Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘comunismo’

Il comunismo edulcorato o integralista

Posted by fidest press agency su giovedì, 26 dicembre 2019

I vari distinguo, che i neonati partiti facevano, per affermare un ruolo meno o più di “sinistra”, erano la controprova di un’avvertita esigenza di stabilità attraverso l’interclassismo moderato. Ognuno cercava una risposta più confacente al rapporto con la società e alle sue sempre più evidenti discrasie. Nello stesso tempo non possiamo dimenticare i “clamori” delle opposte fazioni. In proposito le manifestazioni di piazza operaie che avvenivano dal 1918 al 1920 suscitavano grossi timori nel ceto medio. I manifestanti non esitavano a “aggredire” gli ex-combattenti, definendoli guerrafondai, ed invocando la nascita di uno stato socialista, anticapitalista nel quale sembrava non vi fosse posto per nessun altro e meno che mai da parte di quella borghesia elitaria accusata d’essere complice di un potere irrimediabilmente corrotto e malato.
Queste cose accadevano soprattutto in Germania e in Italia e, in forma minore, altrove. La Germania, rispetto all’Italia, era uscita perdente dalla grande guerra, mentre l’Italia, pur essendo vincitrice, aveva speso il meglio delle sue energie, per reggere lo sforzo bellico, ritrovandosi più povera di prima.
Intanto prendeva piede un dualismo, sulla visione della vita lavorativa e sociale, particolarmente “acceso”. Esso, inevitabilmente, finì con l’avere una ricaduta non tanto politica quanto economica andando a “minare” gli stessi principi capitalistici allora in auge e considerati irrinunciabili. Tutto concorreva a far assumere ai due schieramenti, che andavano a formarsi e a consolidarsi, una rigida contrapposizione. Essa diventava ideologica e tendeva a uscire dai confini di uno stato per internazionalizzarsi.
Assumeva, quindi, un pericolo concreto capace di far saltare tutti gli equilibri sino allora faticosamente ricomposti, sia pure con varie “pezze” aggiunte qua e là, al liso abito di società, per ricoprire i vari strappi. Da qui partì una sorta di geniale trovata nel voler imbrigliare la spinta comunista edulcorandola con la socialdemocrazia. Intendeva essere una sorta di compromesso tra le due ideologie imperanti attenuandone gli aspetti più barricadieri. La risposta non si fece attendere spingendo più a sinistra talune frange di comunisti e gli altri a strizzare l’occhiolino alla destra capitalista. (Riccardo Alfonso)

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Europa: una settimana dopo il voto, 30 anni dalla fine del comunismo

Posted by fidest press agency su sabato, 1 giugno 2019

Roma lunedì 3 giugno, ore 18.30, alla John Cabot University di Roma, via della Lungara 233, Trastevere 1989-2019: l’Europa a una settimana dalla chiusura delle urne elettorali e a 30 anni dalla fine dei regimi comunisti. Su questo tema, e sui molteplici, relativi, aspetti, sarà incentrata la tavola rotonda – fra i maggiori atenei americani della Ue, con sede nel cuore di Roma, a Trastevere – a cura dell’Istituto Guarini per gli Affari pubblici.
Interverranno, in particolare, tre docenti internazionali: Angela Brintlinger, direttore del Centro di studi slavi ed est-europei presso la Ohio State University, che nel 1988-89 si trovava nell’Urss di Gorbaciov come borsista; Petr Mucha, partecipante alla “Rivoluzione di velluto” ed ex collaboratore di Václav Havel (ultimo presidente della Cecoslovacchia e primo della Repubblica Ceca); Caterina Preda, del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Bucarest, studiosa dei totalitarismi.
«Il 3 e 4 giugno 1989 avvennero due eventi molto diversi: le elezioni, quasi del tutto libere, in Polonia, e la strage di piazza Tienanmen a Pechino. Da questo punto di partenza discuteremo di come sia cambiato il continente europeo in tre decenni, e su quali siano le principali sfide da affrontare», ha dichiarato il direttore dell’Istituto Guarini della JCU, Federigo Argentieri, anch’egli testimone degli eventi. Infatti, il 16 giugno 1989 era presente al funerale di Imre Nagy a Budapest, cui parteciparono anche Craxi e Occhetto, all’epoca segretari rispettivamente del Psi e del Pci.

