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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 108

Posts Tagged ‘coltivazioni’

Cannabis terapeutica: “Regione Lombardia favorisca lo sviluppo delle coltivazioni”

Posted by fidest press agency su lunedì, 19 novembre 2018

Coinvolgere Regione Lombardia affinché diventi cabina di regia nella coltivazione di cannabis a scopo terapeutico. Lo chiede il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Massimo De Rosa, il quale ha presentato una mozione che impegni la giunta in tal senso. “La coltivazione della cannabis a scopo terapeutico rappresenta un settore in via di sviluppo. Chiediamo alla giunta di impegnarsi affinché la Lombardia non solo resti al passo con l’innovazione, ma tracci le linee guida per la crescita di un settore attraverso il quale creare posti di lavoro e riqualificare allo stesso tempo aree dismesse del territorio” spiega De Rosa. Secondo il consigliere pentastellato infatti il ruolo di Regione Lombardia dovrebbe essere quello di individuare aree abbandonato o degradate, da riconvertire e riqualificare attraverso la coltivazione della cannabis a scopo terapeutico.La mozione presentata dal Movimento Cinque Stelle, spinge proprio in quest’ottica: “La nostra richiesta vuole impegnare la giunta ad individuare, all’interno del territorio e sotto la supervisione del Ministero competente, apposite aree all’interno delle quali autorizzare la coltivazione di cannabis a scopo terapeutico”. In questo modo le istituzioni avrebbero la possibilità di controllare la filiera già dalle primissime fasi, garantendo così un risparmio fin dall’acquisto dei terreni: “Risorse da reinvestire in servizi sociosanitari per i cittadini lombardi” conclude De Rosa.

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OGM e divieti di coltivazione

Posted by fidest press agency su mercoledì, 6 luglio 2011

Bruxelles. Parlamento europeo. Per i deputati, gli Stati membri dell’UE dovrebbero avere la possibilità di vietare o limitare la coltivazione di colture geneticamente modificate, e poter addurre motivi ambientali per farlo, sulla base della relazione votata martedì. Il progetto di modifica alla legislazione vigente – adottato con 548 voti in favore, 84 contrari e 31 astensioni – passerà ora al Consiglio per l’ulteriore discussione. La relatrice del Parlamento, Corinne Lepage (ADLE, FR), ha commentato: “Sono lieta che il Parlamento abbia raggiunto un accordo sugli OGM, per anni una difficile questione di interesse pubblico. Se il Consiglio riesce a raggiungere una posizione comune, questo accordo equilibrato permetterà ai paesi e alle regioni di non coltivare OGM, se non lo desiderano”.
La Commissione aveva proposto di concedere a tutti gli Stati membri dell’UE il diritto di divieto, ma non per motivi di salute o ambientali. Questi ultimi, infatti, dovevano essere valutati esclusivamente dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Per assicurare una base giuridica più solida nell’ambito delle regole del commercio internazionale, il Parlamento ha chiesto che agli Stati membri non sia impedito addurre motivi ambientali complementari. Questi potrebbero includere la resistenza ai pesticidi, la conservazione della biodiversità o la mancanza di dati sulle potenziali conseguenze negative per l’ambiente. Il Parlamento ritiene inoltre che l’impatto socio-economico potrebbe fornire legittimi motivi per un divieto, ad esempio, qualora i rischi di contaminazione per l’agricoltura convenzionale o biologica non possano essere, in pratica, gestiti.
Per i deputati, tutti gli Stati membri devono adottare misure per prevenire la contaminazione dell’agricoltura convenzionale o biologica da colture GM e assicurare che i responsabili di questi incidenti possano essere ritenuti finanziariamente responsabili. Un controllo, a livello europeo, della sicurezza e dell’autorizzazione continuerà a essere il presupposto per consentire la crescita degli OGM. Anche se la proposta non influisce su questo processo, i deputati hanno ribadito alla Commissione che le linee guida necessitano di qualche miglioramento. Solo un ceppo di mais geneticamente modificato e una patata modificata sono attualmente autorizzati per la coltivazione nell’Unione europea e la maggior parte degli Stati membri, attualmente, non coltiva questi prodotti per la commercializzazione. Austria, Francia, Grecia, Ungheria, Germania e Lussemburgo hanno attivato la cosiddetta “clausola di salvaguardia”, prevista nell’attuale direttiva UE (2001) per vietare espressamente la coltivazione di taluni OGM.

