Terra; essa non riguarda più la sola terra di Canaan offerta a un solo popolo, a esclusione di altri, bensì è la promessa di tutta la Terra a tutta l’umanità nel suo insieme; nessuno può più rivendicare possessi esclusivi, l’unità della comunità umana annunciata dalla Pasqua, porta con sé anche l’unità della Terra, promessa non più a un solo popolo ma a tutti, una Terra risanata dove scorra latte e miele, dove si costruiscano case e si possano abitare, si piantino vigne e se ne possa godere il frutto, in cui si possa vivere liberi e nessuno sia più straniero.
Nel sito http://www.chiesadituttichiesadeipoveri.it pubblichiamo un appello di intellettuali e teologi per una innovativa gestione della crisi da coronavirus, un documento di “Noi siamo Chiesa” sugli insegnamenti e le novità portate dalla pandemia, anche in ordine alla vita della Chiesa, e una vecchia riflessione finora inedita di Carlo Ferraris sul duplice segno dell’eucarestia e della lavanda dei piedi.
A tutti un caro augurio di una santissima Pasqua http://www.chiesadituttichiesadeipoveri

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