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Il comunismo edulcorato o integralista

Posted by fidest press agency su martedì, 14 agosto 2018

I vari distinguo, che i neonati partiti facevano, per affermare un ruolo meno o più di “sinistra”, erano la controprova di un’avvertita esigenza di stabilità attraverso l’interclassismo moderato. Ognuno cercava una risposta più confacente al rapporto con la società e alle sue sempre più evidenti discrasie. Nello stesso tempo non possiamo dimenticare i “clamori” delle opposte fazioni. In proposito le manifestazioni di piazza operaie che avvenivano dal 1918 al 1920 suscitavano grossi timori nel ceto medio. I manifestanti non esitavano a “aggredire” gli ex-combattenti, definendoli guerrafondai, ed invocando la nascita di uno stato socialista, anticapitalista nel quale sembrava non vi fosse posto per nessun altro e meno che mai da parte di quella borghesia elitaria accusata d’essere complice di un potere irrimediabilmente corrotto e malato.
Queste cose accadevano soprattutto in Germania e in Italia e in forma minore altrove. La Germania, rispetto all’Italia, era uscita perdente dalla grande guerra, mentre l’Italia, pur essendo vincitrice, aveva speso il meglio delle sue energie, per reggere lo sforzo bellico, ritrovandosi più povera di prima.
Intanto prendeva piede un dualismo, sulla visione della vita lavorativa e sociale, particolarmente “acceso”. Esso, inevitabilmente, finì con l’avere una ricaduta non tanto politica quanto economica andando a “minare” gli stessi principi capitalistici allora in auge e considerati irrinunciabili. Tutto concorreva a far assumere ai due schieramenti, che andavano a formarsi e a consolidarsi, una rigida contrapposizione. Essa diventava ideologica e tendeva a uscire dai confini di uno stato per internazionalizzarsi.
Assumeva, quindi, un pericolo concreto capace di far saltare tutti gli equilibri sino allora faticosamente ricomposti, sia pure con varie “pezze” aggiunte qua e là, al liso abito di società, per ricoprire i vari strappi. Da qui partì una sorta di geniale trovata nel voler imbrigliare la spinta comunista edulcorandola con la socialdemocrazia. Intendeva essere una sorta di compromesso tra le due ideologie imperanti attenuandone gli aspetti più barricadieri. La risposta non si fece attendere spingendo più a sinistra talune frange di comunisti e gli altri a strizzare l’occhiolino alla destra capitalista. (Riccardo Alfonso)

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Instaurare il socialismo è necessario e possibile!