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Coltivazioni geneticamente modificate

Posted by fidest press agency su martedì, 19 aprile 2011

“Maggiore resa dei raccolti, più guadagni, minore necessità di trattare i terreni. Ma anche vantaggi di carattere ambientale, in termini di risparmio energetico e di minori emissioni, pari a 17,7 milioni di tonnellate di CO2, come se sparissero in un colpo solo 7 milioni di automobili” così Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec – l’Associazione per lo Sviluppo delle Biotecnologie (oltre 120 associati tra aziende e parchi scientifici e tecnologici), che fa parte di Federchimica, a proposito dei risultati del Rapporto appena pubblicato dalla Commissione UE – DG Sanco (Sanità e Consumatori) sulle implicazioni socioeconomiche della coltivazione degli organismi geneticamente modificati, disponibile al link http://ec.europa.eu/food/food/biotechnology/ reports_studies/index_en.htm. “Il rapporto risponde con i fatti a chi mette in dubbio i vantaggi delle coltivazioni geneticamente modificate – prosegue Sidoli. Del resto, la costante crescita di queste coltivazioni nel mondo, che oggi riguardano 148 milioni di ettari, ad opera di oltre 15 milioni di agricoltori in Europa e nel mondo, sono di per sé eloquenti. Con le biotecnologie, infatti, possiamo produrre di più consumando meno la risorsa terra”. “I dati appena resi noti devono far riflettere sul futuro della nostra agricoltura. Ecco perché è importante che in Italia riprenda la sperimentazione di campo di piante geneticamente modificate per rispondere alle concrete esigenze delle varietà tipiche italiane”.

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Crescono le coltivazioni biotech

Posted by fidest press agency su giovedì, 24 febbraio 2011

“I dati appena diffusi da ISAAA sulla crescita delle coltivazioni geneticamente modificate nel mondo rappresentano un segnale importante, sul quale tutti siamo chiamati a riflettere” così Alessandro Sidoli, Presidente di Assobiotec – l’Associazione per lo Sviluppo delle Biotecnologie (oltre 120 associati tra aziende e parchi scientifici e tecnologici), che fa parte di Federchimica – a commento della pubblicazione, da parte di ISAAA (The International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications), dell’ultimo Rapporto di settore, “Global Status of Commercialized Biotec h/GM Crops 2010”. “E’ evidente che la crescita costante delle superfici coltivate con piante geneticamente modificate, oggi a quota 150 milioni di ettari nel mondo, significa qualcosa: grandi benefici e minore impatto ambientale delle coltivazioni, per cominciare, ma anche il valore che le moderne tecnologie hanno rivelato per ben 14,4 milioni di contadini a livello globale” prosegue Sidoli. “L’augurio è che l’Italia apra finalmente gli occhi alle potenzialità dell’innovazione in agricoltura, così come sta avvenendo in tutto il mondo. Il nostro Paese può contare su un patrimonio di enti di ricerca che molto hanno dato in termini di avanzamento delle conoscenze agrobiotech, ma che da anni attendono di poter continuare a lavorare per sviluppare nuovi prodotti, a cominciare dal miglioramento delle varietà vegetali italiane, tipiche dell’agricoltura mediterranea, che potrebbero essere salvate grazie alle biotecnologie. Tra queste le numerose varietà da tutelare perché a rischio di estinzione”.

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UNCI-Coldiretti: l’agricoltura italiana