Posted by fidest press agency su martedì, 1 agosto 2017

leninLeggo sempre con interesse la pubblicistica che mi perviene da “La voce” del “nuovo” Partito comunista italiano. Questa volta uso lo stesso titolo del loro ultimo articolo per riprendere il discorso sul valore e la portata di un movimento che ha fatto la storia di gran parte del XX secolo ma che con l’entrata del XXI mostra segni di cedimento nel consenso delle “masse popolari”. Già ebbi modo di osservare, sommessamente, che vi sono due aspetti che i comunisti di oggi dovrebbero considerare nell’esporre le loro tesi.
Il primo è che il linguaggio va modernizzato e il secondo che le ideologie hanno perso il loro carisma e al loro posto esiste una semplificazione di fatto che vede solo due culture: quella dell’avere e quella dell’essere. Se analizziamo tali aspetti noi dovremmo convenire che esiste una stragrande maggioranza nella popolazione mondiale che ha bisogno di una guida per riscattarsi dalle violenze e dagli abusi di cui costantemente e quotidianamente è sottoposta. Pensiamo alla ricchezza di pochi, alla loro arroganza e al modo come fanno scempio delle libertà, della democrazia e dei diritti di quelli che ritengono i loro sottoposti, alias schiavi. Come si può, ad esempio, tollerare che un paese ricco come il Venezuela debba avere gente che muore di fame e di malattie, altrimenti curabili, perché la ricchezza è concentrata in poche mani? Quanti di questi esempi esistono nel mondo? Troppi. Odiosamente tanti e li troviamo persino in quella che è ritenuta la patria della democrazia come gli Usa dove solo se si hanno i soldi ci si può curare e che persino una mezza riforma assistenziale è messa in discussione dall’attuale capo di governo ritenendola troppo onerosa per le casse dello stato mentre è di tutt’altra natura spendere miliardi di dollari per gli armamenti e armare i paesi terzi per ricavarvi enormi profitti. Sulla base di queste considerazioni, e di molte altre analoghe, ci chiediamo il perché non vi sia un movimento trasversale che vada oltre i confini nazionali per risvegliare le coscienze di tutti e farci capire che non si possono avere miliardi di emarginati a fronte di poche decine di milioni di approfittatori. Non solo. Si permettono persino di scatenare guerre tra poveri nella logica del divide et impera. A questo punto possiamo anche non chiamarci “comunisti” e i nostri competitors definirli “imperialisti” perché come accadeva agli albori del XX secolo dove si insisteva per una classe operaia culturalmente evoluta oggi abbiamo bisogno di persone che riflettono e sanno distinguere la validità e la correttezza dei messaggi che recepiamo attraverso i media e la loro capacità disinformativa. E’ questa la vera lotta proletaria che distingue il chi è, e i loro lacchè, dal chi ha. (Riccardo Alfonso direttore del Centro studi politici ed economici della Fidest)

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Quel “seme” che si chiama comunismo

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 giugno 2016

carlo marxIl primo a impiantarlo è stato un certo Karl Marx ma non gli piaceva che lo chiamassero “marxismo”. La sua Bibbia è “Il capitale”. Ciò che ne deduco, a mio avviso, è almeno una riflessione sulla necessità che vi debba essere un diverso ordinamento della società per andare oltre il capitalismo e le sue logiche perverse sul profitto e sullo sfruttamento del lavoro umano a beneficio di pochi. Egli lo considerava un processo di storia naturale dove il governo delle leggi non dipendono solo dalla volontà, dalla coscienza e dall’intenzione degli esseri umani ma ne determinano la loro volontà, la loro coscienza e i loro proponimenti. E’ stata, per ciò che mi riguarda, una riflessione che ho maturata nel tempo e che mi ha permesso di andare oltre le parole e le terminologie, pur necessarie, per definire un concetto, ma non del tutto esaustive per me. Io cercavo, e continuo a farlo oggi, con la stessa ansia e tormento, perchè sono convinto che l’avvenire del mondo non può identificarsi con i modelli di società di cui siamo portati a identificarci. Ecco perchè tendo a respingere quanti si avviluppano intorno alle parole o alle logiche di posizione che fanno dire a un povero, mi rassegno, a un benestante, mi va ben così, e a tutti coloro che vivono con il superfluo, negando agli altri persino il necessario, che lo sono per meriti divini. E’ un tocco al loro cinismo, al loro istinto di sopraffazione, di dominio su un popolo di servi e di asserviti. In passato le ricette proposte ci hanno dato la rivoluzione americana e francese e ancor prima quella tra plebei e patrizi dell’antica Roma ma non hanno avuto il merito di cambiare le logiche del sistema capitalistico ma solo di mutarne l’aspetto formale salvo poi consolidarlo nella sua arroganza e spirito di sopraffazione. Uno stimolo in più è venuto dalla rivoluzione russa, ma anch’essa, mel tempo, ha perso la sua carica riformatrice e innovativa. Cosa ci resta ora? Solo la speranza che questo popolo di senza volto sappia riscattare il suo anonimato, sappia ritrovare la sua dignità, il suo amor proprio per costruire un futuro di uguali dove la povertà non è un marchio indelebile e la ricchezza la virtù dell’arrogante, ma sappia cogliere i frutti della terra come un bene comune senza padroni e servi perché si può vivere anche per gli altri se gli altri fanno altrettanto con i propri simili nel rispetto reciproco e dove la natura vi è compresa in un sol corpo. E’ utopia? Forse, ma io vi intravedo l’unico sbocco possibile per una reale pacificazione dell’umanità e il riequilibrio dell’ecosistema. E’ un fatto culturale, beninteso. Sta nella nostra consapevolezza, nella nostra storia, nell’ingegno umano, nei suoi rappresentanti più emeriti. D’altra parte non possiamo continuare a dividerci tra chi è e chi ha senza generare conflitti sanguinosi e provocare vittime innocenti perché il male che oggi possiamo farci è grandemente distruttivo e capace d’annientare l’intera umanità e farci ripiombare nel mondo dei cavernicoli d’un sol colpo. La posta in gioco, quindi, è quella che non ci offre alternative, ma ne avremo coscienza prima d’imboccare il sentiero che ci conduce al fatale precipizio? (Dal libro “Verità e finzione” di Riccardo Alfonso, edizioni Fidest)