Posted by fidest press agency su giovedì, 16 dicembre 2010

“Oggi, conservare la diversità genetica, che è il fondamento della produzione alimentare e incrementarne un uso differianziato, sostenibile ed efficiente, rappresenta una condizione imprescindibile per la nostra agricoltura. Per questo motivo, devono essere prodotte e messe in circolazione sementi sostanzialmente e non nominalmente diversificate, ampliando la base genetica. Occorrono, poi, maggiori sforzi a sostegno delle produzioni locali, per il miglioramento dell’accesso a sementi di qualità e per lo sviluppo dell’imprenditoria a piccola scala. Servono anche strategie nazionali integrate per la gestione di queste risorse, che richiedono: il rafforzamento del legame tra gli stakeholders coinvolti nella conservazione, nel miglioramento genetico, nella produzione e nella distribuzione di sementi; il miglioramento della formazione e delle opportunità educative per rafforzare i programmi nazionali in materia; il coordinamento tra i finanziamenti delle diverse azioni praticabili”. Questi alcuni dei passaggi chiave del documento che l’UNCI-Coldiretti ha presentato questa mattina, presso la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, nel corso dell’Audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla situazione dei mercati delle sementi e degli agro farmaci, alla quale ha preso parte il Coordinatore dell’Associazione, Fabio Paduano. “Inoltre – prosegue il documento UNCI-Coldiretti – non si deve trascurare il fatto che è necessario dare impulso ed effettività a tali previsioni, affinché non rimangano, come spesso purtroppo accade, lettera morta. Ci riferiamo in particolare, al miglioramento delle previsioni normative, all’adozione delle disposizioni attuative ed allo stanziamento dei necessari finanziamenti. Servono, poi, interventi capaci di garantire una maggiore diffusione ed efficacia delle azioni volte a tutelare la diversità genetica agricola ed a garantirne un uso sostenibile. Un altro aspetto che occorre considerare è la questione della tecnologia clearfiled, ovvero della tecnica di mutagenesi che induce, nelle varietà vegetali a cui è applicata, la resistenza agli erbicidi. Per quanto riguarda i prodotti fitosanitari, invece, è importante sottolineare come i dati mostrino che l’Italia sia un Paese particolarmente virtuoso, in quanto fortemente orientato ad un loro uso sostenibile. Infine, è possibile affermare come il calo generalizzato dei quantitativi impiegati di agrofarmaci, sia dovuto, soprattutto, all’utilizzo di buone pratiche agronomiche – incentivate dalle misure agro-ambientali dei Piani di Sviluppo Rurale – che si fondano sul minor utilizzo di mezzi tecnici chimici nelle coltivazioni agricole”.

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Vino soave: danni alle coltivazioni

Posted by fidest press agency su mercoledì, 10 novembre 2010

Monteforte D’alpone – Verona. Oltre sette milioni di euro il danno stimato al Sistema Soave a causa dell’alluvione. E’ questa un primo calcolo del danno registrato dal Consorzio del Soave, organizzazione di categoria ed istituzioni, alla filiera del vino Soave. La stima, che è destinata a crescere, è stata resa nota nel corso dei sopralluoghi del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, del ministro delle riforme Umberto Bossi e del governatore del Veneto Luca Zaia, Guido Bertolaso, Protezione Civile, alla presenza di Carlo Tessari, sindaco di Monteforte, Lino Gambaretto, sindaco di Soave, Giovanni Miozzi, presidente della Provincia di Verona. “L’aiuto dello Stato alle zone del Veneto alluvionate sarà sostanzioso e immediato” ha affermato  Berlusconi, giunto nella  area di produzione del Soave, da dove ha iniziato il sopralluogo alle zone del Veneto colpite dal maltempo.
La cifra del danno alla filiera produttiva del Soave, vino bianco simbolo dell’enologia italiana nel mondo, è stimata ad oggi in 7 milioni di euro, ma il conto potrebbe lievitare.  Sono oltre 120 le aziende colpite. Di queste alcune cantine sociali, ma anche piccole e medie aziende, registrano danni a serbatoi, impianti, attrezzature, sistemi informatici, e magazzino. Altre hanno visto invece i loro annessi rustici completamente allagati con danni importanti a trattori, macchine operatrici ed attrezzature specifiche per la viticultura, irrecuperabili per la quasi totalità
I 500 ettari di vigneto, sui 7000 totali della denominazione, rimasti sottacqua per circa una settimana, hanno subito danni parzialmente recuperabili, eccezione fatta per quelle aree nei pressi delle esondazioni, dove la violenza dell’acqua ha di fatto cancellato diversi ettari di vigneto specializzato. Un danno molto significativo a cui devono essere aggiunte le spese per il ripristino di molte strade poderali oggi impraticabili e dell’intera rete di smaltimento delle acque riempita di fango.  La stima provvisoria resa nota oggi, e comparata con l’area relativamente ristretta interessata dall’evento, dà una dimensione dell’intensità del danno subito dalle aziende coinvolte.

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Stop alle coltivazioni di mais OGM