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Rapporti sociali e dibattito politico

Posted by fidest press agency su lunedì, 9 Maggio 2016

donchisciotteIgor Papaleo direttore per le Edizioni Rapporti Sociali ci ha segnalato che Le ERS – Edizioni Rapporti Sociali danno oggi nuova circolazione alla rivista Rapporti Sociali quale strumento di dibattito teorico per il comunismo e la sua capacità di continuare ad essere di grande attualità. L’intera raccolta si compone di 42 numeri in 35 volumi formato rivista 29x22cm. La raccolta può essere acquistata integralmente al prezzo di 150,00 € o per volume al prezzo di 5,00 € l’uno. L’indice completo dei numeri di Rapporti Sociali è consultabile all’indirizzo http://www.nuovopci.it/scritti/RS/ indicom.html. Da qui una sua presentazione delle tematiche affrontate dalle citate pubblicazioni: “Qual è la natura e il corso della crisi attuale? Quali gli sviluppi? È possibile uscirne? Il socialismo è ancora il futuro dell’umanità? Quale il bilancio dei primi paesi socialisti? Quali sono i compiti dei comunisti in questa fase storica? A queste e altre domande, centrali nel tempo della seconda crisi generale del capitalismo, risponde la rivista Rapporti Sociali (RS). Con questa rivista, il gruppo promotore intende rendere pubblici i risultati della ricerca che fin dal 1985 ha condotto sul movimento economico della società moderna e l’analisi delle classi; sulla storia dell’ epoca imperialista e la sua crisi; sulle cause dell’esaurimento, dopo gli anni Settanta, della prima ondata della rivoluzione proletaria sollevata in tutto il mondo dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre, nel 1917 in Russia, dalla costituzione dell’Unione Sovietica che, sotto la direzione prima di Lenin e poi di Stalin, aveva svolto il ruolo di retroterra mondiale della rivoluzione proletaria, proseguita con la Rivoluzione Culturale Proletaria Cinese, tra il 1966 e 1976; sulla ricostruzione del partito comunista e la strategia della rivoluzione socialista in questa fase storica, per la prima volta in un paese imperialista.Iniziata con il n. 0 (il Don Chisciotte), la rivista, che ha visto pubblicazioni regolari dal 1988 al 2004, con 35 numeri pubblicati in 27 fascicoli e una “nuova serie” iniziata nel 2007, con altri 6 fascicoli, fino al n. 42, pone le basi della teoria rivoluzionaria dell’epoca attuale: il marxismo-leninismo-leninmaoismo.Su queste basi nascevano, negli anni Novanta, i CARC (Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo), poi partito e, nel 2004, il (nuovo) Partito Comunista Italiano, la cui letteratura trae origine e sviluppa l’elaborazione esposta in RS, trovando sintesi particolarmente efficace nel Manifesto programma del (n)PCI, stampato nel 2008 e base dell’unità ideologica del Partito e delle Organizzazioni che aderiscono alla sua Carovana. La lotta politica dei comunisti è un’arte. Un’arte che, però, si sviluppa e può svilupparsi solo sulla base della comprensione del movimento economico oggettivo della società. È il movimento economico, infatti, che, nel suo corso, genera obiettivi possibili dell’attività politica dei comunisti e le forze per conseguirli. In questo senso si dice che ogni situazione è concreta. L’iniziativa politica dei comunisti, dunque, sta nel mobilitare le forze motrici di quegli obiettivi contro quelle che muovono in direzione contraria. Sono, infatti, le condizioni materiali di esistenza l’ambito entro cui si svolge la vita sociale degli individui e il corso dell’intera società.” ” Lo facciamo – soggiunge Papaleo – consapevoli che porsi a servizio dell’opera di creazione delle condizioni affinché le organizzazioni operaie e popolari costituiscano un loro governo di emergenza – il Governo di Blocco Popolare – per far fronte da subito agli effetti più gravi della crisi ed avanzare verso l’instaurazione del socialismo dipende anzitutto dal nuovo impulso e dallo sviluppo di un intenso e continuo processo di conoscenza, assimilazione e applicazione della concezione comunista del mondo. Ciò che distingue i comunisti dagli altri protagonisti della rivoluzione socialista, infatti, è che essi hanno una comprensione più avanzata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e che su questa base la spingono in avanti.
La formazione è, dunque, l’arma per rompere la cortina di ignoranza e di alienazione che la borghesia imperialista ha innalzato per impedire alle masse popolari e, in particolare, alle giovani generazioni, la comprensione scientifica della società e della specie umana, ovvero quella cortina con cui protegge il proprio sistema di relazioni sociali dalla ricerca scientifica e dall’applicazione dei suoi risultati nella lotta di classe.
È in questa rottura che i comunisti di oggi potranno compiere l’opera che il vecchio PCI lasciò interrotta, nonostante l’eroismo e la dedizione di migliaia e migliaia di compagni: il punto debole fu esattamente la scarsa padronanza e uso della concezione comunista del mondo, del materialismo dialettico come metodo di conoscenza e guida per l’azione”. (foto: donchisciotte)

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:…Insomma amo il pensiero liberale e odio il comunismo

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 aprile 2012

(Osservazione di un lettore de Il Messaggero del 15 aprile 2012, al quale ho voluto rispondere) E Rosario Amico Roxas così commenta: ” A cultura di filosofia politica stai messo proprio male! Non sarebbe una critica se avessi taciuto, ma alla tua decente ignoranza aggiungi il vezzo di voler dire la tua, scivolando in una palese contraddizione, come se tu stesso avessi collocato una buccia di banana sul tuoi cammino. Da innamorato del pensiero liberale, dovresti, quanto meno, cercare il dialogo con il pensiero comunista. Il liberalismo è finito, stritolato dal liberismo associato al capitalismo e alla finanza creativa; nel liberismo viene esaltato il mercato, ma solo quello dominato dal più forte e dal meno dotato di scrupoli etici, fino a raggiungere l’agognata meta del “materialismo edonistico”:tutto è mercato, anche il lavoro attraverso lo sfruttamento; anche l’etica attraverso la logica della corruzione; anche i sentimenti attraverso le generose donazioni dei vari “fruitori finali”; l’uomo, come entità unica irripetibile viene posto ai margini della storia, come un suppellettile facilmente sostituibile. La medesima cosa accade con il comunismo e il “materialismo storico” che lo identifica: attraverso strade differenti giungono alla medesima meta dove i più forti prevalgono sulla stragrande maggioranza della popolazione; l’uomo rimane ai margini della Storia, trasformato in un numero che compone una massa amorfa e priva di identità. Così anche nel comunismo l’uomo non è il fine della storia ma solo una delle tante tessere che compongono l’assurdo mosaico che ci stanno facendo vivere tanto il liberismo che il comunismo. (Rosario Amico Roxas)

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Dalle ideologie ai valori

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 aprile 2012

The two major economic policy makers of the US...