Posted by fidest press agency su mercoledì, 14 aprile 2010

Il mais geneticamente modificato Mon810 non sarà seminato e l’Italia resta ancora ogm-free. Con le controfirme dei ministri della Salute, Ferruccio Fazio, e dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, dello scorso 9 aprile al decreto interministeriale del ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, è stata respinta la richiesta di messa in coltura di ibridi di mais geneticamente modificati. Il decreto si è reso necessario dopo la sentenza del Consiglio di Stato che a metà gennaio scorso imponeva ai ministeri competenti di concludere il procedimento di istruzione e autorizzazione alla coltivazione di mais geneticamente modificato già autorizzato a livello comunitario. La Commissione per i Prodotti Sementieri Geneticamente modificati ha espresso parere negativo alla richiesta di messa in coltura di ibridi di mais geneticamente modificati. Pertanto, sulla base delle informazioni rilevate, dalle quali è emerso che non vi sono certezze sulla “garanzia della coesistenza” tra colture convenzionali, biologiche e transgeniche, la Commissione ha preso atto che non possono essere previste “misure idonee a garantire che le colture derivanti da prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate non entrino in contatto con le colture derivanti da prodotti sementieri tradizionali e non arrechino danno biologico all’ambiente circostante tenuto conto delle peculiarità agro-ecologiche, ambientali e pedoclimatiche”. Dossier “Stop alle coltivazioni di mais OGM”

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OGM e sentenza Consiglio Stato

Posted by fidest press agency su venerdì, 5 febbraio 2010

La deputata del Partito democratico Susanna Cenni interviene sul dibattito relativo agli OGM dopo la sentenza del Consiglio di Stato:  “Il dibattito sugli OGM che si è riaperto dopo la sentenza dei giorni scorsi rischia di rappresentare la realtà ingiustamente, raccontando una contrapposizione ideologica fra l’incubo dei cibi Frankenstein e il sostegno liberale e liberista incondizionato alle coltivazioni OGM. Non è proprio così: in questi anni sono stati compiuti tanti seri passi avanti a partire dall’approfondito lavoro delle Regioni Italiane ed europee ‘ogm free’, per la costruzione di filiere, per l’etichettatura, per dar vita a garanzie e norme a tutela delle produzioni libere da Ogm”. Con queste parole Susanna Cenni, deputata del Pd e membro della Commissione agricoltura della Camera dei Deputati, interviene dopo che una sentenza del Consiglio di Stato ha dato ragione ad un agricoltore che rivendicava il diritto di seminare con Ogm, aprendo così la possibilità di coltivare queste colture anche nel nostro territorio. “La sentenza – continua Cenni – si ispira a quanto l’Europa ha stabilito da tempo, ma i vuoti ancora esistenti sono molto. Io credo che si debba urgentemente ripartire dal lavoro delle Regioni Italiane, che il Ministro debba assieme a loro bloccare le conseguenze che la sentenza avrebbe in assenza di norme certe. Se l’agricoltore che ha fatto ricorso provoca un inquinamento genetico su una altra coltura, e su un terreno coltivato da chi invece magari ha scelto l’agricoltura biologica, come viene indennizzato il secondo? Ed ancora: sono i singoli agricoltori che fanno la scelta oppure occorrerà ragionare su aree più ampie? E’ ancora  da considerare conservatore ed ideologizzato il Presidente francese Sarkozy che ha scelto il principio di precauzione?”. “Il tema – prosegue Cenni – è delicato e l’Italia, con responsabilità istituzionale e sulla base delle indicazioni comunitarie, deve intanto fermare gli effetti della sentenza, e poi riattivare il confronto istituzione e con le parti interessate. Seguire il principio di precauzione, pretendere ricerca pubblica, misurarsi con gli orientamenti degli agricoltori e dei consumatori non significa avere posizioni ideologiche preconcette, ma buon senso. Per questo chiedo al Ministro dell’agricoltura, Luca Zaia, di convocare al più presto le Regioni per un confronto approfondito sul tema, alla luce delle novità emerse in questi giorni, e di procedere in virtù del buonsenso e del principio di precauzione”.

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Il degrado ambientale

Posted by fidest press agency su lunedì, 24 agosto 2009

Le terre aride aumentano di 150 mila chilometri quadrati l’anno. Il deserto in pochi anni ha scacciato oltre 13 milioni di persone dal loro habitat. Questo degrado che porta alla desertificazione è un a diretta conseguenza dei problemi economici delle nazioni in via di sviluppo, che si trovano costrette a sfruttare in maniera eccessiva le risorse offerte dal suolo. L’errore di chi ci governa o meglio ha a cuore in termini planetari le sorti del mondo sta proprio nel non porre un freno a questo depauperamento della Terra andando alla radice dei problemi. Come non rendersi conto, ad esempio, dello sfacelo in atto. Esso è la diretta conseguenza  dei problemi economici delle nazioni in via di sviluppo, che si trovano costretta a sfruttare in maniera eccessiva le risorse offerte dal suolo. E significa, in altre parole, l’uso senza termine di pascoli e di coltivazioni, alle pratiche di deforestazione e alla trasformazione di terreni sterili in territori più facilmente in balia degli elementi atmosferici.

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