The two major economic policy makers of the USSR, Lenin (left) created the NEP while Stalin (right) created the planned economy (Photo credit: Wikipedia)

Capitalismo, liberismo, finanza creativa, marxismo e libera idea del marxismo di Lenin ecc, sono i pezzi composti e scomposti delle ideologie che si sono imperneate nel XX secolo dopo averne elaborato il pensiero nei secoli precedenti. Ora siamo arrivati, a mio avviso, ad un punto di non ritorno. Dobbiamo andare avanti e trovare al tempo stesso un nuovo modello di società con cui convivere e far convivere i nostri nipoti e pronipoti. Nello stesso tempo il passato non si cancella con un tratto di penna perchè anche i pensieri seguono il principio fisico che nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, si rimodella.
Oggi possiamo estrarre dal “culto delle ideologie” il “culto per i valori” e capire che se una società è cresciuta, a volte molto in fretta e in altri con forti ritardi da un contesto geofisico mondiale varaimente espresso nelle sue particolarità, bisogna ora ricucire le varie correnti di pensiero e dare ad esse una risposta diversa e più articolata partendo dal presupposto che i cambiamenti non solo sono tecnologici, industriali, sociali e culturali, ma investono una sfera ben più intima e che si richiama al ruolo dell’essere umano nel suo rapporto con la natura e nel suo complesso con il pianeta Terra che lo ospita.
D’altra parte l’uomo rappresenta l’ultimo anello della catena alimentare e in tale fattispecie è la natura a richiamare la nostra attenzione sulla necessità di rispettare un limite demografico necessario per non alterare l’equilibrio che è stato, si può dire da sempre, sancito per evitare il collasso del sistema. Oggi per fare un esempio pratico stiamo andando verso la stagione nella quale trovare un lavoro diventa un privilegio di pochi, così come l’istruzione universale invece di elevare culturalmente le popolazioni le deprime poichè non offre allo studio un adeguato corrispettivo lavorativo. Sono, a ben cosiderare, due aspetti dirompenti che da soli potrebbero provocare cadute rovinose nei rapporti sociali e negli equilibri istituzionali delle nazioni. Per non parlare d’altro, ovviamente. E queste cose non sono, purtroppo, rinviabili. E’ bene farsene una ragione. (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)

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“L’accordo di Metz” tra Cremlino e Vaticano

Posted by fidest press agency su lunedì, 14 novembre 2011

Temple Neuf von Metz

Image via Wikipedia

Jean Madiran – Pagine – 2011 – pp. 110 – € 12,00 Nel 1962 fu concluso nella cittadina francese di Metz un accordo segreto tra il Vaticano e il Cremlino per evitare che il Concilio, che avrebbe da lì a pochi mesi aperto i suoi lavori, parlasse del comunismo. La mancata condanna del comunismo pesò a lungo sulla vita politica e culturale dei popoli di Occidente e di Oriente: fino al crollo del Muro di Berlino, nel 1989. Jean Madiran fu il primo a portare alla luce questo patto segreto che costituisce una chiave per comprendere quanto accadde nel Concilio Vaticano II e nell’epoca del post-Concilio.

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Il comunismo è solo partito di lotta?

Posted by fidest press agency su lunedì, 15 agosto 2011

Museo del Comunismo

Image by Daquella manera via Flickr

(seconda parte: precedente qui titolato: “La voce del (nuovo) partito comunista italiano”). Per quanto posso andare contro corrente, secondo il pensiero che va per la maggiore, ritengo che il proletariato individuato dal marxismo ed i mali che ha denunciato e la stessa nascita del leninismo come costola di un’idea marxista, sono diventati rivoluzionari non per volontà propria ma per necessità. Una società ingessata, fortemente legata a logiche consumistiche, al profitto, alla competitività come prevaricazione degli interessi deboli e dove il più forte non è il più intelligente, il più colto, il più saggio ma il più ricco, il predatore, non si può scardinare senza uno scossone violento. Sono aneliti di libertà legati al mancato riconoscimento di uno spazio vitale per chi non ha nulla da perdere perché povero, disoccupato, precario con un avvenire incerto, pensionato, cassaintegrato e famiglie che stentano a rincorrere i modesti stipendi al costo della vita e a subire l’esosità dello stato con le sue gabelle. Ma è anche un movimento che denota i suoi punti deboli allorché è chiamato a governare. Diventa necessariamente una dittatura e questo costituisce la negazione dei suoi principi, della sua vocazione storica. Ma ha anche la presunzione che un sistema politico non può essere debellato, se lo considera contro gli interessi del popolo che pure lo ha legittimato con il voto, con la stessa arma, ma solo con una rivolta cruenta. Qui non parliamo di paesi che hanno una dittatura, ma del nostro occidente colto, preparato, disposto ad accettare un confronto aperto, ma che non di meno subisce il fascino dell’imbonitore di turno ed è sedotto dall’idea che si possa entrare nella cerchia dei benestanti con un po’ di fortuna e la raccomandazione giusta. Uscire dall’anonimato, dalla povertà, è il sogno di tutti e ognuno per perseguirlo cerca di costruirsi la sua nicchia anche se la miseria batte alla sua porta, anche se ha dei limiti obiettivi non per proprio demerito, ma per chi ti ospita come accade agli immigrati, ma anche per chi vive in una regione, dello stesso stato, e pensa di spostarsi. E’ un sogno che richiede tempo e pazienza. E’ un sogno che fa scalpitare i giovani e rende cinici e amareggiati gli anziani. Da qui l’insofferenza degli abitanti dei quartieri poveri delle città britanniche, francesi, spagnole e greche di questi ultimi mesi. Da qui il disperato grido di dolore dei martiri che nel mondo arabo hanno invocato la libertà e sono stati definiti “briganti” da schiacciare come vermi. Da qui l’appello alla consapevolezza di uomini di cultura che vedono trasformato l’essere umano in qualcosa di disumano sviluppando i più bassi istinti, avvelenato dalle logiche consumistiche e dalla necessità che per soddisfare le sue ambizioni è necessario arricchirsi in fretta. Una società di questo genere è una società drogata, rinunciataria, avvelenata da ideologie aberranti. Non è questo, certo, un modello di vita ma solo di sopravvivenza. Non di speranze ma di rinuncia alla speranza. Non di crescita ma di depressione. Ma è anche il più innaturale modo di concepire la vita se vogliamo crescere e maturare secondo valori che esaltano il ruolo dell’essere umano nel suo viaggio terrestre. (continua) (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)

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La chiesa cattolica e il comunismo

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 giugno 2011

Roma 8 giugno, ore 18.30 Centro culturale San Luigi di Francia, Presentazione del libro “L’ultima eresia. La Chiesa cattolica e il comunismo in Europa, da Lenin a Giovanni Paolo II” [Carocci ed. 2011] di Philippe Chenaux. Uno studio sulla guerra fredda, il concilio e l’Ostpolitik, frutto di ricerche sugli archivi del Vaticano e quelli privati del cardinale Casaroli, incaricato di mettere in atto l’Ostpolitik. Saranno presenti Rocco Pezzimenti e Fejérdy Andràs per discutere del libro con l’autore. Il volume muove da un’idea che è quasi una provocazione: il comunismo come ultima eresia del cristianesimo. Basandosi su una documentazione in gran parte inedita, Chenaux ricostruisce la storia dei rapporti, a dir poco tormentati e conflittuali, tra la Chiesa cattolica e il comunismo in Europa, dalla rivoluzione d’Ottobre alla caduta del Muro di Berlino. Cronologicamente il volume rispecchia i tre grandi periodi in cui può suddividersi la storia politica e religiosa dell’Europa del XX secolo: la “guerra civile europea”, durante la quale la Chiesa si trova di fronte all’impossibile dilemma di dover scegliere tra comunismo e nazismo; la guerra fredda, durante la quale, nella sua battaglia contro il totalitarismo sovietico, la Chiesa di Pio XII è identificata, suo malgrado, con l’Occidente; gli anni del disgelo e della distensione, quando la Chiesa sceglie la via del dialogo con i paesi dell’Est, per contribuire, infine, al crollo del sistema. Alla discussione parteciperanno:
• Rocco Pezzimenti, professore di Storia delle dottrine politiche presso la Facoltà di Scienze Politiche della LUISS e all’Università degli Studi del Molise, dove insegna anche Filosofia della politica. Tra le sue pubblicazioni: Il marxismo asiatico. Teoria e pratica nella lotta per il potere in Urss e Cina [Sugarco Edizioni, Milano, 1984].
• Fejérdy Andràs Segretario Scientifico dell’Accademia d’Ungheria in Roma. Dottore in Storia all’università di Budapest, specialista in Storia della Chiesa Cattolica nel XX secolo, in particolare nell’Europa centrale.
• L’autore del libro Philippe Chenaux, professore di Storia della Chiesa moderna e contemporanea presso la Pontificia Università Lateranense. Tra le sue pubblicazioni: Une Europe vaticane? Entre le Plan Marshall et les Traités de Rome (Bruxelles 1990);Paul VI et Maritain. Les rapports du montinianisme et du maritainisme (Brescia 1994); Pie XII. Diplomate et pasteur (Paris 2003; trad. it. Cinisello Balsamo 2004; Premio François Millepierres 2004 dell’Académie française).

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365 Giorni con Giovanni Paolo II

Posted by fidest press agency su martedì, 24 novembre 2009

Gli scritti, i pensieri, le parole più significative di Karol Wojtyla divisi per temi e scanditi giorno per giorno. Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1920-2005), primo pontefice polacco e primo straniero dal 1522, ha intrapreso numerose azioni politiche e diplomatiche: la lotta al comunismo e la riconciliazione con gli ebrei sono stati due dei momenti più importanti del suo operato internazionale. a cura di Aldino Cazzago Edizioni San Paolo 418 pagine € 14,00

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Comunisti, post-comunisti e cattocomunismi

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 agosto 2009

Mancano nella lista i vetero-comunisti, i radical-comunisti, i leninisti, i troktzisti, i marxisti della sinistra egheliana, i filo cinesi e i filo-cubani; assenti i filo-coreani e filo-vietnamiti. Ma l’argomento importante rimane quello della esistenza in vita del comunismo; guai a sostenere che il comunismo è crollato insieme al muro di Berlino e all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, il primo a rivendicarne l’esistenza in vita sarebbe lo stesso cavaliere. Se accettasse la democratizzazione del movimento marxista, elaborato in chiave social-democratica, cosa ci starebbe a fare il berlusconismo che dell’anticomunismo ha fatto la sola bandiera ideologica? Ora si comincia ad intravedere l’ipotesi che il comunismo non esiste più, così si è instaurato una sorta di panico da incipiente inutilità; senza comunismo chi si combatte? Così si inventa un possibile nuovo nemico da battere, ma questo in vista di un capitolo esclusivo nel gran libro della storia. “Voglio passare alla storia come il solo presidente del consiglio che ha sconfitto la mafia!” Questa presidenziale affermazione nasconde l’ansia di una auto-candidatura al Nobel per la pace, foriero di un’altra auto-candidatuira alla Presidenza della Repubblica, con conseguente mantenimento della protezione del lodo Schifani/Alfano. Ma come si stronca il fenomeno Mafioso? L’idea è geniale e ricalca l’analogia con le tante leggi ad personam elaborate e imposte dal governo del cavaliere:per far diventare legale i comportamenti censurabili basta renderli legali. Così basterà rendere legale gli affari mafiosi, i capitali mafiosi, le attività mafiose. Scudo fiscale, Banca del mezzogiorno  grandi lavori  nei quali impiegare i capitali rientrati dall’estero, tenuti ufficialmente in banca. La mafia smetterà la coppola nera e indosserà un Borsalino, cambierà la camicia a scacchi con un candido colletto bianco; non si servirà più di politici testa-di-legno, ma invierà direttamente  i suoi uomini in parlamento e al governo. (Rosario Amico Roxas)

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